WAVe11 numero 6

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W.A.VE. Workshop di progettazione architettonica dell'università Iuav di Venezia

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CONFERENZA BINATAMarini/MutschlechnerMATERIALI NUOVIpER L’ARChITETTURA

DI MIRIAM PERARO Due giovani esponenti di un modo di fare architettura basato sul “recupero” dei materiali, Sara Marini e Martin Mutschlechner, sono i protagonisti della conferenza di venerdì 1 luglio. Attraverso una serie di immagini Mutschlechner parla di rigenerazione e sostenibilità: RE:structuring in relazione alla fisicità, e alla meta-fisicità; RE:novation, ovvero come affrontare la ristrutturazione; RE:use, come utilizzare lo spazio esistente nel modo più adeguato; RE:cycle utilizzo di materiali riciclati, come la plastica per la realizzazioni di muri. Pensando al tema dei WS propone RE:think, per riflettere sulla grande importanza della storia delle città: il cambiamento demografico delle metropoli negli anni ha provocato grossi mutamenti e, in alcuni casi, anche grandi progressi. Propone inoltre il tema dell’imitazione come tecnica possibile per progettare. Mette in luce il ruolo significativo, dal punto di vista energetico e da quello della sostenibilità, di progetti-prototipi passibili di essere trasformati in progetti-pilota all’interno di un piano generale: la urban gallery che definisce come un’arena in cui le parti interessate si possono incontrare e cooperare, ma anche come strumento di controllo per la conoscenza e per l’acquisizione di esperienze. La sua struttura si compone di quattro dispostivi principali: methodology, books, utopias, vision. Spiega poi l’utilizzo di scenario games per simulare e rintracciare le condizioni in cui i prototipi possono essere inseriti. Venezia è forse il luogo migliore per accogliere e diffondere nuove architetture perché possiede delle caratteristiche particolari che le permettono di riorganizzare processi esistenti iniziandone di nuovi. «Bean Site: + Erasure, + Migration, + Transformation, + Origination» si legge sull’ultima immagine proiettata sullo schermo, in una foto che sembra la materializzazione di un disegno di Ugo Pratt: un gabbiano su una bricola. L’accezione Bean Site si riferisce alla scelta del sito di progetto delegata alla sorte attraverso un lancio di fagioli sulle mappe.L’intervento di Sara Marini ha molti punti in comune con quelli del collega. Un’introduzione video, realizzato da Fabio Bordone, mostra l’approccio al tema della città-copia: «Abbiamo seguito le orme di Palladio, poi abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo taciuto […], abbiamo spinto oltre il limite quello che era un semplice andare verso […] lasciando il cittadino globale alla sua solitudine. […] L’inorganico ci ha sostituiti, abbiamo accettato di

ridurci al grado zero […] Potëmkin-villages […]. Siete pronti per la contemporaneità? Attenti che una statua non vi schiacci! Potëmkin-villages, anche per voi avverrà una caduta nel tempo… siete la maschera della verità. […] Care architetture, da oggi non sarete più copie sole sulla scena, […] non simulerete più una vostra presenza, […] da oggi sarete tutto!», un patchwork di citazioni sulla critica architettonica che esprime l’elegia di un’architettura “assente”. Discutendo sul tema dei WS, urban regeneration, la Marini pone l’accento sul termine “parassita”, che descrive gli elementi che hanno bisogno di attaccarsi ad altri per poter vivere nella città. La stratificazione interrotta dal movimento moderno ha portato a un consumo del suolo non più sostenibile: le direttive sulla limitazione del nuovo sono state modificate dalla necessità di riutilizzare l’esistente. Lo scarto in architettura e nel paesaggio viene rappresentato dalla Marini in due progetti: il Parque de la Fontsanta, a Sant Joan Despi, Barcellona, del 1999, di Manuel Ruisanchez; e Casa Parisi Sortino, Ragusa, costruita tra il 2001 e il 2004 di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo. Spiega poi come l’abbattimento di parti inutili alla ristrutturazione della casa, che definiscono limiti, bordi e passaggi duri, venga invece riutilizzato per realizzare elementi più adatti. Mostra per concludere un unico suo progetto realizzato in collaborazione con Alberto Bertagna, una casa unifamiliare nelle Marche. Il preside avviail dibattito: «Che fare dei frammenti? Non possono avere tutti lo stesso valore». Sara Marini risponde richiamando l’esperienza di Ungers a Berlino nella quale è stata attuata una scelta di cosa abbandonare, mentre Mutschlechner parla di gerarchia degli elementi per dare un ordine alla scelta. «La centralità dello scarto – dice la Marini – viene in parte definita dai territori, ed è un tema forte poiché l’economicità non ha di per sé forza di trasformazione». Prosegue poi affermando che un esempio come quello della Palm Island di Dubai è assolutamente sintomatico rispetto al “pesce” veneziano, dove nella scala a vista d’uomo si riesce a cogliere una città seriale priva di spazi pubblici di grandi dimensioni. Venezia viene vista come l’archetipo della città in crisi. In risposta, Mutschlechner afferma che non si è parlato del significato sociale dello spazio e che non vi è certezza su cosa sia un residuo e cosa non lo sia. Anche il suo studio utilizza materiale riciclato, ma viene usata la parola “ecologico”, non “scarto”.

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DI EMANUELE D’ANTRASSIMartin Mutschlechner ha deciso di impostare le scelte dell’area di progetto in maniera creativa: lasciando cadere casualmente dei fagioli su una planimetria di Venezia e dintorni. In questa maniera gli studenti ottenevano in maniera aleatoria le zone in cui effettuare i sopralluoghi. Tra i casi più interessanti: zona Mose, San Donà di Piave, un cimitero a Marghera, Zona Fusina, in mezzo al mare e isole varie.Gli allievi, dotandosi di navigatori satellitari, hanno cercato, per quanto possibile, di arrivare proprio nel punto loro assegnato: certe volte con successo, altre volte con una certa approssimazione, accontentandosi di una zona molto vicina a quella colpita dal fagiolo.Uno studente del WS mi racconta la sua strana, ma suggestiva, esperienza: «Nel primo pomeriggio mi sono armato di macchina fotografica e ho preso il vaporetto. Purtroppo non conosco molto bene i dintorni di Venezia e quando sono sceso all’imbarcadero di Fusina, mi sono trovato in mezzo a molti cantieri di edifici in costruzione, distribuiti su una zona divisa da tre strisce di terra e due canali. Controllando su Google maps ho notato che il mio bersaglio, sfortunatamente, era off limit. Ovviamente ero un po’ scettico sulla riuscita della missione, così ho chiesto informazioni ai muratori nei vari cantieri, ma ricevevo sempre la stessa risposta: “È impossibile arrivare in quella zona: è una riserva naturale non raggiungibile in vaporetto”. Non volendo demordere, ho iniziato a girare tutti i cantieri fino a trovare una chiusa che mi permettesse il passaggio tra la prima e la seconda striscia di terra.Alle cinque del pomeriggio ero solo a metà del mio viaggio, e avevo ormai capito che non era possibile superare gli ultimi ostacoli, ho deciso di impostare il mio avamposto fotografico in quella zona. Devo dire che essendo appassionato di fotografia mi ero talmente distratto da non accorgermi dell’intempestivo arrivo di un mezzo pesante che stava per travolgermi. Il signore alla guida, vedendo che non accennavo a spostarmi, ha frenato bruscamente per evitare di investirmi e distruggere la mia attrezzatura. Gli ho raccontato la mia avventura di studente Iuav, che doveva andare verso l’ultima striscia di terra di quel territorio a me ignoto per conto dell’università. Inizialmente si è messo a ridere ma, vedendomi preoccupato, poi mi ha offerto un passaggio. Lui lavorava proprio in quella zona e con una chiatta mi avrebbe lasciato nella riserva per un tempo massimo di due o tre ore, per poi riaccompagnarmi al punto di partenza.Diciamo che l’adagio “il treno passa una volta sola” è calzante. Descrive la situazione in cui mi sono trovato. Dopo essere stato lasciato nella riserva naturale ho iniziato subito a fare foto in questa landa bellissima, quasi una contraddizione tra artificio e natura. Mi sono trovato immerso nel verde tra gli aironi, specie dominante, e intorno a me solo acqua e cantieri in costruzione. Le foto che ho fatto sono, a mio avviso, molto belle, ma la mia attenzione, dato che non volevo passare la notte là era rivolta nella direzione della chiatta. Tra le sette e le otto il mio taxi speciale ha suonato il clacson, suono celestiale per le mie orecchie. In stile Indiana Jones sono salito sul mezzo d’eccezione per ricongiungermi con la civiltà arricchito da questa esperienza bellissima creata casualmente dal workshop».

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ws MUTsChLEChNER sOPralluOGO a POrtO MarGheraIL FAGIOLO MAGICOBEAN sITE

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DI EMANUELE D’ANTRASSI E CONCITA PIAZZAW riguardo al tema che propone e l’area di progetto, lei è più propenso alla demolizione o al recupero?ADB Io ero interessato a diversi recuperi, volevo che gli studenti scegliessero cosa mantenere e cosa demolire, anche se interfacciandosi con la realtà ci siamo resi conto che non valeva la pena di conservare nulla, trattandosi di strutture inadatte ai fini proposti. L’area, d’altronde, è talmente preziosa per Padova che vale la pena liberarla. E dal punto di vista economico, tra demolizione e adeguamento delle strutture, è più conveniente la demolizione, con il conseguente recupero dei materiali. Il sito, inoltre, risulta adattissimo per lo sviluppo di un tema al quale noi, come gruppo, lavoriamo da anni: la forma dell’insediamento legata a un disegno dove la residenza è significativa. Il tema centrale è la città che si rigenera, tema sul quale la cultura architettonica deve misurarsi e la residenza ricopre un ruolo importante sia nella dimensione sia nella tipologia, utilizzando l’aggregazione di tipi misti come case a patio a un piano o due, visto che Padova non possiede un forte carattere verticale, e un forte rapporto con la natura. La richiesta di zone residenziali è molto forte nel nostro Paese e l’area di Selvazzano ci permette di approfondire questi problemi. Giancarlo Carnevale nella presentazione di lunedì ha citato la mostra al Palazzo Reale di Napoli sul Lafayette Park di Detroit, un insediamento di Mies van der Rohe e Hilberseimer. Ritengo che questo sia un riferimento forte a un modo di costruire la città, poiché legato ad alcuni temi emersi già negli anni Cinquanta e che oggi sono presi come esempio nelle teorie di landscape urbanism: il rapporto con la natura, limitare l’uso dell’automobile, la formazione di un clima artificiale con una copertura di alberi molto alti che ha permesso, in una città caldissima, di rinunciare all’l’aria condizionata. L’architettura deve misurarsi con la natura, spingersi verso la sua grandezza anche se non riuscirà mai a raggiungere la sua complessità e la sua bellezza. Ogni città può essere ridiscussa, visto che non c’è più la possibilità di allargarsi. Selvazzano possiede un’area idonea, chiusa da quindici anni e questo tema, tra quelli che ho visto mi sembra il più calzante. Le trenta risposte dei WS penso che possano diventare un patrimonio utile per la Regione e la città, anche se dubito che alla Regione serva un Mausoleo della Suzuki...[dice pensando al progetto di Italo Rota, un memoriale in cui si ricorda anche, tra gli altri, il fondatore della Toyota, n.d.r.]. Come diceva Mies: «Non è il quadro che attacco in casa mia, è un’ arte pubblica». L’architettura ha bisogno di serietà e approfondimento, e insegnare è un fatto serissimo su cui non si gioca, anche se nelle modalità di lavorazione si può giocare in modo intelligente. L’architetto deve avere la consapevolezza che questo mestiere è oggi più che mai importantissimo, un compito sociale che può apparire barboso, ma è decisivo per progettare seriamente.

W Urban regeneration, che concetti ci sono dentro queste parole?ADB Il tema dell’aggregazione, della densità, del verde e del risparmio energetico, sono le questioni principali. Mies e Le Corbusier già trattavano questi problemi.Secondo noi dobbiamo arrivare al 2020 con nuove energie per un futuro migliore. L’architettura deve fare il suo compito, ovvero capire il rapporto orientamento-tipologia, ombra e portata. Poi, imparato tutto questo, si può anche fare un mausoleo della Suzuki... I problemi sono i principi. Per esempio è una buona cosa che il bambino per andare a scuola non attraversi l’autostrada? Non credo che la risposta sia “No! Voglio che mio figlio attraversi l’autostrada perché lo rende più forte”. Prendiamo come esempio Chicago che ha trasformato isolati in parchi, ha chiuso strade, sono stati accostati i parchi ai laghi. Bisogna partire da un cambiamento del punto di vista: non dall’automobile, ma dal bambino, dalla bicicletta, dal mezzo pubblico. In Svizzera, a Losanna, otto mesi fa è partito un concorso in un’area occupata solo da campi sportivi delle vecchie Olimpiadi negli anni Cinquanta: ora si vuole trasformare questa zona in zona residenziale. Il bando di quel concorso dovrebbe essere oggetto di studio in tutte le scuole europee e rappresentare un manifesto dell’architettura moderna: il rapporto di alzati, tipologie edilizie, limiti alla mobilità delle automobili, aumento delle infrastrutture pubbliche, diminuzione dal consumo di 6000 watt a 2000 watt. È da questi principi che bisogna cominciare oggi.Non voglio sembrare un “verde”, ma la storia sta andando così e il mausoleo mi sembra inquietante perché esistono problemi più gravi, più seri. Come si assemblano le case? Come si possono costruire rapidamente delle buone case? Modulari ma non prefabbricate. Ci vuole lavoro intelligenza, tecnica,ecc. Poi la crosta terreste è così variegata che ci vuole un grande studio per riflettere sul rapporto tra l’ideale e la realtà.W secondo lei l’expo 2015 può essere l’occasione per una urban regeneration di Milano?ADB Non come è stata impostato adesso. Potrebbe essere un’occasione fantastica fare un Expo diffusa. È stato un tema che abbiamo dato l’anno scorso come tesi di laurea. L’Expo 2015, Feeding the planet, energy for life, potrebbe essere sviluppata in modo straordinario. È stata concentrata in un’area, mentre – incredibile ma vero – Milano ha un rapporto con la campagna molto particolare che avrebbe potuto essere sfruttato. Uno vede un condominio, gira l’angolo e – boom! – trova un campo di grano a perdita d’occhio. Ci sono questi posti. Pochi, ma ci sono...

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LEZIONEl’interessante è Più fOrte del bellOMIChELE LAMANNA E LORENZO CARONE (GRUppO 4.14) AL ws sARA MARINI

ws ELAsTICOspAl’iMPrevistO nella cOnnessiOne

DI GIULIA CAVALLARI E ARGENT LUMIArchitettura e fotografia, committenza e creatività, un legame sempre più inscindibile per fare della ricerca una professione. È il tema del rifiuto il filo conduttore alla lezione del WS di Sara Marini. I 4.14 sono Lorenzo Carone e Michele Lamanna (presenti in aula), Danilo Pasquali e Leonardo Pelucchi, fotografi che hanno fondato questo gruppo con l’obiettivo di completarsi trattando ognuno aree differenti. Si definiscono laboratorio di esperienze e cooperativa per la comunicazione visiva. Lamanna entra subito nel vivo della questione con le parole di Man Ray che raccontano la nascita della fotografia d’autore come scelta tra cosa tenere e cosa scartare. Se il surrealismo è movimento artistico – prosegue Lamanna – la fotografia torna ad appropriarsi dell’antica definizione di “arte” quando viene commissionata per questioni di lavoro, specialmente da imprese edili e studi di architettura. Arte messa al servizio della ricerca professionale. Un esempio è la loro collaborazione per un progetto sul tema dello scarto, i cui soggetti fotografici sono aree o paesaggi per nulla interessanti dal punto di vista estetico. Con il loro lavoro i fotografi possono però creare una serie di immagini che comunicano e indagano su quella realtà, così l’interessante diventa più forte del bello. L’esempio è dato dalla foto di un ponte trattata per assomigliare

a una cartolina degli anni Settanta. «L’area di bello ha molto poco,se non le montagne all’orizzonte. L’immagine riguarda un luogo votato alla funzionalità. Per questo anche i fotografi professionisti usano la post-produzione». Chiaro appare dunque il parallelo con ciò che gli studenti di questo WS cercheranno di realizzare: valorizzare l’ordinario ponendolo come punto di forza nella riqualificazione di alcuni capannoni nell’area industriale del bassanese. Mentre vengono proiettati gli scatti, Lorenzo Carone, impegnato nella fotografia di interni, spiega il suo metodo: «Il mio modo di vedere le immagini prevede che io viva la casa, senza chiedere nulla all’architetto. Dopo aver fatto una prima serie di foto, cercando di vedere le prospettive e le vedute, discuto con il progettista e ne faccio un’altra. È interessante notare la differenza». Proprio questo discorso accende i toni della lezione con diversi scambi di battute fra Sara Marini e i due fotografi. La docente infatti sostiene che le fotografie d’interni oggi, fatte con case sempre perfette, in ordine e senza tracce di vita umana, siano il manifesto di una casa-museo che rifiuta la vita stessa, in completa antitesi con il significato di casa.

DI GIACOMO CECCHETTOOffrire occasioni è un compito al quale un buon workshop non può sottrarsi. Perché l’occasione genera una quantità di infinite varianti, di imprevisti, di idee. E se questa è una giornata di lavoro e confronto con il professor Giovanni Corbellini e l’architetto Toti Semerano, per il laboratorio di Elasticospa con Stefano Pujatti diventa davvero il modo ideale per concludere la prima settimana di lavoro, per osservare quanto prodotto e considerare le potenzialità da approfondire nei prossimi giorni. La presenza dei due ospiti, nel corso, venerdì 1 luglio, ha generato due momenti, un primo di revisione dei lavori svolti e un secondo di lezione. Il tema finora indagato dagli studenti è quello della connessione e loro compito era spiegare i pensieri più intuitivi tramite immagini, modelli concettuali, esperimenti. Questi ultimi hanno creato un’atmosfera da vero laboratorio: processi chimici, modelli meccanici, esperimenti sonori hanno fornito spunti di riflessione sul tema del collegamento o sulla sua mancanza. Due aspetti sono stati condivisi dagli ospiti: l’imprevisto e il fattore tempo: se il primo è un’insostituibile variabile negli esperimenti, spesso presente nella connessione, il secondo rivela che il mutamento avviene solo nel tempo e l’esperimento non può durare pochi istanti. Più volte Pujatti ha ricordato come l’esperimento non serva a mostrare un risultato soltanto positivo: bisogna sapersi confrontare con ciò che sembra impossibile, ottenere insuccessi, tornare indietro, aspettare, per cogliere i risultati migliori. La parola “imprevisto” ricorre spesso, quasi a tessere un elogio del caso. Perché all’improvviso, quando tutto sembra frammentato, tutto si rivela connesso, come nelle parole di Kengo Kuma citate da Corbellini: più una cosa è sottile e frammentata, più si relaziona col resto. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Semerano, che ha mostrato alcuni progetti del suo studio per evidenziare come gli spunti concettuali nati nella prima settimana possano divenire architetture concrete. Il passaggio dall’idea al materiale è spesso naturale. L’approccio deve avvenire partendo dal problema del luogo che genera sia le potenzialità concettuali sia gli spunti fisici. Semerano ha elogiato la modalità di lavoro per gruppi in periodi intensivi perché generano grandi idee, dichiarando di ricorrere spesso a questo tipo di organizzazione. Ha poi concluso ricordando che l’architettura deve comunicare a tutti e creare spazi leggibili, seppur su livelli diversi, da tutte le persone che la vivono. Perché comunicare è connettere.

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cArnEvALE/giAnisinerGie tra territOriO e universitàINTERVISTA A GIANCARLO CARNEVALE E ESTHER GIANI VENEZIA, 4 LUGLIO 2011

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L’università Iuav di Venezia, nell’ambito della rubrica “Bee Safe” sulla sicurezza durante il W.A.VE. 2011, promuove un concorso fotografico finalizzato alla sensibilizzazione degli studenti verso il tema della sicurezza all’interno dell’università. Il concorso propone agli studenti di guardare con occhi attenti ciò che accade attorno a loro e fotografare episodi legati al tema della sicurezza nei suoi diversi aspetti. La partecipazione è aperta a tutti gli studenti facenti parte del W.A.VE. 2011.

MOdalità di ParteciPaziOne Ogni studente può inviare fotografie in bianco e nero o a colori, in formato digitale. Non c’è limite al numero di immagini da inviare. Per ogni immagine si deve riportare il luogo dove è stata scattata e il titolo. Non sono ammesse rielaborazioni digitali. Le immagini devono essere spedite a [email protected]. Tutte le fotografie saranno esposte, con l’indicazione di autore e titolo, nel blog W.A.VE. 2011. Le fotografie premiate saranno pubblicate sul giornale.scadenze Le immagini devono essere spedite da giovedì 7 Luglio e devono pervenire entro giovedì 14 Luglio 2011.

Le premiazioni avverranno il giorno successivo.PreMi 1° premio: libro W.A.VE. 2010 in borsa W.A.VE. 2011 2° premio: quaderno W.A.VE. 2011 in borsa W.A.VE. 2011 la Giuria è cOMPOsta da Giancarlo Carnevale, preside della Facoltà di Architettura Esther Giani, coordinamento generale W.A.VE. 2011 tutor di coordinamentoPrivacy Nel mandare le immagini si rinuncia automaticamente ai propri diritti sulla privacy, si riconosce solo il diritto d’autore.

ws CARNEVALE/GIANI sOPralluOGO a GrisiGnanO di zOccOIL dETTAGLIO RIVELATORE

DI ANGELA ROBUSTISeguire le indicazioni degli amministratori e ideare una nuova piazza per il municipio. Durante il sopralluogo del Ws Carnevale/Giani, mercoledì 29 giugno, nell’area vicina al palazzo comunale di Grisignano di Zocco, i ragazzi hanno ricevuto i desiderata esposti dall’amministrazione locale. Il Comune vorrebbe spostare l’attuale sede del municipio nello slargo Europa, caratterizzato da un sistema infrastrutturale misto, da edifici come scuole, banche, negozi sul cui e da una casa colonica da salvaguardare. I nuovi uffici comunali saranno il cuore di questo frammento urbano che gli allievi dovranno disegnare partendo dalle potenzialità offerte.

L’obiettivo principale è quindi quello di comprendere il contesto nel quale progettare lo spazio, senza limitarsi alla singola area d’intervento, ponendo particolare attenzione ai modi di fruizione del luogo da parte della cittadinanza e alle esigenze varie illustrate durante la giornata. Esther Giani ha ricordato inoltre che «nello schizzo devono essere rese leggibili non solo le misure ma anche la percezione degli spazi». Dal punto di vista pratico, il laboratorio è stato diviso in sottogruppi che si occupano di diverse zone d’interesse. Giani ha spiegato come questa soluzione garantisca non solo la coerenza della proposta, ma anche la possibilità di ampliamento grazie

a un gioco modulare aperto. L’esito sarà arricchito ulteriormente dalle facciate, in quanto l’idea preponderante è quella di studiare un metodo che dia la possibilità di cambiare facilmente i rivestimenti degli edifici, creando una sorta di “nuova pelle” sostituibile a seconda delle necessità o semplicemente delle mode. Durante la fase di rilievo vera e propria grande attenzione è stata data ai dettagli, in cui ricercare le tecniche comuni o più consuete, da impiegare poi nella fase di progetto. Gli studenti saranno “guidati” anche da esperti esterni, per essere consigliati nei vari settori disciplinari che confluiscono nel progetto.

CONCORsO FOTOGRAFICO bee safe “sGUARdO sICURO”

DI ANGELA ROBUSTIW i cambiamenti che hanno riguardato l’intero sistema dei Ws sono numerosi. nel vostro laboratorio in particolare si percepiscono in maniera lampante. come ha avuto inizio questa esperienza?GC Dal caso. Tutto è nato dalla volontà espressa dal padre di una mia alunna di creare dei rapporti e sinergie con l’università. Così si è aperto un dialogo tra l’amministrazione del Comune di Grisignano, cittadina cara al genitore in questione, e l’università. Inizialmente si è trattato di un semplice confronto di opinioni, che successivamente si è trasformata in intenzione di collaborare durante i WS. Il tema urban regeneration ben si prestava alle esigenze del Comune, il quale, attraverso un contributo economico, ha deciso di finanziare il progetto.W ci sono i presupposti affinché questa esperienza sia la prima di una lunga serie? e che progetti come questo possano riguardare anche i corsi di progettazione veri e propri?GC Ci sono non solo i presupposti ma anche dei precedenti. Tra i più importanti c’è il lavoro su Porto Marghera, al quale sono stati dedicati tre workshop e altrettante pubblicazioni. Anche a Dolo e a Mira l’Iuav vanta significative proposte, alle quali sono seguite alcune mostre. È bene trattare i problemi dei territori, purché vi sia sempre un fine didattico. Credo che il futuro sia virtuoso, poiché può portare gli studenti a un maggior realismo e offrire all’amministrazione risposte qualificanti.W dal punto di vista pratico, cosa qual è obiettivo del vostro laboratorio?EG Tutto nasce dal concetto di ibridazione dei saperi: l’amministrazione ci dice ciò che sa e noi forniamo loro ipotesi diverse, fondate su nostri presupposti culturali di base e su una plausibilità degli scenari, raggiungibile grazie a una sorta di pragmatismo visionario. Un ossimoro, non una contraddizione, che sta piuttosto a evidenziare la necessità di controllare la fantasia per farla andare pari passo con la sostenibilità del progetto.W Quindi il docente in questo processo controllato che ruolo assume? Quali sono i compiti che vi assumete in questa ricerca di equilibrio?EG La missione del docente è quella di istruire lo studente affinché sia poi lui stesso a sviluppare la propria fantasia colta. Per ottenere ciò è indispensabile cercare il modo per trasmettere le nozioni così da suscitare la curiosità spingendo gli studenti ad approfondire autonomamente.

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Martedì 5 luglio 2011W.a.ve.Workshop di Architettura a Venezianumero 6Supplemento aIuav giornale dell’universitàRegistro stampa n. 1391Tribunale di VeneziaISSN 2038-6257

Responsabili scientificiMassimiliano CiammaichellaMarina MontuoriLeonardo Sonnoli

Direzione redazione testi e immaginiMarina Montuori

Direzione blog/multimediaMassimiliano Ciammaichella

Direzione redazione graficaLeonardo Sonnoli

TutorStefania CatinellaAndrea GiambartolomeiAnna Saccani

CollaboratoriMonica PastoreAnna Silvestri

Laboratorio interfacoltà Far/Fdanell’ambito dei workshop estivia.a. 2010-11 Far/Fda_Iuav

Redazione testiFrancesca BadinMaria Aurora BonomiMichele BridaEleonora CanettiGiulia CavallariElena CazzuffiGiacomo CecchettoClaudia ChimentoGiordano CovaEmanuele D’AntrassiCaterina EpiboliMarco LudovicoArgent LumiAlberta MenegaldoMiriam PeraroConcita PiazzaAngela Robusti Stefano ToniatoGiulia TorinoCaterina VignaduzzoValentina Volpato

Redazione graficaGregorio CarlettiChiara CostantiniClaudia GalloSara GiubelliAnna Scorretti

Illustrazione e fotografiaAlberto BassanGiulia CarraroAndrea GiacomettiAlessio GobbisCarlo LissaUmberto PertosaFederico Maria PivettaLaura PortesanJacopo Trabuio

BlogElisa CortelazzoSara DottoAndrea GambardellaAndrea MarchesiniLetizia Mion

onlinehttp://[email protected]

Tutor di coordinamento Valentina AmarilliAniel GuxholliRoberta ScapinSami Sinella

Coordinamento generaleEsther Giani

le immagini di copertina documentanole strutture temporanee presenti nel paesaggio urbano di venezia.In questo numero foto di Anna Scorretti.

Progetto grafico W.A.VE. 2011Leonardo Sonnoli - Tassinari/Vetta, con Irene Bacchi (identità visiva), con Monica Pastore, Anna Saccani, Anna Silvestri (quotidiano)

ws ChUN/dE MATTEIs E ws pATEsTOssOPralluOGO all’area italGasdIETRO IL MURO

DI ELEONORA CANETTIPer gli studenti, abituati a costeg-giare le carceri di Santa Maria Maggiore per andare a lezione, l’area Italgas è un luogo inaccessi-bile, limitato alla vista dal muro, alto e continuo, che corre lungo il ca-nale di Santa Marta. Il 30 giugno, gli studenti dei WS Chun/De Mat-teis e Patestos hanno varcato quei limiti per esplorare l’area.Nelle viste satellitari questa porzio-ne di territorio è un enorme drappo verde all’estremità occidentale di Venezia, appena chiazzato dalle sagome delle cisterne e dai tetti bruni degli edifici, 55mila metri quadri di superficie da bonificare, carichi di potenzialità urbane. Dal 1908 è sorta qui una vasta of-ficina, sul modello di quella realiz-zata a San Francesco della Vigna, dove nel lontano 1841 era entrato in funzione il primo servizio di pro-duzione e distribuzione del gas, utilizzato all’epoca per la sola illu-minazione pubblica. In mezzo alle palazzine ancora in uso, dislocate lungo il canale, parte un viale co-

steggiato da alberature maestose che piega a destra infilandosi tra due campi da gioco abbandonati.L’archeologia industriale, raffinatis-sima per quanto concerne gli edifi-ci in muratura, risulta congelata nelle forme attuali per volontà della soprintendenza. Le piante rampi-canti hanno ricamato la propria storia sui pilastri dei vecchi magaz-zini e lungo i muri di uffici e spo-gliatoi. I responsabili di Italgas de-scrivono con devozione le persi-stenze architettoniche, ma ammet-tono che molte non sono più fun-zionali alle esigenze della società.Attraverso un cancello automati-co, unico oggetto contemporaneo, si apre la vista nella proprietà; la vita frenetica del molo, con i con-tainer mossi dalle gru lungo le banchine, fa da sfondo al parcheg-gio dei dipendenti. I binari dei treni scompaiono poco più avanti nell’asfalto, ma qui – dicono – da un paio d’anni sostano i convogli carichi di merci per il porto e i va-goni passeggeri destinati alla ma-nutenzione. Gli studenti sono subi-

to attratti dalle grandi cisterne tele-scopiche in acciaio che fungevano da gasometri: i grandi cilindri, nelle menti dei futuri architetti, divengo-no subito potenziali contenitori di servizi per la comunità. Poco di-stante il terreno cede il posto all’acqua delle cavane, nelle quali possono essere ospitati sino a quindici mezzi natanti, impiegati per il lavoro, per i sopralluoghi e per il carico di materiali. Il geome-tra che li accompagna traccia ide-almente nell’area delle figure, per delineare l’aspetto che aveva un tempo quell’area, attraversata dai carretti di carbone e caratterizzata da molti più capannoni.

DI ELEONORA CANETTI E VALENTINA VOLPATOW l’area che avete scelto è strategica per venezia. Pensate di generare uno spazio chiuso o di aprire questa zona alla città? MDM Non abbiamo dato un’impostazione rigida: abbiamo lasciato che gli studenti fossero liberi di ragionare. L’area sarà permeabile: utilizzerà una serie di servizi realizzati appositamente per le residenze e per l’intero quartiere. I ragazzi hanno identificato quelli sportivi, culturali e di svago. In linea di massima sono quelle che aveva già individuato l’amministrazione comunale e quindi assumeremo come valide alcune di quelle proposte. Gli studenti devono inserirsi nel contesto. Auspichiamo che venga portato avanti un ragionamento progettuale basato non solo sulle figure urbane, ma anche sulle esigenze concrete della comunità. È un intervento di social housing che ci consente di indagare su quali siano i servizi condivisi che la collettività potrebbe richiedere e utilizzare. Gli studenti stanno elaborando un ragionamento sulle attività private, pubbliche e semipubbliche che potrebbero interessare i destinatari, individuati tra giovani coppie e studenti fuori sede. Fino a oggi abbiamo sviluppato la prima fase, quella del masterplan. Adesso dovranno scendere nel dettaglio dell’edificio, definirlo e determinare come si relaziona con l’ambiente urbano circostante.W Qual è la vostra personale interpretazione del concetto di urban regeneration? MDM Abbiamo cercato di immaginare

una serie di nuovi collegamenti con la città e lo sviluppo delle funzioni che al momento non sono presenti, così la nostra area diventa un centro che punta a migliorare l’ambiente circostante consentendo collegamenti e passaggi prima non possibili. JC Nella nostra area è importane la presenza di reperti di archeologia industriale: sono presenti due grandi gasometri, che gli studenti possono trasformare come vogliono. Noi abbiamo suggerito che un loro riutilizzo potrebbe avere esiti interessanti. MDM Come dicevamo prima il nostro è un approccio di inserimento più che di distruzione, quindi il nostro obbiettivo non è fare tabula rasa. Abbiamo chiesto agli studenti di mantenere i gasometri e di attribuire loro una funzione, che può essere quella del planetario, del pub, della sala per la musica o – più semplicemente – del museo di archeologia industriale. Chiediamo sostanzialmente di mantenerne le volumetrie.W come viene affrontato il tema dell’housing sociale in corea rispetto all’italia? JC Abbiamo molte cose in comune, in particolare la forte e recente attenzione per questo tema, che costituisce ormai una questione mondiale. Tra gli studenti coreani è un tema gettonato, tanto che i nostri ragazzi hanno iniziato a documentarsi sulla questione già tre mesi fa, per poter arrivare al WS veneziano ben informati sull’argomento. Saranno proprio loro a esporre ai compagni italiani le caratteristiche principali dell’edilizia sociale in Corea.

DI ANGELA ROBUSTIW i cambiamenti che hanno riguardato l’intero sistema dei Ws sono numerosi. nel vostro laboratorio in particolare si percepiscono in maniera lampante. come ha avuto inizio questa esperienza?GC Dal caso. Tutto è nato dalla volontà espressa dal padre di una mia alunna di creare dei rapporti e sinergie con l’università. Così si è aperto un dialogo tra l’amministrazione del Comune di Grisignano, cittadina cara al genitore in questione, e l’università. Inizialmente si è trattato di un semplice confronto di opinioni, che successivamente si è trasformata in intenzione di collaborare durante i WS. Il tema urban regeneration ben si prestava alle esigenze del Comune, il quale, attraverso un contributo economico, ha deciso di finanziare il progetto.W ci sono i presupposti affinché questa esperienza sia la prima di una lunga serie? e che progetti come questo possano riguardare anche i corsi di progettazione veri e propri?GC Ci sono non solo i presupposti ma anche dei precedenti. Tra i più importanti c’è il lavoro su Porto Marghera, al quale sono stati dedicati tre workshop e altrettante pubblicazioni. Anche a Dolo e a Mira l’Iuav vanta significative proposte, alle quali sono seguite alcune mostre. È bene trattare i problemi dei territori, purché vi sia sempre un fine didattico. Credo che il futuro sia virtuoso, poiché può portare gli studenti a un maggior realismo e offrire all’amministrazione risposte qualificanti.W dal punto di vista pratico, cosa qual è obiettivo del vostro laboratorio?EG Tutto nasce dal concetto di ibridazione dei saperi: l’amministrazione ci dice ciò che sa e noi forniamo loro ipotesi diverse, fondate su nostri presupposti culturali di base e su una plausibilità degli scenari, raggiungibile grazie a una sorta di pragmatismo visionario. Un ossimoro, non una contraddizione, che sta piuttosto a evidenziare la necessità di controllare la fantasia per farla andare pari passo con la sostenibilità del progetto.W Quindi il docente in questo processo controllato che ruolo assume? Quali sono i compiti che vi assumete in questa ricerca di equilibrio?EG La missione del docente è quella di istruire lo studente affinché sia poi lui stesso a sviluppare la propria fantasia colta. Per ottenere ciò è indispensabile cercare il modo per trasmettere le nozioni così da suscitare la curiosità spingendo gli studenti ad approfondire autonomamente.

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AvvisiAPPuntAmEnti

AtELiEr cOnFErEnzE BinAtE/LEcturEs auditOriuM santa Marta28 giugno–8 luglio, ore 17:00

urban regeneration: esperienze a confronto Urban regeneration: comparing experiencesmoderatore chairman Giancarlo Carnevale

5 luglio Navarra/Galantino

6 luglioSchneider/Lovero

7 luglioChun/Deganello

8 luglioMazzanti/Carnevale

aPertura iscriziOne esaMi Tutti gli studenti registrati nei workshop dovran-no provvedere ad iscriversi al relativo esame tra-mite spin dal 1 all’11 luglio. Si ricorda che per l’esame del prof. Navarra ci si dovrà iscrivere con il prof. Carnevale.staMPe Da lunedì 4 luglio si potranno ritirare i materiali messi a disposizione dalla facoltà per i plastici. Il ritiro avverrà dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17: 00 presso la stanza accanto all’ufficio tecnico (piano terra Santa Marta, dopo le aule G e I). Si ricorda che gli studenti incaricati dovran-no venire accompagnati almeno da un tutor.servizi Nei corridoi di ciascuna sede sono stati attrezza-ti contenitori appositi per la raccolta differenziata (carta, plastica, ecc.) e per i materiali scartati dai plastici. Utilizzateli! All’esterno di ciascuna sede è stato attrezzato un luogo apposito per even-tuali operazioni di verniciatura spray (anche per la colla!) dei modelli o parti di esso.

Pulizie Nelle aule: tutto ciò che sarà lasciato per terra e su sedie sarà gettato. Usare i sacchetti neri forniti per un eccesso di rifiuti. Lasciarli legati in aula per lo smaltimento. Nei corridoi: tutto ciò che sarà lasciato per ter-ra, su tavoli e sedie sarà gettato. A partire dalla terza settimana a ciascun WS sarà fornito una scopa e una paletta per una pulizia autonoma dell’aula, soprattutto per il giorno della mostra finale!Plastici La Facoltà mette a disposizione dei materiali di cartoleria (fogli 100X70 cm in carton legno e carton sandwich da 1/2/3 mm). A partire da mercoledì 6 luglio, ciascun docen-te e/o relativi collaboratori potranno far ritirare presso la stanza dell’organizzazione i materiali. Scambi di materiali potranno avvenire solo se concordati tra i laboratori e coordinati dagli inte-ressati. Si ricorda che questo contributo è inte-so per la mostra finale.

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Workshop di A

rchitettura a Veneziaanno V

marted

ì 5 lug

lio 2011

Quotidiano dell’U

niversità Iuav di Venezia

cOtOnificiO santa Marta

piano terraa1 Del Boa2 Chun/De Matteisb Patestosc Crosetd Galantinoe Marinif Bugatti/CattaneoG Carnevale/Gianii Lovero

piano primol1 Rotal2 KollhoffM1 DeganelloM2 Correttin1 Agency + Fram_mentin2 FicarelliO1 SpadoniO2 Mazzanti

MaGazzini liGabue/edificiO 6

piano terra0.1-0.3 Rossetti0.2-0.4 Kéré0.5-0.7 Narne0.8-0.10 Latini

piano primo1.1-1.3 Bricolo1.2-1.4 Supersudaca Rascovsky1.5-1.6 Redazione Wave e blog1.7-1.9 Elasticospa Pujatti1.8 Mutschlechner

piano secondo2.2 Okada2.3 Navarra2.4 Kelly/Borghini2.5 De Architekten Cie Medic + Puljiz

WS CHUN/DE MATTEISResidenzializzare spazi dimenticaticOtOnificiO santa Marta aula a206 luglio, ore 9:30 Davide Longhi e Chun Jinyoung Conferenza: New town e housing in Corea

WS FICARELLI E ROSSETTIVinigo: architettura contemporanea alpinaauditOriuM santa Marta06 luglio, ore 10:00Franco AlbertiConferenza: architettura contemporanea alpina

WS KELLY/BORGHINIMostra fotografica degli allieviMaGazzini liGabue aula 2.406 luglio, ore 12:30Ingresso libero e buffet per tutti

COMUNE DI GRISIGNANO DI ZOCCO

accessO bibliOteca dPa ecceziOnalMente aPerta a tutti i ParteciPanti dei WOrKshOPL’accesso alla biblioteca (II piano Dpa, Santa Marta) è consentito, nei limiti delle postazioni disponibili per ragioni di sicurezza, a tutti i par-tecipanti del WS: docenti Iuav, docenti esterni, collaboratori e studenti. Si potranno consultare volumi e periodici ed effettuare riproduzioni nel rispetto della normativa vigente in materia di di-ritto d’autore. Gli studenti possono accedere a gruppi di 5 (max 10) per volta. La capienza della biblioteca è di 30 posti e occorre consentire la frequentazione all’utenza regolare. il prestito sarà concesso ai soli docenti iuav o loro delegati, per uno o più giorni. Tutti i volumi pre-stati devono essere caricati a nome di un do-cente Iuav. In biblioteca il personale fornirà i mo-duli per la richiesta di accesso e per la delega al prestito. Per altri chiarimenti rivolgersi alla dott.ssa Carla Pezzin (biblioteca Dpa, orario ufficio, telefono 041 2571008).