Do Hit numero 6

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La rivista ufficiale della Federazione Italiana Hit Ball. In questo numero l'intervista a Marco Fontana e il ruolo della donna in uno sport misto.

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Aprile - Maggio 2013

Anno 02 Numero 6Aprile - Maggio 2013

Direttore Responsabile Patrizia Cascino [email protected]

Reg. Tribunale di Torinon° 72 del 02/12/2011

ROC - registro opeatori della comunicazione : 22055

PeriodicitàBimestrale

EditorMonica Arianna Zanetti

Grafica e ImpaginazioneSerena [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Paola Sacchettino, Gianluca Zanetti, Daniele Pennavaria, Monica Arianna Zanetti

Contributo fotograficoDario Dusio, Enrico Rolando,

StampaByblos s.r.l.

Copyright ©, tutti i diritti riservati. E’vietata la riproduzione totale o parziale di testi, foto, disegni pubblicati su Do Hit, con qualsiasi mezzo, salvo espressa autorizza-zione dell’ Editore. L’editore non risponde dell’opinione espressa dagli autori.

Per collaborare con noi scrivi a:[email protected]

Mentre dall’altra parte del mondo, in Australia, l’hit ball sembra essere partito col piede giusto (soprattutto grazie al lavoro di Alessandro Gavello), qui in Italia, la nostra città, che ha dato i natali a questo sport, pare ancora intenzionata a mettere in discussione l’unica sede federale che il Sistema Sportivo Nazionale ci ha concesso in 21 anni di storia... Se non è un paradosso questo! Dopo l’esplosione, qualche mese fa, della “bomba” del nuovo piano regolatore (con sorprendente ritardo della comunicazione di ben tre anni) messo a punto dal nostro Comune per la riqualificazione del complesso che ospita il Palahit e dopo la mobilitazione sotto forma di raccolta firme che tutto il nostro movimento ha messo in atto, ora la palla è in mano alla Circoscrizione e alla Città. Con più di 500 tesserati (senza contare tutti i praticanti, ma soltanto gli iscritti ai campionati ufficiali) che l’hit ball al momento annovera, abbiamo raccolto più di tremila firme contro la chiusura della “nostra casa” e sempre più di tremila per l’apertura di un secondo impianto. Sembra però che gli enti non abbiano capito che la palla può stare nel proprio campo solo 5 secondi e continuano a tergiversare, ammettendo l’errore e annunciando pubblicamente l’intenzione di voler preservare questa creazione sportiva tutta torinese a ormai poco più di un anno da Torino 2015, senza però dare elementi concreti su cui basarsi. Si prospettano varie possibilità di risoluzione: modificare la variante che prevede la costruzione di case al posto dell’attuale complesso e il prossimo

Editoriale

pag. 5 Lettera del Presidentepag. 6 L’intervista: Marco Fontana di Patrizia Cascino

pag. 10 Mens sana in corpore sano a cura della dottoressa Paola Sacchettino

pag. 12 Come eravamo: storia dell’hit ball 6a puntata

di Luigi Gigante

pag. 14 Il ruolo della donna: l’hit ball visto dall’altra metà del cielo di Patrizia Cascino

Patrizia Cascino

pag. 22 Serie A1 pag. 23 Serie A2pag. 25 Serie B1

pag. 26 Serie B2

pag. 27 Serie C1

pag. 29 Organigramma

pag. 30 Tutte le Associazioni affiliate FIHB

pag. 31 Corsi Hitball 2012/2013

bando, in modo da escludere l’area del Palahit dal progetto, o lasciare bando e variante come deliberato nel lontano 2010 e trovare in tempi brevi una nuova struttura di almeno pari livello per l’hit ball. Per il momento non c’è una risposta certa e ufficiale e l’unica cosa sicura, come è buona norma in questo nostro Paese, è che non sarà né veloce né facile risolvere il problema.Nonostante tutto vogliamo continuare a confidare nelle istituzioni, sperando che, oltre alle rassicurazioni verbali, giungano anche atti concreti.Purtroppo però, notizia del 29 marzo u.s., è stato ripubblicato, sul sito del Comune, il bando per l’acquisto di tutta l’area e dovremo nuovamente confidare nel fatto che, in tempi di crisi, nessun impresario edile abbia una somma sufficiente per accaparrarsi il lotto che ci riguarda.

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Le porgo, da parte mia e del movimento sportivo dell’hit ball, vivissimi complimenti per il

mandato brillantemente conseguito e i migliori auguri di buon lavoro per il prossimo quadriennio olimpico, nel superiore interesse del sistema sportivo nazionale.La nostra Federazione ha festeggiato, il 26 marzo 2013, il 21° anniversario della sua fondazione, avvenuta a Torino nel 1992.Più di 500 giocatori tesserati, 85 formazioni partecipanti ai campionati misti di categoria A1, A2, B1, B2, C1, C2, ai campionati giovanili e al campionato esclusivamente femminile.22 associazioni sportive affiliate, con sedi nelle province di Torino, Asti, Lecco, Terni, Napoli e Barletta.Più di 100 rappresentative scolastiche iscritte ai GSS nel corso degli ultimi anni.700 partite ufficiali l’anno. Numeri che aumentano di anno in anno e che ci pongono ormai al pari (se non addirittura al di sopra) di altre federazioni già riconosciute in passato dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano.Nonostante questi risultati e il successo ottenuto dal nostro sport, nonostante le sue ulteriori prospettive e le ulteriori potenzialità di sviluppo e nonostante l’origine “made in Italy”, la nostra disciplina non ha ancora avuto il riconoscimento dell’ente pubblico preposto.La costituzione della seconda federazione nazionale (la Indian Hit Ball Federation, presieduta dal Dott. Sangram C. GADGIL) e i più recenti sviluppi in Spagna e in Australia confermano le possibilità di sviluppo internazionale dello sport

“made in Italy” e inducono a ritenere di pubblica utilità il sostegno istituzionale alla nostra attività.Il sogno di percorrere la strada inversa rispetto agli sport tradizionalmente provenienti dal mondo e dalla cultura

sportiva anglosassoni è realizzabile e condivisibile.Non essere stati finora “presi in carico” dal sistema sportivo nazionale al pari delle altre discipline è, oggi, non solamente un’ingiustizia palese e una disparità di trattamento ingiustificata, ma è anche soprattutto un atto di autolesionismo di quell’Italia che tutti vogliamo lasciarci alle spalle.La delibera n.1454 del 30/11/2011, da molti osservatori considerata anacronistica e ingiusta, in quanto unicamente mirata alla difesa dei diritti precedentemente acquisiti, ha ulteriormente penalizzato e mortificato gli sforzi delle federazioni emergenti come la nostra.Paradossalmente (tenendo conto dei principi e dei valori fondanti dello sport), tale delibera ha alzato l’asticella mentre il nostro movimento sportivo si apprestava a saltare sfruttando una rincorsa partita molti anni fa.In questa delicata fase della vita sociale del nostro Paese tutte le istituzioni sono chiamate a esercitare il loro ruolo con piena responsabilità e consapevolezza e si coglie palesemente la necessità di cambiamenti profondi nell’esercizio dei rispettivi mandati istituzionali.Grazie all’auspicato riconoscimento del CONI si aprirebbero, per la nostra disciplina, degli scenari di grande interesse per l’intero sistema sportivo nazionale.Nel 2015 avremo l’occasione per mostrare al mondo intero la cultura del “made in Italy”. Expo Milano 2015 e Torino Capitale Europea dello Sport sono imminenti e non c’è tempo da perdere!Dobbiamo mettere in campo le forze migliori e saremo tutti chiamati a dare un contributo nell’interesse comune.Il nostro movimento sportivo “si sta preparando e allenando per essere in forma per l’appuntamento”.Come tutti gli sportivi chiediamo di poter partecipare al pari degli altri competitori (in questo caso le altre federazioni) e di godere semplicemente di pari dignità e pari opportunità, nel pieno rispetto dei valori che da sempre lo sport incarna e promuove.

Luigi Gigante

Le origini scolastiche del nostro sport sono infine un valore aggiunto di rilievo che, sono certo, sarà considerato e apprezzato.Siamo certi che la S.V. saprà porre rimedio alla nostra condizione istituzionale precaria e penalizzante, offrendo alla nostra disciplina lo stesso sostegno garantito da anni alle altre associate riconosciute.

Grazie!Cordiali sportivissimi saluti

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Intervista

di Patrizia Cascino

Quando si assiste alla finale di campionato, a centro campo, ormai da un bel po’ di tempo, c’è l’arbitro degli arbitri: Marco Fontana.Fondatore, insieme ad altri protagonisti dell’hit ball, e ora presidente dell’Associazione Arbitri, è colui che ha voluto mettere ordine, regolandolo organicamente, nel gruppo dei nostri giudici di gara. Ma non è solo questo: è anche allenatore e giocatore... Insomma una di quelle persone che dedica ogni minuto del proprio tempo libero all’hit ball e ogni sacrificio si fa leggero grazie alla passione.

Da dove nasce l’idea dell’Associazione Arbitri?

L’idea è partita cinque anni fa da me, Daniele Botosso, Martina

Lupo e Andrea Rattalino, che all’epoca era ancora arbitro. Principalmente volevamo formare un gruppo per essere un po’ più indipendenti dalla Federazione, soprattutto da un punto di vista decisionale e di regolamentazioni interne, ma non economico. Ci siamo quindi trovati e abbiamo deciso di costituire un’associazione. A questo punto sono stato incaricato di andare a parlare con il Presidente, che ha subito accolto favorevolmente la nostra idea e il nostro progetto e così abbiamo potuto iniziare a lavorare. Per una questione puramente organizzativa serviva un presidente e gli altri hanno deciso di eleggere me, soprattutto per un discorso di esperienza, dal momento

che sono la persona con il più alto numero di arbitraggi.

In questo modo avete preso in carico la gestione di tutto quello che prima spettava a Toni Giordano, alleggerendo di molto il suo carico di lavoro. In cinque anni come si è evoluta la situazione?

Sì, ci siamo caricati quasi tutto il settore, tranne la calendarizzazione del campionato, che è rimasta un suo compito. Ho deciso subito di occuparmi direttamente della formazione dei nuovi arbitri, per poter seguire fin dall’inizio il percorso di ognuno di loro. Da allora sono cambiate molto sia l’organizzazione che la calendarizzazione degli arbitri nelle varie partite, perché cerco sempre di rispettare le loro disponibilità. Non nascondo che spesso sia molto complicato accontentare tutti, ma impegnandomi ci riesco e questo è

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sicuramente uno degli aspetti positivi dell’associazione. In questo modo ogni arbitro riesce a comunicarmi con un sufficiente margine di tempo le date in cui preferirebbe arbitrare e io cerco di soddisfare le esigenze di tutti, concedendo loro lo stesso numero di arbitraggi ed evitando di assegnarli in un intervallo di tempo limitato. La precedente autogestione non permetteva un’organizzazione ottimale.

Quanti arbitri ci sono al momento in “servizio”?

Siamo circa in 34, contando gli ultimi arrivati, ma con oltre 1000 partite all’anno da arbitrare siamo ancora troppo pochi.

Hai parlato di corsi di formazione: come si svolgono?

Una volta c’era un unico corso arbitri a settembre prima dell’inizio del campionato; poi, in seguito all’aumento delle richieste, ho deciso di istituirne un secondo: oltre all’appuntamento di settembre tengo un corso anche tra gennaio e febbraio, in modo da avere gli arbitri a disposizione per tutti i tornei estivi. La Coppa Hitalia, con oltre 25 squadre iscritte, è molto impegnativa a livello di arbitraggi.

Normalmente ogni corso si svolge in due serate: in una si racconta tutta la storia dell’associazione arbitri, i regolamenti, gli atteggiamenti che un giudice di gara deve tenere; la seconda è incentrata totalmente sulla compilazione del referto, il documento ufficiale della partita che, di conseguenza, deve essere compilato perfettamente.

In sintesi: per i giocatori la nascita della vostra associazione è passata quasi inosservata, se non per il fatto di distinguervi con una divisa, ma ai fini organizzativi del campionato il cambiamento è stato a dir poco sostanziale.

Sì, noi lavoriamo sodo senza farci notare troppo: siamo dietro le quinte, ma è un lavoro davvero fondamentale.

Da quando è stata costituita l’associazione siete anche riusciti a riconoscere delle piccole retribuzioni, che prima non esistevano, agli arbitri, giusto?

Al momento è più che altro un rimborso spese, ma i ragazzi riescono comunque a ricevere qualcosa che li gratifica per l’impegno e, con l’introduzione delle due rate annuali, il gruzzolo si fa piuttosto cospicuo.

Inoltre, correggimi se sbaglio, arbitrare aiuta i ragazzi e le ragazze a vivere e vedere l’hit ball da un’altra angolazione, che non sia quella del semplice giocatore.

Sì! Sicuramente abbiamo cercato di creare un gruppo in cui ognuno si sentisse parte di qualcosa, accettato dagli altri, di trasmettergli determinati valori. L’arbitro deve cercare di essere sempre neutro e ora che il livello del gioco si è alzato qualche svista può scappare, ma deve essere comunque sempre trasparente, per evitare incomprensioni con i giocatori. Inoltre, durante il corso, cerco di trasmettere un concetto di professionalità perché, al nostro livello, alcuni arbitri si trovano a dirigere anche partite della serie in cui giocano, ma nel momento in cui vestono la divisa dell’arbitro, devono solo far parte della squadra “arbitri” e non di un’altra. Proprio grazie a questo non ci sono stati episodi di favoritismi verso l’una o l’altra formazione. Allo stesso tempo quando l’arbitro torna a essere giocatore capisce molto di più il ruolo dei propri colleghi e diventa anche più indulgente se scappa qualche errore.Il primo concetto che deve essere assimilato da un arbitro è che nel momento in cui si riveste questo ruolo non si è più un giocatore. Quasi

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tutti sono amici tra loro e magari si conoscono proprio in quanto arbitri. In più, nelle due occasioni annuali, una vicino a Natale e una nell’estate, in cui avvengono i pagamenti cerco sempre di organizzare anche una cena o un aperitivo insieme a tutti, in modo da rafforzare ulteriormente il gruppo. E la cosa funziona! Pur avendo un ampio divario di età – il più giovane ha 16 anni, il veterano è Toni Giordano – ci si diverte sempre tutti insieme. Questo mi dimostra che l’idea iniziale dell’associazione è vincente! L’età media è abbastanza bassa, perché finché si studia si ha una disponibilità maggiore rispetto ai lavoratori, che spesso sono costretti a rinunciare a causa degli impegni troppo gravosi della vita privata. Ecco perché io sono alla continua ricerca di persone nuove. Io stesso riuscirò ancora per un po’ di anni a occuparmi della gestione dell’associazione, ma prima o poi dovrò rinunciare proprio per motivi di tempo e servirebbe qualcuno che mi sostituisse.

Tra le tue varie mansioni troviamo un impegno istituzionale che è fortemente legato, come l’arbitro, al regolamento, e che hai ricoperto fino all’inizio di quest’anno: membro della Commissione Disciplinare. Perché hai rinunciato?

È un ruolo che ho ricoperto per quattro anni insieme a Manuela Agnello e Davide Senatore. In questo periodo ci è capitato di riunirci per motivi futili e per motivi seri. Purtroppo, all’inizio di quest’anno, ho dovuto abbandonare

la Commissione, soprattutto perché il mio lavoro esterno all’hit ball è diventato molto impegnativo e non mi permetteva più di seguire come avrei voluto entrambi gli impegni (associazione e Commissione), per cui ho deciso di concentrarmi unicamente sul settore arbitri e lasciare il mio posto a qualcun altro che potesse occuparsene nel modo migliore. È stato scelto Alessandro Adami che, in quanto notaio, è sicuramente molto più qualificato di me per ricoprire questo ruolo.

Fortunatamente il lavoro della disciplinare è sempre stato moderato e anche nel caso in cui gli animi in partita si scaldino, l’arbitro cerca di sedarli in prima battuta. Probabilmente ora, con l’aumento del numero dei giocatori e la conseguente gamma di personalità da gestire, si assiste a qualche episodio o scaramuccia in più, ma si tenta di subito risolvere il problema direttamente in campo, senza dover arrivare al caso da sottoporre alla Commissione Disciplinare.

Se non sbaglio, tu sei anche, da tempo immemore, allenatore. Da quando hai iniziato a giocare, quanto tempo è passato prima di decidere di allenare?

Sono allenatore ormai da tredici anni.Ho iniziato a vent’anni perché mi piaceva l’idea di insegnare, mi è sempre piaciuto avere a che fare con i ragazzi e ho anche pensato di fare l’animatore, ma poi quell’idea è tramontata. Quando ho iniziato a giocare a hit ball e ho visto che c’era la possibilità di allenare, l’ho colta al volo. Così mi sono ritrovato ad allenare alla scuola Chiovini ragazzi dalla prima alla terza media, con tutti i problemi dell’adolescenza appena iniziata, e ho tentato di instaurare un dialogo con loro insegnandogli anche dei principi, perché a quell’età si sentono già grandi e un po’ bulletti e non vogliono più seguire i genitori, ma un allenatore appena più grande sì. Di quel primo gruppo alcuni giocano ancora, altri addirittura sono ormai giocatori affermati di A1. Continuo a fare l’allenatore ma per mancanza di tempo ho dovuto ridurre a sole due squadre il mio impegno: RDJ e Torino Warriors. Il ruolo dell’allenatore mi ha sempre regalato bellissime emozioni perché se si riesce a creare un rapporto con i ragazzi e li si vede crescere in un certo modo sia come giocatori che come persone è la cosa più appagante che esista.

Quando hai iniziato ad allenare avevi solo vent’anni. Come può essere il rapporto con dei ragazzi che hanno solo quattro o cinque anni meno di te: è più difficile o addirittura è un valore aggiunto?

Per me è un di più, perché sono stato un punto di riferimento per i loro problemi adolescenziali, hanno iniziato ad

“34 arbitri per 1000 partite: siamo troppo

pochi”

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affidarsi e a confidarsi con me. È la grati-ficazione di cui parlavo prima. Essere allenatore vuol dire essere anche un po’ psicologo, perché per poter svolgere al meglio questo ruolo bisogna capire che squadra si ha, che carattere hanno i ragazzi, e solo così si può ottenere il massimo da loro.

Ultimo ma non meno importante, essendo stato il primo gradino, parliamo anche del tuo essere giocatore.

Ho iniziato a diciotto an ni per puro caso. al Frequentavo l’Istituto Tecnico Commerciale Carlo Levi e durante l’intervallo Gianluca Zanetti mi ha fermato nei corridoi e mi ha chiesto se mi andava di giocare a hit ball. Non sapevo nemmeno cosa fosse. Arrivavo dalla pallavolo, la mia squadra si era appena sciolta e quindi ho deciso di provare. Sono andato in palestra, dove c’erano Gianluca e Gigi Gigante e, dopo i primi quattro tiri, ho deciso che sarebbe stato il mio nuovo sport. Ora come allora la voglia è sempre la stessa, perché l’hit ball è diverso da tutto quello che conoscevo. Nell’estate del 1999, pochi mesi dopo aver iniziato, ho spiegato a Gigi che questo sport mi era piaciuto subito soprattutto perché qui tutti sono amici e ognuno si sente accettato come a casa sua. Da lì è poi nata l’idea di fare l’arbitro. All’epoca si giocava unicamente nelle scuole Alberti e Palazzeschi e io, consultato il calendario, andavo a vedere quasi tutte le partite conoscendo man mano tutti. Credo di conoscere tutti i tesserati e credo che quasi tutti conoscano me.

Mi ricordo che nel corso arbitri del 1999, tenuto da Toni Giordano, c’eravamo solo io e Martina Lupo.La cosa bellissima è che i miei amici più cari li ho conosciuti proprio in questo ambiente, dove la differenza di età non pesa. Gioco nei Sunnenbun da ormai otto anni, forse una delle permanenze più lunghe dell’hit ball: diciamo che il nostro nucleo di squadra è formato da quattro persone, me compreso. All’inizio della mia carriera giocavo con Gianluca e quest’anno che giochiamo nuovamente insieme mi diverto tantissimo.

Vorrei concludere facendoti una domanda difficile: cosa dà più soddisfazione, allenare o gestire l’associazione arbitri?

Sono due situazioni diverse: essere allenatore dà delle gratificazioni personali perché vedi i ragazzini crescere e sai di essere per loro un punto di riferimento; vedi il rispetto e la stima che ti portano e ora, all’atto pratico, vedi le due squadre che hai allevato al secondo e terzo posto in A2 e ti accorgi che evidentemente qualcosa di buono l’hai fatto. Per l’associazione invece sei visto come una persona d’esempio, sei un

po’ il maestro degli arbitri, quasi una personalità autorevole, da ascoltare e da seguire. Quando vedi che nella “squadra” che gestisci vanno tutti d’accordo, nonostante un divario anagrafico di quasi vent’anni , provi una gran soddisfazione. Principalmente è la passione che mi aiuta a fare tutto questo, anche i sacrifici che soprattutto ultimamente devo affrontare. Mi auguro che chi verrà dopo di me saprà mantenere il clima che sono riuscito a instaurare. I primi quattro anni da presidente sono trascorsi e qualche mese fa sono stato rieletto per un altro quadriennio. Al termine di questo mandato, se qualcuno vorrà provare, sarà il benvenuto.

Un consiglio da dare ai ragazzi che si approcciano ora all’hit ball e allo sport in generale?

Dimenticatevi tutto lo sport che avete praticato fino ad ora, perché l’hit ball è diverso. Dovete guardare lo sport come un luogo in cui ci si trova per condividere emozioni rispettando tutto e tutti. Credo che si dovrebbe pensare sempre allo sport come a una palestra di vita dove si impara a perdere ma anche a impegnarsi per i propri obiettivi, senza credere falsamente di essere superiori a qualcun altro. Lo sport sa regalare grandissime emozioni, positive e negative, e lo consiglio a tutti.

“lo sport serve a condividere emozioni

rispettando tutto e tutti”

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A cura della dott.ssa Paola Sacchettino

“... Ai medici greci sfugge la maggior parte delle malattie, poiché essi trascurerebbero di prendersi cura della totalità dell’uomo, senza la cui piena salute non è possibile che la singola parte sia efficiente.” (Socrate 469-399 a.C.).

Cartesio fondò la metafisica dualistica, che costituì l’evento filosofico fondamentale dell’era moderna. Secondo tale

teoria, il mondo è formato da due tipi di sostanze, ovvero due realtà opposte e incommensurabili, tra le quali non vi è nulla in comune: il pensiero e la materia. Egli sostenne l’esistenza della res cogitans (il pensiero), consapevole di se stessa e libera: non ha una dimensione materiale e spaziale. Solo gli esseri umani in tutto l’universo la possiedono e costituisce il loro Io, la mente cosciente. La res extensa ha caratteristiche simmetriche e contrarie: la materia è tutto ciò che non è spirito; è pura estensione spaziale e priva di consapevolezza. Per quanto riguarda l’uomo, dunque, la polarità res cogitans/res extensa si concretizza nell’opposizione tra mente e corpo, dando origine al problema delle loro reciproche relazioni, che Cartesio risolse con la teoria della ghiandola pineale, postulando che essa fosse il mezzo che consentiva una loro interazione, diversamente non realizzabile. In termini moderni la ghiandola pineale (epifisi, posta al centro del cervello) costituirebbe l’interfaccia (l’intersezione) fra mente e corpo (Nicola 1999).Di cosa si occupano dunque le Scienze Motorie, lo Sport e la Psicologia? Del corpo, che interagisce con la mente.E’ oramai assodato che il corpo viene influenzato dalla mente e dai nostri pensieri, che sovente si traducono in atteggiamenti posturali sbagliati.Il portamento corretto prevede una condizione di simmetria del corpo sia statica, sia dinamica, corrispondente

alla situazione ideale che permette il benessere, mentre lo squilibrio del sistema posturale provoca sollecitazioni anormali delle strutture anatomiche, con conseguente patologia dolorosa, infiammatoria, degenerativa; con il trascorrere del tempo determina, inoltre, nella persona, uno stato ansioso e a volte depressivo, in quanto la struttura del corpo si avvia lentamente a un atteggiamento di chiusura sia fisica, sia mentale. (Marchetti, 2010).Anche malattie e disturbi fisici influiscono sullo stato dell’umore e, per contro, uno stato emotivo disagevole,

prolungato e intenso può provocare disturbi fisici più o meno importanti come mal di stomaco, ulcere, dolori addominali, coliche e via discorrendo.Studi recenti, basati sull’integrazione delle conoscenze di differenti specialità mediche, hanno dimostrato come le entità “mente” e “corpo” siano in continua e stretta interazione tra loro. La mente influenza il corpo, ma è vero anche il processo inverso e tutto questo in virtù di complessi meccanismi ormonali e nervosi, in particolare del sistema nervoso neurovegetativo.Possiamo quindi affermare che uno stato emotivo o un pensiero sono in grado di influenzare il funzionamento del nostro corpo; viceversa lo stato

di salute del nostro corpo influenza pensieri ed emozioni (Lombardo 2006).Schemi mentali e schemi motori possono interagire generando uno stato di tranquillità, migliorando lo stato psicofisico, modificando un vecchio schema mentale o sradicando cattive abitudini. A questi obiettivi possiamo arrivare anche tramite il movimento fisico, unitamente alla presa di coscienza della situazione (Marchetti, 2010).Corpo, cervello ed emozioni lavorano in continua sinergia strutturale e funzionale. Rimanere in ascolto di se stessi è perciò fondamentale per potersi aiutare.

Ancora oggi, A. D. 2013 (XXI secolo), moltissime persone, sebbene dotate di un’elevata cultura, sono fermamente convinte che in un certo qual senso Cartesio avesse ragione. Vi ci scontriamo giornalmente nella realtà scolastica: un conto sono lo studio e l’utilizzo delle facoltà cognitive; un altro l’attività fisica e

l’utilizzo delle “meno raffinate” abilità motorie. Questo si ravvisa chiaramente in alcuni “stereotipi” legati allo sport e agli sportivi in genere: il ragazzo molto bravo nelle materie scientifiche e/o umanistiche, è generalmente poco dotato fisicamente e non è portato per l’educazione fisica; viceversa, l’alunno che non riesce a scuola, che è svogliato o che rende poco nelle materie di studio, è fisicamente prestante e ottiene buoni, se non ottimi, risultati nello sport. Di conseguenza le carriere sportiva e scolastica mal si conciliano tra loro. Una ragazza che si allena 4-5 volte la settimana, perché ha raggiunto alti livelli agonistici in una qualche disciplina sportiva, va neces-

Psicologia

“E l’anima, o mio caro, si cura con certi incantesimi e questi incantesimi sono i bei

discorsi, da cui nell’anima si genera la saggezza... ”

(Socrate 469-399 a.C.)

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sariamente male a scuola, perché “perde tempo” in palestra anziché stare ore e ore sui libri. Questo è ciò che ancora oggi si sente affermare nei consigli di classe e, in effetti, la struttura scolastica, in senso didattico, permette che le due realtà si escludano a vicenda. Quanti alunni e alunne, in un passato non troppo lontano, sono stati discriminati e hanno collezionato insuccessi scolastici, perché secondo i loro insegnanti non ottenevano risultati soddisfacenti a causa della loro eccessiva (e scandalosa) dedizione alla “carriera sportiva”!E’ ora di cambiare opinione e di rendersi conto che il dualismo cartesiano non ha ragione di esistere. Mente e corpo sono un tutt’uno, lavorano in sincronia, interagiscono e si influenzano vicende-volmente.Con una corretta e regolare attività fisica è quindi possibile mantenere la funzionalità dell’organismo in uno stato ottimale; generare pensieri positivi e giungere a un buono stato di maturità emozionale completeranno questa interazione circolare che ci manterrà in buona salute.Queste abitudini di vita vanno insegnate già dalla più tenera età: a cominciare dalla Scuola dell’Infanzia occorre stilare dei piani di lavoro di Educazione Motoria e Psicomotricità per ottenere delle giovani “mentes sanae” in altrettanto giovani “corporĭbus sanis”, presupposto per menti e corpi in buona salute in età adulta e in vecchiaia.

BIBLIOGRAFIA

• Antonelli, F. (1963). Psicologia e psicopatologia dello sport. Bologna: Edizioni Scientifiche

• Antonelli, F., Salvini, A. (1977)La psicologia dello sport oggi. Roma: Società Stampa Sportiva

• Lombardo, C. (2006). Motivazione ed Emozione. Roma: Borla

• Marchetti, M. (2010). Il movimento del corpo. Tra gioco e sport. Molfetta: La Meridiana

• Robazza, C., Bortoli, L., Gramaccioni, G. (1994). La preparazione mentale nello sport. Roma: Pozzi Edizioni

• Speltini, G. (1991) Aspetti psicologici dell’attività motoria e sportiva. Bologna: Editrice CLUEB

• Tamorri, S. (1999). Neuroscienze e sport: psicologia dello sport, processi mentali dell’atleta. Torino: UTET

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6a puntata

di Luigi Gigante

Il nostro movimento sportivo aderisce idealmente al codice internazionale olimpico del fair play e ha anche aderito alla Carta Etica redatta dalla Regione Piemonte.I nostri atleti sottoscrivono idealmente il giuramento olimpico.I nostri giudici di gara sottoscrivono idealmente il giuramento olimpico.Allo scopo di descrivere ulteriormente il nostro credo sportivo, che ispirò a suo tempo il percorso di sperimentazione scolastica dell’hit ball e la sua successiva invenzione, è stato predisposto un manifesto del nostro sport, al quale invitiamo tutti i giocatori e coloro che infuturo si avvicineranno all’hit ball a conformarsi nel pieno rispetto dei principi fondamentali di lealtà, rispetto e correttezza sportiva.La Federazione Italiana Hit Ball (di seguito FIHB) promuove e diffonde lo sport per favorire la convivialità, la socializzazione, l’integrazione, la fratellanza e l’amicizia tra le persone.La FIHB promuove e diffonde la competizione sportiva e l’agonismo.La FIHB promuove e diffonde lo sport allo scopo di garantire il benessere e la qualità della vita delle persone, prevenendo l’insorgenza di malattie attraverso l’attività fisica e sportiva.La FIHB intende adoperarsi per indurre gli amministratori a consapevoli e doverosi provvedimenti, atti a garantire la salute pubblica, prevenendo l’insorgenza delle malattie (con particolare riferimento a quelle cardiocircolatorie)ed evitando di intervenire esclusivamente in termini di cura e di somministrazione di prodotti medicinali.La FIHB intende affermare la logica della prevenzione della salute attraverso la pratica sportiva e contrastare la logica della cura attraverso l’uso e/o l’abuso di medicine.La FIHB ripudia l’utilizzo di prodotti farmaceutici allo scopo di migliorare le prestazioni e i giocatori si impegnano in tal senso a non assumere mai prodotti dopanti.I giocatori tesserati rifiutano, inoltre, sdegnosamente qualsiasi altro “aiutino”, qualsiasi “scorciatoia” e

qualsiasi forma di inganno e sotterfugio perpetrati ai danni dell’arbitro o degli avversari.I giocatori tesserati si impegnano a rispettare il continuo alternarsi tra attacco e difesa (caratteristica peculiare del nostro regolamento di gioco) evitando di lucrare sull’eventuale punteggio parziale favorevole mediante atteggiamenti e comportamenti quali lamelina, le simulazioni di infortunio, le perdite di tempo e il gioco ostruzionistico in genere.I giocatori si impegnano a rispettare le decisioni dei giudici di gara e ad assumere e mantenere nei loro confronti un atteggiamento collaborativo, evitando atteggiamenti polemici.I giocatori tesserati devono considerare il futuro del nostro sport, il suo percorso e la sua identità come un obiettivo prioritario comune di grande importanza.La passione sportiva che ci accomuna e ci unisce deve sempre essere considerata prioritaria e anteposta a interessi di parte e/o di natura campanilistica e particolaristica.I giocatori tesserati devono, in altri termini, anteporre sempre l’interesse superiore del movimento sportivo all’interesse di parte, relativo alla propria associazione sportiva affiliata, alla propria squadra e al proprio interesse personale.Non si gioca per vincere e l’importante non è solamente partecipare, ma si gioca e si partecipa per competere con spirito ludico, al meglio delle proprie possibilità e nel pieno rispetto di tutto e di tutti i protagonisti dell’evento sportivo, nessuno escluso.Nel pieno rispetto di tutto e cioè del regolamento di gioco, del codice del fair play, dei simboli della propria squadra e di quelli delle squadre avversarie, degli arredi e dell’attrezzatura di gioco e degli impianti.Nel pieno rispetto di tutti e cioè dei propri avversari, dei propri compagni, dei giudici di gara, dei dirigenti, del pubblico e di tutti gli attori di qualsiasi evento sportivo.Lo sport è considerato l’attività seria più

divertente che ci sia e, come tale, deve essere vissuto in modo serio e ludico nel contempo.Il divertimento, la socializzazione, il rispetto e la serietà nell’impegno sono aspetti fondamentali dell’evento sportivo e devono essere considerati prioritari.La progressione tecnico-didattica, elaborata a cura del Settore Tecnico Nazionale FIHB, prevede il contrasto del concetto di titolare eriserva in ambito giovanile. Il contrasto del concetto di titolari e riserve e il contrasto della logica dei ruoli dominanti e subordinati determinano l’affermazione del vero spirito di squadra e dei principi che sono alla base delle dinamiche interpersonali del gioco di squadra.Pari opportunità e pari dignità vengono affermate anche grazie all’attuazione del messaggio “Comanda la palla”, che caratterizza il nostro sport in ambito giovanile:. Se tutti prendono ordini solamente dalla palla e dalle sue traiettorie, ne possono facilmente conseguire organizzazione di gioco, armonia e unità di intenti, evitando così conflitti, prepotenze, prevaricazioni e umiliazioni che spesso provocano liti e dissapori e, in qualche caso, l’abbandono della pratica sportiva.Far comandare il pallone, applicando e condividendo il “diritto di precedenza” durante il gioco, favorisce l’abolizione e il contrasto delle logiche di ruolo (dominante e subordinato), consentendo ai giovani sportivi in età evolutiva di vivere esperienze sportive di gruppo utili e positive.L’attenzione alle dinamiche di gruppo, da parte degli istruttori qualificati FIHB, è considerata un fattore fondamentale a garanzia della bontà del lavoro svolto, seguendo i principi cardine dell’educazione attraverso lo sport.I giocatori tesserati si dichiarano consapevoli della necessità imprescindibile di essere e rappresentare sempre - con atti, comportamenti e scritti, fuori e dentro al campo di gioco, - un esempio e un modello positivo per le nuove generazioni e devono assumersi

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personalmente questa precisa responsabilità, unitamente alla propriaassociazione di appartenenza.Il tifo contro non è gradito.La FIHB si dissocia da chi tollera e incoraggia i fenomeni deteriori del tifo contro e del tifo violento.Il sano agonismo non deve mai e poi mai trascendere nell’insano antagonismo e le espressioni di odio di qualsiasi natura sono bandite dal nostro movimento sportivo.La FIHB si dissocia da chi incoraggia il campanilismo, il tifo e le esasperazioni negative e controproducenti di un malinteso senso di appartenenza.Tutti devono giocare ovunque in casa e nessuno deve giocare ovunque in trasferta.La FIHB contrasta l’impunità, considerandola un fenomeno preoccupante e diseducativo, non solamente in ambito sportivo, ma anche negli altri ambiti sociali (scolastico, giuridico, politico). La funzione deterrente dei provvedimenti sanzionatori e disciplinari in ambito sportivo è considerata fondamentale e deve risultare tempestiva e di entità adeguata alle effettive colpe e responsabilità.La FIHB ha presentato agli organi competenti, per via gerarchica, un progetto relativo all’istituzione di un “laboratorio di mediazione dei conflitti in ambito sportivo”, che agisce in ambito associativo federale dal 2008 e che si prefigge il compito di dirimere qualsiasi conflitto di qualsiasi natura, onde evitare che le divergenze restino in sospeso e irrisolte nel tempo.Il punteggio degli incontri deve essere considerato come l’espressione numerica dei valori espressi in campo e non può e non deve essere considerato “umiliante” in sé, indipendentemente dall’entità del divario finale.L’espressione dei valori è fondamentale e consente di monitorare progressi e bontà del progetto sportivo di ciascuna squadra.La FIHB ripudia e contrasta le distorsioni giornalistiche, che inducono all’antagonismo, alle esasperazioni del tifo e del campanilismo espresse con valutazioni e considerazioni quali “squadra stroncata, umiliata, strabattuta, stracciata, punteggio tennistico, cedimento di schianto, guerra, nemici, ecc.”, che sono

sintomatiche di una cultura sportiva di basso profilo, che mira solamente al business e vuole unicamente accattivarsi le simpatie e il denaro dei tifosi (non certo dei veri sportivi), con evidenti ricadute negative sul piano della cultura sportiva che viene rappresentata sui campi di gara e che caratterizza conseguentemente un popolo e la sua civiltà.L’accettazione del risultato finale e della sua determinazione durante l’incontro è condizione indispensabile perché si possa far parte del movimento e il saluto che conclude gli incontri deve essere un rito condiviso da tutti indiscriminatamente.Il saluto fraterno e cordiale prima e dopo gli incontri nei confronti di tutti i partecipanti è un rito condiviso al quale tutti danno e devono dare consapevol-mente un grande valore.La sconfitta non è una mutilazione e la soddisfazione per la vittoria non deve trascendere mai nell’umiliazione dell’avversario con atteggiamenti o affermazioni di scherno.Al termine degli incontri tutto deve concludersi in modo sereno e nel pieno controllo da parte di tutti i giocatori, che rifiutano qualsiasi atteggiamento polemico e qualsiasi alibi per giustificare la sconfitta.La FIHB ripudia e contrasta la logica e la cultura dell’alibi in seguito a una sconfitta.La FIHB ripudia e condanna ogni discriminazione di qualsiasi tipo (etnico, di genere, ecc.).La FIHB ha finora considerato soltanto due campionati dal punto di vista delle categorie di genere: il campionato di genere libero (squadre formate del tutto liberamente) e il campionato femminile.La decisione di non contemplare il campionato di genere maschile (inin-terrottamente dalla costituzione della FIHB e cioè dal 1992) è intenzionalmente discriminatoria nei confronti dei tesserati di genere maschile e l’intento è di natura volutamente provocatoria allo scopo di tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica riguardo ai temi delle pari opportunità di genere nel nostro Paese. Le designazioni arbitrali (primo arbitro, secondo arbitro e referti sta, per le diverse categorie di gioco) sono stabilite esclusivamente in base a criteri

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meritocratici (capacità, esperienza, affidabilità, ecc.). La FIHB tutela la classe arbitrale affermando e riconoscendo il ruolo al di sopra delle parti dei giudici di gara e il valore simbolico ed educativo del rispetto dei ruoli e delle competenze da parte dei giovani atleti nel corso degli eventi sportivi.La FIHB ripudia qualsiasi forma di violenza fisica o verbale, qualsiasi prevaricazione, prepotenza o atteggiamento molesto.La FIHB condanna inoltre qualsiasi comportamento provocatorio, denigratorio, intimidatorio e/o minaccioso e in generale non conformeai principi fondamentali di lealtà, rispetto e correttezza sportiva.La FIHB ripudia le scommesse in ambito sportivo (sia lecite che illecite) e intende adoperarsi per indurre gli amministratori nazionali a fare un passo indietro rispetto alla normativa attualmente in vigore, in modo da limitare i danni che si sono verificati nelnostro Paese prima e in seguito alla lib-eralizzazione delle stesse.La FIHB non accetta e non considera legittimo l’alibi che in altri movimenti sportivi siano considerati normali (“E’normale che…”) certi atteggiamenti e comportamenti (violenza, risse, slealtà, discriminazioni razziali, ecc.), imputabili alla società “malata”, alla quale, evidentemente, seguendo questa teoria, è inevitabile conformarsi.La FIHB si rifiuta di conformarsi a questi presunti “mali della società”, considerando complice un ragionamento simile e intende invece adoperarsi per educare attraverso lo sport e per contrastare un eventuale processo di imbarbarimento della società civile e sportiva.La FIHB intende sensibilizzare la classe politica allo scopo di persuadere i legislatori in merito alla necessità di inserire nella Costituzione Italiana un articolo relativo all’attività motoria pertutte le età e allo sport come espressione della cultura di un popolo con i suoi valori e i suoi principi.

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focus

di Patrizia Cascino

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Come tutti sappiamo, il nostro è uno dei rari sport che fin dalla fondazione è stato concepito come sport misto, cioè uomini

e donne possono giocare nella stessa squadra in un campionato ufficiale. Una condizione, propugnata come principio fondante della Federazione Italiana Hit Ball e motivo di vanto, che è andata pian piano modificandosi e adattandosi ai cambiamenti del gioco. Abbiamo voluto approfondire quello che, forse proprio a livello di gioco, è uno degli argomenti più sommersi, perché per il pianeta hit ball è normale che le squadre siano miste e che ci siano arbitri donna, ma per qualsiasi altro sport non lo è. Provate a pensare, ad esempio, se avete mai visto arbitrare una partita di alto livello di pallavolo o basket da una donna, o se, escludendo tornei e competizioni particolari, avete mai visto uomo e donna giocare nella stessa squadra. I Giochi Olimpici pre-

vedono, per il tennis, il doppio misto, in cui però, molto spesso, i colpi tirati dall’uomo sono respinti dall’avversario maschile e viceversa; è molto raro che al servizio dell’uomo risponda la donna. Nell’hit ball invece la donna si trova a dover parare i tiri dei ragazzi, o a murarli.

Ma cosa dicono le donne? Abbiamo deciso di chiedere direttamente alle gio-catrici il loro parere e le loro riflessioni, per riuscire a capire in cosa consisteva ieri e come è oggi il ruolo della donna all’interno di una squadra di hit ball.“Secondo me ci dovrebbe essere almeno una donna in ogni squadra, indifferente-

mente dalla serie” è l’idea di Cristina Rijillo, attualmente militante nella squadra degli Skit in serie B2. “Io mi ritengo fortunatissima a far parte degli Skit, perché mi fanno sentire alla pari e indispensabile... È bello potersi confron-tare con i ragazzi, far vedere che siamo all’altezza di giocare con loro”. Le squadre che annoverano nella loro rosa almeno una donna si dividono solitamente in due tipologie: quelle che cercano di identificare un ruolo da ricucire sulle migliori capacità del gentil sesso e quelle che schierano la ragazza finché il gioco sembra facile e, non appena la situazione diviene

critica, non esitano a richiamarla fuori convinti di migliorare il cursus della partita. Stefania Cauda, in qualità di docente S.U.I.S.M., spiega,il motivo: “La parità tra uomo e donna nello sport si ha solamente nel periodo delle elementari, durante il quale, per il loro precedente sviluppo fisico, a volte sono

“le ragazze non sono un handicap per le squadre,

sono i giocatori a farne un problema ”

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le femmine a essere superiori per forza e velocità ai maschi. Arrivati alle medie tutto si capovolge e la condizione si stabilizza. Nell’hit ball è impossibile dire che possiamo competere a livello fisico con i maschi quindi, per forza, ci devono essere delle differenziazioni nel gioco. Nelle massime categorie il ruolo della donna è prevalentemente difensivo e di regia e, se una ragazza vuole rimanere in campo, deve eccellere in queste cose, se poi le scappano anche un punto o due, meglio ancora!”. Rimane pur sempre il fatto che una ragazza, per conquis-tarsi il posto in campo tra i titolari, presentando lacune in attacco, deve essere perfetta in difesa, o a muro, o nei passaggi. E’ pur vero, però, come ci fa notare Sonia Bertin che “Nell’hit ball non c’è preclusione di sesso. Se una ragazza, per visione di gioco, carisma, carattere e ovviamente caratteristiche tecniche, è al livello del massimo campionato, può con-frontarsi con degli uomini senza doversi “truccare” da uomo, poiché il regola-mento prevede pari opportunità. Questo sembrerà un ragionamento solo teorico, ma è il succo della questione e, scendendo di categoria, le probabilità di preferire una donna a un uomo si ampliano. Il permettere il continuo confronto uomo/donna, tra l’altro, va quasi a esclusivo vantaggio del sesso femminile, poiché solitamente è l’elemento più debole quello che migliora scontrandosi con gente più forte”.Alcuni equiparano la donna alla parte razionale della squadra, nel senso che riesce a dare equilibrio ai compagni magari troppo “ormonali” e molte volte riesce a mettere ordine nei momenti salienti. Solo qualche tempo fa i Sunknights, in campo in quattro e schierando Julie Carpinelli, sono riusciti a battere la corazzata dei Red Devils, fino a quel momento imbattuti. “È stimolante per noi fanciulle confrontarci con giocatori più forti, è bello vedere come le differenze di carattere e di approccio possano renderci importanti per la squadra, anche se non faremo mai i punti del bomber. Arrivate a un certo livello, si deve scegliere tra giocare meno dei propri compagni, stare più davanti che in difesa, tirare meno, fare la “regista” e non la prima punta, ma prendersi la soddisfazione di confron-tarsi con giocatori più forti e contribuire alla vittoria di una partita, o addirittura di un campionato di A1, oppure togliersi lo sfizio di giocarsela alla pari, tirare le rimesse, e segnare 15 punti a partita in B o in C. Io personalmente ho scelto la prima, e per “giocare come un uomo” preferisco il Torneo Femminile o la Coppa Hitalia”.Dello stesso parere sono anche altre ragazze che militano nelle serie maggiori e che quasi quotidianamente si confrontano con i maschietti, traendo somme soddisfazioni dal parare una

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“bomba” da due, intercettando una palla a muro o servendo all’hitter di squadra l’assist perfetto per il punto decisivo per la vittoria. Sicuramente ci va una gran dose di grinta e determinazione per poter competere ad alti livelli, perché una donna deve impegnarsi il doppio di un uomo per compensare la scarsa efficacia in attacco.“Ho iniziato a giocare a hit ball a nove anni – ricorda Valentina Delvecchio, ora militante negli Hit Dogs in serie A2 – e già all’epoca, nonostante l’età, l’idea di poter giocare insieme ai ragazzi mi è piaciuta subito, perché fin dalle elementari non sopportavo le bambine che giocavano a pallavolo stile “lady dell’Ottocento” e chiedevo alla maestra di poter giocare a calcio con i maschi, per la gioia della mia mamma che mi aveva agghindato con gonnellina e paperine di vernice. La vita è dura per le donne nell’hit ball, lo è sempre stata e lo sarà sempre di più, ma questo ai miei occhi ha sempre reso la faccenda più interessante, più stimolante, più gratificante... Sono sicura che in una squadra femminile, di qualsiasi sport, giocherei di più, ma vuoi mettere parare una bomba da due a un uomo in una finale scudetto!” Sicuramente la determinazione è ciò che accomuna tutte le ragazze dell’hit ball, come anche la consapevolezza che, molto probabilmente, se l’hit ball dovesse ulteriormente evolversi e divenire professionistico, non ci sarebbe più posto per le squadre miste, proprio per le differenze fisiche e biologiche. In quel caso rimarrebbero due alternative: stabilire delle quote rosa fisse o dividere i campionati. Ma l’obbligo di avere sempre almeno una donna in campo (perché averla in rosa non sarebbe sufficiente) vorrebbe dire imporre una presenza che verrebbe vissuta solo come imposizione e non gioverebbe al movimento femminile, quindi non può essere questa la soluzione. Fortunatamente, o sfortuna-tamente, è ancora lontano il momento di questa scelta, anche se, soprattutto in questi ultimi anni, la situazione della donna è già cambiata. Ora, a differenza di qualche stagione fa, nelle serie maggiori le ragazze si contano sulle dita di una mano, ma nelle serie inferiori il movimento femminile si sta ampliando e sono sempre di più le iniziative che vedono un gruppo di ragazze fondare intere squadre da iscrivere a campionati regolari di B2 e C1. “La nostra non è una squadra femminile – sottolinea Sabrina Zanfretta, responsabile delle Brownies Venaria –, è una squadra composta da sei giocatori, per caso tutte donne. Se parliamo dei Red Devils, Piccolo Club, Sinombre, ecc. non li definiamo “squadra maschile”, quindi non capisco perché definire noi una “squadra femminile”. Un

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gruppo si trova, si riunisce per uno scopo, con un obiettivo. Noi siamo sei persone con lo stesso obiettivo. Troppo deboli e non attrezzate per quella categoria? Beh, è stata una nostra scelta e tutte le volte che scendiamo in campo rispettiamo i nostri avversari indipendentemente dal sesso, sperando che i nostri avversari facciano altrettanto. Se qualche maschietto volesse venire a giocare con noi, non avremmo nessun problema ad accoglierlo. Vorremmo solo puntasse al nostro stesso traguardo”.Ora che l’hit ball va progressivamente strutturandosi e che quasi ogni squadra annovera un allenatore, qual è la visione della questione “donna” per chi deve allenare e gestire i cambi? Secondo Valentina, e non solo lei, un allenatore deve trovare il ruolo che più si addice a ogni giocatore e questo vale anche per le donne. Per Martina Lupo, capitano e responsabile dei Sotomayor la situ-azione è un po’ differente rispetto alle altre ragazze: “Devo ritenermi molto fortunata perché finalmente ho trovato il mio ruolo e soprattutto il mio spazio all’interno della squadra: decido i cambi e nessuno dei miei compagni ha mai avuto da ridire, riesco quasi sempre a farli ragionare, insomma ho con-quistato il potere immenso della fiducia cieca”. Ma non per tutte è così! Sono ancora molte le ragazze che, quando il gioco si fa duro, vengono fatte accomo-dare alle spalle della porta, solo perché considerate a priori il punto debole della squadra, o semplicemente perché si lamentano meno. Il cambio ci sta, o ci dovrebbe stare, solo nel momento in cui, in quella partita il giocatore “donna” sta giocando effettivamente peggio dei compagni, ma allo stesso modo, se sta giocando meglio di altri, deve stare in campo. Fortunatamente la direzione che questo “problema” sta prendendo è forse la migliore aus-picabile. Con l’introduzione della figura dell’allenatore, che ha una visione del gioco sicuramente più chiara, perché vista da fuori e non dal campo, si sta pian piano creando l’idea che i compo-nenti della squadra siano giocatori, con caratteristiche più o meno marcate, tra cui scegliere in base all’andamento della sfida. Ecco allora che una ragazza “regista” o “defender” viene preferita al bomber o a un altro giocatore, se il momento lo richiede. L’annosa ques-tione dell’esclusione a priori della ragazza sussiste ancora in tutte quelle squadre senza allenatore che vengono gestite dall’interno del campo, senza una visione corretta del gioco e di quale scelta possa essere più appropriata in un preciso momento. Per le donne al-lenatrici è ancora diverso: “Credo che, a prescindere dal sesso dell’“allenatore” si debba sempre tenere in considera-zione il rispetto per la persona” ci

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il ruolo delle donne Manuela Agnello, presidente della Commissione Disciplin-are: “Le donne che negli anni si sono av-vicendate nei vari ruoli federali (arbitri, istruttrici, refertiste, responsabili di campionato, ecc.) non sono mai state, a mio parere, messe in secondo piano rispetto ai maschi, anzi! Da quando sono entrata in questo mondo, nel 1993 per l’esattezza, non ho mai visto la Federa-zione agevolare gli uomini, ma affidare sempre i ruoli in base all’esperienza e alle capacità dei singoli, a prescindere dal sesso”.

ricorda Sabrina Zanfretta,. “Come al-lenatrice – continua – ho avuto i miei problemi e li ho tuttora. Nei primi anni i ragazzi erano giovani e non ci sono stati grandi grattacapi, mentre invece, una volta cresciuti, ritenendosi bravi, esperti e soprattutto più forti della stessa allenatrice, ascoltano meno e qualche volta nascono discussioni. Di certo però sono riuscita a trasmettere loro la passione per questo sport, dato che, anche se in squadre diverse, con-tinuano il loro cammino”. “Essere una donna allenatrice – dice Stefania Cauda

– e avere una donna in squadra spesso è una sofferenza, perché sai quel che si prova fuori, ma tu devi portare la squadra alla vittoria senza farti coinvol-gere dalle emozioni. Detto ciò anche

con le donne in campo si vince”.Dal punto di vista istituzionale, ci spiega

“si hanno ancora troppi pregiudizi”

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“La donna è più pratica e si ingegna per sopperire alle

sue debolezze”

lucidità necessaria a rimettere un po’ d’ordine in campo quando si perde la testa per un sovraccarico di adrenalina.Molte concordano sul fatto che se la potenza muscolare nel gioco si alzasse

ancora, cosa peraltro auspica-bile, e diventasse uno sport profes-sionistico, non ci sarebbero squadre con donne nella massima serie

proprio perché le differenze fisiche sono molte e di uomini “registi” se ne possono trovare. “Se io fossi il manager di una squadra – immagina Julie Carpi-nelli – che vuole vincere il campionato assoluto e dovessi scegliere tra tenere in rosa la miglior giocatrice di A1 o sosti-

Insomma, per concludere questo annoso, quanto doveroso, tributo al mondo femminile dell’hit ball, si evince una grandissima grinta e la voglia di dimostrare che le ragazze meritano appieno un posto in una squadra mista anche se qualche, per fortuna piccolo, pregiudizio ancora persiste. E se i “Brava!” per una palla carambolata addosso in porta o un hit fortunoso e gli “ Scusa!” per un muro semplicemente ben piazzato ancora si sentono, è anche vero che gli uomini si stanno rendendo conto che la donna in squadra non è un peso, anzi, molto spesso è l’unica che mantiene la

tuirla con qualcun altro, probabilmente troverei e sceglierei, per coprire lo stesso ruolo e svolgere lo stesso lavoro in campo, un giocatore maschio più forte: con meno difetti in porta, un tiro comunque più efficace, ecc.”.Ma a questo ci sono soluzioni? Al momento no e su eventuali quote rosa le giocatrici si trovano contrarie all’unanimità, in quanto, come detto, una regola imposta non aiuta mai a far apprezzare l’idea. Maggiori corsi dedicati alle donne, come già ne sono stati tenuti in passato, potrebbero probabilmente far avvicinare di più il mondo femminile al nostro sport. Se la tendenza rimarrà però invariata, sarà necessario intervenire in qualche modo “Perché in fondo – ricorda Sonia Bertin – lo sport è maschilista e senza un minimo di protezione saranno poche le donne che resisteranno ad alti livelli: non credo che la donna faccia meglio di un uomo, ma spesso per essere valutata uguale deve fare il doppio”.Un aneddoto di Manuela Agnello: “A una manifestazione di parecchi anni fa a Genova, io, Sonia, Stefania, e non ricordo chi altro, abbiamo sfidato i maschi in una partita maschi vs femmine. Beh, care mie, non mi ricordo come finì, ma i maschi, a un certo punto, erano parecchio in diffi-coltà!!!”

W LE DONNE

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Cognome …………………………………………………… Nome…………………………………………………………………Via ………………………………………………………………….. Cap …………… Città ………………………………………Tel. …………………………………………… E-mail ………………………………………………………………………………Data ……………………………………. Firma ………………………………………………………

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22Simone Gentile e Marco De Nichilo -Piccolo Club- foto: Enrico Rolando

Esattamente come li avevamo lasciati lo scorso anno dopo la finale, li ritroviamo quest’anno: sono ancora Red Devils e

Piccolo Club i protagonisti della serie maggiore. I Diavoli hanno tenuto una media inglese priva di sconfitte fino al 3 marzo quando, contro quattro Sunknights, hanno dovuto lasciare il passo. A questa prima battuta di arresto ne sono seguite altre due, di cui una proprio contro i diretti rivali e una contro i Sotomayor. Il Piccolo Club ha invece provato ben prima, ancora nel 2012, il bruciore della sconfitta a favore dei Red, seguita dopo soli dieci giorni dall’ulteriore sbandamento con i soliti Cavalieri del Sole. Ma hanno saputo reagire bene, mantenendo i nervi saldi e inanellando soltanto successi, tranne contro i Sotomayor. Entrambe le squadre finiscono la regular season a quota 30 e accedono di diritto ai quarti di finale dai due lati opposti del tabellone. I loro “disturbatori” Sotomayor e Sunknights si ritrovano a occupare il terzo e il quarto posto, uniche ad aver cercato di tenere il ritmo delle prime due. Dietro di loro, con dieci punti di ritardo, troviamo i Sinombre che sono andati per tutto l’anno sulle montagne russe, alternando bellissime prestazioni a partite molto meno convincenti. Scendendo ancora di posizioni troviamo un bel gruppetto, formato nell’ordine da LabToHit, Revelation e Akuna Matata, che se le son date di santa ragione, sportivamente parlando, fino all’ultima gara: finiscono tutti a pari merito a 12 punti, ma LabToHit e Revelation precedono Akuna Matata per differenza hit nella classifica avulsa. Gallo e compagni dovranno così vedersela con i terzi classificati di A2, gli RDJ, arrembanti e decisi, che vorranno cercare di sfruttare al meglio questa grande occasione. Stesso discorso per i Torino Warriors, già vincitori lo scorso anno contro i Sinombre negli ottavi di play off, che affronteranno i Sunbeam per ottenere un posto in A1.Retrocedono invece automaticamente

I Gadan, che il prossimo anno disputeranno il campionato di A2, che si prospetta in ogni caso molto divertente e difficile.Ora si comincia a fare sul serio con l’inizio dei play off per lo scudetto 2013. Sono ammesse sei squadre di A1 – Red Devils, Piccolo Club, Sotomayor, Sunknights, Sinombre e LabToHit – che, insieme a quattro formazioni di A2, due di B1, una di B2 e una di C1, sono andate a comporre il tabellone delle sfide. L’augurio è sempre lo stesso: che vinca il migliore!

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Si intuiva fin dal momento dell’ufficializzazione della formazione, ma forse per scaramanzia lo si diceva solo

sottovoce: le Iene vincono e stravincono la serie A2 a bottino pieno. Con 36 punti su 18 partite fanno l’en plein e sbaragliano la concorrenza ben agguerrita. Le uniche piccole sbavature, se così si possono chiamare, sono le due gare contro i Sonics e i Torino Warriors, vinte di un solo punto. Grandissima crescita da parte di questi ultimi che, finalmente, quest’anno hanno, saputo imboccare la strada giusta e mantenerla fino all’ultimo. Tre uniche sconfitte, delle quali due proprio contro le Iene, consentono loro di chiudere al secondo posto andando allo spareggio contro i Sunbeam per un posto nella prima serie.Terzo posto strappato con le unghie e con i denti dagli RDJ sui Blue Red in una partita all’ultimo hit. Finisce 67 a 66 dopo un accanito terzo tempo, che ha visto un continuo batti e ribatti fino a un secondo dalla fine, quando Barberis centra la porta per l’hit che vale il podio e lo spareggio contro gli Akuna Matata.Un vero peccato per i Blue Red che hanno condotto una stagione a ottimi livelli, nonostante l’infortunio di Coletta a inizio anno, che lo ha costretto fuori per cinque mesi.

I Sunnenbun, retrocessi la scorsa stagione, non sono riusciti a ingranare subito la marcia giusta e con nove vittorie e nove sconfitte all’attivo si posizionano esattamente a centro classifica. Appena dietro ci sono gli Smasher Venaria che, tra alti e bassi, hanno cercato di prendere il treno dei primi, che procedeva a un’andatura decisamente sostenuta e alla fine hanno strappato un posizionamento di tutto rispetto, vista anche la rivoluzione di organico dello scorso anno.Al settimo posto si classificano gli Hit Dogs che, promossi lo scorso campionato, strappano alla penultima giornata la salvezza matematica, vincendo a sorpresa contro gli RDJ. Obiettivo stagionale raggiunto e base su cui costruire qualche miglioramento approntata. In lotta con loro fino all’ultimo i Sonics che, oltre agli avversari, hanno dovuto combattere contro una buona dose di sfortuna, visti gli infortuni e gli imprevisti: nessuno dei sei giocatori iscritti è riuscito a disputare tutte le 18 partite in calendario e non è bastato neppure il super bomber Lorenzo Ferraris, che vince la classifica marcatori, ma dovrà vedersela insieme ai compagni contro gli arrembanti Rolling Balls per mantenere il posto in A2.Rimanendo in zona retrocessione, l’ultimo verdetto è stato emesso proprio nell’ultima giornata, con la vittoria quasi incredibile dei Cielo Grande contro i Sunnenbun. Pur chiudendo penultimi, i Cielo Grande, hanno fatto sudare parecchie formazioni di alta classifica, finendo per sottrarre due punti importantissimi nell’ultima sfida disponibile. In questo modo lasciano l’ultimo posto agli Hammers, che con solo tre vittorie fanno i bagagli per la B1, e si scontreranno contro i giovani Gears, creati apposta per la A2.

Gianpaolo Mazzoni e Roberto Torelli -Le Iene - foto: Enrico Rolando

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complicato dalla mancanza, in alcune partite, di riserve, e Pazzeschi, che sono tornati nella parte alta della classifica dopo aver rischiato i play out nel 2012. A spuntarla nella corsa per il podio sono stati i Rolling Balls, che dovranno vedersela con i Sonics per tentare di accedere in A2. Suman e compagni si conquistano questo diritto, grazie alla differenza hit negli scontri diretti, contro le altre pretendenti e concludono al meglio un campionato ricco di alti e bassi.I Gears, altra formazione arrivata quest’anno in B1, si aggiudicano gli spareggi contro i Cielo Grande, nonché la seconda posizione. Il loro alto piazzamento in classifica non sorprende, visto quanto già dimostrato nella serie inferiore e la costanza di risultati in questa stagione. Assoluto punto di forza la difesa - la migliore della serie - che supporta un gioco veloce e preciso, in cui si distinguono Garzaro e Cuffaro.Infine, al primo posto, troviamo i Blue Snakes che, grazie a tre dei migliori marcatori della serie (Pistidda, Cipolletta e Sacchetto) e un reparto difensivo tra i più validi, hanno raggiunto la promozione matematica con tre gare di anticipo. Per i Blue è la conferma di tante qualità e la capacità di esprimerle in un gioco corale che spesso li ha aiutati a uscire dai momenti bui. Rimangono ancora vistosi cali di concentrazione, in parte responsabili delle due sconfitte contro lo Sporting Team, unici “pollici in giù” della stagione: sono lacune che dovranno necessariamente essere risolte per poter competere nella serie maggiore. Come ciliegina sulla torta, ad attendere le prime due classificate, ci sono anche i playoff per lo scudetto: Gears e Blue Snakes affronteranno Sotomayor e Sunknight, rispettivamente terzi e quarti in A1. I pronostici vedono ampiamente favorite le squadre della massima serie, ma per le giovani formazioni si profila una possibilità di testare le proprie capacità con avversari di alto livello, in vista di un futuro fatto di sfide tutt’altro che facili.

Federico Pistidda-Blue Snakes - foto: Enrico Rolando

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Quest’anno la B1 , ha reso evidente il cambio generazionale già riscontrato in altre serie e a farne le spese sono state le

tre formazioni scese dall’A2 (Baraonda, Lighting Bugs e Sunandmoon Venaria). Accomunate da problemi di organico e dalla difficoltà di imporre il proprio gioco, hanno cercato di supplire in molti casi con l’esperienza, purtroppo senza buoni risultati. I Baraonda, che hanno risentito delle molte assenze, concludono in coda alla classifica, con un punteggio negativo, dovuto alla sconfitta a tavolino contro i Vikings, e con la retrocessione diretta. Ai Bugs, il penultimo posto consente ancora di sperare nella salvezza se vincessero contro i Black Mamba, mentre i Sunandmoon, ottavi, saranno impegnati a difendere la permanenza nella serie affrontando gli Skit. Al settimo posto concludono il campionato i Vikings, con lo stesso punteggio dello scorso campionato, ma senza la preoccupazione dei play out. Capaci di impensierire e anche battere squadre dell’alta classifica, hanno ottenuto risultati altalenanti, non riuscendo a sfruttare il loro potenziale.La zona centrale della classifica è occupata da un quartetto decisamente agguerrito che non si è risparmiato colpi fino all’ultima giornata, chiudendo con 22 punti ciascuno. Ultimi di questo gruppo, per la classifica avulsa, sono stati i neopromossi Sporting Team che, in questo modo, restano fuori dalla zona promozione, ma affermano comunque il proprio valore, sostenuti dalla potenza offensiva del capocannoniere della serie Federico Garrone, alla prima esperienza in B1. Negati gli spareggi anche a Evolution, dopo un campionato

I Blue Snakes la fan da padroni

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Sono stati Citmabun e Black Mamba a farla da padroni quest’anno in B2. Nessuna sconfitta, se non negli scontri

diretti, in cui si sono spartiti la vittoria equamente. I Citmabun passano all’andata con un +9, al ritorno rispondono i Black Mamba vincendo con un hit di vantaggio, che non è sufficiente a farli salire al primo posto. Avessero superato i cugini (entrambe le squadre nascono da uno stesso gruppo), avrebbero centrato l’obiettivo della doppia promozione, dopo la conquista diretta della B2 la scorsa stagione. E così, a braccetto, si trovano a condividere i primi gradini del podio facendo il vuoto dietro di loro. A -12 troviamo gli Skit, primi tra gli umani. Non un’annata impeccabile la loro, con qualche sbavatura di troppo, soprattutto con squadre in posizione più arretrata in classifica, ma la medaglia di bronzo è conquistata, come lo spareggio per la B1. Sono Lighting Bugs per i Black Mamba e Sunandmoon Venaria per gli Skit, gli avversari da battere.Al quarto posto chiudono i Decepticon, che si sganciano in extremis dal gruppone di centro classifica. Con la vittoria ad Asti raggiungono solitari quota 18 punti, seguiti da Triggers Venaria, Elettropoli Asti e Baraonda Tupac.Sono invece condannati allo spareggio per mantenere la propria posizione Umpa Lumpa (contro Crysis) e Gunners (contro Joker).Chiude lo schieramento la formazione tutta al femminile delle Brownies Venaria, che il prossimo anno cercherà maggiori soddisfazioni in C1.

26Enrico Lucca - Black Mamba - foto: Enrico Rolando

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Vincono e convincono gli Hit’Em All che dominano, con solo due imperfezioni, il campionato di C1, conquistandosi a pieno diritto

l’accesso alla B2. Alcuni di loro avevano già conquistato la serie maggiore lo scorso anno con i Fhritti e Panati Venaria, poi abbandonati per formare un gruppo tutto nuovo e decisamente vincente. Potranno ancora togliersi la soddisfazione di affrontare nei play off scudetto Le Iene, dominatori dell’A2. Di nome e di fatto, in diciotto partite, hanno colpito davvero tutti, lasciando sulla strada solo quattro punti contro Buccaneers e Joker. Questi ultimi si sono imposti su tutte le squadre di ragazzini che affollano la C1, portando a casa un secondo posto sul quale, a settembre pochi avrebbero scommesso. Nati dall’unione dei resti di Neon e Die Hard, hanno composto una squadra con un gioco molto macchinoso e poco dinamico, ma evidentemente efficace, grazie anche ai due tiratori Gesualdo, capocannoniere con 190 punti di vantaggio sul secondo, e Rosselli, indiscusso miglior cecchino sui tiri da 1. Sono i Gunners a frapporsi tra loro e la categoria superiore.

Occupano l’ultimo gradino del podio, dopo un rocambolesco finale di stagione, i Crysis. A pari punti fino alla penultima partita con Joker, Giovani Marmotte e Buccaneers e grandi favoriti per differenza hit al secondo posto, si giocano la possibilità della medaglia d’argento, perdendo di un solo punto contro i Nichelino Hesperia. Ad aspettarli sulla via della B2 ci sono gli Umpa Lumpa, avversari tutt’altro che facili.Le Giovani Marmotte chiudono a pari punti con i Crysis, che però li precedono per differenza hit. Anche per loro è una gran soddisfazione riuscire ad arrivare così in alto dopo il piazzamento a metà classifica dello scorso campionato.Beffati invece praticamente sul traguardo i Buccaneers che, dopo la sconfitta nell’ultima giornata, si vedono sorpassare dagli Hit Makers, chiudendo al sesto posto. Ma se gli uni piangono, gli altri, come sempre succede, sorridono: per la squadra allenata da Garzaro è appagante rientrare nel gruppo dei primi con un colpo di reni finale. Sì, perché tra queste prime squadre e le altre corrono dieci punti, ovvero ben cinque vittorie in meno. I primi della seconda parte della classifica sono i Nichelino Hesperia, che chiudono il loro primo anno con tredici punti. Dietro di loro gli Invictus, che dovranno impegnarsi contro gli Anubi Play-Ground per non retrocedere . Ottima prestazione per il Don Bosco Team: ripescato dalla C2 la scorsa stagione, ha ancora tanta strada da percorrere, ma promette grandi cose per il futuro. L’obiettivo principale è la salvezza, da ottenere contro i Phoenix: il resto verrà da sé. Chiude la C1, retrocedendo auto-maticamente, la giovanissima formazione Sporting Team Castiglione che, anche a causa di grossi problemi di organico a inizio campionato, ha collezionato tre sconfitte a tavolino e nessuna vittoria.

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27 Yari Chisena - Hit’em All -foto: Enrico Rolando

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Al secondo anno di vita il torneo della C2 ha fatto il botto: sette squadre iscritte nel 2012, dodici nel 2013. E non solo! Moltissime sono state le donne iscritte (circa il 31%) con formazioni anche interamente al femminile. Ma i record di questa edizione non si fermano qui: questo campionato ha visto, per la prima volta, l’iscrizione di una squadra proveniente

dalla Lombardia, l’Aurora San Francesco di Lecco. Dopo il corso sperimentale iniziato lo scorso anno e la conseguente formazione di un gruppo d’allenamento, è sbocciato il progetto di partecipare alla C2, con partite ufficiali disputate sia al Palahit, sia a Lecco. Il loro esempio è già stato seguito da una compagine di Pavia, che sta percorrendo lo stesso iter.Le squadre partecipanti, visto il gran numero di adesioni, sono state suddivise in due gironi di sola andata, affrontandosi per andare a comporre due miniclassifiche. A conclusione dei singoli gironi, le pari classificate si sono sfidate per determinare la graduatoria finale. Vincitori di questa edizione dei record sono stati i Babatwo, che accedono di diritto alla C1.Rispettivamente secondi e terzi, allo spareggio, Anubi Play-Ground e Phoenix, decisi a far bene per conquistarsi un posto in una serie ufficiale. Seguono, in ordine di classifica, Resto del Mondo, Hitters, Flashit, Aurora Lecco, Hit Mas, Hit Keepers, Minions, Sporting Team Furious e Kill Ball.Anche la C2, ancora in formula di torneo, oltre a evidenziare la crescita del consenso e degli hitter totali e il propagarsi dell’hit ball fuori dai confini regionali, inizia ad avere i numeri per imporsi come campionato ufficiale.

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AssociazioniARCADIA [email protected]

Revelation (A1)Hammers (A2)Sonics (A2)Lighting Bugs (B1)

HIT DOGS [email protected]

Hit Dogs (A2)Blue Snakes (B1)Buccaneers (C1)Crysis (C1)Giovani Marmotte (C1)

POLISPORTIVA [email protected]

Smashers Venaria (A2)Triggers Venaria (B2)Frhitti e panati (B2)

SOCIETA’ [email protected]

Sunbeam (A1)Vikings (B1)

ALTRE SQUADRE:Piccolo Club (A1)[email protected]

Sunknights (A1)[email protected]

Le Iene (A1)[email protected]

Akuna Matata (A1)[email protected]

I Gadan (A1)[email protected]

Joker (C1)[email protected]

HIT BALL TORINO [email protected]

Red Devils (A1)Sotomayor (A1)Sunnenbun (A2)Torino Warriors (A2)RDJ (A2)Cielo Grande (A2)Evolution (B1)Pazzeschi (B1)Decepticon (B2)Gunners (B2)Citmabun (B2)Black Mamba (B2)

TOGHETHER SPORT [email protected] (A1)Blue Red (A2)Rolling Balls (B1)Invictus (C1)Hit’Em All (C1)

[email protected]

Baraonda (B1)Baraonda Tupac (B2)

FANTASTICLUB [email protected] Asti (B2)

SUNANDMOON BIELLA [email protected]

Sunandmoon (B1)

ASSOCIAZIONE AURORA SAN FRANCESCOProv. Lecco [email protected]

Prov. Milano Prof. Angelo TORINO – cell. 347/6617647Prof.ssa Erminia JOSSA FASANO – cell. 333/3557374Prof. Dario SANTORO – cell. 328/3417954

BLU HIT - LAZIO E UMBRIAPresidente Prof. Enzo Antimi sede ad Attigliano (Terni) cell. 338/4398083 – [email protected]

SOCIETA’ SPORTIVANAZARETH -CAMPANIAPresidente Prof. Antonio BARBATI sede a Napoli– [email protected]

HIT BAT PROMOTIONPUGLIAPresidente Sig. Gianni Guaglionecell. 348/9364365 – [email protected]

SAN FRANCESCO AL CAMPO (TO)A.S.D. BABA2 SAN FRANCESCO HIT BALL TEAMLunedi ore 21.30 Scuola “I.Calvino” (adulti)

PONT CANAVESE (TO)A.S.D. HIT BALL PROMOTION venerdì 15.00-17.00 palestra di Via Roma (Under 18)

[email protected]

Sinombre (A1)Gears (B1)Skit (B2)Hit Makers (C1)

SPORTING [email protected]

Sporting Team (B1)Umpa Lumpa (B2)Sporting Team Castiglione (C1)

A.S.D. PLAYGROUND - PIEMONTE:Presidente Sig. Andrea GrassiSede a Torinocell. 339/8511337 – [email protected]

A.S.D. SVILUPPO ATTIVITA’ MOTORIE- PIEMONTE:Presidente sig. Gianpiero Arciprete sede a Chieri (TO)

AST’HIT - PIEMONTEProf. Liliana Paglierocell. 333/1492150 – [email protected]

SCUOLA PARITARIASAN GIUSEPPE CAFASSOPresidente Sig. Giovanni Tesio sede a Torinotel. 0112200995–[email protected]

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Corsi FIHB

HITBALL TORINOPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Cauda Stefania tel. 333.9857264 oppure via [email protected] Mercoledì ore 18.00-19.30 Scuola elementare Gobetti via Romita 19 (via Guido Reni) (under 11) Martedì ore 18.30-20.00 S.M.S. Palazzeschi via Lancia 140 (under 18) Giovedì ore 18.30-20.00 S.M.S. Palazzeschi via Lancia 140 (under 18)

A.S.D. SINOMBREPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Catellani Giacomo tel. 349.6696358 oppure via e-mail [email protected] Lunedì ore 20.00-22.00 Istituto Avogadro c.so San Maurizio 8Venerdì ore 20.00-22.00 Istituto Avogadro c.so San Maurizio 8

FANTASTICLUB ASTIPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Pellitteri Francesco tel. 338.3736759 oppure via e-mail [email protected] Lunedì ore 21.30-23.00 Via de Amicis 10 – Asti (all’interno del parcheggio di Via Natta)

A.S.D. HIT DOGSPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Rolando Enrico tel. 349.2117020 oppure via e-mail [email protected] Lunedì ore 18.00-20.00 S.M.S. Maritano Via Marsigli 25Martedì ore 20.00-22.00 S.M.S. Ada Negri Via Ada Negri 23Martedì ore 22.00-24.00 Palahit Via Sansovino 130/bGiovedì ore 17.30-19.30 Palahit Via Sansovino 130/bVenerdì ore 20.00-22.00 S.M.S. Ada Negri Via Ada Negri 23

A.S.D. SPORTING TEAMPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Franco Giambanco tel. 349.4345513 oppure via e-mail [email protected] Lunedì ore 15.00-16.30 S.M.S. Alberti (classi medie)Lunedì ore 18.00-19.30 Scuola Agazzi via Brissogne 32 (under 18)Lunedì ore 20.00-22.00 S.M.S. Nigra via Bianze 9 (adulti serie B2)

Di seguito vengono descritti tutti i corsi tenuti attualmente dalle varie Associazioni affiliate

con le rispettive sedi ed orari.

Lunedì ore 20.00-22.00 S.M.S. Fermi Castiglione torinese (adulti serie B1-C1)Mercoledì ore 15.30-17.oo S.M.S. Fermi Castiglione torinese (under 18)Giovedì ore 14.00-15.30 S.M.S. Fermi Castiglione torinese (under 18)Venerdì ore 20.00-22.00 S.M.S. Fermi Castiglione torinese (adulti serie B1-C1)

TOGETHER SPORTPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Zanetti Gianluca tel. 339.4510123 oppure via e-mail [email protected] Lunedì ore 16.30-18.00 Palahit Via Sansovino 130/b (scuole medie e superiori)Martedì ore 17.00-19.00 Palahit Via Sansovino 130/b (scuole superiori)Mercoledì ore 17.00-19.00 Palahit Via Sansovino 130/b (scuole medie e superiori)Giovedì ore 16.30-18.00 Palahit Via Sansovino 130/b (scuole superiori)Giovedì ore 22.00-24.00 Palahit Via Sansovino 130/b (adulti)Venerdì ore 17.00-19.00 Palahit Via Sansovino 130/b (A2 – B1)

LECCOPer qualsiasi informazione rivolgersi a: G.S. Aurora San Francesco via e-mail [email protected] Mercoledì ore 20.00-22.00 Scuola Elementare Carducci Piazza Carducci 20Sabato ore 17.00-19.00 Palestra S.Stefano via De Gasperi

A.S.D. PLAYGROUNDPer qualsiasi informazione rivolgersi a: Andrea Grassi tel. 339/8511337 oppure via e-mail [email protected]

Martedì ore 18.00-19.00 Palestra Vivaldi ingresso via Breglio (V elementari e medie)Giovedì ore 18.00-19.00 Palestra Vivaldi ingresso via Breglio (V elementari e medie)

Mercoledì ore 18.30-19.30 Palestra 1 Frassati ingresso via Tiraboschi 33 (V elementari e medie)Venerdì ore 18.30-19.30 Palestra 1 Frassati ingresso via Tiraboschi 33 (V elementari e medie)

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