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Dal web 1.0 al web 2.0 Nuova visione del Web Elementi di informatica e web – a.a. 2013/2014 di Guido Fusco UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - CORSO DI LAUREA IN CULTURE DIGITALI E DELLA COMUNICAZIONE

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   Dal web 1.0 al web 2.0

Nuova visione del Web

Elementi di informatica e web – a.a. 2013/2014 di Guido Fusco

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI – FEDERICO II DIPARTIMENTO DI SCIENZE SOCIALI - CORSO DI LAUREA IN CULTURE DIGITALI E DELLA COMUNICAZIONE

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   Nascita del web

< 1989

Prima dello sviluppo del web le informazioni erano recuperate conducendo una serie di

passaggi complicati e comandi per localizzare i dati, preparare la connessione remota e

scaricare i dati in un computer locale, richiedendo una profonda conoscenza di

comandi

Tim Berners-Lee, all’epoca un ricercatore del CERN di Ginevra,

presentò una bozza preliminare del protocollo di rete per il web

dove proponeva l’adozione dei documenti ipertestuali.

http://www.w3.org/Administration/HTandCERN.txt

1989

1

E’ stato l’anno più importante per la nascita del web: il 6 agosto venne ppubblicato il

primo sito web funzionante e accessibile da HTTP con un indirizzo WWW.

WorldWideWeb è stato soltanto un browser dimostrativo e non fu mai disponibile per il

pubblico.

1991

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   Primo sito web della storia

Primo sito web

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   Mosaic: primo browser pubblco

Si deve agli studenti del NCSA (National Center for Supercomputing Applications) guidati da

Marc Anderson, la creazione di Mosaic: un browser simile a quelli che conosciamo

1993

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   Cosa doveva essere?

Per l’informatico britannico:

1.  la rete doveva essere libera e aperta e

senza proprietari

2.  a v r e b b e o f f e r t o i n f o r m a z i o n e ,

intrattenimento e istruzione

diversamente dagli altri mezzi di

comunicazione, sarebbe cresciuta dal

basso, senza una direzione da parte

dei governi, avrebbe garantito una

maggiore libertà umana e rafforzato  

l’affermazione  di  comunità  sociali.

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Il Web è stato originariamente utilizzato per

visualizzare documenti statici; in particolare, i primi

siti Web erano formati da un insieme di pagine

statiche con testo e immagini, concatenate da

semplici link incrociati, esclusivamente realizzate

in linguaggio HTML. Tali siti erano creati sulla base

di un progetto iniziale, modificabile e aggiornabile

soltanto operando direttamente su sorgenti HTML;

le pagine erano realizzate una ad una ed allo

stesso modo modificate, in caso di necessità,

dagli sviluppatori.

Questo, in estrema sintesi, il Web 1.0. intendendo

definire la prima fase di diffusione del web,

sfruttando una notazione puramente informatica

che distingue le versioni di un software durate il

suo ciclo di vita.

   Web 1.0

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   Comportamento delle aziende

OSSERVAZIONE

Nonostante l'investimento per un’attività di web marketing è contenuto nelle cifre, le aziende

investono quantità ingenti per un’attività di marketing tradizionale (si pensi a una campagna

televisiva, per radio o su periodici a carattere nazionale),

q  In questa prima fase, mailing list, forum e newsgroup, ottennero

attrattività solo da parte di una piccola comunità. L’interattività era

quindi limitata, la comunicazione unidirezionale, e la produzione di

contenuti dedicati ancora non era prioritaria.

q  L’imprese preferivano riversare sul web i contenuti predisposti per altri

media, più che per carenze tecniche anche per mancata lungimiranza e

comprensione del nuovo panorama mediatico

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   Autoreferenzialità dei siti web 1.0

Dan Gillmor parla di siti web “decenti”, e questa oltre alla poca interattività, è un secondo

fattore peculiare del web 1.0 , ed il più evidente come differenza con il 2.0. I siti internet che

appartenevano a questa prima fase del web non erano altro che mere visualizzazioni di

documenti ipertestuali statici, che quindi limitavano l’utente ad una semplice consultazione in

grado di generare un rapporto unidirezionale.

«Berners-Lee immaginava un web di lettura/scrittura. Ma ciò che è emerso nel 1990 è stato essenzialmente un web di sola lettura in cui si aveva bisogno di un account con un ISP per ospitare il proprio sito web, tools speciali, e / o competenze HTML per creare un sito decente » (1)

«Uno dei grandi problemi del web 1.0 era l ’organizzazione delle informazioni all ’interno dei siti. Con una metafora semplicistica, si parlava di ”alberi” : un tronco (l ’home page) che si divide in rami (i canali), e così via fino alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irresolubile, finché non si `è deciso - e sono stati Delicious e Flickr, due ”campioni” del 2.0, a farlo - di rigirare il problema agli utenti. Ciascuno poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva con dei ”tag”…» (2)

(1)  D.Gillmor,  We  the  Media,  Grasroots  journalism  by  the  people  for  the  people,  O’Reilly,    -­‐  2004  ,  cit.,  p.23  [1]  

(2)  Alberto  OIavi,  noto  blogger  e  giornalista  italiano,  insegnante  presso  la  Scuola  di  Media  Design  e  ArM  MulMmediali  di  NABA  e  autore  del  blog  Infoservi  (hIp://www.infoservi.it/)    

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   CMS

Questi “siti vetrina” solo grazie all’integrazione di database e

all’utilizzo di sistemi di gestione di contenuti (CMS), subirono una

metamorfosi verso la dinamicità testimoniata dai nascenti blog

e forum. La più famosa enciclopedia online, Wikipedia, azzarda

definire questa fase del web come 1.5

OSSERVAZIONE

Purtroppo però oggi capita - non di rado - visionare siti web “non decenti”, privi di

un’organizzazione dell'informazione, difficilmente navigabili, spesso autocelebrativi e con

funzionalità spesso inutili, e cosa ancora più grave siti di cui nessuno analizza i dati. Le aziende

tendono a replicare on line le stesse strategie che realizzano off-line, (vetrine incomplete,

semplici brochure) senza investire, senza creare un team dedicato e soprattutto senza farsi

affiancare dalle persone giuste.

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Ma cosa accadeva nel 2000?  

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   Le dot com

1999 è stato dichiarato l’anno dell’esplosione delle Dot-com

Il termine Dot-com viene anche utilizzato per identificare quelle aziende che impostarono un

business improntato principalmente all'erogazione di servizi via web.

Queste aziende, eccessivamente fiduciose nelle potenzialità della rete, si illusero di poter

facilmente espandersi, ma si trovarono, in molti casi, a dover fare i conti con:

Iniziarono a spuntare i primi siti web di commercio elettronico (e.commerce)

Ø  mancanza di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali.

Ø  Un approccio al web non ancora orientato all’utente

Ø  Un ossessione ad ottenere profitti e soprattutto il più velocemente possibile

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   Bolla speculativa della new economy

Proprio per questo le Dot-com furono le protagoniste, in negativo, della bolla speculativa della

new-economy all'inizio degli anni 2000, quando, numerose di esse, fallirono generando una

vera e propria recessione della New Economy.

Oltre a queste vi sono ovviamente Dot-com che riuscirono, grazie ad una buona iniziativa

imprenditoriale ed alla capacità di offrire servizi più interessanti ed innovativi

Il principio centrale che sta dietro il successo dei

giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti

per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo:

essi hanno abbracciato la potenza del web per

sfruttare l’intelligenza collettiva

Es: Amazon ha fatto della partecipazione degli utenti

una scienza. Conta su un numero sempre maggiore di

recensioni da parte degli utenti, e ancora più

importante, usa l’attività degli utenti per produrre

risultati di ricerca migliori

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   Nascita del web 2.0

Se la paternità del web è da attribuire a Tim Berners-Lee, quella riguardante la

sua nuova visione (web 2.0) spetta invece a Tim O’Reilly, fondatore e

amministratore delegato della casa editrice Media O’Reilly.

Durante una sessione di brainstorming, tenutasi nel 2004 nel corso di una

conferenza con il vice presidente della stessa casa editrice Dale Dougherty,

O’Reilly ebbe modo di dare vita a questo termine per definire l’importanza

che stava acquisendo la rete dopo la dot-com bubble

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“Lo scoppio della bolla dot-com nell’autunno del 2001 ha segnato un punto di svolta per la

rete. Molte persone sono giunte alla conclusione che la rete fosse assolutamente sopravvalutata,

quando, invece, le bolle e le conseguenti crisi sembrano essere una caratteristica comune di tutte

le rivoluzioni tecnologiche. Le crisi normalmente segnano il punto in cui una tecnologia in

crescita è pronta a prendere il posto che le spetta, al centro del palcoscenico. I simulatori

vengono eliminati, le storie di effettivo successo mostrano la loro forza e qui si inizia a

comprendere cosa separa le une dalle altre. […] Dale Dougherty, pioniere del web e Vice-

Presidente di O'Reilly, fece notare che, tutt’altro che “crollata”, la rete era più importante che

mai, con nuove interessanti applicazioni e siti nascenti con una sorprendente regolarità.

Inoltre, le società che erano sopravvissute al collasso, sembravano avere alcune caratteristiche in

comune. Poteva essere che il collasso delle dot-com avesse segnato per la rete un punto di svolta

tale che un richiamo all'azione definito come "Web 2.0" potesse avere senso? Concordammo

con questa analisi e così nacque la Conferenza Web 2.0.”

   Conference web 2.0

What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software Tim O’Reilly  

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   White paper di Tim O’Reilly

O’Reilly nella pubblicazione di un articolo (2007) ha

cercato di chiarire gli aspetti e i principi fondanti -

«design pattern» - della rinnovata configurazione del

Web:

Attraverso il confronto strutturato tra una

serie di applicazioni e servizi on line

che più rappresentano ed enfatizzano

la nuova concezione della Rete,

rispetto a quelle più intrinsecamente

legate al Web in versione 1.0

Individuando una mappa concettuale

(Meme Map) attraverso la quale si

descrive il nucleo fondamentale del

web 2.0 ed attorno ad esso una serie di

applicazioni, concetti principi che

possono essere in una certa misura

ricollegati a tale nucleo

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

Web 1.0 Web 2.0

DoubleClick Google Adsense

Ofoto Flickr

Akamai BitTorrent

Mp3.com napster

Britannica on line Wikipedia

Siti personali Blogging

evite upcoming.org e EVDB

Ricerca nomi domini Ottimizzazione motori ricerca

Pagine viste Cost per click (CPC)

Screen scraping Web service

Pubblicazione Partecipazione

Sistema gestione contenuti wikies

Directory (Tassonomia) Tagging (“folksonomia”)

Stickiness Syndication

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

DoubleClick Google Adsense

Nel contesto del Web 1.0 DoubleClick è una delle società l e a d e r t r a q u e l l e c h e s i occupano di fornire soluzioni pubblicitarie sulla rete per le compagnie multinazionali; il suo modello di business è dunque “centralizzato” ,   ovvero   focalizzato sulle grandi aziende e i s i t i Web d i maggiore successo.

Google AdSense offre la possibilità a chiunque - non più soltanto alle aziende e alle compagnie, ma anche agli utenti che realizzano, pubblicano e condividono contenuti e informazioni on line - di fare pubblicità sul proprio spazio Web,  attraverso  l’inserimento  di  pubblicità gestita direttamente da Google. Il suo modello di business è quindi “decentrato”,  vale  a   dire focalizzato sulla coda lunga.

Ofoto Flickr

Ofoto è uno dei siti Internet di m a g g i o r s u c c e s s o t r a l e applicazioni configurate in stile Web 1.0 che offrono agli utenti on line servizi di tipo fotografico - a pagamento -

Flickr, invece, è una delle applicazioni di social networking apprezzate dagli utenti del Web 2.0, che consente di pubblicare e condividere, in questo caso gratuitamente, immagini e fotografie, attraverso reti di contatto tra gli iscritti.

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

Akamai BitTorrent

Anche in ques to caso la d i f f e r e n z a è t r a “ c e n t r a l i z z a z i o n e ” e “decent ramento”. Akamai fornisce piattaforme per la distribuzione di contenuti on line per aziende e colossi dell’ICT. In pratica copia i contenuti dai siti Web dei clienti direttamente sul proprio server (quando l’utente si collega al sito Web aziendale, accede al server Akamai senza accorgersene).

BitTorrent, invece, è uno dei software peer to peer (P2P) di maggior successo on line; per peer to peer s’intende una rete che non prevede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer) che fungono sia da client che da server verso altri nodi. Questo model lo è l ’ant i tes i dell’architettura client- server.

Mp3.com Napster

Mp3.com è uno dei siti che consentono agl i u tent i d i acquistare e ascoltare brani musicali in formato mp3, tra quelli presenti sul database dell’applicazione. Nel caso di Mp3.com è il sito che mette a disposizione degli utenti   una  base  dati  di  brani  musicali  da  ascoltare,   in   un’ottica   di  “centralizzazione”

Con Napster il modello cambia: si tratta di   un’applicazione di file sharing tra gli utenti del Web, che consente agli stessi utenti di condividere brani musicali in formato mp3. Sono gli stessi utenti a decidere quali file in formato mp3 scambiarsi, condividere con altri utenti e ascoltare, in una prospettiva di “decentramento”.

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

Britannica Online Wikipedia

Britannica Online è la versione d i g i t a l e d e l l ’ a u t o r e v o l e  enciclopedia  Britannica,  fruibile  direttamente   in   rete   e   a  pagamento  dagli   utenti del Web 1.0.

Wikipedia cambia la modalita� di a c c e s s o e f r u i z i o n e a d  un’enciclopedia   on   l ine:  totalmente   gratuita   e   dai  contenut i   completamente  svi luppati   dal contributo congiunto dei suoi utenti, che possono pubblicare, integrare e c o n d i v i d e r e d e f i n i z i o n i e spiegazioni in qualsiasi settore del sapere e della conoscenza.

Personal web site BLog

L’evoluzione  dal  Web  1.0  a  quello   in   versione   2.0   è   rappresentata dal passaggio dal s i t o I n t e r n e t t i p i c a m e n t e   “statico”,   privo   di   logiche   di   interattività,   progettato   e   sviluppato esclusivamente da esperti di informatica e di HTML

a l B l o g , s p a z i o W e b potenzialmente accessibile a tutti gli utenti - grazie ad applicazioni di CMS che non richiedono più la conoscenza del linguaggio HTML - in cui è possibile tenere traccia delle proprie idee e riflessioni, pubblicare notizie e informazioni di ogni genere, avviare forme di interazione più dinamiche e bidirezionali con il popolo della rete.

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

Ricerca nomi dominio Ottimizzazione motori di ricerca

Nel Web 1.0 aziende e business acquistavano nomi di dominio generici di attività commerciali e beni di consumo al fine di rivenderli a prezzi gonfiati al migl ior offerente, potendo contare su un’espans ione fortissima del mercato dei siti Web e su una legislazione al tempo lacunosa

Nel Web 2.0 , invece, dal la s p e c u l a z i o n e s i è a r r i v a t i all’ottimizzazione per i motori di r icerca, grazie alla presa di coscienza che i l modo più eff icace e vantaggioso per promuovere spazi in rete e fare affari sul Web sia di “farsi trovare”, ottimizzando - appunto - il proprio spazio in rete sui motori di ricerca di maggior successo.

Page Views Costo per click

Il numero di pagine visitate è sempre stato uno degli indici più utilizzati per calcolare il livello di penetrazione e attrattività di un determinato sito Web, come c a n a l e d i p r o m o z i o n e pubblicitaria.

Negli ultimi anni, tuttavia, si sono affermate tecniche e modalità ritenute più efficaci e vantaggiose, come il Costo per click (pay per c l i c k - P P C ) , u n a t e c n i c a pubblicitaria ormai molto diffusa: g l i u t e n t i c h e i n t e n d o n o promuovere il proprio sito o Blog in r e t e p o s s o n o p a g a r e p e r l ’ i n s e r z i o n e u n a q u o t a proporzionale al numero di click degli utenti su quel dato spazio on line.

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   Applicazioni web 1.0 VS applicazioni web 2.0

Pubblicazione Partecipazione

Il concetto di Pubblicazione rimanda alla concezione di uno spazio Web come ambiente chiuso e statico, scarsamente interattivo, in cui gli utenti possono so l tanto v i s i ta re , dunque gestito dal punto di vista editoriale e tecnico in maniera centralizzata e top down

Partecipazione, tipico del Web 2.0, con spazi on line aperti, dinamici e soprattutto interatt ivi , in cui ciascun utente puo� contribuire attivamente con idee, progetti e contenuti propri..

Directories o Tassonomia Tagging o Folksonomy

Il modello di strutturazione dei contenuti on line denominato Directories organizza i siti Web in base ad una struttura ad albero gerarchico di categorie di c o n t e n u t i p u b b l i c a t i . U n vantaggio di tale modello è l ’ u n i v o c i t à d e l l a categorizzazione, poiché ogni sito Internet è associato a categoria ben definita

Il Tagging consiste nell’associare a interi siti o spazi on line, così come a singole sezioni o contenuti specifici, uno o più tag che descrive la risorsa pubblicata. Si t r a t t a d i u n m o d e l l o d i s t rut turaz ione dei contenut i sicuramente più flessibile rispetto a quello basato su categorie, che ha stimolato la diffusione del concetto di folksonomia, ovvero una classificazione dei contenuti Web libera e personalizzata, gestita dagli utenti stessi.

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   Meme map

Con   l’obiettivo   di   rendere   sempre   più   chiaro   cosa   si   intenda   per   Web   2.0,   dal  

punto   di  vista  dei  design  pattern  e  dei  rinnovati  modelli  di  business,  Tim  O’Really  ha  

integrato e completato la sua definizione della nuova versione del Web, affermando che

«non ha dei confini chiari, ma, piuttosto, un centro di gravità. È possibile rappresentare il Web 2.0 come un insieme di principi e di pratiche che accomunano una sorta di sistema solare di siti, i quali applicano alcuni di tali principi, ad una distanza variabile dal centro».

A riguardo,  Tim  O’Really  ha   individuato  una  vera  e  propria  mappa  concettuale   -

definita Meme Map - attraverso la quale descrivere appunto il nucleo fondamentale del Web

2.0 e, attorno ad esso, una serie di applicazioni, concetti e principi che possono essere

ricollegati, in maggiore o minor misura, a tale nucleo.

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   Meme map, Tim O’Reillyca

BitTorrent: decentralizzazione

radicale

Flickr, del.icio.us Tagging Non tassonomia

Gmail, Google Maps,Ajax. Arricchimento dalle

esperienze degli utenti

PageRank, eBay, Gli utenti come collaboratori

Google AdSense: Customer self service che rende possibile la

long tail

Blogs: Partecipazione non pubblicazione

Wikipedia: Fiducai radicale

Il diritto a remixare

Fiducia negli utenti

Possibilità di abbinare un indirizzo a porzioni di

contenuto

Il software che migliora con

l’aumentare degli utenti

Gioco Beta perpetuo

Arricchimento dell’esperienza

dell’utente

Il web come insieme di componenti

Hackability The long tail

Il comportamento dell’utente non è predeterminato”

I dati come un nuovo “Intel Inside”

Un attitudine, no un tecnologia

I principi scaturiti dal nucleo

I mezzi che ne permettono la realizzazione

22

Web come piattaforma  Posizionamento strategico:  

Voi controllate i vostri dati  Posizionamento utente:  

Competenze centrali:  

Servizi non pacchetti di software  

Architettura di partecipazione  

Scalabilità efficace dal punto di vista dei costi  

Fonti remixabili e trasformazione dei dati  Il software a un livello superiore rispetto al singolo dispositivo  Sfruttamento dell’intelligenza collettiva  

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   Principi del web 2.0

Principi e concetti del web 2.0

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   Il web 2.0 è una piattaforma

Web 2.0

è una

PIATTAFORMA

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   Piattaforma di elaborazione e piattaforma di sviluppo

   24

Prima di scendere nel dettaglio, vediamo qual è il significato di piattaforma in informatica:

In genere si usa distinguere il concetto in piattaforma di elaborazione, e piattaforma di sviluppo.

•  Piattaforma di elaborazione sta a indicare un insieme di tecnologie (hardware e software)

che permette di eseguire un programma software;

•  Piattaforma di sviluppo sta a intendere un insieme di tecnologie (hardware e software) che

permette di creare nuovi software.

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   Web 2.0: Piattaforma di elaborazione e di sviluppo

Web 2.0

Piattaforma di

ELABORAZIONE

Web 2.0

Piattaforma di

SVILUPPO

§  SERVIZI E NON PACCHETTI DI SOFTWARE  

§  FINE DEL CICLO DI RILASCIO DEL SOFTWARE  

§  IL SOFTWARE SUPERA IL LIVELLO DEL SINGOLO DISPOSITIVO  

§  RICH USER EXPERIENCE  

§  LUNGA CODA  

•  NUOVE APPLICAZIONI A PARTIRE DA QUELLE ELEMENTARI GIA’ ESISTENTI Applicazioni MASHUP  

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   Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (SERVIZI E NON PACCHETTI DI SOFTWARE)

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Nella prima fase, che abbiamo denominato web 1.0, il web era paragonabile a una grande

bacheca, sulla quale, persone specializzate, pubblicavano le pagine web.

Secondo il paradigma del web come piattaforma di elaborazione, il web può ora offrire le

stesse funzionalità, rispetto ad applicazioni desktop; servizi non pacchetti di software.

Con il Web 2.0 si arriva ad applicazioni e a software-servizi,

accessibili e utilizzabili direttamente on line ; il processo si sposta

dal proprio computer alla piattaforma web – la “nuvola” secondo

il paradigma del cloud computing, che mette a disposizione degli

utenti le applicazioni in modalità di servizio (software as service). Il

proprio computer diventa un terminale di accesso, in cui le sole

cose richieste sono un collegamento ad internet e un browser (thin

client).

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Vecchia piattaforma di

elaborazione

dalla rete come insieme di dati… …alla rete come insieme di applicazioni

dai “fat client”… …al “thin client”

dal software come prodotto… …al software come servizio

dal software come release… …al miglioramento continuo

dal lavoro individuale… …al lavoro cooperativo

dalla centralità delle funzioni… …alla centralità dei dati

dall’era di Microsoft… …all’era di Google

Nuova piattaforma di

elaborazione

Internet

…si sposta

   Cloud Computing

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   Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (FINE DEL CICLO DI RILASCIO DEL SOFTWARE)

Questo nuovo modo di definire un programma, non più come prodotto, ma come servizio,

determinerebbe la fine del ciclo di rilascio di un software.

Infatti, il nuovo paradigma del web come piattaforma di

elaborazione, sostituisce la pratica da parte dei colossi

dell’informatica di implementare costantemente - spesso

quotidianamente - modifiche, integrazioni e miglioramenti

in progress nell’architettura strutturale e soprattutto

funzionale delle applicazioni.

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   Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (IL SOFTWARE SUPERA IL LIVELLO DEL SINGOLO DISPOSITIVO)

Procedendo in questa direzione, si andranno eliminando i problemi di portabilità e

compatibilità, nonché del costo delle licenze e dell’aggiornamento della propria versione del

software:

il Web 2.0 non è più limitato alla piattaforma PC,

applicazioni e servizi del nuovo Web sono sempre più

basati su un’architettura software scritta senza vincoli

dettati dal singolo dispositivo, con funzionalità che possono

essere eseguite direttamente su molti dei device a

disposizione, in modo integrato e trasparente. Si tratta,

dunque, di una rinnovata concezione del nuovo Web, in

stretta correlazione con la convergenza dei device che

caratterizza l’attuale società digitale.

Il web 2.0 fa si che il software supera il livello del singolo dispositivo (Software Above the Level of

a Singole Device ).

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   Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (RICH USER EXPERIENCE)

L'utilizzo di applicazioni Web-based, ha reso possibile una

maggiore consapevolezza nell’utilizzo di tecnologie già esistenti,

permettendo la costruzione d’interfacce dinamiche e fortemente

interattive tali da fornire una rich user experience (Arricchimento

dell’esperienza dell’utente) simile a quella fornita dalle

applicazioni desktop, con interfacce utente molto più sofisticate

senza, tuttavia, infastidire eccessivamente l’utente e tenendo

conto delle esigenze di usabilità e di accessibilità.

Le applicazioni del Web 1.0, si basavano sul paradigma

“click, wait and refresh“, che sta a significare che se

volevamo cambiare lo stato di una applicazione

bisognava cliccare un link ed aspettare che veniva

caricata la pagina seguente. Occorreva ricaricare

l’intera pagina sia se si trattava di una lunga lista di dati

sia se le informazioni da cambiare nella pagina corrente

erano poche.

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   Web 2.0 - Piattaforma di elaborazione (LUNGA CODA)

Inoltre, Tim O’Really lega il principio di Web as Platform a

un nuovo design pattern del Web 2.0: Se oltre a far leva

sul principio software come servizio e non come prodotto

si considera il customer-self service, intenso come la

capacità di dare più potere ed autonomia all'utente.

Basandosi dunque su questa capacità del “nuovo web”

è possibile raggiungere l’intero web, le periferie, non solo

il centro, la "lunga coda", non solo la testa.

DoubleClick pur trattando il software come servizio, il suo modello

di business era incentrato sulla pubblicazione e non la

partecipazione, per cui gli inserzionisti e non i consumatori

dovessero comandare. L’offerta di DoubleClick richiedeva un

formale contratto di vendita, limitando il proprio mercato a poche

migliaia di siti tra i più grandi.

Il successo di Google deriva dalla comprensione di quello che

Chris Anderson definisce long tail, il potere collettivo dei piccoli siti

che costituiscono il grosso del contenuto del web.

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   Web 2.0 - Piattaforma di sviluppo (NUOVE APPLICAZIONI A PARTIRE DA QUELLE ELEMENTARI GIA’ ESISTENTI)

Nella visione del web come piattaforma, oltre al processo di elaborazione di applicazioni, vi è il

processo di costruzione di nuove applicazioni

In questa situazione il web si configura come un ambiente che mette a disposizione tutti gli

elementi necessari per creare nuove applicazioni (Applicazioni MASHUP)

Per spiegare meglio questo concetto, ci rifacciamo a un tipico

esempio che si usa per mettere a confronto il web 1.0 e il web 2.0:

i mattoncini lego.

Nel nostro caso, i singoli pezzi della lego sono i componenti

software elementari, dove ognuno di essi svolge una propria

funzione. Componendo i singoli “mattoncini”, nella maggior parte

senza nessuna competenza particolare, otteniamo nuove

applicazioni o nuovi contenuti che possono essere utilizzati dagli

utenti. Continuando nel parallelo, il funzionamento del web come

piattaforma di sviluppo è possibile solo se i singoli “mattoncini”,

siano configurati in modo uniforme (standard uniforme), in modo

tale che possono essere “incastrati” tra di loro

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   Il web 2.0 è una partecipativo

Web 2.0

è

PARTECIPATIVO

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   Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA)

32

Altro principio centrale individuato da Tim O’Really per

completare e integrare la sua definizione di Web 2.0 fa

riferimento all’idea di sfruttare l’intelligenza collettiva

(Harnessing Collective Intelligence) degli utenti del Web.

«Che cos'è l'intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva.»

Pierre  Lévy    

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   Web 2.0 – Partecipativo (INTELLIGENZA COLLETTIVA) - esempi

La conoscenza nel Web si sviluppa attraverso le associazioni che gli

utenti sono in grado di generare mediante hyperlink, uno dei fondamenti

del Web

In prima linea Yahoo! e Google: il primo, nato come una directory di link ai siti Web e agli

spazi on line più apprezzati; il secondo, interamente basato sull’infrastruttura dei link e sul

Page Rank per definire il livello di pertinenza delle ricerche on line.

Altro esempio indicativo è quello di Wikipedia, l’enciclopedia on line che tutti

gli utenti possono consultare liberamente, contribuendo a migliorarne o

integrarne definizioni, istruzioni o descrizioni, in un’ottica di collaborazione e

partecipazione attiva.

Ebay e Amazon basano la qualità del proprio servizio sul

contributo dell’enorme massa critica di piccoli venditori e

acquirenti.

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   Web 2.0 – Partecipativo (BETA PERPETUO)

34

In questa prospettiva di partecipazione collettiva, nel Web 2.0 è possibile individuare una vera

e propria “architettura della partecipazione” attraverso la quale gli utenti aggiungono valore

all’infrastruttura di comunicazione e interazione del Web, nonché agli strumenti e alle

applicazioni on line.

Il Web 2.0 è fondato, sulla progettazione continua di software e

applicazioni basata sull’utilizzo effettivo degli utenti. È il caso del

cosiddetto “beta perpetuo”, in altre parole della continua

evoluzione progettuale degli strumenti e delle applicazioni di rete.

Il servizio Gmail, infatti, è stato rilasciato il 31 marzo 2004.

Solo il 7 luglio 2009, dopo oltre 5 anni di permanenza nello

status di beta pubblica, è stato promosso alla condizione di

definitiva.

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Nel

Web 2.0

i dati sono il nuovo

INTEL INSIDE

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   Web 2.0 – i dati sono il nuovo Intel inside.

La definizione fa riferimento a una nota strategia di marketing della Intel

degli anni ’80:

I dati rappresentano il valore del web, come il processore rappresenta il vero

valore del Personal Computer.

§  Il web crawl di Google;

§  La directory di Yahoo!;

§  Il database prodotto di Amazon;

§  Il database di prodotti e venditori di eBay;

§  Il database di cartine di MapQuest;

§  Il database delle canzoni distribuite di Napster.    

Infatti, ogni significativa applicazione o servizio sinora è stata supportato da un database

specializzato:

Secondo O’Reilly, “la gestione dei database è una competenza centrale delle società Web 2.0, al punto che

spesso abbiamo definito queste applicazioni come "infoware" piuttosto che semplicemente software”.

Altro elemento centrale del Web 2.0, è rappresentato dal fatto che i dati prodotti dagli utenti

rappresentano il vero valore del web.

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Web 2.0

Definizioni

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   Il Web 2.0 e la metafora dei ciechi e dell’elefante

(2)  Canone  Buddista  Udana  VI,  4,  66-­‐69  

Riuscire a dare una definizione condivisa del web 2.0 è un obiettivo complesso e difficile da

raggiungere; ognuno prova a darne la propria visione, giungendo a definire tanti rovesci della

stessa medaglia

Amy Shuen(1), per spiegare i diversi punti di vista nell’affrontare l’argomento web 2.0, si rifà alla

parabola indiana, i ciechi e l’elefante(2)

(1)  A  Strategy  Guide  Business  thinking  and  strategies  behind  successful  Web  2.0  implementaMons  

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   Prima definizione di Tim O’Really

(3)  web.archive.org/web/20051013075639/hIp://radar.oreilly.com/archives/2005/10/web_20_compact_definiMon.html  

Pur se non vi è ancora una definizione univoca, nè probabilmente mai ci sarà, se proprio

dobbiamo spingerci nel tentare di abbozzare una definizione del web 2.0 , è bene dare la

parola a chi il termine l’ha creato: Tim O’Reilly.

«Il Web 2.0 è la rete come piattaforma, attraverso tutti i dispositivi collegati; le applicazioni Web 2.0 sono quelle che permettono di ottenere la maggior parte dei vantaggi intrinsechi della piattaforma, fornendo il software come un servizio in continuo aggiornamento che migliora più le persone lo utilizzano, sfruttando e mescolando i dati da sorgenti multiple, tra cui gli utenti, i quali forniscono i propri contenuti e servizi in un modo che permette il riutilizzo da parte di altri utenti, creando una serie di effetti attraverso un "architettura della partecipazione" e andando oltre la metafora delle pagine del Web 1.0 per produrre così user experience più significative.» (3)

Da cui si possono estrarre le parole chiave: §  La rete come piattaforma, §  Software come servizio, §  Utilizzo dei dati da sorgenti multiple, §  Architettura della partecipazione - Beta perpetuo; §  Produzione di contenuti da parte degli utenti, §  Rich user experience

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   Seconda definizione di Tim O’Really

(3)  hIp://oreilly.com/catalog/web2report/chapter/web20_report_excerpt.pdf  

Una seconda definizione, la troviamo contenuta all'interno del documento "Web 2.0 Principles

and Best Practices"(3) , dove O’Reilly sostiene che:.

«Web 2.0 è un insieme di tendenze economiche, sociali e tecnologiche che formano insieme la base per la prossima generazione di Internet - un più maturo e distinto mezzo caratterizzato dalla partecipazione degli utenti, dall ’apertura e dagli effetti della rete»

Anche da qui si possono identificare i concetti: §  Tendenze economiche, sociali e tecnologiche, §  Partecipazione; §  Aperto.

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   Terza definizione di Tim O’Really

(4)  hIp://radar.oreilly.com/2006/12/web-­‐20-­‐compact-­‐definiMon-­‐tryi.html  

La terza e ultima definizione di O'Reilly, è la più recente. Scritta a dicembre 2006 è nata come

prodotto di una discussione online tra lo stesso O'Reilly e la comunità che s’interroga sul

significato del termine Web 2.0:

«Il Web 2.0 è la rivoluzione del business nell'industria informatica, causata dallo spostamento verso internet come piattaforma, e da un tentativo di capire le regole per il successo su questa nuova piattaforma. Il punto principale tra tutto ciò è questo: costruire applicazioni che sfruttando gli effetti della rete che migliorano man mano più persone le utilizzano»(4)

Da cui i seguenti punti chiave §  Business nell'industria informatica, §  Internet come piattaforma, §  Beta perpetuo.

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   Centralità dell’utente

(5)  Comunicare  2.0.  Lavorare  con  gli  strumenM  del  nuovo  web.  A.Clerici,  M.  De  Pra,  G.  Salvioc.  Ed.  APOGEO  -­‐  2012  

Riassumendo, possiamo dire che il punto cardine, e quindi elemento

fondamentale di questo concetto, è senza dubbio l'acquisita

centralità dell'utente nel processo di partecipazione alla crescita

del Web. Attorno a ciò ruotano tutti gli elementi innovativi dalla

logica del Web 2.0 come la collaborazione, la condivisione e

l'unione delle informazioni.

«Il Web 2.0 è una piattaforma tecnologica di applicazioni, basate su tecnologie interattive che abilitano la partecipazione attiva degli utenti e che consentono un elevato livello di interazioni fra gli utenti stessi per connettersi, comunicare, condividere e collaborare on line. Su questa piattafirma tecnologica nascono nuove dinamiche relazionali, nuovi modelli di business, e nuove opportunità per le aziende»(5)

L'utente riveste un ruolo da protagonista, poiché insostituibile fonte d’informazioni di qualsiasi

tipo ad alto valore tecnico e commerciale.

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Le applicazioni

Web 2.0

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   Social Media e Social Software

41 (6)  Kaplan  Andreas  M.,  Haenlein  Michael,  (2010),  “Users  of  the  world,  unite!  The  challenges  and  opportuniMes  of  social  media,  Business”  Horizons,  Vol.  53,  Issue  1  

L’uso sociale del web partecipativo, collaborativo ha dato vita ad una

nuova etichetta, ormai assestatasi nel discorso sociale, tecnologico e

commerciale su internet: il termine in questione è social media.

I social software sono l’insieme delle applicazioni accessibili tramite internet che sono

utilizzate dagli utenti per connettersi fra loro, comunicare, condividere contenuti e contribuire

alla creazione di nuovi

I Social Media sono un gruppo di applicazioni Internet basate sui presupposti ideologici e

tecnologici del Web 2.0 che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati

dagli utenti

Andreas Kaplan e Michael Haenlein hanno definito(6)

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   Social Media e Social Software

Ad esempio:

q  YouTube è un social media, basato su una piattaforma social software che consente di

condividere contenuti video;

q  Wikipedia è un social media, basato su una piattaforma social software che consente

ai suoi utenti di collaborare alla scrittura di nuovi lemmi dell’enciclopedia;

I social media sono l’insieme delle

informazioni che risultano dalla

creazione e dalla diffusione dei

contenuti on line degli utenti.

Accezione IDEOLOGICA

(visione funzionale) Accezione TECNOLOGICA

(visione strumentale)

I social media coincidono con

social software

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   Un’altra definizione di social media

In questa nuova visione, è possibile definire Il web 2.0 come:

Esistono numerosi social software o applicazioni

del web 2.0, ciascuna fondante su un insieme di

obiettivi o ambiti di utilizzo:

Comunicare;

Condividere;

Collaborare;

Co-partecipare;

Categorizzare;

Contribuire alla conoscenza;

Creare community.

Un contenitore ideologico e tecnologico, in cui trovano spazio, nuovi media interattivi (social media) basati su applicazioni web (social software) che permettono agli utenti di connettersi, comunicare, condividere, collaborare

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   Ambiti di utilizzo dei social software

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   Ambiti di utilizzo dei social software

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Web 2.0

Un termine controverso

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   Critiche al termine web 2.0: una vuota operazione di marketing

A lanciare il sasso (e a originare tutto il dibattito) è stato Tim Bray, noto

come inventore di XML, che pubblicò sul suo blog un post nel quale

accusava l’espressione web 2.0 di essere una vuota operazione di

marketing, della quale condivideva solo i fattori che avevano portato ad

una ripresa economica, senza però trovarne uno comune

“[…] Supponendo che ci sia qualcosa di concreto dietro il mantra, di cosa si tratta? Bene, per Tim ed i feed di del.icio.us, il web 2.0 riguarda un network sociale, Ajax servizi e piattaforme e la coda lunga. E cosa hanno in comune queste cose? Buona domanda; non so la risposta. ... Quindi, nella grande figura del web 2.0 cosa è rilevante e cosa è una montatura? (7)

(7)  Tim  Bray,  Web  2.0  or  not?,  2005    

“Web 2.0 non è altro che una sorta di slogan facile da ricordare, in grado di fare presa, ma se ha avuto successo è solo perché capace di catturare in modo efficace una sorta di zeitgeist , di dare il senso di quello che sta accadendo sul web” (8)

A rispondergli fu lo stesso Tim O’Reilly:

(8)  Not  2.0?  -­‐  hIp://radar.oreilly.com/2005/08/not-­‐20.html    

Tim  Bray  

Tim  O’Reilly  

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   web 2.0: Un termine limitativo

“il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente parlando, l'evoluzione va oltre i confini della rete intesa come world wide web, mondo di browser e ed ipertesti. L'affermazione oltre il web, come VoIP, il mobile marketing, il file sharing, il podcasting, suggeriscono che sarebbe più corretto definirlo Internet 2.0 (9)

(9)  WEB  2.0  GUIDA  AL  NUOVO  FENOMENO  DELLA  RETE  –  di  Grivet  Foiaia  Luca  –  HOEPLI  2007    

““il termine web 2.0, può ritenersi limitativo in quanto, tecnologicamente parlando circoscrive un ambito (world wide web, mondo di browser e ed i ipertesti) che stando all'evoluzione dei diversi mezzi di comunicazione (social media, mobile, applicazione Smartphone e tablet per esempio) sono delle componenti, ma non le sole. Ecco che sarebbe più corretto definirlo Digital 2.0” (10)

Più che critica, c’è chi invece, come Luca Grivet Foiaia, il termine web 2.0 lo reputa limitativo

(10)  Digital  MarkeMng  –  di  Paola  Perec  –  APEOGEO  2011  

Sulla stessa linea, Paola Peretti, che però giustamente osserva che ampliando i canali di

riferimento è giusto utilizzare un termine che indichi l’intero mondo digitale:

Luca Grivet Foiaia  

Paola Peretti  

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   Due punti di vista…

“I sostenitori del web 2.0 idolatrano il dilettantismo e diffidano della professionalità, lo vediamo nel modo in cui glorificano wikipedia, lo vediamo nell ’adorazione nei confronti del software open source e nella campagna condotta favore del blogging come alternativa ai media convenzionali” (11)

(11)  hIp://www.roughtype.com/archives/2005/10/the_amorality_o.php  

“Perché gli utenti dovrebbero continuare a pubblicare tutti quei dati privati, dai quali una manciata di aziende ricava miliardi di dollari di profitti? Perché dovrebbero cedere gratuitamente i loro contenuti mentre un pugno di imprenditori del Web 2.0 sta guadagnando milioni? Ciò di cui vi è necessità è di modelli economici che aiutino i dilettanti ambiziosi a guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. E’ nostro dovere trasformare il dilettante in professionista, far si che si sbarazzi dei lavori precari trasformando i nuovi media da faccenda relegata alle ore notturne, in un terreno favorevole per la prosperità economica” (12)

Lovink  Geert  

Nicolas  G.  Carr  

(12)  Zero  comments.  Teoria  criMca  di  internet  Lovink  Geert-­‐  Mondadori  Editore  

Ritornando invece al carattere polemico, non tanto sull’etichetta, quanto su alcune delle

parole chiave (collaborare, co-partecipare) e sull’utilizzo di strumenti e applicazioni del web

2.0 da parte delle aziende

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   L’etichetta Web 2.0 una “mancanza di fantasia e un trucco di marketing”

““[…] E’ interessante notare che il passaggio al Web 2.0 (detto anche web dinamico, per via della natura dei siti) non implica un passaggio tecnologico, ma progettuale. In pratica le tecnologie alla base della rete sono rimaste pressoché uguali. […] Il Web 2.0, a dispetto del nome, non è un cambiamento tecnologico, è un cambiamento progettuale che sconta nel suo nome un’assoluta mancanza di fantasia da parte di chi ha coniato il termine. […] La conseguenza di ciò è stata duplice. Da un lato immaginare il passato come Web 1.0, quando il realtà il web non ha bisogno di numeri che lo connotano perché non è una tecnologia il cui versioning è definito da un numerale. […] Per comprendere quanto il termine Web 2.0 sia soltanto un trucco di marketing, emblematica è la controversia in cui la O’Reilly Media ha chiamato in causa la IT@Cork perché quest’ultima lo aveva consapevolmente utilizzato nella denominazione di una serie di seminari su Ict, mentre il termine era stato registrato come marchio commerciale dalla stessa O’Reilly Media.” (13)

(13)  Sociologia  dei  media  digitali.  Relazioni  sociali  e  processi  comunicaMvi  del  web  partecipaMvo.  Davide  Bennato  -­‐  Ed.  Laterza.  2011  

Davide  Bennato  

Anche in Italia c’è chi descrive l’etichetta web 2.0 non solo «una mancanza di fantasia da

parte chi l’ha coniato», ma «un trucco di marketing». E’ il caso di Davide Bennato docente di

Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia dei media digitali presso L’Università

di Catania:

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   La critica di Tim Berners-Lee

Tra le diverse polemiche nate sulla più adatta attribuzione

del termine web 2.0, sia riguardante ad una correttezza

storica che scientifica, l’intervento di maggior rilievo che

merita di essere citato è quello del padre del web, Tim

Berners-Lee che si è espresso chiaramente a proposito di

questo passaggio:

“[…] web 1.0 era tutto nel connettere le persone (connecting people). Era uno spazio interattivo. E io penso che il web 2.0 sia di fatto solo un’espressione gergale, nessuno sa neanche cosa significhi. Se il web 2.0 per voi sono blog e wiki , allora questo consiste in persone che parlano a persone (people to people). Ma questo è ciò che il il web si supponeva che fosse fin dall ’inizio. E infatti, vedete che questo cosiddetto web 2.0 significa utilizzare gli standard che sono stati prodotti da coloro che lavorano sul web 1.0” (14)

(14)  V.  Di  Bari,  Web  2.0.  I  consigli  dei  principali  esper5  italiani  e  internazionali  per  affrontare  le  nuove  sfide,-­‐  Il  Sole  24  Ore,  2007    

“ […] Il web 2.0 non è nulla di nuovo , […] Tutte le componenti del cosiddetto web 2.0 c’erano già alla nascita del web, e quindi possiamo piuttosto parlare di una sua naturale evoluzione” (15)

(15)  Ibidem   50

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   Bibliografia e sitografia

1.  WEB 2.0 Internet è cambiato. E voi? di Vito di Bari

2.  WEB 2.0 - Guida al nuovo fenomeno della Rete di Luca Grivet Foiaia

3.  Web 2.0 - Strategie per il successo di Amy Shuen, P. Postinghel,

4.  Cultura convergente di Henry Jenkins

5.  Internet e Web 2.0 di Marco Righi, Alberto Lluch Lafuente

6.  Social media e comunicazione di marketing - Pianificare e gestire le attività di marketing

e comunicazione nell'era del Web 2.0 di Alessandro Prunesti

7.  ZERO COMMENTS - Teoria critica di Internet di Geert Lovink

9.  What Is Web 2.0: Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software

O'Reilly, Tim (2007) - http://mpra.ub.uni-muenchen.de/4578/

8.  We the Media, Grasroots journalism by the people for the people, O’Reilly, - 2004 ,

D.Gillmor

9.  , Web 2.0 or not?, Tim Bray 2005

10.    h&p://www.zdnet.com/blog/saas/why-­‐microso<-­‐cant-­‐best-­‐google/13  

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