Verità e giustizia

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12 marzo 2012 La newsletter di liberainformazione n.86 verità e giustizia GENOVA PORTA D'EUROPA

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La newsletter d'approfondimento di Libera Informazione

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12 marzo 2012

La newsletter di liberainformazione

n.86

veritàegiustizia

GENOVAPORTA D'EUROPA

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Genova per noi

di Santo Della Volpe

>>editoriale

E’ una nuova primavera quel-la ci chiama e ci impegna a Genova: la giornata della memoria e dell’impegno

contro la Mafia di questo 2012 è diven-tata uno snodo importante nella vita sociale di questa nostra Italia, alle pre-se con irrazionalità e tensioni contrap-poste che dalla politica arrivano alla vita quotidiana e viceversa; di fronte ad una corruzione dilagante che esce dalle pagine dei giornali e dalle Pro-cure, finalmente scoperta dopo tante voci e richieste inascoltate degli anni scorsi. Intanto il mondo degli affari si scopre sempre più invaso dalle mafie e dalla criminalità mettendo a serio rischio l’economia legale; mentre, contraddittoriamente,con la senten-za della Cassazione su Dell’Utri, si prende a picconate proprio quel reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” voluto da Falcone e Borselli-no per contrastare i legami tra mafia e politica, tra cosa nostra ed il mondo dell’economia. Tutto ciò accade in fasi politiche che vedono emergere con-trapposizioni proprio sulle questioni più delicate, come ,appunto,la nuova legge sulla corruzione, il conflitto di interessi tra informazione e politica,il rapporto tra territorio e sviluppo eco-nomico. E’ nuovamente in gioco,in questi mesi, una coesione sociale che si cominciava ad intravedere dopo gli anni del berlusconismo; la scomposi-zione sociale ha invece ridato fiato ad interessi particolari invece che a sforzi collettivi ed il localismo esasperato si è visto riemergere in opposti fronti, dai

forconi siciliani alla Val di Susa. Mentre la bandiera della giustizia sociale, delle riforme, dei diritti individuali, dei beni comuni, si vede sospinta su un lato della scena di questo 2012, portando con sé,in una sorta di “ripiegamento” imposto,il tema fondamentale della le-galità. Che invece è e resta il tema cen-trale di questo paese,insieme alla giu-stizia, al lavoro, al bisogno di certezze sul futuro di una intera generazione.

Per questo Genova 2012 è impor-tante, direi fondamentale. Per ripor-tare al centro della questione italiana la legalità ; così come il diritto delle vittime della mafia a vedere ed otte-nere finalmente giustizia. Uniti con loro per ridare fiato alla richiesta di scelte pulite e rivolte agli interessi so-ciali, nei comportamenti individuali e collettivi,nella politica come nell’eco-nomia.

Per riaprire poi gli armadi della ver-gogna, fare luce sulle stragi del 1992,in particolare di Via D’Amelio a Palermo , su quella “trattativa” che era stata tacciata come inesistente e fantasio-sa e che ora si sta scoprendo come la vera ragione della morte di Borsellino e della sua scorta. Uno dei periodi più bui della storia italiana di quegli anni cruciali per il nostro paese.

Per questo la newsletter di questa settimana non può che guardare a Ge-nova ed alla straordinaria mobilitazio-ne di persone e coscienze che avverrà il prossimo 17 marzo. Che per l’infor-mazione ,nostra ed italiana in generale, segna anche un passaggio importante verso il futuro: perché, come abbiamo

documentato ampiamente(ma non ci stanchiamo di ripeterlo), mentre la pe-netrazione mafiosa ,più o meno coper-ta da finta normalità,aumenta soprat-tutto nel Nord Italia, i titoli di giornali e telegiornali, le inchieste su questi temi della legalità, sono diminuiti drastica-mente, riaffacciandosi solo in occasio-ne di operazioni di polizia, sequestri clamorosi, arresti eccellenti.

Non sono questi però i fastidi per le mafie: loro vogliono il silenzio sugli affari. Sui meccanismi economici del-le loro penetrazioni in affari, appalti e banche ; sulle famiglie delle cosche con nomi e ramificazioni , sulle loro ditte che patteggiano e spartiscono gli affari con quelle “pulite”.

Il nostro compito è invece illumi-nare questi affari, questi gruppi mala-vitosi, quegli appalti: denunciare cor-ruzione ed infiltrazioni con inchieste e approfondimenti. E continuare ad illuminare e far emergere tutte le opi-nioni sul reato di “concorso esterno in associazione mafiosa” affinché, magari più e meglio articolato o strutturato, venga applicato e riconosciuto come fondamentale nelle lotte alle mafie.

Anche per questo Libera Informa-zione sarà a Genova, anche per que-sto terremo il nostro incontro semi-nario con giornalisti e giovani, anche per questo non ci stancheremo mai di chiedere di tenere i riflettori accesi e di dare notizie, notizie, notizie.

Come disse Paolo Borsellino,alla vigilia della sua tragica scomparsa, ri-volta a noi tutti:”parlatene, parlatene, parlatene”.

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>> 21 marzo

Che fine hanno fatto le ri-chieste poste dai familiari delle vittime di mafia al mondo politico e istituzio-

nale italiano? La domanda è d'ob-bligo a pochi giorni dalla giornata in ricordo della vittime di mafia che si svolgerà a Genova. Nel novembre del 2010 a Terrasini, nel palermita-no, e nel marzo del 2011a Potenza, i familiari delle vittime di mafia han-no presentato un documento nel quale avanzavano delle proposte di intervento legislativo di particola-re importanza. Quali? Il riconosci-mento di vittima della criminalità organizzata anche per tutti coloro i quali sono stati uccisi prima del 1961, data riconosciuta attualmen-te dalla legge. L'introduzione del 21 marzo come giornata nazionale, mi-glioramenti legislativi per ottenere i benefici ai familiari delle vittime innocenti. Dopo quasi due anni che risultati sono stati ottenuti? «Non è cambiato assolutamente nulla – commenta Enza Rando, coordina-trice dell'ufficio legale dell'associa-zione Libera – rispetto a quando il documento è stato preparato». «Le proposte, preparate a Terrasini, con-tengono delle richieste specifiche – aggiunge – come l'eliminazione della data del 1961 come discrimi-ne per essere riconosciuti vittime di mafia». Una questione, questa, particolarmente sentita da tutti i familiari, ad iniziare da chi ha perso i propri cari nell'eccidio di Portella della Ginestra nel 1948. «Sulla que-stione del 1961 – sottolinea Stefania Grasso, animatrice dei familiari che si riuniscono attorno a Libera – ci sono numerose proposte legislative in corso».Altra nota dolente è quella del 21 marzo, giornata scelta da Libe-ra e Avviso Pubblico per ricordare nell'impegno quotidiano tutti gli in-nocenti uccisi dai boss. La proposta avanzata dai familiari di renderla giornata nazionale ha trovato un forte ostracismo da parte delle forze politiche. «C'è la volontà – sottoli-nea la Grasso – di non approvare la data del 21 marzo, proponendo altre date, come quella della Strage di Ca-paci». Date importanti e profonda-mente significative, che tuttavia non hanno la valenza neutrale del primo

giorno di primavera. «Il 21marzo – sottolinea Enza Rando – è e deve essere la giornata di tutti, non può essere una data particolare». L'im-portanza di questa giornata è ben spiegata da Stefania Grasso: «E' il momento in cui ci ritroviamo insie-me per ricordare i nostri cari, con la voglia di continuare a lavorare. Or-ganizzandoci con più efficacia». «Ci sono dei confini precisi che noi vo-gliamo ridefinire – aggiunge – aven-do scelto da che parte stare».Altra problematica presentata dai familiari al mondo politico, e recen-temente al Presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano, è quello della condizione soggettiva del pa-rentado. Ovvero, come spiega Enza Rando,

la legge per riconoscere lo status di vittima di mafia prevede il monito-raggio della parentela fino al quarto grado. «Una norma che appesanti-sce i riconoscimenti. In alcune re-altà, specialmente al sud diventa difficile ottenere il riconoscimento perchè i legami di parentela sono molto stretti». Può accadere così che una vittima innocente non ottenga il riconoscimento perchè un suo pa-rente fino al quarto grado è mafio-so, 'ndranghetista o camorrista, pur non avendo mantenuto con questi nessun rapporto.Miglioramenti necessari e auspicati dai numerosi familiari delle vittime innocenti della mafie. Ma fino ad ora ignorati dai rappresentanti delle isti-tuzioni e della politica.

Nessuna risposta alle proposte dei familiari delle vittime di mafia. Il documento fu presentato nel 2010 a Terrasini con indicazioni per aggiornare la legge. Dopo quasi due anni poche risposte e molti silenzi. Una nuova istanza presentata a Napolitano

di Gaetano Liardo

I silenzidella politica

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Duecento chili di tritolo esplosi da un’auto. Cinque persone uc-cise, tra cui una neonata e una bambina di nove anni. Siamo a

Firenze ed è il maggio del 1993 e la mafia sceglie come bersaglio la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano. Nella Tor-re del Pulci, in via Lambresca all’angolo con via dei Gergofili, viveva Dario Capo-licchio, giovane studente di architettura di 22 anni, nato a Palermo ma originario di Sarzana, una striscia di terra al confine fra la Liguria e la Toscana. In quel week end, si saprà in seguito, Dario era rima-sto a Firenze per un esame che a breve avrebbero dovuto sostenere. La storia di Dario, negli anni, è diventata patrimonio del territorio di Sarzana che non l’ha di-menticato ma – grazie ai familiari, ai gio-vani e ai concittadini– nel suo nome ha dato vita ad un impegno concreto contro le mafie. Il 17 marzo saranno in tanti in Liguria, per la Giornata della Memoria e dell’Impegno, e fra i tanti nomi del lungo elenco di vittime verrà letto anche quello di Dario, siciliano e ligure, amante della montagna e dell’arte. Dentro il “21 marzo” (anticipato al 17 per favorire la partecipa-zione degli studenti da tutta Italia) tante storie poco note come quelle che appar-

tengono alla Liguria e al Nord Italia. Al-cune recenti. Dal 2010 fra le 900 vittime di mafia anche il nome della testimone di giustizia, Lea Garofalo. La terribile storia di Lea, originaria della provincia di Cro-tone, uccisa a Milano e sciolta nell’acido il 24 novembre del 2009. Accusati del de-litto il marito Carlo Cosco e Massimo Sa-batino: entrambi sono sospettati di avere tentato un primo rapimento della donna pochi mesi prima della sua definitiva scomparsa. Lea e Denise, la figlia, s’erano trasferite a Milano, prima nel programma di protezione, poi l’avevano abbandonato nel 2009 dopo varie vicissitudini. Ma le testimonianze di Lea, che conosceva tut-ti i segreti della faida fra alcune famiglie di Petilia Policastro sono state la sua con-danna a morte. Eppure il processo che si tiene a Milano non è un processo per mafia. Solo da poco è stata chiesta l’ag-gravante, da parte dell’avvocato di par-te civile della sorella di Lea; aggiungere adesso questo fondamentale elemento, potrebbe portare al prolungamento dei tempi che portano alla sentenza, attesa a breve e far scadere i termini di custodia cautelare per gli imputati. Un paradosso tutto giuridico. Una storia che non sem-bra interessare, fra l’altro, adeguatamente

il grande mondo dell’informazione. No-nostante abbia tutti i contorni di “cro-naca” che necessitano per fare notizia (come altri casi molto seguiti da tv e gior-nali, ad esempio l’omicidio della giovane Sarah Scazzi) e dietro - ma saranno i ma-gistrati a confermarlo - ha probabilmente una delle cosche dell’organizzazione fra le più potenti al mondo: la ‘ndrangheta. A Lea e altre donne vittime della violenza delle ‘ndrine è stato da poco dedicato l’8 marzo ma - come ha scritto il presidente della Federazione Nazionale della Stam-pa, a volte, noi giornalisti «scegliamo le vicende da illuminare in base al grado di attenzione morbosa che possono susci-tare: farà bene ai dati Auditel e alle vendi-te in edicola. Anche se non fa affatto bene alla nostra autorevolezza di giornalisti: forniamo pettegolezzi buoni ad eccitare la curiosità, anziché aiutare l’opinione pubblica a concentrarsi sui problemi veri della nostra società». Lo “strabismo del giornalismo” e la forza della memoria si incontreranno a Genova per dire, con maggiore forza, quello che ogni giorno viene detto attraverso studi di settore, informazione, dibattiti pubblici e buone prassi antimafia, nei singoli territori: la memoria è impegno.

di Norma Ferrara

21 marzo <<

Il primo giorno di primavera per ricordare tutte le vittime delle mafie. A Genova si incroceranno storie cadute nell’oblio e altre rimaste senza verità. Federazione Nazionale della Stampa: giornalismo si occupi di queste notizie

Dario Capolicchio, Lea Garofalo e altre storie che gridano giustizia

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Nisida è un isolotto nel comune di Bagnoli collegato alla terra ferma da un ponte. Ma Nisi-da è anche il luogo che acco-

glie l’Istituto Penale Minorile e spesso, quando si parla di Nisida, il collegamen-to all’Istituto è diretto. Libera. Associa-zioni, nomi e numeri contro le mafie, ha un rapporto stretto con l’Istituto. Da 6 anni si realizza in collaborazione con gli

Istituti superiori del Consorzio Scuole di Marano, - con il coordinamento di Rosario D’Uonno direttore del Marano Ragazzi Spot Festival - un progetto dal Titolo “Qui Nisida...si può fare”. Il pro-getto si propone realizzare degli incon-tri. Incontri tra ragazzi. Incontro tra due mondi diversi che si confrontano. Da un lato i ragazzi delle scuole e dall’altra i ragazzi dell’Istituto Penale. Ogni anno

gli incontri sono preceduti da appunta-menti con gli educatori di Nisida e con gli educatori di Libera. Si arriva prepa-rati all’incontro. O almeno ci si prova.Il varco dell’ingresso dell’Istituto per i ragazzi delle scuole è in ogni caso carico di tensioni. La prima conoscenza con i ragazzi di Nisida è vissuta con un certo imbarazzo. All’inizio non si sa che dire, che fare. L’accoglienza da parte dei ra-gazzi di Nisida ha più o meno lo stesso sapore. Ma poi passano i giorni e si per-cepisce una lenta ma piacevole trasfor-mazione.Ci si guarda negli occhi. Tutti in cerchio ci si tiene per mano. I ragazzi, a turno, si presentano e, pian piano, si arriva alla narrazione che genera ascolto e fiducia. Ciascuno racconta all’altro la propria storia. Il racconto dà la possibilità di ri-flettere sul significato di alcune parole:

Cento passi verso la Giornata della Memoria e dell'Impegno, dalla Campania alla Liguria, un percorso per incontrarsi e ripartire da giustizia e legalità. Con il pensiero rivolto al 17 marzo di Genova e ai 500 familiari di vittime delle mafie

I giovani di Nisidadi Tiziana Apicella

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giustizia, sogno, pregiudizio, speranza, diritto, dovere. E dalle parole, attraverso uno sforzo creativo, si arriva alle imma-gini e da queste alla realizzazione dello spot sociale, che si realizza ogni anno, il passo è breve.Lo spot sociale ovviamente è solo il mo-mento finale ed è il pretesto per stare insieme. La possibilità di conoscersi e di spalancare finestre mai aperte, permet-te a tutti di riflettere, di porsi domande e di avere uno sguardo più ampio sul proprio modo di vedere il mondo. E quando l’incontro è segnato dalla te-stimonianza di un familiare di vittima innocente della criminalità organizzata tutto diventa estremamente eloquen-te. Il progetto “Qui Nisida... si può fare” nella sua edizione 2011 “Nisida Donne e Colori” ha visto di Alessandra Clemente impegnata nei laboratori di discussione,

di scrittura creativa e di realizzazione dello spot.Alessandra è la figlia di Silvia Ruotolo, una giovane madre uccisa dalla camor-ra nel 1997 mentre rientrava a casa con il piccolo Francesco. Alessandra allora aveva poco più di dieci anni. Oggi ne ha 24 ed è presidente della Fondazione de-dicata alla memoria della madre. Prima di lei, Lorenzo Clemente (il marito di Silvia Ruotolo) ha partecipato a questi incontri. Significativo è il racconto di Lorenzo “quando un ragazzo di Nisida ha letto il nome di mia moglie a Bari ho vissuto un emozione forte e contrastan-te. L’ho abbracciato ma nello stesso momento ho battuto forte con la mano dietro la sua schiena”. Lui è uno dei die-ci ragazzi che ha partecipato al proget-to nel 2008 “Apparamm nu’ sparamm” e che insieme ad altri due dello stesso

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I ragazzi, a turno, si presentano e, pian piano, si arriva alla narrazione che genera ascolto e

fiduciaE dalle parole, attraverso uno sforzo creativo, si arriva alle immagini

gruppo partecipa alla XIII Giornata na-zionale della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie svoltasi a Bari. Nel 2009, pur avendo terminato di scontare la pena, decide di restare e partecipa alla costru-zione dell’aquilone, un mosaico compo-sto di piastrelle con i nomi delle vittime innocenti di criminalità. Oggi vive con la sua compagna e ha scelto di vivere senza più delinquere.Questa è la storia di V. e non è l’unica. C’è la storia di V., di G. e di S.Nel prossimo mese di marzo partirà la settima edizione di “Qui Nisida...si può fare”, in collaborazione anche con l’As-sessorato alla scuola del Comune di Napoli e la partecipazione di due artisti partenopei, Claudia Megrè e Lucariello.Questa volta sarà la musica e la rea-lizzazione di un video clip musicale il pretesto per stare insieme e per creare nuove opportunità di confronto e di rac-conto perché citando Bruno Vallefuoco, il papà del giovane Alberto ucciso dalla camorra nel 1998: “dall’altra parte non ci sono i mostri. Senza voler giustificare alcuno, è importante comprendere che la vita è fatta di opportunità e che non sempre queste sono uguali per tutti”.

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Per avere verità e giustizia

L'11 ottobre del 1980 a San Giovanni a Teduccio, quartiere del napoletano, viene ucciso Ciro Rossetti

giovane operaio dell'Alfasud. Ciro si è recato a casa della madre per assistere con i suoi parenti alla partita dei mondiali Italia-Lussem-burgo.Quella serata però diventa per tutti una serata di lutto. Ciro, sentendo dei colpi di pistola provenire dal-la strada, si affaccia alla finestra e uno dei quattro colpi espolsi da un braccio proteso dal finestrino di una macchina, lo colpisce mortalmente. Ciro è il papà di due bambini e con la malavita della zona non ha nulla da spartire.Giacomo Lamberti, cognato di Ciro Rossetti, da quel giorno si occuperà della giovane moglie di Ciro e dei due figli. Li curerà in ogni cosa, di-venterà per lui un'altra famiglia a cui dedicarsi. Èd è sempre Giacomo che, dopo diversi anni, si occuperà anche di tutta la trafila burocratica-amministrativa affinché Ciro venga riconosciuto dal Ministero dell'In-terno "vittima innocente dei crimi-

nalità organizzata" e affinchè ai suoi familiari vengano riconosciuti i di-ritti a loro spettanti.Questo passo verso il riconoscimeto dei diritti della famiglia Rossetti si compie dopo 26 anni. Giacomo responsabile del persona-le di un'impresa importante del na-poletano intercetta nel 2001, in una finanziaria, una normativa afferente i diritti dei familiari delle vittime in-nocenti di criminalità organizzata. Si avvia da quel momento in poi, per la famiglia Lamberti e la famiglia Rossetti, un percorso che da privato diventerà pubblico.Il riconoscimento arriva nel 2006. Dal 2006 in poi Giacomo incontra altri visi, altre storie altre persone che come lui hanno subito perdite per mano della camorra. Incontra i volti di Libera in Campania, Geppi-no Fiorenza e don Toniono Palmese, incontra Lorenzo Clemente, il mari-to di Silvia Ruotolo uccisa dalla ca-morra nel 1997e incontra don Luigi Ciotti. Si avvia per Giacomo un per-corso di impegno. Un impegno che diventa prendersi cura e farsi carico delle storie di altri

familairi che sempre più frequente-mente si rivolgono a lui. Giacomo ha la lucidità e la competenza per chiarire ogni cosa ai familairi. "Voi avete dei diritti e noi dobbiamo fare in modo che vi vengano riconosciu-ti".Giacomo diventa in poco tempo il riferimento per molti familiari. È lui che chiamano quando c'è da avviare una pratica per il riconoscimento. È lui l'esperto.Nel 2007 si costituisce il coordina-mento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità e lui è parte del direttivo. Nel 2008 nasce la Fondazione Po.l.i.s politiche inte-grate di sicurezza per le vittime in-nocenti di criminalità e i beni con-fiscati è lui è nominato componente del coordinamento operativo come esperto sul tema delle vittime inno-centi di criminalità.Nel 2012 viene pubblicato un libro importante "Vittime Innocenti di criminalità”. Tutela giuridica e mi-sure di sostegno", voluto fortemente dall Fondazione Poli.s ( espressione della Regione, di Libera in Campa-nia e del coordinamento) e Giacomo Lamberti insieme ad Emilio Tucci - giovane docente di Informatica del diritto nella Facoltà di Giurispru-denza e presso la Scuola di Specia-lizzazione per le professioni Legali della Seconda Università di Napoli – nè è il curatore.Questo manuale di raccolta delle disposizioni normative in materia di vittime del terrorismo, della cri-minalità organizzata e del dovere, è stato presentato il 14 febbraio pres-so l'aula Pessina dell'Università Fe-derico II di Napoli . Altre sono state e saranno le tappe di presentazione del libro. Passi importanti verso la XVII Gior-nata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, per informare i famila-ri delle vittime innocenti dei diritti loro spettanti e per sollecitare tutti gli enti coinvolti a fare la proprai parte, affinché questi diritti ven-gano riconosciuti in tempi certi e brevi. Giacomo ha così allargato la sua famiglia, estendendo la propria responsabilità dalla sfera degli af-fetti privati a quella dei diritti della comunità.

Storie di familiari di vittime della camorra stretti fra il dolore profondo e la burocrazia italiana. Un manuale pubblicato quest'anno accompagna questo articolato percorso per il riconoscimento dei diritti previsti dalla legge

di Tiziana Apicella

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Fra gli strumenti che colpiscono la libertà di stampa, insieme con le intimidazioni ai cronisti, c’è l’uso strumentale della legge sulla diffamazione, con esose richieste di risarcimento danni in sede civile, senza alcun rischio per il querelante.Un’arma in grado di annientare iniziative editoriali, scoraggiare e intimidire singoli giornalisti, impedire di far luce su oscure vicende di illegalità e di potere.

Per non lasciare soli i cronisti minacciati che siano in grado di dimostrare la loro buona fede e la loro correttezza, Federazione Nazionale della Stampa, Associazione Stampa Romana, Ordine Nazionale e regionale dei giornalisti, Unione Cronisti Italiani, Libera, Fondazione Libera Informazione, Articolo 21, Osservatorio Ossigeno, Open Society Foundations hanno deciso di costituire uno sportello che si avvale della consulenza di studi legali da tempo impegnati in questa battaglia per la libertà di informazione.Per usufruire di consulenza e

di assistenza legale giornalisti e giornaliste possono:

Inviare una e-mail all’indirizzo:

sportelloantiquerele. [email protected] inserendo in oggetto la specificazione “sportello antiquerele"

Telefonare al numero :06/67664896-97

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Un passo verso la memoria ed uno verso l’impegno. Così Avviso Pubblico ha chiuso il 2011 e aperto il

2012. L’Associazione che dal 1996 mette insieme amministratori loca-li impegnati per la formazione civile contro le mafie, in apertura della sua assemblea nazionale a Roma il 2 di-cembre scorso, ha presentato il rap-porto Amministratori sotto tiro. Inti-midazioni mafiose e buona politica.Nelle quasi cento pagine di questo do-cumento – scaricabili dal sito www.avvisopubblico.it - si legge che per il solo 2010 sono stati 212 gli episodi di minacce ed intimidazioni di tipo mafioso e criminale nei confronti di amministratori locali e personale del-la Pubblica Amministrazione. Ad es-sere minacciati sono stati soprattutto gli amministratori locali di Calabria, Sicilia e Campania, dove si registrano complessivamente il 41%, 23% e 14% dei casi censiti, ma non sono manca-ti episodi di intimidazione anche in Sardegna e in alcune regioni del Cen-tro-Nord, come nel Lazio, in Liguria, in Basilicata, Abruzzo e Marche.La maggior parte dei cittadini italiani non conosce questi dati e questi fatti. Eppure, quotidianamente, soprattut-to nei territori dove storicamente le mafie sono nate e si sono radicate, vi sono tante donne e tanti uomini che senza lauti stipendi, privilegi e scor-te armate, praticano la politica come servizio per il bene comune. E nel fare questo si imbattono in interessi ma-fiosi, criminali e delle varie cricche.Se a questi amministratori si pone la classica domanda «ma chi te lo fa fare?» la risposta che si riceve è sempre la stessa: «Siamo stanchi di vedere la nostra gente con il capo piegato. Vogliamo migliorare la città in cui viviamo, consegnarla ai nostri figli migliore di come l’abbiamo tro-vata noi». Queste persone non vanno dimenticate, né lasciati sole. La poli-tica, quella buona, è uno strumento fondamentale per sconfiggere le orga-nizzazioni mafiose, per sottrarre loro quel consenso sociale senza il quale non avrebbero potuto prosperare dall’unità d’Italia ad oggi.Forte di questa convinzione, il 27 feb-braio scorso, alla sala stampa della Camera dei deputati, Avviso Pubbli-co ha presentato la Carta di Pisa, un

codice etico indirizzato agli ammi-nistratori e agli enti locali che inten-dono rafforzare la loro azione di tra-sparenza e di diffusione della cultura della legalità democratica per pre-venire la corruzione e l’infiltrazione mafiosa. La Carta è frutto del lavoro di un gruppo di esperti composto da amministratori locali, docenti univer-sitari e funzionari della pubblica am-ministrazione, coordinato dal Prof. Alberto Vannucci, docente dell’Uni-versità di Pisa. L’input a predisporre il codice etico è nato sulla scia della campagna “Corrotti” che Avviso Pub-blico ha condotto insieme a Libera nel corso del 2011 e dal fatto che, a fronte di pesanti tagli finanziari subiti dagli enti locali, in Italia si registrano cifre spaventose per quanto riguarda la sottrazione di risorse pubbliche operata dalle mafie, dalla corruzione e dall’evasione fiscale.La Carta di Pisa, già dalla sua genesi, può considerarsi un primo tentativo di formulazione di una politica anti-corruzione che nasce dal basso. Nella nostra rete di amministratori locali si avvertiva da tempo l’esigenza di do-tarsi di uno strumento che potesse fornire delle indicazioni concrete alle quali attenersi per rafforzare la bar-riera contro il dilagare di nuove forme di illegalità.A Genova, il corteo degli amministra-tori locali sarà aperto dallo striscione di Avviso Pubblico. Lungo le vie della città ligure, in quella regione che ha visto sciogliere di recente due comuni

per infiltrazione mafiosa, noi cammi-neremo muovendo due passi. Un pas-so verso la memoria, ricordando le quarantasei vittime di mafia rappre-sentate da politici e funzionari della pubblica amministrazione uccisi in Italia dalla fine dell’800 ai giorni no-stri. L’altro passo sarà quello dell’im-pegno. Da Genova lanceremo un messaggio a tutti gli enti locali italiani affinché adottino la Carta di Pisa. Fe-deltà alla Repubblica e alle sue leggi, imparzialità, disciplina e onore. Sono principi che la nostra Costituzione ri-chiede a chi riveste un incarico pub-blico e a chi opera all’interno delle istituzioni. Parole che devono tradur-si in comportamenti.

*Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico

Oltre duecento amministratori nel mirino dei boss

nell'ultimo anno. Un dossier di "Avviso Pubblico"

fa il punto sulla lotta alle organizzazioni criminali.

A Pisa firmato il primo codice etico per prevenire

infiltrazioni mafiose e corruzione

di Pierpaolo Romani*

>> istituzioni

Enti locali e regionicontro le mafie

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Le proposte per rivedere un testo approvato in fretta ma destinato a diventare punto di riferimento. Libera: «insieme a magistrati e associazioni chiediamo modifiche e integrazioni per rafforzare lotta alle mafie»

di Norma Ferrara

istituzioni <<

Dal 1998 si lavora per realiz-zare un testo unico in ma-teria di leggi antimafia. Ep-pure viste le imprecisioni e

le dimenticanze contenute nel corpus di leggi pubblicato nella Gazzetta uf-ficiale lo scorso 28 settembre, sembra che l’oblio (per i primi anni) e la fretta (degli ultimi mesi) abbiano giocato a sfavore di questo “Codice unico” porta-to in parlamento quest’estate, oggetto di numerose osservazioni e diventato legge dal 13 ottobre. Una richiesta, quella di un codice antimafa, che ar-rivava da politici, tecnici, magistrati, dalla società civile e dalla rete di asso-ciazioni di Libera. L’associazione fon-data da Luigi Ciotti – come ci racconta il responsabile del settore “Beni confi-scati” dell’associazione, Davide Pati «ha portato il suo contributo, insieme ad altre associazioni e organizzazioni (Associazione nazionale magistrati, Avviso Pubblico, Centro studi Pio La Torre, Fondazione Chinnici, Cgil) al dibattito che si è aperto dopo la pre-sentazione della prima versione del codice antimafia – e molte richieste di modifica e integrazione erano sta-te recepite dalla Commissione giusti-zia della Camera». Ma il Consiglio dei ministri del 3 agosto ha ritenuto di accogliere solo in parte quelle osser-vazioni e oggi la situazione è ancora incerta. «Va sicuramente registrata, con favore, la scelta dello stralcio delle norme di diritto sostanziale e proces-suale, che consentirà di avere un tem-po adeguato per fare un riordino nella materia così complessa e articolata, avendo chiaro l’obiettivo di salvaguar-dare i principi della Rognoni La Torre e di rendere più efficace il contrasto al rapporto tra mafia e politica – con-tinua Pati». Il dato positivo è che si arriva per il primo anno alla Giornata della Memoria e dell’Impegno con un “Codice antimafia” approvato dal par-lamento ma nonostante i passi avan-ti appena elencati, molti rimangono i nodi da sciogliere. Fra questi Libera non nasconde una «forte preoccupa-zione» che riguarda i tempi imposti nel codice antimafia alla confisca dei beni e quello sulla possibilità di revo-ca rispetto alle confische definitive. Non solo modifiche che rischiano di “snaturare” la Legge Rognoni La Torre e la successiva 109/96 sul riutilizzo a fini sociali ma anche integrazioni per

incidere sulle debolezze dell’attuale normativa. In particolare: provvedere a ripristinare le somme necessarie per il Fondo unico per la Giustizia (in so-stegno alle vittime dei reati di stampo mafioso, gestione beni e molto altro) modificare la disciplina sulle aziende confiscate evitando il loro fallimento, sgravare i beni da ipoteche bancarie. Ma anche, incidere sui rapporti ma-

fia e politica, sui reati come l’autorici-claggio, abolire ogni discriminazione a danno dei familiari di vittime delle mafie, tutelare i testimoni di giustizia, introdurre i reati contro l’ambiente e contro la persona, rafforzare strumen-to intercettazioni e recepire, attuan-dole, norme anticorruzione. Una sorta di piano “Salva – Italia” che la società civile organizzata attende da anni.

Un codice antimafia da migliorare

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di Francesca Rispoli

Anche quest'anno è stata massic-cia l'adesione dei gruppi giova-nili alla Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle

vittime delle mafie. Singoli, scuole, par-rocchie e associazioni hanno risposto alla proposta di Libera di ritrovarci in piazza come momento di sosta tra un lungo per-corso di preparazione e un altrettanto lun-go percorso di impegno.Facciamo una panoramica di ciò che si è mosso "verso" il 17 marzo 2012. Centina-ia di incontri all'interno delle scuole (ne stimiamo, su tutto il territorio nazionale, oltre duemila nel solo periodo da gen-naio a marzo) che hanno posto al centro principalmente il tema della memoria, dell'informazione, della presenza crimina-le su tutto il territorio nazionale e a livello transnazionale.

Parallelamente un importante lavoro all'interno delle università, organizzato autonomamente dai gruppi studenteschi o promosso dai docenti, con incontri se-minariali e assemblee (oltre al costante lavoro legato alla didattica).Nel campo dell'extrascuola invece, le varie associazioni giovanili, in collaborazione con i coordinamenti e i presidi di Libera, si sono rese promotrici su tutti i territori di organizzare momenti di dibattito, proie-zioni cinematografiche, spettacoli teatrali e momenti aggregativi (anche saporite cene della legalità) al fine di preparare la cittadinanza locale alla celebrazione nazionale della Giornata. Molti di questi gruppi realizzeranno anche, in occasione del 21 marzo, momenti specifici di memo-ria e impegno nel proprio contesto, come la lettura dei nomi delle vittime delle ma-

fie. Tutto il lavoro vede un coordinamento nazionale, con una struttura leggera che ci siamo dati da quattro anni. Infatti è or-mai consolidata una modalità di lavoro che prevede alcuni incontri durante l'arco dell'anno con le dirigenze nazionali delle associazioni giovanili e studentesche che aderiscono a Libera, in modo da condivi-dere un piano di azioni comuni per l'anno sociale.Tra queste azioni sicuramente il lavoro "verso" il 21 marzo rappresenta la tappa più importante, ma non l'unica. Infatti il 21 marzo è per noi un trampolino verso l'estate e verso le proposte di impegno gio-vanile che vengono da noi promosse. Tra queste sicuramente un posto di rilievo è occupato dalla campagna Estate Liberi, che vede ogni anno lo sviluppo del nume-ro e della diffusione territoriale dei campi di volontariato sui beni confiscati alle ma-fie. Ma se i campi rappresentano un'occa-sione di impegno diffuso, che può anche costituire la prima porta aperta sull'an-timafia sociale, c'è anche la possibilità di lavorare con coloro che già rivestono un ruolo all'interno della rete e che dunque hanno già deciso di assumersi la propria quota di responsabilità. E' il caso del Ra-duno nazionale dei giovani di Libera, giun-to alla sua terza edizione, che si svolgerà a luglio nel bene confiscato a Borgo Sa-botino (Latina). Sarà ancora una volta un momento di formazione interno alla rete, rivolto ai tanti ragazzi che, seppur giova-nissimi, dedicano buona parte del proprio tempo libero al lavoro all'interno dei presi-di di Libera e consentono alla nostra rete di essere sempre in rinnovamento e ricca di energie giovani.

Antimafia in movimento verso Genova

Da tutta Italia, studenti, insegnanti, scuole e gruppi giovanili per la giornata del 17 marzo a Genova, la tappa di un percorso che dura 365 giorni l'anno e continuerà con i campi di lavoro e studio in estate, dal Nord al Sud del Paese

>> antimafia sociale

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13verità e giustizia - 12 marzo 2012

Un prato, alcuni fiori colorati, delle mani che li spezzano. E poi altre, più piccole, che dallo stesso prato li raccolgono. Con queste immagi-

ni si apre lo spot ufficiale della XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno in onda sulle reti Rai dal 12 al 17 marzo. Questa “pubbli-cità” sociale che invita ad andare a Genova è stata ideata, anche quest’anno, dai ragazzi del Marano Spot Festival, in collaborazione con Libera e il segretariato sociale della Rai e sarà trasmessa sul servizio pubblico radio-televisivo. I giovani hanno lavorato durante l’anno, con il prezioso sostegno dei familia-ri delle vittime delle mafie, in particolare quest’anno seguiti da Alessandra Clemente e Veronica Montanino, e del gruppo che da anni anima questo progetto. L’idea dello spot è efficace e ha scelto come claim “Potranno

strappare tutti i fiori ma non potranno fer-mare la primavera”. Lo spot è patrocinato da Pubblicità Progres-so con il supporto del Segretariato Sociale della Rai ed è promosso da Libera e realiz-zato nell’ambito delle attività del Marano Ra-gazzi Spot Festival -settore Educazione alla Legalità U.S.R. Campania con la partecipa-zione della Direzione Didattica La Maddale-na Scuola Primaria “G. Daneo” Genova, Con-sorzio Scuole Città di Marano, IV Istituto Comprensivo “G. Marconi” Lentini SR . Du-rante la conferenza stampa di presentazione della Giornata di Genova, che si è tenuta alla Rai lo scorso 7 marzo, hanno preso parte alcuni dei ragazzi di Marano che hanno sot-tolineato divertimento, importanza e signifi-cato simbolico del progetto portato avanti. Ma anche la consapevolezza del ruolo svolto

con questo lavoro, sintetizzata nelle parole: “noi lo sappiamo che le cose che facciamo sono piccole ma rimangono pur sempre del-le cose”. Così per una volta i giovani diventa-no protagonisti non solo della giornata ma anche della comunicazione che la precede e la lancia. Il tutto direttamente dagli schermi del servizio pubblico, che lo trasmetterà in diverse fasce orarie di programmazione. E così i media ne parleranno e le parole saran-no proprio quelle che arrivano direttamente dai giovani impegnati in prima linea nel resi-stere alla violenza e costruire con la cultura il vero antidoto al diffondersi delle mafie, an-che al Nord. Lo spot verrà trasmesso: lunedì 12 marzo alle ore 19.25 su Rai due, e nella stessa giornata alle 23.00 su Rai tre. Il giorno successivo, il 13 marzo un altro passaggio televisivo dello spot sarà alle 13.27 su Rai Uno, per poi spostarsi su Rai Tre alle 19.55. A meno tre giorni dalla manifestazione, il 14 marzo lo spot sarà trasmesso durante il pomeriggio alle 15.40 e poi alle 18.10 sulla terza rete. Per maggiori informazioni www.libera.it e www.segretariatosociale.rai.it. Nei prossimi giorni anche altre trasmissioni del servizio pubblico si occuperanno della Gior-nata di Genova, attraverso la voce dei fami-liari delle vittime, che saranno circa 500 il 17 marzo, in rappresentanza di circa 5000 fami-liari. Un percorso accompagnato da una fitta rete di attività di informazione e formazione che corre anche sul web, sui social network e attraverso radio e tv locali, anche a Geno-va. Fra gli altri, un racconto, provincia per provincia, sul portale di Libera Informazione su Mafie e antimafia in Liguria e quella del media partner dell’iniziativa nella regione, il portale “Mentelocale.it”.

Dalla Campania alla Liguria, giovani studenti hanno realizzato il video trasmesso in Rai per la Giornata della Memoria del 17 marzo a Genova. Lo slogan: "Potranno strappare tutti i fiori ma non fermeranno la primavera"

Uno spot per Liberadi Norma Ferrara

Il progetto è patrocinato da

Pubblicità Progresso con il supporto del

Segretariato Sociale della Rai ed è

promosso da Libera e dal Marano Spot

Festival

i media ne parlano <<

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14 verità e giustizia - 12 marzo 2012

Per la prima volta in ventinove anni il Dipartimento di Stato americano inserisce la Santa Sede nell'analisi annuale sul

riciclaggio di denaro sporco. Una no-tizia che ha suscitato preoccupazione, e pronte rettifiche in Vaticano. Nell'In-ternational narcotics control strategy report del 2012, riferito quindi ai dati del 2011, gli Usa inseriscono il Vaticano tra i paesi con “Jurisdiction of concern”. Una situazione che suscita preoccupa-zione, potenzialmente. La classifica-zione dei singoli stati fatta dal Diparti-mento di Stato è divisa in tre tipologie: jurisdiction of primary concern, juri-sdiction of concern e altre giurisdizioni monitorate. Nella prima lista figurano Usa, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna. Grandi economie vulnerabi-li agli attacchi dei riciclatori di denaro sporco, frutto per lo più dei traffici di droga, armi, esseri umani. Gli affari che arricchiscono le mafie, o i gruppi terro-ristici.Gli stati presenti nella seconda catego-ria, tra i quali appunto la Santa Sede, presentano minori preoccupazioni rispetto ai precedenti, anche perchè hanno sistemi economici più picco-li, ma non per questo possono essere sottovalutati. Sono quei paesi che per gli Usa possono avere istituzioni finan-ziarie coinvolte in transazioni relative a somme significative di provenienti illeciti; che presentano vulnerabilità al riciclaggio di denaro nonostante le con-tromisure legislative adottate. Viene considerata, inoltre, la natura e il livello del riciclaggio; e l'adozione o meno di misure legislative per contrastare il fe-nomeno. Tra gli elementi di preoccupa-zione, che hanno spinto il Dipartimen-to Usa a considerare il Vaticano come un potenziale hub per ripulire denaro sporco ci sono i ritardi nell'introdu-zione di una legislazione sull'antirici-claggio, promulgata dalla Santa Sede soltanto nel 2010. Inoltre, la mancata adesione o ratifica alle convenzioni internazionali. Dalla convenzione Onu contro la corruzione, oppure contro il sistema di finanziamento dei gruppi terroristici, quella contro la criminali-tà organizzata transnazionale, oppure i sistemi internazionali che prevedono sanzioni o congelamento di beni e capi-tali a gruppi terroristici e organizzazio-ni criminali.La pubblicazione del rapporto Usa ha

visto una pronta risposta vaticana. Pa-dre Agostino Lombardi, responsabile della sala stampa vaticana, ha dichia-rato: «E' naturale che la Santa Sede sia recensita nel Rapporto in questa cate-goria. Questa è infatti la categoria in cui si trovano i Paesi che sono oggetto di ulteriore valutazione quanto all'effi-cacia delle normative contro i crimini finanziari.Ciò corrisponde alla situazione attuale della Santa Sede, che – ha sottolineato Lombardi - ha fatto domanda di avvia-re il processo di valutazione da parte di Moneyval, processo che - com'è noto - è in corso e richiederà ancora diverse tappe e diverso tempo. La Santa Sede ha già messo e sta attivamente metten-do a punto leggi, regolamenti e provve-dimenti in tal senso. Si può osservare,

ad esempio - come appare da una delle tabelle - che il Rapporto in questione riguarda lo scorso anno e quindi non è ancora informato della recente ratifi-ca da parte della Santa Sede di alcune convenzioni internazionali, avvenuta appunto in gennaio». Una difesa che serve sottolineare le iniziative prese dal Vaticano per entrare nella white list dei paesi impegnati nel contrasto al rici-claggio. Tuttavia, la mancanza di una legislazione adeguata, e numerosi rap-porti con la zona grigia del riciclaggio e del malaffare hanno fatto guadagnare alla Santa Sede la nomea di paese off-shore. Un paradiso fiscale nel cuore di Roma. Serve molto lavoro e molta tra-sparenza per uscire dalla lista dei paesi che potenzialmente possono trasfor-marsi in hub della finanza criminale.

Il Vaticano è un hub potenziale per il riciclaggio di denaro

L'analisi del Dipartimento di Stato Usa tratta per la prima volta della Santa Sede. Dal ritardo nell'introduzione di una seria normativa contro i crimini finanziari, alla mancata ratifica delle principali convenzioni internazionali antimafia

>> internazionale

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15verità e giustizia - 12 marzo 2012

dai territori <<

a cura di Norma Ferrara

Tre arresti nel capoluogo emiliano romagnolo, eseguiti dai ca-rabinieri del Ros. Si tratta di Francesco Agostinelli, 46 anni di Urbino, il 31enne catanese Francesco Sinatra, e Salvatore Di Puorto, 38 anni, originario del Casertano e fratello di Sigismon-do Di Puorto, sono finiti in manette con l’accusa di estorsione e rapina in concorso con l’aggravante dei metodi mafiosi.

Emessi quattro mandati di arresto a carico dei presunti esecutori del-la strage che il 19 luglio del 1992 a Palermo costò la vita al giudice Pa-olo Borsellino, agli agenti di scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La Dia ha notificato i provvedimenti a Sal-vatore Madonia, Vittorio Tutino e Salvatore Vitale e Calogero Pulci; quest’ultimo per calunnia.

Emilia - Romagna

Sicilia

Il Quotidiano della Calabria lancia l’iniziativa: dedichiamo la giorna-ta dell’Otto marzo all’impegno della memoria di Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola e all’impegno di chi, come Giuseppina Pesce, ha fatto la faticosa scelta di credere nelle Istituzioni piuttosto che nel sistema mafioso di cui il suo cognome è emblema.

Calabria

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16 verità e giustizia - 12 marzo 2012

Il denaro non ha odore, si sa, ma la-scia una traccia. Difficile da seguire, da intercettare e da sequestrare. Ep-pure è proprio seguendo i “picciuli”,

e la strada che fanno per essere ripuliti, che si può sferrare un duro colpo alle organizzazioni criminali. “Follow the money”, segui il denaro, e troverai i col-pevoli. E’ questo il tema conduttore del libro, “Soldi sporchi”, scritto a quattro mani da Pietro Grasso, procuratore na-zionale antimafia, e da Enrico Bellavia, giornalista de La Repubblica. Partendo dai guadagni smisurati delle organizza-zioni criminali, e dalla ripulitura neces-saria per utilizzarli nel circuito legale, gli autori tratteggiano una lunga scia di crimini mafiosi. Illeciti profitti che deri-vano, per la maggior parte, dal traffico di droga. L’eldorado delle mafie di tutto il mondo, pronte a collaborare tra loro per mantenere un business molto remu-nerativo.Dal grande balzo di Cosa nostra, che ne-gli anni ‘70 deteneva, assieme alla mafia turca l’esclusiva del traffico internazio-nale di eroina, raffinata in Sicilia e smer-ciata in Europa e Usa. Fino ai calabresi della ‘ndrangheta, broker internazionali indiscussi del traffico di cocaina. Le ma-fie Italiane giocano un ruolo importan-te sia nel trafficare, che nell’ingegnarsi il modo di riciclare i proventi. Tanti, troppi, da perderne addirittura il conto. Così, tolto il necessario per continua-re le attività criminali, i profitti ripuliti grazie all’ausilio di prestanome, colletti sporchi, faccendieri, vengono reinvestiti nell’economia legale. Appalti pubblici, costruzioni, grande distribuzione, tra-sporti, ristorazione e turismo. Non c’è un solo settore economico-produttivo in Italia al sicuro dall’infiltrazione di de-naro sporco. Con la crisi, si sa, il denaro,

specialmente liquido, è ben accetto.L’Italia, tuttavia, non è esposta soltanto ai rischi delle mafie nostrane, ma attira anche gli appetiti di grandi gruppi crimi-nali stranieri. I russi prima di tutto, ma anche i cinesi non sono da poco. Scri-vono gli autori: «Ammettiamolo: ormai è una realtà accertata che l’Italia è ter-ra di conquista per criminalità di altra provenienza». Il nostro Paese, così come la maggior parte dei paesi ricchi, attrae capitali sporchi, dei quali difficilmente è riscontrabile con certezza la provenien-za. Sono troppi gli intoppi burocratici, i differenti principi legislativi degli stati coinvolti. Lungaggini su lungaggini. Sa-rebbe come voler inseguire un missile con una lambretta.I canali del riciclaggio, inoltre, consen-to contatti tra vari gruppi criminali. Accordi impensabili sui quali, avver-tono gli autori, non è possibile avere la comprensione degli effetti di lunga durata. Accordi tra mafie, come la “Su-percupola” di cui parlò in Commissione antimafia nel 1992 il pentito Leonardo Messina: «Hanno dato a noi la rappre-sentanza di tutte le organizzazioni». Oppure, gli accordi transnazionali tra siciliani e russi per organizzare i grandi traffici di droga, armi, e componenti nu-cleari. Accordo oggetto di un’audizione al Senato del direttore dell’Fbi. Oppure i contatti tra boss camorristi e terroristi islamici, i patti tra i narcos colombiani e messicani con i servizi iraniani. Gli affa-ri sono tanti, i soldi ancor di più e i modi per riciclarli potenzialmente infiniti. La speranza, per gli autori ma anche per i lettori, che si creino strumenti sempre più stringenti per poter verificare la provenienza e la natura di capitali che troppo facilmente vengono accolti dalle nostre banche.

Mafie, questione di soldidi Gaetano Liardo

>> libri

Pietro Grasso con Enrico Bellavia SOLDI SPORCHI Dalai editore, Milano, 2011 pp. 359, 18.00 euro

LIBRI

Page 17: Verità e giustizia

17verità e giustizia - 12 marzo 2012

“Per aver denunciato questa verità io rischiai con-seguenze professionali gravissime, e forse questo lo avevo pure messo nel conto, ma quel che è peggio il Consiglio superiore immediatamente scoprì quale era il suo vero obiettivo: proprio approfittando del problema che io avevo sollevato, doveva essere eli-minato al più presto Giovanni Falcone. E forse questo io lo avevo pure messo nel conto perché ero convinto che lo avrebbero eliminato comunque; almeno, dissi, se deve essere eliminato, l’opinione pubblica lo deve sapere, lo deve conoscere, il pool antimafia deve morire davanti a tutti, non deve morire in silenzio. L’opinione pubblica fece il miracolo, perché ricordo quella caldissima estate dell’agosto 1988, l’opinione pubblica si mobilitò e costrinse il Consiglio supe-riore della magistratura a rimangiarsi in parte la sua precedente decisione dei primi di agosto, tant’è che il 15 settembre, se pur zoppicante, il pool antimafia fu rimesso in piedi. “. Nello stesso intervento commentò la mancata nomina di Falcone: “Si aprì la corsa alla successione all’ufficio istruzione al tribunale di Pa-lermo. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio comple-anno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo: preferì Antonino Meli.”

Paolo Borsellino ( Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)Un passaggio dell’intervento pubblico alla Biblioteca Comunale di Palermo il 25 giugno 1992

IPSE DIXITLa morte del pool antimafia

a cura di Norma Ferrara

di Paolo Borsellino

rubriche <<

Page 18: Verità e giustizia

18 verità e giustizia - 12 marzo 2012

Verità e giustizia newsletter a cura della Fondazione Libera InformazioneOsservatorio nazionale sull’informazione per la legalità e contro le mafie

Sede legalevia IV Novembre, 98 - 00187 Romatel. 06.67.66.48.97www.liberainformazione.org

Direttore responsabile:Santo Della Volpe

Coordinatore:Lorenzo Frigerio

Redazione:Peppe Ruggiero, Antonio Turri,Gaetano Liardo, Norma Ferrara

Hanno collaborato a questo numero:Francesca Rispoli, Tiziana Apicella, Davide Pati, Ufficio Stampa di Libera, Pierpaolo Romani

Grafica:Giacomo Governatori