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CONSUELO C. CASULA I GIARDINIERI PRINCIPESSE PORCOSPINI Metafore per l'evoluzione personale e professionale FRANCOANGELI

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CONSUELO C. CASULA I

GIARDINIERIPRINCIPESSEPORCOSPINIMetafore per l'evoluzionepersonale e professionale

FRANCOANGELI

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Copyright © 2002 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy

Edizione Anno

2' 3° 4" 5' 6' T 2003 2004 2005 2006 2007

È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzoeffettuata, compresa la fotocopia, non autorizzata. Per legge la fotocopia è lecita solo per uso personale

purché non danneggi l'autore. Ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita ed è punitacon una sanzione penale (art. 171 legge n. 633/41). Chi fotocopia un libro,

chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa praticacommette un furto e opera ai danni della cultura.

Stampa: Tipomonza, via Metano 18, Milano.

Introduzione

1.1.2.3.4.

5.

L'incanto: metafore nel regno terapeutico e formativoLa metafora nel regno terapeuticoLa metafora nel regno formativoI livelli della metaforaLe funzioni della metafora4.1. Condensazione

/ rami secchi4.2. Semplificazione linguistica

// castello degli specchi4.3. Semplificazione concettuale

L'album delle decisioni4.4. Associazione

Inferno e paradiso4.5. Ornamento

// pavone timidoRiferimenti bibliografici

2. Le mete: perché raccontare metafore1. Aumentare la flessibilità

1.1. Aggirare le resistenzeLa strada interrotta

1.2. Spiegare concetti// cuccialo che non sapeva chiedere

1.3. Accrescere la motivazioneLa piramide del successo

1.4. Riproporzionare eventiLa liberazione della pianta

pag. 13

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// responso di BuddaLa città dei divieti2.1. Convinzioni limitanti riferite a se stessi rf

Infondo alla grotta2.2. Convinzioni limitanti riferite agli altri *

// carceriere2.3. Convinzioni limitanti riferite al contesto

7 sei viaggiatori in treno3. Errori logici presenti nelle convinzioni limitanti

3.1. Generalizzazione// vaso di porcellana

3.2. Ragionamento dicotomicoI due filosofi

3.3. Perfezionismo// giardino perfetto

3.4. PersonalizzazioneLa candela

3.5. Visione tunnelLa gara di torte

3.6. Il determinismo del passatoLa piantina abbandonata

3.7. Previsioni catastroficheL'elefante e il topolino

4. Ingredienti da inserire nelle metafore per modificare le con-vinzioni limitanti// prìncipe che non sorrìde mai4.1. Auto-consapevolezza

. I tesori nascosti4.2. Dubbi

7 tre giardinieri4.3. Cambiamento di storia

L'album dette occasioni perdute4.4. Ristrutturazione cognitiva

Lo studente di fisiognomica4.5. Ristrutturazione emotiva

La regina che voleva abdicare4.6. Definizione degli obiettivi

L'uccello che perde il nido5. Riferimenti bibliografici

6. La trasformazione delle emozioni: metafore perridimensionare le emozioni limitantiL'isola delle emozioni

pag. 113» 114» 114» 115» 116» 116» 116» 117» 118» 118» 119» 119» 120» 120» 121» 121» 122» 122» 123» 124» 124» 125» 126

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1. A cosa servono le emozioniLa sorgente delle lacrime1.1. Valutare lo stimolo

II misuratore delle distanze1.2. Organizzare la risposta

L'allarme troppo sensibile2. Emozioni evolutive o limitanti

La principessa che non vuole più esprìmere le proprie emo-zioniII giovane che pregaLa principessa altezzosaL'isola più bella del mondo

3. Componenti delle emozioni limitanti3.1. Componenti fisiologiche

II cane che abbaia3.2. Componenti cognitive

II controllare controllato3.3. Componenti comportamentali

L'attrice di teatro4. Ingredienti da inserire nelle metafore per modificare le emo-

zioni limitantiII cestino delle emozioni4.1. Autoconsapevolezza

II cambio dell 'armadio4.2. Valutazione dell'appropriatezza della risposta

7 saggi che analizzano i sogni4.3. Flessibilità

La città delle maschere4.4. Selezione

Le quattro borse delle emozioni4.5. Riferimento temporale

Le quattro interferenze4.6. Automatismo volontario

L'invito del caftano4.7. Espressione

II traduttore5. Riferimenti bibliografici

7. ...E vissero felici e contenti: metafore per migliora-re i rapporti di coppiaLa stanza segreta

1. Cos'è una coppia?La principessa e il prìncipe azzurro

pag. 141» 143» 144» 145» 145» 146» 147

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i.j. riuvuuaieLo zaino troppo pesante

1.6. Desensibilizzare dalla pauraLa montagna inesplorata

1.7. Modificare le relazioni// giardiniere e le erbacce

1.8. Aprire la menteL'avvocato Dell'Angelo

2. Trasmettere valori2.1. Il vincolo della libertà

La colomba in gabbia2.2. L'osservanza delle norme

La torre dei propri limiti2.3. L'insegnamento della conoscenza

// principe con la mentalità dello schiavo2.4. Il circolo virtuoso della generosità

/ caldomorbidi2.5. La cortesia del rispetto

// mago travestito da mendicante2.6. I vantaggi della collaborazione

La polvere magica del cuoco2.7. La gioia della felicità

La torta della felicità2.8. L'etica come amor proprio

// giovane nella foresta3. Riferimenti bibliografici

3, La formula magica: come costruire una metafora1. Raccogliere informazioni

1.1. Raccogliere informazioni circa il soggetto// censimento

1.2. Raccogliere informazioni circa il problemaLo studioso e il circoII contadino e il pozzo

2. Trasformare le informazioni in metafora// principe che deve diventare re

2.1. L'analogiaLa ghiandaia

2.2. I personaggi// giardiniere, la principessa e il porcospino

2.3. L'isomorfismo// principe dei sogni

2.4. Il contesto// delfino nel nuovo acquario

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Il porcospino che voleva avere amici » 812.6. Ristrutturazioni » 82

// re che si credeva cattivo » 83La principessa innamorata » 83

2.7. Convinzioni alternative » 84L'isola dei gabbiani » 84

2.8. Soluzioni » 86/ sette guaritori » 86

3. Riferimenti bibliografici » 88

4. Le parole e le frasi: il linguaggio della metafora » 891. Elementi linguistici di base: la scelta delle parole » 90

1.1. Termini sensorialmente specificati » 911.2. Operatori modali » 911.3. Nominalizzazioni » 921.4. Verbi non specificati » 931.5. Mancanza di indice referenziale » 93

2. La costruzione delle frasi » 942.1. Causa-effetto lineare o equivalenza di significato » 952.2. Ossimori » 952.3. Truismi » 962.4. Postulati conversazionali » 972.5. Non sequitur » 982.6. Suggestioni » 982.7. Rinforzi dell'io e ridefmizioni » 100

3. Come raccontare la metafora » 1014. Tre casi » 102

4.1. Un caso di alopecia » 103II giardiniere e l'impianto d'irrigazione » 103

4.2. Lo studente che gioca in borsa » 104La lista della spesa » 104

4.3. I suoceri invadenti » 105La visita degli orsi » 105II re nel paese dell'ospitalità » 106

5. Riferimenti bibliografici » 107

5. La trasformazione dei pensieri: metafore per supe-rare convinzioni limitanti » 109II proverbio spagnolo » HO

1. Cosa sono le convinzioni » HOII paradosso di Edipo » 112

2. Convinzioni evolutive e convinzioni limitanti » 112

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// selezionatore di cavalli » 1732.1. Amare se stessi per amare l'altro » 174

Allacciare le cinture di sicurezza » 1752.2. Autonomia » 175

II corpetto della principessa » 1762.3. Interdipendenza » 177

La figlia viziata » 1772.4. Scambio e parificazione » 177

Fare i piatti » 1782.5. Definizione di confini » 178

// serpente troppo buono » 1782.6. Intenzione di creare un rapporto duraturo » 179

L'architetto delle coppie . » 1793. Cosa manda in crisi una coppia? » 1803.1. Esplosione dei conflitti » 182

/ due vulcani » 1823.2. Irrigidimento nelle proprie posizioni » 183

II ricordo di un film » 1833.3. Tradimenti, perdita di fiducia, delusione » 184

La villetta di campagna » 1843.4. Interferenze dalle famiglie di origine » 185

Costruire una siepe intorno alla casa » 1863.5. Fine dell ' amore » 186

La casa da riparare » 1874. Ingredienti da inserire nella metafora per coppie in crisi » 188

4.1. Ripresa della comunicazione » 18911 miracolo della fatina » 189

4.2. Dono e perdono » 190II giudice di pace » 191

4.3. Benevolenza » 192I ponti della Costellazione » 192

4.4. Intenzione di superare la crisi » 193// sarto » 194

4.5. Una nuova alleanza » 195La cerimonia » 195

5. Riferimenti bibliografici » 196

8. ...E divennero più competenti: metafore per miglio-rare la propria professionalità » 197// libro dei sette saggi » 198

1. Metafore sulle competenze » 200L'ebanista più bravo » 201

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Il VKLLHIU

2. Metafore sull'apprendimentoLa scelta del maestroLa costruzione di una frecciaII boscaiolo

3. Metafore sulla motivazione// priore e il rabbinoLa cava di marmo11 collaboratore puntuale

4. Metafore sulla comunicazione interpersonale// sorpassoII re che aveva paura di essere uccisoLa città dell'ascolto

5. Metafore sulla gestione del tempoLa ritardatariaL'orologiaioGli orsi pescatori

6. Metafore sulla leadershipI collaboratori del capoLa squadra di basketL'anello del precettore

1. Postfazione8. Riferimenti bibliografici

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A mio figlioMiguel Lombardi,primo ispiratore di storie

Introduzione

II libro è dedicato ai professionisti che si servono della metafora comestrumento di comunicazione indiretta per inviare messaggi multipli sia allaparte conscia sia alla parte inconscia dell'ascoltatore. Professionisti che cura-no o che formano, terapeuti, formatori, insegnanti, consulenti e manager.Persone che credono che talvolta sia più efficace alludere invece che descrive-re, far intuire invece che far capire, che vogliono rispettare la libertà dell'in-terlocutore di lasciare o riempire i vuoti, di vivere avvolto nella nebbia o chia-rire ambiguità e incertezze, di rimanere impermeabili o riflettere dentro di séquanto proposto.

Il libro ha un duplice scopo: il primo è quello di offrire un metodo percostruire metafore che possono essere utili sia allo psicoterapeuta sia al for-matore. Metafore create specificamente o dedicate a quella persona cui la siracconta. Il secondo scopo è quello di offrire al lettore tante metafore che pos-sono servire come esempi, modelli, spunti per arricchirne il repertorio. Moltedelle metafore qui presentate sono state create da chi scrive per qualchepaziente particolare o per qualche partecipante dei corsi di formazione, spintadal desiderio di inviare messaggi allusivi, evocativi al posto di messaggi espli-citi. Altre sono adattamenti, arrangiamenti, collage di metafore di altri autori:tutto è mio, niente è mio. Altre sono state create appositamente per i lettori diquesto libro, con l'intento di cambiare il livello di lettura e di alleggerire qual-che concetto.

La definizione di metafora adottata è quella di una storia che contiene alsuo interno molteplici messaggi allusivi e che ha in sé la potenzialità di sti-molare un processo creativo, non solo in chi la costruisce e la racconta maanche in chi l'ascolta, sia esso destinatario designato o ascoltatore occasiona-le. La storia esplicita della metafora, il suo contenuto superficiale e i molte-plici messaggi in essa contenuti a livello profondo rimangono nella memoriadel soggetto e continuano a stimolare riflessioni e dubbi, e a creare effettievolutivi.

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Com'è organizzato il libro

II libro è suddiviso in otto capitoli. Nel primo descrivo cosa sono lemetafore, la loro origine, la loro diffusione e l'attuale applicazione nel campoclinico e in quello della formazione. Il capitolo tratta anche quando, a chi ecome raccontarle: quali sono gli accorgimenti di cui tener conto per utilizzarequesto strumento nel modo migliore possibile. Presento infatti alcune funzio-ni e scopi e preciso il motivo per cui è più opportuno raccontare una metaforainvece di esplicitare il proprio pensiero, o dare un consiglio, una prescrizione,un suggerimento.

Il secondo capitolo introduce le funzioni più importanti della metafora:espandere le potenzialità dell'ascoltatore e sensibilizzarlo su valori, principietici e virtù. La metafora si propone infatti di rendere possibili i possibili, dipresentare scenari aperti, di espandere limitatezze cognitive, emotive e com-portamentali, di stabilizzare o di relativizzare norme. La metafora consenteanche di veicolare principi e valori cui il terapeuta crede di più, presentandolicome virtù necessarie all'arte di vivere.

Nel terzo capitolo descrivo come si costruisce una metafora. A partiredalla fase preliminare di raccolta delle informazioni sul caso-problema allafase vera e propria di trasformazione in metafora delle informazioni raccolte.Una trasformazione alchemica che muta il problema in soluzione. Suggeriscoi passi da seguire per arrivare a creare una metafora che risponda agli obiettivida raggiungere: dalla individuazione di una analogia con il caso-problemaalla scelta conseguente dei personaggi della storia, del contesto in cui inserir-li, delle situazioni di riferimento che consentano una ristrutturazione del pro-blema e portino, in modo naturale, alla soluzione del caso.

Il quarto capitolo presenta la parte linguistica, la scelta delle parole e dellefrasi con cui narrare una metafora: la sua sintassi, l'inserimento di frasinascoste, l'utilizzo delle ristrutturazioni e dei messaggi di rinforzo dell'io.L'utilizzo di forme espressive che rendono più efficaci i messaggi nascostinella storia, frasi terapeutiche incluse in altre frasi per aggirare le resistenzedell'ascoltatore. Offro anche brevi indicazioni su còme porgerle, come rac-contarle. Il capitolo si chiude con la presentazione di tre casi.

Il quinto capitolo mostra l'applicazione delle metafore ai pensieri negativi,alle convinzioni limitanti. Introduce cosa sono le convinzioni, quali possonoessere considerate positive e quali limitanti, riferite al soggetto medesimo,agli altri e al contesto. Vengono inoltre segnalati gli errori logici e le distor-sioni cognitive presenti nelle convinzioni limitanti. Il capitolo si chiude con lapresentazione degli ingredienti da inserire nelle metafore create con l'intentodi stimolare il cambiamento di questi modi di pensare.

Il sesto capitolo propone l'applicazione delle metafore nel campo delleemozioni, strettamente connesse con le componenti cognitive e comporta-mentali. Inizia con una definizione di emozioni e delle funzioni più importan-

ti che assolvono e procede con una distinzione tra emozioni evolutive ed emo-zioni limitanti e con le componenti di queste ultime. Il capitolo si concludecon le indicazioni degli ingredienti da inserire nelle metafore per stimolarecambiamenti nelle emozioni, per neutralizzare le emozioni negative e faremergere quelle evolutive.

Il settimo capitolo propone l'utilizzazione delle metafore nella relazione dicoppia. Inizia con una definizione di coppia e con la presentazione dei fattoriche creano e mantengono sana e funzionante una coppia, di quelli che contri-buiscono al benessere dei due partner, e di quelli che, viceversa, provocanomalessere e la mandano in crisi. Il capitolo si conclude con la proposta degliingredienti da includere nelle metafore dedicate alle coppie che soffronoaffinchè possano ridimensionare o superare la crisi.

L'ottavo e ultimo capitolo presenta alcune metafore d'aula, che sono parti-colarmente adatte ai corsi di formazione manageriale ma che possono essereanche raccontate, con le opportune modifiche, anche a qualche paziente chelamenta problemi sul versante professionale. Il capitolo presenta prima breviindicazioni teoriche su temi quali le competenze, l'apprendimento, la motiva-zione, la comunicazione, la leadership e la gestione del tempo e propone alcu-ne metafore per ciascuno di questi temi.

Alcune avvertenze per i lettori

Le metafore nascono per essere raccontate, non scritte, per essere ascoltatenon lette: appartengono alla trasmissione orale, al mondo dei suoni, dellavoce scritta, della parola recitata. Sono proprie del linguaggio parlato che hacodici diversi rispetto al linguaggio scritto. Ho dovuto tuttavia scriverle perinserirle in questo libro, ho dovuto uniformarmi al linguaggio della scritturacercando di non far perdere il sapore della trasgressione del parlato. Qualchevolta con facilità altre volte con fatica. Qualche volta con risultati soddisfa-centi altre volte un po' meno. Vorrei che il lettore e la lettrice si predispones-sero a leggere la metafora come se qualcuno la raccontasse loro. Possonoadottare una comoda posizione, possono rallentare il ritmo del respiro e quin-di della lettura. E leggere, molto lentamente, la metafora.

Chiedo a chi legge di entrare in punta di piedi nel mondo della metaforaper assaporarla, di leggere lentamente per ascoltare la musica dietro le parolee cogliere tra le righe il non scritto. Per gustarla per quello che è: una trascri-zione per piano di una partitura per orchestra. Di questa ha perso note, accor-di e sonorità.

Chi racconta una metafora la dedica alla persona che in quel momento, inquella circostanza e in quel contesto l'ascolta. Chi racconta una metafora lamodifica modulando i toni, attenuando una parte ed enfatizzando un'altra,sottolineando un concetto e trascurandone un altro, creando una suspence sul

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finale, chiudendola o lasciandola aperta. Modifiche che vengono fatte intempo reale calibrando l'esposizione sul tipo di ascolto del destinatario. E seviene raccontata in gruppo la calibrazione viene fatta non su un individuo masul gruppo. La metafora vive e si trasforma mentre la si racconta, si dilata o sirestringe, diventa breve o corta, con inserimenti di incisi e di parentesi oridotte all'essenziale, come se fossero degli aforismi.

Qui viene presentata come qualcosa di fisso, stampata nero su bianco inqueste pagine. Alcune sono brevi, di poche righe, altre lunghe, di alcune pagi-ne. La metafora lunga è come un serpente che talvolta si arrotola su se stessoe altre volte si allunga, si distende in tutta la sua lunghezza: contiene diverseesperienze di riferimento, che possono essere sintetizzate o ridotte all'essen-ziale (almeno tre) quando la si racconta. Invito i lettori a renderla viva e amodificarla secondo le loro diverse esigenze.

Ci sono metafore nate per la clinica, per qualche paziente particolare e poiadattate con le opportune modifiche ad altri con problemi simili; altre sonocreate espressamente per un'aula di formazione. Le metafore nella psicotera-pia trattano più specificamente i temi del disagio, della sofferenza individualee relazionale, di problemi cognitivi e affettivi; quelle nella formazione tratta-no temi attinenti il mondo del lavoro, delle competenze professionali trasver-sali e hanno più di una valenza pedagogica, anzi andragogica, visto che perlo-più si rivolgono ad adulti, come strumento che opera il cambiamento attraver-so un processo di apprendimento.

Ogni metafora inizia con il classico "c'era una volta..." e procede poi coltempo presente. Ho preferito il presente storico per dare un maggiore effettopresenza. L'uso dell'imperfetto sarebbe stato più corretto ma avrebbe creatouna maggiore distanza.

Per non appesantire o interrompere il flusso della lettura non ho inseritonel testo i precisi riferimenti bibliografici. Ho riportato però alla fine di ognicapitolo gli autori su cui si posano le fondamenta del mio lavoro, quelli su cuimi sono basata sia per la sistematizzazione teorica sia come spunto per lacreazione o rivisitazione di alcune metafore.

L'autore che tuttavia ha maggiormente ispirato questo lavoro è Milton H.Erickson, non solo per l'uso della comunicazione indiretta, e quindi dellametafora, ma soprattutto per la convinzione che non ci sia una distinzione trapsicoterapia e insegnamento. In entrambi i campi si motiva il soggetto a cam-biare a partire dalle sue risorse e con la fiducia che sia l'apprendimento sia ilcambiamento avvengano prima a livello inconscio.

Gli altri autori che hanno ispirato e sostenuto questo lavoro sono RichardBandler e John Grinder per i riferimenti alla programmazione neurolinguisti-ca; David Gordon, John Barber e i coniugi Lankton, per la costruzione dellemetafore; Paul Watzlawick per l'approccio pragmatico alla comunicazioneinterpersonale e Camilo Loriedo e Jeff Zeig per l'uso della comunicazioneipnotica e per il rapporto con pazienti o allievi.

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Nello scrivere la bibliografia capitolo per capitolo ho anche badato a noncitare testi che avevo già presentato nei capitoli precedenti, sempre per nonappesantire il lettore con ridondanze inutili.

Diversi sono i personaggi delle metafore inserite nel libro, anche se trericorrono con maggiore frequenza: giardinieri, principesse e porcospini. Ilgiardiniere conosce la natura e grazie a questa conoscenza è saggio e pazien-te. È capace di preparare il terreno, seminare, coltivare, potare, raccogliere ifrutti: rappresenta il prototipo della cura dei rapporti interpersonali. La princi-pessa nell'immaginario collettivo è bella, giovane, di nobile famiglia, destina-ta a diventare regina e può essere altezzosa o semplicemente regale: rappre-senta la potenzialità inespressa, che deve ancora maturare, la ricerca evolutivaper diventare ciò che si è. Il porcospino è un piccolo animale che grazie aisuoi aculei può fare del male, può essere goffo e offensivo: rappresenta la dia-lettica aggredire-difendersi e la volontà unita alla capacità di governare gliistinti e di controllare il proprio comportamento.

Sempre con l'intento di agevolare la lettura ho evidenziato le metafore conun formato riconoscibile: sono scritte tutte in corsivo e hanno un titolo. Leindicazioni operative per la costruzione delle metafore sono riportate all'inter-no di un riquadro.

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1. L'incanto: metafore nel regnoterapeutico e formativo

La metafora è diffusa nel pensiero, nel linguaggio e nell'azione quotidiana,è attraverso il suo uso che il lessico si sviluppa. Pensiamo, parliamo, agiamoper metafore seguendo un sistema concettuale di natura metaforica. Il suoimpiego è praticato in diversi campi, non solo in quello terapeutico ma anchein quelli formativi e didattici: professionisti che intendono trasferire i loro con-cetti in modo creativo inseriscono sempre più nel loro strumentario un vastorepertorio di metafore adatte a intrattenere la mente e l'inconscio degli ascolta-tori. Ma cosa è una metafora, quali sono le diverse accezioni del termine?

Nella retorica la metafora è considerata una similitudine abbreviata in cuiuna parola viene usata al posto di un'altra per attribuirle significati diversi. Èconsiderata prima matrice di ogni discorso in quanto consente di creare nuoverappresentazioni tramite parole e frasi che implicano selezioni e combinazio-ni, che esprimono tipicità e similarità. La metafora serve da lievito che dilatail discorso, rende più fitta la trama, colma le lacune del linguaggio denotativoe l'indigenza del vocabolario. Amplifica lo spazio linguistico, con lo stranogusto di affermare che una cosa è quello che non è, e con un paradosso: duecose possono essere contemporaneamente diverse e simili.

La metafora integra parola e immagine in una terza dimensione caratteriz-zata da un'analogia logica, esprime una razionalità immaginativa che stimoladue modalità di conoscenza. Una è caratterizzata dalla logica e dalla raziona-lità e l'altra dall'immaginazione e dalla creatività che si combinano in unaterza, che offre una conoscenza metaforica. Le metafore sono diffuse nel lin-guaggio comune e vengono apprezzate come radice di creatività, di apertura edi espansione del linguaggio, come il veicolo più importante del cambiamen-to del linguaggio e perciò come un aspetto essenziale della conoscenza.Nuove metafore generano nuovi significati che non possono essere espressi intermini letterali.

La parola metafora deriva dal greco meta, che significa "sopra", e phorein,che significa "trasportare o portare da un posto all'altro". La metafora porta

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oltre, trasporta il significato da un campo semantico a un altro, sopperisce auna deficienza lessicale estendendo il significato delle parole al di là del lorocampo di applicabilità, tramite uno spostamento del significato universale,denotativo, a quello soggettivo, connotativo.

La metafora stimola perciò un orientamento attivo del pensiero, unamaniera originale di donare sensi diversi alla medesima realtà: rivela in formainattesa le ricchezze dei molteplici riferimenti che sono intrinseci al mondodelle parole, condensando la varietà delle possibili relazioni che fanno dasfondo a ogni concetto. Relazioni che raramente seguono le leggi della causa-lità lineare ma più spesso della circolarità. La metafora mostra così la corri-spondenza di struttura e di organizzazione tipica delle relazioni non linearima circolari.

La sua funzione consiste pertanto nell'evocare nuove realtà e nel crearenuove presenze tramite la concretizzazione dei suoi significati. La metaforamostra mutamenti contestuali di significato e procede con de-contestualizza-zioni e ri-contestualizzazioni, crea nuove realtà e nuove esperienze che altri-menti non sarebbero designabili. Si propone allora come strumento di crea-zione e di rinnovamento poiché afferma una cosa mentre la nega ed esprimecerti significati negandoli a un livello logico diverso. Ri-descrive e re-inter-preta la realtà con categorie non fondate sulla logica ma basate sull'immagi-nazione, solletica il gusto dell'interpretazione e stimola nell'ascoltatore laricerca di senso o di pertinenza.

Non vuole porgere verità ma stimolare pensieri, evocare sentimenti edemozioni grazie alla compresenza di logica e immaginazione. Si pone comeuna impresa di mediazione, d'interazione tra due termini, fenomeno di fron-tiera caratterizzato da una tensione tra logica e sentimento, tra verità ed emo-zione. Tensione che non può essere troppo blanda, altrimenti risulta banale,né troppo forte altrimenti risulta inaccettabile.

Può comunicare un'identità, come il sogno, ed evocare il mondo magicodelle fiabe le cui leggi sono quelle della partecipazione, del sincretismo edella diffusione. Oppure può indicare una somiglianzà, come il linguaggiorazionale e demandare alle capacità combinatorie del pensiero divergente,come un problem solving. La metafora stimola la soluzione del problema per-ché incoraggia la mente a connettere i diversi livelli cognitivo ed emotivo,razionale e intuitivo, invita a cogliere i significati più pertinenti e a svilupparenuove associazioni.

1. La metafora nei regno terapeutico

Nel dominio terapeutico per metafora s'intende sia quella presentata dalpaziente e poi sviluppata dal terapeuta, sia una storia che si avvale di alcuniprincipi della metafora retorica. Non è una similitudine abbreviata ma al con-

trario un'analogia, ampliata e approfondita, espressa sotto forma di raccontocostruito seguendo regole determinate. La metafora terapeutica è una storiacostruita appositamente per un determinato destinatario per stimolare in lui oin lei una riflessione. La storia può essere costruita con l'intenzione di destareun dubbio circa alcune convinzioni negative, di evocare emozioni evolutive,di motivare il soggetto a creare nuovi schemi relazionali, a ridurre conflittiintrapsichici o relazionali, a individuare alcune soluzioni di problemi profes-sionali. Invita a contemplare ciò che la storia implica su lui/lei e sui suoiattuali problemi.

Nel campo terapeutico si usa lo stesso termine metafora come sineddochedell'accezione retorica. In retorica per metafora s'intende una similitudineaccorciata, come nel caso "Mario è un leene", e per sineddoche una relazionedi maggiore o minore estensione: la parte per il tutto o il tutto per la parte, ilgenere per la specie o la specie per il genere, il singolare per il plurale e il plu-rale per il singolare. La metafora terapeutica amplifica e vivifica le stesse rego-le dèlia metafora retorica: crea una comparazione implicita, basata su una sosti-tuzione che si definisce attraverso la diversità tra il soggetto, detto tenore, e ilpredicato che gli si applica, detto veicolo. Questa sostituzione evidenzia un'a-nomalia dal punto di vista logico che viola determinate regole di selezione di

'' alcuni termini e di presupposizioni referenziali e provocano perciò un effetto di• Straniamente. Per esempio la frase "la nuvola piange" viola la selezione del;'• '.'.vèrbo "piangere" attribuito alla nuvola. La frase "la mummia ride" sorprende

perché le presupposizioni riferite a "mummia" - persona immobile, gelida,. .chiusa nel suo sarcofago - sono diverse da quelle create dal verbo ridere.. , ' ; , ' Con la metafora "La vita è un gioco d'azzardo" si eliminano arbitraria-

•irVÌìtlènte i concetti che appartengono alla vita come espressione della volontà e:, Bèlla determinazione del soggetto e il presupposto che ciascuno sceglie il pro-prio destino. La metafora proietta sul tenore, sul soggetto primario, un insie-

. itìe d'implicazioni associate solitamente attribuite al veicolo, al soggettoSecondario. Provoca pertanto un nuovo modo di vedere ciò di cui parla e iloro domini d'appartenenza, evidenziando l'azione di selezione e di organiz-zazione del sistema di luoghi comuni messa in atto da chi ha costruito Inmetafora. La metafora è anche una trasformazione che si basa sulle somi-

, g'iianze esistenti nel mondo fisico, sugli isomorfismi strutturali e trasforma-zionali che si colgono con la percezione, come nella classica "la betulla è lafanciulla del bosco".

Nel dominio terapeutico per metafora s'intende pertanto una storia strate-gicamente preparata per il paziente con lo scopo di promuovere in lui o in leiCambiamenti evolutivi personali, relazionali e professionali. Storia che facilitatuia regressione al servizio dell'io, che motiva il soggetto a far emergere le.«risorse sopite e ad accantonare freni e limitazioni non più necessari. Per que-, sto scopo il terapeuta può utilizzare storie prese in prestito da diverse lettera-ture: dalle fiabe classiche alle parabole, dalle storie Zen ai racconti Sufi.

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inviare messaggi terapeutici indiretti direttamente rivolti all'inconscio costrut-tivo del soggetto: soprattutto quando la parte conscia mostra rigidità o resi-stenze di varia natura.

Chi costruisce la metafora inserisce nella storia messaggi strategici chenon entrino in dissonanza cognitiva con le convinzioni dell'ascoltatore, ma nesmuovano l'emotività e diano inizio a un processo interno di ricerca di sensoe di desiderio di cambiare. La metafora è infatti un luogo in cui regnano sial'ambiguità del contenuto manifesto, intenzionalmente voluta da chi costrui-sce la storia, sia la tensione del destinatario della metafora per disambiguarla.

La metafora come racconto viene annoverata tra le comunicazioni indiret-te, tra quei messaggi che si rivolgono più all'inconscio che al conscio, più alcervello destro non dominante che a quello sinistro, dominante, coinvolgendopiù l'emotività che la razionalità. La sua forza deriva dall'essere allusiva,ricca di implicazioni e suggestioni: così ogni ascoltatore può interpretarlasecondo parametri propri. Come un test proiettivo può significare cose diverseper i diversi soggetti: perciò ognuno ne trae l'insegnamento più convenientecogliendo il messaggio che soddisfa la maggior parte delle componenti dellasua personalità.

In quanto organizzatore dello sviluppo emotivo e intellettivo, facilita unmodo di conoscere che non è generato dall'ansia dell'ignoto ma che vuoleanzi raggiungere quest'ultimo attraverso una rivisitazione di tenitori noti, tra-mite l'evocazione di temi familiari. La finzione presente nella storia e lasomiglianzà evocatrice inducono una diversa riflessione dei propri problemi.Chi costruisce la metafora usa ciò che si conosce meglio per chiarire ciò chesi conosce meno, verbalizza quello che appariva indicibile, manipola ciò chesembrava intangibile.

Per questo i messaggi terapeutici nascosti nella metafora risultano menominacciosi o provocatori. Riduce le resistenze nel considerare nuove idee,dato che queste vengono presentate inserite in sistemi di luoghi comuni efamiliari, non necessariamente veri, ma capaci di venire prontamente e libera-mente evocati da chi ascolta.

2. La metafora nel regno formativo

Le aule di formazione sono luoghi di apprendimento e di cambiamento. Omeglio il formatore si opera affinchè quanto trasmesso in aula venga poi uti-lizzato dai partecipanti nei rispettivi luoghi di lavoro. Per ottenere ciò i forma-tori s'impegnano a trovare metodi didattici che coinvolgano l'apprendimentocognitivo tramite il trasferimento della teoria, l'apprendimento esperienzialetramite dimostrazioni ed esercitazioni e l'apprendimento intuitivo tramitebrain storming, aneddoti, citazioni e metafore.

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li iuiiiiaiuic, iuuavia, etilene ac psicuiugu u

per fare terapia di contrabbando, ma per formare appunto, insegnare e propor-re metodi, tecniche, strumenti, procedure che potranno aiutare i partecipanti amigliorare il loro lavoro. Il formatore non si aspetta di creare, con l'aula comecontesto di apprendimento e coi partecipanti come allievi, quel particolarerapporto di fiduciosa collaborazione che si crea nel contesto terapeutico.S'impegna comunque a dare il meglio di sé e a far risaltare le parti miglioridei partecipanti.

Il rapporto è di gruppo e in gruppo, il tempo a disposizione è breve, alcuneore o qualche giornata, il contratto è di formazione su un tema delimitato.Non sono consentite né gradite invasioni di campo o slittamenti di contesti, osoprusi manipolatori. Spesso il formatore anticipa, quando spiega il metodo dilavoro, la funzione didattica delle metafore, per non suscitare inutili resisten-ze o inappropriate diffidenze. Ai partecipanti viene anticipato che si potràricorrere a questo strumento didattico, proprio per la funzione di stimolare laloro parte intuitiva e creativa.

Il formatore usa la metafora nel contesto d'aula quando il clima di fiducia,il tema di trattazione e la ricettività dei partecipanti lo consentono. Nelle auledi formazione la metafora è raccontata al gruppo e ne rispetta la particolaredinamica. Raccontare una metafora crea vicinanza tra formatore e aula, con-cede una pausa di intimità, apre una parentesi di confidenza. Parentesi cheviene chiusa quando il formatore riprende a presentare la teoria o a fare unadimostrazione o a proporre un'esercitazione e a rimarcare la distanza formaledi ruoli presenti. Il formatore dovrà stare attento a calibrare attentamente se ipartecipanti sono pronti e ricettivi, se sono disposti a entrare in quella partico-lare dimensione analogica, simbolica, metaforica appunto che la metaforaoffre. Solo in quelle condizioni di particolare ascolto è opportuno raccontarle,altrimenti vengono confuse con strane barzellette che hanno la caratteristicadi non far ridere.

La metafora nelle aule di formazione viene raccontata con l'intento di tra-sferire un concetto, mettere in evidenza un punto, seminare dubbi, stimolareriflessioni, offrire possibilità. Possiamo considerarci soddisfatti se producia-mo almeno una sospensione del giudizio critico, fatto emergere un dubbiochiarificatore o una riflessione innovativa che mettono in moto una ricerca diqualcosa di nuovo.

Le metafore .d'aula possono essere diverse dalle metafore terapeutiche sianei contenuti sia nella forma. Possono trattare maggiormente temi inerenti ilmondo del lavoro, un mondo di relazioni centrate sulle divisioni di ruoli ecompiti, sulle competenze da migliorare, sugli obiettivi da raggiungere, sullestrategie da seguire. Un mondo in cui ogni persona mette più in luce le com-ponenti professionali della propria identità e lascia in ombra gli aspetti piùpersonali, un mondo in cui acquisire più consapevolezza delle proprie risorseaiuta a sviluppare la propria identità professionale.

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In un'aula di formazione si possono raccontare metafore con lo scopo diillustrare concetti, spiegare teorie, rendere più familiari nozioni ostiche ocomplesse. È uno strumento utile per l'apprendimento che talvolta può servi-re anche per alleggerire una tensione, per far riposare l'emisfero sinistro deipartecipanti, per cambiare il livello di attenzione, per seminare un concettoche verrà approfondito successivamente.

3. I livelli della metafora

La metafora contiene due livelli interconnessi e interagenti, uno superfi-ciale del racconto e l'altro più profondo dei significati impliciti e nascostinella storia.

Un livello è dato dal contenuto, ovvero dalla storia in essa presente. Puòessere una storia vera o veritiera, fantastica o magica, drammatica o allegra,con un lieto fine o con un finale aperto. L'importante è che sia insaporita daingredienti che catturano e mantengono l'ascolto. Sono perciò significativi ivari personaggi, le loro avventure, le sequenze delle azioni e il loro concate-namento, i cambiamenti che si propongono di ottenere e quelli che ottengono,l'incursione della volontà e l'utilizzo del caso e del causale. Il contenuto dellastoria serve per inserirvi episodi che hanno la funzione di fornire esperienzepositive e di ristrutturare esperienze negative o di proporre nuove riflessionifonti di apprendimento.

Un secondo livello della metafora è dato dalla struttura linguistica ovverodall'uso consapevole del linguaggio inerentemente ipnotico, ricco di simbolievocativi, di veicoli che indicano ciò che è tipico o proto-tipico, di messaggidi rinforzi dell'io, di ristrutturazioni e di ingiunzioni di cambiamento. È attra-verso l'uso consapevole di alcuni termini fortemente simbolici che si invianomessaggi all'inconscio; è attraverso la formazione di concatenazioni, correla-zioni, implicazioni che si veicolano quei concetti che stimolano dubbi e rifles-sioni che portano verso il cambiamento.

Il significato logico è associato al contenuto della storia, il significato ana-logico è associato all'immagine metaforica. Questi due elementi, la storia daun lato e il linguaggio utilizzato nel raccontarla, si rivolgono rispettivamentealla parte conscia e alla parte inconscia ed è quest'ultima che rievoca eventicorrelati con la storia personale del soggetto cui viene raccontata.

Chi utilizza una metafora crede fermamente che essa contenga un mecca-nismo magico che riesce a raggiungere le fibre più intime della personalitàdell'ascoltatore, quelle che possono, magari anche molto lentamente, innesca-re un processo di cambiamento.

La metafora costruita appositamente per un soggetto particolare ha l'obiet-tivo di stimolare mutamenti cognitivi, affettivi, comportamentali, relazionali evaloriali. Stimola mutamenti in quanto propone realtà possibili e cataloghi di

destini diversi. Il cambiamento è stuzzicato non tanto e non solamente dal fina-le della storia, ma anche dal recupero delle conoscenze comuni e dal provocareuna forma di esperienza indiretta. La storia integra dettagli significativi, imma-ginazioni creative, simboli evocativi e fa vivere surrogati di esperienze.

Queste operazioni inserite nella storia hanno lo scopo di creare nuoveassociazioni nella vita esperienziale del soggetto, di presentare nuovi quadridi riferimento, di conferirgli maggiore sensibilità percettiva e di stimolarlo adivenire più flessibile. Essa presenta infatti la realtà esterna e interna comefonte di continue ristrutturazioni cognitive e affettive, la interpreta in funzionedi diverse dinamiche emotive coinvolte e provoca conflitti che poi risolveincoraggiando nuove gamme di reazioni.

La metafora mette in atto una ricerca associativa inconscia che diminuiscel'irrigidimento delle categorie concettuali, attenua la separazione netta trainterno ed esterno e restituisce flessibilità funzionale. Queste operazioni ridu-cono le resistenze nel considerare nuove idee, stimolano dubbi e sospensioni,sollecitano nuovi pensieri e promuovono un vasto raggio di risposte indivi-duali. Il soggetto inizia una varietà di processi mentali esplorativi: compara-zioni inusitate, ricerca nei labirinti della memoria di ricordi e di risorse, dubbio ipotesi su eventuali conseguenze di certe azioni, aspettative positive e proie-zioni nel futuro. Questi nuovi pensieri possono stimolare il soggetto a ricono-scere il logoramento dei vecchi tracciati della sua mappa e, dall'altro, a intra-vedere la positività dei nuovi percorsi proposti e l'ampliamento dei nuoviorizzonti delineati.

La metafora ottiene questi effetti attraverso alcuni errori logici voluti chestimolano la ricerca del corretto referente. I tipici errori consistono nel!'uma-nizzare oggetti e situazioni, nel cambiare i contesti di significato, nel violarealcune selezioni restrittive. Se nella storia si dice che i rami secchi continuano asucchiare linfa vitale la logica si ribella e cerca il corretto referente. Chi è ilvero soggetto della storia? Cosa rappresenta un ramo secco? Questi errori logi-ci consentono di trattare anche gli argomenti più delicati alludendo e quindiveicolando altre associazioni e altri significati che sta all'ascoltatore scoprire.

Questa è la tipica operazione fatta da tutte le fiabe, da quelle orientali aquelle occidentali, dalle parabole, dalle allegorie, dagli apologhi, da tutti iracconti creati e narrati con fini educativi e che hanno carattere simbolico,allusivo, morale, religioso, filosofico. Queste violazioni stimolano la creati-vità del costruttore di metafore e soprattutto invitano e spingono l'ascoltatorea una elaborazione inconscia che cerca il senso di quello che riceve. Sa di nonessere un bambino né di essere trattato come tale, anche se ascolta con l'ani-mo del fanciullo. Grazie a questa regressione al servizio dell'io, grazie alcoinvolgimento della parte più adulta e matura, il soggetto cerca il senso dellastoria e capisce che queste violazioni sono artificiali, funzionali al messaggioche si vuole veicolare; non descrivono la realtà, non propongono verità mauna rappresentazione arbitraria e funzionale di ciò che si vuole evocare.

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qimuuo vengono utilizzati concetti collegati all'infanzia cisi rivolge a un ascoltatore maturo che può leggere molteplici significati chelo/la riguardano. Gli adulti posseggono le competenze necessarie per ricono-scere molteplici sensi di ciò che odono: ognuno infatti, secondo le sue espe-rienze di riferimento, va a cercare il senso che ha senso. La mente dell'ascol-tatore, con la sua capacità associativa, si sforza di connettere i diversi piani dilettura e quindi ricerca gli elementi significativi.

Chi crea metafore non ha limitazioni circa la scelta del contesto, è libero/adi spaziare nel tempo e nello spazio. Può ambientare la storia nella preistoriao nel futuro, in un mondo magico e incantato o in un mondo iperrealista.Bisogna solo curare la coerenza interna della storia, di modo che tutti gliingredienti appartengano al contesto scelto, e che i cambiamenti dei protago-nisti siano evocativi dei mutamenti che si vogliono stimolare.

4. Le funzioni della metafora

La metafora terapeutica è quindi una storia. Quando usiamo il terminemetafora d'ora in poi intendiamo una storia narrata con lo scopo di generarenuovi comportamenti, una storia che intende stimolare emozioni e riflessioniali 'ascoltatore. Riesce nei suoi scopi perché si serve della comparazione perti-nente tra il mondo immaginario e il mondo reale. E in particolare perché, inquanto storia metaforica e attraverso la funzione della condensazione, può con-sentire di selezionare e condensare gli elementi essenziali senza esplicitare lacomparazione; può consentire anche, attraverso la funzione della semplifica-zione linguistica, di sostituire termini specialistici con parole familiari; cosìcome può permettere attraverso la funzione della semplificazione concettualedi mettere in risalto alcune qualità percettive-espressive particolari, escluden-done altre e di sopperire alla carenza evocativa delle citazioni tecniche; puòinoltre, attraverso l'associazione, proiettare sistemi di implicazioni e di asso-ciazioni dei luoghi comuni scelti. Infine può esercitare una funzione estetica diornamento. Vale la pena di analizzare queste cinque funzioni nei dettagli.

4.1. Condensazione

Chi sta creando una storia da raccontare parte da un'analogia che ha sele-zionato e condensato gli elementi essenziali, ha eliminato ciò che potrebbedistrarre e ciò che risulterebbe non solo ridondante ma anche disturbante. Lametafora propone una sintesi, una configurazione che mette in primo pianol'essenziale e relega sullo sfondo l'irrilevante. Concentra alcuni elementi psi-chici in un'unica rappresentazione densa di significato. La condensazione

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^g^l^jnfevidenza gli elementi manifesti cui corrispondono numerosi elementi

§ esplicitati.^P^i4|metafora cne segue la condensazione è data dalla comparazione

sterile" uguale "rami secchi". La storia parte dando per scontato loun altro tempo e in un altro luogo in cui a certi protagonisti

*|j^jlp|(?euratamente accadono certi fenomeni. Chi ascolta viene subito fatto^^pjp^ére in questo altro mondo con tutte le implicazioni che ne conseguo-|||||p|tenòn'c'è bisogno di esplicitare la comparazione, anzi è consideratoi| |lrl!lnp non farlo, proprio per lasciare libero l'inconscio dell'ascoltatore di|I|f||ate*lé sue comparazioni, di fare i suoi collegamenti.

!!f||ijtnrsecchi

^gjlptera una volta un maestro giardiniere abile nell'insegnare la coltivazione'fjjijjlpri, piante ornamentali, da appartamento, da giardini, alberi da frutto. Unff'gtèrnO' il maestro spiega l'arte della potatura. Insegna come e quando deve^èssere fatta, secondo quali accorgimenti e soprattutto ne sottolinea l'importan-

Zflj Deve essere fatta con cura perché i rami secchi continuano a succhiarelinfa vitale e impediscono o rallentano la crescita dei nuovi germogli. Spiega lediverse tecniche di potatura, da quelle più tradizionali a quelle più moderne.

:'.y':-'A-ìm certo punto un allievo chiede: e cosa ne facciamo dei rami secchi? Ildocente rimanda la risposta agli allievi e chiede: voi cosa ne fareste? Unorisponde dicendo che sceglierebbe i rami più belli e li utilizzerebbe nelle com-posizioni di fiori secchi. Un altro che butterebbe i piccoli rami nella compo-stiera e quelli grandi li regalerebbe a un amico che ha l'hobby delle piccolesculture in legno. Un altro che li userebbe per scaldarsi. Ha una vecchia casariscaldata con quelle belle stufe a legna che hanno bisogno di tanta legna,non importa se piccola o grande. Un altro che utilizzerebbe i rami più forticome tutori per altri alberi, o per costruire palizzate.

A un certo punto il maestro nota che uno studente non partecipa alla discus-sione, sembra assorto nei suoi pensieri. Si rivolge a lui con garbo e gli chiedecosa stia pensando. Lui risponde che stava pensando a suo nonno che ha spre-cato il suo talento di giardiniere cercando di coltivare i rami secchi. Alcuni liaveva messi in acqua con il relativo concime, altri direttamente in terra, anchequesta ben concimata. Dedicava tutto il suo tempo ai rami secchi e trascurava irami e le piante che erano vive e vegete. E stata per lui una forte passione chenoi non riuscivamo a capire, perché vedevamo che non dava frutti.

4.2. Semplificazione linguistica

Questa funzione è simile alla precedente, libera dalla preoccupazione diessere scientificamente corretti, e dal dovere di adottare termini inequivocabi-

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li, univoci, e semanticamente precisi. Con la metafora ci si propone di tra-smettere il messaggio che si desidera nel modo più semplice possibile, senzacorrere il rischio che la persona faccia fatica a capire la storia a causa delladifficoltà del linguaggio usato. Per questo si privilegiano termini semplici,che appartengono al vocabolario di base, presumibilmente conosciuto da tuttigli ascoltatori.

Chi costruisce la metafora sceglie inoltre con cura le parole privilegiandoquelle che contengono una connotazione positiva, eliminando, se e quandopossibile, quelle la cui connotazione può essere negativa. Se stiamo parlandodi un gruppo di animali può essere scientificamente corretto parlare di branco.Ma se nel parlare di questo gruppo di animali vogliamo mettere in evidenza lospirito collaborativo la parola "branco" può risultare inadeguata: nel linguag-gio odierno la parola branco viene attribuita a quei gruppi umani che si aggre-gano appunto in branchi come animali selvaggi, per commettere azioni illega-li e dannose.

Il castello degli specchi

C'era una volta un castello medioevale abitato dal re, dalla regina e datutta la corte. Ogni stanza aveva uno specchio ben poco usato. Nessuno infat-ti amava specchiarsi, anzi ognuno provava un certo disagio nel guardare lapropria immagine riflessa.

Un giorno, non si sa né come né chi, lo specchio di una stanza si rompe.Dopo alcuni giorni la regina nota che in quella stanza senza specchio qualco-sa è cambiato. Le persone si fermano a chiacchierare tra loro, si scambianoopinioni, conoscenze, risate. C'è un clima gioioso e spensierato che non solomancava prima, ma che continua a mancare nelle altre stanze.

La regina parla col re e gli dice che secondo lei il motivo del cambiamen-to è dovuto alla mancanza dello specchio. Il re tende a non credere alla regi-na, ma lei si mostra convinta e vuole verificare la sua ipotesi con un esperi-mento. Chiede al re di togliere lo specchio di un'altra stanza e di osservarecosa succede. ',

Dopo alcuni giorni il re non può che dare ragione alla regina. Anche inquesta stanza succede lo stesso fenomeno: le persone si sentono a loro agiojnon c'è più quell'imbarazzo, quel disagio che si avvertiva prima e che siper*.cepisce ancora nelle stanze con gli specchi. ^

A questo punto non hanno bisogno di altre prove, ma sono curiosi di cono*-scere l'origine di quegli strani specchi. Il re fa allora una ricerca negli archi-ivi del regno, e scopre che erano stati costruiti da un alchimista che avevil'ambizione dì indicare la perfezione. Nel preparare il composto per gli sjchi aveva usato una formula magica che metteva in risalto i difetti di ehque si rispecchiasse. L'alchimista pensava di stimolare le persone a miglior^re se stesse, a correggere i loro difetti. Questa era l'intenzione positiva da

l'alchimista, ma purtroppo aveva ottenuto invece imbarazzo, disagio, vergo-gna. Atte persone non piaceva vedere in primo piano i proprì difetti, senzapoter contemporaneamente vedere anche i proprì pregi.

Il re e la regina decìdono allora di eliminare i vecchi specchi e di compe-rarne dei nuovi. Il re si incarica personalmente della ricerca: questa voltanon vuole correre nessun rischio.

'••,,:..:, Va così nella città degli specchi e si aggira tra i negozi per trovare quellopiù adatto. Entra nel primo e trova un vetraio specializzato in cornici. Mentre

? il^re chiede di vedere alcuni specchi il vetraio indica la bellezza, il pregio, leifatiezza, la raffinatezza e la preziosità delle sue cornici. Il re capisce che que-sto non è il vetraio che fa per lui e va in un altro negozio. In questo secondo ilre vede dei bellissimi specchi a mosaico, composti da tanti piccoli pezzi messiinsieme in modo elegante, che però consentono di vedere un piccolo pezzo

}ipèrf volta e non la figura intera: anche questo non è il negozio che il re cerca.yÈàtra m un terzo per capire subito che in questo si vendono specchi cheSfjsOfno sembrare alto chi invece è basso e basso chi è alto, magro chi è un po'rj-gyjl$s;() e un po' grasso chi è magro. Il re dentro di sé pensa che ne ha giàIj^jj^O'fabbastanza di specchi deformanti: non è ciò che cerca.•Sj^fA^questo punto il re è un po' perplesso. Non aveva immaginato che la'{ìjiijfrjCa di un semplice specchio potesse risultare così complicata. Mentre è'jjjjj&rfo da questi pensieri sente qualcuno canticchiare. Si fa guidare da que-'jjjjljJBanto e arriva in un laboratorio dove un vetraio sta completando uno'^^jjÉio^^l re lo osserva lavorare e gli bastano pochi indizi per comprendere^j^ffiStrìa del vetraio accompagnata da una profonda serenità.ìjjj*^^e],'sincurìosito, gli chiede cosa lo rende così sereno. E il vetraio rispon-llllIffffosìW, lavoro che mi piace e mi da soddisfazione, una moglie amica ejjjjjjjjjjj^-rtia fedele e due bambini sani e simpatici. Non e 'è niente al mondo chei^^^desiderare di più ". Il re allora chiede cosa hanno di particolare i suoi||||||e|fc II vetraio risponde che i suoi specchi sono molto semplici, essenziali,i^fg^fici^a loro funzione naturale. Il re chiede qual è la funzione naturale di^^j^j/eccflio. Il vetraio risponde: "è quella di rispecchiare". Il re non xein-•Siifife^zlto della risposta. Chiede ancora al vetraio. "Dimmi tu che scitÉis'"i''"": *"''''': ' •••'" • • '

"i^&i^t^qual è il segreto racchiuso negli specchi, qual è la loro magia?" Ilìijjjensa un po' e poi risponde. "Il segreto degli specchi è nell'occhio

iftili "-

Semplificazione concettuale

generatrice di nuovi comportamenti vuole evocare reazioni"arie, non inficiate da elaborazioni difensive. Per questo

anche i concetti jche contengono elementi di complessitàfiì&flCretezza dell'esempio, sia con la segmentazione dell'intero

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Anche i concetti più complessi o elaborati vanno tradotti in termini semplicfijftrasformati in qualcosa di facilmente accessibile, di familiare, di già parziaJ|jmente noto. x • '.-.;j|

Chi ascolta non deve provare l'imbarazzo di non capire, deve piuttosèjavere l'illusione di comprendere tutti i livelli della metafora, quelli esplicitidella storia e quelli impliciti del messaggio nascosto. Per far questo chi narr|psi avvale di termini anch'essi semplici, di concetti prototipici, di luoghi comijljni universali, di parole familiari che appartengono al linguaggio di base: preljlferisce i termini descrittivi e concreti invece di quelli interpretativi e astrattiliCitazioni tecniche, termini aulici e parole desuete potrebbero risvegliare; 1|||parte più critica del soggetto e quindi distrarlo dal significato implicito deliriistoria. - . :?||

L'album delle decisioni s|• •••{•;:^:T^Iì

C'era una volta un imprenditore che ha un album delle decisioni dovéj^conserva le decisioni più importanti della sua vita. L'imprenditore sfogliatilil'album ogni volta che fatica a prendere una nuova decisione. Sfogliare l'alaibum lo aiuta ad avere ispirazione, a ricordare cosa ha fatto, quale metodo hct\ cosa ha scartato. : /

Sfogliando l'album nota che nel momento in cui ha preso la decisione lui ?non sapeva, né avrebbe potuto sapere, quali sarebbero state le conseguenze!ma sentiva che era quella giusta per lui in quel momento. ; •

Sfoglia l'album delle decisioni per capire come faceva a prevedere, adanticipare con una ragionevole probabilità che le sue aspettative si sarebbero ,avverate. Solo oggi conosce le conseguenze della decisione presa allora, chÉ;\n quel momento non poteva conoscere perché allora era nel presente che •&!

passato e non poteva conoscere quel futuro che ora è presente. • ; 'Sfoglia l'album per indagare quali risorse ha utilizzato, quali pensieri h&

pensato, quali sensazioni, emozioni ha provato. Sfogliando l'album detteladecisioni nota che alcuni elementi si ripetono. Ha sempre avuto le idee chiar&l;circa ciò che desiderava raggiungere a breve e a lungo termine, ha raccolto^le informazioni sufficienti, le ha valutate, ha immaginato diversi scenari, h(ìcalcolato il rischio e ha avuto fiducia nei confronti del risultato. S

L'ultimo ingrediente che si ripete è che una volta presa la decisione guar-fi

da avanti e non torna più indietro. te ,"

|j|p|?e'nerici. di facile presa sull'ascoltatore. I luoghi comuni rappresen-||||'Concetti generali che sono diffusi e accettati nella società in cui

ci.riferiamo perché costituiscono elementi di associazioni d'i-di condizionamenti culturali, di una banca mnemonica ora-

i||Jp|iprio perché convenzionali, possono rappresentare degli stereo-

f i&iguando ne scegliamo uno dobbiamo essere consapevoli del siste-ijpì||azioni e di associazioni che si porta con sé. Se scegliamo di! |i|a storia in un "paradiso", dobbiamo essere consapevoli che

|j|||f|||iehte nella memoria associativa degli ascoltatori emergerannoHfl^prcji associati a questo concetto. La storia che costruiamo a parti-

luogo comune non può contraddire le implicazioni e le associa-:deve servire da sfondo per enfatizzarle e per legittimare la scel-

^^pl'jtoibientazione.ìfe§'-.''Hf'•••:.Jp|è paradiso||/t [ • . •• :' 'pia; ««O volta Dante che sta facendo una passeggiata con Virgilio perjjjj£pe-rnuovi territori ed esplorare terre nascoste. Un giorno, mentre si

Avvicinando a un luogo, sentono un meraviglioso profumo di stufato,jjjjjtftto^però da lamenti di sofferenza, grida di rabbia, urla di disperazio-

è colpito dal contrasto, rivolge a Virgilio uno sguardo interrogativoe senza risposta:Ip poco dopo arrivano in una radura vedono che in mezzo vi è una

pentola, piena di invitante stufato, con intorno delle persone con cuc-faj manici lunghissimi coi quali cercano di avvicinare il cibo alla;$fó non ci riescono, il manico è troppo lungo, il cibo cade per terra e

Rimangono con la fame insoddisfatta. Virgilio informa Dante: "questo è

un po' di tempo e i due continuano a esplorare il territorio, quando

t je nuovamente sentono l'appetitoso profumo di stufato. Questa volta èScompagnato da grida di gioia, da espressioni di piacere e da voci

ff^i gratitudine e soddisfazione. Quando arrivano alla radura vedonojMtinde pentola che contiene lo stufato, i cucchiai coi manici lunghissimi

J imposizione delle persone che devono mangiare. La differenza consiste neltinche ognuno imbocca l'altro con reciproca soddisfazione.''Questo è il paradiso" informa Virgilio.

4.4. Associazione

Chi costruisce metafore terapeutiche o formative non ha paura di stimola-re associazioni semplici, di servirsi di luoghi comuni: anzi li utilizza come

30

gUl|*,':Qrna/nenfo

|; Storia sceglie parole poetiche, cerca il bello e il buono, cura l'armoniaparti, vuole abbellire un'idea o un concetto che altrimenti potrebbero

•< 31

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apparire banali, e non colpirebbero né l'ascolto né l'immaginazione. Spessonella metafora vengono enfatizzate le eccezionali virtù dei personaggi, lemeravigliose bellezze dei luoghi e gli aspetti straordinari delle cose più sem-plici. Una storia ben costruita e ben raccontata stimola l'ascolto con l'orec-chio del bambino che è dentro di noi.

L'orecchio del bambino si lascia cullare dalla storia ben raccontata, vissutacome una fiaba, e si lascia trasportare in un mondo magico, fantastico in cuigli animali provano emozioni, le piante commentano gli avvenimenti cui assi-stono, gli oggetti hanno un'anima ed esseri extraterrestri hanno intenzionibenevole. La funzione ornamentale ed estetica colpisce l'attenzione di chiascolta e lascia libero l'inconscio da preoccupazioni circa la veridicità diquanto narrato. Serve anche a distogliere l'attenzione dagli elementi piùprofondi, come un'elegante confezione rende più prezioso anche il più sem-plice oggetto contenuto.

Il pavone timido

C'era una volta un timido pavone, talmente timido che faceva la ruota dinascosto per evitare che qualcuno lo vedesse. Un giorno questo pavone, sicu-ro che nessuno lo stesse guardando, sente l'esigenza di sfranchire le suepiume, e fa una bellissima ruota. Ma non era solo. Lì vicino e 'era un gruppodi naturalisti che rimangono affascinati dalla bellezza, armonia e varietà deicolori delle sue piume. Si avvicinano per complimentarsi ma il pavone intimi-dito scappa. Loro lo raggiungono e lo rassicurano che desiderano solomostrare la loro ammirazione. Il pavone fatica a crederci. Troppe volte ungruppo di fatui lo ha criticato quando faceva la ruota, gesto così naturale perlui. I fatui pensavano che volesse esibirsi, ostentare la vivacità dei suoi colorìo l'espressività delle sue piume o l'ampiezza della sua ruota. I naturalistisanno che i fatui non sono in grado di cogliere la naturalezza del gesto delpavone, anzi che sanno cogliere solo l'ostentazione. Rassicurano allora ilpavone e gli consigliano di frequentare i naturalisti e di dimenticare i com-menti negativi dei fatui.

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