WIRPLUS Settembre 2014

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WIRPLUS Rivista per i clienti della Banca WIR soc. cooperativa settembre 2014 18 Markus Affentranger scava con i raggi del sole 4 «Faszination WIR» – il libro di Hervé Dubois 7 «die neue zeit»: nudi al sole 13 Relazione semestrale 2014: nuovi valori massimi 26 Il ritorno del bisonte

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La rivista per i clienti della Banca WIR

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WIRPLUS Rivista per i clienti della Banca WIR soc. cooperativa settembre 2014

18 Markus Affentranger scava con i raggi del sole

4 «Faszination WIR» – il libro di Hervé Dubois

7 «die neue zeit»: nudi al sole

13 Relazione semestrale 2014: nuovi valori massimi

26 Il ritorno del bisonte

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I FATTI NUDI E CRUDIEDITORIALE

Complimenti a Werner Zimmermann: grazie a lui la moneta complementare WIR esiste da ben ottant’anni. Quando nel 1934, insieme ai suoi compagni di lotta, fondò il WIR Circolo economico soc. cooperativa molte cose erano diverse da oggi. Ma qualcosa non è cambiato: già allora WIR era un caso speciale e lo è rimasto sino ad oggi.

WIR, però, è molto di più di un caso speciale da ottant’anni. – WIR è uno strumento di marketing per PMI unico nel suo genere

(cfr. www.bancawir.ch > Clienti WIR > Il sistema WIR > video)– WIR è la «più grande rete d’affari della Svizzera» (pag. 23).

– a tal proposito leggete anche il nostro articolo sull’importan-za delle reti in generale a pag. 34.

– WIR è un sistema sostenibile – così come lo sono sempre più anche i prodotti e i servizi dei partecipanti WIR (pag. 18).

– WIR affascina e la Banca WIR soc. cooperativa può guardare fiduciosa al futuro. Leggete l’intervista a Hervé Dubois dedica-ta al suo libro «Faszination WIR» (Fascino WIR) a pag. 4.

– WIR e la Banca WIR soc. cooperativa sono sulla via della cresci-ta: nel primo semestre 2014 il fatturato WIR è aumentato dello

0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il totale di bilancio ha registrato un incremento del 6,4% a 4,44 miliardi di franchi – leggete a tal proposito l’articolo sulla relazione seme-strale di Germann Wiggli, presidente del direttorio, a pag. 13.

– WIR è innovativo. Sono previsti tra l’altro la possibilità di pa-gamento tramite smartphone e il perfezionamento del merca-to elettronico su www.bancawir.ch

– WIR è sempre più spesso al centro dell’attenzione di cerchie di interessati esteri di università, camere di commercio, regioni ecc.

– WIR ha già fatto da padrino ad altre monete complementari, ad esempio Sardex in Sardegna (pag. 24).

A Thielle si incontrano «fatti nudi e crudi» (pag. 7). Il meraviglio-so camp per naturisti sul Lago di Neuchâtel è stato fondato nel 1937 dai coniugi Edi ed Elsi Fankhauser. Il terzo membro fonda-tore e per così dire il padrino di questo progetto era Werner Zim-mermann: il fondatore principale della Banca WIR soc. coopera-tiva era anche un pioniere del movimento naturista.

ROLAND SCHAUB

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SOMMARIO

PAGINA 26All’incirca mille anni fa il bisonte europeo venne cacciato dal territorio svizzero. Al giorno d’oggi vive nuovamente in alcuni zoo, ma c’è anche chi aspira a lasciarlo libero nella natura.

PAGINA 7Dal 1937 niente vestiti, niente alcol, niente carne, niente tabacco: il camp «die neue zeit» a Thielle sul Lago di Neuchâtel è un «an-golino protetto» dal 1937 e risale anche a Werner Zimmermann, il fondatore della Banca WIR.

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4 «FASZINATION WIR» Intervista a Hervé Dubois sul suo libro

7 NUDI AL SOLE

13 NUOVI VALORI MASSIMI Relazione semestrale 2014

16 PIÙ GIOVANE E PIÙ FEMMINILE

Consiglio di amministrazione della Banca WIR soc. cooperativa 2014

18 MARKUS AFFENTRANGER SCAVA CON I RAGGI DEL SOLE

23 WIR – LA PIÙ GRANDE RETE D’AFFARI DELLA SVIZZERA

24 LA REGIONE LOMBARDIA PRONTA AL «CAMBIO DI PASSO»

26 IL RITORNO DEL BISONTE

31 LA DISPOSIZIONE DEL PAZIENTE Prof. Ursula Guggenbühl

34 NETWORKING: COME TESSERE E CURARE RELAZIONI

36 LE FONDAMENTA DELLA CONGIUNTURA EDILIZIA STANNO CEDENDO? Dott. Richard Schwertfeger

39 TRA I LUPI Rubrica di Willi Näf

40 CARTOON

41 APPUNTAMENTI

SOMMARIO

PAGINA 34Esistono miriadi di network diversi. Le reti a scopo professionale puntano sui vantaggi reciproci. Di che cosa occorre tenere conto per costituire e curare una rete?

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RESISTENTE A CRISI, SPECULAZIONI E AVIDITÀ DI PROFITTOIn occasione dell’80° anniversario della Banca WIR soc. cooperativa esce il libro «Faszination WIR – Resistent gegen Krisen, Spekulation und Profitgier» (Fascino WIR – Resistente a crisi, speculazioni e avidità di profitto). L’autore è Hervé Dubois, che dal 1995 al 2014 è stato responsabile della comunicazione della Banca WIR e che durante tale periodo si è occupato spesso della storia dell’istituto. Il libro sarà presentato ai colloqui autunnali di Lucerna, sarà disponibile nelle librerie dall’8 novembre 2014 e ottenibile anche tramite la Banca WIR (v. riquadro pag. 6).

Com’è nata l’idea di scrivere un libro sulla storia della Banca WIR soc. cooperativa?La moneta complementare WIR, con la sua lunga storia di successo, rappresenta un’eccezione a livello mondiale. Quale responsabile della comunicazione uno dei miei compiti era quello di spiegare la banca e le sue funzioni alle cerchie inte-

ressate – soprattutto delegazioni di università estere, camere di commercio, regioni e comuni nonché vari gruppi d’iniziati-va. Poiché non è mai stata pubblicata una storia completa dell’istituto, ho pensato di raccogliere i miei appunti, docu-menti e pensieri in un libro. Altrimenti sarebbero andati in pensione con me e sarebbe stato un peccato per l’istituto. Il

Hervé Dubois, autore del libro «Faszination WIR», con Jean-Marc Ayrault, primo ministro francese dal maggio 2012 al marzo 2014. Sindaco di Nantes, nella primavera 2012 Ayrault si è informato sul sistema WIR a Basilea.

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fatto che il libro venga pubblicato in occasione di un anniver-sario così importante per la Banca WIR è più un caso fortuito che una scelta.Devo aggiungere che il libro è stato scritto da me personalmente e che non vi è stata alcuna influenza da parte del direttorio o del consiglio di amministrazione, benché il progetto sia stato pro-mosso – non solo finanziariamente – dalla Banca WIR. Ho potuto così scrivere senza restrizioni, scegliendo liberamente le parole che volevo utilizzare, esprimendomi sinceramente sugli aspetti negativi e illustrando quelli positivi senza voler adulare o elogiare nessuno. È dunque un libro sul sistema WIR e sulla Banca WIR, ma non della Banca WIR.

Su quali fonti si è basato?Mi sono semplicemente basato sulle pubblicazioni della Banca WIR edite regolarmente e tutte disponibili dalla sua fondazione nel 1934. Particolarmente preziosi sono stati anche i colloqui che ho avuto dagli anni 90 con gli imprenditori, alcuni dei quali lavo-rano da decenni con la moneta complementare WIR. Ovviamente anche Internet è stata utile per ricostruire il contesto economico e sociopolitico degli anni 30 – il libro comincia infatti con la crisi economica del 1929 che ha portato alla fondazione dell’ex WIR Circolo economico soc. cooperativa – oggi Banca WIR soc. coo-perativa.

Ha lavorato per la Banca WIR in qualità di responsa-bile della comunicazione per quasi vent’anni e ha quindi vissuto in prima persona l’ultimo quarto della sua storia. Qual è per lei l’evento più importante di questo periodo?Di fondamentale importanza è stata l’introduzione del settore CHF, che ha portato al principio duale descritto nel libro – ossia l’estensione delle operazioni al comparto CHF e la conseguente apertura al pubblico. Non tanto un evento quanto un principio decisivo è stato il fatto di aver perseguito incondizionatamente il concetto di cooperativa. L’istituto è stato sin dall’inizio osteggia-to, messo in dubbio, attivamente ostacolato, screditato o ridico-lizzato dall’establishment economico. Nonostante ciò, l’istituto ha saputo difendere e migliorare con sorprendente caparbietà il sistema della moneta complementare. E questo non ha riscosso solo consensi.

E qual è secondo lei il periodo più entusiasmante nella storia dell’istituto?Citerei due periodi, uno storico e uno economico. Dal punto di vista storico, direi la creazione della Banca WIR, che è stata incre-dibilmente turbolenta e che si è protratta fino al dopoguerra. Questa storia sembra a tratti un giallo che più di una volta si è risolto nella sopravvivenza della Banca WIR!Dal punto di vista economico, il periodo più entusiasmante è stato quello di preparazione al passaggio da circolo economico a istituto finanziario. Questa fase è stata caratterizzata da due passi decisivi: l’istituzione di una nuova struttura finanziaria nel 1992 e la suddetta estensione delle operazioni al comparto CHF 14 anni fa.

Si dice convinto che Werner Zimmermann – il fondatore più importante per la Banca – sarebbe fiero anche oggi della sua azienda. Il sistema WIR ha subito continue trasformazioni ed è stato costantemente perfezionato. Cos’è rimasto dell’idea originaria?Tale convinzione è stata espressa da Konrad Zimmermann, figlio di Werner Zimmermann, in occasione del nostro 75° anniversario e ho voluto semplicemente condividerla. Molte cose sono rima-ste immutate: la solidarietà tra i partecipanti al sistema WIR, l’azione comune e il concetto di rete, la struttura cooperativa dell’azienda, la nonremunerazione dell’avere nella valuta WIR, l’assenza di speculazione e avidità di profitti.

Werner Zimmermann è stato un personaggio straordi-nario, affascinante, dalla brillante retorica e un antesignano in molti ambiti. Cosa pensa di lui? Werner Zimmermann era dotato di una straordinaria persona-lità. Che avesse anticipato i tempi lo dimostrava il fatto che era da molti considerato un pazzo o un eccentrico. Ha lottato per un mondo migliore e più giusto, era un umanista nel verso senso della parola. Mi indigna il fatto che nella storia econo-mica e sociale svizzera non abbia ricevuto il riconoscimento che merita, che gli è invece stato attribuito dall’estero con i titoli di dottore honoris causa e professore onorario. Inoltre, non sarebbe una cattiva idea dare il suo nome a una bella piazza di Zurigo, dove il 16 ottobre 1934 è stata fondata la cooperativa…

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Come si spiega il fatto che Zimmermann sia più conosciuto all’estero che in Svizzera?In tempi di crisi torna automaticamente alla ribalta il principio delle monete alternative o complementari. E all’estero i periodi di crisi sono più frequenti e le loro conseguenze più incisive che in Svizzera. A ciò si aggiunge il conservatorismo imperante nel no-stro paese: ciò che appare diverso e insolito è ritenuto sospetto.

Nella prefazione scrive che ancora oggi il sistema WIR è spesso frainteso. Vuol dire che anche dopo 80 anni di ottimizzazione il sistema WIR risulta ancora troppo complicato?No, è semplicemente diverso da tutti gli altri… Si contrappone in parte alle comuni formule di successo delle aziende. È ad esem-pio opportuno pianificare le eventuali uscite in valuta WIR prima di avere entrate in WIR. Questo perché si dovrebbe incassare solo la quantità di denaro WIR che è possibile spendere. Ciò ci porta a un altro principio che occorre prima interiorizzare: la rinuncia alla massimizzazione dei guadagni. Non si tratta di ge-nerare il maggior fatturato possibile in WIR ma solo la quantità che si è in grado di gestire. E occorre farlo in modo coerente. Questa mentalità è spesso fonte di inevitabili malintesi o inter-pretazioni errate.

In che misura la forma giuridica della cooperativa ha contribuito al successo della Banca WIR? O in altre parole, come sarebbe la Banca WIR se fosse stata costituita come società anonima?Sono convinto che la Banca WIR non sarebbe sopravvissuta come società anonima. Prima o poi sarebbe stata assorbita da una maggioranza di azionisti – per alimentarne la sostanza o per liberarsi di un fastidioso concorrente. La forma giuridica della società cooperativa è anche un presupposto fondamentale per l’esistenza futura della Banca WIR.

L’ultimo capitolo del suo libro parla delle «immutate prospettive future» della Banca WIR soc. cooperativa. Che cosa la rende fiducioso?Anche in futuro – come in passato – ogni comune ordinamento economico sarà orientato alla crescita e al profitto, una mentalità che sarà difficile da sradicare e che sfocerà ripetutamente in

nuove crisi. Per questo motivo occorrono modelli alternativi, come sistemi complementari che funzionano in determinate nic-chie e in sinergia con le operazioni in franchi svizzeri o con il segmento della clientela privata – anche in periodi di crisi.

Cosa deve fare oggi la Banca WIR per poter festeggia-re tra vent’anni il suo 100° anniversario in piena forma e con buone prospettive di vita?La storia della Banca WIR dimostra che la costante attuazione dei principi aziendali è la ricetta vincente. L’ordinamento eco-nomico sarà sempre soggetto a crisi e ciò significa che un si-stema come quello WIR sarà sempre attuale. Ovviamente esso può e deve essere ulteriormente perfezionato. Gli attuali stru-menti di comunicazione interattivi offrono pertanto un enorme potenziale per il sistema WIR, che dipende da un fitto network di partecipanti.

INTERVISTA: DANIEL FLURY

Vernissage letterario in occa-sione dei colloqui autunnaliIl vernissage del libro «Faszination WIR» (Fascino WIR) avrà luogo l’8 novembre in occasione dei colloqui autunnali della Banca WIR al KKL di Lucerna. L’autore Hervé Dubois introdurrà alla tematica e leggerà alcuni passaggi chiave. Il libro, pubblicato dalla Casa Editrice Fona di Lenzburg, sarà in vendita nelle librerie dall’8 novembre al prezzo di 34 CHF. Durante i colloqui autunnali potrà invece essere acquistato al prezzo speciale di 20 CHF o CHW. Chi lo desidera potrà naturalmente farsi autografare il libro da Hervé Dubois.

I colloqui autunnali di quest’anno saranno dedicati al tema della sostenibilità. Andres Klein, Raurica Wald AG, presidente dell’associazione Waldwirtschaftsverband beider Basel, e Stefan Vögtli, «Bauen mit Buche» (costruire con il faggio), illustreranno come la gestione sostenibile e innovativa dei boschi produce risultati economicamente interessanti che rafforzano la creazione di valore regionale (cfr. WIRPLUS aprile 2014).

Ai colloqui autunnali sono invitati tutti i finanziatori (titolari di parti ordinarie) della Banca WIR.

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Werner Zimmermann, il fondatore della Banca WIR, descrive l’area per naturisti «die neue zeit» a Thielle, sul lago di Neuchâtel, come un «rifugio soleggiato sicuro».

NUDI AL SOLE

Il 16 ottobre la Banca WIR soc. cooperativa festeggia l’80° anniversario. Con la sua costituzione nel 1934 Werner Zimmermann si mise contro l’establishment economico svizzero, che per anni assunse un atteggiamento ostile nei suoi confronti e verso il WIR Circolo economico soc. cooperativa, come si è chiamata la Banca fino al 1998. Le idee riformiste di Zimmermann andavano infatti ben oltre la prospettiva di una moneta alternativa e di un nuovo ordine economico e abbracciavano, ad esempio, anche aspetti come la condotta di vita, l’educazione e l’alimen- tazione. Se la rinuncia a carne, alcol e tabacco vissuta da Zimmermann riusciva e riesce a suscitare ammirazione o scherno, quella ai capi di abbigliamento era e resta decisamente più controversa. Non sorprende quindi che la creazione nel 1937 dello spazio naturista «die neue zeit» (i tempi nuovi) da parte di Elsi ed Edi Fankhauser, su ispirazione di Werner Zimmermann, abbia fatto scalpore. E ancora oggi gestori e ospiti di quest’area situata in una località fantastica sulle sponde del lago di Neuchâtel si trovano a combattere contro i pregiudizi.

L’artista Milo Moiré attraversa in tram Basilea completamente nuda per recarsi alla mostra «Art», ma una volta arrivata viene respinta. Una ragazza passeggia al fianco del suo fidanzato per Ginevra con indosso solo uno string; un tassista scatta una foto, i giornali la pubblicano. Con il permesso delle auto-

rità l’artista Elias Kirsche fa girare persone nude a Bienne per «l’integrazione del piacere o della sessualità nella vita pubbli-ca». Il lavoro di diploma di maturità della 17enne Evelyn S. sulla fattibilità di un sentiero per escursioni destinato ai nudi-sti nell’Oberland zurighese fa notizia e dà adito a discussioni.

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Alcuni nudisti girovagano per la regione di Alpstein seguendo l’estro del momento e non un sentiero per escursioni dedicato e il cantone di Appenzello Interno reagisce dichiarando passibile di condanna chi fa escursioni senza vestiti. Il PPD Svizzera vuole imporre l’obbligo del costume da bagno per i bimbi che frequen-tano le piscine per proteggerli dai pedofili. Femministe di Femen protestano in topless contro il World Economic Forum a Davos e contro la prostituzione a Zurigo. Con un sondaggio condotto in 24 paesi l’agenzia turistica online Expedia ha stabilito che il 28% dei tedeschi si è già mostrato almeno una volta nudo in spiaggia, il che pone la Germania al primo posto nella classifica del nudi-smo al mare. A Villeneuve ed Epesses nel cantone di Vaud fare il bagno nudi è perseguibile dalla legge. La metà di questi esempi risale agli ultimi mesi ed è la dimostra-zione che la nudità, pur essendo un’esigenza, non è assoluta-mente tollerata e può essere strumentalizzata come mezzo di provocazione e protesta.

Niente provocazioniProvocazione e protesta: nulla era più lontano dagli intenti del riformatore e pioniere del movimento naturista svizzero Werner Zimmermann quando negli anni 20 e 30 dello scorso secolo trat-tava di vegetarianismo, astinenza da alcol e tabacco e nudità nei propri libri e nelle proprie conferenze. Il suo obiettivo era in realtà divulgare quelli che a suo avviso erano i presupposti indispensa-bili per una vita salutare, vissuta in sintonia con la natura. È chia-ro che Zimmermann urtò la sensibilità del pubblico soprattutto con la questione della nudità. Nel 1944 nel suo opuscolo «son-nenzauber – befreite menschen in natur und sonne» (il fascino del sole – uomini liberati nella natura e al sole) constatava: «Non c’è niente che possa spaventare una grande massa di persone, istruite o meno, e far scattare in loro un meccanismo difensivo dettato

dalla paura di una persona di cui si dice: ‹Fa il bagno nudo! E nemmeno si vergogna!›» Per Zimmermann quindi era evidente: «Gli adulti possono godersi il sole e il proprio corpo privo di vin-coli solo nel silenzio e nella solitudine di una stanza soleggiata a casa propria o in un angolino protetto» – ma mai in luoghi in cui si è esposti agli sguardi altrui e si possa dare scandalo.

Zimmermann ispira FankhauserLe idee di Zimmermann ispirarono, tra gli altri, il biennese Edi Fankhauser. All’età di 17 anni Fankhauser aveva assistito a una conferenza di Zimmermann ed era rimasto entusiasta delle sue convinzioni, tanto che solo due anni dopo assunse la direzione della casa editrice di Zimmermann. Nel 1924 fondò la propria casa editrice e introdusse nel suo programma soprattutto testi dedicati alla cultura del corpo nudo e alla riforma esistenziale. Questo gli valse già nel 1926 il primo di una serie di processi. Accusato di diffondere letteratura dozzinale venne condannato al pagamento di un’ammenda di 30 franchi, ma poi fu prosciolto in appello. Tutto ciò non lo distolse dal suo intento e nel 1927 fondò il Lichtbund, l’Organizzazione naturista svizzera, seguita, nel 1928, dalla pubblicazione del suo organo ufficiale «die neue zeit». Fino agli anni 40 Fankhauser si impegnò nelle sale di tribu-nale per il diritto alla nudità del corpo e per il movimento natu-rista. Ma la sua vera e propria impresa risale al 1937, anno in cui in collaborazione con la sua prima moglie Elsi fondò a Thielle, sulle sponde del lago di Neuchâtel, l’area per naturisti «die neue zeit», mettendo così in pratica l’idea di Werner Zimmermann in un «angolino protetto».Zimmermann è stato regolarmente ospite a Thielle e ha intratte-nuto gli altri ospiti con conferenze sul naturismo e sul proprio giro del mondo, e anche con pratici esercizi di ginnastica e yoga. Nel 1961 die neue zeit passò a una fondazione e i coniugi

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Fankhauser scelsero Werner Zimmermann come terzo membro del consiglio di fondazione.

«die neue zeit» oggiQuanto affermato da Zimmermann su Thielle nel proprio scritto «sonnenzauber» vale ancora oggi: «(…) possiamo goderci il sole perché siamo tutelati da un movimento e al riparo in un’area riconosciuta (…).» Lo spazio è infatti accessibile solo ai membri di un’associazione naturista e delimitato da un alto recinto. Nei giorni di sole i 100 000 m2 di superficie accolgono fino a 1800 ospiti, tre quarti provenienti dalla Svizzera e un quarto soprattut-to da Germania e Olanda. I naturisti secondo l’idea dei fondatori rappresentano tuttavia solo una minima parte. Barbara P., colla-boratrice dal 2009 dell’azienda che gestisce l’area di Thielle, affer-ma: «In conformità allo scopo della fondazione, alcol, carne e tabacco sono tabù all’interno dell’area, ma al suo esterno con molta probabilità solo una piccola percentuale si attiene comple-tamente a queste prescrizioni.» L’elemento che lega gli ospiti è l’essere nudi, ma anche su questo si fanno concessioni, come pre-vedevano gli stessi fondatori: «La nudità è un diritto, non un do-vere. Chi non vuole mostrarsi nudo può senz’altro indossare qual-cosa, ma gli indumenti non sono ammessi quando si fa il bagno nel lago.» Questa regola si dimostra particolarmente valida quando si ha che fare con i giovani, soprattutto se mostrano riserve nei confronti della nudità durante la pubertà. È stata Barbara che cinque anni fa ha creato un gruppo giovanile. «Vole-vamo mostrare ai giovani che li consideriamo importanti e che intendiamo rispettare le loro esigenze.» Per questo è stato acqui-stato un tipi, cioè una tenda indiana destinata proprio a loro, e nel programma giornaliero sono state inserite attività, come il tiro con l’arco, riservate in determinati orari solo ai ragazzi. La direzio-ne considera però altrettanto fondamentale proporre manifesta-

zioni adatte a tutte le generazioni. «Tra le attività più amate c’è il ballo folcloristico, che riusciva a entusiasmare tutte le fasce d’età già ai tempi della costituzione», afferma Barbara. Thielle è una zona particolare «ma puntiamo a soluzioni praticabili, che si di-mostrino valide nella vita di tutti i giorni e impediscano la nascita di conflitti, soprattutto tra le varie generazioni».

Rappresentanza di tutti i cetiI «thiellesi», il popolo dell’area naturista dove peraltro tutti si danno del tu, hanno alle spalle esperienze completamente diver-se tra loro. Si trovano tutti i ceti sociali, dal dentista all’imprendi-tore e ai funzionari statali, passando per impiegati e operai, dall’appassionato di gnomi da giardino allo spiritualista. Chi non dorme in una stanza o ha montato una tenda per un paio di giorni, passa la notte in una delle 400 roulotte e mette in mostra le proprie preferenze anche verso l’esterno: un’aiuola di fiori ben curata, un carro da zingari decorato con tutta una serie di sim-patiche cianfrusaglie, un labirinto verde, uno gnomo qua e là. Nel complesso un «mondo magico», come lo definisce Barbara, che si sente a proprio agio anche come donna. «Il divieto di foto e video valido in tutta la zona dà sicurezza, soprattutto alle donne. Sono tedesca ed ero abituata a fare il bagno nuda in un lago di cava, ma mi sentivo sempre osservata. Qui è completamente diverso!» Dal momento però che non è possibile escludere violenze sessuali e che la pedofilia è una questione che preoccupa la direzione, si è reagito insediando una commissione per la prevenzione; inoltre il gruppo teatrale «Vitamin A» presenta il programma «Il mio corpo mi appartiene» ed è stata stabilita una procedura standard per notificare i casi sospetti. «C’è stata una certa sensibilizzazione», dice Barbara, «i pedofili avrebbero vita difficile qui perché la rete sociale è ben attrezzata e i membri non hanno nessuna paura di segnalare comportamenti sospetti per proteggere le famiglie.»

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«Sul piano filosofico è un passo indietro»Roland S. va inserito nel gruppo degli spiritualisti e filosofi più che in quello degli appassionati di gnomi da giardino. Il tedesco passa a Thielle tutta l’estate con sua moglie Christina F. e si è occupato a fondo di Werner Zimmermann e delle sue idee rifor-miste (Werner Zimmermann – Pionier der neuen Zeit, Stämpfli Publikationen, Berna, 2012). «Zimmermann era un filosofo, un poeta e un visionario che voleva sbarazzarsi di abitudini anti-quate. Un lavoratore estremo e ostinato e un asceta con un forte senso del dovere. E questo ha sempre prevalso: pur predi-cando una vita serena e spensierata, si è sempre visto costretto ad attivarsi e a combattere, a buttarsi in politica e, ad esempio,

a mobilitarsi con articoli contro l’energia atomica.» Anche Roland si occupa molto delle questioni connesse a nudità e sessualità e arriva alla conclusione che «rispetto agli ideali di Zimmermann, sul piano filosofico abbiamo fatto un passo indietro. Non c’è stata alcuna riforma sociale e non vi si aspira neanche. Ci siamo adeguati, siamo inibiti e noi uomini non abbiamo neanche il coraggio di passeggiare in città a torso nudo. Credo che anche a Thielle siamo più pudichi dei nostri fondatori e non riusciamo a godere appieno della nostra voglia di vivere o a guardare da capo a piedi una persona nuda; spesso la sessualità non viene vista come la porta verso la verità totalizzante dell’amore». Se-condo lui, comunque, Thielle è importante come luogo in cui la nudità non è bandita, in cui non conta o non si esibisce cosa o chi si è.

Preservare lo spirito originarioChe cosa rimane oggi a Thielle delle convinzioni di Elsi ed Edi Fankhauser e di Werner Zimmermann? «Lo spirito dei nostri fon-datori è ancora vivo», concordano Barbara e Roland. Il consiglio di fondazione, composto da cinque membri e coadiuvato da un consiglio degli anziani con tre membri, tutela il patrimonio intel-lettuale dei fondatori e lo scopo della fondazione, tra cui vi è anche un’impostazione salutista del tempo libero. Salute, armo-nia con la natura, alimentazione e sport, ecco i temi cardine del programma sportivo e culturale che rientra nei compiti principa-li della fondazione e distingue in modo netto Thielle da tutti gli altri campeggi. La maggior parte dei corsi e delle manifestazioni (fino a un centinaio) offerti ogni stagione è gestita dagli ospiti stessi, che attingono ai propri hobby e alle proprie esperienze private e professionali per dar vita a corsi incentrati sui più svariati argomenti. Quest’anno uno degli argomenti centrali del programma è stata l’alimentazione, un aspetto che stava parti-

Quattrocento roulotte e alcune carovane da circo fungono da alloggi oltre a camere e tende.

«die neue zeit» – «un angolino protetto», separato dall’esterno con porte e steccati.

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Nudo solo a Thielle o «lontano dal rumore delle strade»: il riformatore e amante delle escursioni a corpo nudo Werner Zimmermann davanti al Bietschhorn. (Foto tratta dal «sonnenzauber».)

Un’aiuola di rose ben curata.

Tra gli edifici bisognosi di ristrutturazione c’è anche la «Lichthaus».

colarmente a cuore ai fondatori. Barbara è inoltre convinta che oggi sia necessario non solo rispettare le idee originarie, ma an-che svilupparle e tenerle al passo con i tempi. Barbara, che ha cominciato a lavorare a Thielle nel 1995 come responsabile del ristorante e del negozio nonché come cuoca e che conosce alla perfezione tutto il repertorio della cucina vegetariana, giudica positivamente l’integrazione di piatti vegani nei menu, decisa due anni fa. Per rendere il negozio biologico attrattivo per tutti i thiellesi, oltre ai prodotti bio ed equosolidali vengono proposti anche generi alimentari convenzionali di provenienza regionale. «Un gruppo di lavoro sta preparando nuovi principi guida: chi siamo, cosa facciamo e a cosa diamo importanza? Ecco le do-mande a cui bisognerà rispondere.»

Sfida finanziariaAlle questioni ideologiche di fondo si aggiunge anche una sfida di carattere finanziario. Gli edifici che si trovano nell’area, in par-ticolare l’abitazione abbandonata dei fondatori, ma anche gli impianti sanitari e la canalizzazione, sono ormai vetusti e vanno interamente rinnovati. Stando a Kurt H., presidente della fonda-zione die neue zeit, sarà necessario affrontare spese dell’ordine di un milione e più. E dal momento che la fondazione intende preservare la propria indipendenza per quanto riguarda le que-stioni finanziarie, più che a un’ipoteca si dovrà fare ricorso al volontariato oppure a prestiti e a donazioni da parte degli ospiti. Si considera possibile anche un crowdfunding tra i naturisti. Una commissione per l’infrastruttura ha inoltre elaborato propo-ste per la configurazione pratica dell’area, affrontando questioni pratiche: sarebbe possibile ospitare un numero maggiore di rou-lotte? Dove si possono mettere le tende visto che a partire da ottobre 2018 sarà vietato dalle autorità cantonali sistemarle sot-to gli alberi, nel frattempo considerati bosco? Quale parte dovrà

essere riscaldata e quindi rimanere operativa anche in inverno? È una fortuna per l’area e per i suoi ospiti che dopo un confronto in tribunale tra due blocchi contrapposti – i fondamentalisti e i realisti – sia ritornata una maggiore democrazia. Commissioni, gruppi di lavoro, forum per giovani e adulti e l’organo di infor-mazione bilingue «Thieller Info de Thielle» si occupano delle più diverse richieste e tematiche e presentano proposte, su cui in ultima istanza è il consiglio di fondazione a decidere.

Dalla teoria alla pratica«A chi fra noi, nella maggior parte dell’Europa, fa il bagno nudo all’aperto (...) non interessa tanto la condanna della società. (...)

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Il tipi è riservato esclusivamente ai giovani. Il parco giochi per i bambini.

Una persona del genere mette tutto in discussione, gli aspetti nuovi come quelli già acquisiti. Avrà difficoltà ad accontentarsi delle abitudini consolidate non solo per quanto riguarda la cura del corpo, ma anche in altri ambiti di vita e quindi andrà alla ricerca della verità. Una volta che l’avrà trovata, ambirà a viverla, a realizzarla, così come quando fa il bagno nudo. Appartiene alle forze che vogliono il nuovo. Non sorprende, quindi, che il vec-chio le tema e le combatta» (Werner Zimmermann in «sonnen-zauber»).Ciò che contraddistingue Werner Zimmermann è il fatto che non ha solo messo per iscritto le proprie convinzioni, ma ha anche provato a realizzarle. Già nel 1932 infatti nacque a Bassersdorf la cooperativa di insediamento e orticultura Siga. Il cofondatore Rudolf Müller (Reformhaus Müller) acquistò un appezzamento di terra di 85 000 m2 per promuovere l’agricoltura naturale, con-sentire di vivere in modo salutare e dare ai bambini un’educazio-ne armonica. La terra non doveva «ricadere nelle mani degli spe-culatori e della solita logica dei tassi d’interesse». Nel 2007 Isolde Enz, figlia del terzo cofondatore Paul Enz, chiese e ottenne lo scioglimento della Siga, che era riuscita ad avvicinarsi ai propri obiettivi solo nei primi anni della sua esistenza.

80° anniversario della Banca WIR soc. cooperativaUn’altra fondazione di Zimmermann, di Enz, della Siga e di altri cofondatori ha avuto più successo. Il 16 ottobre il WIR Circolo economico soc. cooperativa, dal 1998 conosciuto come Banca WIR soc. cooperativa, festeggia il suo 80° anniversario. L’azienda fu fondata nel 1934 nell’intento di ridare slancio all’economia locale durante il periodo della crisi economica mondiale introdu-cendo una nuova moneta: il WIR. Per questo motivo, il denaro WIR non veniva – e non viene tuttora – remunerato, proprio per fare in modo che venga rimesso rapidamente in circolazione e

che quindi generi fatturato per i partecipanti al sistema. La dot-trina liberista di Silvio Gesell ha tenuto a battesimo questa idea. Dal 2000 la Banca WIR soc. cooperativa opera con successo an-che nel comparto in franchi svizzeri e presenta una somma di bilancio di 4,44 miliardi CHF/CHW.Werner Zimmermann è stato più di un semplice padre spirituale per l’area naturista die neue zeit a Thielle. E i fondatori Elsi ed Edi Fankhauser ne hanno sottolineato l’importanza all’atto della trasformazione della loro proprietà in una fondazione nel 1961, quando hanno nominato Zimmermann terzo membro del consi-glio di fondazione.

A differenza di quanto è accaduto con la Siga, le altre due fonda-zioni continuano a godere ancora oggi di ottima salute. Il loro comune denominatore non è solo avere Werner Zimmermann tra gli iniziali promotori: entrambe, fondazione e società coopera-tiva, sono sempre andate incontro a incomprensioni e rifiuti. Grazie alla capacità di reagire ai cambiamenti senza rinnegare l’originario patrimonio intellettuale, sia la fondazione die neue zeit che la Banca WIR soc. cooperativa riusciranno a uscire vin-centi dalle sfide che porrà loro il futuro.

DANIEL FLURY

WWW.DIE-NEUE-ZEIT.CH

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Germann Wiggli.

NUOVI VALORI MASSIMIRELAZIONE SEMESTRALE 2014

La Banca WIR soc. cooperativa ha archiviato il 1° semestre con ottimi risultati sotto tutti i punti di vista. Particolarmente soddisfacente il fatto che a fine giugno il fatturato in franchi WIR è aumentato di 4,8 milioni CHW (+0,7%) rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno scorso. Nuovi valori massimi sono stati raggiunti dal volume complessivo dei crediti, dai depositi della clientela e dal totale di bilancio.

La crescita robusta dell’economia svizzera è proseguita nella prima metà del 2014. In particolare la congiuntura domestica, essenziale per l’attività della Banca WIR che opera esclusivamente in Svizze-ra, ha registrato un andamento favorevole. In questo contesto, la campagna pubblicitaria della Banca WIR mandata in onda sui canali televisivi SRF1, RSI LA 1 e RTS UN ha avuto un impatto si-gnificativo, contribuendo a dare maggiore visibilità alla nostra società cooperativa presso un pubblico più ampio in tutte le regio-ni del Paese – un punto saliente della nuova strategia aziendale che prevede, tra l’altro, il rafforzamento dell’idea di rete, un ele-mento fondamentale del sistema WIR incentrato sulla solidarietà.

Attività creditiziaCon 3,818 miliardi CHF/CHW, il volume complessivo dei crediti ha toccato un nuovo valore massimo (cfr. tabella: somma di tutte le posizioni sotto gli attivi). L’incremento di 51,9 milioni CHF/CHW (+1,4%) rispetto al 31 dicembre 2013 è inferiore a quello rag-giunto nel 1° semestre 2013 (+162,2 milioni) o nello stesso periodo del 2012 (+70,8 milioni). Tuttavia, la concessione di nuove ipoteche nell’ambito WIR ha superato, sebbene in misura modesta, l’intensa attività di ammortamento sistemica: il volume dei crediti ipotecari WIR è salito di 910 000 CHW a 648,2 milioni CHW (+0,14%; cfr. tabella: Crediti ipotecari CHW). Per contro, il volume dei crediti ipotecari CHF ha registrato una crescita più sostenuta pari a 77,4 milioni CHF (+3,4%) salendo a 2,378 miliardi CHF (cfr. tabella). Con quasi il 54%, la maggior parte di questo volume, parimenti al mese di giugno 2013, è già stata raggiunta sotto forma di ipoteche a tasso fisso. Solo il 12% (anno precedente 14%) è costituito da ipoteche a tasso variabile mentre, come previsto, le ipoteche LIBOR stanno avanzando (34% rispetto al 32,5% nel 2013).

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Depositi della clientelaNel 1° semestre, i depositi della clientela sono aumentati da 2,21 miliardi CHF a 2,44 miliardi CHF (cfr. tabella: somma delle prime due posizioni dei passivi). L’incremento di 232 milioni CHF (+10,5%) è dovuto in gran parte al conto di risparmio 60+ lan-ciato ad ottobre 2013 che, grazie alle sue condizioni eccellenti, ha suscitato grande interesse in tutta la Svizzera. Mentre, sino alla fine del 2013, il conto di risparmio 60+ ha registrato un afflusso pari a 15,3 milioni CHF, negli ultimi sei mesi l’afflusso è salito a 106,4 milioni CHF. Ma pure il tradizionale conto di risparmio ha incontrato il favore dei clienti crescendo del 3%, ovvero di 24,5 milioni CHF a 809,8 milioni CHF. Il conto di risparmio costituisce pertanto la quota più sostanziale nell’ambito dei depositi della clientela, ancor prima del conto TERZO pilastro 3a (724,3 milioni CHF) e del conto di libero passaggio (370,4 milioni CHF).Per quanto riguarda gli altri impegni verso clienti CHF, spiccano i depositi a termine per complessivamente 425,9 milioni CHF (cfr. tabella). L’afflusso consistente di 91,2 milioni CHF – un aumento pari a ben il 84,9% a 98,8 milioni CHF – è da ascrivere soprattutto alla scoperta da parte di numerosi investitori istituzionali della Banca WIR come partner affidabile che offre condizioni allettanti.

Fatturato WIRProbabilmente è troppo presto per parlare di un’inversione di tendenza ma, dopo un lungo periodo di difficoltà, il fatturato WIR è nuovamente aumentato dello 0,7% a 675,2 milioni CHW rispetto al 1° semestre 2013. Questo aumento pari a 4,8 milioni CHW pare modesto, ma è invece significativo. Dimostra infatti che i partecipanti al sistema WIR spendono nuovamente più de-naro WIR e quindi vivono maggiormente i principi WIR, ovvero azione comune e solidarietà tra i partecipanti. Ciò si esprime in una velocità di circolazione leggermente superiore del denaro WIR (1,89 a fine giugno 2014, 1,75 a fine giugno 2013) che ha più che compensato il calo del volume di denaro WIR (cfr. tabella tra le posizioni passive: Altri impegni verso clienti CHW) dell’1,2% a 763,7 milioni CHW. Per la Banca WIR si tratta di un segno che, persino in un contesto di tassi d’interesse ai minimi storici, i modelli di credito WIR addirittura ancora più

convenienti hanno ragion d’essere. La quantità di denaro WIR e il fatturato WIR sono correlati direttamente con il volume di crediti WIR: in linea di massima, quanto più elevato è quest’ultimo, tanto maggiori sono la quantità di denaro e il fatturato. Per questo motivo, la Banca WIR continuerà a mettere a disposizione mo-delli di credito WIR molto allettanti, attualmente a partire dallo 0,012% per il credito LIBOR WIR su nuovi crediti. Peraltro, anche gli strumenti di gestione del sistema WIR vengono perfezionati senza sosta contribuendo indubbiamente alla progressione del fatturato. Da nominare, ad esempio, l’app WIRGASTRO e l’app WIRSHOPPING.

Parti ordinarieLe parti ordinarie della Banca WIR continuano a progredire: rispetto aI corso di 418 CHF a fine 2013, fino al 30 giugno 2014 la quotazione è avanzata del 2,9% a 430 CHF. Dall’andamento del corso a lungo termine si evince che le parti ordinarie sono titoli solidi, ideali per un portafoglio ben diversificato. Tra la fine del 2013 e il 30 giugno 2014, un numero considerevole di investitori ha acquistato per la prima volta parti ordinarie della Banca WIR: nella prima metà di quest’anno il loro numero è progredito di 800 unità a 9750 investitori (+9%). Coloro che avevano contabi-lizzato in deposito le proprie parti ordinarie al 28 maggio 2013, hanno anche potuto beneficiare del dividendo deciso dall’assem-blea generale pari a 9.40 CHF per parte ordinaria (+4,4%).

ProspettiveA fronte della persistente fase di tassi ai minimi storici, gli inve-stimenti nel comparto edile hanno continuato a crescere negli ultimi trimestri. Dato che, grazie alle condizioni meteorologiche, è stato possibile ridurre gran parte delle riserve di lavoro, l’im-pulso dinamico proveniente dall’edilizia dovrebbe indebolirsi leg-germente. A ciò si aggiunge che la nuova Legge federale sulla pianificazione del territorio o l’approvazione dell’iniziativa popo-lare «contro l’immigrazione di massa» ha un effetto frenante sull’edilizia abitativa. La cautela dei committenti si riflette ad esempio nel calo significativo a giugno delle domande di costru-zione e delle licenze di costruzione (–12,7% risp. –20,4% rispetto

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Dati fondamentali relativi al bilancio al 30 giugno 2014 30.6.2014 31.12.2013 VARIAZIONE IN %

Totale di bilancio 4 442 300 799 4 174 115 069 6,4

Attivi

Crediti verso clienti CHF 597 848 936 612 484 176 –2,4 Crediti ipotecari CHF 2 377 532 159 2 300 169 874 3,4 Crediti verso clienti CHW 194 354 480 206 141 009 –5,7Crediti ipotecari CHW 648 154 688 647 244 773 0,1

Passivi

Impegni verso clienti a titolo di risparmio e d’investimento CHF 2 014 623 839 1 871 773 943 7,6 Altri impegni verso clienti CHF 425 933 544 336 734 008 26,5 Altri impegni verso clienti CHW 763 708 989 772 970 989 –1,2

a giugno 2013). A decorrere dal 1° settembre di quest’anno entra in vigore un inasprimento delle norme ipotecarie. Queste ultime prevedono tra l’altro che l’abbattimento della 2a ipoteca debba essere lineare e aver luogo entro un periodo compreso tra i 15 e i 20 anni. Sulla base di queste premesse, riteniamo che i piani del Consiglio federale di vietare il prelievo di averi della cassa pen-sione per finanziare un’abitazione di proprietà siano poco oppor-tuni, perché vi è il pericolo che la promozione della proprietà abitativa ancorata nella Costituzione si perda per strada. Offerte ipotecarie sostenibili per il ceto medio sono quindi tanto più ne-cessarie. La Banca WIR continua a essere in grado di offrire mo-delli di finanziamento vantaggiosi anche in questo ambito. Nel raffronto internazionale, nel 1° semestre 2014 l’economia svizzera ha continuato a registrare un buon andamento superio-re alla media, beneficiando degli impulsi congiunturali generati dagli investimenti nel comparto edile e dai consumi privati, cioè dalla domanda interna. L’ulteriore sviluppo dipenderà dalle pres-

sioni a cui sono soggetti questi motori di crescita, ma perlomeno i consumi privati dovrebbero sostenere l’economia a fronte di un aumento dell’occupazione e dei redditi.Il programma fiscale USA non interessa affatto la Banca WIR che opera esclusivamente in Svizzera. I nostri principali gruppi target sono da sempre le PMI svizzere e dal 2000 anche i clienti privati svizzeri, cui offriamo prodotti previdenziali e di risparmio e quin-di nessun Private Banking. Per questi motivi la Banca WIR non parteciperà al programma fiscale USA.La pipeline di prodotti è molto promettente: è prevista l’introdu-zione di una carta di credito, di una carta di debito per clienti commerciali e privati nonché – in particolare per i clienti WIR – della possibilità di pagamento mobile per importi WIR tramite smartphone come pure di un perfezionamento del mercato elet-tronico su www.bancawir.ch

GERMANN WIGGLI, PRESIDENTE DEL DIRETTORIO

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PIÙ GIOVANE E PIÙ FEMMINILECONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA 2014

Dopo l’uscita dal consiglio di amministrazione di Karl Baumgartner e l’elezione al suo posto di Karin Zahnd Cadoux, anche l’Audit & Risk Committee del consiglio di amministrazione si è dato un nuovo assetto. La presidenza viene assunta da Jürgen Bletsch, membro del consiglio di amministrazione che subentra a Karl Baumgartner nel comitato, mentre la vicepresidenza resta affidata a Georg Anthamatten. Karin Zahnd Cadoux entra a far parte come membro. Le cariche di presidente e vicepresidente del consiglio di amministrazione continuano a essere svolte rispettivamente da Oliver Willimann e Georg Anthamatten. La nuova compagine del consiglio di amministrazione della Banca WIR vanta un’età dei suoi componenti inferiore e una presenza femminile superiore alla media degli organi omologhi delle altre banche retail svizzere.

Con l’elezione della quarantunenne Karin Zahnd Cadoux l’età media dei membri del consiglio di amministrazione della Banca WIR soc. cooperativa si è abbassata a 48 anni, dandogli così una connotazione giovanile del tutto particolare. Da uno studio con-dotto nel 2013 dalla Scuola universitaria di Lucerna* emerge in-fatti che l’età media dei membri CdA delle banche è di 56 anni. Le statistiche si basano su un totale di 481 membri dei consigli di amministrazione di 63 banche retail svizzere (senza la Banca WIR soc. cooperativa). Nel 2013 il 53% dei 467 membri di cui era nota l’età superava i 55 anni – una soglia che nel 2014 alla Banca WIR è oltrepassata solo dal cinquantaseienne Kornel Tinguely.

Forte quota femminileSecondo lo studio menzionato, molte banche mirano ad aumen-tare la presenza femminile all’interno dei loro organi direttivi. Un intento tutt’altro che facile, in quanto ai posti di comando nel settore finanziario le donne sono sottorappresentate. Dei 481 membri dei CdA analizzati, solo 75 erano donne: una quota pari a un modesto 16%. Fino all’elezione di Karin Zahnd Cadoux all’as-semblea generale del maggio scorso, la partecipazione femminile ammontava in media al 14%; ora grazie a Petra Müller (eletta nel 2012) e all’ingresso di Karin Zahnd Cadoux la percentuale è salita al 29% del consiglio di amministrazione della Banca WIR.

Il consiglio di amministrazione della Banca WIR: Karin Zahnd Cadoux (sinistra) e Petra Müller; sopra, da sinistra: Georg Anthamatten, Oliver Willimann, Marc Reimann, Germann Wiggli (presidente del direttorio); sotto, da sinistra: Kornel Tinguely e Jürgen Bletsch.

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Limiti più rigidi per il mandatoCon i suoi sette membri il consiglio di amministrazione della Banca WIR rientra nella categoria degli organi formati da sette a nove componenti che, dai dati dello studio di Lucerna, compren-de due terzi di tutti i CdA delle banche considerate. Per contro la Banca WIR soc. cooperativa si distingue per quanto riguarda la durata del mandato e i suoi limiti: mentre i membri dei CdA presi in esame ricevono un mandato per un periodo che va dai tre ai quattro anni, quelli della Banca WIR restano in carica due anni. Anche la durata massima della presenza nell’organo (dieci anni per i membri e dodici per il presidente) è disciplinata in modo più rigido rispetto agli altri istituti: la maggioranza delle banche retail analizzate nello studio non pone restrizioni tempo-rali alla rinnovabilità del mandato nel CdA e i rari casi di limita-zione fissano in genere la durata massima tra i dodici e i sedici anni. Ciò che non esiste presso la Banca WIR, al contrario delle banche esaminate, è il limite di età che negli altri organi si aggira normalmente attorno ai 70 anni.

Più apprendistato che universitàIl 62% dei membri dei CdA analizzati possiede un dottorato o una laurea (o un bachelor/master), il 33% ha fatto un apprendi-stato o ha seguito una formazione a un livello più specialistico. Presso la Banca WIR i valori si invertono e sono più equilibrati: coloro che hanno assolto un apprendistato sono molto più nu-merosi di coloro che hanno conseguito un titolo di scuola uni-versitaria (quattro membri, cioè il 57%, a fronte di tre membri laureati). Nel calcolo non si tiene conto che Karin Zahnd Cadoux ha svolto sia l’apprendistato (paesaggista) e gli studi superiori (lic. iur.) e che Oliver Willimann, presidente del consiglio di ammi-nistrazione, ha due lauree (lic. iur HSG e lic. oec. HSG). La scarsità di titoli universitari alla Banca WIR è una caratteristi-ca di lunga data, ancora più accentuata nel passato. I membri del consiglio di amministrazione provengono dal bacino delle impre-se commerciali, del terziario e dell’artigianato che partecipano al sistema di compensazione WIR e hanno lo status di soci. Avvoca-ti, economisti, revisori dei conti ed esperti di audit sono in mino-ranza, pur essendo intenzionalmente eletti da alcuni anni nel consiglio di amministrazione della Banca WIR per ottemperare alle direttive emesse dall’Autorità federale di vigilanza sui merca-ti finanziari FINMA sulla composizione di un CdA o di un Audit &

Risk Committee di tre membri (vedi Circolare 2008/24): «I mem-bri del comitato di audit devono disporre di una buona prepara-zione ed esperienza in materia finanziaria e contabile e devono conoscere l’attività di auditor interno ed esterno.» Nel complesso la Banca WIR segue le raccomandazioni della FINMA secondo cui i membri del consiglio di amministrazione devono coprire un ampio spettro di conoscenze e di esperienze imprenditoriali.

Continuità garantitaPer quanto riguarda gli anni di mandato, il consiglio di ammini-strazione della Banca WIR presenta una media di 2,5 anni, più bassa rispetto agli altri istituti. Solo il 40% dei 481 membri ana-lizzati nello studio menzionato siedono nel CdA da meno di cin-que anni, la media si aggira attorno a 7,4 anni. Il membro che vanta la militanza più lunga nel consiglio di amministrazione della Banca WIR è Oliver Willimann (eletto nel 2007, presidente dal 2011), seguito da Georg Anthamatten e Jürgen Bletsch (en-trambi dal 2011), Petra Müller (2012), Marc Reimann e Kornel Tinguely (entrambi dal 2013) e Karin Zahnd Cadoux (dal 2014). La diversa «anzianità» di partecipazione nel consiglio di amministra-zione assicura il trasferimento del know-how e il progressivo ri-cambio dell’organo in conformità alle disposizioni della FINMA.

Lo studio della Scuola universitaria di Lucerna giunge alla con-clusione che «la composizione dei consigli di amministrazione delle banche è estremamente varia» e che le banche «malgrado le linee guida dell’autorità di regolamentazione, sfruttano una certa libertà d’azione nella composizione e nell’organizzazione interna del loro consiglio di amministrazione». Alcuni CdA deno-tano peraltro difficoltà «nel monitorare le proprie strutture di governance e nel provvedere al ricambio personale tenendo con-to dei nuovi requisiti posti ai membri CdA» – difficoltà che la Banca WIR soc. cooperativa ha già superato con maestria.

DANIEL FLURY

* Prof. Dr. Andreas Dietrich e Prof. Dr. Christoph Lengwiler, Istituto per servizi finanziari di Zugo IFZ della Scuola universitaria professionale di Lucerna: Studio Retail Banking 2013 – Retail Banking: quo vadis?

Lo studio (in tedesco), di 170 pagine, costa 290 CHF; una parte dei risultati sono consultabili qui: http://blog.hslu.ch/retailbanking > Kategorie: Regionalbanken und Sparkassen > Analyse der Verwaltungsräte von 63 Schweizer Retail-Banken

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Grazie anche a Markus Affentranger e al suo nuovo stabilimento (sullo sfondo), Altbüron (LU) è un caso d’eccezione in tutta Europa per quanto riguarda l’impiego di energia fotovoltaica.

MARKUS AFFENTRANGER SCAVA CON I RAGGI DEL SOLEAFFENTRANGER BAU AG: SOSTENIBILITÀ COME PRINCIPIO

Al momento della consegna del Premio Solare 2012 da parte della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf per l’impiego di energia fotovoltaica nel suo nuovo stabilimento, Markus Affentranger stava già pensando al suo prossimo progetto: un escavatore di 15 tonnellate dotato di un motore a energia solare anziché di un motore diesel. L’escavatore è in azione da pochi giorni.

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Il grande impianto fotovoltaico di 3550 m2 installato sul tetto del nuovo stabilimento dell’impresa Affentranger Bau AG a Altbüron produce oltre 480 000 kilowattore (kWh) all’anno, pari a dieci volte il fabbisogno totale di 47 000 kWh. Naturalmente, l’energia ecce-dente potrebbe essere immessa semplicemente in rete, ma il titola-re dell’azienda Markus Affentranger ha in mente qualcosa di diver-so: una ditta di costruzioni edili che opera possibilmente senza diesel. Insieme al professor David Dyntar del Politecnico di Zurigo (ETH) si è posto la domanda su come mettere in funzione una pe-sante macchina edile con l’energia ricavata dai pannelli solari anzi-ché con diesel. A tale scopo, i due hanno scelto un vero peso mas-simo, un escavatore di 15 tonnellate della marca Takeuchi TB1140. Per ben due anni Markus Affentranger, David Dyntar e venti inge-gneri e studenti dell’ETH, della Scuola universitaria professionale di Lucerna e della Scuola universitaria interstatale per la tecnica (NTB) di Buchs si sono occupati dell’operatività a energia solare di un escavatore da cui è stato tolto il motore diesel di 400 kg. Da poco hanno trovato la soluzione: un motore elettrico a batteria di 40 kg, conveniente in termini di costi, silenzioso e a emissioni zero.

Novità mondiale altamente efficiente«In realtà non è compito di un costruttore edile incentivare e portare avanti la tecnica solare per i macchinari ma, come nell’industria automobilistica, i fabbricanti non sembrano molto interessati ad abbandonare i carburanti fossili», commenta Affentranger, ritenuto il pioniere dell’energia solare nel settore e uno degli imprenditori edili più innovativi della Svizzera. Eppure i vantaggi di un «escavatore a energia solare» sono evidenti.

– Il motore elettrico è a emissioni zero; il motore diesel invece, oltre a particelle di polveri fini, produce formaldeide, anidride carbonica (212 kg in 8 ore), idrocarburi e ossido di azoto. Il motore elettrico non tutela solo l’ambiente, ma anche la salute del conducente dell’escavatore, che oggi è costretto a lavorare

stando seduto in una nube di gas di scarico e che, attraverso l’impianto di climatizzazione, si ritrova in una cabina «avvolta nella nebbia».

– Se si tiene conto dei prezzi del carburante a 1.90 CHF per litro di diesel e della kilowattora a 20 centesimi, in un giorno lavo-rativo le spese ammontano a 152 CHF per 80 litri di diesel e a 48 CHF per 240 kWh di corrente. All’anno (125 giorni d'impie-go) è possibile risparmiare 13 000 CHF. Affentranger: «Se par-tiamo dal presupposto che a lungo termine il prezzo del diesel salirà a 3 CHF e quello della corrente elettrica calerà a 10 cen-tesimi, il risparmio annuo è di ben 27 000 CHF.»

– Il motore elettrico è silenzioso, un grande vantaggio quando si lavora all’interno di un capannone, in un quartiere residenziale o durante il fine settimana.

Premio Solare anche per Altbüron Nel 2012 Markus Affentranger è stato insignito del Premio Solare nella categoria Edifici con stardard Energia Plus. Ma non è tutto: al suo comune di sede societaria e di domicilio è stato conferito il Premio Solare 2013 nella categoria Istituzioni poiché «promuove con determinazione gli impianti solari, il riscaldamento a distanza e l’impiego di energie rinnovabili». L’euforia fotovoltaica di Altbüron è «contagiosa e funge da sprone per la svolta energetica a livello comunale e cantonale». Non da ultimo grazie all’impegno instancabile e al ruolo di pioniere di Affentranger, Altbüron, che conta 950 abitanti, è il comune in tutta l’Europa che vanta la più alta quantità di energia elettrica pro capite generata da pannelli solari, ovvero 1616 watt peak (Wp). A titolo di raffronto, la media svizzera si attesta a 50 Wp e quella della regione di Brandeburgo a maggiore energia solare in Germania, a 1010 Wp.

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Il calcestruzzo viene colato e riutilizzato, ad esempio sotto forma di mattoni per la costruzione di muri.

Nell’impianto di lavaggio viene utilizzata l’acqua piovana raccolta dal tetto dello stabilimento.

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Il contenitore delle batterie dell’escavatore è montato.

Sostenibilità: la carta vincenteSe è vero che «sostenibilità» è ormai un'espressione abusata o persino sconsigliabile, è altrettanto vero che chi la sperimenta nella pratica in qualità di azienda si assume le proprie responsabilità nei confronti dell’ambiente, dei collaboratori e dei partner commerciali. Con il sistema WIR, la Banca WIR offre uno strumento sostenibile proprio, fortemente ancorato al territorio svizzero, che genera valore aggiunto per i suoi membri. Anche i clienti della Banca WIR sono un esempio virtuoso di sostenibilità. Per questo motivo, nel 2014 presenteremo sulle pagine di WIRPLUS alcune aziende che incarnano tali principi. Sono dedicati a questo tema anche i colloqui autunnali in programma l’8 novembre 2014 presso il KKL di Lucerna. La partecipazione ai colloqui autunnali è aperta ai clienti della Banca WIR che detengono parti ordinarie.

Tuttavia è paragonando l’efficienza dei due tipi di motori che si ottiene il risultato più significativo. Affentranger: «Un motore diesel ha un’efficienza del 35% – un modesto 2% in più rispetto a 50 anni fa – il resto è calore e attrito. Sarebbe più adatto come calorifero per la casa... L’efficienza di un motore elettrico, invece, è pari al 96%!»

Predisposizione mentaleLa costante ricerca di una soluzione ancora più efficiente è per Affentranger una vera e propria passione. Ma anche dai suoi 65 collaboratori si aspetta un approccio aperto alle innovazioni so-stenibili. «Un dipendente alla guida di un escavatore che non fos-se ben disposto ad allacciarlo alla corrente elettrica all’ora di pranzo o alla sera per ricaricare le batterie non sarebbe al posto giusto.» Per questo motivo, in occasione delle relazioni di membri dei quadri o delle formazioni sulla sicurezza, i collaboratori ven-gono sensibilizzati in materia di sostenibilità. «Le reazioni sono molto positive e, comunque, i miei collaboratori amano le novi-tà», precisa Affentranger.

Sostenibilità come principioIl comportamento sostenibile e rispettoso dell’ambiente attra-versa come un filo conduttore tutti i processi aziendali dell’ Affentranger Bau AG. Nell’impianto di lavaggio, in cui Affentranger ha investito 700 000 CHF, la sera i veicoli vengono puliti con ac-qua piovana, l’acqua viene depurata, il fango raccolto, essiccato e riciclato. Tubature e lastre già tagliate, contenitori di mattoni aperti, isolanti e materiali di ogni tipo non vengono smaltiti come di consueto direttamente dal cantiere, bensì selezionati nello stabilimento e immagazzinati per un utilizzo futuro. Il cal-cestruzzo residuo in pompe o autobetoniere viene colato quoti-dianamente; ne risultano blocchi di calcestruzzo che possono essere utilizzati, ad esempio, per l’allestimento di giardini.Affentranger: «Un migliore recupero dei materiali residui signifi-ca meno rifiuti e meno spese di smaltimento. In sinergia con la tecnologia solare riusciamo a ottimizzare costantemente i costi.»

Patatine fritte e olio da cucinaA fronte dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili, in una prossima fase Affentranger prevede di dotare un primo camion di un motore a biodiesel ottenuto dall’olio di frittura delle patatine e da grassi alimentari. Ma l’escavatore elettrico è solo uno dei pro-getti pilota. Infatti, se si può convertire un escavatore allora per-ché non un rullo compressore o un dumper? «La soluzione per lo stoccaggio dell’energia sarà determinante», spiega Affentranger. Per fortuna la tecnica degli accumulatori sta facendo grandi pro-gressi. Secondo il Politecnico di Zurigo è prevedibile che l’efficien-

za degli accumulatori aumenterà del 30% circa di anno in anno. «L’obiettivo, e non solo della mia impresa, deve consistere nella possibilità di servirsi di più accumulatori modulari anziché di die-sel. Essi vengono messi sotto carica nello stabilimento e portati al cantiere dove poi possono essere collegati agli apparecchi più disparati, dalla mola per troncare all’escavatore.» Giapponesi interessatiL’Affentranger Bau AG e il Politecnico di Zurigo hanno investito svariate centinaia di migliaia di franchi nel progetto dell’escava-tore elettrico. È possibile far brevettare o commercializzare il prodotto? Affentranger dichiara che non è stato inventato nulla di nuovo, considera però possibile una produzione in serie. «Ta-keuchi, il produttore giapponese di escavatori, ha seguito con molto interesse il nostro progetto e probabilmente lo comprerà. Sono convinto che il futuro sarà ‹elettrico› e che ogni produttore, come ad esempio Tesla, che investe sistematicamente nella tec-nologia solare, trionferà sul mercato.»

DANIEL FLURY

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Il prossimo progetto di Markus Affentranger: dotare una delle autobetoniere di un motore a biodiesel.

Affentranger Bau AGFiglio di agricoltori, Markus Affentranger, nel 1978 a soli ventun anni dopo il tirocinio di muratore, ha fondato una propria ditta a Altbüron tirando avanti nei primi tempi con lavoretti per agri-coltori della zona. È seguita la maturità professionale tecnica, ottenuta frequentando corsi serali mentre la sua azienda continuava ad espandersi. Oggi l’Affentranger Bau AG conta 65 dipendenti e 10 apprendisti e lavora al 60% nell’edilizia fuori terra per l’agricoltura, l’industria e l’edilizia residenziale e al 15% nell’ambito dell’edilizia delle sottostrutture. Rinnovi e piccoli lavori rappresentano circa il 10% del volume d’affari, il 15% è generato da impianti per prati sintetici.

La connotazione rurale di Altbüron è considerata un vantaggio da Affentranger poiché rende più facile reclutare apprendisti e collaboratori. Inoltre Altbüron è situata praticamente al centro tra Willisau, Sursee, Langenthal, Zofingen e Huttwil e dista solo 35-45 minuti da Zurigo, Basilea, Berna e Lucerna.

Settore edile dinamico Il grande potenziale di ordinativi che ne deriva non è solo teorico secondo Affentranger. «Il 2015 sarà un ottimo anno per noi e le prospettive per i prossimi dieci anni appaiono altret-tanto positive.» La crescita della popolazione genera una maggiore domanda di spazi abitativi, ma deve essere costruita

anche l’infrastruttura necessaria, comprese ad esempio le case di riposo per anziani. «Peraltro è assolutamente indispensabile trattare più consapevolmente le risorse.» Sono passati i tempi dello spreco di energia fossile e dello sfruttamento del terreno. Occorre costruire in modo più energetico, sostenibile, «intensi-vo». Questo prevederà tra l’altro «la riedificazione di vecchi edifici, persino di interi quartieri, per fare posto a costruzioni efficienti che sono in grado di produrre l’energia che consuma-no».

Ben presto tre figli in azienda Lukas Affentranger, il figlio maggiore, disegnatore edile diplomato e muratore, lavora già nell’impresa. Il suo prossimo obiettivo è il diploma di capomastro. Marius e Gabriel Affen-tranger seguono ancora una formazione e, a partire dal 2015, andranno a dare manforte al padre nel comparto delle sovrastrutture l’uno e del marketing l’altro.

WIR come chance Da 28 anni Affentranger partecipa a WIR: «Il sistema WIR è eccezionale come strumento di marketing, offre buone opportunità e ha sempre contribuito a procurarci nuove commesse.» In qualità di membro del comitato direttivo del gruppo WIR Svizzera centrale, Affentranger approfitta degli eventi organizzati per allacciare nuovi contatti d’affari.

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La mia chance – Banca WIR: questo slogan della Banca WIR sprona i clienti all’azione. La Banca mette a disposizione prodotti e servizi, ma le opportunità che ne derivano devono essere colte personal-mente da ogni partecipante. Questo vale in particolare per le chance offerte alle imprese che fanno parte del sistema di com-pensazione WIR. La moneta complementare WIR circola tra circa 50 000 PMI e crea un circuito chiuso – una rete – che nel frattem-po esiste da 80 anni ma che, nell’era dei social media, non po-trebbe essere di maggiore attualità. Date un’occhiata a come fun-ziona: www.bancawir.ch > Clienti WIR > Il sistema WIR (video).

Zona di business con settore start-up WIRLe fiere WIR di Berna, Lucerna e Zurigo sono fiere del commercio e dell’industria, in occasione delle quali i partecipanti WIR presen-tano un’interessante gamma di prodotti e servizi. Come visitatori sono benvenuti tutti. Quest’anno il programma quadro della fiera WIR di Zurigo propone una novità: una zona di business che offre a imprese e acquirenti una piattaforma soprattutto per l’ottimiz-zazione dei costi aziendali e il piazzamento del denaro WIR. Nella zona di business è integrato un settore start-up WIR dove sono situate le imprese presso le quali si possono acquistare innumere-voli servizi necessari alla gestione aziendale. Il settore start-up WIR è in linea in particolare con le esigenze di giovani imprendi-tori e fondatori di aziende ed è il punto d’incontro ideale per in-formarsi e allacciare nuovi contatti. Sono rappresentati, tra gli altri, anche i 13 gruppi WIR regionali con uno stand congiunto, la IG Leasing AG e la Banca WIR soc. cooperativa.

Rete WIRLa fiera WIR di Zurigo offre quindi innumerevoli opportunità da cogliere al volo. Ma non bisogna lasciarsi sfuggire nemmeno l’evento «WIR – das grösste Business-Netzwerk der Schweiz» («WIR – la più grande rete d’affari della Svizzera») che si terrà sabato 22 novembre (dalle ore 13.00 alle 15.30 circa). Un appas-sionante scambio di esperienze illustrerà come l’impiego di WIR in un’impresa generi affari supplementari e contribuisca ad au-mentare la fidelizzazione della clientela. Vi parteciperanno tra l’altro Oliver Willimann, presidente del consiglio d’amministra-zione della Banca WIR, Luzius Hartmann, responsabile della succursale della Banca WIR a Zurigo, e nel quadro di una tavola rotonda Walter Zahnd jr., direttore sostituto di Nerinvest AG (impresa generale e fiduciaria immobiliare), Willy Langenegger, titolare e CEO di Swiss Photovoltaik GmbH in Appenzello, Myrta Zumstein, contitolare di Zumstein Insektengitter GmbH a Benken (SG), e Olivier Andenmatten, CEO e proprietario dell’Hotel Hannig- alp a Grächen. Un ricco aperitivo concluderà l’evento, invitando ad allacciare nuovi contatti e a fare networking. La partecipazio-ne a questo evento è gratuita; si prega di inviare la propria iscri-zione alla segreteria dell’evento (e-mail a [email protected]).

ROGER MÜNGER

www.wmzag.chCfr. l’articolo sul tema della rete d’affari a pag. 34

WIR – LA PIÙ GRANDE RETE D’AFFARI DELLA SVIZZERA!FIERA WIR DI ZURIGO CON UNA ZONA DI BUSINESS ED EVENTO

Il sistema WIR è un’enorme rete d’affari di circa 50 000 PMI. In occasione della 71a fiera WIR di Zurigo che avrà luogo dal 21 al 24 novembre, oltre a fondatori di imprese, successori ai vertici aziendali e start-up WIR, anche i titolari di PMI interessati avranno la possibilità di collegarsi a questa rete d’affari nella nuova zona di business. L’evento di sabato 22 novembre farà conoscere più da vicino i vantaggi del sistema WIR a espositori e visitatori, in particolare a giovani imprenditori e fondatori di aziende.

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LA REGIONE LOMBARDIA PRONTA AL «CAMBIO DI PASSO» L’ECONOMIA ITALIANA CERCA NEL SISTEMA WIR NUOVI ORIZZONTI

Nel momento epocale in cui il virus della disgregazione sia sociale che economica sembra regnare in molti paesi d’Europa (Italia compresa), dalla vicina Lombardia arrivano segnali di una struttura che sembra essere sempre più propensa ad una incon-tenibile voglia di cambiamento.

A dire del presidente della Confindustria italiana Giorgio Squinzi, la crescita del sistema produttivo, nei primi quattro mesi del 2014, è stata praticamente pari allo zero. Nel contempo però l’Italia cerca di imporsi esprimendo una convulsa voglia di met-

tere un importante freno alla burocrazia e alla corruzione, cer-cando tra le varie soluzioni possibili qualcosa che giochi a favore di riforme certe, che permettano un minimo di coesione sociale.

Moneta complementareA questo proposito si è tenuto, presso il Palazzo Lombardia di Milano, il secondo appuntamento del progetto di sperimentazio-ne della moneta elettronica complementare. Una legge regionale del 2014, approvata dal Consiglio regionale, ha dunque consenti-to di dare il via ufficiale a questa rivoluzione economica che nel

Yves Wellauer e Doriana Botta hanno rappresentato la Banca WIR.

La moneta complementare WIR della Banca WIR ha tenuto a battesimo Sardex, la valida moneta complementare in uso da alcuni anni in Sardegna. Gli esperti economici italiani ravvisano anche sulla terra ferma opportunità per una crescita economica se l’introduzione della moneta complementare è accompagnata da una nuova etica.

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giro di pochi anni (forse mesi) dovrebbe permettere a questa regio-ne adiacente ai nostri confini di intraprendere un nuovo percorso di impostazione del sistema produttivo lombardo.

In merito a questa iniziativa, l’ex vicepresidente, oggi segretario generale, della Regione Lombardia Andrea Gibelli ha convocato oltre cento dirigenti regionali per diffondere la conoscenza sull’argomento, allo scopo di dare sviluppo e consapevolezza del-le enormi potenzialità dello strumento e raccogliere suggerimen-ti per l’applicazione di questa nuova visione di mercato sia al privato cittadino che alla pubblica amministrazione.

WIR e SardexTra i vari ospiti e relatori c’erano due rappresentanti della succur-sale della Banca WIR a Lugano. Yves Wellauer (responsabile suc-cursale) e Doriana Botta (sostituta), i quali hanno portato una significativa testimonianza, dettata dall’esperienza della moneta complementare WIR (dal 1934) e dalla sua progressiva trasfor-mazione in un sistema economico interno il quale ha saputo do-nare un sostanziale contributo all’economia svizzera.

È da segnalare la presenza di interlocutori di rango come Massimo Amato e Luca Fantacci, professori e ricercatori dell’Università Bocconi di Milano. Grandissimi esperti di storia delle istituzioni e crisi del sistema finanziario globale e storia economica e del pen-siero economico, professionalmente e umanamente impegnati nell’ambito del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Manage-ment Pubblico.

Entrambi si sono espressi a favore della moneta alternativa con analisi di approfondimento della materia economica del paese, entrando spesso a specificare il comportamento e l’analisi della Banca centrale europea la quale, negli ultimi anni, nonostante abbia messo in circolazione una ingente quantità di denaro liqui-do, non ha quasi mai potuto riscontrare risultati efficienti. Dun-que molte risorse sono rimaste inutilizzate probabilmente a cau-sa di un sistema forse troppo articolato.

Una struttura monetaria alternativa, a detta di questi due pro-fessori italiani, potrebbe evitare strane speculazioni finanziarie e illegali operazioni economiche a sfavore della criminalità orga-nizzata e di tutti i suoi derivati fuorilegge.

Francesco Baroni, direttore centrale della Programmazione inte-grata della Regione Lombardia, e Giorgio Papa, direttore genera-

le di Finlombarda (Finanziaria per lo sviluppo della Lombardia), hanno anche portato uno sguardo informato sul soggetto. Gli addetti ai lavori di questa giornata costruttiva e innovativa non hanno potuto esimersi dal prendere posizioni di grande assenso nei confronti del sistema WIR che da 80 anni costituisce l’equili-brato supporto per oltre 50 mila aziende svizzere e per il Sardex la moneta virtuale di Cagliari in Sardegna che ad oggi vanta una partecipazione che va ben oltre le mille unità produttive dell’iso-la italiana (sardex.net).

L’esempio dello STRO Tra tutti gli interventi di questa giornata formativa, è risultato essere molto significativo anche quello del rappresentante olan-dese Henk Van Arkel, il quale ha specificatamente parlato dello STRO (Social Trade Organisation; socialtrade.org) e della grande rete di questa moneta di compensazione. Un sistema che ha dato vita ad un apparato economico preso in seria considerazione da paesi e regioni più o meno povere, composte da aree dove quelle che vengono considerate materie prime non sempre corrispon-dono alla reale esigenza di mercato tendente ad informazioni piuttosto falsate.

Di certo c’è che il metodo STRO e il suo sistema di scambio hanno permesso ai proprietari di piccole imprese di investire senza dover subire alti tassi di interesse, e quindi rafforzare le infrastrutture locali. Aumenta la capacità produttiva attraverso la circolazione di una moneta locale e la domanda del consuma-tore, in paesi come Olanda, Spagna e altri meno ricchi come alcuni del Sud America e dell’America centrale.

Questa volta sembra che la vicina Italia e soprattutto la vicinis-sima Lombardia siano propense a cambiamenti risolutamente positivi e costruttivi. A quanto pare l’aumento delle tasse italiane nutre un importante vantaggio sul PIL (prodotto interno lordo). Questo fenomeno, a detta degli autorevoli uomini di economia italiana, se dovesse persistere creerebbe seri problemi di stabilità di tutti i mercati italiani ed europei.

Il sistema WIR, soprattutto in questa congiuntura di soluzioni alternative alla crisi globale, resta oltre che una speranza e valen-te esempio, la certezza che le operazioni di scambio tra i popoli possano restare uno dei più significativi mezzi di civiltà, cultura e onesto vivere.

PIETRO VAGLI VIELLO

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IL RITORNO DEL BISONTECugino del bufalo americano, il bisonte europeo era scomparso dal territorio elvetico mille anni fa. La specie, minacciata d’estinzione, beneficia di programmi di reintroduzione in semilibertà nelle grandi foreste. Una struttura di questo tipo dovrebbe nascere l’anno prossimo a Suchy (VD) e già alcuni esperti chiedono la messa in libertà degli animali nel Giura.

Estinti e poi risortiSecondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), in Svizzera il 40% delle specieanimali sono a rischio. Il Piano per la promozione delle specie prevede il miglio-ramento degli spazi vitali globali e la delimitazione di zone protette. Data la di-sponibilità limitata di mezzi occorre però fissare delle priorità. Ciò significa pur-troppo che specie «meno vistose» – ad esempio alcuni esemplari di insetti e gasteropodi – scompariranno in sordina.Questi animali saranno cancellati irrimediabilmente, al contrario di mammiferi quali l’orso bruno o il castoro europeo, considerati estinti e poi ritornati da oltre-frontiera – come l’orso bruno – senza peraltro suscitare grandi emozioni o rein-trodotti attivamente – come il castoro – con notevoli vantaggi per l’ambiente. Anche il bisonte potrà tornare a essere presente in Svizzera, ma solo se sarà libe-rato dalle gabbie degli zoo e non sarà più considerato come un fossile di epoche ormai remote, bensì un elemento dell’ecosistema malgrado la sua lunga assenza.

La lince e l’avvoltoio, ad esempio, sono riusciti in questa impresa, mentre l’orso e il lupo sono tollerati sempre e soltanto come animali di transito.

Orso brunoEsattamente 110 fa, il 1° settembre 1904 Padruot Fried, cacciatore provetto, ab-batté nella Val S-charl l’ultimo orso bruno in Svizzera. Nell’Altipiano il ricordo degli orsi si era perso molto prima, addirittura nel 15o secolo. Nel Giura e nelle Prealpi gli ultimi orsi futuro uccisi attorno al 1800. Sebbene verso il 1900 siano stati avvistati rari esemplari concentrati nella Bassa Engadina, almeno fino al 1889 in un ricettario di cucina, «Die Schweizerköchin» (La cuoca svizzera), faceva bella mostra di sé una speciale preparazione di carne di orso. «La carne di orso viene marinata e preparata come quella del cinghiale». Non è dato sapere se gli chef della Kurhaus Tarasp abbiano seguito questi consigli quando hanno cucinato per i loro ospiti l’orso di 118 chili abbattuto da Fried. La Svizzera non sembra deplorare particolarmente l’estinzione degli orsi; nessun programma di reintroduzione è all’or-

Attualmente, in Svizzera si può osservare il bisonte europeo nei parchi naturali e faunistici di Berna (foto), Arth-Goldau e Winterthur.

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Un secolo fa lo stambecco è stato reintegrato in Svizzera e circa 60 anni fa il castoro (cfr. articolo «Estinti e poi risorti»). Ora, con il bisonte, si annuncia il ritorno di un altro mammifero – circa un millennio dopo essere stato avvistato per l’ultima volta nella Svizzera orientale – un periodo talmente lungo che non vi è più alcuna traccia di esso nella memoria collettiva. In Svizzera, il bisonte europeo viveva nella regione dell’Altipiano, ma il disbo-scamento e lo sviluppo delle colture lo hanno spinto a migrare altrove. Già i contemporanei del Patto federale del Grütli avevano sicuramente dimenticato la sua esistenza.

Cugino del bisonte americano, quello europeo (Bison bonasus) è più slanciato e misura 1,80 metri di altezza al garrese. Un esem-plare maschio pesa da 700 a 1000 chilogrammi. Grazie alle sue membra più lunghe si procura con facilità i suoi 30 a 60 chilo-grammi di rami, foglie, boccioli, ghiande e bacche che, oltre a erbe e cortecce d’albero, fanno parte del suo menu quotidiano.

L’idea di parchi naturali dedicati specificamente alla salvaguardia dei bisonti europei è nata qualche anno fa dietro raccomanda-zione dell’«Association Bison d’Europe Suchy», che fa parte dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UICN) con sede a Gland (VD). Il primo parco di questo genere è in corso di realizzazione nei Grands Bois de Suchy, a qualche chilometro a sud-est di Yverdon-les-Bains, dove la prima colonia

di 6 a 8 animali dovrebbe essere reintrodotta l’anno prossimo. Tuttavia, non si tratta di una vera e propria reintroduzione poiché gli animali vivranno solo in semilibertà ovvero in parchi adibiti a foresta.

Bison d’Europe SuchyAll’origine dell’iniziativa, l’operatore forestale responsabile di Suchy, Michel Mercier, intendeva promuovere maggiormente le campagne di sensibilizzazione organizzate regolarmente su que-sto territorio di oltre 100 ettari. Insieme al biologo Alain Maibach ha quindi fondato l’«Association Bison d’Europe Suchy». Con il benestare delle autorità locali, cantonali e federali ora sono in procinto di pianificare uno spazio forestale di oltre 100 ettari che sarà popolato dai bisonti l’anno prossimo. Questa antica ed este-sa foresta offre numerosi vantaggi: l’umidità, la varietà delle sue essenze e la mancanza di pendenze molto ripide concorrono al successo dell’impresa. Oltre all’estensione territoriale di questo bosco, per adattarsi bene i bisonti europei hanno bisogno di poter vivere indisturbati lontani da occhi indiscreti, un compor-tamento che suscita sicuramente comprensione in Svizzera…

Sponsor cercasiNell’autunno 2014, l’Associazione intende moltiplicare i contatti con gli sponsor interessati a contribuire al budget annuale di cir-ca 160 000 franchi e al budget iniziale di sistemazione e insedia-

dine del giorno. Eppure le sorti di «Baloo» non hanno smesso di accendere gli animi nel nostro paese, dato che in Italia dal 1999 è in corso un reinsediamento di orsi bruni e che dal 2005 singoli animali nelle loro incursioni entrano nel territorio svizze-ro. Questo fenomeno ha indotto la Confederazione a mettere a punto una Strategia Orso basata sul presupposto che, in linea di principio, l’uomo e l’orso possono convi-vere pacificamente – una tesi non condivisa da tutti – e in cui si propone una suddi-visione di questi animali in tre tipologie: orso innocuo, orso problematico, orso peri-coloso. Quest’ultimo è destinato a essere abbattuto. Il piano strategico prevede anche dei risarcimenti per i danni causati dagli orsi.

LupoNemmeno il lupo ha vita facile in Svizzera. Cacciato da tempo immemorabile, la sua presenza è stata comunque tollerata fintantoché si è nutrito delle sue prede naturali, il cervo e il capriolo. Ma quando, con l’avvento delle armi da fuoco nel 19o secolo, questa selvaggina fu pressoché sterminata obbligando il lupo ad at-

taccare gli animali domestici, il suo destino era ormai segnato. L’ultimo esempla-re autoctono censito ufficialmente fu abbattuto nel 1871 presso Iragna (TI). Nell’Altipiano il lupo scomparve già nel 17o secolo ma nessuno, né qui né altrove, sembra sentirne la mancanza. Nemmeno la Confederazione, come emerge nella sua Strategia Lupo, intende sostenerne attivamente la reintroduzione. Dato che dal 1995 non è raro che singoli lupi sconfinino dalla vicina Italia – in settembre 2012 è stato avvistato il primo branco familiare – ci si vuole comunque prepara-re al suo ritorno, soprattutto per ridurre al minimo i conflitti con gli allevatori di bestiame minuto. Sul sito web www.kora.ch sono segnalati e costantemente ag-giornati gli avvistamenti di lupi.

LinceContrariamente ai grossi carnivori come l’orso e il lupo, la lince non rappresenta un pericolo per l’uomo. Tuttavia è stata oggetto di una caccia sistematica per la sua bella pelliccia e perché veniva considerata dai cacciatori come una rivale. Dagli inizi

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del 20o secolo è stata dichiarata estinta. La sua reintroduzione è stata attuata in modo attivo una volta acquisita la consapevolezza che un ecosistema intatto e un bosco sano non hanno bisogno solo di ungulati, ma anche di predatori carnivori che hanno caprioli e camosci sulla propria «lista della spesa». Per questo il 23 aprile 1971 a Melchtal (OW) è stata liberata una coppia di linci originaria dei Carpazi slovacchi. Circa l’80% delle oltre 100 linci svizzere vive nelle Alpi occidentali, il restante 20% nel Giura (in particolare nel Cantone di Soletta). L’animale è largamente accettato dalla popolazione, solo i cacciatori continuano a non vederlo di buon occhio temendone la concorrenza. La Strategia Lince della Confederazione prevede la possibilità di abbat-tere gli animali più aggressivi in cerca di cibo, pur dando la priorità alla cattura e allo spostamento in altre aree geografiche delle «linci problematiche».

Avvoltoio Per quanto riguarda l’accettazione, i predatori che si librano nel cielo hanno gio-co molto più facile rispetto ai colleghi quadrupedi che si possono incontrare in

una passeggiata nel bosco (o in città: il 19 giugno 2014 un treno ha investito e ucciso un lupo a Schlieren). Ma non è sempre stato così. Un tempo il gipeto veni-va chiamato l’avvoltoio degli agnelli, perché si pensava che cacciasse e si cibasse di cuccioli di pecora. Si narrava addirittura che ghermisse i bambini piccoli per portarli via e divorarli. Non stupisce quindi che gli sia stata data una caccia spie-tata fino all’ultimo esemplare, abbattuto nel 1886 nei dintorni di Visp. In realtà il gipeto si nutre quasi esclusivamente di ossa, diversamente dall’avvoltoio monaco e dal grifone. Può ingoiare ossa lunghe fino a 18 centimetri, mentre fa cadere dall’alto di una roccia quelle più lunghe per frantumarle. È la stessa sorte riserva-ta alle tartarughe di terra, scoperte dai gipeti nel bacino del Mediterraneo come cibo supplementare. Nel quadro degli sforzi europei finalizzati alla loro reintro-duzione, nel 1991 sono stati liberati per la prima volta dopo oltre 100 anni degli avvoltoi, all’interno del Parco nazionale. Nel 2007 due coppie di gipeti si sono ri-prodotte per la prima volta e l’anno dopo altre due coppie hanno messo al mon-do un pulcino ciascuna, una nella zona dell’Albula e l’altra in quella del passo del

mento di circa un milione di franchi. Per coprire quest’ultimo si punta soprattutto sulle imprese regionali che potrebbero anche aiutare con una partecipazione fattiva, ad esempio per il traspor-to dei materiali e degli animali, la costruzione di recinti e così via.

«Ad ogni modo non diventerà certamente un parco dei diverti-menti», insiste Alain Maibach. Gli escursionisti potranno sperare di intravedere un animale ma senza garanzia, poiché il bisonte ama la sua «privacy». «Nel corso di numerose ore d’ispezione in una foresta in Polonia ho avuto la fortuna di scorgere una madre con il suo piccolo. Ma sarebbe stato pericoloso avvicinarmi. Se la madre avesse percepito un pericolo sarebbe venuta alla carica.» A Suchy, un recinto nel quale la fauna selvatica può muoversi a suo agio proteggerà i bisonti dall’uomo (e viceversa).

Bonus per la biodiversitàLo spazio sarà suddiviso in tre settori di 40 ettari ciascuno. Due di questi saranno aperti agli escursionisti e verranno lavorati normalmente dai forestali, mentre il terzo sarà riservato agli ani-mali. L’alternanza tra i settori sarà determinata dall’impatto dei bisonti sull’ambiente, secondo le previsioni ogni tre-cinque anni. Per Alain Maibach questo è uno degli aspetti più interessanti del progetto, anche se poco visibile. L’apporto di foraggio dall’ester-no sarà limitato poiché il bisonte europeo ha dimostrato notevoli capacità di adattamento. «Tuttavia, il bisonte farà le sue scelte

alimentari che a loro volta avranno un impatto sull’ambiente. Nutrendosi di determinati vegetali darà la possibilità ad altri di svilupparsi cosicché le sue preferenze imprimeranno una nuova dinamica alla diversificazione dell’ecosistema.» Nelle nostre foreste così ben regolamentate questo fenomeno benefico per la biodi-versità si verifica soltanto quando una tempesta o un incendio devastano grandi superfici!

Un miracolo del mondo animaleIl progetto di Suchy è tanto più notevole se si considera che il bisonte europeo ne ha fatta di strada: l’ultimo bisonte allo stato brado fu ucciso nel 1921 in Polonia, ma la specie è riuscita a so-pravvivere grazie a 54 esemplari curati negli zoo. Questi erano discendenti di bisonti che lo zar di Russia aveva dato in omaggio a parchi e riserve di animali selvatici. Grazie a programmi di alle-vamento oggi si contano nuovamente circa 3500 animali, tutta-via ancora troppo pochi per evitare delle fragilità dovute alla consanguineità. Alain Maibach ricorda che con una popolazione di 20 000 esemplari, il cavallo Franches-Montagnes (Freiberger) è considerato una razza fragile. Per risalire la china, l’UICN privilegia la salvaguardia di piccoli insediamenti che accolgono esemplari selezionati dal pedigree conosciuto. Tali insediamenti esistono già in Francia e Germania. Ognuna di queste strutture è sog-getta al controllo dell’UICN. «Funzioneremo come un ostello», commenta sorridente Alain Maibach, il futuro responsabile di

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un’istituzione un po’ diversa dalle altre, con vista panoramica sulle Alpi, il Giura e il Lago di Neuchâtel.

Abbattere le barrierePiù a nord, Darius Weber di Hintermann & Weber AG a Reinach (BL), un ufficio di consulenza, pianificazione e ricerca nell’ambito della salvaguardia dell’ambiente, vuole andare oltre e rimettere in libertà il bisonte. L’esperimento ha avuto esito positivo in Germa-nia e allora perché non farlo nel Giura? La topografia del cantone è idonea e la rete stradale non è così fitta come nell’Altipiano.

«Nei primi tempi è necessario un recinto», conferma l’esperto. Ma dopo qualche anno, il tempo necessario affinché l’uomo e l’ani-male abbiano imparato a convivere, spera di far cadere le barriere. Il cervo vive nei nostri boschi e allora perché non il bisonte? L’animale non è né più né meno aggressivo di una mucca e co-munque ogni escursionista che si avvicina troppo a un vitello scopre ben presto i limiti della mansuetudine dei ruminanti.

Resta la questione delle ripercussioni sul biotopo. Il bisonte si sentirà a suo agio nell’Altipiano svizzero? Non disturberà le abi-tudini della fauna esistente? Darius Weber non porta ad esempio la lince ma lo stambecco, che ha ritrovato con tale facilità il suo habitat naturale sulle Alpi che la maggior parte della popolazione

non sa nemmeno che era estinto ed è tornato solo dopo il suo rein-sediamento nel 1911 (cfr. articolo «Estinti e poi risorti). In conclu-sione, ascoltandolo ci si convince che il solo handicap del bisonte è quello di non figurare nello stemma di alcuna bandiera canto-nale. Il progetto molto innovativo ha già suscitato l’interesse di privati, ma sarà necessario il sostegno degli enti pubblici, della collettività e, in particolare, dei comuni ospiti. Tornano i tempi del bisonte europeo. Utopia? Niente affatto.

VINCENT BORCARD

Forno. Attualmente nell’intero arco alpino vivono circa 100 gipeti, la metà circa dei quali visibili anche nella regione alpina svizzera. Per ampliare la varietà gene-tica, altri gipeti sono stati messi in libertà: in maggio 2012, ad esempio, due esemplari hanno ritrovato il loro habitat naturale a Calfeisental (SG) grazie alla Fondazione Pro Gipeto.

Un rapace che ha evitato per poco l’estinzione è l’aquila reale. Braccata e caccia-ta per secoli, è stata dichiarata specie protetta nel 1926. Delle circa 1200 coppie, più o meno 300 vivono e si riproducono in Svizzera.

CastoroPer il castoro, la condanna a morte in Svizzera è stata emessa attorno al 1800. L’animale era molto apprezzato per la sua pelliccia, per le sue carni e per il casto-reo, una secrezione ghiandolare suscettibile, secondo le credenze, di alleviare i crampi e le crisi epilettiche. Verso il 1900, dei 100 milioni di esemplari ne erano

rimasti in Europa circa un migliaio, di cui 2030 in Francia, 300 al massimo in Norvegia e il resto in Russia. Verso gli anni Cinquanta in Svizzera si capì che il castoro aveva un ruolo importante nell’ecosistema idrico. I primi castori furono introdotti nella regione del Lago Lemano nel 1956. Dal 1962 sono una specie protetta. Con la Strategia Castoro adottata nel 2004 si mira tra l’altro a preserva-re o rivitalizzare gli spazi vitali necessari alla sua sopravvivenza duratura. I casto-ri creano talvolta qualche fastidio, quando scortecciano gli alberi da frutto o causano inondazioni.

Cervo, capriolo e camoscioLa contrazione degli spazi vitali e l’intensificazione della caccia hanno portato nel 1850 all’estinzione del cervo. E a proposito del capriolo, nel trattato «Brehms Thierleben», edizione 1892, si legge: «Tranne alcuni branchi isolati, in Svizzera il capriolo è scomparso.» La prima Legge federale sulla caccia del 1875, che preve-deva restrizioni della stagione venatoria e del numero di capi abbattuti, fu

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promulgata giusto in tempo per garantire la sopravvivenza degli animali che ar-rivavano dall’Austria (cervo) e dalla Germania meridionale (capriolo). Anche gli ultimi contingenti di camosci autoctoni hanno tratto profitto dalla normativa e hanno potuto vivere in pace. L’unico criterio per la protezione di singole specie animali era a quei tempi la loro utilità o nocività. Per questo il destino del lupo, dell’orso, della lince o del gipeto non è stato nemmeno considerato durante il dibattimento parlamentare.

StambeccoIl fatto che le sue carni siamo particolarmente prelibate e che ogni parte del suo corpo – corna, peli, pelle, sangue e persino gli escrementi – venga impiegato per scopi pseudomedicinali ha condannato lo stambecco a sicura estinzione. L’ani-male che ornava lo stemma della Lega Caddea prima e del Cantone dei Grigioni poi era scomparso nelle regioni svizzere orientali già nel 17o secolo. Due secoli dopo, all’inizio del 19o secolo non esisteva più un solo stambecco in tutto l’arco alpino. L’unica eccezione era rappresentata da un centinaio di esemplari nell’area

del Gran Paradiso in Italia, dove la specie è protetta dal 1820. Poiché il re Vittorio Emanuele III ne vietò l’esportazione, i primi capi furono introdotti in Svizzera di contrabbando nel 1906. Un programma di allevamento ha permesso di ottenere una popolazione di stambecchi tale da procedere a un rinselvatichimento degli animali. Dal 1977 il contingente viene regolato mediante la caccia.

DANIEL FLURY

Intervista a Marc Rosset, curatore del parco zoologico Dählhölzli di Berna

Quanti sono i bisonti nel parco zoologico Dählhölzli?Attualmente sono quattro maschi e otto femmine. Si tratta all’incirca del numero da noi previsto.

È molto impegnativo curarli?Alci, renne ma anche caprioli sono molto più selettivi per quanto riguarda la loro alimentazione e quindi più esigenti. Ad esempio, ad un alce non si può semplicemente dare una balla di fieno perché non mangia cibo da terra. I bisonti sono impegnativi perché sollecitano notevolmente i recinti, calpestano tutto e scorticano gli alberi. Per questo motivo è necessario proteggere i singoli alberi con mucchi di rami avvolti con reti metalliche – ciò che a sua volta crea spazi vita-li supplementari per piccoli animali – oppure recintare gruppi di al-beri con inferriate. Affinché i bisonti possano comunque dedicarsi alla loro occupazione preferita, mettiamo dei tronchi recisi nel recin-to e forniamo loro fieno e foraggio speciale.

Quali sono le prospettive di riproduzione? Tutti gli animali possono restare nel Dählhölzli?No, i maschi adulti tormenterebbero quelli piccoli mentre monte-rebbero le femmine. Non dobbiamo arrivare a questo punto anche perché tutti i bisonti viventi discendono da 12 animali e quindi pre-sentano un notevole grado di consanguineità. Preferiamo quindi cedere gli animali in soprannumero a zoo o a progetti di rinselvati-chimento, ad esempio in Romania, Polonia o Russia.

Sarebbe quindi disposto a cedere animali anche per il progetto di rin-selvatichimento in Svizzera e quali dimensioni dovrebbe avere una mandria all’inizio?Se tutte le autorità interessate danno il via libera al progetto non vedo alcun ostacolo. Una mandria iniziale dovrebbe essere composta da almeno un esemplare maschio e quattro femmine.

Sarebbe ancora sicuro per gli esseri umani passeggiare per un bosco popolato da bisonti?Ho qualche dubbio in merito: non vorrei avvicinarmi troppo a una madre che vuole proteggere il suo piccolo. Consiglio un recinto con un accesso controllato per le persone.

Lo sterminio dei bisonti era stato causato dalla caccia e dalla defore-stazione. Lo stesso bisonte però non si prende affatto cura degli albe-ri. Le foreste del Giura sopravviverebbero a una grande mandria?Si tratta di una questione che riguarda le dimensioni e la fertilità della superficie forestale disponibile. I bisonti non si nutrono solo di cortecce ma anche di fogliame, erbe, bacche e funghi. Ad ogni modo bisogna prevedere accanimenti analoghi a quelli provocati dai cervi.

Quali sono secondo lei le chance per i progetti svizzeri?Vedo buone probabilità di successo per Suchy, dove è previsto un recinto per gli animali. Non conosco il progetto nel Giura; comunque fatico ad immaginarmi che i bisonti vadano girovagando liberamen-te per le foreste del Cantone. Un progetto simile nella zona delle montagne del Rothaar in Germania si è concluso con la recinzione della mandria.

INTERVISTA: DANIEL FLURY

Il bisonte europeo è il mammifero terrestre più grande d’Europa. Nel Parco degli animali Dählhölzli (Berna) una passerella di 250 metri di lunghezza con tavole informative, panchine, una piattaforma panoramica e cannocchiali lungo il suo percorso porta nella riserva dei bisonti, che si estende per ben 5 ettari.

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LA DISPOSIZIONE DEL PAZIENTE

Fondamentalmente, l’allestimento di una disposizione del paziente è opportuno per tutte le persone capaci di discernimento, ma occorre pensarci per tempo fintanto che si è ancora in grado di farlo. A che cosa si deve prestare attenzione?

Per noi è più che naturale decidere e determinare ogni giorno ciò che vogliamo o non vogliamo dalla vita.

La libertà personaleLa libertà personale è ancorata nella nostra Costituzione e assu-me una grande rilevanza nella nostra cultura. Questo diritto di autodeterminazione interessa ogni aspetto della nostra vita. La capacità di discernimento non dipende né dall’età, né dallo stato di salute. Le persone che hanno la facoltà di agire ragionevol-mente, prevedere gli effetti delle proprie decisioni e comportarsi di conseguenza sono capaci di discernimento.

Decisioni autonome Ogni essere umano capace di giudicare prende decisioni, in ampia misura autonome, in merito al suo patrimonio e alla sua perso-na. Può essere molto parsimonioso o indebitarsi. Spetta a lui decidere se praticare uno sport, compromettere consapevol-mente la propria salute con il fumo o pregiudicare la qualità della sua vita mangiando troppo e male, così come quali principi etici seguire.

Disposizioni di ultima volontà Pensando alla morte, spesso nasce il desiderio di disporre un’ulti-ma volta di ciò che deve succedere con i propri beni. Inoltre, con un testamento o un contratto successorio si evitano preventiva-mente le discordie tra gli eredi. Se la volontà del testatore è chiara non occorre più litigare.

Incapacità di discernimentoIl diritto di autodeterminazione non si estingue solo con il deces-so, ma anche all’insorgere dell’incapacità di discernimento. Dopo la perdita di conoscenza in seguito a un incidente o a una malat-tia non si è più in grado di esprimere la propria volontà e di prendere decisioni.

Al giorno d’oggi la medicina può posticipare notevolmente il deces-so. Per molti ciò significa una lunga terza età all’insegna di salute e vitalità, ma per altri è una condanna a vegetare in uno stato tra la vita e la morte. In età avanzata sono numerosi i malati di demenza.

Michael Schumacher è un tragico esempio di come un incidente possa cambiare tutto da un momento all’altro. Ci auguriamo che, tenendo conto della sua professione a rischio, abbia allestito una disposizione del paziente e non solo le disposizioni di ultima, ma anche di «penultima» volontà.

Colui che redige una disposizione del paziente specifica per iscritto la sua volontà personale in merito alle eventuali misure mediche, premunendosi contro l’evenienza di una perdita di co-noscenza in seguito a incidente o malattia e quindi contro l’inca-pacità di comunicare. L’autore indica quindi – al di là della sua eventuale incapacità di discernimento – le misure mediche che intende accettare e quelle da rifiutare.

La mancanza di una disposizione del paziente può gravare pe-santemente sulla coscienza dei parenti più stretti che, in una si-tuazione di per sé difficile, devono prendere decisioni importanti senza conoscere sempre esattamente la volontà del paziente.

Revisione del codice civile 2013La disposizione del paziente non è una novità ma, con il nuovo diritto di protezione degli adulti entrato in vigore nel 2013, que-sto diritto di autodeterminazione è stato rafforzato ed è stata creata una base giuridica trasparente e unitaria.

L’équipe medica ha l’obbligo di rispettare la disposizione del pa-ziente a condizione che non violi le norme di legge e che non sussistano dubbi fondati in merito alla libera e presunta volontà del paziente.

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È opportuno redigere una disposizione del paziente?È opportuno redigere una disposizione del paziente a prescindere dall’età o dallo stato di salute.

A seconda del decorso della malattia, i pazienti possono definire con precisione gli obiettivi del trattamento. Le persone anziane stabiliscono come devono essere curate prima del rischio di de-clino delle loro facoltà mentali. I giovani, anche i minorenni ca-paci di discernimento, definiscono in modo più generale i metodi di trattamento in base ai loro valori etici.

Già solo il fatto di riflettere su una disposizione del paziente con l’eventuale aiuto di un consulente contribuisce a mettere in chia-ro i propri valori etici e morali e a decidere su ciò che si vuole veramente. La disposizione del paziente è anche utile per la co-municazione tra gli interessati e promuove uno scambio di idee. Ad ogni modo si tratta di uno strumento efficace che consente all’équipe curante e alla persona avente diritto di rappresentanza di prendere decisioni mediche concrete che rispettano la volontà del paziente incapace di discernimento. Ciò rappresenta una grande liberazione deontologica per iI medico ed etica per i con-giunti. Tuttavia, fintanto che una persona è capace di discerni-mento deve essere rispettata la sua volontà comunicata esplici-tamente e non la disposizione del paziente. Peraltro, il diritto di autodeterminazione tutela anche la libertà di non redigere una disposizione del paziente o di revocarla in qualsiasi momento.

Contenuto di una disposizione del pazienteLa disposizione del paziente definisce in modo vincolante le mi-sure mediche che si accettano e che si rifiutano in caso di inca-pacità di discernimento, in particolare per quanto riguarda la terapia del dolore, le misure di prolungamento della vita, l’alimen-tazione artificiale, i tentativi di rianimazione e così via.

Inoltre, è opportuno che nella disposizione il paziente precisi i suoi valori etici e morali in relazione alla sua idea di qualità della vita. Tali precisazioni sono una linea direttiva e quindi un grande aiuto per l’équipe curante al momento di prendere decisioni in merito alla terapia, anche perché è impossibile prevedere ogni eventualità nel corso di un trattamento.

Può anche essere designata una persona fisica che, in caso di incapacità di discernimento del paziente, decida a suo nome e concordi con l’équipe curante le misure mediche del caso. La per-sona avente diritto di rappresentanza può essere definita libera-mente dal paziente nella sua disposizione.

Requisiti formali e custodiaAnalogamente alle disposizioni di ultima volontà, anche la dispo-sizione del paziente è soggetta a requisiti formali. Deve essere redatta per iscritto, datata e munita di firma autografa. In Inter-net sono disponibili numerosi moduli in merito.1

La migliore disposizione del paziente non ha alcun valore se non se ne prende atto rapidamente. Dovrebbe quindi essere deposita-ta presso il medico di famiglia o una persona vicina. Esistono anche istituzioni che offrono un servizio di custodia dietro paga-mento. Dal 2013, sulla tessera dell’assicurazione malattia obbli-gatoria può essere memorizzato il luogo di deposito. Medici o farmacisti sono a disposizione per rispondere a domande in me-rito al deposito e alla memorizzazione.

ImportanzaIl medico deve consultare la tessera d’assicurazione malattia di un paziente incapace di discernimento prima di sottoporlo a dei trattamenti. Se è stata allestita una disposizione del paziente, le decisioni vengono prese secondo le istruzioni ivi specificate. Se non esiste una disposizione del paziente con istruzioni, possono decidere le seguenti persone nell’ordine elencato di seguito:1. la persona designata nella disposizione del paziente o nel

mandato precauzionale;2. il tutore avente diritto di rappresentanza per questioni mediche;3. il coniuge o partner registrato/a;4. la persona che vive nella stessa economia domestica del pa-

ziente incapace di discernimento; 5. le persone che assistono regolarmente e personalmente il pa-

ziente incapace di discernimento: - i discendenti; - i genitori; - i fratelli e/o le sorelle;6. l’équipe medica secondo scienza e coscienza.

Se l’équipe medica non rispetta la disposizione del paziente o l’ordine legale delle persone succitato, si può fare appello alle Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA).

PROF. URSULA GUGGENBÜHL

1 All’indirizzo www.fmh.ch/it, la Federazione dei medici svizzeri (FMH) e l’Accade-mia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) propongono due varianti della disposizione del paziente come anche una tessera informativa da custodire nel portamonete.

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NETWORKING: COME TESSERE E CURARE RELAZIONI

Chi è in grado di curare in modo mirato i contatti professionali o privati può riuscire a costruirsi una rete di relazioni efficace. Quali sono gli aspetti di cui tener conto? Dove e come è possibile allacciare nuovi contatti?

Crearsi una rete (fare networking, come si dice oggi) significa instaurare e mantenere un insieme di contatti professionali e privati. Questi contatti possono servire a raggiungere un de-terminato scopo. Da interessi comuni possono nascere nuovi contatti.

Da un lato ci sono le relazioni con amici, parenti e conoscenti; dall’altro, invece, le reti di contatti professionali, il cui obiettivo sono i vantaggi reciproci dei partecipanti.

Tipologie di retiUna prima distinzione è tra reti aperte e chiuse. Quelle aperte sono accessibili a tutti: pensiamo a fornitori di informazioni come ad esempio le camere di commercio. Le reti chiuse, invece, hanno spesso rigide regole di accesso. Chi vuole diventare mem-bro deve prima presentare richiesta e/o essere raccomandato da un altro membro. Le reti legate a una determinata area geografica nascono da contatti a livello regionale: è il caso ad esempio dei circoli o delle associazioni regionali. Oggi esistono anche le reti virtuali: con Facebook o Myspace chiunque può, attraverso il suo profilo Internet, navigare e farsi conoscere nel mondo virtuale, anche se ognuno deve valutare attentamente i pro e i contro di questa modalità.

Anche gli eventi sportivi sono un catalizzatore delle relazioni professionali: pensiamo al golf, che permette alle persone di in-contrarsi in un ambiente disteso e di curare i contatti sociali. Ed è proprio in queste situazioni di relax che si fanno affari tra business partner. Il significato del networking nella vita quotidianaTessere e curare una rete di contatti nella vita di ogni giorno non è dunque cosa da poco. I pericoli insiti nell’uso delle reti virtuali vengono in parte sottovalutati.

• Avere pazienza e fidarsi del proprio istintoPaolo Quadri* è un imprenditore di successo che negli ultimi 20 anni ha costruito un’ampia rete di relazioni. Come ci è riusci-to? Con molta pazienza, dedicando tempo e fidandosi spesso del proprio istinto. Nel suo modo di fare riconosciamo, tra gli altri valori, la lealtà, la sincerità e l’affidabilità. Nei suoi contatti Paolo Quadri si è sempre dimostrato pronto a dare una mano. Sosteni-tore della necessità di aiutarsi reciprocamente, si è sempre bat-tuto per relazioni equilibrate. Nel fare networking Paolo Quadri non ha solo cercato di costruirsi la rete più ampia possibile, ma anche di approfondire e di migliorare la qualità dei contatti. In-fatti, affinché una rete funzioni tutti i pezzi del mosaico devono incastrarsi perfettamente.

• Quelle imbarazzanti foto della festa...Francesca Gorini* ha 23 anni ed è alla ricerca di un nuovo lavoro come collaboratrice specializzata presso una ditta di servizi. Ha portato a termine una formazione di impiegata di commercio e ha al suo attivo un paio d’anni di esperienza professionale. Il di-partimento del personale di una ditta interessata al profilo di Francesca Gorini si imbatte casualmente in alcune foto alquanto imbarazzanti di Francesca Gorini su Internet. È evidente che Francesca Gorini ha sottovalutato le lacune di sicurezza dei so-cial network. Tutto ciò che viene postato su Internet può avere ripercussioni negative sulla reputazione di una persona. Non sa-rebbe la prima volta che qualcuno perde una buona occasione per colpa di informazioni compromettenti.

• Molte domandeAlberto Bracchi * vuole saperne di più sulla sua rete e imparare a gestirla meglio.Innanzitutto deve rispondere alle seguenti domande: qual è il mio obiettivo? Che cosa posso fare per raggiungerlo? Quali sono i miei punti di forza? Qual è la mia USP (unique selling proposition = unicità)? Quanto tempo o denaro sono disposto a investire?

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Che risultati dovrebbe dare il networking? Quali persone mi pos-sono aiutare? Dove posso trovare contatti importanti? Come devo presentare me stesso e le mie idee? Che cos’ho da offrire in cambio? Approfondendo i vari interrogativi Alberto Bracchi si rende conto che ci vuole un lavoro più intenso e meticoloso.

Alberto Bracchi ha un buon fiuto per le persone, è affabile e sa valutare le capacità altrui. Si chiede chi, oltre a familiari e amici, può entrare a far parte della sua rete. Innanzitutto ci sono i vici-ni, il medico di fiducia, il consulente fiscale, il consulente banca-rio, il panettiere e il meccanico. Tutte queste persone possono anche dare delle referenze su di lui. Potrebbe allacciare altri con-tatti alla mensa del personale o in occasione di viaggi di lavoro con i colleghi di altri dipartimenti. Ottime occasioni di network-ing sono anche le fiere specializzate, i seminari, gli spostamenti in treno e le visite in zona.

• Come intavolare un dialogo distesoL’ampliamento della propria rete inizia spesso con un colloquio rilassato in occasione di un evento sociale. Che consigli dare a Paola Bianchi* su come intavolare un dialogo disteso? Innanzi-tutto cominciare con una domanda innocua. Non è facile creare un’atmosfera gradevole e rilassata che ci permetta di essere ri-cordati come persone interessanti, divertenti, simpatiche, piene di tatto e, perché no, di humor da parte di un interlocutore. Paola Bianchi può anche utilizzare il linguaggio del corpo e il contatto visivo per far capire a chi le sta davanti di essere vera-mente interessata a quello che dice. Il cosiddetto «small talk» non deve risultare artificiale ma sincero. Ponendo domande aperte Paola Bianchi può offrire al suo interlocutore abbastanza mar-gine di manovra per esprimersi, ad esempio «Che tipo di espe-rienze ha avuto finora con ...?» Le domande chiuse, invece (del

tipo «Le piace questo quadro?»), rischiano di portare il colloquio in una determinata direzione con risposte spesso prevedibili. Bisogna assolutamente evitare un’atmosfera da interrogatorio con risposte ripetitive sì-no.

Inoltre Paola Bianchi non deve mettere sé stessa al centro perché il suo interlocutore si sentirebbe relegato in secondo piano. Nella maggior parte dei casi le osservazioni polemiche o critiche inci-dono negativamente sulla conversazione. Si consiglia di fare qualche osservazione, possibilmente positiva, sull’evento in cor-so. Anche parlare del viaggio, del panorama che si gode dalla terrazza o di sport può essere un modo per iniziare un dialogo disteso. Meglio stare lontani da temi spinosi come religione, po-litica, malattie, soldi/patrimonio. Insomma, è consigliabile evitare tutto quello che può influenzare negativamente il clima.

Può anche essere utile sondare il terreno per vedere se un even-tuale interlocutore mostra una certa apertura prima di presen-tarsi brevemente e di intavolare la conversazione.

ConclusionePer allacciare e mantenere contatti di qualità bisogna impegnar-si molto. L’obiettivo non deve essere creare il numero maggiore possibile di relazioni, ma apprezzare e curare i singoli contatti. Per una rete solida, uno degli ingredienti principali è infatti la qualità dei contatti. Tutti i partecipanti dovrebbero considerarsi «utenti», e questo per una maggiore sicurezza anche in futuro.

ENRICO LOMBARDI

INTRA DM AG, TRAINING & MARKETING,

ZURIGO

* Tutti i nomi citati sono fittizi

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LE FONDAMENTA DELLA CONGIUNTURA EDILIZIA STANNO CEDENDO?

Il settore edile, insieme al consumo privato e alla spesa pubblica, non solo ha consentito all’economia svizzera di evitare la recessione dopo il 2008, ma ha anche contribuito a realizzare una crescita economica soddisfacente nonostante le gravi difficoltà, soprattutto sul versante valutario. Nell’anno in corso l’edilizia si è confermata una delle principali forze trainanti della congiuntura nazionale, anche se altri settori – ad esempio, l’export – mostra-no una ripresa.

Anche nel 2015 la nostra situazione economica generale dipen-derà in larga misura dalla congiuntura edilizia, che al momento mostra solo sporadici segni di cedimento.

Buone premesseQuest’anno è iniziato in modo positivo. Nel 2013 gli investimenti nel comparto edile hanno registrato un nuovo aumento del 2,3%. Il risultato complessivo ha però accusato una flessione del 3,6% risentendo del volume ridotto di lavori pubblici di manu-tenzione dovuto a misure di risparmio. Di conseguenza le spe-se per l’edilizia sono salite complessivamente solo dell’1,8% a 63 miliardi di franchi. Il 2013 è stato il quattordicesimo anno consecutivo in cui l’attività edile ha avuto un andamento ascen-dente, dall’ultima contrazione nel 1999. Come spesso accade verso la fine di un ciclo congiunturale, si è accentuata l’impor-tanza della costruzione di edifici a scapito delle opere di genio civile. Lo scorso anno, la spesa per l’edilizia fuori terra è stata

superiore del 3,1% mentre quelle per l’edilizia sotterranea infe-riore dello 0,9%. Ciò è riconducibile soprattutto alla conclusione di grandi progetti infrastrutturali (tra questi, la galleria di base del San Gottardo).

L’industria edilizia ha inaugurato l’anno con una scorta di com-messe piuttosto consistente, per un totale di 42,7 miliardi di franchi, pari allo 0,3% in più rispetto a inizio 2013. La crescita modesta indica peraltro un’inversione di tendenza.

Non stupisce quindi che la maggior parte degli imprenditori edili giudichi la propria situazione più positivamente rispetto a qual-che anno fa. Grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli di aprile, l’attività di costruzione 2014 è cominciata prima degli anni passati. Questo però significherà anche un esaurimento altret-tanto precoce delle riserve di lavoro. Il settore della progettazio-ne segnala già ora una leggera flessione. Gli imprenditori edili hanno peraltro adottato un atteggiamento di maggiore cautela nell’assunzione di personale. L’idea che il tempo delle vacche grasse perduri ancora comincia lentamente a vacillare.

Segni premonitori all’orizzonteCome sempre, i primi segnali di un indebolimento della con-giuntura si delineano nelle aree periferiche. Il Ticino ne è ancora una volta un esempio lampante. Già adesso il suo mercato im-mobiliare è in preda a «pianto e stridore di denti». Gli acquisti di immobili registrati nelle statistiche cantonali sono scesi del 20,7% rispetto all’anno scorso, il loro valore addirittura del 21,7%. La lunga fase di surriscaldamento del mercato si sta smorzando. Dal 2003 al 2013 il valore delle vendite è quasi rad-doppiato, passando da 2,3 a 4,1 miliardi di franchi. L’andamento in Ticino è sempre stato caratterizzato da ampie fluttuazioni. Qui il settore edile rappresenta oltre un decimo della perfor-

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mance economica complessiva. Le prospettive per il 2015 get-tano molte ombre nel «Cantone del sole».

Uno sviluppo simile si riscontra anche all’altro capo dell’arco di costruzione, per quanto riguarda gli elettrodomestici. In questo ambito il fatturato dipende non soltanto dalla volontà di rinno-vare gli apparecchi da parte dei consumatori, ma anche dal nu-mero di nuovi edifici in cui predisporre le installazioni. E in quest’ultimo caso la situazione è da mesi assai difficile. I com-mittenti fanno pressione sui prezzi come non mai, obbligando gli offerenti a ridurre continuamente i prezzi e a ritoccare al ribasso i propri margini. Questi segni premonitori fanno presagire per i prossimi mesi ripercussioni del fenomeno anche sull’indotto.

Chi saranno le prime vittime?Azzardiamo la previsione che l’anno prossimo le imprese di co-struzioni cercheranno di ottenere prezzi ancora più convenienti dai loro fornitori e subappaltatori. Ciò potrebbe causare grosse complicazioni e intensificare le richieste di maggiori interventi statali soprattutto nelle regioni di confine, dove uno stuolo di professionisti autonomi reali o di facciata preme per entrare su un mercato – come quello svizzero – ancora lucrativo.

E prevediamo anche che le inevitabili correzioni di prezzo col-piranno in modo molto più marcato i terreni e gli immobili che le opere di costruzione. Riteniamo tuttavia che non ci si debba abbandonare al catastrofismo. Per questo motivo consideriamo non solo errata, ma addirittura pericolosa, la prognosi formu-lata dal Credit Suisse nell’indice costruzioni Svizzera, secondo cui nel 2015 la domanda di appartamenti in affitto potrebbe calare fino al 20% rispetto ad oggi. Crediamo comunque che il mercato subirà un aggiustamento. La domanda di abitazioni a prezzi bassi non accenna ad attenuarsi, mentre la vendita di immobili di lusso in posizioni poco interessanti incontra grosse difficoltà.

In questo contesto si colloca anche la constatazione che il rialzo degli ultimi anni nel comparto immobiliare era in gran parte «fatto in casa» e non dovuto in primo luogo all’immigrazione dall’Euro- zona. Lo ha ribadito anche l’Ufficio federale delle abitazioni che afferma esserci effettivamente un nesso tra l’aumento dei nuclei familiari stranieri e l’andamento dei prezzi sul mercato delle abi-tazioni in affitto e di proprietà, ma solo attorno al Lemano e al

Lago di Costanza e nelle aree privilegiate nelle grandi agglomera-zioni di Zurigo e Lucerna. È interessante notare che, quando l’im-migrazione ha raggiunto il suo picco, non si è assistito a un incre-mento della crescita dei prezzi, bensì a un rallentamento. Già nel 2013 il corrispondente indice dei prezzi segnalava un rialzo di appena l’1,1%, il più contenuto da dieci anni a questa parte.

Dallo stesso studio emerge inoltre che gli stranieri trasferitisi in Svizzera non hanno stravolto il mercato degli appartamenti in affitto e delle case unifamiliari. Dal 2004 la quota di proprietari svizzeri di abitazioni è salita dal 46,9% al 49% a fronte di un calo della quota di proprietari stranieri dal 18% al 17,6%. Più marcata è per contro l’incidenza degli stranieri nel settore locativo. Anche in questo caso però essi non sono responsabili dello squilibrio del mercato degli appartamenti in affitto nella fascia di prezzo infe-riore e medio. La nuova politica della Svizzera in materia di immi-grazione basata sulla contingentazione non porterà cambiamenti radicali sul mercato delle abitazioni.

CommentoNon servono nuovi deterrenti contro la pro-prietà abitativa

Da un punto di vista politico-sociale, la quota più elevata di proprietà immobiliare dei cittadini svizzeri (attualmente 49%) non può che essere considerata positivamente (la quota globale – i cittadini stranieri inclusi – è inferiore al 40%). L’ampia diffusione della proprietà abitativa è stata favorita dall’agguerrita concorrenza tra banche erogatrici di crediti, dai tassi di interesse ai minimi storici e, non da ultimo, dal l’evoluzione positiva dei salari degli ultimi anni grazie all’inflazione zero.

A una domanda in aumento corrispondono prezzi in ascesa, dato che il terreno disponibile non si può moltiplicare. La questione cruciale è determinare fino a quale reddito e in quale situazione economica personale questi costi siano ancora sostenibili senza che, in caso di rialzo dei tassi o di diminuzione del reddito, i pro-prietari si vedano costretti a vendere il proprio immobile con pe-santi ripercussioni per se stessi e per i concedenti del credito.

I pareri sui limiti di tolleranza possono essere alquanto discor-danti. È certo però che un forte aumento generalizzato dei tassi non comporta un immediato aggravio degli oneri per interessi.

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«Se vogliamo preservare la congiuntura edilizia, non dobbiamo inasprire la regolamentazione per l’acquisto di proprietà abitative.»

Sulla durata di tale intervallo – tre anni o un periodo più lungo – si possono fare solo delle congetture.

I calcoli di sostenibilità di banche, casse pensioni e assicurazioni che erogano crediti sono sempre stati improntati alla massima prudenza. Oggi quasi tutti si attengono alla regola del 30%: i costi dell’ immobile da acquistare, comprese le spese di manu-tenzione, non devono superare il 30% del reddito su cui, secondo una stima umanamente ragionevole, si può contare. Inoltre, il compratore deve essere in grado di coprire il 20% del prezzo con fondi propri.

Una villetta unifamiliare che costa 800 000 franchi presuppone pertanto – con un debito di 640 000 franchi, un tasso ipotecario del 5% e spese di manutenzione del 3% – un reddito annuo di circa 150 000 franchi, un’entrata che praticamente solo una coppia in cui entrambi lavorano può raggiungere. Risulta quindi chiaro che una persona monoreddito può permettersi di comprare una casa solo se dispone di fondi propri aggiuntivi.

Ciò si verifica, ad esempio, quando si sono accantonati dei rispar-mi o si percepiscono i proventi da somme ereditate oppure se si possiede già un immobile e si desidera vivere in un’abitazione più confortevole o cambiare domicilio. Le lacune nel finanziamento possono eventualmente essere colmate, in tutto o in parte, con gli averi della cassa pensione. Così anche coloro che appartenevano alle fasce di reddito più modeste hanno potuto arrivare a una proprietà abitativa sicura. Questo ha spinto in alto i prezzi dei ter-reni e degli immobili e la favoletta di una potenziale bolla ha ini-ziato a inquietare la Banca nazionale.

Eppure avrebbe dovuto essere evidente che i prezzi immobiliari non possono stabilizzarsi semplicemente per l’ impossibilità di ac-cedere alla proprietà abitativa del ceto a reddito medio in seguito a mancanza di finanziamenti. A nostro avviso, i danni sociali di una simile politica antiproprietà producono effetti più negativi di quelli che avrebbe una deroga temporanea, in casi giustificati, delle regole di concessione dei crediti.

Sosteniamo pertanto che l’autodisciplina del mercato ipotecario da parte delle banche funzioni e che per la tutela di queste ultime dalle insolvenze dei clienti non vi sia alcuna necessità di interventi statali. Le raccomandazioni dell’Associazione dei banchieri ri-guardanti l’obbligo di ammortamento per prestiti postergati sono più che sufficienti.

Giudichiamo completamente sbagliato porre delle restrizioni al prelievo degli averi della previdenza professionale solo a causa di qualche malaugurato episodio. Il secondo pilastro è stato apposi-tamente concepito come strumento di promozione della pro-prietà abitativa, ogni altra finalità tradirebbe la volontà popolare.

È innegabile che ci sono stati casi in cui i beneficiari LPP hanno effettuato delle speculazioni con i capitali risparmiati o li hanno impiegati per acquisti di immobili non adeguati alla propria situa-zione economica, ricorrendo poi alle prestazioni complementari quando i fondi propri si sono prosciugati e il reddito non bastava più al sostenimento familiare. Se si vuole fare qualcosa per impedire che singoli individui cerchi-no di accollare alla collettività le loro decisioni arrischiate occor-rono provvedimenti nell’ambito delle prestazioni complementari e non al di fuori. È assolutamente improprio, oltre che irritante, porre dei limiti o addirittura dei divieti al prelievo della previdenza professionale apportando una modifica della Legge sulle presta-zioni complementari. Questo parto della fantasia dell’Ammini-strazione non ha nessuna chance di riuscita in Parlamento o in una consultazione popolare.

La cosa migliore, anche in questo caso, è affidarsi all’autorespon-sabilità. In circostanze critiche il concedente del credito può esi-gere dal debitore un documento di comprova di sufficienti averi della previdenza di vecchiaia e una dichiarazione formale di ri-nuncia, totale o parziale, al prelievo di capitale del secondo pila-stro. Questa è la soluzione.

DOTT. RICHARD SCHWERTFEGER

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TRA I LUPI

I montanari sono tipi strani. Soprattutto i grigionesi, i vallesani e tutti gli altri. Non hanno cuore per i lupi. Solo per le pecore. E quando una di loro si separa dal gregge e se ne va a zonzo su un alpe, sono naturalmente stizziti, ma non se la prendono con i lupi dell’altopiano, bensì con i loro sostenitori di pianura.

I partigiani di pianura del lupo sono tipi strani. Soprattutto gli zurighesi, gli argoviesi e tutti gli altri. Anche loro cacciano, esat-tamente come i lupi. Non pecore però, bensì montanari. Quando nei Grigioni un lupo venne abbattuto illegalmente, il «Gruppo Lupo Svizzera» (GLS) mise una taglia di 10 000 franchi sulla testa dell’incauto quanto scellerato assassino. I simpatizzanti del lupo e cacciatori di taglie stanno quindi prendendo di mira i partigiani delle pecore dell’altopiano. Salvo imprevisti e sperando bene.

I sostenitori delle pecore dell’altipiano sono di fatto legalmente legittimati a spedire a miglior vita un lupo, come il vallesano «M35» lo scorso autunno, che aveva sbranato illegalmente 17 pe-core, 14 cervi e 3 caprioli e ignorato spudoratamente recinzioni elettrificate, cani da pastore e abitazioni a distanza di vista. Con le sue scorribande «M35» si è spinto troppo oltre, il che non stu-pisce trattandosi di un vallesano, ma comunque. Se nell’arco di un mese un lupo preda 25 capi di bestiame, i montanari sono legalmente autorizzati a farne un collo di pelliccia. E l’esperienza insegna che i montanari non fanno concessioni.

Oggi la popolazione lupina è stimata a 25 esemplari che si spostano in almeno 18 cantoni. «F07» ha dato alla luce i primi lupacchiotti svizzeri da 150 anni a questa parte, «M30» è l’orgo-glioso papà. I cuccioli di questo «branco del Calanda», costituito da ormai dieci esemplari, si muovono di soppiatto nei boschi come briganti solitari, e alle Università di Berna e Losanna si accumulano le provette con le loro deiezioni per l’analisi del DNA ai fini della ricerca genealogica. Anche gli intimiditi giornalisti annunciano sulla carta stampata ogni caccola rinvenuta.

Ma come spesso accade con gli assassinii e gli omicidi, si parla più degli autori che delle vittime. Per tacere poi dei congiunti dallo sguardo triste: in quanto animali gregari, molti degli agnelli superstiti hanno dovuto assistere e vedere con i propri occhi le spaventose carneficine. In Germania sono sensibilizzati. Il portavoce dell’Associazione degli agricoltori del Brandeburgo, Holger Brantsch, ha dichiarato: «Spesse volte l’attacco di un lupo

traumatizza le altre pecore.» Anche i contadini ne risentono mol-to, tant’è vero che chiedono indennizzi più consistenti per pagare le recinzioni elettrificate e i cani da guardia per le greggi.

I nostri lupi ci costano circa 80 000 franchi all’anno per capo, dato che corrisponde a 200 redditi annui in Burundi. I fautori della presenza del lupo in Svizzera ritengono che ci sia posto per 200 o 300 lupi, che peraltro sono già distribuiti nel paese. Il giu-gno scorso il macchinista di un treno ne ha avvistato uno, a Schlieren, nel cantone Zurigo. La pioggia di messaggi di cordo-glio dal Vallese è rimasta contenuta.

I difensori delle pecore commentano asciutti che l’entusiasmo dei partigiani del lupo svaporerebbe da solo, se si ritrovassero il lupo sull’uscio di casa. Ma per il momento il fervore permane. Lo stesso vale per gli orsi. Per l’orso «M25» è stato indetto un son-daggio su Internet al fine di assegnarli un nome. La scelta è infine caduta su «Rock’n’Roll». Nella Val Poschiavo ha ucciso cinque asini e nove pecore. Un giorno gli orsi e i branchi di lupi svizzeri potranno senz’altro papparsi anche deliziosi vitelli di bisonte. In prospettiva dell’asilo nel bosco. È davvero elettrizzante, soprat-tutto per i montanari. Ma tanto è gente strana comunque. Non hanno idea di cosa sia la natura.

WILLI NÄF

WILLI NÄF È AUTORE INDIPENDENTE, SCRITTORE E CABARETTISTA.

VIVE NELLE REGIONI DI BASILEA E DI APPENZELLO.

WWW.WILLINÄF.CH

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