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La S.I.T.F., nell'ambito della ricerca che sta conducendo sulla famiglia del terapista familiare, ha sollecitato gli Istituti associati a organizzare una serie di seminari su questo tema, questione centrale rispetto alla formazione clinica dei terapeuti familiari. La SITF coordinerà questi seminari ed organizzerà in seguito una giornata di studio a Roma che presenti una sintesi dei dati emersi durante questi incontri. Questo sarà il calendario degli incontri: 16 novembre 1991 Istituto di Terapia Familiare - Roma La famiglia del terapista Relatori: M. Andolfi, 5. Soccorsi, M. A. Berardi, C. Saccu Discussane esterno: P. Gritti Fel. 06/8554261 7 dicembre 1991 I.S.P.P.R.E.F. - Napoli !-a famiglia "segreta" del terapista: collusione e separazione nel processo separativo .Discussants esterni: P. Chianura, L. Baldascini, S. Soccorsi fel. 081/656362 14 dicembre 1991 Istituto di Terapìa Familiare - Firenze -a famiglia del terapista nella didattica delatori: R. de Bernart, C. Dobrowolski, L. Gagnarli, K. Giacometti, F. Vanon )iscussants esterni: G. Trapanese, M.A. Berardi \-l. 055/499966 25 gennaio 1992 Istituto di Terapia Familiare Appulo-Lucano - Bari ,a terapia familiare dell'allievo terapista Mscussants esterni: G. Trapanese, S. Soccorsi el. 080/5237614 22 febbraio 199*2 Istituto di Terapia Familiare - Napoli Iruppo familiare - gruppo informazione clinica e apprendimento )iscussant esterno: R. de Bernart el. 081/7611139 Gli interessati potranno rivolgersi per informazioni e iscrizioni presso i relativi centri S.I.T.F.: via Fogliano 24 - 00198 Roma trasformazione terapeutica delle trame narrative Carlos E. Sluzki Pur sapendo che il processo terapeutico per noi è un miracolo che si ripete quotidianamente, consideriamolo per un momento con lo sguar- do distaccato di un osservatore esterno. Un individuo, una coppia, una famiglia chie- dono una consultazione per un dato sintomo, problema o conflitto. Nel corso di uno o più colloqui con il terapeuta, ci accorgiamo che la descrizione del problema o delle sue eventuali soluzioni data dai pazienti cambia, tavolta im- percettibilmente, altre volte radicalmente. La consultazione sta raggiungendo i suoi obiettivi. CARLOS E. SLUZKI Presidente del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, Berkshire Medicai Center, Pittsfield MA 01301. Una prima versione di questo articolo è stata presentata aTCcingres- so Internazionale *At thè Frontiers of Family Therapy», Brussels, maggio 1989 e a quello di Parigi -Systems and Family Therapy: Ethics, Ideology, New Methods-, ottobre 1990. La versione presen- tata al Congresso di Brussels sarà pubblicata nella rivista Cahiers Critiques de Thérapie Familiale et de Pmtiques de Reseaux, 1991. L'autore ringrazia Sara Cobb, Ph. D, Marcelo Pakmann, M.D., Ka- therine Chamberlin e molti altri colleghi che hanno contribuito con i loro suggerimenti alla stesura di questo lavoro. - Traduzione di Katia Giacometti. I cambiamenti si possono osservare prenc in considerazione il modo in cui viene de! e spiegato il problema, con le sue consegu la sua logica o centralità, le sue caratteristi suoi corollari. E la storia che viene narrati è più la stessa. Il problema presentato non è più cer diventa un non-problema o addirittura un 1 ficio inaspettato e vengono trovate soli fino ad allora inimmaginabili. Usando la espressione di Anderson e Goolishian ( problema si dissolve". Nel corso di IHV numero di incontri, attraverso un tipo spe di conversazione che chiamiamo terapl luogo una trasformazione nel modo In pazienti parlano dei loro problemi, delle conseguenze e delle possibili soluzioni. Introduzione La nostra realtà sociale è fatta e si s attraverso delle narrazioni, che danno \ sapevoli di noi stessi e degli altri, stabil delle priorità e delle regole per i comportar affermando o negando doveri e privilegi, nando nel tempo gli avvenimenti, e co

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La S.I.T.F., nell'ambito della ricerca che sta conducendo sulla famiglia del terapista familiare,ha sollecitato gli Istituti associati a organizzare una serie di seminari su questo tema, questionecentrale rispetto alla formazione clinica dei terapeuti familiari. La SITF coordinerà questiseminari ed organizzerà in seguito una giornata di studio a Roma che presenti una sintesi deidati emersi durante questi incontri. Questo sarà il calendario degli incontri:

16 novembre 1991Istituto di Terapia Familiare - Roma

La famiglia del terapistaRelatori: M. Andolfi, 5. Soccorsi, M. A. Berardi, C. SaccuDiscussane esterno: P. GrittiFel. 06/8554261

7 dicembre 1991I.S.P.P.R.E.F. - Napoli

!-a famiglia "segreta" del terapista: collusione e separazione nel processo separativo.Discussants esterni: P. Chianura, L. Baldascini, S. Soccorsifel. 081/656362

14 dicembre 1991Istituto di Terapìa Familiare - Firenze

-a famiglia del terapista nella didatticadelatori: R. de Bernart, C. Dobrowolski, L. Gagnarli, K. Giacometti, F. Vanon)iscussants esterni: G. Trapanese, M.A. Berardi\-l. 055/499966

25 gennaio 1992Istituto di Terapia Familiare Appulo-Lucano - Bari

,a terapia familiare dell'allievo terapistaMscussants esterni: G. Trapanese, S. Soccorsiel. 080/5237614

22 febbraio 199*2Istituto di Terapia Familiare - Napoli

Iruppo familiare - gruppo informazione clinica e apprendimento)iscussant esterno: R. de Bernartel. 081/7611139

Gli interessati potranno rivolgersiper informazioni e iscrizioni presso i relativi centri

S.I.T.F.: via Fogliano 24 - 00198 Roma

trasformazione terapeuticadelle trame narrative

Carlos E. Sluzki

Pur sapendo che il processo terapeutico pernoi è un miracolo che si ripete quotidianamente,consideriamolo per un momento con lo sguar-do distaccato di un osservatore esterno.

Un individuo, una coppia, una famiglia chie-dono una consultazione per un dato sintomo,problema o conflitto. Nel corso di uno o piùcolloqui con il terapeuta, ci accorgiamo che ladescrizione del problema o delle sue eventualisoluzioni data dai pazienti cambia, tavolta im-percettibilmente, altre volte radicalmente. Laconsultazione sta raggiungendo i suoi obiettivi.

CARLOS E. SLUZKIPresidente del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences,Berkshire Medicai Center, Pittsfield MA 01301.

Una prima versione di questo articolo è stata presentata aTCcingres-so Internazionale *At thè Frontiers of Family Therapy», Brussels,maggio 1989 e a quello di Parigi -Systems and Family Therapy:Ethics, Ideology, New Methods-, ottobre 1990. La versione presen-tata al Congresso di Brussels sarà pubblicata nella rivista CahiersCritiques de Thérapie Familiale et de Pmtiques de Reseaux, 1991.

L'autore ringrazia Sara Cobb, Ph. D, Marcelo Pakmann, M.D., Ka-therine Chamberlin e molti altri colleghi che hanno contribuito coni loro suggerimenti alla stesura di questo lavoro.

- Traduzione di Katia Giacometti.

I cambiamenti si possono osservare prencin considerazione il modo in cui viene de!e spiegato il problema, con le sue consegula sua logica o centralità, le sue caratteristisuoi corollari. E la storia che viene narratiè più la stessa.

Il problema presentato non è più cerdiventa un non-problema o addirittura un 1ficio inaspettato e vengono trovate solifino ad allora inimmaginabili. Usando laespressione di Anderson e Goolishian (problema si dissolve". Nel corso di IHVnumero di incontri, attraverso un tipo spedi conversazione che chiamiamo teraplluogo una trasformazione nel modo Inpazienti parlano dei loro problemi, delleconseguenze e delle possibili soluzioni.

Introduzione

La nostra realtà sociale è fatta e si sattraverso delle narrazioni, che danno \, alle cornici, in cui noi diventiamc

sapevoli di noi stessi e degli altri, stabildelle priorità e delle regole per i comportaraffermando o negando doveri e privilegi,nando nel tempo gli avvenimenti, e co

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I. In altre parole, la conversazione forni-)ntesti all'interno dei quali prende postoe sociale (18). Infine, possiamo dire che: chiamiamo realtà consiste e, riflessiva-si esprime, nelle descrizioni che le per-

anno di avvenimenti, persone, idee, sen-, storie ed esperienze, sia che siano con-sia che siano diverse da quelle di altri.descrizioni, a loro volta, si sviluppano

rso le interazioni sociali che contribui-i definire.iscrizioni - strutture narrative - sono siste-:antici che contengono una trama ("chedei personaggi ("chi") e una situazionee quando"). I significati di queste com-i narrative sono regolati e regolano lolento e il contenuto (tema) della storia,;endo efficacemente la gamma possibileiterpretazioni (13). Grazie o a causa diadattamento recursivo, sistemico, qual-«razione significativa del contenuto oodalità di narrazione, comporterà delleazioni nella trama, nei personaggi, nelleni e nel tema, trasformando l'esperienzaido per il narratore.arso di quel particolare tipo di interazio-ri ci occupiamo, la conversazione tera-

il terapeuta ascolta attivamente il rac-resentato dal paziente o dalla famiglia e,«> delle domande (lineari o circolari),menti (diretti a ridefinire o a chiarire) eiportamenti interattivi, cerca di otteneresformazioni nella storia narrata .

rtecipazione del terapeuta sono stati dati moltiAd esempio per quanto riguarda le posizioni,

alita multidirezionale e sulla neutralità (3, 34, 32,>nnotazione positiva (32, 2) e la posizione "one-., 11); relativamente alle strategie, ricordiamo ilmimesi, il seguire le tracce (24, 25), le domandeS2, 28, 29, 35, 36, 37, 26), gli interventi parados-> , 31, 30); per il consolidamento del cambiamen->ensare a compiti e rituali (17, 21); per quantoJa i temi guida, possiamo citare tra gli altri il ci-5, 10), la famiglia d'origine (4, 23, 20), la polarità

Un'attenzione alla narrazione, alle strutturesemantiche, permette una descrizione del cam-biamento terapeutico che va al di là dei temiparticolari cari alle diverse scuole: un incontrosi può definire terapeutico quando al suo inter-no ha luogo una trasformazione della storianarrata che lasci spazio a nuove esperienze,significati e (interazioni non più vincolati adefinizioni sintomatiche e vissuti patologici. Sipuò utilizzare questa definizione indipendente-mente dal tema dominante.

In che modo un terapeuta favorisce il cambia-mento in un sistema autoregolato, come quellodi una narrazione? Per quanto riguarda il conte-nuto, la nuova storia prende le mosse dallavecchia. In altre parole, perché si consolidi devecontenere elementi "familiari". E in effetti ognitrasformazione tende ad essere una nuova com-binazione delle componenti della storia prece-

» dente che contiene però nuovi elementi - per-sonaggi, trama, logica, evoluzione - introdotti odal terapeuta o dai pazienti e le loro famiglie(come conseguenza, ad esempio, di riposte datea domande circolari) e consolidati nel corsodella conversazione terapeutica. Una nuovaversione che sia troppo diversa dalla precen-dente non verrà riconosciuta come propria daipazienti e verrà semplicemente rifiutata comenon pertinente. E' anche vero che se esistonotroppo somiglianze, il rischio è che tenda aricostituirsi il vecchio e familiare intreccio.

llìMMHiMUMbrio creativo tra vecchio e nuo-'SglpSSiSPWlB^aTOw 1̂ '

vo possiamo considerarlo come il principale filoconduttore da seguire e anche come la caratte-

autonomia/dipendenza (16), gli aspetti etnici (22) le perdi-te ei lutti (27, 40). Questi temi centrali operano come po-tenti calamite, nel senso che quegli elementi delle narra-zioni dei pazienti che corrispondono ai temi dominanti delterapeuta vengono progressivamente messi in luce, finchédiventano pertinenti e rilevanti e producono un terrenofertile per pratiche trasformative. E in effetti molte delle"scuole" od orientamenti nel campo della terapia familiaresi sono organizzati proprio intorno alla scelta di alcuni te-mi che sono diventati prevalenti.

terapeutico che porti *»significativa del testo narrai

In che modo vengono messe in pratica questepremesse? La risposta che qui proponiamo è cheU terapeuta, nel corso dei colloqui, esaminal'organizzazione e lo svolgimento della storiacondivisa e, attraverso domande e commenti,cerca di dar vita a una trasformazione nella suanatura (contenuto) o nei modi in cui viene nar-rata (processo).

Da un punto di vista sistemico, l'effetto inevi-tabile di una sfida efficace a una delle sue com-ponenti è una trasformazione dell'intero, com-presa una modificazione dei corollari morali ecomportamentali. Inoltre un cambiamento nonpotrà non interessare anche il modo in cui ilproblema viene concepito, percepito, descritto,spiegato, giudicato e rappresentato. In questomodo è possibile arrivare a una nuova soluzio-ne (a ciò che in effetti è una nuova descrizionedel problema/conflitto) o al riconoscimento chenon si tratta più di un problema, o all'affievoli-mento progressivo della gestalt percettiva-co-gnitiva-comportamentale che ne definiva la na-tura problematica .

In altre parole, la traduzione nella prassi tera-peutica delle premesse generali in base allequali viene favorita la comparsa di una nuova,ma non troppo nuova, storia, è data da una seriedi micro-pratiche, movimenti trasformativi pro-posti e consolidati dal terapeuta attraverso ildialogo.

2 I movimenti trasformativi possono essere favoriti in undato frammento della narrazione, poiché ogni cambiamen-to modifica il testo, e possono essere introdotti nel corsodel dialogo terapeutico. Alcuni terapeuti, comunque, ten-dono a proporli con particolare enfasi alla fine della con-sultazione, attraverso un commento conclusivo che forni-sce una diversa comprensione dell'intera storia («Oh, cosìsua madre lasciò la famiglia per salvare tutti voi dalla suaincontrollabile distruttività!-). Questo è un esempio dellostile sviluppato dalla Selvini Palazzoli e dai suoi collabora-tori agli inizi del loro lavoro nel campo (31), basato soprat-

Micro-pratlche trasformatile

I miei tentativi di comprendere meglio ilcesso che implica un cambiamento attraveconversazione non ha diminuito il mio piinel partecipare al miracolo quotidiano a eluogo. Al contrario, col procedere dellacomprensione di questo processo, crescomia meraviglia e la mia soggezione, daispirato questo contributo. Il mio obiettiveanalizzare, attraverso un esame sistemicodimensioni narrative, le micro-pratiche Ir,mative (terapeutiche) con cui vengono mcali contenuto e processo.

A fini descrittivi, ogni dimensione veriscussa separatamente, ma è chiaro che, cotemente a un'impostazione sistemica, le dzioni e naturalmente i confini pragmatici dite delle categorie trattate non si escludonoprocamente.

Alcuni degli esempi utilizzati contengotfermazioni, ma per la maggior parte sonimande (spesso circolari). Non è sorprencldato che la domanda circolare (per sequecontesto) è probabilmente lo strumento pficace al servizio di una conversazione tnmativa (28,29,35,36,37,38).

Passiamo quindi a definire e a illustraredi trasformazione presenti potenzialmerogni dimensione della conversazione terafca.

(V. figura 1)

tutto sui commenti conclusivi che inserivano la narroriginaria in una storia più ampia, fornendo In quesdo una nuova cornice interpretativa. Poteva trattspiegazioni basate su aspetti culturali o inter-genera:che andavano a "sconvolgere" il racconto della faiAnche in questo caso, comunque, i commenti di eherano preceduti da un complesso processo di prog:messa in discussione di costrutti e certezze nel corsiseduta, attraverso domande e commenti che prepftlil terreno a nuovi punti di vista alternativi.

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iformazione nellaURA delle storie

Trasformazioni nel tempo

Trasformazioni nello spazio

Trasformazioni nella causalità

Trasformazioni nelle interazioni

Trasformazioni nei valori

Trasformazioni nella NARRAZIONE delle storie

Statico/fluttuanteSostantivi/verbiA-storico/storico

Non contestuale/contestuale

Origini/effetti

IntraVinter-personaleIntenzioni/effettiSintomi/conflittiRuoli/regole

Buoni/cattivi propositiSano/insanoLegittimo/illegittimo

Passivo/attivoInterpretazioni/descrizioniIncompetenza/competenza

Tavola 1: Dimensioni e cambiamenti trasformativi della narrazioni

Trasformazioni nella naturadelle storie

(1.1) Trasformazioni nel tempo

(1.1.1) Statico/fluttuante

Prendiamo come esempio i cambiamenti cheiivvengono nel passaggio da una descrizioneche non presenta fluttuazioni temporali ad unache invece ne contiene.Quando qualcuno de-scrive un sintomo, un conflitto, un problema oaltri eventi come un fenomeno stabile, il tera-peuta può, ad esempio, chiedere: «Quando ve-de sua madre più debole, al mattino o al pome-riggio?» - «I litigi sono diventati più o menointensi dopo che ha preso il nuovo lavoro?».( )ppure può semplicemente mettere in luce lefluttuazioni che un membro della famiglia hariportato come del tutto incidentali, seguendo ilcriterio della "ricerca di eccezioni" per arrivare11 una soluzione, proposto da DeShazer (7,8).

L'introduzione di fluttuazioni può facilitare ladescrizione di eccezioni («Che cosa succedequando il problema non è presente?»), l'indivi-duazione di competenze («Che cosa avete fattoper ridurre l'intensità del problema?») e di mo-delli e scenari alternativi («Che cosa fanno altrepersone quando il sintomo è più o meno inten-so?»).

Ci sono, comunque, occasioni in cui il tera-peuta può voler definire chiaramente una con-dizione costante che è nascosta dalle fluttuazio-ni. Può farlo sottolineando un comune denomi-natore delle descrizioni: «Avete trovato un filoconduttore in tutti questi litigi di cui avete par-lato?».

L'introduzione di una dimensione temporaleaggiunge cornici alternative e in questo modoamplia il repertorio delle descrizioni possibili,individuando una gamma di altre modalità concui i contesti possono influire sui problemi ed

esserne a loro volta influenzati. A sua voicollassare del tempo» (secondo le osservadi White, 43) in una successione narrativarisce la percezione di modelli e di generazioni.

(1.1.2) Sostantivi/verbi

In questo paragrafo prendiamo in consizione i cambiamenti che intervengono nelsaggio da una definizione statica di eventitomi, caratteristiche o persone a una descri:di azioni.

Se nel corso dei colloqui persone o situavengono descritte come se possedesseroattributi immutabili, il terapeuta può chic«Che cosa fa sua madre che la spinge a dinè fragile?».

Oppure: «Da quanto - o in quali circostasi sta comportando come una persona frajLa trasformazione di affermazioni in azionimette di individuare dei contesti («In qua!costanze..?»), delle fluttuazioni («Quando ino intenso?»), dei cambiamenti di punteggi(«Come reagite voi a questi comportamenlcosì via. A questo proposito possiamo seneare l'importanza di quel processo di tramazioni che fa diventare le categorie diagrche dei comportamenti (vedi Selvini Palazzal., 31).

Talvolta, comunque, può essere preferitatrasformazione opposta, cioè dai verbi ai sotivi. Ad esempio nel caso in cui ci trovianfronte a una descrizione di azioni da cui ntrae alcuna conseguenza; quando chi parliscrive gli altri attraverso la ripetizione di Ufidi azione senza proporre alcuna generalizzne. In questo caso il terapeuta può chiederche modo tutti questi confronti portano a Cterizzare i suoi genitori?». L'uso di sostantivquesto tipo di domanda sollecita può pori

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;nti ad assumersi delle responsabilità e aspire dei comportamenti riparativi che leidenti descrizioni tendevano ad ostacolare,tro esempio di questo tipo di trasformazio-)tete trovarlo ai paragrafi 1.1.3 e 1.2.

3) A-storico/storico

differenza che qui proponiamo di esami-ì tra una storia in cui sono assenti tempo esto ed un'altra con un inizio, uno scenarioevoluzione.ando qualcuno descrive in termini di "so-z o essenze" e parla di avvenimenti senzanenti contestuali, il terapeuta può formu-.elle domande in termini di "divenire": «Incircostanze, o quando, è iniziato?». L'intro-ne di una dimensione temporale favoriscenutazione di ipotesi esplicative e Pindivi-one di fluttuazioni, eccezioni e modelli,ilcuni racconti, comunque, proprio la loroara storica comporta che venga attribuitaresponsabilità ai suoi protagonisti perchéita nel passato. In questi casi, l'utilizzazio-Jomande che incoraggino un movimentoa prospettiva storica ad un'altra a-storicahe proprio ora avete pensato di consul-»), può metter in luce delle alternativesrso interpretazioni diverse della situa-di stallo creatasi intorno alla sintomatolo-

Trasformazioni nello spazio

') Non contestuale/contestuale

lualcuno descrive un sintomo, un senti-o un comportamento - ad esempio, delle[correnti di tipo ossessivo-compulsivo -la un contesto, il terapeuta può chiedere:

«In quali circostanze questo problema è piùmeno rilevabile?».

Tuttavia anche nel caso di storie che conten-jgano dei riferimenti contestuali, come ad esem-Jpio nelle descrizioni di scenari e circostanze,!può essere utile introdurre una prospettiva a-Jtemporale con commenti del tipo: «Mi rendo]conto che adesso lei non sta bevendo. In chelmodo si spiega i vostri litigi attuali?», spostandoin questo modo l'attenzione da riferimenti con- jtestuali.

L'introduzione dell'idea di spazio permette di •valutare la cornice di un accadimento e la reci- :proca influenza tra contesto ed evento dal punto ''•di vista della storia e del momento presente.Viceversa, spostare l'attenzione dal contesto al-l'avvenimento serve a mettere in luce le suecaratteristiche.

L'introduzione di cornici, o di scenari alterna-tivi, completa le trasformazioni indicate nell'as-se "tempo". In effetti tempo e spazio sono le duecoordinate che provocano i cambiamenti tra-sformativi di cui trattiamo nei paragrafi seguenti.

(1.3) Trasformazioni nella causalità

(1.3-D Origini/effetti

Prendiamo in considerazione una storia cen-trata sulle cause od origini presunte del proble-ma/sintomo e un'altra che invece contiene i suoieffetti su di sé o gli altri. Se una persona indugiasu un evento passato che viene presentato comecausa delle difficoltà attuali, il terapeuta puòchiedere: «In che modo questo avvenimento sicollega ai suoi problemi attuali?».

Viceversa, quando una storia enfatizza glieffetti di un problema, può essere utile interro-garsi sulle sue origini: «Quando è iniziato?» -«Come era il clima emotivo tra voi due prima cheiniziasse questa situazione?». In questo modo si

10

i Introdurre cornici di giustificazione, oabilità, per un dato evento.

1,4) Trasformazioni nell'interazione

f i , 4,1) Intra/inter-personale

In un caso la storia è centrata su una persona: IIU una descrizione in termini di attributi; nel-l'iltro compaiono due o più persone e le descri-Mlonl riguardano modelli di interazione.

Se chi parla si riferisce a caratteristiche indivi-duull (ad esempio, «Lei è testarda»), il terapeutapuò interagire ponendo questi interrogativi:•Quali sono i suoi comportamenti che lei consi-dera espressioni di testardaggine?» - «Quali delle«Ile a/ioni giudica riprovevoli?».

Se invece una storia sottolinea soprattutto imodelli interpersonali trascurando le caratteri-miche intrinseche degli individui che possonoHervire a dar vita a un nuovo tipo di descrizioni,può essere utile discutere di attributi intra-per-Hoivili: «Da questi confronti con sua madre, puòdefinire chi era il genitore e chi il figlio?», (cioèla persona che si prendeva cura e chi invece eraoggetto di queste cure?).

È evidente che la modificazione della posizio-ne di chi racconta influisce sulla sua definizionedi attore attivo e responsabile.

Sul piano linguistico questo cambiamento saràpreceduto dal passaggio dalla prima alla terzapersona o alla prima persona plurale e viceversa.

Le due categorie seguenti sono delle variazio-ni di questo tema e illustrano anche il passaggiotra sostantivo e verbo.

(1.4.2) Intenzioni/effetti

In questo paragrafo ci soffermeremo invecesul passaggio da una descrizione in cui l'accento

viene posto sulle intenzioni di una o più pne a una discussione in cui sono in primo ]gli effetti di un comportamento o di un ev

Di fronte alla descrizione dello stato indi un'altra persona, a cui vengono altricerte motivazioni o intenzioni di solito negil terapeuta può porre una domanda del ti|parte le intenzioni, quale è stato l'effetto dcomportamento su di lei (o su altri)?».

Anche in questo caso si può proced*senso contrario, cioè dagli effetti alle intense nella storia presentata questo ultima asviene trascurato.

Possono essere introdotti anche altri ca:menti nelle sequenze logiche che alPintefuna storia reggono la tramma narrativa. Sinfatti i racconti presentati dai membri dellaglia "si tengono insieme con gli spilli" con !connessioni e salti logici. Ad esempio, i camenti tra i vari episodi possono essere imp!poggiare su premesse e attribuzioni di itenute nascoste. Una volta esplicitate, laperde la sua efficacia e si apre la strada a inispiegazioni e corollari alternativi. Un estefficace di "come A si collega a C" da parterapeuta può contribuire a indebolire ufimente una storia già debolmente strutturati

(1.4.3) Sintomi/conflitti

Pensate in questo caso alle differenze trstoria centrata sulle difficoltà di un solo ilduo e un'altra invece che mostra gli effett:proci tra il comportamento di una persequello di altri.

Quando qualcuno parla di paure, il tera]può muoversi lungo questa linea: «Qualefette dei suoi comportamenti legati a qpaure sugli altri (nel caso che chi parliportatore del sintomo) o di quei comportaisu di lei (se chi parla si riferisce ai sintotn

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iti ad assumersi delle responsabilità e apire dei comportamenti riparativi che lelenti descrizioni tendevano ad ostacolare.•o esempio di questo tipo di trasformazio-ete trovarlo ai paragrafi 1.1.3 e 1.2.

\) A-storico/storico

lifferenza che qui proponiamo di esami-tra una storia in cui sono assenti tempo eito ed un'altra con un inizio, uno scenariovotazione.indo qualcuno descrive in termini di "so-o essenze" e parla di avvenimenti senza

lenti contestuali, il terapeuta può formu-:lle domande in termini di "divenire": «In:ircostanze, o quando, è iniziato?». L'intro-le di una dimensione temporale favoriscelulazione di ipotesi esplicative e l'indivi->ne di fluttuazioni, eccezioni e modelli.Icuni racconti, comunque, proprio la lorora storica comporta che venga attribuitaesponsabilità ai suoi protagonisti perchéta nel passato. In questi casi, l'utilizzazio-lomande che incoraggino un movimentoi prospettiva storica ad un'altra a-storicale proprio ora avete pensato di consul-), può metter in luce delle alternative:rso interpretazioni diverse della situa-:li stallo creatasi intorno alla sintomatolo-

Trasformazioni nello spazio

) Non contestuale/contestuale

[ualcuno descrive un sintomo, un senti-o un comportamento - ad esempio, dellecorrenti di tipo ossessivo-compulsivo -a un contesto, il terapeuta può chiedere:

«In quali circostanze questo problema è più ojmeno rilevabile?».

Tuttavia anche nel caso di storie che conten-jgano dei riferimenti contestuali, come ad esem-1pio nelle descrizioni di scenari e circostanze,può essere utile introdurre una prospettiva a-1temporale con commenti del tipo: «Mi rendoconto che adesso lei non sta bevendo. In che jmodo si spiega i vostri litigi attuali?», spostandoin questo modo l'attenzione da riferimenti con- ;testuali. '•

L'introduzione dell'idea di spazio permette divalutare la cornice di un accadimento e la reci-proca influenza tra contesto ed evento dal puntodi vista della storia e del momento presente.Viceversa, spostare l'attenzione dal contesto al-l'avvenimento serve a mettere in luce le suecaratteristiche.

L'introduzione di cornici, o di scenari alterna-tivi, completa le trasformazioni indicate nell'as-se "tempo". In effetti tempo e spazio sono le duecoordinate che provocano i cambiamenti tra-sformativi di cui trattiamo nei paragrafi seguenti.

(1.3) Trasformazioni nella causalità

(1.3-1) Origini/effetti

Prendiamo in considerazione una storia cen-trata sulle cause od origini presunte del proble-ma/sintomo e un'altra che invece contiene i suoieffetti su di sé o gli altri. Se una persona indugiasu un evento passato che viene presentato comecausa delle difficoltà attuali, il terapeuta puòchiedere: «In che modo questo avvenimento sicollega ai suoi problemi attuali?».

Viceversa, quando una storia enfatizza glieffetti di un problema, può essere utile interro-garsi sulle sue origini: «Quando è iniziato?» -«Come era il clima emotivo tra voi due prima cheiniziasse questa situazione?». In questo modo si

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i introdurre cornici di giustificazione, oabilità, per un dato evento.

,4) Trasformazioni nell'interazione

(1,4,1) Intra/inter-personale

In un caso la storia è centrata su una personai 1U una descrizione in termini di attributi; nel-l'iltro compaiono due o più persone e le descri-Nlonl riguardano modelli di interazione.

Se chi parla si riferisce a caratteristiche indivi-Uliull (ad esempio, «Lei è testarda»), il terapeutapuò interagire ponendo questi interrogativi:•Quali sono i suoi comportamenti che lei consi-dera espressioni di testardaggine?» - «Quali delleNUC a/ioni giudica riprovevoli?».

Se invece una storia sottolinea soprattutto imodelli interpersonali trascurando le caratteri-Nt Ielle intrinseche degli individui che possonoNcrvire a dar vita a un nuovo tipo di descrizioni,può essere utile discutere di attributi intra-per-Noni.li: «Da questi confronti con sua madre, puòdefinire chi era il genitore e chi il figlio?», (cioèla persona che si prendeva cura e chi invece eraoggetto di queste cure?).

È evidente che la modificazione della posizio-ne di chi racconta influisce sulla sua definizioneeli attore attivo e responsabile.

Sul piano linguistico questo cambiamento saràpreceduto dal passaggio dalla prima alla terzapersona o alla prima persona plurale e viceversa.

Le due categorie seguenti sono delle variazio-ni di questo tema e illustrano anche il passaggiotra sostantivo e verbo.

( 1.4.2) Intenzioni/effetti

In questo paragrafo ci soffermeremo invecesul passaggio da una descrizione in cui l'accento

viene posto sulle intenzioni di una o più pine a una discussione in cui sono in primo pgli effetti di un comportamento o di un ev<

Di fronte alla descrizione dello stato intdi un'altra persona, a cui vengono attrilcerte motivazioni o intenzioni di solito negsil terapeuta può porre una domanda del tipparte le intenzioni, quale è stato l'effetto dicomportamento su di lei (o su altri)?».

Anche in questo caso si può procede:senso contrario, cioè dagli effetti alle intenzse nella storia presentata questo ultimo as|viene trascurato.

Possono essere introdotti anche altri carmenti nelle sequenze logiche che all'interiuna storia reggono la tramma narrativa, Sfinfatti i racconti presentati dai membri della :glia "si tengono insieme con gli spilli" con sconnessioni e salti logici. Ad esempio, i colmenti tra i vari episodi possono essere impl:poggiare su premesse e attribuzioni di iltenute nascoste. Una volta esplicitate, la iperde la sua efficacia e si apre la strada a intspiegazioni e corollari alternativi. Un eseefficace di "come A si collega a C" da pariterapeuta può contribuire a indebolire ultimente una storia già debolmente strutturati

(1.4.3) Sintomi/conflitti

Pensate in questo caso alle differenze tnstoria centrata sulle difficoltà di un solo irduo e un'altra invece che mostra gli effettiproci tra il comportamento di una persequello di altri.

Quando qualcuno parla di paure, il tera|può muoversi lungo questa linea: «Quale ifetto dei suoi comportamenti legati a qpaure sugli altri {nel caso che chi parliportatore del sintomo) o di quei comportaisu di lei (.se chi parla si riferisce ai sintom

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di altri)?' - «Come reagisce alle sue reazio-uesta trasformazione apre la strada a unaa di alternative perché favorisce la com-11 modelli, contesti, eccezioni e una rifles-iu cause ed effetti.trasformazione di segno opposto può

utile nei casi in cui una definizione sinto-serve ad inserire una dimensione espli-0 di concettualizzazione. Prendiamo unsnto di questo tipo: «Come può aspettarsire dei momenti piacevoli se è depressa!».1 affermazione può contribuire a neutra-la trappola rappresentata dall'ingiunzio->-torturante «Divertiti!».

) Ruoli/regole

la storia caratterizza gli individui in termi-iolo (oppressivo, dominante, sottomesso,'o, protettivo, capro espiatorio), il tera-può formulare una domanda del tipo:hi questa persona si comporta in quel>. («Sua madre si comporta "da debole" conìorelle?») - «Chi contribuisce a questa defi-;?». («Anche i suoi fratelli pensano che ilrtamento dei suoi genitori sia intrusivo?»).t può ricorrere a delle affermazioni: «Be-ei è la pecora nera, chi nella sua famigliaper essere il buono?» (aguzzino, incompe-/ittima, ecc). In effetti una descrizionedi un ruolo priva il racconto del modellorsonale di cui quel ruolo è parte. Questanazione aggiunge un contesto, rimescolamsabilità, arricchisce lo scenario,ro anche che ci sono ruoli definiti dalla:ultura che può essere utile mettere in luceariabili sconosciute all'interno di una sto-far scoprire altre implicazioni.In questo

srapeuta può interagire chiedendo: «Tuttova bene, ma una volta assunto il ruolo dichi gioca quello di figlia?» (vedi 1.4.2).

(1,5) Trasformazioni nei valori dellastoria

Si tratta in questo caso di cambiamenti nel-l'attribuzione di valori ad eventi o persone enell'utilizzazione di attributi come buono/cat-tivo, generoso/tirchio, bello/brutto, col-to/ignorante, competente/incompetente, or-dinato/disordinato, ecc. Naturalmente questocambiamento può avvenire all'inizio o allafine della storia per una modificazione deltema dominante e del corollario morale adesso attribuito.

Ad esempio, se una narrazione è articolatain modo da collocare in un membro, o sotto-gruppo, comportamenti che evocano attributinegativi, il terapeuta può scegliere di fare deicommenti sul valore estremamente positivo diquesti comportamenti. Se un genitore descri-ve in modo auto-denigratorio la sua condottapoco paziente nei confronti dei figli e la portacome motivo di richiesta della consultazione,il terapeuta può scegliere di commentare inquesto modo: «Ci vogliono senso di responsa-bilità e coraggio per decidere di chiedere unaconsultazione per dei comportamenti chevengono considerati in modo così negativo!».Oppure può ridefinire il valore attribuito all'e-vento: «Nella sua vita non ha avuto esempi dicome essere paziente e tenero, per questo leinon è crudele, è solo ignorante!». Il vantaggioè che l'ignoranza è un attributo più "malleabi-le", non viene considerato "un aspetto radica-to nel carattere" e quindi si può pensare dimodificarlo con l'esperienza e l'apprendimen-to.

(1.5.1) Buone/cattive intenzioni

Se una ragazza con dei sintomi viene de-scritta dalla madre come "una persona che

ale fare Impazzire tutti con 1 suoi compor-nenti", il terapeuta può chiedere: «Da chi ha

npurato ad essere così ferma nelle sue con-vinzioni?». Con questa domanda, si cerca dirldeflnire, con una connotazione positiva, ilcomportamento problematico e di introdurreuna ricerca orientata nella storia che può an-corare questa attribuzione di intenzionalitàlegata alla malattia.

( 1.5.2) Sano/insano

II problema che qui poniamo è quello delpassaggio da attribuzioni rigide di malattia/sa-nità ad un'attribuzione di normalità, se possibilerivolta a tutti i partecipanti.

Se il marito afferma che diventa pazzo quan-do beve, il terapeuta può affermare: «Quelloi-lie ha detto quando era ubriaco può nonessere suonato carino, ma per me può esseresignificativo». In questo modo può essere mes-so da parte l'alibi della pazzia e l'intera storiapuò cambiare.

( 1.5.3) Legittimo/illegittimo

Possiamo presentare questa contrapposizio-ne anche nei termini di ragionevole/irragione-vole, logico/illogico.

Nel corso di una consultazione una donnaindignata racconta che sua madre le avevadetto che non sarebbero andate d'accordo seavessero vissuto insieme in quel periodo. Ilterapeuta commenta: «Una donna piuttostolucida, sua madre!». Questo commento fatto inun contesto di fiducia va a infrangere la pre-messa implicita di un accordo sulla "irragione-volezza" della madre. Si può così permetterealla paziente di riprendere in considerazione

la descrizione dell'accaduto con i suoi Olari.

(2) Trasformazioni nel roccedella storia

(2.1) Passivo/attivo

In questo caso abbiamo da una pariracconto in cui il narratore è oggetto e gì(o anche i sintomi) sono attori e, dall'altra,ce un racconto in cui chi parla è agente altquindi si assume qualche responsabilità. Sipersona descrive una situazione in cui è vitil terapeuta, sapendo che quella descriinon fa emergere l'attore come agente, puòdere: «E lei che cosa ha fatto?».

Tuttavia può essere difficile, e in alcuncontroproducente, cambiare questa pò?ne passiva, soprattutto nelle storie in cutore passivo è un bambino, una donna &posta a maltrattamenti, un anziano debiuna persona che soffre di attacchi di padato che la descrizione alternativa puònare come un'accusa o un rimprovero fvittima. In questi casi addirittura può Cinecessario in un primo tempo, per raffoil soggetto, dare conferma a una descriadi passività o vittimizzazione sottolineil'assenza di alternative in quel contesto.te volte, comunque, una trasformazionpassivo in attivo rappresenta uno strurrefficace di espansione della storia. Ad epio, nel caso di pazienti che si descri'vittime dei sintomi, o di relazioni in Cpassività non è imposta con mezzi di opsione fisica o economica o di coerciJideologica.

Harold Raush discutendo di questo terproposto la matrice seguente che riporlperché offre spunti di riflessione.

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Agente esterno

Agente interno

Problema esterno

biasimo o abbandono azione

azione

Problema interno

salvezza o condanna

colpa o disperazione

Fig. 2

storie in cui il problema viene definitoio e anche la soluzione viene individuataagente esterno si associano (evocano,

lano, sono evocate o provocate) a senti-di biasimo o abbandono. Invece le sto-

cui il problema è definito interno, ma laone viene individuata all'esterno, indu-(e sono caratterizzate da) temi di salvez-ondanna. Mentre se lo scenario del pro-i e della sua soluzione viene rappresen-.ll'interno dell'individuo possiamo co-sentimenti di colpa e sensazioni di di-sione. Infine se il problema viene defini-srno, ma il narratore si propone come; di cambiamento, tutto questo porta ad

viduando la collocazione che hanno pro-e agente è possibile arrivare a determi-

ili effetti tematici che la storia tende a:are. In questo modo possiamo ancheMe ipotesi sulla direzione del cambia-che la maggior parte dei terapeuti cerca

>rire, cioè attraverso descrizioni in cui il>re può in qualche modo agire sugliesterni.fficace variazione sul tema di questa tra-zione è la strategia dell1' estemalizzazio-

ne proposta da Michael White (42,43,38). Inquesto approccio il sintomo viene trasformatoin caratteristiche esterne, in personaggi autono-mi (invece che in conflitti), descritti esplicita-mente come qualcosa contro cui il paziente staingaggiando una battaglia per la conquista di unterritorio.

(2.2) Interpretazioni/descrizioni

In questo caso intendiamo parlare del passag-gio da una posizione in cui il soggetto ha delleconvinzioni circa il significato intrinseco di de-terminati eventi a una posizione caratterizzatainvece da un atteggiamento descrittivo.

In presenza di supposizioni, attribuzioni oconvinzioni il terapeuta può chiedere: «Vorreb-be descrivermi ciò che è effettivamente accadu-to, come se io fossi stato presente?».

Nel caso in cui le descrizioni trascurino in-vece continuamente alcuni tratti comuni, oqualche intenzione da parte degli attori, il nar-ratore può essere incoraggiato ad assumereuna posizione più interpretativa: «Che cosapensa l'abbia motivato a comportarsi in questomodo?».

i orientamento trasformativo è lo stes-nte nei paragrafi in cui si è parlato delle

intoni dinamico/statico, verbo/sostantivo,/astorico.

ì<$) Incompetenza/competenza

Ne II narratore si descrive come un ignorante• un confuso, il terapeuta può sottolineare co-TM riconoscere questi aspetti sottenda un buonBrucio di consapevolezza, come descrivere cosìGhlurumcnte uno stato di confusione richiedalucidità mentale, o può mettere l'accento suparticolari che mostrano la competenza e la)IUgHe/.za di chi parla. Gli effetti di questi com-menti sul narratore possono essere abbastanzatlrummatici. Oppure l'intervistatore può sceglie-re ili provocare incertezza in una persona che siNl'or/a di trasmettere un'immagine di sé senzaIncrinature: «Dovrebbe apprendere qualche in-aipacità, per vedere come viviamo noi mortali!».

Questa ricerca di eccezioni nella conversazio-ne, come nel caso delle esternalizzazioni di cuiabbiamo parlato, può portare progressivamenteu delle modificazioni nella tendenza prevalenteini auto-attribuirsi incompetenza, debolezza ostupidità, basata su premesse fino ad allora im-modificabili.

Inutile dire che incompetenza e competenzapossono essere attribuzioni di personaggi dellastoria diversi da chi racconta. Spesso comunquela caratterizzazione di qualcun altro come in-competente è collegata a una definizione dicompetenza del narratore e quindi il cambia-mento di un personaggio si ripercuote inevita-bilmente anche su di lui.

Infine è necessario notare che un terapeutapuò favorire una crescita verso maggiori livellidi competenza assumendo una posizione one-down (anche nel caso di una famiglia in cuiprevalgano posizioni di questo tipo), mentre

può dare avvio a un cambiamento in direstiopposta assumendo chiaramente una posilidi potere.

Discussione

Abbiamo visto che ogni categoria propinella lista delle micropratiche definisce unale dimensioni di una narrazione e che posaessere provocate delle trasformazioni sposdo una descrizione verso l'uno o l'altro di qiparametri. Intendo dire che non possiamo <indicazioni standard. Infatti nella pratica psterapica, nelle prime sedute o nei momentitici, i movimenti trasformativi in una data Czione all'interno di un determinato asse apisi intersecano con movimenti nella direzlopposta. La destabilizzazione di una descrlne dominante della realtà può stimolarepartecipanti "una ricerca di chiarezza", che avolta può far accogliere favorevolmente nitrame narrative emerse nel corso della consazione terapeutica. In ogni seduta il terapipuò scegliere di potenziare un particolare p\i vista che mostri di favorire un ampliamw

un arricchimento delle soluzioni da dare alblema presentato. Chiaramente la scelta fidi una particolare prospettiva o orientamidella nuova storia sarà frutto di un aggiustarto tra terapeuta, famiglia e circostanze in at

Inutile dire che ci sono certi movimentisformativi da parte del terapeuta che, pur <tribuendo a riorganizzare la narrazione, iben lontani dall'essere "rivoluzionari", datola nuova organizzazione è un'alternativa Cstata già legittimata dai narratori stessi. Ad eipio, un paziente che sta dando una descriza-storica del suo alcolismo, sollecitato a padegli eccessi relativi al bere nella storia dellsfamiglia, fa questo commento: «Può già imnnarlo, mio padre era un alcolista e mi ha 1

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i a bere». In questo modo c'è stato unoamento da una prospettiva astorica a unaIzione storica del problema, senza che persia emerso (almeno in questo momento): che non fosse già presente al narratore.•e situazioni invece questo stesso sposta-) può introdurre delle variazioni nel testoo che per il paziente suonano come dellei. In entrambi i casi, data la natura comu-di questo processo di riorganizzazione, lainza di novità non diminuisce il valorerasformazione.^cessano ricordare che il processo trasfor-) è influenzato non solo dagli atti verbali deluta, ma anche da altre esperienze che av-no sia in seduta, come ad esempio Temer-li una posizione diversa, che fuori della

- compiti e rituali - che confermano lastoria o che contraddicono e rendono

:nibile la precedente, dando credibilità allaversione. È anche importante notare cherjeuta non trasforma", ma offre attivamentepportunità di cambiamento e le trasforma-ono il risultato dell'intero processo tera-3. E infatti la direzione particolare che as-a trasformazione dipende dall'accoppia-evolutivo tra la storia, le modalità e le

mze della famiglia e i modelli privilegiati,incrasie e lo stile del terapeuta. Una chiaraione della singolarità delle intersezioni trasistemi complessi - realtà della famiglia eel terapeuta - potete trovarla in un interes-:>ntributo di Mony Elkaim (9).

nutazioni: uno strumentoce della cllnica, della ricercaa formazione

icro-pratiche discusse in questo articolocuore stesso del processo trasformativoia ed hanno importanti implicazioni an-

che nell'ambito della ricerca e della formazione]Per quanto riguarda le implicazioni cllniche

la descrizione che abbiamo fornito offre ur •imappa per muoversi nel territorio delle terapie,]per arricchire e ampliare le proprie capacità iconversazione, invece di pensare di "speciali?zarsi" in una sola dimensione. Potremmo, adesempio, applicare questa mappa alla praticadelle domande circolari, in modo da prenderein considerazione non solo la loro forma speci-fica (36,37), ma anche il luogo e la direzione delcambiamento nella trama narrativa di un indivi- \o o di una famiglia.

Per quanto riguarda la formazione, possiamoaggiungere una nuova dimensione e un voca-bolario utili per l'insegnamento di abilità tera-peutiche. Come per qualsiasi altro strumentoconcettuale, si tratta di utilizzarlo per migliorarele proprie capacità nel favorire delle trasforma-zioni per poi "dimenticarlo". La capacità di unterapeuta sistemico è di servirsi nella sua praticadegli strumenti concettuali e non di diventarneschiavo. Ciò che molti terapeuti esperti chiama-no "intuizione" spesso è frutto proprio di questoprocesso, di aver imparato e poi dimenticato lecose giuste.

Nell'ambito della ricerca l'applicazione dellecategorie proposte e del processo di trasforma-zione delle trame narrative può avviare e impo-stare degli studi sui processi di cambiamento interapia:

a) può permettere una nuova descrizione, mi-croanalitica, del processo terapeutico, favo-rire un'analisi della "storia naturale" di tera-pie individuali, familiari e di coppia, gettan-do nuova luce sulla natura del cambiamento;

b) offrirci nuove modalità - di valore euristico-per studiare quello che effettivamente avvie-ne nel processo di trasformazione delle tra-me narrative, prendendo in considerazione,senza escludere altre variabili, lo sviluppo, i

II

.menti di consenso e le diverse modalitàcui famiglie, coppie e individui parteci-

po al processo terapeutico;durci anche nuove categorie, più operative,Con cui valutare stili e orientamenti dei variterapeuti e del loro modo di rispondere epartecipare;favorire maggiori livelli di consapevolezzariguardo all'aggiustamento tra stile della fa-miglia e stile del terapeuta e al ruolo diquest'ultimo nel processo di cambiamento;

i) queste ricerche possono poi dare delle indi-ca/ioni utili ed aiutare ad accrescere la capa-l'Ità di accoppiamento e quindi le possibilitàdi trasformazione nella conversazione tera-peutica;

f) e infine contribuire allo sviluppo di nuovistrumenti concettuali più efficaci che possa-no prenderne il posto.

Per definire operativamente un evento tra-sformativo possiamo prendere in considerazio-ne le seguenti variabili:

u ) l'assetto di una storia;b) un dato intervento del terapeuta - domanda

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e) un corrispondente cambiamento nellsria; la mancanza di uno spostamento 1quella dimensione deve essere considindicativo di un tentativo inefficace,una non-trasformazione (questo anchcaso che il terapeuta lo percepisca in rltmentre diverso è se la percezione tarddel paziente); infine

d) la persistenza del cambiamento nel Upuò dare maggior peso a un dato movito trasformativo.

Lynn Hoffman ha avuto modo di notare

«il movimento di terapia familiare fino ad ogpiù interessato a "come cambiare" piuttosto"che cosa cambiare"» (19).

Il livello di analisi proposto in questacolo individua e definisce un'area che ccde sia con il "come" che con il "che eoffrendo nuovi stimoli per una teoria ciche possa arricchire la ricerca su entrquesti aspetti.

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