OFFENSIVAISLAMICA GIUSTIZIAISIS...

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::: MIRKO MOLTENI ■■■ Con uno stringato co- municato su Internet, i terrori- sti dell’Isis hanno annunciato nel tardo pomeriggio di ieri l’uccisione del pilota dell’avia- zione giordana tenente Muad Al Kasaesbeh, di 26 anni, loro prigioniero dal 24 dicembre, quando il suo caccia F-16 era stato abbattuto su Raqqa, in Si- ria, dall’antiaerea del califfato. «Il sole sta tramontando e il re- spiro di Mouad Al Kassasbeh se ne andrà con il sole», recita- va l’agghiacciante sentenza ac- compagnata dalla foto di un coltello. Sono state conferma- te le indiscrezioni che nelle ore precedenti il New York Ti- mes aveva diffuso: «La trattati- va fra la Giordania e l’Isis è falli- ta». Da giorni i terroristi chiede- vano la liberazione dalle carce- ri giordane della jihadista ira- chena Sajida Al Rishawi, che nel 2005 aveva partecipato ad attentati che avevano causato 69 morti ad Amman. In cam- bio i fanatici avrebbero libera- to Kasaesbeh e l’ostaggio giap- ponese Kenji Goto, giornalista di 47 anni che ha già visto truci- dare nei giorni scorsi il compa- triota Haruna Yukawa. Ieri fra Giordania e Giappo- ne si è dipanata una vera corsa contro il tempo per capire co- sa stesse realmente succeden- do, dopo che il giorno prima un presunto accordo per lo scambio di prigionieri era sta- to smentito nella serata di mer- coledì. La mattinata era partita con la diffusione di un audio messaggio in cui Goto, la cui voce è stata riconosciuta, era stato costretto dai terroristi a lanciare un nuovo appello che diceva: «La Giordania ha tem- po fino al tramonto di giovedì per liberare Sajida Al Rishawi e portarla al confine con la Tur- chia, dove ci sarà lo scambio. Se questo non avverrà, sarà uc- ciso il pilota giordano». L’an- nuncio non chiariva precisa- mente se il destino di Goto fos- se solidale a quello del pilota giordano oppure no. Ad Am- man il primo ministro Abdul- lah Ensour aveva incontrato i parlamentari locali per riferire che «si sta facendo tutto il pos- sibile per trattare». Ma un gros- so scoglio era rappresentato dal fatto che il governo di Am- man, in particolare il ministro degli Esteri Nasser Judeh, ave- va chiesto conferme all’Isis che il tenente Kasaesbeh fosse davvero ancora vivo, prima di liberare la terrorista. Dal califfa- to, però, nessuna risposta in tal senso. Intanto, dal Giappone ha lanciato un estremo, dispera- to, appello per la liberazione di Goto sua moglie Rinko Jo- go, che ha parlato per la prima volta, a differenza della madre dell’ostaggio, Junko Ishido, che era già intervenuta nei giorni scorsi: «Non ho parlato finora per non esporre la mia famiglia ai mass media. Io e Kenji abbiamo due figlie, una di due anni e una di pochi me- si e spero che rivedano il pa- dre. Temo però che sia l’ulti- ma possibilità rimasta a mio marito, prego che i governi nipponico e giordano capisca- no di avere nelle loro mani il destino di queste persone». Il primo ministro Shinzo Abe ha ricordato che «non trattiamo coi terroristi» e che «questi cri- mini sono deprecabili», ma si sa che il viceministro degli Esteri Yasuhide Nakayama ha da giorni stabilito in Giordania una unità di crisi che ufficial- mente «raccoglie informa- zion»”, ma in verità starebbe trattando in segreto con tutte le parti, di concerto coi giorda- ni. In Giappone è frattanto montato un movimento di protesta su Facebook e altri so- cial network, al motto di «io so- no Kenji» per premere sul go- verno affinchè sia più mallea- bile. Sembra però che tutto si sia dimostrato inutile. Intanto la lotta all’Isis continua su vari fronti. Ieri il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung ha pre- annunciato un prossimo ac- cordo fra Germania e Turchia per la collaborazione di intelli- gence nel controllare il confi- ne turco-siriano, quello da cui è passato, secondo gli 007 di Berlino «oltre il 90 % dei com- battenti arruolatisi nell’Isis e provenienti dalla comunità islamica tedesca». Si trattereb- be di 350 persone, che, lamen- tano i tedeschi, hanno supera- to i laschi controlli turchi. Addi- rittura, un noto jihadista tede- sco, Denis Cuspert, ferito in battaglia, si sarebbe curato im- punemente in Turchia. A una più stretta collaborazione con- tro l’Isis si sono richiamati an- che i ministri degli Interni dei Paesi UE, riunitisi ieri a Bruxel- les per studiare nuove misure. Il capo dell’antiterrorismo UE Giles de Kerchove ha suggeri- to di modificare le norme di Schengen e soprattutto di mo- notorare meglio il web tramite l’agenzia Europol. A dargli ra- gione, un rapporto pubblicato nelle stesse ore in Israele, dal giornale Haaretz, secondo cui l’Isis per autofinanziarsi ha or- mai imparato a gestire anche i flussi dei cosiddetti “bitcoin”, le “monete virtuali”. ::: MAURO ZANON PARIGI ■■■ Tutto ha inizio l'8 gennaio scor- so, all'indomani dell'attentato terrori- stico nella sede di Charlie Hebdo. Sia- mo a Nizza, in una scuola elementare. Ahmed, 8 anni, di origine arabo-mu- sulmana, si trova in classe con i suoi compagni a discutere con l'insegnan- te su quanto accaduto il giorno prima. Ma quando gli viene chiesto se si sen- te parte di coloro che condannano la strage dietro il motto “Je suis Charlie”, la riposta è decisamente inattesa. «Sto dalla parte dei terroristi perché sono contro le caricature del profeta», ha ri- battuto alla maestra Ahmed. O alme- no è quanto dichiarato dall'avvocato di Ahmed, Sefen Guez Guez, che ora dovrà difendere il piccolo dall'accusa di «apologia di terrorismo». Sempre secondo l'avvocato, contattato da Bfm. Tv, i genitori, immediatamenti avverti- ti dell’accaduto dalla scuola, avrebbe- ro tentato di «spiegargli ciò che era re- almente il terrorismo, e perché biso- gnava ovviamente schierarsi dalla par- te delle vittime di Charlie Hebdo». E l'impressione iniziale era che l'affaire potesse risolversi con una semplice convocazione dei genitori e un richia- mo dell'alunno da parte delle autorità scolastiche. Ma il 21 gennaio, il presi- de della scuola nizzarda ha deciso di sporgere denuncia per due infrazioni: contro il bambino per «apologia di ter- rorismo», lo stesso capo d'imputazio- ne per il quale il comico antisemita Dieudonné dovrà comparire dinanzi al giudice il prossimo 4 febbraio, e con- tro suo padre per «intrusione». Quest' ultimo, accortosi del profondo stato di choc in cui si trovava il figlio dopo quanto accaduto, lo aveva infatti ac- compagnato per tre volte fino all'inter- no della scuola, nel cortile della ricrea- zione, lì dove i genitori non sono am- messi, ed era stato puntualmente sol- lecitato ad abbandonare il recinto sco- lastico, fino a quando non si era visto interdire completamente l'accesso. Se- condo la polizia, nella denuncia spor- ta dalla direzione scolastica, figura an- che che il bambino ha pronunciato frasi come «bisogna uccidere i france- si» e «i giornalisti se la sono cercata», e che si è rifiutato di osservare il minuto di silenzio in onore delle vittime. Ma l'avvocato ha negato categoricamente tale versione, denunciando il clima di «isteria collettiva» nel quale la Francia si trova inghiottita. «Il mio cliente ha 8 anni! Non si rende conto della portata delle sue frasi!», ha tuonato l'avvocato a Bfm.Tv, prima di rincarare la dose e ribadire la sua totale incredulità a un giornalista di Metronews.fr: «Disegna i Pokemon nei suoi quaderni! Non sa cos'è il terrorismo!». A fare eco al lega- le, il Ccif (Collectif contre l'islamopho- bie en France), il quale ha puntato il dito contro l'insostenibile clima di psi- cosi generale regnante nel Paese do- po gli attentati, che ha fatto sì che un bambino di 8 anni venisse interrogato dalla polizia per aver pronunciato de- terminate frasi senza conoscerne il ve- ro significato (Alla domanda del com- missario su cosa fosse il terrorismo, Ahmed avrebbe risposto «non lo so»). Molti dubbi rimangono infine su al- cune frasi umilianti che, secondo il bambino, gli sarebbero state rivolte dal preside. «Smetti di scavare nella sabbia, non troverai certo una mitra- gliatrice per ammazzarci tutti», gli avrebbe detto il dirigente scolastico. Un altro giorno, quest'ultimo, lo avreb- be privato dell'insulina (Ahmed ha il diabete) dicendogli: «Visto che ci vuoi tutti morti, oggi niente insulina, così puoi assaporare la morte». I genitori di Ahmed si sono detti pronti a sporge- re denuncia. ::: OFFENSIVA ISLAMICA GIUSTIZIA ISIS Saltala trattativacon la Giordania Annunciatal’esecuzionedel pilota Disatteso l’ulteriore ultimatum dei jihadisti per la liberazione della terrorista Sajida. Appesa aunfilo la sorte del giapponese Goto.La disperazione della moglie:abbiamo duefigli, salvatelo Imbarazzo in Francia Rifiuta di stare con «Charlie» Accusato di terrorismo a 8 anni Il presidente francese François Hollande e quello dell’Istituto del mondo arabo Jack Lang, tutti per «Charlie Hebdo» [Ansa] ESTERI 12 __Venerdì 30 gennaio 2015__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it

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:::CARLOPANELLA

■■■ Duenotizie,unapiùag-ghiacciantedell'altradalCalif-fatoNero.Laprima,unadon-nacondannataallalapidazio-ne perché “prostituta” è riu-scita a sopravvivere alla gra-gnuoladisassiedèstata“gra-ziata”. È gravissima, ma viva.La seconda, ben meno grave,ma lo stesso sconvolgente: aMosul, in Iraq, le mura dellaantica Ninive di tremila anni,nei pressi della grande mo-schea della città, sono stateabbattute a colpi di bulldozerdai miliziani del Califfato. Leragionidi questoscempio so-no le stesse dei Talebani chenelmarzodel2001fecero sal-tare le statue dei Budda diBamyan, in Afghanistan. Inun certo senso sono ancorapeggiori, perché, quantome-no, quei Buddah rientravanoin pieno nelle dimensioni di“idoli”,di effigi di una divinità(anche se Budda non è certoun dio) in pietra oggetto diculto “contro natura” perchésolo e unicamente Allah puòessere adorato. Per la stessaragione,dueannifa,gli jihadi-sti che si impadronirono delnord del Mali, fecero saltarein aria i mausolei dei “santi”musulmani, vanto della città

e bruciarono 2.000 libri anti-chi.LemuradiNinive(anticonome di Mosul), invece, nonavevano effigi, erano sempli-cemente parte delle impo-nenti mura di cinta della cittàassira che si estendevano per12chilometri.Emaisonosta-te oggetto di alcun tipo di cul-to. Perché distruggerle quin-di? Perché rappresentanoagli occhi degli jihadisti quelche restadello splendore del-

la capitale del regno degli As-siri e della loro civiltà paganache «inquina, con la sua pre-senza, la grande moschea».Quindi un simbolo del “re-gno della gahiliyya”, del “re-gno della ignoranza” idolatri-ca che precedette la profeziadi Maometto e che da lui fuspazzata via.

Il problema drammatico èche queste follie violente nonsonoaffattopatrimonioesclu-

sivo dei fanatici del Califfatonero, ma sono condivise dauna parte consistente delmondo musulmano, a parti-re da quel regno dell'ArabiaSaudita che pure considera ilCaliffato una minaccia daestirpare.

La follia iconoclasta è infat-ti parte integrante dell'islamwahabita, che ha il suo epi-centro in Arabia Saudita, acuisiispiranoiFratelliMusul-mani, che non si rivolge soloailuoghidicultodellealtrefe-di. Si pensiche in Arabia Sau-dita è stata distrutta la primamoschea fondata da Mao-mettoeorasivuoledistrugge-re persino la sua casa natale.Maquel che è più grave è chequesta furia wahabita va benoltre. Due anni fa Abdul AzizbinAbdullah,GranMuftidell'Arabia Saudita, la più alta au-toritàreligiosadelregno,emi-se infatti una fatwa che in-giungevadi«distruggeretuttele chiese cristiane nella peni-solaarabica».DatocheinAra-bia Saudita non esiste nessu-na chiesa, è evidente che lapretesa del Gran Muftì saudi-ta era di imporre agli altri re-gni (gli emirati) e repubbli-che (Yemen e Oman) dellapenisolaarabicadidistrugge-re tutte le loro chiese. Quellafatwa era una risposta violen-ta alla inaugurazione di unachiesa cattolica negli EmiratiArabi Uniti.

E non si tratta ovviamentesolo delle mura delle chiese,chesonostatetuttefattesalta-re con la dinamite a Mosul eintutto il territorio del Califfa-to.

Questo wahabismo unisceinfatti nell'odio per i cristianil'ideologiaassassinadelCalif-fatoeunalargaplateamusul-mana. Basta ricordare cheogni anno vengono massa-crati 105.000 cristiani, quasitutti in terra d'islam. Ma ilmondo chiude gli occhi da-vanti al martirio di migliaia dicristiani ad opera dei BokoHaram in Nigeria, alla perse-cuzione dei cristiani in attoda anni in Sudan e anche difronte gli attentati feroci den-tro le chiese cristiane in Egit-to, che ebbe non a caso il suoculmine durante il periodo digoverno dei Fratelli Musul-mani. L'incredibile criminearcheologico messo a segnoa Mosul è solo la punta dell'iceberg di un odio sanguina-rio di una parte dell'islam neiconfronti delle altre fedi. Unavolontàdiprevaricazionevio-lenta, che si propaga proprioda un Paese alleato dell'Occi-dente, senza che nessunogliene chieda conto. Perché,come è noto, il petrolio “nonolet”.

:::MIRKOMOLTENI

■■■ Con uno stringato co-municato suInternet, i terrori-sti dell’Isis hanno annunciatonel tardo pomeriggio di ieril’uccisione del pilota dell’avia-zione giordana tenente MuadAl Kasaesbeh, di 26 anni, loroprigioniero dal 24 dicembre,quando il suo caccia F-16 erastatoabbattutosuRaqqa,inSi-ria, dall’antiaerea del califfato.«Ilsolestatramontandoeilre-spiro di Mouad Al Kassasbehse ne andrà con il sole», recita-val’agghiacciantesentenzaac-compagnata dalla foto di uncoltello. Sono state conferma-te le indiscrezioni che nelleore precedenti il New York Ti-mes aveva diffuso: «La trattati-vafralaGiordaniael’Isisèfalli-ta».

Da giorni i terroristi chiede-vanolaliberazionedallecarce-ri giordane della jihadista ira-chena Sajida Al Rishawi, chenel 2005 aveva partecipato adattentati che avevano causato69 morti ad Amman. In cam-bio i fanatici avrebbero libera-toKasaesbehel’ostaggiogiap-ponese Kenji Goto, giornalistadi47annichehagiàvistotruci-dareneigiorniscorsiilcompa-triota Haruna Yukawa.

Ieri fra Giordania e Giappo-nesièdipanataunaveracorsacontro il tempo per capire co-sa stesse realmente succeden-do, dopo che il giorno primaun presunto accordo per loscambio di prigionieri era sta-tosmentitonellaseratadimer-coledì.Lamattinataerapartitacon la diffusione di un audiomessaggio in cui Goto, la cuivoce è stata riconosciuta, erastato costretto dai terroristi alanciareunnuovo appellochediceva: «La Giordania ha tem-po fino al tramonto di giovedìper liberare Sajida Al RishawieportarlaalconfineconlaTur-chia, dove ci sarà lo scambio.Sequestononavverrà,saràuc-ciso il pilota giordano». L’an-nuncio non chiariva precisa-menteseildestinodiGotofos-se solidale a quello del pilotagiordano oppure no. Ad Am-man il primo ministro Abdul-lah Ensour aveva incontrato iparlamentari locali per riferireche «si sta facendo tutto il pos-sibilepertrattare».Maungros-

so scoglio era rappresentatodal fatto che il governo di Am-man, in particolare il ministrodegli Esteri Nasser Judeh, ave-va chiesto conferme all’Isische il tenente Kasaesbeh fossedavvero ancora vivo, prima diliberarelaterrorista.Dalcaliffa-to, però, nessuna risposta intal senso.

Intanto, dal Giappone halanciato un estremo, dispera-to, appello per la liberazionedi Goto sua moglie Rinko Jo-go, che ha parlato per la primavolta, a differenza della madredell’ostaggio, Junko Ishido,che era già intervenuta neigiorni scorsi: «Non ho parlatofinora per non esporre la miafamiglia ai mass media. Io eKenji abbiamo due figlie, unadidueanni euna dipochi me-si e spero che rivedano il pa-dre. Temo però che sia l’ulti-ma possibilità rimasta a miomarito, prego che i governinipponicoegiordanocapisca-no di avere nelle loro mani ildestino di queste persone». Ilprimo ministro Shinzo Abe haricordato che «non trattiamocoi terroristi» e che «questi cri-mini sono deprecabili», ma sisa che il viceministro degliEsteri Yasuhide Nakayama hadagiornistabilitoinGiordania

una unità di crisi che ufficial-mente «raccoglie informa-zion»”, ma in verità starebbetrattando in segreto con tutteleparti,di concertocoi giorda-ni.

In Giappone è frattantomontato un movimento diprotestasuFacebookealtriso-cialnetwork,almottodi«ioso-no Kenji» per premere sul go-verno affinchè sia più mallea-bile. Sembra però che tutto si

sia dimostrato inutile. Intantola lotta all’Isis continua su varifronti. Ieri il giornale tedescoSüddeutsche Zeitung ha pre-annunciato un prossimo ac-cordo fra Germania e Turchiaperla collaborazione di intelli-gence nel controllare il confi-ne turco-siriano, quello da cuiè passato, secondo gli 007 diBerlino «oltre il 90 % dei com-battenti arruolatisi nell’Isis eprovenienti dalla comunità

islamica tedesca». Si trattereb-bedi350persone,che, lamen-tanoi tedeschi,hanno supera-toilaschicontrolliturchi.Addi-rittura, un noto jihadista tede-sco, Denis Cuspert, ferito inbattaglia,sisarebbecuratoim-punemente in Turchia. A unapiùstrettacollaborazionecon-tro l’Isis si sono richiamati an-che i ministri degli Interni deiPaesiUE,riunitisiieriaBruxel-les per studiare nuove misure.

Il capo dell’antiterrorismo UEGiles de Kerchove ha suggeri-to di modificare le norme diSchengene soprattutto di mo-notoraremeglio il web tramitel’agenzia Europol. A dargli ra-gione, un rapporto pubblicatonelle stesse ore in Israele, dalgiornale Haaretz, secondo cuil’Isis per autofinanziarsi ha or-mai imparato a gestire anche iflussi dei cosiddetti “bitcoin”,le “monete virtuali”.

:::CHIARAGIANNINI

■■■ Lo Stato islamico starebbe perproclamare un emirato in Libano. Lanotizia è stata diffusa dal quotidianopanarabo“Al Quds al Arabi”, che citafonti di sicurezza. Sarebbe lo sceiccoAhmed Al Assir, salafita di Sindone,ad esser stato designatoemirodelLibanodalca-liffo Abu Bakr Al Ba-ghdadi in persona.

Al Assir, personaggiocontroverso,figliodima-dre sciita e padre sunni-ta, è definito l’incubodelle milizie sciite diHezbollah. Secondo ilgiornale arabo, l’Isis sa-rebbe già pronto adazioni militari in Liba-no. Azioni che avrebbe-ro l’appoggio anche dei militanti delNord della Siria, che assicurerebberoil loro sostegno agli jihadisti sunnitidel Libano del Nord.

Una situazione che si fa semprepiùcaldaechevedecrescerelapreoc-cupazione anche per i mille militariitalianiimpegnatinellamissioneUni-fil e distribuiti nel settore a comandoproprio italiano che conta la presen-

za di 11 Paesi e un totale di 3.500 uo-mini.Inseguitoall’attentatodell’altroieri, compiuto per mano di Hezbol-lah al confine con Israele e con que-stonuovowarningsull’Isis, l’attenzio-ne verso un territorio che si regge suequilibri precari è sempre più alta.Tanto che Unifil ha intensificato, in

stretto coordinamentoconleforzearmateliba-nesi, il controllo e il mo-nitoraggio del territorio,della Blue Line, dellospazioaereoedellama-ritime area of opera-tion, con la presenza evigilanza della Mariti-me task force.

Anche se dal contin-gente italiano, su basebrigata Pinerolo di Bari,le bocche sono cucite e

altresìalloStatomaggioreDifesasiav-verteche«nessunadichiarazionever-ràrilasciatasull’accaduto»,anchepersalvaguardareidelicatiequilibriinter-ni al Paese, tra il personale del settoreovest di Unifil c’è non poca preoccu-pazione. Il numero degli uomini lun-go la Blue Line è stato incrementatoe, assieme alle forze di sicurezza liba-nesi è stato stabilito anche un nume-

romaggioredipattuglie.FontidiLibe-ro assicurano che l’allarme è elevato,soprattutto in seguito alla diffusionedellanotizia del sempre maggiore in-teressamento dello Stato islamico alLibano, che ne è considerato il natu-rale prolungamento. Gli uomini delcontingenteitalianosonocomunquepreparati, si fa sapere, ad affrontarequalunque tipo di emergenza.

Israele ha intanto comunicato diaver ricevuto un messaggio diHezbollah che, tramite Unifil, avreb-bedichiaratodinonavereintenzionedi proseguire nel nuovo ciclo di vio-lenze. L'allerta rimane comunque al-ta e il Libano si trova sempre più nelmezzo a fuochi incrociati. Quello traHezbollah e Israele e quello rivoltodall'Isisversoilmovimentosciitaliba-neseechiunquepossanonconcorda-re con le sue linee e la sua suprema-zia.

E, benché l'allarme riguardi più laparte a nord del Paese che quella asud, l'intelligence occidentale sta la-vorandoperevitarecheilLibanopos-sanuovamentediventareterradicon-flitti. Tra i warning maggiori ci sareb-bero, sempre secondo nostre fonti,quelli che riguardano il rischio di at-tentati anche contro obiettivi militari.

Lo Stato islamicochiede laliberazione diSajida Al Rishawi,che nel 2005partecipò adattentati checausarono 69 mortiad Amman[Ansa]

:::MAUROZANONPARIGI

■■■ Tutto ha inizio l'8 gennaio scor-so, all'indomani dell'attentato terrori-stico nella sede di Charlie Hebdo. Sia-moaNizza,inunascuolaelementare.Ahmed, 8 anni, di origine arabo-mu-sulmana, si trova in classe con i suoicompagni a discutere con l'insegnan-tesuquanto accadutoil giornoprima.Ma quando gli viene chiesto se si sen-te parte di coloro che condannano lastrage dietro il motto “Je suis Charlie”,la riposta è decisamente inattesa. «Stodalla parte dei terroristi perché sonocontro le caricature del profeta», ha ri-battuto alla maestra Ahmed. O alme-no è quanto dichiarato dall'avvocatodi Ahmed, Sefen Guez Guez, che oradovrà difendere il piccolo dall'accusadi «apologia di terrorismo». Sempresecondol'avvocato,contattatodaBfm.Tv,igenitori, immediatamentiavverti-ti dell’accaduto dalla scuola, avrebbe-ro tentato di «spiegargli ciò che era re-almente il terrorismo, e perché biso-gnavaovviamenteschierarsidallapar-te delle vittime di Charlie Hebdo». El'impressione iniziale era che l'affairepotesse risolversi con una semplice

convocazione dei genitori e un richia-mo dell'alunno da parte delle autoritàscolastiche. Ma il 21 gennaio, il presi-de della scuola nizzarda ha deciso disporgere denuncia per due infrazioni:controilbambinoper«apologiaditer-rorismo», lo stesso capo d'imputazio-ne per il quale il comico antisemitaDieudonné dovrà comparire dinanzialgiudiceilprossimo4febbraio,econ-tro suo padre per «intrusione». Quest'ultimo,accortosi delprofondostatodichoc in cui si trovava il figlio dopoquanto accaduto, lo aveva infatti ac-compagnatopertrevoltefinoall'inter-nodellascuola,nelcortiledellaricrea-zione, lì dove i genitori non sono am-messi, ed era stato puntualmente sol-lecitatoadabbandonareilrecintosco-lastico, fino a quando non si era vistointerdirecompletamentel'accesso.Se-condo la polizia, nella denuncia spor-tadalla direzione scolastica, figuraan-che che il bambino ha pronunciatofrasi come «bisogna uccidere i france-si» e «i giornalisti se la sono cercata», e

che si è rifiutato di osservare il minutodi silenzio in onore delle vittime. Mal'avvocato ha negato categoricamentetale versione, denunciando il clima di«isteria collettiva» nel quale la Franciasi trova inghiottita. «Il mio cliente ha 8anni! Non si rende conto della portatadelle sue frasi!», ha tuonato l'avvocatoa Bfm.Tv, prima di rincarare la dose eribadire la sua totale incredulità a ungiornalista di Metronews.fr: «Disegnai Pokemon nei suoi quaderni! Non sacos'è il terrorismo!». A fare eco al lega-le, ilCcif(Collectif contre l'islamopho-bie en France), il quale ha puntato ilditocontrol'insostenibileclimadipsi-cosi generale regnante nel Paese do-po gli attentati, che ha fatto sì che unbambino di 8 anni venisse interrogato

dalla polizia per aver pronunciato de-terminatefrasisenzaconoscerneilve-ro significato (Alla domanda del com-missario su cosa fosse il terrorismo,Ahmedavrebberisposto«nonloso»).

Moltidubbirimangonoinfinesual-cune frasi umilianti che, secondo ilbambino, gli sarebbero state rivoltedal preside. «Smetti di scavare nellasabbia, non troverai certo una mitra-gliatrice per ammazzarci tutti», gliavrebbe detto il dirigente scolastico.Unaltrogiorno,quest'ultimo,loavreb-be privato dell'insulina (Ahmed ha ildiabete) dicendogli: «Visto che ci vuoitutti morti, oggi niente insulina, cosìpuoi assaporare la morte». I genitoridiAhmedsisonodettiprontiasporge-re denuncia.

::: OFFENSIVA ISLAMICA::: OFFENSIVA ISLAMICA

BANDIEREE TERRORE

GIUSTIZIA ISISSaltala trattativacon la GiordaniaAnnunciata l’esecuzione del pilotaDisatteso l’ulteriore ultimatum dei jihadisti per la liberazione della terrorista Sajida. Appesaa un filo la sorte del giapponese Goto. La disperazione della moglie: abbiamo due figli, salvatelo

Icorpidecapitati ditreuo-mini sono stati trovati inun villaggio nel nord del-la penisola del Sinai inEgitto, dove è attivo ilgruppo jihadista AnsarBaital-Maqdis, chehagiu-rato fedeltà al Califfato.Una delle tre vittime, tro-vate vicino a Sheikh Zu-weid, si chiamava Moha-med Ali, ed era stato rapi-to pochi giorni fa. Il grup-po, il cui nome si traducecome“Partigiani dellaCa-sa Santa” o “Partigiani diGerusalemme”, è basatonella penisola e a novem-bre era stata ribattezzata“Stato del Sinai”, comeconseguenza dell'allean-za con l'Isis. I suoi milizia-ni avevano diffuso un vi-deo con decapitazioni instile-Stato islamico di be-duini accusati di collabo-rare con Israele, mentre èdi lunedì un nuovo filma-to che mostra un ufficialedella polizia egiziana chesubisce la stessa sorte. Ilsito Youm7 ha contato 19decapitazioni compiuteda Ansar Bait al-Maqdistra il 2013 e quest'anno,nove delle quali eseguitenel 2014 eben otto soltan-to questo mese. A novem-bre era arrivato il giura-mento di fedeltà al califfo,in cui il gruppo si impe-gnava a proseguire le sueoperazionicontrol'eserci-to.

SIM VER

EGITTO

Altri tre decapitatinel nord del SinaiDal 2013 sono 19

In spregio alla civiltà

Abbattute le mura di NiniveIl Califfato peggio dei talebaniCostruite 3mila anni fa, rappresentavano lo splendore dell’antico regno degli AssiriMa a differenza dei Budda distrutti in Afghanistan non avevano alcun valore religioso

Le mura di Ninive abbattute dall’Isis [web]

Imbarazzo in Francia

Rifiuta di stare con «Charlie»Accusato di terrorismo a 8 anni

Il presidente francese FrançoisHollande e quello dell’Istituto delmondo arabo Jack Lang, tutti per

«Charlie Hebdo» [Ansa]

Il nuovo fronte

Jihad anche in Libano, italiani in allertaLo Stato islamico avrebbe pronto il nome del nuovo califfo locale: Ahmed Al Assir. Tregua tra Hezbollah e Israele

Ahmed Al Assir [web]

ESTERI12 __Venerdì 30 gennaio 2015__

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