Documentazione delle attività di gioco in...

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Istituto Comprensivo statale “ C. Tura” – Pontelagoscuro Scuola d’infanzia statale “ Villaggio Ina” Documentazione delle attività di gioco in palestra La scuola d’infanzia statale Villaggio Ina comprende due sezioni di 50 bambini di età mista; in questo anno scolastico la presenza di un’insegnante in più ha reso possibile l’attuazione di sistematiche attività motorie nella palestra della scuola primaria. Sono stati formati gruppi di circa 15 bambini; in alcune attività i gruppi erano omogenei per età, cioè tutti i bambini della stessa età appartenenti alle due sezioni; in altre attività sono stati formati gruppi di bambini della stessa sezione. Rispetto ad attività più strutturate come potrebbero essere quelle propedeutiche ad una disciplina sportiva o alla danza- percorsi proposti nei precedenti anni con esperti esterni specializzati, quelle proposte in questo percorso erano maggiormente rivolte al “gioco libero” e all’osservazione del modo in cui i bambini imparano ad aggregarsi e a socializzare giocando insieme. L’intervento dell’insegnante, almeno nei primi mesi, è quindi rivolto ad un ruolo di “regia”: allestimento dello spazio palestra, scelta dei materiali, supporto alle richieste di aiuto da parte dei bambini per la riorganizzazione dei giochi e dei materiali. Sono stati proposti materiali ginnici come palloni, tappeti, panchette già disponibili nella palestra; materiali informali come nastri e corde. Stabilite poche regole iniziali allo scopo di garantire la sicurezza nel gioco i bambini si è lasciata massima libertà di tempi e di azione. Sono state effettuate fotografie delle attività, alcune inserite di seguito e altre che saranno consegnate alle famiglie al termine dell’anno scolastico nel raccoglitore individuale. Nelle pagine successive, per un ulteriore approfondimento , si è utilizzato il testo COME SI GIOCA IL BAMBINO QUANDO GIOCA” della Dott.ssa Myrtha Chokler tradotto dal Dott. Luis Stoppiello corredato da alcune fotografie tra quelle che maggiormente tutelano la privacy dei bambini protagonisti, perché ci aiuta con termini chiari ed esaustivi a documentare le principali ipotesi pedagogiche di questo progetto.

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Istituto Comprensivo statale “ C. Tura” – Pontelagoscuro

Scuola d’infanzia statale “ Villaggio Ina”

Documentazione delle attività di gioco in palestra

La scuola d’infanzia statale Villaggio Ina comprende due sezioni di 50 bambini di età

mista; in questo anno scolastico la presenza di un’insegnante in più ha reso possibile

l’attuazione di sistematiche attività motorie nella palestra della scuola primaria.

Sono stati formati gruppi di circa 15 bambini; in alcune attività i gruppi erano

omogenei per età, cioè tutti i bambini della stessa età appartenenti alle due sezioni; in

altre attività sono stati formati gruppi di bambini della stessa sezione.

Rispetto ad attività più strutturate come potrebbero essere quelle propedeutiche ad

una disciplina sportiva o alla danza- percorsi proposti nei precedenti anni con esperti

esterni specializzati, quelle proposte in questo percorso erano maggiormente rivolte al

“gioco libero” e all’osservazione del modo in cui i bambini imparano ad aggregarsi e

a socializzare giocando insieme.

L’intervento dell’insegnante, almeno nei primi mesi, è quindi rivolto ad un ruolo di

“regia”: allestimento dello spazio palestra, scelta dei materiali, supporto alle richieste

di aiuto da parte dei bambini per la riorganizzazione dei giochi e dei materiali. Sono

stati proposti materiali ginnici come palloni, tappeti, panchette già disponibili nella

palestra; materiali informali come nastri e corde. Stabilite poche regole iniziali allo

scopo di garantire la sicurezza nel gioco i bambini si è lasciata massima libertà di

tempi e di azione.

Sono state effettuate fotografie delle attività, alcune inserite di seguito e altre che

saranno consegnate alle famiglie al termine dell’anno scolastico nel raccoglitore

individuale.

Nelle pagine successive, per un ulteriore approfondimento , si è utilizzato il testo

“ COME SI GIOCA IL BAMBINO QUANDO GIOCA”

della Dott.ssa Myrtha Chokler – tradotto dal Dott. Luis Stoppiello corredato da

alcune fotografie tra quelle che maggiormente tutelano la privacy dei bambini

protagonisti, perché ci aiuta con termini chiari ed esaustivi a documentare le

principali ipotesi pedagogiche di questo progetto.

“ COME SI GIOCA IL BAMBINO QUANDO GIOCA”

(Dott.ssa Myrtha Chokler - Traduzione Dott. Luis Stoppiello)

Il gioco è in principio

un diritto del bambino

un’attività

piacevole ed essenziale

che contribuisce alla

costruzione soggettiva.

Tutti i bambini sani giocano,

lo fanno costantemente.

Giocare è una funzione

vitale,

come la respirazione, centrata nel principio di piacere, piacere dalla

scoperta e piacere dal dominio progressivo del mondo e di se stesso.

Il bambino sano quindi,

gioca, vuole e sa giocare al

suo livello e con i suoi

propri strumenti.

E’ indispensabilmente che

gli adulti garantiscano le

condizioni di sicurezza ,

i materiali, lo spazio

e il tempo sufficiente

perché i bambini

possano esprimere

pienamente

i loro impulsi ludici. .

Il bambino può giocare nell’azione – può giocarsi nell’azione -

(può giocare a perdere di sé e dell’altro ciò che già possiede intimamente o sa certamente che può

recuperare. )

Può giocare l’equilibrio e

il disequilibrio in

condizioni di intima

sicurezza.

Gioca a cadere o a saltare quando ha costituito

con fermezza un’immagine del suo corpo

Il gioco è indispensabile per lo sviluppo intellettuale, motorio e affettivo del bambino

e costituisce la sua via naturale di espressione,

nonostante il giocare per il solo fatto di giocare diventi il suo valore principale.

Il motore e il risultato del giocare è il piacere.

Attraverso il gioco, il bambino incorpora le nozioni basiche su se stesso, sugli altri e sul mondo,

impara a dominare e conoscere le parti del corpo e le sue funzioni, a orientarsi nello spazio e nel

tempo, a manipolare e costruire, a stabilire relazioni con gli altri, a comunicarsi e a parlare.

Il gioco non è un esercizio per… né un allenamento per…

né una preparazione per compiti futuri,

ma un modo di essere nel mondo oggi, qui e ora.

Nonostante che l’adulto giochi comunque, il gioco per lui non ha lo stesso significato che ha il

gioco nel bambino: per l’adulto implica anche piacere e allo stesso tempo è collegato all’ozio, al

riposo, alla distrazione, al sollievo rispetto ai compiti quotidiani, alle sue preoccupazioni; per il

bambino invece, il gioco è la vita ( nonostante tutta la vita non sia un gioco).

Dal vissuto, l’esplorazione, la sperimentazione con oggetti semplici, la risonanza emozionale e il

piacere condiviso dopo con altri bambini o il mondo degli adulti,

i bambini si pongono delle domande, all’inizio non verbali, costruiscono le loro conoscenze,

comparano risultati, questionano e domandano agli altri,

creano i loro propri cammini per imparare, in accordo a le loro potenzialità globali, alle loro competenze e ai loro interessi

-il gioco dai due fino ai sei anni-

Questo è un lungo ed eterogeneo periodo di molteplici trasformazioni psichiche durante il quale

il bambino aggiunge all’esplorazione e la sperimentazione ogni volta più variegata e complessa del

mondo circondante, l’utilizzo di un incipiente e poi abbondante simbolismo.

Gli inizi dei giochi si ritrovano nel precoce gioco di comparire e scomparire:

“Dov’è?… è qui!”

Più tardi il bambino riproduce frammenti di scene della vita reale, modificandoli d’accordo ai suoi

bisogni.

I simboli acquisiscono il suo significato in un’attività di metamorfosi dell’oggetto che va

conformando mediante il riconoscimento di certi attributi degli oggetti della realtà, di suoi parametri

più definiti e del suo spostamento ad altri oggetti: la caratteristica è il “fare come se…” un piccolo

pezzo di legno diventa un cucchiaio che batte contro un oggetto che “fa finta di essere un piatto”,

una scatola di cartone diventa un camion, un cerchio diventa il volante di una macchina, un bastone

è un cavallo, un contenitore è una pentola, una barca, un letto, ecc. Il bambino ricrea gli oggetti,

gioca i ruoli sociali delle persone e le attività che loro sviluppano, il babbo, la mamma, il maestro, il

medico e tutto ciò gli permette di comprendere ed elaborare i conflitti immaginari.

In questo secondo livello la realtà nel gioco si sottomette ai suoi desideri e bisogni. I giochi

corporei diventano più complessi e si perfezionano: equilibri e squilibri, arrampicarsi, saltare,

cadute, corse, uniti a un personaggio, a una mimica, propri del gioco simbolico, della sua narrativa,

puntano all’affermazione di sé e la sua differenziazione dall’altro.

Sono propri di questa tappa:

* I giochi di distruzione, costruzione e ricostruzione simbolica dell’altro legati alla relazione con

l’adulto e i pari,

* I giochi di presenza e assenza (comparire-scomparire, nascondiglio), legati alla costituzione

della permanenza di sé, dell’altro e dell’oggetto,

* I giochi di persecuzione (acchiappare ed essere acchiappato, divorare ed essere divorato, il

lupo, il coccodrillo), legati ad ansie e fantasie primitive,

* I giochi di onnipotenza e di identificazione con l’Io Ideale,

* I giochi di identificazione con l’aggressore e di cambiamenti di ruoli.

La costruzione di case e rifuggi come estensione e proiezione dell’immagine di sé,

l’identificazione sessuale e l’integrazione dei ruoli sociali si presentano spesso con caratteristiche

diverse nei maschi e nelle femmine:

* Nelle femmine di solito prevalgono, ma non per forza in modo escludente, i giochi centripeti di

approssimazione al corpo, di ripiego gestuale, di abbracci, di involucro corporeo, giochi di cura del

corpo e di riparazione, di coordinamento e destrezza manuale, giochi con bambole e travestimenti

elaborati.

* Nei maschi di solito prevalgono giochi di espansione, di competizione motoria, di potere e

forza, di acrobazia, di velocità, de aggressione con fusili, spade, di apertura ed estensione del corpo,

i travestimenti generalmente sono meno elaborati e soltanto hanno bisogno di un elemento che

rappresenti simbolicamente gli attributi.

Nel gioco simbolico, allo stesso modo che nelle costruzioni: torri, incastri, puzzle, tagliare,

pitturare, incollare, canzoni infantili, racconti e favole, diventa di enorme importanza. (?). Sono

precursori imprescindibili di un pensiero più elaborato, con attività di manipolazione e operazione

di simboli, richiesti per l’apprendimento del linguaggio, della lettura, della scrittura, delle

matematiche, della segnaletica urbana, come anche per la comprensione e l’integrazione dei valori,

delle regole e delle leggi sociali e della sua espressione simbolica.

SUGGERIMENTI SU GIOCHI E GIOCATOLI APPROPRIATI PER OGNI ETA’

I bambini possono giocare a tante cose senza giocatoli ma richiedono di uno spazio e

generalmente di oggetti, in particolare quando sono piccoli.

All’interno del gioco, i giocatoli svolgono una funzione di supporto, particolarmente quelli che

permettono la variabilità e la molteplicità di significati. Alcuni riproducono la realtà in modo molto

preciso. Questi sono i meno indicati.

I giocatoli già costruiti sono anche oggetti con un valore simbolico per utilizzare nel gioco ma

realizzati specificamente per quel uso e in generale con funzioni specifiche integrate già nel

disegno.

I bambini hanno bisogno

di materiali semplici per il

gioco, con questi avranno

sempre l’opportunità di

esplorare e di fare

qualcosa in ogni tappa del

loro sviluppo.

Non hanno

bisogno di

giocatoli costosi

ma che siano

sicuri e che il

loro utilizzo

non implichi

alcun rischio né

precauzione per

cui non sia

pronto il

bambino,

devono essere

gestibili in

modo autonomo

e non tossici.

A una certa età possono giocare con l’acqua, la sabbia, le scatole, i contenitori, le foglie, oggetti

di colori diversi, palloni di tessuto, sono più adatti dei giocatoli troppo attrattivi acquistati.

L’importante è la creatività, i cambiamenti, le trasformazioni, le

costruzioni, le costruzioni che realizza il bambino con gli oggetti.

I giocatoli troppo sofisticati, che esigono movimenti semplici e ripetuti (dopo un impulso, il

resto lo fa tutto il giocatolo e non il bambino) sono quelli che di meno contribuiscono allo sviluppo,

dovuto a che la sua attività creativa con questo tipo di oggetti è molto ridotta. Se mettiamo nelle

mani di un bambino piccolo una macchina a controllo remoto, quasi tutta la sua attività si riduce a

schiacciare un tasto e a seguirlo, poiché non può controllare il movimento della macchina in quello

spazio; questo è molto poco di fronte alle possibilità che offrono alcuni pezzi di legno con cui il

bambino “fabbrica” una macchina, un garage, una pista che organizza a sua voglia e che può

rappresentare tante classi diverse di macchine e tanto di più.

“l’essenziale è che il bambino giochi con i giocatoli e non i giocatoli

con il bambino” (Tardos, A.).

E’ quindi interessate offrire al bambino materiale che gli permetta di esperimentare, di ricreare a

sua voglia e quando lui voglia, produrre da se stesso certe attività simboliche che arricchiscano la

sua azione.

In un ambiente sicuro i bambini prendono da soli le loro proprie decisioni.

Imparano meglio dalle loro proprie iniziative, inquietudini e domande che li portano a cercare i loro

propri cammini, trovare da se stessi le soluzioni e a processare i loro ostacoli o sbagli.

I bambini hanno anche bisogno di giocare da soli. Il gioco con adulti è una importante forma di comunicazione

ma l’alternanza con il giocare solo,

permette che il bambino dia libero corso alla sua fantasia

senza dipendere dallo sguardo, dalle aspettative e/o giudizi degli adulti.