Verità e giustizia

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Venerdi 9 gennaio 2009 veritàegiustizia L’appello - Tavola della pace PAG. 4 Alla ricerca della statuetta perduta. E la verità? PAG. 5 Pd, dalla questione morale al garantismo PAG. 7 Editoriale di Roberto Morrione Newsletter di approfondimento di Libera Informazione N°21 Territori PAG. 6 Riavviando la nostra presenza editoriale nel primo scorcio del 2009 vorremmo parlare solo delle tante scadenze che sono di fronte a Li- bera Informazione sul terreno della legalità e contro le mafie. Ci sono però due temi così inquietanti , anche se diversi, da pesare oggi come macigni su qualsiasi specifico impegno civile e sociale. Non vogliamo e non possiamo evitarli, perché bussano alla nostra coscienza, prima che alla ragione. Il primo è quanto sta accadendo a Gaza, dove il massacro della popolazione civile causato dall’offensi- va israeliana e la disumana condizione a cui sono costretti oltre due milioni di palestinesi, come in un’immensa prigione, pongono un drammatico interrogativo ai governi, alle istituzioni internazionali, all’opinione del mondo. Far cessare la guerra, imporre almeno una tregua duratura per costruire le condizioni di un dialogo, al di là delle enormi responsabilità delle due parti in conflitto e dei soggetti inter- nazionali che avrebbero dovuto intervenire ben prima o delle ango- scianti prospettive che si aprono nel futuro del Medio Oriente e della sicurezza di tutti, è un imperativo imposto da elementari ragioni di umanità. Il monito e l’appello lanciato dalla Tavola della Pace, al quale aderiamo senza riserve e che pubblichiamo, richiama quei diritti all’esistenza e alla pace che sono alla base di tutti gli altri dirit- ti. Non possiamo non osservare invece come l’informazione nel no- stro Paese, a partire dai TG, con ben poche eccezioni, anteponga ancora le analisi politiche, le posizioni ideologiche, lo schierarsi acritico, alla onesta descrizione di quanto di orribile e inaccettabile sta accadendo. Il secondo tema, direttamente connesso all’impegno di Libera Infor- mazione, è la questione morale. Le inchieste della magistratura, che hanno investito come una tempesta alcune amministrazioni del cen- tro-sinistra ed esponenti del PD, vanno ben al di là dell’aspetto giudi- ziario, da verificare caso per caso, comunque relativo a un’esigua minoranza dinanzi a migliaia di amministratori onesti che affrontano correttamente la responsabilità assegnata loro dai concittadini. Si pone invece in evidenza qualcosa di più grave, che ha investito e corrotto la politica nel suo ormai evidente distacco dal Paese, dalla società civile, dai problemi dei cittadini, in una sorta di generale deriva del costume e dell’etica di fronte all’obiettivo di esercitare il potere a ogni costo, di procurarsi uno “status” personale di protago- nismo, di allearsi in una politica di scambio con imprenditori potenti e spregiudicati, o a volte addirittura pregiudicati, come nel caso dei Romeo e dei Ligresti. Un male sottile che si è insinuato in chi, a sinistra, era pur erede di una tradizione di pulizia morale e anche di una reale diversità di scelte e di comportamenti orgogliosamente rivendicata. Problemi enormi, dei quali non si può non vedere il peso sui percorsi di legalità che vanno conquistati non solo nelle regioni meridionali occupate dalla sub-cultura dell’omertà, dell’in- differenza, nella contiguità e nella complicità offerte alle mafie da segmenti sempre più ampi del personale politico e amministrativo. Ricambio dei gruppi dirigenti nei territori e al centro, radicale puli- zia, rinnovamento, riorganizzazione, con i fatti e le scelte operative, non a parole, ma soprattutto una profonda, spietata analisi dei perché non si è combattuto nei modi e nei tempi giusti la crescente deriva culturale e del costume. E’ ciò che occorre e va fatto subito. Colpi- sce dolorosamente che, mentre negli Stati Uniti l’apertura di indagi- ni e anche solo il sospetto di una corruzione da parte di importanti personaggi politici dello schieramento vincente, un governatore come un neo-ministro, portino automaticamente alle loro dimissioni, in Italia e di fronte a situazioni più gravi e conclamate, questa sia l’ultima delle preoccupazioni… Ed è su questo scenario desolante, nel quadro di una crisi economica senza precedenti, di un Paese frustrato e in declino, di un “governo del principe” sordo alla dialettica di una vera democrazia, che si delineano le battaglie sulla Giustizia e sull’informazione, due pila- stri di libertà sanciti dalla Costituzione oggi attaccati frontalmente. Vedremo se dal laborioso iter del ministro Alfano avviato in Parla- mento e al chiuso del dicastero uscira’ qualcosa di diverso dalla ripetuta volontà , più volte ribadita e gridata dal premier, di porre i magistrati sotto la pelosa e pesante tutela dell’Esecutivo, se non si vorrà intaccare il principio costituzionale della separazione dei pote- ri, se si vorrà realmente dialogare con un’opposizione che a sua volta non venga meno all’impegno solennemente ribadito di voler difendere l’autonomia dei magistrati e la Costituzione. C’è un enorme bisogno di una Giustizia veloce e attenta alle neces- sità dei cittadini, ma uguale per tutti e non certo manovrata dal pote- re politico e dal governo, come di un’informazione più coraggiosa e più libera, non asservita ai poteri dominanti, né priva della libertà, che è poi un dovere etico e professionale, di dare ai cittadini tutte le notizie possibili sulle inchieste giudiziarie in corso, a partire dalle intercettazioni telefoniche così temute trasversalmente dal sistema politico. E’ su questo preoccupante sfondo che affrontiamo il nuovo anno, nello stesso spirito con il quale siamo nati all’interno di Libera e riaffermando con forza l’impegno a cercare Verità e Giustizia. Sommario: I media ne parlano: Facebook le mafie e il padrino 2 Internazionale: Gaza today 2 Mosaico di Pace: Piombo fuso per i bambini 5 Articolo 3: Commissione Antimafia 5 Rassegna stampa 5

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La newsletter di Liberainformazione

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Page 1: Verità e giustizia

Venerdi 9 gennaio 2009

veritàegiustizia

L’appello - Tavola della pace PAG. 4

Alla ricerca della statuetta

perduta. E la verità?

PAG. 5

Pd, dalla questione morale

al garantismo

PAG. 7

Editoriale di Roberto Morrione

Newsletter di approfondimento di Libera Informazione N°21

Territori PAG. 6

Riavviando la nostra presenza editoriale nel primo scorcio del 2009

vorremmo parlare solo delle tante scadenze che sono di fronte a Li-

bera Informazione sul terreno della legalità e contro le mafie.

Ci sono però due temi così inquietanti , anche se diversi, da pesare

oggi come macigni su qualsiasi specifico impegno civile e sociale.

Non vogliamo e non possiamo evitarli, perché bussano alla nostra

coscienza, prima che alla ragione. Il primo è quanto sta accadendo a

Gaza, dove il massacro della popolazione civile causato dall’offensi-

va israeliana e la disumana condizione a cui sono costretti oltre due

milioni di palestinesi, come in un’immensa prigione, pongono un

drammatico interrogativo ai governi, alle istituzioni internazionali,

all’opinione del mondo. Far cessare la guerra, imporre almeno una

tregua duratura per costruire le condizioni di un dialogo, al di là delle

enormi responsabilità delle due parti in conflitto e dei soggetti inter-

nazionali che avrebbero dovuto intervenire ben prima o delle ango-

scianti prospettive che si aprono nel futuro del Medio Oriente e della

sicurezza di tutti, è un imperativo imposto da elementari ragioni di

umanità. Il monito e l’appello lanciato dalla Tavola della Pace, al

quale aderiamo senza riserve e che pubblichiamo, richiama quei

diritti all’esistenza e alla pace che sono alla base di tutti gli altri dirit-

ti. Non possiamo non osservare invece come l’informazione nel no-

stro Paese, a partire dai TG, con ben poche eccezioni, anteponga

ancora le analisi politiche, le posizioni ideologiche, lo schierarsi

acritico, alla onesta descrizione di quanto di orribile e inaccettabile

sta accadendo.

Il secondo tema, direttamente connesso all’impegno di Libera Infor-

mazione, è la questione morale. Le inchieste della magistratura, che

hanno investito come una tempesta alcune amministrazioni del cen-

tro-sinistra ed esponenti del PD, vanno ben al di là dell’aspetto giudi-

ziario, da verificare caso per caso, comunque relativo a un’esigua

minoranza dinanzi a migliaia di amministratori onesti che affrontano

correttamente la responsabilità assegnata loro dai concittadini. Si

pone invece in evidenza qualcosa di più grave, che ha investito e

corrotto la politica nel suo ormai evidente distacco dal Paese, dalla

società civile, dai problemi dei cittadini, in una sorta di generale

deriva del costume e dell’etica di fronte all’obiettivo di esercitare il

potere a ogni costo, di procurarsi uno “status” personale di protago-

nismo, di allearsi in una politica di scambio con imprenditori potenti

e spregiudicati, o a volte addirittura pregiudicati, come nel caso dei

Romeo e dei Ligresti. Un male sottile che si è insinuato in chi, a

sinistra, era pur erede di una tradizione di pulizia morale e anche di

una reale diversità di scelte e di comportamenti orgogliosamente

rivendicata. Problemi enormi, dei quali non si può non vedere il

peso sui percorsi di legalità che vanno conquistati non solo nelle

regioni meridionali occupate dalla sub-cultura dell’omertà, dell’in-

differenza, nella contiguità e nella complicità offerte alle mafie da

segmenti sempre più ampi del personale politico e amministrativo.

Ricambio dei gruppi dirigenti nei territori e al centro, radicale puli-

zia, rinnovamento, riorganizzazione, con i fatti e le scelte operative,

non a parole, ma soprattutto una profonda, spietata analisi dei perché

non si è combattuto nei modi e nei tempi giusti la crescente deriva

culturale e del costume. E’ ciò che occorre e va fatto subito. Colpi-

sce dolorosamente che, mentre negli Stati Uniti l’apertura di indagi-

ni e anche solo il sospetto di una corruzione da parte di importanti

personaggi politici dello schieramento vincente, un governatore

come un neo-ministro, portino automaticamente alle loro dimissioni,

in Italia e di fronte a situazioni più gravi e conclamate, questa sia

l’ultima delle preoccupazioni…

Ed è su questo scenario desolante, nel quadro di una crisi economica

senza precedenti, di un Paese frustrato e in declino, di un “governo

del principe” sordo alla dialettica di una vera democrazia, che si

delineano le battaglie sulla Giustizia e sull’informazione, due pila-

stri di libertà sanciti dalla Costituzione oggi attaccati frontalmente.

Vedremo se dal laborioso iter del ministro Alfano avviato in Parla-

mento e al chiuso del dicastero uscira’ qualcosa di diverso dalla

ripetuta volontà , più volte ribadita e gridata dal premier, di porre i

magistrati sotto la pelosa e pesante tutela dell’Esecutivo, se non si

vorrà intaccare il principio costituzionale della separazione dei pote-

ri, se si vorrà realmente dialogare con un’opposizione che a sua

volta non venga meno all’impegno solennemente ribadito di voler

difendere l’autonomia dei magistrati e la Costituzione.

C’è un enorme bisogno di una Giustizia veloce e attenta alle neces-

sità dei cittadini, ma uguale per tutti e non certo manovrata dal pote-

re politico e dal governo, come di un’informazione più coraggiosa e

più libera, non asservita ai poteri dominanti, né priva della libertà,

che è poi un dovere etico e professionale, di dare ai cittadini tutte le

notizie possibili sulle inchieste giudiziarie in corso, a partire dalle

intercettazioni telefoniche così temute trasversalmente dal sistema

politico.

E’ su questo preoccupante sfondo che affrontiamo il nuovo anno,

nello stesso spirito con il quale siamo nati all’interno di Libera e

riaffermando con forza l’impegno a cercare Verità e Giustizia.

Sommario: I media ne parlano: Facebook le mafie e il padrino 2

Internazionale: Gaza today 2

Mosaico di Pace: Piombo fuso per i bambini 5

Articolo 3: Commissione Antimafia 5

Rassegna stampa 5

Page 2: Verità e giustizia

veritàegiustizia Pagina 2

I media ne parlano: Facebook le mafie e il Padrino

Il web 2.0 è nato con l'evolversi delle tecnologie: connessioni

più veloci e tecnologie multifunzioni a costi contenuti

(cellulari capaci di fare foto, video e navigazione su internet,

macchine fotografiche digitali, ecc.) hanno consentito uno

sviluppo orizzontale della rete permettendo a chiunque di

creare materiale multimediale e di caricarlo su internet. Men-

tre con il web normale coloro che inserivano e gestivano i

contenuti erano pochi ed esperti, oggi tutti possono farlo.

Con questo nuovo fenomeno sono nati i social network, una

delle forme più evolute di comunicazione in rete, siti che

consentono l'apertura di propri spazi individuali messi in

contatto tra di loro. Il fenomeno dei social network è nato

negli Stati Uniti e si è sviluppato attorno a tre grandi filoni

tematici: l'ambito profes- sionale, quello dell'a-

micizia e quello delle rela- z i o n i

amorose. Attualmente, i

due social network più

gettonati sarebbero Fa-

cebook e Myspace,

rispettivamente con

132 e 117 milioni di

utenti, con il sorpasso

del primo sul secon-

do nell'aprile del 2008.

Facebook è stato fondato il 4 feb-

braio 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca dician-

novenne e studente presso l'università di Harvard.

Nacque come sito a cui si potevano iscrivere gli studenti uni-

versitari per poter comunicare tra di loro. Con il passare degli

anni l'utenza si evolse e tra gli iscritti iniziarono ad apparire

imprenditori, impiegati, ma anche studenti delle scuole supe-

riori e medie. Il nome del sito si riferisce agli annuari con le

foto di ogni singolo membro (facebooks) che alcuni college e

scuole preparatorie statunitensi pubblicano all'inizio dell'anno

accademico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale

della facoltà come una via per conoscere le persone del

campus. Il funzionamento ed il successo è dovuto alle possi-

bilità date agli utenti: creare profili che spesso contengono

foto e liste di interessi personali, scambiare messaggi privati

o pubblici e creare o aderire a gruppi di amici. La visione dei

dati dettagliati del profilo è ristretta ad utenti della stessa rete

o di amici confermati.

Oggi attraverso una verifica interna ci si accorge che Facebo-

ok potrebbe essere diventato oggetto di interesse e mezzo di

diffusione della cultura mafiosa. Esistono tre mezzi strutturali

: i gruppi, gli utenti, e le pagine.

Ci sono utenti che si fingono boss della mafia (Matteo Messi-

na Denaro, Francesco Schiavone giusto per fare qualche e-

sempio) e che aprono degli account dove inserire le notizie

che riguardano i processi al boss, o anche la descrizione della

cella in cui il mafioso è incarcerato. Questi utenti hanno degli

amici che sono utenti a loro volta e che condividono gli inte-

ressi e vogliono essere informati in tempo reale delle notizie

che vengono inserite dal presunto boss. Questo gruppo di

utenti può poi formare un gruppo (Provenzano fans club,

Gruppo creato per la santificazione di Bernardo Provenzano,

giusto per dirne alcuni) e la propaganda si sviluppa esaltando

le figure classiche degli “uomini d'onore” (Riina e Provenza-

no, in primis) e per riproporre i temi cari ai mafiosi: la revisio-

ne dei processi e un aggiustamento del 41 bis.

Ma ci sono anche utenti che semplicemente creano delle pagi-

ne come spazi di interesse interattivi di cui diventare fan, (ad

esempio esistono pagine dedicate al “Tiramisù”, ai

“Barbapapà”, a “Scoppiare la carta da imballaggio”, all'

“L'uomo focaccina”, a “Dormire”, al “Gelato”). La pagina

Totò Riina...il vero capo dei capi aperta da un utente ha 6.224

fans.

Per capire un simile fenomeno bisogna considerare il forte

fascino che esercitano le figure dei boss, quali uomini anti

sistema, sugli adolescenti e sulle persone con una debole per-

sonalità e la sterminata capacità delle mafie di diffondesi a

livello culturale non tralasciando mai nessuno strumento. Co-

me rileva il Procuratore Nazionale Antimafia

Piero Grasso: «I mafiosi si muovo-

no nel mondo globale a

grande velocità, sono

sempre i più svelti ad a-

dattarsi alle novità». Per

questo motivo un'inchiesta

che sarà aperta dalla Procura

della Repubblica di Palermo

nei prossimi giorni proverà

ad accertare quanto lunga sia

la mano delle mafie su Facebook. Con-

siderando sempre che il confine fra chi è diventato

"amico di Totò Riina" e chi invece lavora per la diffusione di

una cultura mafiosa è sottile e scivoloso.

Come agire davanti a un fenomeno di questo genere? Sempre

secondo Pietro Grasso: «Oscurare il sito non serve. Contro chi

inneggia a quei boss bisogna scatenare una grande reazione

civile. E sommergere quegli altri con una valanga di messaggi

di segno contrario». Al momento, infatti, si sono raccolte più

di 100 mila firme su Facebook per cancellare i "sostenitori" dei

boss di Corleone.

In realtà così come la rete non deve essere utilizzata dai pedo-

fili, dai terroristi, dai nazisti per diffondere i loro elementi cul-

turali, il sentire mafioso dovrebbe essere bandito dal web. Non

esiste e non può esistere una parità di confronto e/o di dialogo

con chi distrugge la democrazia, la solidarietà e la libertà del

nostro Paese. Il boss come dono di Natale

Sulla situazione di Facebook tante sono le persone che si sono

espresse, spicca per sensibilità quella di Lirio Abbate, giornali-

sta dell’Ansa di Palermo. “Sarebbe opportuno oscurare questi

siti - commenta Abbate - Bisogna sfatare l'idea che questi sica-

ri, assassini, siano dei miti. Forse - prosegue il giornalista - i

responsabili di Facebook, americani, non si rendono conto

della gravità di questo fatto. Non capiscono e non conoscono i

pericoli che corre la Sicilia”. In effetti la morale americana è

più sensibile a certi temi che ad altri, e il mito del mafioso vie-

ne alimentato da tanti gadget, film, videogames di produzione

americana. Proprio nel periodo natalizio appena terminato ab-

biamo potuto rivedere un grande classico del genere: la saga

Page 3: Verità e giustizia

Pagina 3 veritàegiustizia

In questa edizione della newsletter la redazione di Libera Infor-

mazione ha deciso di lasciare lo spazio solitamente dedicato ad

“antimafia online” all’unica fonte di informazione diretta sulla

guerra in corso nella Striscia di Gaza. Il blog gazato-

day.blogspot.com è gestito, tra mille difficoltà, da Sameh A.

Habeeb. Giovane palestinese è l’unico giornalista a poter nar-

rare in prima persona gli orrori dell’ennesima guerra israelo-

palestinese.

Tredicesimo giorno della Guerra israeliana su Gaza 770 morti,

3200 feriti molti dei quali civili

Di Sameh A. Habeeb, giornalista e attivista umanitario nella

Striscia di Gaza

1 - Tank israeliani muovono verso l’area di Abu Sha’er, vicino

l’area di Kosopheme nel mezzo della Striscia di Gaza;

2 - raid israeliano in un’area aperta a Gaza;

3 - un raid aereo colpisce la casa del signor Sameeh El nady,

area centrale;

4 - colpita la stazione di polizia Deir El Balah;

5 - un attacco aereo colpisce la municipalità di El Moghrarby;

6 - bombardata la casa della famiglia Zakout (brigate di Al-Aqsa) a

Beit Lahia;

7 - distrutto un edificio di cinque piani appartenente al signor Mer-

wan Akeel a Leit lahia;

8 - raid aereo contro la stazione centrale della polizia che fu colpita

il primo giorno di questa guerra;

9 - distrutto un palazzo di cinque piani appartenente alla famiglia

Hawari nelle vicinanze di El Zaitoun;

10 - i tank accerchiano l’area di Abu Haduf a Qarara, a nor di Khan

Younis

www.gazatoday.blogspot.com

Internazionale: Gaza Today

del Padrino. Se c'è un film che non passa mai di moda e con

le sue innumerevoli influenze ha contribuito a creare molti

film conseguenti e frasi famose quello è decisamente la

saga della famiglia Corleone. Un opera cinematografica

molto intensa e articolata, che riesce attraverso molti stereo-

tipi (le canzoni popolari, il ragù, il look, l'accento, ecc), a

mitizzare la narrazione nei diversi capitoli, rendendo l’opera

riconoscibile in ogni suo episodio. L’accento che si pone

continuamente tocca l'importanza del rispetto e dell'onore,

della sacralità del nucleo familiare e del classico e immorta-

le machismo siciliano, stereotipi cinematografici che sono

ben lontani dalla realtà della cultura mafiosa. Un cultura che

non risparmia le vite di bambine e donne, priva di qualsiasi

sacralità se non quella della violenza come fine ultimo per

acquisire e mantenere potere e arricchimento individuale.

Ma la mafia cinematografica si è presentata sul piccolo schermo

in versione italiana anche attraverso la fiction tv di produzione

“Il capo dei capi”, sulla storia del boss Totò Riina.

Risulta strana e infelice la decisione fatta in Rai e Fininvest di

proiettare proprio in un periodo in cui il target televisivo è prin-

cipalmente di bambini e adolescenti (e i tanti film della Disney,

ne sono prova studiata) la saga affascinante e mitizzande della

famiglia Corleone e il documentario su Riina, proiettati in prima

serata privi di ogni forma di approfondimento. Don Vito Corle-

one e Totò Riina hanno potuto dividersi l’auditel con film come

“La maschera di ferro”, “Miracolo nella 34esima strada”, “La

tigre e la neve”, “Chicken Little”, “Matrimonio a quattro mani”,

“Inuyasha: L’isola del fuoco scarlatto”.

GRUPPO ABELE PERIODICI - CAMPAGNA ABBONAMENTI 2009

Perché non abbonarti alle riviste del Gruppo Abele? E perché non aiutarci a diffondere le riviste?

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Puoi chiamare allo 011 3841046 o scrivere ad [email protected]

Page 4: Verità e giustizia

Donne sposate

Il buio della sera di gennaio, il freddo dell’in-

verno, pochi colpi di fuc! ile cari cato coi

micidiali pallettoni usati in Aspromonte per

la caccia al cinghiale. Un modo crudele di

uccidere, ma anche una firma inequivocabi-

le. Pochi momenti che diventano lo spar-

tiacque per la borghesia di una città che da

sempre si illudeva di poter facilmente con-

trollare le “infiltrazioni”, cioè le due - tre

famiglie locali, gli ndranghetisti, i mafiosi

della vicina Barcellona, i catanesi e i

palermitani e tut"Fermatevi! Fermia-

mola!"

Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti do-

vranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida

di intervenire e di fermare questo massacro? Quanti

morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno

abbia il coraggio di dire basta? La guerra deve essere

fermata ora.

Non c'è più tempo per la vecchia politica, per la retorica,

per gli appelli vuoti e inconcludenti. E' venuto il tempo di

un impegno forte, autorevole e coraggioso dell'Italia, della

comunità internazionale e di tutti i costruttori di pace per

mettere definitivamente fine a questa e a tutte le altre guerre

del Medio Oriente. Senza dimenticare il resto del mondo.

Giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati,

enti locali, media, scuole, parrocchie, chiese, forze politi-

che: "a ciascuno di fare qualcosa!"

"Non ci sarà pace nel mondo finchè non regnerà in quelle

terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre

avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta inte-

ro." Card. Carlo Maria Martini

I promotori dell'Appello "Dobbiamo fare la nostra scelta"

Tavola della Pace, Coordinamento Nazionale Enti Locali

per la pace e i diritti umani, Acli, Agesci, Arci, Articolo 21,

Cgil, Pax Christi, Libera - Associazioni Nomi e Numeri

contro le mafie, Legambiente, Associazione delle Ong ita-

liane, Beati i Costruttori di pace, Emmaus Italia, CNCA,

Gruppo Abele, Cipsi, Banca Etica, Volontari nel Mondo

Focsiv, Centro per la pace Forlì/Cesena, Lega per i diritti e

la liberazione dei popoli (prime adesioni) Perugia, 7 gen-

naio 2009

Incontriamoci ad Assisi

L’APPELLO - Tavola della Pace

veritàegiustizia Pagina 4

Per adesioni e informazioni:

Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 - e mail: [email protected] - www.perlapace.it

Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, via della Viola 1 (06100) Perugia - tel. 075/5722479 - fax 075/5721234 email: [email protected] – www.entilocalipace.it

Ufficio Stampa Tavola della pace

Floriana Lenti 338/4770151 tel. +39 075 5734830 - Fax +39 075 5721234

[email protected] - www.perlapace.it

Page 5: Verità e giustizia

veritàegiustizia Pagina 5

Ci vuole attenzione e cura

per non alimentare visioni

fuorvianti dell'Italia. Per

non alimentare il luogo

comune e facili stereotipi

all'estero. Le superbe indi-

cazioni ci giungono dalle

pagini di Chi, settimanale

gossipparo, che questa volta

si lancia in una analisi be-

nefici/danni che potrebbero

risultare dalla vittoria, agli

Oscar, del film "Gomorra". A vaticinare un impacciato Fabio

Cannavaro, novello maître à penser, che tra equilibrismi e

uscite avventate, non esce vincente dallo "scontro". Il difen-

sore del Real Madrid, pur apprezzando il libro di Saviano e il

film di Garrone, ammonisce: se Gomorra vincerà sarò con-

tento «ma non penso che gioverà all'immagine dell'Italia nel

mondo. Abbiamo già tante etichette negative». Quindi Oscar

sì, ma prudenzialmente spieghiamo che queste cose in fondo

in Italia sono limitate, e non contano granchè signor Canna-

varo? La tecnica dell'occultamento e della minimizzazione

non sembrano le strade ideali. L'eventuale colpaccio agli O-

scar di Gomorra, permetterebbe una grande visibilità a una

problematica che a molti piace tenere nascosta, relagata nel

limbo, ignorata. Si tratta della prospettiva dell' "immagine":

che vinca pure, ma che si parli poco di camorra, altrimenti

qualcuna penserà che esista veramente. Come dire, leviamo

la monnezza dal centro di Napoli, le periferie ne saranno pie-

ne ma in centro città sembra cambiato tutto. E invece il punto

sta nel messaggio veicolato, vinca (ce lo auguriamo) o non

vinca l'Oscar. Parlare d questi temi ogni giorno di più è l'uni-

ca soluzione. Una sciocca statuetta e l'ipocrisia di non soffer-

marsi su quanto il film dice, quello si che pare un metodo che

per decenni ha solamente bloccato il nostro paese.

Alla ricerca della statuetta perduta. E la verità?

di Tonio dell’Olio

Oferet Yezukà è l'espressione ebraica originale tradotta in ita-

liano con "Piombo fuso" ed è stata assunta dal governo o dal-

l'esercito israeliano per definire l'operazione militare nella Stri-

scia di Gaza.

A voi sembrerà incredibile quanto lo sembra a me che quel

nome è stato ispirato da una celebre filastrocca ebraica per

bambini. La filastrocca - ricorda il quotidiano «Israel ha-Yom»

- fu scritta dal poeta nazionale israeliano Haim Nahman Bialik

in occasione della ricorrenza ebraica di Hanukà (festa delle

luci).

«Il mio insegnante - si canta nella seconda strofa - mi ha dato

una trottola di piombo fuso. Sapete il perché? In onore della

festa di Hanukà».

Oggi al piombo fuso per le trottole si sostituisce quello per le

bombe che infliggono morte, distruzione, dolore anche tra i

bambini come si è tragicamente visto in questi giorni. I bambi-

ni israeliani e palestinesi sono certamente più saggi e più inna-

morati della vita dei rispettivi governi e desidererebbero tutti

cantare filastrocche piuttosto che dar voce alle armi.

Piombo fuso per i bambini

Il 2008 si chiude con alcune immagini che fanno il giro di tv e giornali e che danno la sensazione che questa volta le leggi dello

Stato riescano ad arrivare prima di quelle della mafia. Più di 90 uomini in Sicilia vengono arrestati con l'accusa di associazione

mafiosa proprio mentre stavano riorganizzando la Cosa "loro". Alcuni capimandamento in gran segreto, stavano inoltre dando

vita ad una sorta di nuova Commissione. Intercettazioni ambientali e telefoniche hanno permesso agli uomini dei reparti speciali

della Dda di Palermo non solo di far scattare il blitz ma anche di scoprire nuovi e vecchi equilibri di Cosa nostra. Un segnale

decisivo sul versante repressivo della lotta alla mafia che fa ancora una volta sentire il fiato sul collo ai mafiosi siciliani. il 2008

si chiude anche con altre immagini che arrivano dalla Calabria, da Rosarno. Qui cittadini extracomunitari di nazionalità africana

subiscono l'attacco delle 'ndrine ma anzichè abbassare la schiena come fanno i cittadini italiani da decenni, sfidano le leggi della

'ndrangheta e denunciano. Per loro alle difficoltà quotidiane del vivere di lavoro nero e vivere in condizioni igenico - sanitarie

oltre i limiti stabiliti dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani, si aggiunge un altro fattore: essere diventati gli unici a fare

la resistenza in questo angolo di Calabria. Il 2009 si apre con due immagini che ci ricordano che queste due storie, quella sicilia-

na e quella calabrese, si possono raccontare oggi perchè c'è qualcuno che anche nel giornalismo ha

dato la vita per l'informazione "etica". Il 2009 si apre con il ricordo di Pippo Fava e di Beppe Alfa-

no: semplicemente due giornalisti. Due cronisti di troppo in terre con la mafia "di troppo".

La rassegna stampa

Page 6: Verità e giustizia

Calabria

Rosarno, città della rinascita e della vergogna. Luogo

dove ogni regola è sconosciuta, capovolta, ignorata. Qui i

cittadini extracomunitari di Rosarno, i primi a denunciare

in quel paese alcuni uomini della 'ndrangheta solo qual-

che settimana fa, oggi continuano a vivere in quelle con-

dizioni sotto il mirino delle 'ndrine e l'indifferenza delle

istituzioni. Mentre il freddo avanza e la situazione non

sembra migliorare, continua ad essere prezioso il contri-

buto di Medici Senza Frontiere, l'attenzione posta

dal portale terrelibere.org (che già aveva condotto un'in-

chiesta nel 2006, si propone di tenere accesi i riflettori su

Rosarno e sulla situazione della ex-Cartiera) e di alcuni

volontari.

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Campania

Se lo chiedono in molti già da tempo e in altrettanti provano a fornire le prime possibili previsioni. E la domanda è: dopo Seto-

la? Setola rimane l'ultimo braccato e disorientato alfiere del clan Bidognetti, oramai decimato da arresti, pentimenti eccellenti e

confische. Il suo arresto potrebbe,determinare il problema della "giurisdizione" sui feudi un tempo di competenza del vecchio

boss....

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Dai territori: voci e notizie dalle regioni d’Italia

Sicilia

1984 - 2009 mafia e informazione scorrono incrociandosi

sull'asse temporale che lega il ricordo di un cronista /scritto-

re ad una città oggi "devastata in silenzio e nel silenzio di-

menticata". 25 anni dopo Catania ha ricordato il giornalista,

direttore de I Siciliani, ucciso dai boss catanesi per aver scrit-

to sul suo giornale nomi e cognomi di chi allora come oggi

"comandava a Catania". In questi giorni nella città etnea Pip-

po Fava lo si è ricordato così: informazione di base, siti web,

ragazzi, incontri, dibattiti, progetti e una parola su tutte: "fare

rete contro la mafia". E anche contro il monopolio editoriale

che allungate le mani sulla città ostruisce anche il cammino ai

piccoli giornali di quartiere (come La Periferica.it, oggi al suo

secondo anno di denunce e racconti del quartiere di Librino e

dintorni, e già in serie difficoltà economiche)

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veritàegiustizia Pagina 6

Page 7: Verità e giustizia

Pd, dalla questione morale al garantismo

Dalla questione morale al garantismo, il Pd fatica a uscire dalla

Tangentopolina che ha scosso Napoli, Pescara, Potenza, Firenze, ma

non solo. Mentre prosegue la contesa tra le correnti, Veltroni tenta

l’assalto ai plenipotenziari locali (vedi Bassolino), e sfodera l’arma

dei commissariamenti (oltre ad Abruzzo e Campania, arriva la Sar-

degna e si profila la Sicilia). Intanto le inchieste proseguono e si

allargano, nonostante le scarcerazioni. Ma il dato emergente è la

svolta dei Democratici sulla questione giustizia: basta barricate in

difesa delle toghe (primo esperimento a Pescara), un dato di rilievo

alla vigilia della riforma “dialogata” annunciata dal governo Berlu-

sconi.

La lista dei guai giudiziari del Pd è lunga. Dalla giunta Domenici a

Firenze (urbanizzazione dell’area del Castello), a quella di Pescara,

poi lo scandalo petrolio in Basilicata (coinvolto il parlamentare

Salvatore Margiotta), l’emergenza permanente della Calabria (non

si contano i consiglieri e gli assessori regionali indagati, compreso il

governatore Agazio Loiero) fino al buco nero di Napoli. E ancora

Trento (appalti pubblici) e Genova (la Mensopoli sugli appalti ospe-

dalieri e scolastici). Infine, le indagini sul faccendiere partenopeo

Romeo arrivano un po’ dappertutto, ma in particolare a Roma

(gestione Veltroni), Bari (sulle pulizie) e di nuovo a Firenze

(informatizzazione).

La mappa dell’Italia delle tangenti è però estesa e trasversale (un

dato che fatica a finire sulle cronache nazionali). Ancora ombre su

Milano: dagli appalti della Regione per la costruzione del Pirellone

bis, alle presunte tangenti in Comune per aggiustare pratiche edili-

zie. Non solo Pd, dunque. A Torino è l’ex parlamentare della Lega

Roberto Ceresa ad essere sotto osservazione per un giro di mazzette

nel settore farmaceutico.

I casi caldi restano quelli che hanno coinvolto l’Abruzzo e Napoli,

con il Pd alle corde. Dopo lo scandalo sanità che in estate ha portato

in cella l’ex governatore Ottaviano Del Turco, appena incassata la

sconfitta alle regionali, sui Democratici è caduta la tegola Pescara. Il

sindaco Luciano D’Alfonso e il suo braccio destro Guido Dezio

sono stati arrestati con l’accusa di corruzione sistematica, ma suc-

cessivamente scarcerati, con conseguente declassamento dei reati.

Pagina 7 veritàegiustizia

Decisioni, quelle del gip, che hanno fatto scatenare le reazioni garan-

tiste del Pd (alimentate dal no ai domiciliari sancito dal gip di Poten-

za nei confronti di Margiotta). Il partito ha attaccato frontalmente la

magistratura, con in testa il neo commissario regionale Massimo

Brutti: fatti gravissimi, serve prudenza. E’ seguito l’intervento del

vecchio “lupo marsicano” Franco Marini a chiedere il ritiro del com-

missariamento (D’Alfonso era anche alla guida del partito regionale).

E infine il ritiro delle dimissioni dello stesso sindaco, nell’ultimo

giorno utile, il 5 gennaio. Una mossa che lascerà la giunta in sella

fino alle elezioni, che si terranno probabilmente in primavera inoltra-

ta. Un colpo di spugna alla questione morale.

A Napoli, l'immobiliarista Alfredo Romeo ha dato nome a un siste-

ma di corruzione capillare che ha travolto il Comune guidato da Rosa

Russo Iervolino. Tra assessori arrestati, scarcerazioni, avvisi di ga-

ranzia a parlamentari e voci sul coinvolgimento degli ex ministri

Rutelli e Fioroni, l’inchiesta Magnanapoli va avanti a tutta forza.

Resta il nodo politico. Dimessi (Idv), defenestrati e ammanettati, in

tutto sono cinque le caselle riempite con il rimpasto. La Iervolino ha

salvato i bassoliniani, sancendo la rottura con Veltroni (con le conse-

guenti polemiche sulle registrazioni degli incontri con i segretari

provinciale e regionale Luigi Nicolais e Tito Iannuzzi). Il Pd nazio-

nale ha risposto con il commissariamento: in Campania ci andrà

Enrico Morando. Intanto anche Massimo D’Alema ha messo in mora

Bassolino.

Nel paese degli allergici alle dimissioni, non si può non citare il caso

Sardegna, con il governatore Renato Soru che ha lasciato per difen-

dere il piano urbanistico dal partito del cemento (evidentemente tra-

sversale). Si voterà a metà febbraio. E Soru ci riprova, nel nome

della politica e della morale.

Vignetta tratta da: M

Page 8: Verità e giustizia

Pagina 8 veritàegiustizia

Articolo 3: Commissione Antimafia, ecco da dove ripartire

La XV legislatura ha permesso alla Commissione Antimafia di ap-

provare cinque relazioni, ognuna delle quali ha portato a mettere in

luce alcuni elementi fondamentali, dai quali, è bene, riparta il lavoro

dell'attuale commissione guidata da Pisanu.

Innanzitutto l'approvazione della relazione sul codice di autoregola-

mentazione ha sottolineato, da parte di tutte le forze politiche, la

necessità di rivedere la legge sullo scioglimento degli enti locali per

infiltrazioni mafiose. Sia per garantire maggiore trasparenza e cer-

tezza dei tempi, sia per incidere anche sulle strutture burocratiche

degli enti disciolti.

Per quanto riguarda la relazione sui beni confiscati, alcune proposte

sono già state riprese dal Decreto Maroni e nel DDL 733 in corso di

discussione al Senato. Tra queste quella di favorire la specializza-

zione degli operatori di polizia e dell'Autorità Giudiziaria inquirente

nella gestione di indagini patrimoniali complesse, anche attraverso il

contributo della Procura nazionale antimafia e di estendere le misure

patrimoniali di prevenzione antimafia. Inoltre si propone la estensio-

ne della legittimazione attiva al Procuratore distrettuale antimafia,

prevedendo opportune norme al fine di coordinare tale legittimazio-

ne con il potere di proposta antimafia già assegnato alle Procure

ordinarie e procedere a modifiche normative nel senso della recisio-

ne del nesso di pregiudizialità tra le misure di prevenzione personali

e le misure patrimoniali, al fine di assicurare la possibilità di ricorre-

re alle misure patrimoniali indipendentemente dalla persistenza

delle condizioni personali.

Elementi che dovranno essere sicuramente portati a compimento,

nell'attesa che la figura istituzionale del commissario straordinario

per i beni confiscati sia finalmente avviata verso la creazione di una

agenzia ad hoc.

Anche la relazione sui testimoni ha permesso di formulare diverse

proposte: la necessità di un nuovo modello di protezione, con un

mutamento di metodo che tratti il testimone come risorsa e non

come peso e quindi una sua ridefinizione per differenziarlo dal col-

laboratore di giustizia. Testimone che va tutelato con misure di

assistenza più flessibili con l'istituzione di un Comitato di Garanzia,

formato da professionisti di elevata competenza e autorevolezza,

esterni alla Commissione centrale e al Servizio centrale di protezio-

ne, che offre al testimone di giustizia supporto e tutela lungo tutto il

suo percorso e interviene nei casi in cui si verifichino particolari

disfunzioni e inadempienze . E la conseguente nascita della figura di

un tutor che sia un punto di riferimento costante e continuo, che

assista e accompagni il testimone, sin dall’ingresso nel programma

di protezione.

La relazione sulla 'ndrangheta non ancora terminata quando si è

deciso di procedere all'approvazione per la fine della legislatura non

conteneva delle proposte ma nella chiusa individuava alcune priori-

tà: colpire le zone grigie del rapporto tra 'ndrangheta e istituzioni

locali e regionali, e quelle di importanti settori dell'economia regio-

nale; garantire il corretto impiego dei finanziamenti europei che nei

prossimi 6 anni saranno particolarmente cospicui; copertura dei

posti vacanti nella magistratura inquirente e giudicante; rinforzo

delle strutture investigative per la caccia ai grandi latitanti ed ai loro

patrimoni.

Infine la relazione conclusiva che poneva in luce alcuni aspetti

salienti in temi di riciclaggio:

- di definire normativamente il concetto di «operazione sospetta»

attraverso il ricorso ad “indicatori di anomalie finanziarie”, imple-

mentando l’esperienza applicativa del Decalogo della Banca d’Italia,

al fine di evitare che la valutazione del sospetto goda di un eccessivo

margine di discrezionalità da parte del singolo operatore dell’ente

presso cui l’operazione è posta in essere, il quale procede ad un esa-

me sulla base delle informazioni di cui dispone, legate alla conoscen-

za diretta del soggetto operante ( principio del know your customer);

- di indirizzare l’attività di vigilanza e controllo sugli intermediari

finanziari anche con riguardo ai tempi, talvolta eccessivamente dila-

tati, che intercorrono tra la fase in cui un’operazione si evidenzia

come sospetta e la fase in cui viene inviata la segnalazione agli Orga-

ni competenti;

- di incrementare la potenzialità dissuasiva della sanzione penale a

fronte del mancato rispetto degli obblighi di segnalazione e d'identi-

ficazione, attualmente affidata ad una sanzione pecuniaria. Sul punto,

il Governatore della Banca d’Italia ha mostrato di condividere il

giudizio critico rispetto all’attuale situazione, affermando che la

normativa antiriciclaggio “è presidiata da sanzioni penali di limitata

applicazione giurisprudenziale e da sanzioni amministrative dimo-

stratesi scarsamente efficaci”;

- di affrontare adeguatamente l'aspetto più inquietante del fenomeno

del riciclaggio, laddove le operazioni di reimpiego in attività lecite di

capitali di origine criminale avvengono attraverso il ricorso a tecni-

che finanziarie sempre più diversificate, come money transfer, opera-

zioni telematiche, conti transitori via internet, etc, che possono essere

adeguatamente fronteggiate sia attraverso il necessario raccordo con

gli operatori finanziari e le istituzioni straniere sia rendendo più rigi-

de le norme sull'identificazione degli operatori dei conti on line;

di valutare se l’affidamento dell’iniziativa in materia di proposte di

sanzioni ad un organo interno alla Banca d’Italia possa configurare

un'ipotesi di conflitto tra controllore e controllato.” .

Questo il lascito della precedente Commissione Antimafia, un punto

di partenza interessante per la attuale Commissione, che però al mo-

mento, da poco insediata, non ha ancora concretamente mosso i suoi

primi passi. Nell'attesa, ci auguriamo che questi spunti, verranno

presi in considerazione.