Venerdi 9 gennaio 2009
veritàegiustizia
L’appello - Tavola della pace PAG. 4
Alla ricerca della statuetta
perduta. E la verità?
PAG. 5
Pd, dalla questione morale
al garantismo
PAG. 7
Editoriale di Roberto Morrione
Newsletter di approfondimento di Libera Informazione N°21
Territori PAG. 6
Riavviando la nostra presenza editoriale nel primo scorcio del 2009
vorremmo parlare solo delle tante scadenze che sono di fronte a Li-
bera Informazione sul terreno della legalità e contro le mafie.
Ci sono però due temi così inquietanti , anche se diversi, da pesare
oggi come macigni su qualsiasi specifico impegno civile e sociale.
Non vogliamo e non possiamo evitarli, perché bussano alla nostra
coscienza, prima che alla ragione. Il primo è quanto sta accadendo a
Gaza, dove il massacro della popolazione civile causato dall’offensi-
va israeliana e la disumana condizione a cui sono costretti oltre due
milioni di palestinesi, come in un’immensa prigione, pongono un
drammatico interrogativo ai governi, alle istituzioni internazionali,
all’opinione del mondo. Far cessare la guerra, imporre almeno una
tregua duratura per costruire le condizioni di un dialogo, al di là delle
enormi responsabilità delle due parti in conflitto e dei soggetti inter-
nazionali che avrebbero dovuto intervenire ben prima o delle ango-
scianti prospettive che si aprono nel futuro del Medio Oriente e della
sicurezza di tutti, è un imperativo imposto da elementari ragioni di
umanità. Il monito e l’appello lanciato dalla Tavola della Pace, al
quale aderiamo senza riserve e che pubblichiamo, richiama quei
diritti all’esistenza e alla pace che sono alla base di tutti gli altri dirit-
ti. Non possiamo non osservare invece come l’informazione nel no-
stro Paese, a partire dai TG, con ben poche eccezioni, anteponga
ancora le analisi politiche, le posizioni ideologiche, lo schierarsi
acritico, alla onesta descrizione di quanto di orribile e inaccettabile
sta accadendo.
Il secondo tema, direttamente connesso all’impegno di Libera Infor-
mazione, è la questione morale. Le inchieste della magistratura, che
hanno investito come una tempesta alcune amministrazioni del cen-
tro-sinistra ed esponenti del PD, vanno ben al di là dell’aspetto giudi-
ziario, da verificare caso per caso, comunque relativo a un’esigua
minoranza dinanzi a migliaia di amministratori onesti che affrontano
correttamente la responsabilità assegnata loro dai concittadini. Si
pone invece in evidenza qualcosa di più grave, che ha investito e
corrotto la politica nel suo ormai evidente distacco dal Paese, dalla
società civile, dai problemi dei cittadini, in una sorta di generale
deriva del costume e dell’etica di fronte all’obiettivo di esercitare il
potere a ogni costo, di procurarsi uno “status” personale di protago-
nismo, di allearsi in una politica di scambio con imprenditori potenti
e spregiudicati, o a volte addirittura pregiudicati, come nel caso dei
Romeo e dei Ligresti. Un male sottile che si è insinuato in chi, a
sinistra, era pur erede di una tradizione di pulizia morale e anche di
una reale diversità di scelte e di comportamenti orgogliosamente
rivendicata. Problemi enormi, dei quali non si può non vedere il
peso sui percorsi di legalità che vanno conquistati non solo nelle
regioni meridionali occupate dalla sub-cultura dell’omertà, dell’in-
differenza, nella contiguità e nella complicità offerte alle mafie da
segmenti sempre più ampi del personale politico e amministrativo.
Ricambio dei gruppi dirigenti nei territori e al centro, radicale puli-
zia, rinnovamento, riorganizzazione, con i fatti e le scelte operative,
non a parole, ma soprattutto una profonda, spietata analisi dei perché
non si è combattuto nei modi e nei tempi giusti la crescente deriva
culturale e del costume. E’ ciò che occorre e va fatto subito. Colpi-
sce dolorosamente che, mentre negli Stati Uniti l’apertura di indagi-
ni e anche solo il sospetto di una corruzione da parte di importanti
personaggi politici dello schieramento vincente, un governatore
come un neo-ministro, portino automaticamente alle loro dimissioni,
in Italia e di fronte a situazioni più gravi e conclamate, questa sia
l’ultima delle preoccupazioni…
Ed è su questo scenario desolante, nel quadro di una crisi economica
senza precedenti, di un Paese frustrato e in declino, di un “governo
del principe” sordo alla dialettica di una vera democrazia, che si
delineano le battaglie sulla Giustizia e sull’informazione, due pila-
stri di libertà sanciti dalla Costituzione oggi attaccati frontalmente.
Vedremo se dal laborioso iter del ministro Alfano avviato in Parla-
mento e al chiuso del dicastero uscira’ qualcosa di diverso dalla
ripetuta volontà , più volte ribadita e gridata dal premier, di porre i
magistrati sotto la pelosa e pesante tutela dell’Esecutivo, se non si
vorrà intaccare il principio costituzionale della separazione dei pote-
ri, se si vorrà realmente dialogare con un’opposizione che a sua
volta non venga meno all’impegno solennemente ribadito di voler
difendere l’autonomia dei magistrati e la Costituzione.
C’è un enorme bisogno di una Giustizia veloce e attenta alle neces-
sità dei cittadini, ma uguale per tutti e non certo manovrata dal pote-
re politico e dal governo, come di un’informazione più coraggiosa e
più libera, non asservita ai poteri dominanti, né priva della libertà,
che è poi un dovere etico e professionale, di dare ai cittadini tutte le
notizie possibili sulle inchieste giudiziarie in corso, a partire dalle
intercettazioni telefoniche così temute trasversalmente dal sistema
politico.
E’ su questo preoccupante sfondo che affrontiamo il nuovo anno,
nello stesso spirito con il quale siamo nati all’interno di Libera e
riaffermando con forza l’impegno a cercare Verità e Giustizia.
Sommario: I media ne parlano: Facebook le mafie e il padrino 2
Internazionale: Gaza today 2
Mosaico di Pace: Piombo fuso per i bambini 5
Articolo 3: Commissione Antimafia 5
Rassegna stampa 5
veritàegiustizia Pagina 2
I media ne parlano: Facebook le mafie e il Padrino
Il web 2.0 è nato con l'evolversi delle tecnologie: connessioni
più veloci e tecnologie multifunzioni a costi contenuti
(cellulari capaci di fare foto, video e navigazione su internet,
macchine fotografiche digitali, ecc.) hanno consentito uno
sviluppo orizzontale della rete permettendo a chiunque di
creare materiale multimediale e di caricarlo su internet. Men-
tre con il web normale coloro che inserivano e gestivano i
contenuti erano pochi ed esperti, oggi tutti possono farlo.
Con questo nuovo fenomeno sono nati i social network, una
delle forme più evolute di comunicazione in rete, siti che
consentono l'apertura di propri spazi individuali messi in
contatto tra di loro. Il fenomeno dei social network è nato
negli Stati Uniti e si è sviluppato attorno a tre grandi filoni
tematici: l'ambito profes- sionale, quello dell'a-
micizia e quello delle rela- z i o n i
amorose. Attualmente, i
due social network più
gettonati sarebbero Fa-
cebook e Myspace,
rispettivamente con
132 e 117 milioni di
utenti, con il sorpasso
del primo sul secon-
do nell'aprile del 2008.
Facebook è stato fondato il 4 feb-
braio 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca dician-
novenne e studente presso l'università di Harvard.
Nacque come sito a cui si potevano iscrivere gli studenti uni-
versitari per poter comunicare tra di loro. Con il passare degli
anni l'utenza si evolse e tra gli iscritti iniziarono ad apparire
imprenditori, impiegati, ma anche studenti delle scuole supe-
riori e medie. Il nome del sito si riferisce agli annuari con le
foto di ogni singolo membro (facebooks) che alcuni college e
scuole preparatorie statunitensi pubblicano all'inizio dell'anno
accademico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale
della facoltà come una via per conoscere le persone del
campus. Il funzionamento ed il successo è dovuto alle possi-
bilità date agli utenti: creare profili che spesso contengono
foto e liste di interessi personali, scambiare messaggi privati
o pubblici e creare o aderire a gruppi di amici. La visione dei
dati dettagliati del profilo è ristretta ad utenti della stessa rete
o di amici confermati.
Oggi attraverso una verifica interna ci si accorge che Facebo-
ok potrebbe essere diventato oggetto di interesse e mezzo di
diffusione della cultura mafiosa. Esistono tre mezzi strutturali
: i gruppi, gli utenti, e le pagine.
Ci sono utenti che si fingono boss della mafia (Matteo Messi-
na Denaro, Francesco Schiavone giusto per fare qualche e-
sempio) e che aprono degli account dove inserire le notizie
che riguardano i processi al boss, o anche la descrizione della
cella in cui il mafioso è incarcerato. Questi utenti hanno degli
amici che sono utenti a loro volta e che condividono gli inte-
ressi e vogliono essere informati in tempo reale delle notizie
che vengono inserite dal presunto boss. Questo gruppo di
utenti può poi formare un gruppo (Provenzano fans club,
Gruppo creato per la santificazione di Bernardo Provenzano,
giusto per dirne alcuni) e la propaganda si sviluppa esaltando
le figure classiche degli “uomini d'onore” (Riina e Provenza-
no, in primis) e per riproporre i temi cari ai mafiosi: la revisio-
ne dei processi e un aggiustamento del 41 bis.
Ma ci sono anche utenti che semplicemente creano delle pagi-
ne come spazi di interesse interattivi di cui diventare fan, (ad
esempio esistono pagine dedicate al “Tiramisù”, ai
“Barbapapà”, a “Scoppiare la carta da imballaggio”, all'
“L'uomo focaccina”, a “Dormire”, al “Gelato”). La pagina
Totò Riina...il vero capo dei capi aperta da un utente ha 6.224
fans.
Per capire un simile fenomeno bisogna considerare il forte
fascino che esercitano le figure dei boss, quali uomini anti
sistema, sugli adolescenti e sulle persone con una debole per-
sonalità e la sterminata capacità delle mafie di diffondesi a
livello culturale non tralasciando mai nessuno strumento. Co-
me rileva il Procuratore Nazionale Antimafia
Piero Grasso: «I mafiosi si muovo-
no nel mondo globale a
grande velocità, sono
sempre i più svelti ad a-
dattarsi alle novità». Per
questo motivo un'inchiesta
che sarà aperta dalla Procura
della Repubblica di Palermo
nei prossimi giorni proverà
ad accertare quanto lunga sia
la mano delle mafie su Facebook. Con-
siderando sempre che il confine fra chi è diventato
"amico di Totò Riina" e chi invece lavora per la diffusione di
una cultura mafiosa è sottile e scivoloso.
Come agire davanti a un fenomeno di questo genere? Sempre
secondo Pietro Grasso: «Oscurare il sito non serve. Contro chi
inneggia a quei boss bisogna scatenare una grande reazione
civile. E sommergere quegli altri con una valanga di messaggi
di segno contrario». Al momento, infatti, si sono raccolte più
di 100 mila firme su Facebook per cancellare i "sostenitori" dei
boss di Corleone.
In realtà così come la rete non deve essere utilizzata dai pedo-
fili, dai terroristi, dai nazisti per diffondere i loro elementi cul-
turali, il sentire mafioso dovrebbe essere bandito dal web. Non
esiste e non può esistere una parità di confronto e/o di dialogo
con chi distrugge la democrazia, la solidarietà e la libertà del
nostro Paese. Il boss come dono di Natale
Sulla situazione di Facebook tante sono le persone che si sono
espresse, spicca per sensibilità quella di Lirio Abbate, giornali-
sta dell’Ansa di Palermo. “Sarebbe opportuno oscurare questi
siti - commenta Abbate - Bisogna sfatare l'idea che questi sica-
ri, assassini, siano dei miti. Forse - prosegue il giornalista - i
responsabili di Facebook, americani, non si rendono conto
della gravità di questo fatto. Non capiscono e non conoscono i
pericoli che corre la Sicilia”. In effetti la morale americana è
più sensibile a certi temi che ad altri, e il mito del mafioso vie-
ne alimentato da tanti gadget, film, videogames di produzione
americana. Proprio nel periodo natalizio appena terminato ab-
biamo potuto rivedere un grande classico del genere: la saga
Pagina 3 veritàegiustizia
In questa edizione della newsletter la redazione di Libera Infor-
mazione ha deciso di lasciare lo spazio solitamente dedicato ad
“antimafia online” all’unica fonte di informazione diretta sulla
guerra in corso nella Striscia di Gaza. Il blog gazato-
day.blogspot.com è gestito, tra mille difficoltà, da Sameh A.
Habeeb. Giovane palestinese è l’unico giornalista a poter nar-
rare in prima persona gli orrori dell’ennesima guerra israelo-
palestinese.
Tredicesimo giorno della Guerra israeliana su Gaza 770 morti,
3200 feriti molti dei quali civili
Di Sameh A. Habeeb, giornalista e attivista umanitario nella
Striscia di Gaza
1 - Tank israeliani muovono verso l’area di Abu Sha’er, vicino
l’area di Kosopheme nel mezzo della Striscia di Gaza;
2 - raid israeliano in un’area aperta a Gaza;
3 - un raid aereo colpisce la casa del signor Sameeh El nady,
area centrale;
4 - colpita la stazione di polizia Deir El Balah;
5 - un attacco aereo colpisce la municipalità di El Moghrarby;
6 - bombardata la casa della famiglia Zakout (brigate di Al-Aqsa) a
Beit Lahia;
7 - distrutto un edificio di cinque piani appartenente al signor Mer-
wan Akeel a Leit lahia;
8 - raid aereo contro la stazione centrale della polizia che fu colpita
il primo giorno di questa guerra;
9 - distrutto un palazzo di cinque piani appartenente alla famiglia
Hawari nelle vicinanze di El Zaitoun;
10 - i tank accerchiano l’area di Abu Haduf a Qarara, a nor di Khan
Younis
www.gazatoday.blogspot.com
Internazionale: Gaza Today
del Padrino. Se c'è un film che non passa mai di moda e con
le sue innumerevoli influenze ha contribuito a creare molti
film conseguenti e frasi famose quello è decisamente la
saga della famiglia Corleone. Un opera cinematografica
molto intensa e articolata, che riesce attraverso molti stereo-
tipi (le canzoni popolari, il ragù, il look, l'accento, ecc), a
mitizzare la narrazione nei diversi capitoli, rendendo l’opera
riconoscibile in ogni suo episodio. L’accento che si pone
continuamente tocca l'importanza del rispetto e dell'onore,
della sacralità del nucleo familiare e del classico e immorta-
le machismo siciliano, stereotipi cinematografici che sono
ben lontani dalla realtà della cultura mafiosa. Un cultura che
non risparmia le vite di bambine e donne, priva di qualsiasi
sacralità se non quella della violenza come fine ultimo per
acquisire e mantenere potere e arricchimento individuale.
Ma la mafia cinematografica si è presentata sul piccolo schermo
in versione italiana anche attraverso la fiction tv di produzione
“Il capo dei capi”, sulla storia del boss Totò Riina.
Risulta strana e infelice la decisione fatta in Rai e Fininvest di
proiettare proprio in un periodo in cui il target televisivo è prin-
cipalmente di bambini e adolescenti (e i tanti film della Disney,
ne sono prova studiata) la saga affascinante e mitizzande della
famiglia Corleone e il documentario su Riina, proiettati in prima
serata privi di ogni forma di approfondimento. Don Vito Corle-
one e Totò Riina hanno potuto dividersi l’auditel con film come
“La maschera di ferro”, “Miracolo nella 34esima strada”, “La
tigre e la neve”, “Chicken Little”, “Matrimonio a quattro mani”,
“Inuyasha: L’isola del fuoco scarlatto”.
GRUPPO ABELE PERIODICI - CAMPAGNA ABBONAMENTI 2009
Perché non abbonarti alle riviste del Gruppo Abele? E perché non aiutarci a diffondere le riviste?
Se lo richiedi, ti invieremo volentieri depliant di presentazione e copie saggio di "Animazione Sociale" e/o "Narcomafie".
Grazie!
Puoi chiamare allo 011 3841046 o scrivere ad [email protected]
Donne sposate
Il buio della sera di gennaio, il freddo dell’in-
verno, pochi colpi di fuc! ile cari cato coi
micidiali pallettoni usati in Aspromonte per
la caccia al cinghiale. Un modo crudele di
uccidere, ma anche una firma inequivocabi-
le. Pochi momenti che diventano lo spar-
tiacque per la borghesia di una città che da
sempre si illudeva di poter facilmente con-
trollare le “infiltrazioni”, cioè le due - tre
famiglie locali, gli ndranghetisti, i mafiosi
della vicina Barcellona, i catanesi e i
palermitani e tut"Fermatevi! Fermia-
mola!"
Quanti bambini, quante donne, quanti innocenti do-
vranno essere ancora uccisi prima che qualcuno decida
di intervenire e di fermare questo massacro? Quanti
morti ci dovranno essere ancora prima che qualcuno
abbia il coraggio di dire basta? La guerra deve essere
fermata ora.
Non c'è più tempo per la vecchia politica, per la retorica,
per gli appelli vuoti e inconcludenti. E' venuto il tempo di
un impegno forte, autorevole e coraggioso dell'Italia, della
comunità internazionale e di tutti i costruttori di pace per
mettere definitivamente fine a questa e a tutte le altre guerre
del Medio Oriente. Senza dimenticare il resto del mondo.
Giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati,
enti locali, media, scuole, parrocchie, chiese, forze politi-
che: "a ciascuno di fare qualcosa!"
"Non ci sarà pace nel mondo finchè non regnerà in quelle
terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre
avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta inte-
ro." Card. Carlo Maria Martini
I promotori dell'Appello "Dobbiamo fare la nostra scelta"
Tavola della Pace, Coordinamento Nazionale Enti Locali
per la pace e i diritti umani, Acli, Agesci, Arci, Articolo 21,
Cgil, Pax Christi, Libera - Associazioni Nomi e Numeri
contro le mafie, Legambiente, Associazione delle Ong ita-
liane, Beati i Costruttori di pace, Emmaus Italia, CNCA,
Gruppo Abele, Cipsi, Banca Etica, Volontari nel Mondo
Focsiv, Centro per la pace Forlì/Cesena, Lega per i diritti e
la liberazione dei popoli (prime adesioni) Perugia, 7 gen-
naio 2009
Incontriamoci ad Assisi
L’APPELLO - Tavola della Pace
veritàegiustizia Pagina 4
Per adesioni e informazioni:
Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 - e mail: [email protected] - www.perlapace.it
Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, via della Viola 1 (06100) Perugia - tel. 075/5722479 - fax 075/5721234 email: [email protected] – www.entilocalipace.it
Ufficio Stampa Tavola della pace
Floriana Lenti 338/4770151 tel. +39 075 5734830 - Fax +39 075 5721234
[email protected] - www.perlapace.it
veritàegiustizia Pagina 5
Ci vuole attenzione e cura
per non alimentare visioni
fuorvianti dell'Italia. Per
non alimentare il luogo
comune e facili stereotipi
all'estero. Le superbe indi-
cazioni ci giungono dalle
pagini di Chi, settimanale
gossipparo, che questa volta
si lancia in una analisi be-
nefici/danni che potrebbero
risultare dalla vittoria, agli
Oscar, del film "Gomorra". A vaticinare un impacciato Fabio
Cannavaro, novello maître à penser, che tra equilibrismi e
uscite avventate, non esce vincente dallo "scontro". Il difen-
sore del Real Madrid, pur apprezzando il libro di Saviano e il
film di Garrone, ammonisce: se Gomorra vincerà sarò con-
tento «ma non penso che gioverà all'immagine dell'Italia nel
mondo. Abbiamo già tante etichette negative». Quindi Oscar
sì, ma prudenzialmente spieghiamo che queste cose in fondo
in Italia sono limitate, e non contano granchè signor Canna-
varo? La tecnica dell'occultamento e della minimizzazione
non sembrano le strade ideali. L'eventuale colpaccio agli O-
scar di Gomorra, permetterebbe una grande visibilità a una
problematica che a molti piace tenere nascosta, relagata nel
limbo, ignorata. Si tratta della prospettiva dell' "immagine":
che vinca pure, ma che si parli poco di camorra, altrimenti
qualcuna penserà che esista veramente. Come dire, leviamo
la monnezza dal centro di Napoli, le periferie ne saranno pie-
ne ma in centro città sembra cambiato tutto. E invece il punto
sta nel messaggio veicolato, vinca (ce lo auguriamo) o non
vinca l'Oscar. Parlare d questi temi ogni giorno di più è l'uni-
ca soluzione. Una sciocca statuetta e l'ipocrisia di non soffer-
marsi su quanto il film dice, quello si che pare un metodo che
per decenni ha solamente bloccato il nostro paese.
Alla ricerca della statuetta perduta. E la verità?
di Tonio dell’Olio
Oferet Yezukà è l'espressione ebraica originale tradotta in ita-
liano con "Piombo fuso" ed è stata assunta dal governo o dal-
l'esercito israeliano per definire l'operazione militare nella Stri-
scia di Gaza.
A voi sembrerà incredibile quanto lo sembra a me che quel
nome è stato ispirato da una celebre filastrocca ebraica per
bambini. La filastrocca - ricorda il quotidiano «Israel ha-Yom»
- fu scritta dal poeta nazionale israeliano Haim Nahman Bialik
in occasione della ricorrenza ebraica di Hanukà (festa delle
luci).
«Il mio insegnante - si canta nella seconda strofa - mi ha dato
una trottola di piombo fuso. Sapete il perché? In onore della
festa di Hanukà».
Oggi al piombo fuso per le trottole si sostituisce quello per le
bombe che infliggono morte, distruzione, dolore anche tra i
bambini come si è tragicamente visto in questi giorni. I bambi-
ni israeliani e palestinesi sono certamente più saggi e più inna-
morati della vita dei rispettivi governi e desidererebbero tutti
cantare filastrocche piuttosto che dar voce alle armi.
Piombo fuso per i bambini
Il 2008 si chiude con alcune immagini che fanno il giro di tv e giornali e che danno la sensazione che questa volta le leggi dello
Stato riescano ad arrivare prima di quelle della mafia. Più di 90 uomini in Sicilia vengono arrestati con l'accusa di associazione
mafiosa proprio mentre stavano riorganizzando la Cosa "loro". Alcuni capimandamento in gran segreto, stavano inoltre dando
vita ad una sorta di nuova Commissione. Intercettazioni ambientali e telefoniche hanno permesso agli uomini dei reparti speciali
della Dda di Palermo non solo di far scattare il blitz ma anche di scoprire nuovi e vecchi equilibri di Cosa nostra. Un segnale
decisivo sul versante repressivo della lotta alla mafia che fa ancora una volta sentire il fiato sul collo ai mafiosi siciliani. il 2008
si chiude anche con altre immagini che arrivano dalla Calabria, da Rosarno. Qui cittadini extracomunitari di nazionalità africana
subiscono l'attacco delle 'ndrine ma anzichè abbassare la schiena come fanno i cittadini italiani da decenni, sfidano le leggi della
'ndrangheta e denunciano. Per loro alle difficoltà quotidiane del vivere di lavoro nero e vivere in condizioni igenico - sanitarie
oltre i limiti stabiliti dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani, si aggiunge un altro fattore: essere diventati gli unici a fare
la resistenza in questo angolo di Calabria. Il 2009 si apre con due immagini che ci ricordano che queste due storie, quella sicilia-
na e quella calabrese, si possono raccontare oggi perchè c'è qualcuno che anche nel giornalismo ha
dato la vita per l'informazione "etica". Il 2009 si apre con il ricordo di Pippo Fava e di Beppe Alfa-
no: semplicemente due giornalisti. Due cronisti di troppo in terre con la mafia "di troppo".
La rassegna stampa
Calabria
Rosarno, città della rinascita e della vergogna. Luogo
dove ogni regola è sconosciuta, capovolta, ignorata. Qui i
cittadini extracomunitari di Rosarno, i primi a denunciare
in quel paese alcuni uomini della 'ndrangheta solo qual-
che settimana fa, oggi continuano a vivere in quelle con-
dizioni sotto il mirino delle 'ndrine e l'indifferenza delle
istituzioni. Mentre il freddo avanza e la situazione non
sembra migliorare, continua ad essere prezioso il contri-
buto di Medici Senza Frontiere, l'attenzione posta
dal portale terrelibere.org (che già aveva condotto un'in-
chiesta nel 2006, si propone di tenere accesi i riflettori su
Rosarno e sulla situazione della ex-Cartiera) e di alcuni
volontari.
Leggi l’intero articolo sul sito di Liberainformazione
Campania
Se lo chiedono in molti già da tempo e in altrettanti provano a fornire le prime possibili previsioni. E la domanda è: dopo Seto-
la? Setola rimane l'ultimo braccato e disorientato alfiere del clan Bidognetti, oramai decimato da arresti, pentimenti eccellenti e
confische. Il suo arresto potrebbe,determinare il problema della "giurisdizione" sui feudi un tempo di competenza del vecchio
boss....
Leggi l’intero articolo sul sito di Liberainformazione
Dai territori: voci e notizie dalle regioni d’Italia
Sicilia
1984 - 2009 mafia e informazione scorrono incrociandosi
sull'asse temporale che lega il ricordo di un cronista /scritto-
re ad una città oggi "devastata in silenzio e nel silenzio di-
menticata". 25 anni dopo Catania ha ricordato il giornalista,
direttore de I Siciliani, ucciso dai boss catanesi per aver scrit-
to sul suo giornale nomi e cognomi di chi allora come oggi
"comandava a Catania". In questi giorni nella città etnea Pip-
po Fava lo si è ricordato così: informazione di base, siti web,
ragazzi, incontri, dibattiti, progetti e una parola su tutte: "fare
rete contro la mafia". E anche contro il monopolio editoriale
che allungate le mani sulla città ostruisce anche il cammino ai
piccoli giornali di quartiere (come La Periferica.it, oggi al suo
secondo anno di denunce e racconti del quartiere di Librino e
dintorni, e già in serie difficoltà economiche)
Leggi l’intero articolo sul sito di Liberainformazione
veritàegiustizia Pagina 6
Pd, dalla questione morale al garantismo
Dalla questione morale al garantismo, il Pd fatica a uscire dalla
Tangentopolina che ha scosso Napoli, Pescara, Potenza, Firenze, ma
non solo. Mentre prosegue la contesa tra le correnti, Veltroni tenta
l’assalto ai plenipotenziari locali (vedi Bassolino), e sfodera l’arma
dei commissariamenti (oltre ad Abruzzo e Campania, arriva la Sar-
degna e si profila la Sicilia). Intanto le inchieste proseguono e si
allargano, nonostante le scarcerazioni. Ma il dato emergente è la
svolta dei Democratici sulla questione giustizia: basta barricate in
difesa delle toghe (primo esperimento a Pescara), un dato di rilievo
alla vigilia della riforma “dialogata” annunciata dal governo Berlu-
sconi.
La lista dei guai giudiziari del Pd è lunga. Dalla giunta Domenici a
Firenze (urbanizzazione dell’area del Castello), a quella di Pescara,
poi lo scandalo petrolio in Basilicata (coinvolto il parlamentare
Salvatore Margiotta), l’emergenza permanente della Calabria (non
si contano i consiglieri e gli assessori regionali indagati, compreso il
governatore Agazio Loiero) fino al buco nero di Napoli. E ancora
Trento (appalti pubblici) e Genova (la Mensopoli sugli appalti ospe-
dalieri e scolastici). Infine, le indagini sul faccendiere partenopeo
Romeo arrivano un po’ dappertutto, ma in particolare a Roma
(gestione Veltroni), Bari (sulle pulizie) e di nuovo a Firenze
(informatizzazione).
La mappa dell’Italia delle tangenti è però estesa e trasversale (un
dato che fatica a finire sulle cronache nazionali). Ancora ombre su
Milano: dagli appalti della Regione per la costruzione del Pirellone
bis, alle presunte tangenti in Comune per aggiustare pratiche edili-
zie. Non solo Pd, dunque. A Torino è l’ex parlamentare della Lega
Roberto Ceresa ad essere sotto osservazione per un giro di mazzette
nel settore farmaceutico.
I casi caldi restano quelli che hanno coinvolto l’Abruzzo e Napoli,
con il Pd alle corde. Dopo lo scandalo sanità che in estate ha portato
in cella l’ex governatore Ottaviano Del Turco, appena incassata la
sconfitta alle regionali, sui Democratici è caduta la tegola Pescara. Il
sindaco Luciano D’Alfonso e il suo braccio destro Guido Dezio
sono stati arrestati con l’accusa di corruzione sistematica, ma suc-
cessivamente scarcerati, con conseguente declassamento dei reati.
Pagina 7 veritàegiustizia
Decisioni, quelle del gip, che hanno fatto scatenare le reazioni garan-
tiste del Pd (alimentate dal no ai domiciliari sancito dal gip di Poten-
za nei confronti di Margiotta). Il partito ha attaccato frontalmente la
magistratura, con in testa il neo commissario regionale Massimo
Brutti: fatti gravissimi, serve prudenza. E’ seguito l’intervento del
vecchio “lupo marsicano” Franco Marini a chiedere il ritiro del com-
missariamento (D’Alfonso era anche alla guida del partito regionale).
E infine il ritiro delle dimissioni dello stesso sindaco, nell’ultimo
giorno utile, il 5 gennaio. Una mossa che lascerà la giunta in sella
fino alle elezioni, che si terranno probabilmente in primavera inoltra-
ta. Un colpo di spugna alla questione morale.
A Napoli, l'immobiliarista Alfredo Romeo ha dato nome a un siste-
ma di corruzione capillare che ha travolto il Comune guidato da Rosa
Russo Iervolino. Tra assessori arrestati, scarcerazioni, avvisi di ga-
ranzia a parlamentari e voci sul coinvolgimento degli ex ministri
Rutelli e Fioroni, l’inchiesta Magnanapoli va avanti a tutta forza.
Resta il nodo politico. Dimessi (Idv), defenestrati e ammanettati, in
tutto sono cinque le caselle riempite con il rimpasto. La Iervolino ha
salvato i bassoliniani, sancendo la rottura con Veltroni (con le conse-
guenti polemiche sulle registrazioni degli incontri con i segretari
provinciale e regionale Luigi Nicolais e Tito Iannuzzi). Il Pd nazio-
nale ha risposto con il commissariamento: in Campania ci andrà
Enrico Morando. Intanto anche Massimo D’Alema ha messo in mora
Bassolino.
Nel paese degli allergici alle dimissioni, non si può non citare il caso
Sardegna, con il governatore Renato Soru che ha lasciato per difen-
dere il piano urbanistico dal partito del cemento (evidentemente tra-
sversale). Si voterà a metà febbraio. E Soru ci riprova, nel nome
della politica e della morale.
Vignetta tratta da: M
Pagina 8 veritàegiustizia
Articolo 3: Commissione Antimafia, ecco da dove ripartire
La XV legislatura ha permesso alla Commissione Antimafia di ap-
provare cinque relazioni, ognuna delle quali ha portato a mettere in
luce alcuni elementi fondamentali, dai quali, è bene, riparta il lavoro
dell'attuale commissione guidata da Pisanu.
Innanzitutto l'approvazione della relazione sul codice di autoregola-
mentazione ha sottolineato, da parte di tutte le forze politiche, la
necessità di rivedere la legge sullo scioglimento degli enti locali per
infiltrazioni mafiose. Sia per garantire maggiore trasparenza e cer-
tezza dei tempi, sia per incidere anche sulle strutture burocratiche
degli enti disciolti.
Per quanto riguarda la relazione sui beni confiscati, alcune proposte
sono già state riprese dal Decreto Maroni e nel DDL 733 in corso di
discussione al Senato. Tra queste quella di favorire la specializza-
zione degli operatori di polizia e dell'Autorità Giudiziaria inquirente
nella gestione di indagini patrimoniali complesse, anche attraverso il
contributo della Procura nazionale antimafia e di estendere le misure
patrimoniali di prevenzione antimafia. Inoltre si propone la estensio-
ne della legittimazione attiva al Procuratore distrettuale antimafia,
prevedendo opportune norme al fine di coordinare tale legittimazio-
ne con il potere di proposta antimafia già assegnato alle Procure
ordinarie e procedere a modifiche normative nel senso della recisio-
ne del nesso di pregiudizialità tra le misure di prevenzione personali
e le misure patrimoniali, al fine di assicurare la possibilità di ricorre-
re alle misure patrimoniali indipendentemente dalla persistenza
delle condizioni personali.
Elementi che dovranno essere sicuramente portati a compimento,
nell'attesa che la figura istituzionale del commissario straordinario
per i beni confiscati sia finalmente avviata verso la creazione di una
agenzia ad hoc.
Anche la relazione sui testimoni ha permesso di formulare diverse
proposte: la necessità di un nuovo modello di protezione, con un
mutamento di metodo che tratti il testimone come risorsa e non
come peso e quindi una sua ridefinizione per differenziarlo dal col-
laboratore di giustizia. Testimone che va tutelato con misure di
assistenza più flessibili con l'istituzione di un Comitato di Garanzia,
formato da professionisti di elevata competenza e autorevolezza,
esterni alla Commissione centrale e al Servizio centrale di protezio-
ne, che offre al testimone di giustizia supporto e tutela lungo tutto il
suo percorso e interviene nei casi in cui si verifichino particolari
disfunzioni e inadempienze . E la conseguente nascita della figura di
un tutor che sia un punto di riferimento costante e continuo, che
assista e accompagni il testimone, sin dall’ingresso nel programma
di protezione.
La relazione sulla 'ndrangheta non ancora terminata quando si è
deciso di procedere all'approvazione per la fine della legislatura non
conteneva delle proposte ma nella chiusa individuava alcune priori-
tà: colpire le zone grigie del rapporto tra 'ndrangheta e istituzioni
locali e regionali, e quelle di importanti settori dell'economia regio-
nale; garantire il corretto impiego dei finanziamenti europei che nei
prossimi 6 anni saranno particolarmente cospicui; copertura dei
posti vacanti nella magistratura inquirente e giudicante; rinforzo
delle strutture investigative per la caccia ai grandi latitanti ed ai loro
patrimoni.
Infine la relazione conclusiva che poneva in luce alcuni aspetti
salienti in temi di riciclaggio:
- di definire normativamente il concetto di «operazione sospetta»
attraverso il ricorso ad “indicatori di anomalie finanziarie”, imple-
mentando l’esperienza applicativa del Decalogo della Banca d’Italia,
al fine di evitare che la valutazione del sospetto goda di un eccessivo
margine di discrezionalità da parte del singolo operatore dell’ente
presso cui l’operazione è posta in essere, il quale procede ad un esa-
me sulla base delle informazioni di cui dispone, legate alla conoscen-
za diretta del soggetto operante ( principio del know your customer);
- di indirizzare l’attività di vigilanza e controllo sugli intermediari
finanziari anche con riguardo ai tempi, talvolta eccessivamente dila-
tati, che intercorrono tra la fase in cui un’operazione si evidenzia
come sospetta e la fase in cui viene inviata la segnalazione agli Orga-
ni competenti;
- di incrementare la potenzialità dissuasiva della sanzione penale a
fronte del mancato rispetto degli obblighi di segnalazione e d'identi-
ficazione, attualmente affidata ad una sanzione pecuniaria. Sul punto,
il Governatore della Banca d’Italia ha mostrato di condividere il
giudizio critico rispetto all’attuale situazione, affermando che la
normativa antiriciclaggio “è presidiata da sanzioni penali di limitata
applicazione giurisprudenziale e da sanzioni amministrative dimo-
stratesi scarsamente efficaci”;
- di affrontare adeguatamente l'aspetto più inquietante del fenomeno
del riciclaggio, laddove le operazioni di reimpiego in attività lecite di
capitali di origine criminale avvengono attraverso il ricorso a tecni-
che finanziarie sempre più diversificate, come money transfer, opera-
zioni telematiche, conti transitori via internet, etc, che possono essere
adeguatamente fronteggiate sia attraverso il necessario raccordo con
gli operatori finanziari e le istituzioni straniere sia rendendo più rigi-
de le norme sull'identificazione degli operatori dei conti on line;
di valutare se l’affidamento dell’iniziativa in materia di proposte di
sanzioni ad un organo interno alla Banca d’Italia possa configurare
un'ipotesi di conflitto tra controllore e controllato.” .
Questo il lascito della precedente Commissione Antimafia, un punto
di partenza interessante per la attuale Commissione, che però al mo-
mento, da poco insediata, non ha ancora concretamente mosso i suoi
primi passi. Nell'attesa, ci auguriamo che questi spunti, verranno
presi in considerazione.
Top Related