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VOCI DI CASA PERIODICO DELLA ONLUS VILLA GIOVANNI XXIII Parole di spiritualità Pag. 2 Doni e “colori” d’amore Pag. 3 Momenti di allegria Pag. 4 Incontro con le alunne Pag. 7 Progetto anziani-bambini (Scuola N.Fornelli, classi 1^ D-E-F-G) Pag. 9 Il cinema e la lettura co- me ponte tra generazioni Pag. 10 Considerazioni su “Il bam- bino con il pigiama a righe” Pag. 12 Cos’è la musica? Pag. 13 L’angolo della poesia Pag. 14 Favoleggiando... Pag. 17 Gli animali ci parlano Pag. 18 Tipi coriacei: le tartarughe di terra Pag. 20 Auto-mutuo-aiuto Pag. 21 Pasqua a tavola Pag. 22 SOMMARIO BUONA PASQUA Uscire da se stessi per andare incontro a chi ha bisogno; specialmente a chi è debole e indifeso. Questo è l’invito che ha fatto Papa Francesco ed è questo l’invito che faccio a tutti voi nella ricorrenza della celebrazione della S. Pasqua. Sono gli anziani, che avete al vostro fianco, che hanno bisogno di una parola di conforto ed un sorriso di speranza. Siate gioiosi della vostra generosità e vivrete felici questa S. Pasqua. Sentiti auguri da parte mia e del Consiglio di Amministrazione. Il Presidente Michele Giorgio N. 7 Aprile 2013 Anno III

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VOCI DI CASA

PERIODICO DELLA

ONLUS VILLA GIOVANNI XXIII

Parole di spiritualità Pag. 2

Doni e “colori” d’amore Pag. 3

Momenti di allegria Pag. 4

Incontro con le alunne Pag. 7

Progetto anziani-bambini

(Scuola N.Fornelli, classi 1^ D-E-F-G)

Pag. 9

Il cinema e la lettura co-

me ponte tra generazioni

Pag. 10

Considerazioni su “Il bam-bino con il pigiama a righe”

Pag. 12

Cos’è la musica? Pag. 13

L’angolo della poesia Pag. 14

Favoleggiando... Pag. 17

Gli animali ci parlano Pag. 18

Tipi coriacei: le tartarughe

di terra

Pag. 20

Auto-mutuo-aiuto Pag. 21

Pasqua a tavola Pag. 22

SOMMARIO

BUONA PASQUA

Uscire da se stessi per andare incontro a chi ha bisogno;

specialmente a chi è debole e indifeso.

Questo è l’invito che ha fatto Papa Francesco ed è

questo l’invito che faccio a tutti voi nella ricorrenza

della celebrazione della S. Pasqua.

Sono gli anziani, che avete al vostro fianco, che hanno

bisogno di una parola di conforto ed un sorriso di

speranza.

Siate gioiosi della vostra generosità e vivrete felici

questa S. Pasqua.

Sentiti auguri da parte mia e del Consiglio di

Amministrazione.

Il Presidente

Michele Giorgio

N. 7

Aprile 2013

Anno III

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VOCI DI CASA

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PAROLE DI SPIRITUALITA’

Ogni anno celebriamo la Pasqua.

Non è il ricordo di un avvenimento passato, la morte e la resurrezione di Gesù ,

che ci dà l’occasione di vivere alcuni giorni in modo diverso, di creare un’atmosfera

di festa che ci aiuta a rilassarci dalla monotonia e dal peso della vita di ogni

giorno .

La celebrazione dei misteri della vita di Gesù, come il suo Natale, la sua morte, la

sua resurrezione, ogni anno è diversa perché non è un semplice ricordo ma un

avvenimento nuovo che accade nella nostra vita.

La nascita, la morte, la resurrezione di Gesù sono fatti accaduti in Palestina più di

duemila anni fa, ma hanno dato origine ad una forza, ad una energia che rimane

attiva attraverso i secoli per comunicare a ciascuno di noi la possibilità di

avanzare sempre nel nostro cammino verso Dio.

Noi non dobbiamo crescere solo negli anni, nella nostra vita umana, ma dobbiamo

crescere spiritualmente nel nostro rapporto di amore con Dio, senza mai giungere

al limite di una pienezza che avremo solo alla fine della nostra vita.

Quindi ogni anno, ogni Natale, ogni Pasqua che celebriamo deve segnare un passo

avanti in questo cammino e perciò ci troviamo sempre di fronte ad una novità da

realizzare.

D i o è f e d e l e

nell’accompagnarci con la

sua grazia, quella grazia

che, possiamo dire, si è

sprigionata dalla morte e

resurrezione di Gesù e

che provoca i suoi effetti

ancora oggi. Spetta a noi

accogl ier la, renderla

feconda nella nostra vita e

proseguire sempre sulla via

dell’amore che ci lega a Dio

e ai fratelli.

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DONI E “COLORI” D’AMORE

“La grotta è stata il mio cielo.” Bernadette

Soubirous.

Un cielo che è indispensabile portare con se nel

proprio vissuto quotidiano. Per coloro a cui

l’immaginazione, sotto il peso degli anni inizia a

vacillare, i nostri nonni, la direzione della Casa

dell’Anziano “Villa Giovanni XXIII” pone rimedio.

Ha da poco posto, all'interno del suo giardino

una Sacra immagine della Vergine di Lourdes,

donata dal dottor Vacca, medico farmacista

socio della Sottosezione UNITALSI di Bitonto e

fatta arrivare proprio dal quel piccolo paesino

sui Pirenei. Proprio su quel treno bianco in

ritorno da Lourdes nell’agosto scorso. Sabato 9

Febbraio, una Celebrazione all'interno del giardino per la Benedizione Solenne

della suddetta Immagine. L’UNITALSI non poteva mancare.

Un’amicizia iniziata ormai quattro anni fa, quella tra l’UNITALSI e gli ospiti ed i

dipendenti di “Villa Giovanni XXIII”. I volontari dell’UNITALSI infatti, ogni

sabato riempiono di “colori” ed entusiasmo il pomeriggio dei nostri anziani,

animando la messa settimanale all’interno della Casa. All’inizio in pochi, poi

espandendo a macchia d’olio questa esperienza, ai propri amici ammalati,

proponendola ai gruppi di ragazzi di comunità parrocchiali bitontine, al gruppo

scout di Bitonto 2. Mantenendo sempre costante la propria presenza, gioendo in

maniera riflessa della gioia che non è difficile leggere negli occhi dei nonni della

casa di riposo, sempre più felici di aver scelto di fare della propria VITA un dono

d’amore. Quello stesso dono d’amore che 2000 anni fa un’altra Donna ha compiuto,

semplicemente con il suo incondizionato “Sì”. Diffuso da tutte quelle donne e

uomini di buona volontà e che hanno fatto del proprio servizio una catena d’Amore

che è arrivata fino a noi.

Ora anche Lei è lì ad accompagnare, mano a mano, le giornate dei nostri nonni. Lei,

il “colore” più bello che possa riempire le nostre Vite.

Gli amici dell’UNITALSI

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VOCI DI CASA

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MOMENTI DI ALLEGRIA

Serata del 18 febbraio

Compleanno

Aurora Palmiotto

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Compleanno

Francesco Bonelli

Compleanno

Pasquale Marannino

Compleanno

Giacomo Zonno

Compleanno

Marco Fanfulla

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VOCI DI CASA

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Festa della pentolaccia

Un bastone, una pentolaccia, tanta voglia di divertirsi

ed il gioco è fatto. Gli anziani ritrovano il bambino

che non li ha mai abbandonati e che riposava in un

posticino tranquillo all’interno dei loro corpi.

Sorridono ripensando a quei giorni lontani in cui

trascorrevano le feste con i propri genitori. I ricordi si fanno distanti, accanto a

immagini sbiadite, ma le emozioni non si affievoliscono, sono sempre le stesse, anzi

sono accentuate dalla presa di coscienza che nulla tornerà come prima perché il

tempo non restituisce, ma porta via. Allegri, raggianti, occhi felici che attendono

ansiosi il proprio turno. Con passi tentennanti danno il loro meglio nel colpire la

pentolaccia. Si disperano se il tentativo fallisce e si rincuorano dietro promessa di

una seconda possibilità. E’ un tripudio di colori al rompersi della pentolaccia. Una

cascata di caramelle, dolcetti e coriandoli.

Angelo è riuscito nell’intento e immediatamente è partito un applauso spontaneo.

Maria sperava che all’interno ci fosse un coniglio così com’era abitudine dei suoi

tempi.

Li vedi piegarsi per raccogliere il ricco “bottino” e nasconderlo in fretta prima che

qualcuno se ne accorga. Hanno le tasche e le bocche piene di leccornie, mentre i

tavoli si ricoprono di carte colorate.

Carnevale è la festa dei colori, dei suoni e della gioia. Anche se la pentolaccia

annuncia che il Carnevale ci sta lasciando, verrà un’altra festa e poi un’altra ancora

perché il solo vivere è motivo di far festa!

Le educatrici del Centro Diurno Alzheimer

Festa di Carnevale

Il 12 Febbraio, ultimo giorno di carnevale, noi

volontari in collaborazione con la dott.ssa Fal-

lacara, abbiamo festeggiato in allegria il Car-

nevale, con canzoni e balli. I veri protagonisti

della serata sono stati gli anziani della Casa,

con cui abbiamo gioito, ballato e anche gusta-

to i dolcetti che noi volontari abbiamo prepa-

rato con tanto amore. Il tutto è stato fatto con amore e dedizione per gli ospiti,

per far sì che avvertano sempre attenzione e accoglienza nei loro confronti .

Angela Schiavone, volontaria

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Antonietta Maiorano

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INCONTRO CON LE ALUNNE

Giornata radiosa (14/03/2013) che mi lascerà un ricordo indelebile, quella vissuta

in compagnia di mie ex alunne dell’anno scolastico 1968-1969 conclusivo del corso

elementare. E’ stata una mia ex alunna Rita Mele, insegnante elementare di un

bimbo, figlio di Marianna che lavora qui in lavanderia, l’artefice di questo incontro

felicissimo tra me e tante bellissime, studiose e brave bimbe che civilmente e

professionalmente si sono realizzate qui e in altre città d’Italia. Sono venute a

trovarmi Anna Tassiello, l’organizzatrice dell’incontro, la telefonista, Damiana

Cardamone, Rosanna De Palo, Enza Sivo. Il rivederci dopo tanti anni (44 anni) è

stato emozionante e dopo una visita di circa 2 ore, c’è stata la promessa di

rivederci ancora a breve distanza e più numerose perché se ne potranno

rintracciare altre.

Il buon Dio ci è stato vicino! Che famiglia abbiamo formato!

Grazie.

Anna De Palo – Persano

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VOCI DI CASA

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Oggi (23/2/2013), in occasione del compleanno di un

ospite, Anna Persano, sono stata motivata da una

forza interiore che mi ha indotto ad una riflessione:

alle volte è meglio esprimere in due righe quello che

si sente piuttosto che in mille parole dette solo per il

gusto di smancerie.

Sono poche settimane che mi trovo in questo reparto

nuovo, ho conosciuto nuovi ospiti, ma mi soffermo su

di lei, non perché è una donna ancora capace di esprimere concetti validi, ma perché

dentro di lei traspare una vitalità effervescente pronta al dialogo sensibile negli affetti,

commovente per la sua sensibilità, capace di essere riconoscente per qualsiasi contatto

che noi abbiamo per tutti i nostri anziani.

Voglio ringraziare lei a nome di tutti, augurando cento di questi giorni.

Auguri, ti voglio bene.

Lucia Lozito

Ricordi di bambina……

Lì come una mamma ti sei presentata, enorme come una mole ti sei affiancata a noi

piccoli pulcini spaventati, usciti da una covata di pargoli che cercavano con occhi

spaventati e pieni di timore il calore della famiglia, quella famiglia che pian piano in 5

anni stupendi hai saputo dare a tutti noi con consigli, fermezza d’animo e sapore ai tuoi

figli adottati.

Quanta franchezza nelle parole, quanta semplicità nei modi, quanta armonia hai saputo

regalare anche nel silenzio.

Occhi sorridenti e a volte imbronciati ti chiedevano quella mano che hai sempre porto

con tanta sicurezza.

Quanti ricordi affiorano nella mia mente, consuetudini di vita che hanno maturato chi

ti ha seguito.

Saggezza della cultura, animo buono che non ha mai chiesto.

Rimproveri ricostituenti di vitamine che hanno costruito bambini diventati adulti,

cresciuti nella fiducia e nell’umiltà che solo un cuore di donna e madre ha saputo far

germogliare.

Un grazie ad Anna Persano dalla tua alunna Rosaria Frascella, con tanta riconoscenza.

Rosaria Frascella

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PROGETTO ANZIANI-BAMBINI

(Scuola N.Fornelli – Classi 1^ D-E-F-G)

Lo scambio intergenerazionale

continua...

Continua l’esperienza esilarante

che sta coinvolgendo, durante

questo anno scolastico, i piccoli

alunni del primo anno della scuola

primaria e gli ospiti della casa di

riposo Villa Giovanni XXIII.

I “ nonni adottivi”, il 26 gennaio

2013, sono stati accolti nell’aula

magna dal dirigente C. D’Aucelli,

dagli alunni di I D, E, F, G e dalle

rispettive insegnanti T.Mastro, M.Ruggiero, R.Fusari, N. Allegretta e per una

mattina sono ritornati(alcuni di loro sono stati insegnanti) ad insegnare.

Hanno risposto alle domande poste dagli alunni sulle tradizioni, le usanze e i

costumi del carnevale di quando erano bambini; in conclusione hanno raccontato

divertenti barzellette ed

indovinelli.

Il 2 febbraio 2013 sono stati i

nostri alunni, i “nipoti speciali”, a

recarsi presso la Casa vestiti in

costume per raccontare il

cambiamento nel tempo degli usi e

costumi del carnevale. Si è

festeggiato ballando insieme,

cantando e lanciando coriandoli e

stelle filanti.

Inseg. Teresa Mastro

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VOCI DI CASA

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IL CINEMA E LA LETTURA

COME PONTE TRA GENERAZIONI

Uno dei temi più frequentemente dibattuti e che spesso finisce per giustificare

contrasti e incomprensioni spesso insanabili, è rappresentato dalle differenze

generazionali.

In nome di semplici date codificate sulla nostra carta d’identità si accettano

steccati e divisioni, in realtà semplici stereotipi che, rispondendo alla fretta con la

quale viviamo, ci permettono di trovare facili, ma superficiali risposte ai nostri

problemi relazionali.

Quante volte ci siamo sentiti dire dai giovani “Non potete capire. Siete vecchi.

Appartenete ad un’altra generazione”? Oppure quante altre volte la mia

generazione si è rifugiata nel comodo “eh, ai miei tempi tutto questo era

impossibile. I giovani di oggi sono senza valori”? Tutto scontato, tutto prevedibile,

tutto troppo facile, ma maledettamente superficiale ed errato!

Questa soluzione, così facile e a buon mercato, mostra tutti i suoi limiti quando

uscendo dagli stereotipi si tenta di verificare con pazienza e un po’ di tempo, la

veridicità del precedente assunto e la possibilità di confutarlo con l’empirismo

della vita quotidiana!

Allora ci si accorge che i punti di contatto, le convergenze, se non vere e proprie

unità di vedute sono non soltanto possibili, ma concrete e frequenti.

Sui grandi valori della libertà, del rispetto della dignità dell’uomo, sulla necessità,

anzi sul dovere morale, nell’affermare l’assoluta uguaglianza degli uomini

indipendentemente dalla loro razza, colore della pelle, appartenenza religiosa e

politica, credo sia facile trovare punti di spontanea convergenza che prescinde da

differenze di ogni genere.

Un tale momento di verifica mi è stato dato recentemente in uno degli incontri

che settimanalmente ho presso il Giovanni XXIII, durante i quali con alcuni ospiti

trascorro del tempo leggendo alcuni racconti, guardando alcuni film e tentando nel

contempo di commentare gli stessi e di attualizzare i contenuti appena visionati o

letti.

Per citare solo alcuni momenti, mi piace ricordare che insieme ai miei amici ospiti

Vito, Raffaele, Maria e tanti altri, abbiamo letto alcune fiabe di Oscar Wilde,

alcune pagine del mai sorpassato libro “Cuore”, altre tratte da “Viaggio al sud” di

Marcello Veneziani ed alcuni film, come “La vita è bella”, “Il bambino con il pigiama

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a righe”, “Quasi amici”, ecc.

Ebbene, chi non conosca a fondo la natura, la sensibilità, l’inesplorato potenziale di

umanità che i miei amici ospiti hanno e che sono pronti a dare gratuitamente solo

in cambio di un sorriso e di un po’ di calore umano, potrebbe pensare che

comunicare con persone la cui età media va oltre i sessanta o settanta anni sia

molto difficile. Poi commentare pagine di lettura o film, una vera e propria

chimera.

Tutto letteralmente falso! Questi momenti, lungi dall’essere mero riempitivo di

lunghe e talvolta noiose giornate, sono diventati gratificanti e fecondi momenti di

incontro tra la memoria di vite ricche di esperienze e sentimenti e la gioia di

riprovare quei sentimenti mai dimenticati, anche se talvolta soltanto sopiti.

Il sorridere per le gag di “ Quasi amici”, il sentire in alcune pagine di “ Viaggio al

sud” di Marcello Veneziani i profumi e le abitudini della nostra terra o

commuoversi per l’altruismo e il senso del sacrificio del “Piccolo Principe”, il

ritrovare nelle parole e nelle immagini pezzi di memoria comune o ampi spazi di

valori condivisi è stato non soltanto gratificante per me e per i miei amici, ma ha di

fatto abbattuto tutte quelle fragili barriere, quei preconcetti quegli stereotipi

che si fondono sul dogma della incomunicabilità tra generazioni diverse ed ancora

peggio tra chi sta percorrendo gli ultimi sentieri del proprio cammino e chi invece

è ancora impegnato nella vita del lavoro e dell’impegno quotidiano.

Quando Vito, stimolato dal senso di sacrificio e dall’altruismo dei racconti o del

film di Benigni, ripercorre i viali della propria memoria ritrovando tra quelle pieghe

momenti di accorata commozione che condivide con me e con i suoi amici, allora

tutti i luoghi comuni, tutte le false convinzioni cadono, spazzate via da teneri

sorrisi o da qualche dolce lacrima.

Quando Maria mi precede con le sue intuizioni e con i suoi giudizi critici allora – ed

ancora una volta – parlare di difficoltà di comunicazione tra generazioni o tra chi

vive talvolta la solitudine della propria esistenza è soltanto un mero, semplice,

ipocrita luogo comune.

Sui grandi valori e sui sentimenti che arricchiscono e danno senso alla nostra vita

non esistono barriere legate alla nostra carta d’identità!

Francesco Gaudimundo

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VOCI DI CASA

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CONSIDERAZIONI SU

“IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE”

Tra i film proiettati all’interno della Casa in occasione delle celebrazioni della

Shoah, abbiamo visto “Il bambino con il pigiama a righe”, film che racconta la

storia di amicizia nata tra due bambini uno ebreo e l’altro figlio di un generale

nazista, il primo rinchiuso in un campo di concentramento e l’altro abitante in una

casa poco distante dal campo.

Il figlio del generale, nonostante i divieti imposti dalla famiglia, decide un giorno

di esplorare la zona circostante la casa e scopre il campo di concentramento.

Attraverso il filo spinato i due ragazzi cominciano a parlare e a fare amicizia. fino

a desiderare di incontrarsi per condividere uno la realtà dell’altro. Ma mentre

Shmu, il ragazzo ebreo, ha paura di uscire, Bruno il ragazzo tedesco, decide di

travestirsi da detenuto ed entrare nel campo per cercare il padre di Shmu.

I bambini cercano l’uomo, ma in quel momento, c’è una retata che li porta a morire

entrambi in una camera a gas.

Due sono le considerazioni che vorrei fare :

1. solo in base all’appartenenza etnica un bambino è ridotto a un numero e

gli viene negata la sua dignità umana;

2. l’incontro di Bruno con il ragazzo dal pigiama a righe lo porta

dall’innocenza a una consapevolezza del mondo degli adulti che li circonda

e gli incontri col bambino ebreo si trasformano in una amicizia dalle

conseguenze terribili.

Pina Terlizzi

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Marirosa Marzulli

COS’È LA MUSICA?

La musica è un’arte sonora, delicata, divertente, seria, che, vibrando, va dritta

all’anima penetrando anche i cuori più duri.

La musica è senza tempo, vive nel mondo, con la gente e ne riflette gli stati

d’animo.

Accomuna persone di qualsiasi età, che gioiscono nell’ascoltare musiche armoniose.

Accompagna gli eventi più importanti della vita.

Qui al centro Alzheimer, la musica è un comune denominatore per molte delle

nostre attività. È protagonista gradita degli anziani che con gratitudine l’accolgono

e attraverso lei si riconoscono.

E., insegnante di scuola elementare, ha vissuto gran parte della sua vita in

compagnia delle dolci note di un pianoforte. Ed è proprio per questo motivo che

spesso ella delizia tutti noi con l’esecuzione di soavi melodie eseguite con la

tastiera.

La musica aiuta a vivere, risolleva dalla tristezza, sorregge dalle situazioni avverse

della vita facilitando i rapporti umani.

La musica è amore. È con essa che si contempla il cielo, il mare, la Primavera. È lei

che invita due cuori ad unirsi e dopo tanti anni a sussurrarsi: “Ti ricordi amore? È

la nostra canzone”.

LE EDUCATRICI:

Barbara Bonasia, Concetta Margiotta,

Giorgia Aduasio, Maria Luisa Caldarola

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VOCI DI CASA

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L’ANGOLO DELLA POESIA

La farfalla

Dopo il meriggio

d’agosto

osservo

di nascosto

una scena,

al di là

del meraviglioso

cespuglio

di rose

e di spine

che mi si

presenta

davanti.

Indisturbato

osservo

una donna

così bella

deliziosa

e antica .

Ella sorride

E dà un bacino

al suo nipotino

il quale

fugge via,

sereno

fugge lontano.

Ha un libro

sotto il braccio

e procede

con coraggio . . .

e sogna

un futuro

roseo

ma privo

di spine.

E corre,

corre

sull’erba,

corre

verso il sole,

sulla terra

riarsa.

D’un tratto

vede alcune farfalle

e ripensa alla sua nonna

bella,

bella nel suo scialle.

Una di esse

si posa sull’erba

Il ragazzo sorride

E pensa:

“ Sei proprio come lei

sei bella e fragile

proprio come lei…….

ma io amo

la mia nonna

e l’amerei

anche se vivesse solo

un dì”

Diana Taccogna

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Vento di primavera

Vento di primavera, quanto ti ho invocato!!

Con il caldo soffocante, eri un sollievo,

eri rinfrescante.

Tu hai un potere, ti fai sentire ma non vedere,

sei calmo, sei accogliente,

ma se t’infuri sei prepotente,

distruggi tutto quello che trovi,

case, monti e mari .

Hai distrutto il mio amore senza fine,

l’amore del passato, l’amore già vissuto.

Amore ti ho perduto !!

Il vento ti ha strappato dal mio cuore innamorato,

vento infuriato, tu porti via tutto,

il presente ed il passato,

ma, lascia i miei ricordi,

non distruggere il mio cuore innamorato.

Grazia Montanari

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VOCI DI CASA

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Il sorriso di mio padre

Anche un sorriso

può tradire dolore

e il suo sorriso

era stato sempre una smorfia

di sofferenza

mai acquietato da un brivido

di contentezza

Il suo sorriso

si muoveva sempre

sul binario morto della stazione

non poteva partire

non viaggiava mai

Il sorriso di mio padre

arrivava dove non c’era più giorno

era pia illusione

che ti raggiunge

e ti disarma

si muove come un sussulto

e ti scava come un rimorso

persino si può pensare

che fosse una lacrima vestita a maschera

solo un pensiero

e fors’anche solo un gesto di pudore

Se anche adesso mi sorridesse in sogno

non lo riconoscerei

ma finalmente sarebbe un treno

che trovato il suo binario

parte

e come ogni treno, fischia

Frà Gilè

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Rosaria Frascella

FAVOLEGGIANDO...

C’era una volta un seme tutto solo che si guardava con aria spaventata ora a de-

stra, ora in su, giù, intorno, ma mai nessuno lo notava o lo prendeva tra le mani e lui

sempre più solo rimaneva lì in quell’angolino angusto, nascosto alla vista di tutti.

“Mannaggia a quel giorno, che da quel sacchetto sono scivolato – pensava - Mentre

i miei fratelli vivono in case e ville piene di luci, dove sono curati e coccolati, io,

rammaricato, disperato, piango e spero che qualcuno mi noti”.

Passavano i giorni ed il seme si avvizziva sempre più, ormai conscio della sua sor-

te. Ma ecco che un uccellino entrò nella sua vita; il seme ebbe un sussulto di paura,

pensò “adesso divento un bocconcino per quell’esserino. Forse è meglio così, sarò

utile almeno per lui.” L’uccellino fissò il seme, con la testa faceva capolino e con il

suo piccolo becco, lo altalenava da una parte all’altra facendolo ballare come se

fosse il suo ultimo tango. All’improvviso la bocca dell’uccellino gli sembrò quella di

un leone perche’ lo afferrò facendolo volare. Che sensazione! Gli sembrava di eva-

dere da una cella, finalmente la luce, il sole, i colori, ma dove lo portava?

Ed ecco che dolcemente l’uccellino adagiò il seme su un vaso con del terriccio sec-

co, pensò che forse era caduto dalla padella alla brace, si sarebbe addormentato

li e non sarebbe più cresciuto. Che delusione !

Ma ecco che vicino a quel vaso c’era un secchiello pieno d’acqua e lì vicino, quasi a-

morfa, si intravedeva una figura barcollante china, consumata dal tempo, ma nello

stesso contesto visione eterea che con quella mano così esile lacerata da solchi di

fatica, ma così delicata. Lo sollevò, lo guardò con gli occhi della speranza, quella

speranza che pian piano cominciò a scaldargli l’anima. La signora lo coprì tenera-

mente di coltre come se fosse una soffice coperta, e poi lo nutrì, lo dissetò, re-

galandogli la sua compagnia. Il seme così rinacque.

Pian piano cominciò a spogliarsi da quel guscio che gli era sembrato una corazza

per tanto tempo, cominciò a crescere a luce viva; aprì gli occhi come per la prima

volta e per miracolo ecco che si abbelliva di piccole gemme e si vestiva di colori.

Lei sempre lì china su di lui a vegliarlo come se fosse un figlio nei suoi primi vagiti.

Tutto gli sembrava irreale; il piccolo seme si sentiva protetto, al sicuro, riscalda-

to da quel tenero calore ed era finalmente felice di essere li.

Tutti noi nella vita abbiamo alle volte la sensazione di essere delle persone inutili,

di essere invisibili agli occhi della gente, ma sbagliamo perché ogni essere è nato

per dare gioia e colore anche quando tutto sembra perduto.

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VOCI DI CASA

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GLI ANIMALI CI PARLANO

- Qual è il suo nome?

- Mi chiamo Lilli, dal film “Lilli e il vagabondo”

- Come ha conosciuto la nostra struttura?

- Più di un anno fa vagabondavo per le campagne di Bitonto e ho incontrato due

vecchi amici a quattro zampe che mi hanno parlato della casa di riposo “Villa

Giovanni XXIII”

- Cosa le hanno detto in proposito?

- Mi hanno riferito di questo posto meraviglioso, dove gli umani anziani che hanno

difficoltà, sono aiutati. Mi hanno raccontato che sostengono chi non è in grado di

mangiare da solo, che curano chi è malato e adoperano delle sedie con rotelle per

chi non riesce a camminare. È un luogo dove si ascolta musica, si fanno passeggiate

e tante attività occupazionali.

- Lei ha creduto ai suoi amici a quattro zampe?

- I miei amici a quattro zampe mi hanno salutato dicendomi che andavano in questo

posto ed esortandomi a raggiungerli qualora non fossero tornati.

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- Sono tornati?

- Li ho attesi per giorni, mesi…poi ho deciso di tentare. Sa, ho tredici anni, sono un

cane anziano anch’io.

- Conferma quello che i suoi amici a quattro zampe le hanno detto?

- Confermo tutto. Nel mese di dicembre di un anno fa, io insieme al mio amico

d’avventura abbiamo varcato il cancello della casa di riposo. Già dal primo momento

il personale si è preso cura di noi. La mia amica da subito si è abbandonata tra le

braccia del personale; io ci ho impiegato un po’ più di tempo perché ho un

carattere diffidente.

- Adesso è soddisfatto della sua attuale vita?

- Sì, dopo le amorevoli cure del personale della casa di riposo, sono stata adottata

da un’educatrice. Ora vivo beatamente a casa sua. Dormo sul divano, ho un pasto

caldo tutti i giorni, mi cura e mi conforta nei momenti più duri, ho acciacchi anch’io

dovuti all’età.

- Vuol dire qualcosa per concludere l’intervista?

- Voglio solo dire che la parola d’ordine qui è l’AMORE ed è con questo “spirito”

che assistono tutti gli ospiti.

- Dobbiamo aspettarci qualche altro ospite a quattro zampe?

- Certo! Ho detto ai miei amici a quattro zampe che se non mi vedessero tornare,

devono raggiungermi. Questo è il segnale che questo posto favoloso esiste

davvero.

Margiotta Concetta

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VOCI DI CASA

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TIPI CORIACEI:

LE TARTARUGHE DI TERRA

Con l'inizio della primavera si assiste al risveglio di

molti animali che hanno trascorso l'inverno in letargo

o comunque al riparo dalle temperature più fredde.

Formiche ed altri insetti riprendono il loro da fare,

piccoli e grandi mammiferi si preparano per l'arrivo

dei cuccioli, gli uccelli costruiscono i loro nidi per

iniziare la cova. Ed anche le nostre tartarughe di

terra si svegliano per salutare i primi raggi di sole. Inizia subito il corteggiamento

da parte del maschio, con un rituale che prevede inseguimenti, morsi e colpi di

carapace alla femmina.

La femmina può deporre le uova fecondate anche molti mesi dopo l'accoppiamento,

quando ritiene che le condizioni ambientali siano ideali per lo sviluppo dei piccoli.

Il tempo di incubazione, 2 o 3 mesi circa, e il sesso dei nascituri variano in

funzione della temperatura. Giunto il momento della schiusa, spesso agevolata da

una giornata di pioggia, il tartarughino per rompere il guscio si avvale del

cosiddetto "dente dell'uovo", un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella

superiore, destinato a sparire in pochi giorni.

Le tartarughe di terra vivono in habitat tipicamente mediterranei ed hanno

adattato la loro dieta alle scarse risorse alimentari del periodo estivo. Sono

animali prevalentemente vegetariani, ma gli esemplari selvatici, che vivono in

ambienti caratterizzati da lunghi periodi di aridità, si nutrono anche di erbe

secche integrando la loro dieta con artropodi e chiocciole, queste ultime utili per

l'apporto di calcio del guscio. Per gli esemplari che vivono in cattività il tarassaco,

la cicoria e il radicchio rosso sono alcune delle verdure più adatte alla loro

alimentazione per l'alto rapporto di calcio e per le fibre in esse contenute.

Evidente segno di una cattiva alimentazione è un carapace con gli scuti appuntiti e

scanalati nelle suture.

All'inizio dell'autunno, le tartarughe di terra, ci salutano, cercando riparo sotto le

foglie, tra le radici di un albero o scavando piccole buche nel terreno. Inizia un

lungo periodo di letargo, durante il quale la loro temperatura corporea si abbassa,

smettono di alimentarsi, pronte a risvegliarsi ai primi caldi dell'anno successivo.

Marirosa Marzulli

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AUTO-MUTUO-AIUTO

Da qualche mese, presso la nostra struttura è in atto il tentativo di supportare i

familiari degli ospiti malati di Alzheimer, nel difficile confronto quotidiano con la

malattia e le sue complesse sfaccettature assistenziali. Se infatti la famiglia

svolge una funzione protettiva nei confronti del familiare malato, dall’altro è essa

stessa portatrice di una forte istanza di tutela e aiuto.

Essere esposti quotidianamente ad una esperienza complessa come quella di una

malattia cronica e progressivamente invalidante, comporta un forte stress sia

fisico che emotivo. Il familiare necessita, per questo, giorno dopo giorno, di

trovare spazi di confronto e dialogo in cui poter esprimere i propri bisogni, le

proprie emozioni (disperazione, rabbia, paura, sensi di colpa), nonché ricevere

informazioni.

Per questo, riteniamo utile portare avanti il progetto di costituzione, all’interno

della Casa, di un gruppo di Auto-Mutuo-Aiuto che possa aiutare i familiari a

trovare risorse, a livello psicologico, per fronteggiare le situazioni di difficoltà

quotidiane, uscire dall’isolamento e superare il senso di frustrazione e i dolorosi

sensi di colpa legati all’esperienza di non essere “abbastanza” adeguati e forti di

fronte alla malattia.

Attraverso il nostro giornalino intendiamo coinvolgere anche la comunità locale in

tale progetto.

Se pertanto qualcuno ritiene utile aderire a questa esperienza, riconoscendosi in

qualcuna delle situazioni di impasse elencate in precedenza, può contattare la

nostra struttura e parlare direttamente con la Psicologa del Centro.

Parlare con altri e condividere delle problematiche comuni rinforza la propria

autostima, accresce il senso di efficacia personale e costituisce la premessa per

migliorare la propria qualità di vita.

“ Aiutateci ad aiutarvi”.

Vi aspettiamo .

Dott.ssa Antonia Fallacara - Psicologa

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PASQUA A TAVOLA

Pasque, Pasque, viine cherrenne. Le peceninne vonne chiangenne. Vonne chiangenne che ttutte u core: Scarcedde che ll’ove, scarcedde che ll’ove!

Pasqua, Pasqua vieni presto. I bambini vanno implorando. I bambini vanno implorando di tutto cuore: scarcelle con l’uovo, scarcelle con l’uovo!

(Dal libro “La cucina pugliese. Sapori, colori e profumi del Mediterraneo” di

Giovanna Quaranta)

Cosa si trova sulle tavole pasquali in tutta la Puglia?

Sicuramente legata alla tradizione religiosa è la presenza in ogni menù pasquale

delle uova e dell’agnello: secondo riti antichissimi, le uova sono simbolo di

fecondità e di vita e in genere venivano consumate proprio per celebrare l’arrivo

della primavera, come simbolo di rinascita di una nuova vita. Successivamente i

primi Cristiani hanno trasposto questa tradizione associandola alla rinascita di

Cristo: l’uovo è diventato così simbolo di rinascita e quindi di Resurrezione. Da

quelle di cioccolato a quelle utilizzate in torte salate o nei dolci, l’uovo è

protagonista assoluto dei più tradizionali menù pasquali tipicamente pugliesi,

insieme all’agnello, che ricorda appunto sotto il profilo religioso il sacrificio di

Cristo, che diventa “agnello di Dio”.

Ma come si intuisce dalla filastrocca, sono i dolci i veri protagonisti delle tavole

pasquali: pensiamo alle Trecce Pasquali, Scarcedde o Scarcelle, un dolce semplice e

genuino, che ricorda i sapori e le tradizioni di una volta; oppure alle Pastatelle,

preparate solo con olio locale e marmellate fatte in case o ai Mostaccioli, tipici del

tarantino, biscotti a base di mandorle con una gustosa glassa al cioccolato.

VOCI DI CASA

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Le scarcelle pasquali possono assumere svariate forme: colomba, canestro,

galletto, cuore, paniere, pupa… ma tutte contengono l’uovo e, inoltre, mai in numero

pari perché secondo la tradizione il numero dispari ha virtù propiziatrici.

Cosa serve per la ricetta

500 gr. di farina "00"

100 gr. di zucchero

mezza bustina di lievito per dolci

la buccia di un limone

100 ml. di olio extra vergine di oliva dal sapore delicato

200 ml. di latte

2 uova

un pizzico di sale

zucchero in granella, qb

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VOCI DI CASA

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Si sente l’odore dell’olio

Verde

Che muore in un morso di pane

Raffermo

Scaldato alla brace …………

Il tempo che corre

Ha portato via

Gli affetti

E il passato

Ti vela lo sguardo

Di lacrime

Che neanche hanno la forza

Di esprimersi

E si perdono all’angolo degli occhi

Mute carezze

Dell’anima

Si sente il bisogno

Di viversi un attimo

Accanto

Ai respiri perduti

Alle voci che ancora strapazzano

I silenzi

Quando i silenzi diventano

incontri …………

nel trambusto

di un compra compra

che ha solo il sapore di vendersi

dietro una capanna

di fronte a un pastore

nel tocco di una campana

nella melodia di una preghiera

in un Amen

che a Natale

non sia solo un così sia.

Come preparare la ricetta Scarcella di Pasqua

Disponete la farina a fontana su una spianatoia, unite lo zucchero, il lievito, il sale,

la buccia grattugiata e l'olio di oliva. Versate a filo l'olio, mescolando con una

forchetta. Unite a questo punto il latte tiepido poco per volta, fino a ottenere un

impasto liscio e uniforme. Dividete il panetto ottenuto in tre parti uguali

(lasciandone da parte un pezzetto), ricavate da ognuno un salsicciotto spesso

almeno 1 cm e mezzo. Formate una treccia e richiudetela a cerchio. Posizionate un

uovo crudo intero sul punto di congiunzione delle due estremità delle treccia e

"ingabbiatelo" con due striscioline di pasta incrociate. Posizionate la scarcella su

una teglia rivestita di carta da forno, spennellate la superficie con l'altro uovo

sbattuto con un goccio d'acqua. Distribuite la granella di zucchero sulla scarcella e

infornate a 180° per 30 minuti.

Nei giorni di festa i nutrizionisti invitano a "non chiudere sotto chiave la

dispensa", né vietano "di vivere la Pasqua anche a tavola". Il messaggio è

rispettare la tradizione a 360 gradi: l'usanza vuole che ci sia un periodo di digiuno

durante la Quaresima, a conclusione del quale ci si può concedere pasti prelibati,

coronati anche dai dolci tipici. Le abbuffate sono sempre bandite, ma pranzi o

cene un po’ sopra le righe no. "Basta che l'altro pasto della giornata sia frugale, a

base di frutta e verdura", consiglia Pietro Antonio Migliaccio, libero docente in

Scienza e alimentazione e specialista in gastroenterologia. Si possono bilanciare le

calorie in eccesso assunte con una cena abbondante, riducendo quelle dell'altro

pasto della giornata. O riducendo l'apporto calorico dei giorni immediatamente

successivi.

Per esempio, all'indomani della trasgressione, la dieta dovrebbe prevedere una

colazione a base di caffè, tè o cappuccino e due fette biscottate, tonno

sgocciolato con contorno di verdure (ma non legumi, né patate o mais) condite con

un cucchiaino di olio e poco pane, preferibilmente integrale. E nella seconda metà

della giornata un frutto a merenda e una sogliola o un petto di pollo, accompagnati

da verdura e poco pane, per cena.

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Ma se il richiamo dell'uovo di Pasqua diventa irresistibile, anche nei giorni dopo la

festa, occhio agli acquisti.

In tempo di crisi gli specialisti consigliano di non risparmiare sulla qualità dei cibi,

ma piuttosto di ridurre le quantità.

La crisi, spiegano, potrebbe diventare il motore di una rivoluzione a tavola. "In un

mondo che corre sempre più velocemente verso l'obesità", gli specialisti si

augurano che "la Santa Pasqua ai tempi della recessione diventi lo spunto per

ridurre la portata delle cene e i consumi alimentari". Si potrebbe cominciare

proprio dal simbolo di questa festa religiosa: l'uovo di Pasqua. La politica del

"tanto a prezzi stracciati" non premia, ribadiscono. Anzi, può rivelarsi un

attentato “a colpi di colesterolo”.

"In pochi sanno - riflette Migliaccio - che il cioccolato di alta qualità, soprattutto

fondente, fatto con il burro di cacao e non con altri intrugli, non contiene grassi

che aumentano i livelli di colesterolo. Chi compra prodotti low cost ad occhi chiusi

corre invece grossi rischi. In molti casi, infatti, il burro di cacao viene sostituito o

integrato con grassi scadenti che possono nuocere alla salute, facendo schizzare il

colesterolo alle stelle". Meglio allora puntare su mini-uova di Pasqua da 30-50

grammi.

C'è anche la prova scientifica di questo meccanismo. È stato infatti dimostrato

che non c'è differenza tra una o due fette di torta, la gratificazione è la stessa.

I nutrizionisti sostengono che bisogna recuperare il piacere della trasgressione:

se l'uovo di cioccolato è tipico della Pasqua, non lo si può mangiare tutto l'anno,

perché si perderebbe il senso del ‘peccato di gola'. L’ingrediente che rende unica

una tradizione, è il suo rispetto!

Marilù Perta - Dietologa

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