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Una giornata al castello

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Una giornata al castello

Il castello

Innanzi tutto cosa è un castello? Un castello è una costruzione in pietra dove risiedevano i nobili e i re con la servitù.La parola "castello" deriva dal termine latino castrum, che era usato per identificare

l'accampamento militare.Il suo diminutivo,in latino medievale,era castellum, cioè piccolo accampamento

militare

La storia dei castelli

Nel IX secolo inviarono a sorgere in Europa i primi castelli.Il castello era un luogo di difesa e la

residenza dei feudatari,dove venivano immagazzinate scorte e conservate ricchezze.Inizialmente i castelli

erano molto diversi,si trattava di semplici recinti fatti da palizzate di legno o siepi spinose.

La struttura dei castelli

Il castello ebbe origine come ampliamento di torri.Dal castello si poteva controllare un vasto territorio in modo che i nemici potessero

essere avvistati da lontano.I fossati si potevano attraversare solo quando veniva abbassata un alta porta che diventava un ponte che

si chiamava"ponte levatoio"All'interno delle mura c'era la fortezza vera e propria che era formata da torri.Nella torre più alta,chiamata"maschio",vi si trovava l'abitazione del signore .

Che cosa c'era dentro al castello

È importante che nel castello siano sempre presenti: - una guarnigione di soldati per provvedere sia alla

difesa che all'attacco; - scorte alimentari,di armi,di legno e di foraggio,stalle

per animali,un forno e la bottega del fabbro; - scorte di acqua o meglio un accesso diretto al pozzo;

Le occupazioni mattutineUna giornata iniziava con una toeletta mattutina

dopodiché si provvedeva alla cura del corpo,ci si lavava mani e piedi con acqua mista ad essenze profumate,ci si

pettinava e si recitavano le preghiere della mattina dopodiché si andava tutta la famiglia a messa.

Conclusa la messa si va a consumare presso il castello la prima colazione,dopodiché si inizia a lavorare per il castello.Nella grande sala, detta anche di soggiorno,

generalmente si esercita anche la giustizia; lì il feudatario riceve la piccola folla dei suoi dipendenti dove il

feudatario esercita la giustizia tra di loro.

Viene steso lungo le pareti uno strato di erbe e fiori che mantengono fresco e odoroso l'ambiente; in inverno, ai fiori si sostituisce uno strato di paglia frequentemente rinnovata. Ognuno viene a rendere conto del suo lavoro ed a prendere gli ordini per la giornata. Vi è anzitutto il "siniscalco", cioè il diretto rappresentante del signore in tutta l'estensione del suo

dominio feudale; il palafreniere, vale a dire colui che sovraintende alle scuderie; il capo del personale che presta servizio nel castello; il capo cuoco che dirige la cucina; il

celliere che regna sulle cantine; il dispensiere e via via tutti coloro a cui sono affidati compiti di sorveglianza o amministrazione nei possedimenti del feudatario.

Sbrigate le varie incombenze, prima dell'ora di pranzo, il signore ha ancora un po' di tempo a sua disposizione;

con i figli e gli scudieri va ad armeggiare nella sala delle armi, scende nella corte a fare una visita alle

scuderie o al canile, finché, dall'alto di un bastione, il suono di un corno da caccia annuncia che il pranzo è

pronto.

Il pranzoNella vasta sala di soggiorno i servi hanno portato dei cavalletti sui quali vengono poste delle assi, cosa che permette di avere

tanti tavoli quanti ne richiede il numero dei convitati; naturalmente vi sono anche tavoli veri e propri, in legno di

quercia o di noce, talvolta elegantemente scolpiti. Prima di sedersi sugli sgabelli o sui banchi accostati ai tavoli, i convitati si lavano le mani in bacinelle che i domestici porgono

loro; la stessa cosa faranno durante e dopo il pranzo, dal momento che i cibi si prendono in gran parte con le mani.

Ogni convitato ha dinanzi a sé un piatto di terraglia o di peltro, una scodella, un cucchiaio, un coltello, un bicchiere. Non si

usano forchette e neppure tovaglioli; durante il pasto, ognuno si pulisce le mani e la bocca con un lembo dell'ampia tovaglia che

copre il tavolo. Le vivande sono presentate su grandi piatti di servizio che i servi via via depongono sui tavoli.

Oltre al pranzo vi era anche il “dessert”: torte, focacce, pasticcini dolcificati con il miele, e poi frutta fresca e secca,

come pere, mele, noci, fichi, eccAlla fine del pranzo, i nobili signori bevono del vino mielato, in

cui sono rimasti a lungo in infusione chiodi di garofano, zenzero e noce moscata.

Durante il pranzo, il signore offre ai suoi ospiti distrazioni e svaghi di vario genere. L'imperatore Carlo Magno, a detta del suo biografo, si faceva leggere tra una portata e l'altra le opere di Sant'Agostino; i cavalieri e le dame del XII e del XIII secolo

preferiscono ascoltare giullari e menestrelli che cantano, accompagnandosi con l’arpa o con la viola, poesie che essi stessi

o altri hanno composto. In genere sono canti che celebrano eroiche imprese di guerra, avventure, vicende d'amore.

Questi "cantautori" girano di castello in castello: i signori li accolgono volentieri, di solito li ricompensano generosamente,

talvolta li ospitano a lungo nella loro dimora.

Fra i giullari non vi sono soltanto poeti girovaghi, ma anche danzatori, giocolieri, saltimbanchi e buffoni.

Quando al castello si celebra qualche avvenimento importante, come per esempio un matrimonio, essi arrivano in gran numero da tutte le contrade ed animano la festa con i loro spettacoli di

arte varia. Vi era gran gioia nella sala. Ognuno dava mostra di quel che

sapeva fare: questo salta, quello fa capriole, quest'altro fa incantesimi. Uno fischia, l'altro canta, uno suona il flauto, l'altro

la zampogna, uno la giga, l'altro la viola; le donzelle formano carole e danzano; tutti si abbandonano alla gioia. Tutto quel che può far nascere la gioia e mettere in allegrezza un cuore d'uomo, fu messo in opera alle nozze quel giorno. Suonano

timpani e tamburi, suonano le cornamuse, le ciaramelle, i flauti, le buccine e le zampogne».

Fine

Lavoro di Emanuela,Davide M.,Davide P. e Leonardo