Alias Politiche Memoria Pulsoni

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Alias Politiche memoria Pulsoni.

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(7)ALIAS5 APRILE 2014

di GIANLUCA PULSONI

●●●La memoria, si sa, è temadelicato, permeabile a diverseinterpretazioni – spesso anche incontraddizione – ma giocoforzacentrale in diverse questioni, dovele scienze si incontrano e leesperienze si sommano. A questoproposito, sembra quindi essereutile provare a circoscriverne inmodo drastico ma rigoroso ilraggio d’azione, a partiredall’occasione qui data: come siarticola il rapporto tra memoria eimmagine oggi? A dare forma atale questione, possonosicuramente essere d’aiuto lascienze umane più avanzate inmerito, per esempio nella ricercadi un Carlo Severi («il concetto dimemoria va dunque inteso qui insenso pieno, come craft ofthought, contesto dell’inferenza,schema persistente dellarievocazione; e dunque,dell’ideazione,dell’immaginazione poetica. E,infine, della credenza»). Ma è poiovviamente alla risposta alladomanda – o alle sue possibilirisposte – che si deve porreattenzione. E fra queste,giocoforza, c’è anche quella datada certa arte, da quegli artisti efilmmaker contemporanei da annia lavoro sul tema. Ora, comepossibile e valida testimonianza alriguardo, si può considerare unarecente pubblicazione diDeriveApprodi, un libro davveronotevole dal titolo Politiche dellamemoria (sottotitolo:documentario e archivio) a cura diElisabetta Galasso e MarcoScotini, DeriveApprodi (euro 18).Di cosa si tratta? Si legge: «Questapubblicazione raccoglie un ciclodi conferenze tenute in Naba,Nuova Accademia di Belle Arti diMilano, tra il 2009 e il 2013, daartisti e filmmaker attivi sullascena internazionale ed è frutto diun progetto pluriennale di ricerca,promosso dal Dipartimento di ArtiVisive e in particolare dal Bienniospecialistico in Arti Visive e StudiCuratoriali, volto a sollecitare unconfronto tra le esperienzeartistiche internazionali chehanno interrogato le forme deldocumentario e dell’archivio, apartire dal tema della memoria,intesa come esercizio critico epratica di resistenza.» I curatoridel volume in questione sonoElisabetta Galasso – direttrice diOpen Care (società di servizi perl’arte), socia fondatrice diDeriveApprodi, direttrice dal 2004al 2012 di Naba – e Marco Scotini– critico d’arte, curatoreindipendente, direttore delDipartimento di Arti Visive pressola Naba. La prima firma laprefazione, il secondo un saggiointroduttivo.

Ora, chi sono gli artisti efilmmaker dell’antologia? Si trattadi figure senza dubbio di rilievo eper diversi motivi, i cui interventi– nel volume – sono suddivisi intre parti, ognuna in relazione aquello che si direbbe un «terreno»specifico – e qui non si può cheusare tale termine, terreno, data lanatura antropologica, se non

addirittura etnografica, di quantoindicato – a cui associare o dentrocui collocare il tema dellamemoria nella sua accezionepolitica-culturale, come memoriasociale. Nell’ordine: l’archivio; ilconflitto; la migrazione.

In «memoria e archivio» sonoriuniti i testi di John Akomfrah,Yervant Gianikian e Angela RicciLucchi, Deimantas Narkevicius eGintaras Makarevicius. Quello diAkomfrah ha come titolo Memoriee morfologie della differenza. Sitratta di una riflessione moltoricca, molto bella, dove l’autore –figlio di attivisti politici ghanesi, diorigini africane, di base a Londra,noto soprattutto per il suo lavorocon un gruppo cinematografico

londinese, il Black Audio FilmCollective (1982-1997) – offre unadella risposte più interessanti alperché lavorare con gli archiviaudiovisivi: «si trattafondamentalmente di questo:lungi dall’allontanarci dallaquestione dell’azione,dell’autonomia e dell’autorialità,l’archivio ci riconduce alladomandasull’auto-rappresentazione». InSecolo cane-lupo, Gianikian eRicci Lucchi invece focalizzanol’attenzione sulla complessatemporalità da loro resa alleimmagini del loro cinema foundfootage, materiali tantoappartenenti a determinati archivi– e quindi a determinate

storiografie – quanto elaborati inmodo da farne risaltare unaattualità profonda. Dalle parole diRicci Lucchi: «sappiamo che leetichette sono necessarie perpoter definire il nostro lavoro, manoi le rifiutiamo, soprattuttoquella di «archivisti» perchélavoriamo per il presente,vogliamo che il presente sia indialettica con il passato. Usiamo ilpassato per parlare dell’oggi».Completano poi questa parte dellibro due ulteriori testi, Into theUnknown di Narkevicius e Lalingua del passato diMakarevicius, ambedue lituani.

In «memoria e conflitto» èraccolto un numero maggiore ditesti rispetto alle altre parti dellibro prese singolarmente. Qui inomi chiamati in causa sonoquelli di Eyal Sivan, Lamia Joreige,Mohanad Yaqubi e Reem Shilleh,Khaled Jarrar, Hito Steyerl, FlorianSchneider, Clemens vonWedemeyer, Eric Baudelaire,Wendelien van Oldenborgh. I lorosono tutti contributi interessanti,tali da fornire un panorama assaivariegato, perché potenzialmentein grado di spaziare dallariflessione giocoforza piùvisibilmente politica (diciamo daSivan a Jarrar) a ciò che sipotrebbe dire una attenzionerivolta – invece – a certe variazionisul tema più teoriche (diciamo daSteyerl a van Oldenborgh). Ciòdetto, per ambo gli aspetti si puòprendere un esempio. Nel primocaso, l’intervento del cineasta

israeliano Sivan. Dal titoloQuando la memoria è al serviziodella violenza politica, si tratta diun intervento molto denso in cuil'autore, parlando del suo lavoro,pone l'attenzione sul triangolotrauma-ricordo-violenza inrapporto al piano collettivo su cuiagisce la memoria, e dunque – inquesto caso – alla costruzionedell'identità nazionale israeliana.Nel secondo caso, l'interventodella regista, autrice e docentetedesca Hito Steyerl. Dal titolo Indifesa dell'immagine povera, sitratta di un intervento chearticola/sposta il rapporto tramemoria e conflitto nell'ambitodella circolazione contemporaneadell'immagine cosiddetta«povera», in relazione alle suecondizioni reali di esistenza, allasua materialità.

In «memoria e migrazione»sono riuniti i testi di Trinh T.Minh-ha, Ursula Biemann, AngelaMelitopoulos, Lisl Ponger eJean-Marie Teno. E, fra questi,sono assolutamente damenzionare quelli di Trinh T.Minh-ha e di Lisl Ponger, nel casosi volesse sempre individuare unesempio più teorico e uno più«intimo» in merito al tema. Ilprimo ha per titolo Don't Stop inthe Dark. Qui l'autrice esponenozioni in grado di valere tantoper la propria opera quanto perun discorso più generale: su tutto,forse, l'idea di ritmo, aspetto ingrado di restituire bene, nellaprassi, questioni proprie dellamigrazione e intrinseche allamemoria sociale. Il secondo haper titolo Imago Mundi. È unintervento molto bello, preciso,prezioso, in cui l'autrice offrel'esempio concreto della propriaricerca fotografica per soffermarsisul funzionamento degli stereotipivisivi nella costruzione identitaria(individuale, etnica) tramite leimmagini.

Finita la lettura del libro, comeconsiderazione complessiva – frale molteplici che si possono e sidevono fare (gli stimoli nonmancano di certo) – si potrebbe,in fondo, azzardare una formulaalternativa capace di andar beneper tutto quello che si è letto: artedella memoria. Se si vuole, unrimando alla celebre arte dellamemoria investigata e ricostruitadalla studiosa inglese FrancesYates, nella misura in cui questacontemporanea – come quellapassata – guarderebbe allamemoria in termini comunque dicreazione, attraverso la funzionerivelatrice e determinantedell'immagine. Un filosofoitaliano – scomparso da diversianni, sempre troppo pocoricordato da noi – ha ribadito piùvolte come la nostra conoscenzasia soltanto memoria, ma comenoi viviamo – inconsapevoli –nell'immediato. Se l'arte allora è –antropologicamente – «critica allacultura», arte della memoria nonvorrebbe dire altro che criticadella conoscenza, atteggiamentointellettuale indispensabile perogni comprensione dialetticadell'esistenza. Questo libro ce loricorda.

RECENSIONE ■ POLITICHE DELLA MEMORIA

L’arte di ricordarenell’epocadella riproducibilità

Dall’alto: Khaled Jarrar «At theCheckpoint» (foto: Rula Halawani); EricBaudelaire (2009) video; la copertina di«Politiche della memoria»; Lisl Ponger,«Sidy Mamadu Wane», 2003IL LIBROUna notevoleraccolta di saggiche affinanola criticadella conoscenzae dell’immagine,l’uso dei materialie della costruzionedell’identità

IL DOCUMENTARIO DA LEGGERE