Voltana On Line n.36-2011

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straordinario in conoscenza; per que- sto chiediamo una riforma del recluta- mento: il pubblico non può essere terra di conquista per piccoli e grandi potenti che ne dispongono a piacere. Chiediamo procedure trasparenti e imparziali per l’accesso al lavoro pub- blico a garanzia della qualità per i cit- tadini e della dignità dei lavoratori. Per questo chiediamo una rigida regolamentazione dell’impiego, delle modalità e del limite temporale del lavoro a termine nei settori pubblici. Vogliamo dare un taglio alla poli- tica dei tagli Vogliamo una programmazione di assunzioni nei settori strategici. A par- tire da coloro che hanno già superato le prove d’accesso, vincendo i concor- si o risultando idonei, e sono tenuti dallo Stato in una bizzarra “lista d’attesa”. Vogliamo che prosegua sia il lavoro sia la stabilizzazione di tutte e tutti coloro che lavorano stabilmente da precari nelle pubbliche amministrazio- ni da anni, qualificandole col loro lavo- ro: non una sanatoria, ma un accesso trasparente per titoli ed esami. Vogliamo diritti adesso, basta discriminazioni Troppo spesso chi lavora per la pubblica amministrazione con contratti precari fa lo stesso identico lavoro di chi ha un contratto a tempo indetermi- nato, ma non ha gli stessi diritti. […] Chi è vittima delle esternalizza- zioni e lavora in attività pubbliche affi- date a soggetti terzi deve avere lo stesso contratto, gli stessi diritti e le stesse tutele del comparto di apparte- nenza. Leggi il resto nel sito www.nonpiu.it Più voce all’Italia degli onesti ORA BASTA TOGLIERCI DIRITTI PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO ! www.voltanaonline.it Voltana On Line 36 2011 Visita il sito www.voltanaonline.it e vota il sondaggio crisi economica, di quell’ideologia che comprime la dimensione sociale a favore del privato, la precarietà è emblema. E qui risiede l’inaccettabile contraddizione del nostro Stato. Uno Stato che fabbrica precari. Che li spreme e li spreca contemporanea- mente. Che chiede dedizione, extrala- voro, sacrificio e poi li butta via. Siamo ricercatrici e ricercatori pre- cari, siamo insegnanti non di ruolo, educatrici dell’asilo, infermieri, siamo quelli che supportano le aziende all’estero, siamo animatori dei centri per l’impiego, ispettori del lavoro, me- dici, siamo quelli che compilano le pratiche per le pensioni, assistenti sociali e operatori cooperative sociali, tutti con contratti a termine: a progetto o a tempo determinato. Siamo vincito- ri di concorso non assunti. Siamo quelli che negli ultimi decenni hanno contribuito a tenere in piedi le scuole, le università e i servizi pubblici e siamo quelli che vogliono continuare a farlo con il massimo della passione e della competenza. Senza di noi chiuderebbero uffici, non si attivereb- bero corsi di laurea, i bambini non avrebbero educatrici e i malati meno infermieri. Per questo non possiamo essere espulsi: togliendoci il lavoro si tagliano i servizi. Né possiamo conti- nuare a lavorare così: senza diritti, con contratti discontinui, senza ricono- scimento, né protezione sociale in caso di licenziamento. Ci vuole un lavoro stabile e valo- rizzato per servizi stabili e di valo- re. Per questo chiediamo nuovi investi- menti per nuovi lavori: servizi qualifi- cati alle persone e un investimento C’è chi dice che alla crisi econo- mica si risponde con meno “pubblico”. È la risposta di austerity delle Istituzioni monetarie, ed è la ri- sposta del Governo italiano che prima di ogni altra cosa ha fatto cassa bloc- cando il turn over nella pubblica am- ministrazione, tagliando risorse per il lavoro a termine e tagliando fondi a sanità, enti locali, scuola e università. Così si decide di non scommettere sulle giovani generazioni e, insieme, di non scommettere sul lavoro pubbli- co: sulle tante e i tanti che hanno retto i servizi pubblici nel nostro Paese. E lo hanno fatto da precari. Noi diciamo altro. Contro la crisi e il modello economico che l’ha prodotta ci vuole più intervento pubblico, più welfare, più scuola e più università. Ci vuole un Paese che non lasci sole le persone, un Paese capace di scom- mettere sulla conoscenza, sui suoi talenti e sulla sua dimensione comune e solidale. Il Governo ha scelto la prima stra- da, quella che disinveste sul pubblico, riduce i servizi, combatte la conoscen- za. Che taglia infermieri agli ospedali, chiude asili pubblici, umilia i ricercatori e si arma della retorica dei fannulloni per far macerare nel brodo della pre- carietà migliaia di suoi lavoratori, mentre nello stesso tempo blocca i contratti di lavoro e nega diritti a tutti. È questo il prodotto dei tagli lineari, di concepire la politica del personale come una politica di tagli, dell’ aumen- to dell’età pensionabile delle lavoratri- ci, di una riduzione degli organici che squalifica i servizi e toglie opportunità di lavoro. Di quel mondo che ha prodotto la O la “BORSA”, o la vita ! Letto sul cartello portato da un indignados Giovani NON + disposti a tutto. L’ETAT C’EST MOI: la rete dei precari pubblici

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straordinario in conoscenza; per que-sto chiediamo una riforma del recluta-mento: il pubblico non può essere terra di conquista per piccoli e grandi potenti che ne dispongono a piacere. Chiediamo procedure trasparenti e imparziali per l’accesso al lavoro pub-blico a garanzia della qualità per i cit-tadini e della dignità dei lavoratori.

Per questo chiediamo una rigida regolamentazione dell’impiego, delle modalità e del limite temporale del lavoro a termine nei settori pubblici.

Vogliamo dare un taglio alla poli-

tica dei tagli

Vogliamo una programmazione di assunzioni nei settori strategici. A par-tire da coloro che hanno già superato le prove d’accesso, vincendo i concor-si o risultando idonei, e sono tenuti dallo Stato in una bizzarra “lista d’attesa”.

Vogliamo che prosegua sia il lavoro sia la stabilizzazione di tutte e tutti coloro che lavorano stabilmente da precari nelle pubbliche amministrazio-ni da anni, qualificandole col loro lavo-ro: non una sanatoria, ma un accesso trasparente per titoli ed esami.

Vogliamo diritti adesso, basta

discriminazioni

Troppo spesso chi lavora per la pubblica amministrazione con contratti precari fa lo stesso identico lavoro di chi ha un contratto a tempo indetermi-nato, ma non ha gli stessi diritti.

[…] Chi è vittima delle esternalizza-zioni e lavora in attività pubbliche affi-date a soggetti terzi deve avere lo stesso contratto, gli stessi diritti e le stesse tutele del comparto di apparte-nenza.

Leggi il resto nel sito www.nonpiu.it

Più voce all’Italia degli onesti

ORA BASTA TOGLIERCI DIRITTI

PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO !

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2011

Visita il sito

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e vota il

sondaggio

crisi economica, di quell’ideologia che comprime la dimensione sociale a favore del privato, la precarietà è emblema. E qui risiede l’inaccettabile contraddizione del nostro Stato. Uno Stato che fabbrica precari. Che li spreme e li spreca contemporanea-mente. Che chiede dedizione, extrala-voro, sacrificio e poi li butta via.

Siamo ricercatrici e ricercatori pre-cari, siamo insegnanti non di ruolo, educatrici dell’asilo, infermieri, siamo quelli che supportano le aziende all’estero, siamo animatori dei centri per l’impiego, ispettori del lavoro, me-dici, siamo quelli che compilano le pratiche per le pensioni, assistenti sociali e operatori cooperative sociali, tutti con contratti a termine: a progetto o a tempo determinato. Siamo vincito-ri di concorso non assunti.

Siamo quelli che negli ultimi decenni hanno contribuito a tenere in piedi le scuole, le università e i servizi pubblici e siamo quelli che vogliono continuare a farlo con il massimo della passione e della competenza. Senza di noi chiuderebbero uffici, non si attivereb-bero corsi di laurea, i bambini non avrebbero educatrici e i malati meno infermieri. Per questo non possiamo essere espulsi: togliendoci il lavoro si tagliano i servizi. Né possiamo conti-nuare a lavorare così: senza diritti, con contratti discontinui, senza ricono-scimento, né protezione sociale in caso di licenziamento.

Ci vuole un lavoro stabile e valo-rizzato per servizi stabili e di valo-

re.

Per questo chiediamo nuovi investi-menti per nuovi lavori: servizi qualifi-cati alle persone e un investimento

C’è chi dice che alla crisi econo-mica si risponde con meno “pubblico”. È la risposta di austerity delle Istituzioni monetarie, ed è la ri-sposta del Governo italiano che prima di ogni altra cosa ha fatto cassa bloc-cando il turn over nella pubblica am-ministrazione, tagliando risorse per il lavoro a termine e tagliando fondi a sanità, enti locali, scuola e università. Così si decide di non scommettere sulle giovani generazioni e, insieme, di non scommettere sul lavoro pubbli-co: sulle tante e i tanti che hanno retto i servizi pubblici nel nostro Paese. E lo hanno fatto da precari.

Noi diciamo altro. Contro la crisi e il modello economico che l’ha prodotta ci vuole più intervento pubblico, più welfare, più scuola e più università. Ci vuole un Paese che non lasci sole le persone, un Paese capace di scom-mettere sulla conoscenza, sui suoi talenti e sulla sua dimensione comune e solidale.

Il Governo ha scelto la prima stra-da, quella che disinveste sul pubblico, riduce i servizi, combatte la conoscen-za. Che taglia infermieri agli ospedali, chiude asili pubblici, umilia i ricercatori e si arma della retorica dei fannulloni per far macerare nel brodo della pre-carietà migliaia di suoi lavoratori, mentre nello stesso tempo blocca i contratti di lavoro e nega diritti a tutti. È questo il prodotto dei tagli lineari, di concepire la politica del personale come una politica di tagli, dell’ aumen-to dell’età pensionabile delle lavoratri-ci, di una riduzione degli organici che squalifica i servizi e toglie opportunità di lavoro.

Di quel mondo che ha prodotto la

O la “BORSA”,

o la vita !

Letto sul cartello portato

da un indignados

Giovani NON + disposti a tutto. L’ETAT C’EST MOI: la rete dei precari pubblici

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GABRIELLA GIAMMANCO (14mila euro al mese) Giornalista

del Tg4. Nipote del boss mafioso

Michelangelo Alfano (condannato).

Imposta da Berlusconi nelle liste

elettorali siciliane. In tre anni ha

firmato solo 11 interrogazioni parla-

mentari, tutte riguardante animali

(circhi, cavalli dei Palii). Fidanzata

di Augusto Minzolini.

QUOTE “ROSA”. DONNE IN POLITICA. Voci e messaggi dal Web

Trovo ci sia una … distanza siderale tra Nilde Iotti o Tina Anselmi e alcune delle attuali nostre Parlamentari.

Ricorderemo Nicole Minetti

per il ruolo svolto nel caso “Ruby”,

e il suo interessamento a favore del-

la “nipote” dell’ex presidente egi-

ziano Hosni Mubarak.

EMANUELA ROMANO

Fondatrice del comitato “Silvio ci

manchi”. Il padre Cesare minacciò

di darsi fuoco sotto Palazzo Grazio-

li. In sei mesi nessun atto di rilievo.

Berlusconi la vuole prima deputato

e poi europarlamentare. La candi-

datura però naufraga. Indagata dai

Pm di Napoli per falso in atto pub-

blico: quando si è candidata al Co-

recom era ancora Assessore alle

Politiche Sociali di Castellamare di

Stabia: si era dimenticata di segna-

lare che le cariche erano incompa-

tibili.

BARBARA MATERA

Letteronza di “Mai Dire Gol”, vallet-

ta di Mengacci, annunciatrice Rai,

europarlamentare a Strasburgo.

Ricorderemo Daniela Santanchè

per l’affermazione:

“La Casa Bianca è a New York”.

GIOVANNA DEL GIUDICE

Meteorina del Tg4, cubista al Billio-

naire di Briatore, nominata dal Pre-

sidente della Provincia di Napoli

Cesaro, Assessore alle Pari Oppor-

tunità. Da luglio 2010 ha firmato in

tutto otto delibere. Si è occupata

del progetto Tifare Humanum Est e

ha promosso un concorso “Mai più

violenza sulle donne”. Ha due im-

piegati della Provincia e tre colla-

boratrici alle sue dipendenze.

MARIA ROSARIA ROSSI

Organizzatrice di feste al Castello

di Tor Crescenza affittato a Berlu-

sconi. Deputata da tre anni ha fir-

mato solo una proposta di legge.

Presente sempre quando bisogna-

va votare.

VIRNA BELLO

Conosciuta come “La Braciulona”,

già fotografata sull’aereo presiden-

ziale verso Villa Certosa (“in

quell‟occasione mi resi conto che il

paradiso esiste pure sulla Terra… il

viaggio a Villa Certosa rappresentò

per me una spinta decisiva, in termi-

ni di entusiasmo e passione, per in-

traprendere la mia carriera politi-

ca”). Pochi mesi come Assessore

all’Istruzione a Torre Del Greco, poi

assunta senza alcun concorso alla

società Campania Navigando.

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QUOTE “ROSA”. DONNE IN POLITICA. Voci e messaggi dal Web

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NICOLE MINETTI (oltre 10mila euro al mese).

Ex valletta a “Colorado Cafè”, spe-

cializzata in igiene orale, Consi-

gliere alla Regione Lombardia, ha

firmato un progetto di legge, 14

mozioni e una interrogazione.

LICIA RONZULLI (15mila euro al mese).

Habitué alle feste di Villa Certosa

(responsabile della logistica dei

viaggi delle ragazze, responsabile

di chi va e chi resta e della siste-

mazione nelle camere). Deputata

al Parlamento Europeo non ha mai

scritto una relazione, presentato

molte interrogazioni. Le più signifi-

cative: sulla tratta dei cuccioli

dall’est, sulla lotta all’abbronzatura

artificiale, sull’utilizzo del cloro

nelle piscine, sul culto eccessivo

della magrezza, sui disturbi del

sonno, sulla salvaguardia delle

ostriche, sullo sterminio dei rino-

ceronti in Africa.

FRANCESCA PASCALE

Fondatrice del comitato “Silvio ci

manchi”. Indicata come la più vera

fidanzata di Berlusconi, prima val-

letta del programma TeleCafone,

poi sale sull’aereo del presidente

per Villa Certosa, quindi eletta co-

me consigliere alla Provincia di

Napoli. In aula è stata assente il 49

per cento delle volte nel 2010, pre-

sente 5 giorni nel 2011. Tre anni

prima di conoscere Berlusconi ave-

va raccolto 83 voti alle Comunali,

dopo Villa Certosa i voti sono stati

quasi 7.500.

ELVIRA SAVINO

Conosciuta come “La Topolona”,

parlamentare, amica di Gianpaolo

Tarantini e Sabina Began, nell’ emi-

ciclo parlamentare si è vista il 33

per cento delle volte. In più di tre

anni ha firmato solo quattro interro-

gazioni e quattro proposte di leg-

ge. È stata accusata di aver agevo-

lato operazioni finanziarie sospette

compiute dal riciclatore del clan

Parisi.

Ricorderemo Maria Stella Gel-

mini per la sua coerenza, per il fer-vore delle sue campagna a favore

della meritocrazia, per aver conse-

guito l’abilitazione (lei orgogliosa-

mente del Nord) a 732 km da casa

(in una città del Sud) e per … il tun-

nel tra Ginevra ed il Gran Sasso.

Alla cortese attenzione

del Parlamentare

in indirizzo

Il sottoscritto ………………………………………… in qualità di rappresen-

tante di famiglia, con figli, e in una situazione di difficoltà dovuta alla ma-

novra finanziaria da Lei votata ( oppure: da Lei non adeguatamente con-

trastata),

CHIEDE

in modo perentorio, di provvedere ( oppure: di attivarsi per ottenere) ad

un immediato taglio delle spese militari. Il sottoscritto ritiene intollerabile

che, da una parte si taglino risorse allo Stato Sociale e dall’altra si aumen-

tino le spese militari. Rivendico, pertanto, il mio diritto di contribuente

affinché i soldi delle tasse da me pagate siano destinati secondo le finalità

auspicate anche dallo scrivente. Inoltre, chiedo - con forza - che sia posta

la parola “fine” ad alcuni interventi internazionali e mi opporrò ad avven-ture “umanitarie”, compiute con mezzi ordinari e bombe intelligenti, in

Siria e/o, con mezzi straordinari e bombe speciali, in Iran. La guerra la

facciano i prepotenti di turno ed i loro accoliti !

Nell’informarLa che, alle prossime elezioni, orienterò il mio voto su quan-

to da Lei dichiarato pubblicamente al riguardo, porgo saluti

Lì ……/……./……… …………….…………………………..

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costituzionale, nello sfascio struttu-

rale, nella frantumazione del patto

sociale tra i cittadini. Si pensi

all’assuefazione davanti ad una fi-

nanza che tutt’intera è parassitaria

perché “vive di rendita” e non pro-

duce nulla!

Davanti a questi scenari sconvolti

e squassati, segni inequivocabili di

crisi di civiltà, potrebbe verificarsi

un ritorno della profezia? Pensare

ad un’altra economia possibile?

Dalle macerie del default in cui ci

troviamo, può esser la DECRESCI-

TA quella profezia?

“La decrescita rappresenta la via

della frugalità per scelta. Con essa

dobbiamo inventarci un altro stile

per relazionarci con il mondo, con

la natura, con le cose e con gli esse-

ri viventi, uno stile che abbia la fa-

coltà di rendersi universale. Questa

prospettiva non è triste. Le società

che autolimitano le proprie capaci-

tà di produzione hanno in cambio

una socialità festosa. Accogliamo di

buon grado questa apertura che ci

consente di uscire dal mito

dell’economia, verso una società ed

una civiltà emancipate e autono-

me”. Così la pensa Serge Latouche,

economista, filosofo, epistemologo

delle scienze umane, professore

emerito all'Università di Parigi XI,

esperto di rapporti economici e

culturali Nord/Sud. È tra gli avver-

sari più noti dell' occidentalizzazio-

ne del pianeta e sostenitore della

decrescita conviviale e del locali-

smo. Conosciuto per i suoi lavori di

antropologia economica, critica il

concetto di economia intesa come

attività di mera scelta tra mezzi

scarsi per poter raggiungere un

fine.

In un suo libro cita Arundathy

Roy: la quantità di foreste, acqua e

terra disponibile è limitata. Se tutto

viene trasformato in climatizzatori,

patatine fritte e automobili, si arri-

verà al momento in cui non resterà

più niente. Prosegue Latouche “la

nostra società ha legato il proprio

destino ad un’organizzazione fon-

data sull’accumulazione illimitata.

LE VIE DELLA DECRESCITA. Seminario con SERGE LATOUCHE a Lugo

“Siamo arrivati ad un bivio decisi-

vo – sostiene Woody Allen in una

delle sue fulminanti battute - una

strada ci porta all’estinzione della

specie, l’altra alla disperazione. E

aggiunge: “spero che saremo capa-

ci di fare la scelta giusta…”

L’incontro con Serge Latouche si è tenuto all’indomani del giovedì

nero delle borse mondiali, del crol-

lo anche dell’economia asiatica, del

declassamento dell’Italia da parte

delle agenzie di rating che hanno

così sancito l’estromissione della

nazione dal G8 ossia dal gruppo dei

paesi forti … … Per non dire del

crollo anche dei rottami di un satel-

lite annunciato fino a venerdì sera

proprio sulle teste di romagnoli e

toscani!!!

Forse è stata questa confluenza di

eventi nefasti a mobilitare oltre 400

persone verso il seminario lughese

“LE VIE DELLA DECRESCITA” ? Non

lo sapremo mai! Di fatto la sala del

Centro Sociale “Il Tondo” era gre-

mita da una moltitudine di persone

intervenute anche da Milano, Firen-

ze, Trento, Modena, Bologna, Forlì,

Ravenna… Colpiva la presenza di

giovani studenti, dei loro insegnan-

ti, di diversi docenti universitari, di

sindacalisti.

“Chi crede che una crescita espo-

nenziale - dalle prime note intro-

duttive degli organizzatori - possa

continuare all’infinito e un modello

di sviluppo possa essere illimitato, in un mondo finito, limitato da una

determinata superficie, da un suo

volume, …. chi crede questo è un

folle, oppure è un economista! Forse

abbiamo conferito al sistema econo-

mico un’indebita importanza che ci

ha fatto precipitare in un grande falli-

mento e in una paurosa crisi di civil-

tà.” Tra le desolanti macerie di que-

sta crisi vi è certamente l’etica e

l’idea di bene comune. Si pensi al “muro liquido” tra noi e il Sud del

mondo, all’indifferenza per uomini

donne e bambini speronati e lasciati

morire tra i flutti. Si pensi alla vita

politica e istituzionale degradata

nell’assalto all’impianto civile-

Questo sistema è condannato alla

crescita. Non appena la crescita

rallenta o si arresta, è la crisi o ad-

dirittura il panico. La necessità

dell’accumulazione illimitata fa del-

la crescita un circolo vizioso. La

capacità di sostenere il lavoro, il

pagamento delle pensioni, il rinno-

vo della spesa pubblica (istruzione,

sicurezza, giustizia, cultura, tra-

sporti, sanità, ecc.) presuppone il

costante aumento del prodotto in-

terno. Ma dalla crisi dei subprime

del 2007, alla Lehman Brothers,

non si può nascondere il fatto che

viviamo in una società della cresci-

ta senza crescita”.

Il prof Latouche è stanco, ci ha

raggiunti da Parigi questa mattina

dopo un lungo viaggio in treno du-

rante la notte. Ma non rinuncia al

dibattito e all’approfondimento di

alcuni temi.

“Cercheremo di fare uscire il

martello economico dalla testa, cioè

decolonizzare l'immaginario occi-

dentale, oramai pervaso dall' eco-

nomicismo sviluppista”. In questo

quadro egli ci ha condotti nella cri-

tica del cosiddetto "sviluppo soste-

nibile", confinandolo tra le espres-

sione sibilline profondamente con-

traddittorie, in quanto estremo ten-

tativo di far sopravvivere lo svilup-

po, cioè la crescita economica e

mistificazione del benessere dei

popoli. Non sono da dimenticare

gli altissimi costi di certo sviluppi-

smo in termini di collassamento

ambientale, da Chernobyl a Fuku-

shima. Dobbiamo tentare una ri-

sposta alle gravi emergenze del

presente avviando una strategia di

decrescita, incentrata sulla sobrie-

tà, sul senso del limite, sulle "8 R" (Riciclare, Riutilizzare, Rilocalizza-

re, Riconvertire, ecc.). Si può certa-

mente essere preoccupati, per la

radicalità dei cambiamenti prean-

nunciati dalla decrescita, dato che

comporta una rottura con le nostre

abitudini e i nostri comportamenti.

E tuttavia, grazie alle pratiche inno-

vatrici che propone, noi possiamo

costruire un progetto di solidarietà

autentica con le generazioni future

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Beppe Grillo pensieri

Pagina 5 www.voltanaonline.it

e prospettare per l’umanità un futu-

ro più sereno”.

“L’economia mondiale sta diven-

tando sempre più ingiusta e inso-

stenibile. Affonda le radici in

un’ortodossia ultraliberista che non

sa rispondere ai veri bisogni delle

persone e cresce in un’economia

che privilegia le rendite finanzia-

rie, i guadagni speculativi, l’ accu-

mulazione di merci senza qualità,

lo sfruttamento della natura e

dell’ambiente. Occorre organizza-

re un’obiezione di coscienza della

società civile, come ha saputo fare

l’Islanda. Si tenga presente che al

termine del 1° conflitto mondiale la

disperazione della società civile e

la prostrazione economica del Pae-

se ha creato i prodromi del nazi-

smo.

Viviamo all’interno di una grande

contraddizione: il nostro modello

economico è improntato sulla cre-

scita ma, di fatto, è senza crescita.

La reale ed unica crescita si è avuta

dal 1945 al 1975, ed ora, oggi, ve-

diamo soltanto la proiezione di luce

di una stella che è già morta. La

globalizzazione è entrata in una

crisi sistemica, strutturale e non

congiunturale. Il tao della decre-

scita si fonda sul rilancio morale ed

etico. Lavorare meno per lavorare

tutti e per il “buen vivir”. Come si

fa a predicare la decrescita agli

operai e operaie in cassa integra-

zione che vogliono il lavoro e quindi

lo sviluppo? Bisogna spiegar loro

che non è vero che lo sviluppo pro-

duce lavoro. Non è lo sviluppo che

crea lavoro.

Lo sviluppo è stata la soluzione

alla crisi del dopoguerra per per-

mettere ai profitti di aumentare e

così anche ai salari, ma tutto questo

è finito. Bisogna trovare una via

d’uscita perché non ci sarà una ri-

presa del lavoro, diventerà una ri-

sorsa scarsa e dobbiamo condivi-

derla. Lavorare meno e lavorare

tutti, e reddito di cittadinanza. Biso-

gna fare pressioni sugli Stati attra-

verso programmi politici. Dobbia-

mo chiedere di diminuire l’orario di

lavoro per dare lavoro a tutti e au-

mentare le tasse sui profitti finanzia-

ri, perché siamo giunti a disegua-

glianze enormi. In questo la sinistra

ha grandi responsabilità perché ha

accettato il paradigma del progres-

so infinito senza chiedersi dove a-

LE VIE DELLA DECRESCITA. Seminario con SERGE LATOUCHE a Lugo

vrebbe portato”.

“Il mondo è quel disastro che ve-

dete, non tanto per i guai combinati

dai malfattori, ma per l’inerzia dei

giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare!” (A. Einstein)

Il seminario di quest’anno è inse-

rito nel percorso “Verso Venezia

2012” in preparazione della 3A

conferenza internazionale su:

“Decrescita, Sostenibilità Ecolo-

gica ed Equità Sociale”.

L’appuntamento di ogni anno a

fine settembre del “delirio dell’economia” vuole essere uno

stimolo per risvegliarsi dall’ incan-

tamento depressivo della serie “il mondo è cattivo e non possiamo

cambiarlo …” perché a ciascuno

spetta la propria responsabilità

creativa e partecipativa.

[email protected]

§ Americana, bella e di buona fami-

glia (cioè: ricca) coinvolta in una

storia di sesso, droga e rock „n roll

... Ma abbiamo voglia di scherza-

re?! È impossibile!

Ah, come? C’è scappato il morto,

anzi: la morta. È una … meticcia

anglo-indiana, e - per di più - so-

cialmente di modeste origini (cioè:

povera) … Stop, basta così! Nessun

dubbio: una persona, per il solo

fatto di essere americana, non può

sbagliare! Mai! Perché gli america-

ni sono tutti sempre bravi e soprat-

tutto buoni!

Observer Dimenticatevi quello che è acca-

duto. E, intanto, mandate libera la

ragazza superstite … Poi troveremo

chi ha assassinato quell’altra ragaz-

za!

§ Angelino, Angelino, non fare il

birichino o finirai per essere consi-

derato un c …

Fino a ieri, Angelino Alfano era il

Ministro di Grazia e Giustizia. Ora,

che ha cambiato incarico, rilascia

esternazioni sulla Magistratura ita-liana che è, a suo dire, tutta in affan-

no.

Ma allora lui, quando dall’8 mag-

gio 2008 al 27 luglio 2011 ha rico-

perto l’incarico di Guardasigilli, che cosa faceva, oltre che scaldare

la bella poltrona e ad incassare un

ottimo stipendio!?

§ Meno male che in Italia il sesso e

la cronaca nera hanno sempre un

loro seguito. Altrimenti rimarrebbe-

ro soltanto il gioco del pallone, le

canzonette e le commedie dei politi-canti.

Non solo, ma se la tendenza è que-

sta, finirà che l’informazione dovrà

essere data anche per le cose serie.

Rimpiangeremo i primi piani e le

interviste, i drammi e le amenità, i

pianti od i sorrisi?

Speriamo proprio di no!

“C'è qualcuno sano di mente che

crede che la manifestazione del 15

ottobre a Roma potesse finire di-versamente? È andata esattamente

come previsto, con le devastazioni,

la guerriglia urbana, i feriti e gli

scontri con la Polizia. Il risultato di

demonizzare i movimenti […] è perfettamente riuscito.”

“I black bloc salveranno la Se-conda Repubblica? I media e i parti-

ti ci provano. L'Italia sembra in pre-

da a black bloc organizzati che

scorrazzano nelle città, rompono

vetrine e incendiano macchine. La

gente ha paura, deve avere paura.

Si preparano leggi speciali. […] I movimenti vanno messi fuori gioco

con qualunque mezzo. Gli utili idioti

per queste operazioni si trovano

sempre. La crisi economica che sta travolgendo il Paese è improvvi-

samente scomparsa.”

dal sito www.beppegrillo.it

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Pagina 6 www.voltanaonline.it

di Massimo Gramellini

“Questo Paese non si

salverà, la stagione dei

diritti e della libertà si

rivelerà effimera, se non

nascerà in noi un nuovo

senso del dovere.”

Aldo Moro

info: [email protected]

GLI ITALIANI HANNO MESSO IN VENDITA

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Il 21 settembre 2010 si è discusso il bilancio interno della Camera. Con mio ordi-

ne del giorno ho chiesto che l'Ufficio di Presidenza provvedesse all'abolizione del

vitalizio dei parlamentari, ovviamente anche a agli ex-parlamentari che attualmen-

te lo percepiscono. L'Ufficio di Presidenza aveva chiesto il ritiro dello stesso.

PRESIDENTE: Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine

del giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, formulato dal Collegio dei questori.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi non possiamo ritirare quest'ordi-

ne del giorno, perché crediamo che su questo punto sia necessario intervenire.

Abbiamo inserito nella contromanovra alla manovra economica del Governo, che

è stata trasformata in un progetto di legge che qui non abbiamo potuto poi votare

perché il Governo ha posto la questione di fiducia, ma riteniamo che questo sia un

tema al quale i cittadini sono giustamente sensibili. Penso che nessun cittadino e

nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per po-

ter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni,

quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una

distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata.

Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il

parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro

al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste

qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un as-

segno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che

non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un asse-

gno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio

e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine

del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i de-

putati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che

a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva preceden-

temente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione

separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri

nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavo-

ratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Pro-

prio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha

permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dun-

que diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si

potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare ri-

sparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italia-

ni circa 150 milioni di euro l'anno.

Per questo motivo, chiediamo che la Camera si esprima su questo punto e voglia-

mo davvero dire che non c'è nulla, ma proprio nulla, di demagogico in questa no-

stra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante pro-

cedimento elettronico.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del

giorno Borghesi n. 9/Doc. VIII, n. 6/5, non accettato dal Collegio dei questori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.

Presenti 525

Votanti 520

Astenuti 5

Maggioranza 261

Hanno votato sì 22

Hanno votato no 498 .

Dal sito www.antonioborghesi.it

I PARTITI PER PAGARE IL DEBITO PUBBLICO

Europa? Sì, ma non

Il Ministro Giulio Tremonti chiede

di aumentare l’età pensionabile,

perché in Europa tutti lo fanno.

Noi chiediamo

- di arrestare tutti i politici corrotti,

perché in Europa tutti lo fanno!

- di dimezzare gli stipendi e i privi-

legi ai Parlamentari ed ai Consi-

glieri Regionali, perché in Europa

nessuno guadagna come loro!

- di non alzare l’età pensionabile

delle donne, perché in Europa le

donne, soprattutto quelle nordiche,

tanto portate ad esempio, hanno

tanti servizi sociali in più. L’asilo

nido, la materna a tempo pieno, i

servizi ai bambini ed agli anziani

gravano sulle donne italiane che

prima lavorano e fanno le mamme,

arrangiandosi su tutto, poi, quando

vanno in pensione, continuano a

lavorare facendo le baby sitter ai

nipoti oltre che le badanti agli an-

ziani della loro famiglia; tutto que-

sto per molti anni, 24 ore su 24. Ma

quando le donne dovranno lavora-

re fino a 63 o 70 anni, chi terrà i figli

dei figli? Chi seguirà i genitori o gli

suoceri? E con gli stipendi e le pen-

sioni tra i più bassi d’Europa, chi

potrà pagare baby sitter, asili nido,

scuole materne, oltre che badanti

od ospizi?

Voci e messaggi dal Web

a senso unico!

Page 7: Voltana On Line n.36-2011

Pagina 7 www.voltanaonline.it

A chi giovano i Black bloc ?

Capitale umano

e / o

“CAPITALE”

Letto sul cartello portato

da un indignados

La vignetta è di

Pier Aldo Vignazia

Pubblicata sul

Famiglia Cristiana

n.42 del 16 ottobre 2011

pag. 29

Sul cartello è scritto

ALLE ELEZIONI

VOTA ALIBABÀ, COSÌ

SEI SICURO CHE I

LADRONI SONO

SOLO QUARANTA !

15 ottobre 2011. Manifestazioni in

82 Paesi, scontri solo a Roma.

Perché?

Giuliano Giuliani contro i black

bloc - Punta il sito contro i violenti incappucciati e vestiti di nero anche

Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il

giovane morto durante il G8 di Geno-

va. "Un gruppo di miserabili delin-

quenti ha cercato di distruggere il

valore di una grande manifestazione"

dice a l'Unità. Fa poi un paragone tra i

fatti del luglio 2001 e la manifestazio-

ne del 15 ottobre 2011. Hanno molte

cose in comune, "una di queste è la

incapacità delle forze ordine di bloc-

care questo centinaio di autentici de-

linquenti, che non si sa bene chi sia-

no, alcuni dei quali hanno scritto sul

blindato danneggiato 'Carlo Vive'.

Mescolare Carlo in questa vicenda da

parte di questi farabutti è una delle

cose più indegne, indecorose e schi-

fose che possano fare"

Se questo è un uomo...

[...] “Quello che sta succedendo è figlio

di una cultura sbagliata che affonda le

radici nel crollo dell’alta educazione, di

un piagnisteo mediatico che giustifica la

violenza e in molti casi la incoraggia, di

un’ignoranza che gronda dagli stereoti-

pi dei commenti televisivi, tracima dal

senso di colpa di un establishment senza

pudore che riesce a dar ragione insie-

me alla Bce e agli Indignados, un caso

clinico di schizofrenia che affligge una

parte della classe politica, quella che ha

appaltato il pensiero alla tecnocrazia,

mentre gli amici banchieri si riempiva-

no la pancia di spazzatura finanziaria.

Sono gli stessi che oggi si battono il pet-

to, dimenticando di aver acceso il falò

della recessione. Il resto è una storia

criminale, di banditismo stradale che

non si è stati capaci di prevenire e con-

tenere prima che la Capitale divenisse

un set da guerriglia urbana e una confu-

sa protesta figlia dello smarrimento

dell’Occidente prendesse la mostruosa

forma di una tragedia collettiva.”

così Mario Sechi in Il Tempo 16/10/2011

foto AFP/Borgia

Page 8: Voltana On Line n.36-2011

La violenza di pochi sbandati non oscura le ragioni dei giovani

150

Col rischio di diventare una riserva

violenta. Manovali di chi ha interes-

se a infiammare le piazze. Ecco

perché Mario Draghi, prossimo

Governatore della Banca Centra-

le Europea, da tempo ha messo

in guardia sulla pericolosità del-

la situazione. E scongiurato tutti ad ascoltare le ragioni dei giovani.

Quegli stessi giovani che, a modo

loro, un po’ creativo e fantasioso, si

sono ribattezzati “draghi ribelli”.

Scommettendo su una nuova visio-

ne dell’economia e della politica.

Quest’ultima, purtroppo, latita.

Assente dai veri problemi del Pae-

se. Tenace solo nella difesa di inte-

ressi privati. È giusto invocare

severità contro chi mette a ferro e

fuoco un’intera città. Ma non ba-

sta. Rischia d’essere un alibi per

“lavarsi la coscienza”. O, peg-

gio, per sviare l’attenzione. Solo

una buona politica sa dare vere

risposte. E colmare il vuoto di idee e ideali. L’indignazione giovanile

non può lasciarci tranquilli. Tutti

dovremmo sentirci indignados co-

me loro.

Pubblicato su Famiglia Cristina

e nel sito www.famigliacristiana.it

Pagina 8 www.voltanaonline.it

I mèstar cativ

i s’à mandé fura nóu

pr an bagnés i pi lóu.

I mèstar cativ

i s’è impinì la boca

par vutés al bisach.

I mèstar cativ

i s’è cambié la gabena

pr an argumblés al mangh.

I cattivi maestri

hanno mandato fuori noi

per non bagnarsi i piedi loro.

I cattivi maestri

si sono riempiti la bocca

per vuotarci le tasche.

I cattivi maestri

hanno cambiato casacca

per non rimboccarsi le maniche.

di Paolo Gagliardi

I MÈSTAR CATIV I CATTIVI MAESTRI

© Paolo Gagliardi 2011 Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è

vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza il consenso dell'Autore.

La differenza sta negli slogan.

Ma non solo. Lo striscione degli

incappucciati che hanno devasta-

to piazza San Giovanni, seque-

strato una manifestazione pacifi-

ca, profanato una chiesa e una

statua della Madonna, sposta

l’asticella dell’indignazione ver-

so la violenza: «Non ci interessa il futuro, ci prendiamo il presente»,

hanno detto i black bloc. Sono pro-

fessionisti del vandalismo dissenna-

to. Vanno condannati e contrastati.

Senza esitazioni.

Ma non possono oscurare le ragio-

ni dei giovani che, con la forza delle idee, si ribellano ai “padroni

dell’universo”. Cioè, a una finanza

nefasta e a una politica irresponsa-

bile che scaricano su di loro, incol-

pevoli, i costi della crisi. Sono trop-

pi i ragazzi in bilico nella “terra

di nessuno”. Senza un lavoro e un

progetto per il domani. Così il di-

sagio diventa malessere, che cre-

sce in assenza di risposte concre-

te. Scuola e lavoro, in primo pia-

no. Il nostro è un Paese miope e

masochista, che non investe sui

giovani. E non sa bilanciare i pesi tra le generazioni.

La precarietà giovanile non preoc-

cupa nessuno. Non è la “priorità

delle priorità” nell’agenda dei

politici, che pensano solo a

“galleggiare”. In un clima da fi-

ne impero, tra congiure, ricatti e

baratti, in cambio di un seggio in

Parlamento. Squallore unico, da

“mercato delle vacche”. Senza alcun interesse per il bene comune.

Ci vorrebbe, semmai, un voto di

“fiducia” a favore dei giovani. Altro

che intercettazioni o processo lungo

o breve, a seconda degli interessi

personali!

Ai giovani abbiamo scippato il

futuro. Li abbiamo gravati di un de-

bito che è frutto di scelte scellerate.

Non basta (tardivamente) rendersi

disponibili ad ascoltarli, come vuol

fare il Ministro dell’Istruzione. An-

davano sentiti prima di operare ta-

gli indiscriminati sulla scuola. Ora è

tempo di agire. Non più a parole

o con vaghe promesse. Troppo

spesso si è abusato della loro pa-

zienza. Non riusciamo a capire

che i ragazzi sono la vera ric-

chezza per un Paese in declino. I migliori, purtroppo, trovano un fu-

turo all’estero.

Da incoscienti e irresponsabili,

abbiamo lasciato andare alla deriva

un’intera generazione. Due milioni

di ragazzi in Italia né studiano né

lavorano. Il lavoro non lo cercano

più. Sono “fantasmi”. Inattivi.

che, pacificamente, si ribellano a una politica irresponsabile.