Voltana On Line n.22-2012

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22 2012 Voltana On Line www.voltanaonline.it prendimento dei migliori (in prati- ca, meglio pochi buoni, perché se ci fossero tanti, non ci sarebbero nem- meno quei pochi buoni). Attualmen- te il numero chiuso universitario, o limitazioni similari, vige in molti Paesi. LEGGE 2 agosto 1999, n.264 Norme in materia di accessi ai corsi universitari. GU n. 183 del 6-8-1999 La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge: Art. 1. 1. Sono programmati a livello nazio- nale gli accessi: a) ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, in medicina veterinaria, in odontoiatria e protesi dentaria, in architettura, nonché ai corsi di diplo- ma universitario (professioni sanita- rie; biotecnologie e tanti altri) b) ai corsi di laurea in scienza della formazione primaria e alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondari c) ai corsi di formazione specialistica dei medici d) alle scuole di specializzazione per le professioni legali La storia inizia nel lontano 1986, quando le prime università decise- ro di limitare il numero degli stu- denti mediante decreto rettoriale. Fu in questi anni sancita la nascita del numero chiuso in Italia. Nel 1987, visto l'elevato numero di stu- denti che aspiravano ad intrapren- dere la carriera medico-sanitaria il Ministro Zecchino, sotto il governo Prodi I, istituì il numero chiuso na- zionale tramite decreto ministeria- le. I ricorsi presentati presso il Tar Lazio in quei primi anni, ebbero tutti esito positivo, in quanto i giu- dici amministrativi reputavano anti- costituzionale limitare l'accesso alla formazione universitaria tramite decreto ministeriale. In seguito alle direttive europee che impongono un alto livello di preparazione per i corsi di laurea in Medicina, Odon- toiatria, Veterinaria e Architettura e per porre fine al contenzioso pres- so il Tar Lazio, il 2 Agosto 1999 il ministro Zecchino, sotto il gover- no D'Alema, varò la legge nume- ro 264, con la quale limitava per legge il numero di studenti di tali facoltà. I ricorsi vennero vinti an- cora per l'anno successivo, poi il test venne dichiarato costituzionale in quanto un elevato numero di stu- denti lederebbe la capacità di ap- e) ai corsi universitari di nuova istitu- zione o attivazione, su proposta delle università. […] Art. 4. 1. L'ammissione ai corsi di cui agli articoli 1 e 2 è disposta dagli atenei previo superamento di apposite pro- ve di cultura generale, sulla base dei programmi della scuola secondaria superiore, e di accertamento della predisposizione per le discipline og- getto dei corsi medesimi. Da allora di tempo ne è passato, ma la situazione non è mutata. Anzi, secondo molti esperti il numero chiuso è dannoso. Pare, ad esem- pio, che sia stato calcolato male il numero dei pediatri e, tra qualche anno, oltre alle badanti per i vecchi giungeranno le dottoresse per i bambini. Inoltre, la riserva posti per i cittadini stranieri ha portato gli stranieri, una volta conseguita la laurea, a chiedere la cittadinanza. Infine gli italiani che possono per- metterselo vanno all’estero, presso Istituzioni “private”, abilitate al rila- scio di un titolo. Poi, conseguita la laurea, ritornano in patria ed eserci- tano la professione. Purtroppo si ha anche notizia di test lasciati in bian- co e successivamente rinvenuti con le risposte giuste. Ed è pure strana la ...predisposizione familiare. Breve storia del NUMERO CHIUSO 1° settembre 2012. Centro Sociale Ca’ Vecchia. Alcuni momenti della “Festa del Volontariato” nelle immagini di Giovanni Bignardi Elisa Bosi balla con il ... fuoco

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2012 Voltana On Line www.voltanaonline.it

prendimento dei migliori (in prati-

ca, meglio pochi buoni, perché se ci

fossero tanti, non ci sarebbero nem-

meno quei pochi buoni). Attualmen-

te il numero chiuso universitario, o

limitazioni similari, vige in molti

Paesi.

LEGGE 2 agosto 1999, n.264

Norme in materia di accessi ai

corsi universitari.

GU n. 183 del 6-8-1999

La Camera dei deputati ed il Senato

della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga

la seguente legge:

Art. 1.

1. Sono programmati a livello nazio-

nale gli accessi:

a) ai corsi di laurea in medicina e

chirurgia, in medicina veterinaria, in

odontoiatria e protesi dentaria, in

architettura, nonché ai corsi di diplo-

ma universitario (professioni sanita-

rie; biotecnologie e tanti altri)

b) ai corsi di laurea in scienza della

formazione primaria e alle scuole di

specializzazione per l'insegnamento

secondari

c) ai corsi di formazione specialistica

dei medici

d) alle scuole di specializzazione per

le professioni legali

La storia inizia nel lontano 1986,

quando le prime università decise-

ro di limitare il numero degli stu-

denti mediante decreto rettoriale.

Fu in questi anni sancita la nascita

del numero chiuso in Italia. Nel

1987, visto l'elevato numero di stu-

denti che aspiravano ad intrapren-

dere la carriera medico-sanitaria il

Ministro Zecchino, sotto il governo

Prodi I, istituì il numero chiuso na-

zionale tramite decreto ministeria-

le. I ricorsi presentati presso il Tar

Lazio in quei primi anni, ebbero

tutti esito positivo, in quanto i giu-

dici amministrativi reputavano anti-

costituzionale limitare l'accesso alla

formazione universitaria tramite

decreto ministeriale. In seguito alle

direttive europee che impongono

un alto livello di preparazione per i

corsi di laurea in Medicina, Odon-

toiatria, Veterinaria e Architettura e

per porre fine al contenzioso pres-

so il Tar Lazio, il 2 Agosto 1999 il

ministro Zecchino, sotto il gover-

no D'Alema, varò la legge nume-

ro 264, con la quale limitava per

legge il numero di studenti di tali

facoltà. I ricorsi vennero vinti an-cora per l'anno successivo, poi il

test venne dichiarato costituzionale

in quanto un elevato numero di stu-

denti lederebbe la capacità di ap-

e) ai corsi universitari di nuova istitu-

zione o attivazione, su proposta delle

università.

[…] Art. 4.

1. L'ammissione ai corsi di cui agli

articoli 1 e 2 è disposta dagli atenei

previo superamento di apposite pro-

ve di cultura generale, sulla base dei

programmi della scuola secondaria

superiore, e di accertamento della

predisposizione per le discipline og-

getto dei corsi medesimi.

Da allora di tempo ne è passato,

ma la situazione non è mutata. Anzi,

secondo molti esperti il numero

chiuso è dannoso. Pare, ad esem-

pio, che sia stato calcolato male il

numero dei pediatri e, tra qualche

anno, oltre alle badanti per i vecchi

giungeranno le dottoresse per i

bambini. Inoltre, la riserva posti per

i cittadini stranieri ha portato gli

stranieri, una volta conseguita la

laurea, a chiedere la cittadinanza.

Infine gli italiani che possono per-

metterselo vanno all’estero, presso

Istituzioni “private”, abilitate al rila-

scio di un titolo. Poi, conseguita la

laurea, ritornano in patria ed eserci-

tano la professione. Purtroppo si ha

anche notizia di test lasciati in bian-

co e successivamente rinvenuti con

le risposte giuste. Ed è pure strana

la ...predisposizione familiare.

Breve storia del NUMERO CHIUSO

1° settembre 2012. Centro Sociale Ca’ Vecchia. Alcuni momenti

della “Festa del Volontariato” nelle immagini di Giovanni Bignardi

Elisa Bosi balla con il ... fuoco

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Il merito è la rivoluzione di Antonio Preiti non ha, se non con alcune eccezio-

ni, accesso ai posti di maggiore

responsabilità.

Allora la domanda è: se è di sinistra

chi difende lo status quo (che privi-

legia i privilegiati di censo) pur di

non ammettere che il merito debba

essere il criterio fondamentale nel-

le attribuzioni di incarichi, o se non

sia davvero di sinistra chi, sposan-

do definitivamente il merito, sa che

la sua adozione coerente e senza

deroghe, porta allo scardinamento

proprio di quei network fondati sul

censo?

Se l'accesso alle professioni è o-

stacolato o negato dagli ordini pro-

fessionali, dalle normative che im-

pediscono semplicemente di ope-

rare (la moltiplicazione degli albi

per esercitare anche professioni di

nessun rilievo pubblico, ad esem-

pio), dal meccanismo di cooptazio-

ne che vige, di fatto, in tante pro-

fessioni, questo come può essere

valutato "di sinistra"? E' evidente

che merito e liberalizzazioni sono

due facce della stessa medaglia: se

non c'è liberalizzazione il merito

non si può esprimere appieno e il

modo migliore per impedire il me-

rito è mantenere i meccanismi di

cooptazione di casta.

L'obiezione numero due che vie-

ne fatta al merito: è riferita al desti-

no di chi perde. Insomma, si dice,

se facciamo il campionato poi che

succede a chi perde? Naturalmente

una società coesa pensa anche a

chi perde. Ma non si può accettare

che per paura di un liberismo

(immaginato, chissà perché, solo

"selvaggio") si mantengano le cose

come stanno in cui pochi (i soliti)

È raro trovare una parola che con-

tenga in sé tanta ambiguità e ipo-

crisia, come il merito: è qualcosa su

cui non troverete mai nessuno a-

pertamente contrario. È un po' co-

me fare un referendum sulla bontà:

chi voterebbe per averne di meno?

Allo stesso tempo, il merito, se dav-

vero e coerentemente inteso, è la

vera rivoluzione che l'Italia aspetta.

Perché? Prima di cercare una rispo-

sta, è necessaria una digressione.

Com'è che il merito è sempre stato

guardato con sospetto dalla sini-

stra? Quali sono le radici di questa

inclinazione? La risposta è sempli-

ce: un tempo la scuola era di censo

(un po' lo sta tornando a essere, ma

lasciamo questo argomento ades-

so) e perciò sapere e ricchezza an-

davano a braccetto. Sicché porre

barriere derivanti, ad esempio, dal

titolo di studio, di fatto penalizzava

coloro che non avevano una istru-

zione superiore.

Oggi molta gente talentuosa non

arriva a ricoprire posti di responsa-

bilità, al contrario, perché il sapere

non basta, ci vogliono i network

familiari, politici, ecc. per riuscire

ad arrivare a posizioni di effettivo

potere e responsabilità. C'è una

"prima società" formata dalla sedi-

mentazione delle appartenenze

familiari, delle grandi ricchezze,

delle reti amicali di alto livello che

si divide, per quanto possibile, tut-

to il potere disponibile. Natural-

mente anche lì c'è gente talentuosa,

ma insomma non è questa la carat-

teristica che prevale, se non in ter-

mini relativi. C'è una "seconda so-

cietà", senza network, ma con solo il

talento e questa seconda società

vincono e tutti gli altri perdono.

[…] Se si evita che chi lavora nel

pubblico sia giudicato (dagli uten-

ti); se si evita di selezionare scuole,

università, ospedali e si preferisce

tagliare con criteri che non investo-

no mai la sostanza dei problemi e

della qualità del lavoro dei singoli

o di singole strutture; se si evita di

creare mercato dove ci sono solo

monopoli; se si evita insomma che

il paese si muova, che le élite siano

giudicate da altri se non dal loro

stesse; di fatto si evita che accada il

nuovo.

Il coraggio della sinistra oggi è

abbracciare il merito, perché solo

il merito può scardinare la conser-

vazione inefficiente, perché solo un

criterio oggettivo come il merito

può scalfire e legittimare moral-

mente il ricambio della classe diri-

gente. Non è cambiando la tessera

che si cambia la classe dirigente,

ma il cambiamento vero c'è solo

quando cambia il criterio della se-

lezione della classe dirigente e

l'appartenenza non è mai un buon

criterio.

Per altro l'Italia è proprio nella

situazione critica di un Paese che

declina fondamentalmente per l'in-

capacità complessiva della classe

dirigente pubblica. Se qualcuno ha

un criterio migliore e più di sinistra

del merito, si faccia avanti.

Per saperne di più

visita il sito:

http://www.giampa.

it/GCLugo/GCLugo.

asp

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Pagina 3 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012

Sbagliando la strada si impara a

riconoscere la propria.

proverbio africano - Tanzania

La libertà di stampa è … precaria di Nicola Biondo pubblici, riconosce 9 euro di com-

penso per le brevi, 18 euro le noti-

zie medie e 27 euro le aperture.

Lordi, ovviamente. Il Sole 24 Ore: 19.222.767,00** euro di contributi

pubblici e 0,90 euro a riga, con ces-sione dei diritti d'autore. Libero:

5.451.451** di finanziamenti pubbli-

ci e 18 euro lordi per un'apertura. Il

Nuovo Corriere di Firenze (chiuso n e l m a g g i o 2 0 1 2 ) r i c e v e

2.530.638,81*** euro di contributi

pubblici e paga a forfait tra i 50 e i

100 euro al mese, il Giornale di Sici-

lia a fronte di un finanziamento di

quasi 500 mila euro (anno 2006) pa-ga 3,10 euro. Provate a immaginare

quanti articoli servono per arrivare

ad uno stipendio decente. Provate

ad immaginare quale sarà la pen-

sione di chi scrive con un simile o-

norario (?). Perché questi giornali-

sti, se iscritti all'ordine- sennò sono

abusivi ed è un reato penale - i contributi devono versarli da sé,

nella misura del 10 per cento del compenso netto più un due per cen-

to di quello lordo. Che vanno a con-

fluire nella "gestione separata" (mai

nome fu più azzeccato) dell'ente

pensionistico dei giornalisti, l'Inpgi.

Una "serie B" della cassa principale

che, invece, prevede pensioni, di-

soccupazione, case in affitto, mutui

ipotecari, prestiti e assicurazione

infortuni. Ma questa vale solo per quelli "bravi", quelli a cui viene ap-

plicato il contratto collettivo nazio-

nale di lavoro giornalistico che, solo

nel 2011, dopo 6 anni, è stato rinno-

vato. Insomma quelli assunti. Che

ovviamente sono una piccola mino-

ranza. Ma, attenzione, questo solo

per quanto concerne la parte eco-

nomica. Perché il contratto colletti-

"Dove vanno a finire i soldi che lo

Stato da ai giornali? Di sicuro non

servono a pagare i giornalisti. Anzi.

Perché in Italia tranne rare eccezio-

ni fare il giornalista significa rasse-

gnarsi ad una vita da precario. Se c'è un microcosmo lavorativo

che riassume tutti i difetti del siste-

ma Italia è quello del giornalismo. E allora, dove finisce il finanziamento

pubblico? Nei mega stipendi a di-

rettori, capiredattori, amministrato-

ri delegati e a tutte quelle penne

illustri (?) che si ergono a guide mo-

rali che da anni non portano un

straccio di notizia, ma commentano,

avvertono, ammoniscono.

Vi hanno detto che la libertà di

stampa è minacciata dalla mafia, da

Berlusconi, dalle mille leggi bava-glio. Minchiate. La libertà di stampa

è minacciata dalla miseria in cui

vivono e lavorano migliaia di gior-

nalisti sfruttati: dagli editori, dai

direttori e, infine, dai loro stessi

colleghi assunti con contratto a tem-po indeterminato che quando scio-

perano, protestano, denunciano è

solo per i loro privilegi di giornali-

sti professionisti e assunti mentre

gli altri muoiono di fame. Facciamo

un esempio. Un articolo di cronaca,

secondo una ricerca compiuta

dall'Ordine dei giornalisti pubblica-

ta nel 2011, viene pagato anche 5

euro lordi a 60-90 giorni dalla pub-blicazione. Sono i numeri della ver-

gogna, la cifra, vera, della censura.

Ecco cosa dicono: La Repubblica a fronte di 16.186.244,00* euro di

contributi dello Stato all'editoria

elargisce un compenso che varia

tra i 30 e i 50 euro lordi a pezzo. Il

M e s s a g g e r o , c h e r i c e v e 1.449.995,00** euro di contributi

vo non disciplina solo il trattamento

economico ma regola a tutti gli ef-

fetti i rapporti fra datore di lavoro

(editore) e lavoratore (giornalista).

Fissa, insomma, diritti e doveri. Ma,

ancora una volta, questo vale solo per chi il contratto ce l'ha e, quindi,

tutti gli altri vivono nel far west,

perché la loro posizione non è di-

sciplinata da nulla. E si tratta della stragrande maggioranza dei gior-

nalisti della carta stampata - da Re-

pubblica fino al più piccolo foglio di

provincia: precari, sottopagati,

sfruttati, senza copertura legale, senza ferie, senza nulla. È questa moltitudine, oltre il 70% degli iscrit-

ti all'Ordine, che permette ai gior-

nali cartacei e on-line, alle agenzie di stampa di produrre notizie 24 ore

al giorno. Senza di loro le pagine

bianche sarebbero molte di più di

quelle scritte. La carta stampata ri-

ceve centinaia di milioni di euro di

contributi dallo Stato ogni anno, ma

lo Stato non chiede agli editori in cambio di garantire compensi mini-

mi e tutele contrattuali ai collabora-

tori. Poi arriva la Fornero, ministro

al Lavoro (nero) e di fronte alla più

elementare delle proposte di legge

sull'equo compenso ai giornalisti

precari dice: "Non mi sembra op-

portuno". Della serie siete precari,

non siete figli di papà (giornalista),

e allora morite. E qualcuno c'è an-che morto, stufo di subire. Come

Pierpaolo Faggiano, collaboratore

della Gazzetta del Mezzogiorno,

che nel giugno 2011 si è tolto la vi-

ta: non sopportava più, a quarantu-

no anni, di vivere da precario.

Chiara Baldi, da giornalista preca-

ria ha scritto una tesi sul precariato:

"i giornalisti sono "i più precari tra i

precari" – scrive Baldi - "perché lo

stipendio da fame li costringe anche

a rinunciare ai principi deontologici

a cui invece dovrebbero attenersi.

Una buona informazione è possibile

solo quando chi la fornisce non deve

sottostare al ricatto di uno stipendio

misero. Più è basso il guadagno del

giornalista e più sarà alta la sua

"voglia" di produrre senza professio-

nalità, non tanto per un desiderio

malato di non essere

Trovata su

Internet e

segnalata da

Daniele

Riaprono le scuole...

( Segue a pag. 4 )

Page 4: Voltana On Line n.22-2012

Pagina 4 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012

Immagine

trovata su

Internet e

segnalata da

Serena

Fagnocchi

“Chi ruba una mela finisce in gale-

ra anche se molti pensano che ruba-

re una mela è un reato da poco. E

chi ruba due mele? Chi ne ruba cen-

to? Quando il furto della mela diven-

ta un reato? C’è un limite? C’entra

con la qualità della mela? La Legge

è uguale per tutti e i giudici non si

mettono a contare le mele. La statua

della Giustizia davanti al Tribunale

ha una bilancia in mano, ma entram-

bi i piatti sono vuoti. Non è una bi-

lancia per pesare la frutta.”

Ascanio Celestini

dal sito www.ascaniocelestini.it

“Sai perché a

volte si rimane

delusi!? Perché

crediamo che

gli altri siano

disposti a fare

quello che fa-

remmo noi per

loro!”

Trovata su

Internet e segna-

lata da

Elisabetta

La libertà di stampa è … precaria di Nicola Biondo

professionale, quanto

per una necessità: quella di guada-

gnare".

Il potere, di qualsiasi colore, non

ama i giornalisti e in Italia per di-

sinnescare il problema è stato con-

sentito che diventare giornalisti,

essere assunti, sia un privilegio di

pochi, così che la stampa diventi il

cagnolino del regime e non il guar-

diano. Assumere il figlio del gior-

nalista è come candidare il Trota, sangue vecchio sostituisce altro

sangue vecchio.

Altro che bavaglio. Provate voi ad

( Segue da pag. 3 ) essere liberi a 5 euro a pezzo

(lordi). "

Nicola Biondo, giornalista freelance

dal sito www.cadoinpiedi.it

Note:

* Contributo elargito alle testate Espresso

e Repubblica ‐ Fonte: elaborazione Italia

Oggi del 12 maggio2007, riferiti all'anno

2006

** Fonte: elaborazione Italia Oggi del 12

maggio2007, dati riferiti all'anno 2006

*** Dati tratti dal sito della Presidenza del

Consiglio – Dipartimento per l'Editoria e

l'Informazione, contributi 2008 erogati

nell'anno 2009 (dati aggiornati al 7 maggio 2010).

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Stefano con la frustaStefano con la frustaStefano con la frusta

Francesca Ferri Francesca Ferri Francesca Ferri

the voicethe voicethe voice

Stefano e Damiana nel TangoStefano e Damiana nel TangoStefano e Damiana nel Tango Stefano e DamianaStefano e DamianaStefano e Damiana

La presentatrice La presentatrice La presentatrice

Melania Menoncin Melania Menoncin Melania Menoncin

Gli allievi del corso intermedioGli allievi del corso intermedioGli allievi del corso intermedio

1° settembre 2012. Centro Sociale Ca’ Vecchia. Alcuni momenti

della “Festa del Volontariato” nelle immagini di Giovanni Bignardi

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inviato e riprodotto nel sito e nel PDF sia conforme alle licenze Creative Com-

mons o non coperto da copyright.

La trattativa sulla riforma elet-

torale è in stallo. Difficile concilia-re le posizioni dei diversi partiti, e

ancor più le diverse posizioni dello

stesso partito. Alle 11.30 di ieri il

Pdl si è espresso a favore di una

legge elettorale fortemente mag-

gioritaria. Alle 15.45 di una legge

elettorale fortemente proporziona-

le, perché, ha dichiarato il viceca-

pogruppo al Senato Gaetano Qua-

gliarello «I sondaggi sono parec-

chio altalenanti, aspettiamo quello

delle 18». Le oscillazioni del Pdl

sulla legge elettorale sono così fre-

quenti che lo Spread si è stabilizza-

to perché si era stancato di compe-

tere.

Il Pd è ora per il Sistema Tede-

sco, ma quello della Repubblica di Weimar, ispirato nel 1919 dalla

Bozza-Violante (la Bozza Violante,

secondo gli storici del diritto, è di

molto antecedente alla nascita di

Luciano Violante. La prima di 147

versioni della Bozza-Violante era

allegata al Levitico e ha in comune

con la versione attuale l’aramaico).

«Oggi come allora – dichiara Enri-

co Letta – serve una solida maggio-

ranza delle forze moderate come

quella che i liberali tedeschi crea-

rono a Weimar approfittando delle

divisioni e della scarsità di risorse

economiche dei partiti di sinistra (I

candidati del Partito Comunista Te-

desco erano così poveri che per

attaccare i manifesti elettorali li lec-

cavano sul retro, ndr)».

L’Udc è contraria al Porcellum o a un altro sistema che obblighi i

partiti a indicare la coalizione che

si vuole tradire. Casini sperava di

convincere Monti a guidare una

"Ho avuto la fortuna di nascere in un

angolo di mondo sicuro e protetto,

un posto che mi ha permesso di cre-

scere e studiare. Imparai a leggere e

far di conto, fino ad arrivare alle

"scuole alte", dove ti insegnano a

contare i numeri grossi! Oggi, con

un contratto a tempo indeterminato

presso una grande azienda, una casa

in affitto ed un'auto di proprietà, mi

trovo a redigere "la mia contabilità"

annuale ed ho paura:

- stipendio lordo annuo, "alias" il

mio PIL : 30.000 euro.

- tasse ritenute alla fonte (in busta

paga, per intenderci): 11.500 euro.

- spese per carburante (circa 1200

litri di gasolio): 2.000 euro, di cui

1.500 di accise (leggasi tasse!).

- spese per l'autovettura (bolli, assi-

curazione, tagliandi,ecc): 4.000 eu-

ro, di cui 2.000 di tasse (il bollo è

una tassa, il 50% dell'assicurazione è

una tassa, il 50% dell'acquisto

dell'autovettura è una tassa).

- spese per affitto annue: 6.000 euro

di cui 2.500 di tasse versate dal pro-

prietario dell'immobile.

- bollette annue: 1.000 euro, di cui

500 di tasse (iva, addizionali, acci-

se).

- spese per vitto (fatemi almeno

mangiare): 3.000 euro, di cui 1.500

di tasse (iva, costi di trasporto della

merce).

Le uscite totali, minime indispensa-

bili per vivere ed andare a lavorare

(attività essenziale per vivere), am-

montano a 27.500 euro, di cui 19.500

sono tasse. Il 65% del mio PIL va in

tasse !"

Paolo G.

coalizione moderata di centrosini-

stra, ma Monti ha fatto sapere di

non essere disponibile perché ha

già preso un impegno con Casini a

guidare una coalizione moderata di

centrodestra.

Nel frattempo, i sondaggi danno

in crescita il Movimento 5 Stelle, il cui Non-Statuto, come ha ribadito

il Non-Leader Grillo in una Non-

Intervista, vieta al Non-Partito di

fare alleanze, e – secondo una re-

cente Non-Circolare interpretativa

di Grillo – vieta anche di andare in

tv, parlare al citofono e mangiare

carne il venerdì. Allo stato attuale,

tutte le ipotesi sembrano quindi

favorire la formazione nella prossi-

ma legislatura di una larga maggio-

ranza composta dai partiti di cen-

trodestra e centrosinistra con

all’opposizione i soli elettori di cen-

trodestra e centrosinistra.

Pubblicato da Francesca Fornario

l’11/09/2012 nel sito

http://pubblicogiornale.it/

info: [email protected]

il dipendente Le tasse e Destra e sinistra al governo,

gli elettori all’opposizione di Francesca Fornario

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Pagina 7 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012

Commette un errore chi ritiene

sostenibile un sistema elettorale che

consenta ai partiti di non dire prima

delle elezioni con chi intendono go-

vernare. Che consenta loro, cioè, di

chiedere un voto solo per sé e non

anche per una proposta di governo

di cui si indicano in anticipo forme,

contenuti e composizione.

È bastato che prendesse corpo

un'ipotesi di accordo Udc-Pd-Pdl su

una riforma neoproporzionalista per

vedere tornare in voga vizi da Prima

Repubblica: confusione e ambiguità

sulle alleanze, affermazione di tutto

e del suo contrario, fumisterie. L'e-

sempio. Bersani precisa i suoi pro-

positi: si fa un'alleanza con Vendola

e poi, meglio se prima del voto, o

comunque anche dopo le elezioni,

la si allarga a Casini. Con Di Pietro

nessun dialogo perché non si dialo-

ga con chi insulta il Capo dello Sta-

to.

Dice però Casini ("La Nazione" del

3 settembre): con Vendola c'è

"incompatibilità totale". Non lieve,

come dichiarazione. Come non era

stata lieve quella di Vendola sabato

scorso, all'assemblea nazionale di

Sel: "l'Udc? Impossibile governarci

insieme. Rottura con Di Pietro? Mac-

ché, con lui bisogna che ci riconci-

liamo". È ragionevole supporre che

in cuor loro né Casini né Vendola

escludano di stringere intese.

Il problema è che a quell'obiettivo

vogliono arrivarci alla vecchia ma-

niera "proporzionalista". Con un mo-

do di fare che francamente oggi ap-

pare indigeribile. Ovvero così: alle

elezioni ognuno chiede il voto per il

proprio partito, con Vendola che

esclude alleanze con Casini e Casini

che esclude alleanze con Vendola. E

con Vendola che diversamente da

Bersani non chiude la porta in faccia

all'Idv. A elezioni fatte, se non ci sarà

una maggioranza autosufficiente Pd-

Udc o Pd-Sel, o al limite anche se

questa ci fosse, si aprirà una trattati-

va in nome dell'emergenza, dello

stato di necessità, del bene del Pae-

se da salvare. Si farà cioè il contrario

di quanto detto in campagna eletto-

rale. E forse nascerà un governo. Un

governo comprendente forze in di-

saccordo tra loro su quasi tutto: poli-

tica estera, politica economica, giu-

dizio sulle riforme dell'epoca Monti.

Durerà questo governo? E soprattut-

to, funzionerà?

È chiaro che operazioni di questo

tipo - suscettibili tra l'altro di scate-

nare reazioni di rigetto in un eletto-

rato che gradisce sempre meno le

manfrine - può andare in porto solo

con un sistema elettorale che per-

metta ai partiti, prima delle elezioni,

di svicolare e stare sul vago in fatto

di alleanze. Diversamente da quel

che succederebbe con un sistema

maggioritario, i partiti che praticas-

sero il giochino del dire e non dire e

del tenersi le mani libere non subi-

rebbero purtroppo una penalizzazio-

ne molto grossa: quando ci provaro-

no il Ppi e Segni nel 1994, il 15% del

voto popolare si tradusse in appena

il 7% dei seggi. Fu una lezione indi-

menticabile, e venne da un sistema,

il Mattarellum, che non era maggio-

ritario al 100%.

Casini, che la bontà del suddetto

giochetto rivendica, del resto è stato

chiaro: "Se non vinceremo le elezio-

ni, andremo realisticamente a vede-

re le forze in campo. Ma non ci sono

alleanze precostituite e come sem-

pre decideranno gli elettori". Negli

anni '80, Forlani, prima delle elezio-

ni, diceva sempre cose del genere. E

il Pd? Da uno scenario come quello

appena descritto il Pd ha tutto da

perdere perché finirebbe per impie-

gare il grosso delle sue energie non

per stipulare un patto chiaro con gli

italiani sulla base delle proprie pro-

poste riformiste di governo. Bensì lo

impiegherebbe per cercare di rica-

vare il massimo dalle proprie capa-

cità mediatrici al fine di render cre-

dibile agli occhi degli elettori una

proposta (l'alleanza Pd-Sel da ampli-

are poi all'Udc) che di credibilità ne

ha poca, per tutte le ragioni pro-

grammatiche più volte esposte.

Questa azione di ricucitura sfian-

cherebbe il partito e ne intacchereb-

be lo smalto e l'appetibilità. E soprat-

tutto sarebbe un regalo a chi pensa

che si possa non sciogliere il nodo

dei nodi: la linea economica del Pd è

quella dei Giovani Turchi? Monti ha

fatto cose buone da portare avanti o

davvero ha inflitto all'Italia (Fassina,

intervista alla "Nazione" del 3 set-

tembre) un "rigore eccessivo, cieco,

fine a se stesso"? Parlando […] a Fer-

rara, Renzi ha detto che il governo

dei tecnici "ha fatto benissimo".

Cos'ha da dire il resto del partito su

questo?

Vizi da proporzionale di Dario Parrini

Trovata su

Internet e

segnalata da

Milena

Seguiamo l’esempio di Mario Monti che, in qualità di

Presidente della Bocconi, da 7 anni non paga l’ICI al

Comune di Milano per un palazzo della Bocconi di 333

camere affittate a 10.000 euro/anno, in quanto lo stabile

ha “finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sani-

tarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.

Grazie, Mario.

Seguiremo il suo esempio e le sue argomentazioni per

non pagare l’IMU sulla prima casa, perché nella prima

casa le famiglie italiane, assistono curano, educano, i-

struiscono e crescono i propri figli, senza scopo di lu-

cro, come le Fondazioni bancarie, le sedi dei Sindacati

e il tuo palazzo della Bocconi.

Immagine trovata su

Internet e segnalata da

Franco

Page 8: Voltana On Line n.22-2012

Ci sono tre cose nella vita

che non tornano mai indie-

tro …

Le parole, il tempo e le oc-

casioni perse.

Ci sono tre cose nella vita

che possono distruggerti …

Le bugie, l’orgoglio e la

gelosia …

Ci sono tre cose nella vita

che non dovresti mai perde-

re …

La pazienza, la speranza e

l’onestà …

Ci sono tre cose nella vita

dal valore immenso …

La famiglia, l’amore e

l’amicizia!

Pagina 8 www.voltanaonline.it n. 22 - 2012

Trovata su Internet e segnalata da

Norma

Trovata su

Internet

e segnalata

da

Elisa

Trovata su

Internet

e segnalata

da

Elisa

Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio Il collaboratore Rinaldo Ioppi, con i maestri Mascia Alpi, Tiberio

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