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Capitolo 3 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.1 Introduzione Tutti gli assiomi che abbiamo enunciato implicano, come corollari, certe patologie ad essi inerenti che ora esamineremo. Secondo noi, il modo migliore per illustrare gli effetti pragmatici degli assiomi è quello di metterli in relazione con i disturbi che possono presen- tarsi nella comunicazione umana: dati certi principi della comuni- cazione, esamineremo in quali modi e con quali conseguenze si possono distorcere questi principi. Le conseguenze comportamen- tali di tali fenomeni, come vedremo, corrispondono spesso a varie psicopatologie individuali: in tal modo potremo esemplificare la nostra teoria e proporre anche un'altra struttura in cui sia possi- bile analizzare il comportamento che di solito viene considerato sin- tomatico della malattia" mentale. (Prenderemo in esame le patologie di ogni assioma seguendo l'ordine con cui abbiamo presentato gli assiomi nel secondo capitolo; fanno eccezione alcune ripetizioni ine- vitabili imposte dal nostro materiale che diventa rapidamente sem- pre più complesso).1 1 La trascrizione degli scambi verbali semplifica notevolmente il materiale ma proprio per questa ragione è, in ultima analisi, un procedimento tanto insoddisfa- cente: il contenuto lessicale è sovrabbondante, ma il materiale analogico è in gran parte lacunoso (mancano le inflessioni di voce, il ritmo del discorso, le pause, i toni emozionali delle risate e dei sospiri, ecc.). Per un'analisi di esempi di intera- zione sia trascritti che incisi su nastro, cfr. Watzlawick (1)7). 64 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.2 L'impossibilità di non-comunicare | Abbiamo già parlato brevemente (sez. 2.23) del dilemma degli 1 schizofrenici, di come questi pazienti si comportano, dei loro ten- ] tativi di negare di star comunicando e poi della necessità di negare j che anche il diniego è comunicazione. Ma si da pure il caso, del .paziente che pare che voglia comunÌ£are senza..Jjerò^jaccettare^rim- pegno inerente a ogni comunicazione. Per esempio, una giovane donna schìzoFreriicà irruppe nello studio dello psichiatra per la sua prima intervista e enunciò allegramente: "Mia madre ha dovuto sposarsi ed ora eccomi qua ". Ci vollero settimane per chiarire al- cuni dei molti significati che aveva condensato in questa dichia- razione, significati che erano contemporaneamente squalificati sia dalla loro formulazione enigmatica sia dall'ostentazione da parte della donna di uno humour e di una energia che non erano affatto auten- tici. In seguito risultò che questa sua mossa iniziale doveva infor- mare il terapeuta che (1) era il frutto di una gravidanza illegittima; (2) il fatto aveva in qualche modo provocato la sua psicosi; (3) la frase 'ha dovuto sposarsi', riferendosi alla natura de] matrimonio imposto con la forza, poteva voler dire due cose: che la Madre non era da biasimarsi perché le pressioni so- ciali l'avevano costretta al matrimonio, oppure che la Madre risentiva della natura coercitiva della situazione e per questa ragione rimproverava alla paziente di essere in vita; (4) ' qua ' voleva dire sia lo studio dello psichiatra che l'esistenza della paziente sulla terra; era dunque implicito che la Madre l'aveva fatta impazzire ma lei doveva esserle eternamente débitrice perché la madre aveva peccato e sofferto per farla venire al mondo. 3.21 JLo_ ' schizofrenese ' è dunque_juna lingua che lascia all'ascoltatore la_scelta_tra_j__molti_ jjgniflcat^ _possTBIErjcKe" non soltanto spno di- versi ma possono anche essere incompatibili). Diventa così possibile "negare parzialmente o totalmente gli aspetti di un messaggio. Se la donna fosse stata costretta a spiegare il senso della sua frase, si può immaginare che avrebbe detto qualcosa come: " Oh, non lo so; 65

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Capitolo 3

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA

3.1

Introduzione

Tutti gli assiomi che abbiamo enunciato implicano, come corollari,certe patologie ad essi inerenti che ora esamineremo. Secondo noi,il modo migliore per illustrare gli effetti pragmatici degli assiomiè quello di metterli in relazione con i disturbi che possono presen-tarsi nella comunicazione umana: dati certi principi della comuni-cazione, esamineremo in quali modi e con quali conseguenze sipossono distorcere questi principi. Le conseguenze comportamen-tali di tali fenomeni, come vedremo, corrispondono spesso a variepsicopatologie individuali: in tal modo potremo esemplificare lanostra teoria e proporre anche un'altra struttura in cui sia possi-bile analizzare il comportamento che di solito viene considerato sin-tomatico della malattia" mentale. (Prenderemo in esame le patologiedi ogni assioma seguendo l'ordine con cui abbiamo presentato gliassiomi nel secondo capitolo; fanno eccezione alcune ripetizioni ine-vitabili imposte dal nostro materiale che diventa rapidamente sem-pre più complesso).1

1 La trascrizione degli scambi verbali semplifica notevolmente il materiale maproprio per questa ragione è, in ultima analisi, un procedimento tanto insoddisfa-cente: il contenuto lessicale è sovrabbondante, ma il materiale analogico è ingran parte lacunoso (mancano le inflessioni di voce, il ritmo del discorso, le pause,i toni emozionali delle risate e dei sospiri, ecc.). Per un'analisi di esempi di intera-zione sia trascritti che incisi su nastro, cfr. Watzlawick (1)7).

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA

3.2

L'impossibilità di non-comunicare

| Abbiamo già parlato brevemente (sez. 2.23) del dilemma degli1 schizofrenici, di come questi pazienti si comportano, dei loro ten-] tativi di negare di star comunicando e poi della necessità di negarej che anche il diniego è comunicazione. Ma si da pure il caso, del.paziente che pare che voglia comunÌ£are „ senza..Jjerò^jaccettare^rim-pegno inerente a ogni comunicazione. Per esempio, una giovanedonna schìzoFreriicà irruppe nello studio dello psichiatra per la suaprima intervista e enunciò allegramente: "Mia madre ha dovutosposarsi ed ora eccomi qua ". Ci vollero settimane per chiarire al-cuni dei molti significati che aveva condensato in questa dichia-razione, significati che erano contemporaneamente squalificati sia dallaloro formulazione enigmatica sia dall'ostentazione da parte delladonna di uno humour e di una energia che non erano affatto auten-tici. In seguito risultò che questa sua mossa iniziale doveva infor-mare il terapeuta che

(1) era il frutto di una gravidanza illegittima;(2) il fatto aveva in qualche modo provocato la sua psicosi;(3) la frase 'ha dovuto sposarsi', riferendosi alla natura de]

matrimonio imposto con la forza, poteva voler dire due cose:che la Madre non era da biasimarsi perché le pressioni so-ciali l'avevano costretta al matrimonio, oppure che la Madrerisentiva della natura coercitiva della situazione e per questaragione rimproverava alla paziente di essere in vita;

(4) ' qua ' voleva dire sia lo studio dello psichiatra che l'esistenzadella paziente sulla terra; era dunque implicito che la Madrel'aveva fatta impazzire ma lei doveva esserle eternamentedébitrice perché la madre aveva peccato e sofferto per farlavenire al mondo.

3.21

JLo_ ' schizofrenese ' è dunque_juna lingua che lascia all'ascoltatorela_scelta_tra_j__molti_ jjgniflcat^ _possTBIErjcKe" non soltanto spno di-versi ma possono anche essere incompatibili). Diventa così possibile

"negare parzialmente o totalmente gli aspetti di un messaggio. Se ladonna fosse stata costretta a spiegare il senso della sua frase, si puòimmaginare che avrebbe detto qualcosa come: " Oh, non lo so;

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3.22 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

devo essere pazza ". Se le fosse stato chiesto di chiarire gli aspettidi questa sua condizione, è probabile che avrebbe replicato: " Ohno, non volevo dire questo... ". La frase della donna (anche se èstata formulata in modo tale che non è possibile identificarne im-mediatamente il significato) descrive in modo molto convincente lasituazione paradossale in cui la paziente si trova; e forse è abba-stanza appropriata anche l'osservazione "Devo essere pazza", sesi tiene conto quanto bisogna ingannare se stessi per adattarsi a ununiverso paradossale. Per una discussione esauriente sulla negazionedi comunicazione in schizofrenia, si rimanda il lettore a Haley (60,pp. 89-90), dove troverà un'analogia stimolante con i sottogruppiclinici della schizofrenia.

3.22La situazione opposta si trova in Through thè Looking Glass

(Nel mondo dello specchio) quando la comunicazione semplice eschietta di Alice viene corrotta dal ' lavaggio del cervello ' dellaRegina Rossa e della Regina Bianca. Esse adducono il motivo cheAlice stia cercando di negare qualcosa e lo attribuiscono al suostato mentale:

" Ma vi assicuro che non volevo dire... " stava rispon-dendo Alice, ma la Regina Rossa l'interruppe :

"E' proprio questo che ti stavo rimproverando! Tuavresti voluto dire un'altra cosa! E a che cosa crediche serva una bambina, se non conosce il significato delleparole che dice? Anche una sciarada ha un significato...e io voglio credere che una bambina sia più importantedi una sciarada. Non puoi negarlo, anche se tenti conambedue le mani ".

" Io non nego le cose con le mani " obiettò Alice." Nessuno dice che lo hai fatto " disse la Regina Rossa

" Ho detto che non puoi farlo, anche se tenti "." E' in un tale stato d'animo (state of mind) " disse la

Regina Bianca "che vuoi negare qualcosa... ma non sa checosa negare! "

" Ha un carattere villano e viziato " notò la ReginaRossa. E a questo punto ci fu un silenzio pieno didisagio, che durò un paio di minuti. *

-* L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e nel mondo dello specchio, trad.it. di T. Giglio, Milano, Rizzoli, 1966, p. 209.

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.23

L'autore rivela, in un modo che non cessa di meravigliarci, diintuire perfettamente quali sono gli effetti pragmatici di questo tipodi comunicazione illogica: dopo aver sottoposto Alice a un altropo' di questo lavaggio del cervello la fa svenire.

3.23

Non si tratta però di un fenomeno riscontrabile soltanto in schi-zofrenia e nelle favole: anzi, il campo dove più si estendono le sueimplicazioni è quello dell'interazione umana. E" lecito supporre chetentativi di non-comunicare si avranno in ogni altro contesto incui si deve evitare l'impegno inerente a ogni comunicazione. In questosenso, una situazione tipica è l'incontro tra due estranei di cui unovuoi conversare mentre l'altro non lo vuole, per esempio due passeggerid'aereo che siedono uno accanto all'altro.2 Mettiamo che il pas-seggero A sia quello che non vuole parlare. Sono due le cose chenon può fare: non può andarsene e non può non comunicare. Lapragmatica di questo contesto di comunicazione è evidentementeassai ristretta; le reazioni possibili sono molto poche.

3.231 ' Rifiuto ' della comunicazione

Con maniere più o meno brusche il passeggero A può far ca-pire al passeggero B che non ha voglia di conversare. Ma per le regoledella buona educazione questo è un modo di agire riprovevole cherichiede un certo coraggio e che provocherà un silenzio imbaraz-zato e piuttosto teso; in questo modo, inoltre, A non è certo riu-scito a evitare, come voleva, una relazione con B.

3.232 Accetfazione della comunicazione

II passeggero A si rassegna a conversare. E' probabile che que-sto atto di debolezza gli farà odiare se stesso e l'altra persona, maè un fatto che non ci interessa. L'aspetto importante della decisionedel passeggero A è che presto si renderà conto della saggezza diuna regola militare secondo la quale " in caso di cattura dare sol-tanto il nome, il grado e il numero di matricola "; è infatti pos-sibile che il passeggero B non sia affatto disposto a fermarsi ametà strada e voglia scoprire tutto su A, compresi i pensieri i sen-

2 Vogliamo sottolineare ancora una volta che ai fini della nostra analisi della co-,municazione le rispettive motivazioni fornite dai due individui sono irrilevanti.

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3.233 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

timenti le convinzioni. E una volta che A ha cominciato a rispon-dere, troverà sempre più difficile fermarsi, come sa bene chi pra-tica il lavaggio del cervello.

3 233 Squalificazione della comunicazione

La squalificazione è una tecnica importante a cui A può ricorrereper difendersi: egli può comunicare in modo da invalidare le pro-prie comunicazioni o quelle dell'altro. Rientra in questa tecnica unavasta gamma di fenomeni della comunicazione: contraddirsi, cam-biare argomento o sfiorarlo, dire frasi incoerenti o incomplete, ri-correre a uno stile oscuro o usare manierismi, fraintendere, dare unainterpretazione letterale delle metafore e una interpretazione meta-forica di osservazioni letterali, ecc.3 La scena iniziale del filmLolita è un esempio stupendo di questo tipo di comunicazione:Quilty, minacciato da Humbert che impugna una pistola, si scatenain un parossistico sproloquio verbale e gestuale, mentre Humbertcerca invano di fargli capire il suo messaggio: " Sta* attento, stoper spararti ! ". (Il concetto di motivazione ci serve ben poco perdecidere se si tratta di puro panico o di una difesa intelligente).Un altro esempio è un delizioso nonsense logico di Lewis Carroll,la poesia letta dal Coniglio Bianco:

Mi hanno detto che da lui sei statoe che con lui di me tu hai parlato.Lei ha giurato che non so nuotarema con cordialità mi può trattare.

Lui scrisse loro che non ero andato(e noi sappiamo che proprio così è stato),ma se l'inchiesta lei portasse avantidovresti tu pregare tutti i santi.

Una a lei, due a lui ne ho dato poie voi ben tre ne regalaste a noi.Tutte da lui a te son ritornateanche se prima mie erano state.

3 In campo internazionale, gli italiani stanno in testa a tutti con una rispostainimitabile: 'ma . . .'; essi possono usarla come esclamazione per esprimere,dubbio, consenso, dissenso, perplessità, noncuranza, biasimo, disprezzo, rabbia, ras-segnazione, sarcasmo, diniego e forse un'altra diecina di cose per cui alla fine sisvuota di contenuto e non significa più nulla.

* L. Carrqll, La meravigliosa Alice, trad. it. di M. Valente, Milano, Area Edi-tore, 1962, p. 162.

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.233

La poesia continua per altre tre strofe senza che mutino formae contenuto. Ci pare indicativo che la stessa forma e la stessa po-vertà di contenuto abbiano più di un punto in comune con la co-municazione di un soggetto normale che si è prestato volontaria-mente a rispondere alle domande di un intervistatore. Si confrontila poesia con un frammento estratto dall'intervista; è evidente cheil soggetto si sente a disagio nel rispondere alle domande che l'in-tervistatore gli pone, ma al tempo stesso si sente obbligato arispondere.

Intervistatore: Signor R., lei abita con la sua fa-miglia nella stessa città in cui vivono anchei suoi genitori. E' un fatto che crea problemi?Insomma, come vanno le cose tra di voi?

Signor R.: Be' cerchiamo, uhm, voglio dire perquanto mi riguarda... uhm preferisco che Mary(sua moglie) la prenda lei l'iniziativa invecedi prenderla io. Sono contento di vederli, manon è che mi affanno troppo per fare una corsalà o per invitarli... loro lo sanno con certezzache... oh, è stato sempre così anche prima diconoscere Mary, più o meno era un fatto ac-cettato — ero figlio unico — e loro prefe-rivano non, facevano come meglio potevano,non, ah, non intromettersi mai. Non credoche ci sia... comunque penso che c'è sempre— una qualche tensione nascosta, e non haimportanza che ci sia nella nostra famiglia o inun'altra qualunque. E' qualcosa che anche Marye io sentiamo quando noi... tutti e due siamopiuttosto perfezionisti. E, ah, poi, siamomolto... siamo... siamo — severi e... è unacosa che ci aspettiamo dai figli e pensiamoche si deve stare attenti — voglio dire seah... ma se i suoceri si mettono di mezzo, lapensiamo così, abbiamo visto altri in una si-tuazione così e abbiamo solo... è stata una cosache la mia famiglia ha cercato di evitare, ma,ah... e così, uhm, così — perché siamo... nondirei che siamo freddi con i miei. (157,pp. 20-21).

69.

3.234 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Non sorprende che a questo tipo di comunicazione ricorra tipica-mente chiunque si trovi alle strette in una situazione in cui si senteobbligato a comunicare ma nello stesso tempo vuole evitare l'im-pegno inerente a ogni comunicazione. E' evidente che se lo con-sideriamo soltanto come un fenomeno di comunicazione non haalcuna importanza che si tratti del comportamento di un cosiddettoindividuo normale (caduto nelle mani di un intervistatore abile) odel comportamento di un cosiddetto individuo mentalmente distur-bato (che si trovi ad affrontare il medesimo dilemma): nessuno deidue può andarsene, nessuno dei due non può non comunicare mac'è da supporre che per certi loro motivi siano riluttanti a farlo (one abbiano paura). In entrambi i casi è probabile che il risultatosia uno sproloquio. Ma l'intervistatore del malato di mente puòessere un analista del profondo disposto a interpretare i simboli; in que-sto caso lo sproloquio sarà per lui soltanto una forma in cui simanifesta l'inconscio, mentre è possibile che per il paziente questecomunicazioni siano un ottimo modo di fare contento il suo inter-vistatore con l'arte gentile di non dire nulla dicendo qualcosa. Ana-logamente, un'analisi in termini di ' deterioramento conoscitivo ' o' irrazionalità ' ignora la considerazione che si deve .al contesto per

i valutare tali comunicazioni.4 Se da tutti i possibili punti di vistada cui si può considerare il comportamento scegliamo quello clinico,ci sia consentito ancora una volta di far rilevare che la comunica-zione (comportamento) ' folle ' non è necessariamente la manifesta-zione di una mente malata, ma può essere l'unica reazione possibilea un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile.

3.234 II sintomo come comunicazione

\e c'è una quarta possibilità a cui il passeggero A può; ricorrere per difendersi dalla loquacità di B: può far finta d'aver son-

no, di essere sordo o ubriaco, di non conoscere la lingua, o può si-mulare qualunque altro stato di incapacità o qualunque difetto che

I giustifichino l'impossibilità di comunicare. In tutti questi casi, dun-: que, il messaggio è sempre lo stesso; vale a dire: " Non mi dispia-

cerebbe parlare con lei, ma c'è qualcosa più forte di me (e quindinon posso essere biasimato) che me'lo impedisce". Questo appel-

4 A questo proposito, rimandiamo il lettore a una analisi, compiuta dal punto dìvista della comunicazione, del concetto psicoanaLtico di ' transfert ' secondo laquale il transfert si può considerare l'unica risposta possibile a una situazione ec-cezionale. Cfr. Jackson e Haley (76); è un argomento su cui torniamo anche nellasez. 7.5, esempio 2.

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LA COMUNICAZIONE PATOT OGICA 3.234

larsi a forze o a motivazioni che non sono controllabili ha peròi suoi inconvenienti. A sa bene che sta barando, ma questa '' stra-tegia ' diventa perfetta una ^olta "cEe HQ soggetto Tia Convinto se

^stesso ~&. essere alla jnercé di forze che non può controllare, libe-randosi così sia dalle fitte della propria coscienza sia dal biasimo

UelIe altre_ persone_crie _c6ntanp in quella situazione. Ma non e che~ulTlno3o, un pò" più complicato del solito, di confessare che haun sintomo (psiconevrotico, psicosomatico o psicotico). MargaretMead ha osservato — descrivendo le differenze di personalità trarussi e americani — che un americano che vuole evitare di andare aun ricevimento addurrebbe come pretesto una emicrania, mentre ilrusso l'emicrania ce l'avrebbe sul serio. In campo psichiatrico ricor-diamo che la Fromm-Reichmann — in un saggio poco noto — ha fattorilevare che si possono usare i sintomi catatonici come comunica-zione (51), e che Jackson nel 1954 ha indicato l'utilità dell'uso daparte del paziente di sintomi isterici per comunicare con la propriafamiglia (67). Per studi più ampi sui sintomi usati per comuni-care si rimanda il lettore a Szasz (151) e Artiss (3).

Può sembrare che questa definizione (cioè che un sintomo servea comunicare) si basi su una ipotesi discutibile: vale a dire, cheil soggetto riesca a convincere se stesso di essere alla mercé di forzeche non controlla. Invece di discutere (senza magari arrivare a unaconclusione convincente) il fatto che questa ipotesi è confermatadall'esperienza clinica quotidiana, preferiamo ricordare gli esperi-menti di McGinnies sulla ' difesa percettiva ' (perceptual defense).Il soggetto è posto di fronte a un tachistoscopio, un dispositivo chefa apparire le parole attraverso una piccola apertura per periodi ditempo molto brevi. Con poche parole di prova viene stabilito ilvalore di soglia del soggetto .a cui poi si chiede di riferire allosperimentatore qualunque parola veda o creda di vedere ogni voltache appare attraverso l'apertura. La lista delle parole, usate nel-l'esperimento, è composta sia di parole neutre che di parole ' criti-che ' (che presuppongono una reazione emotiva, come ad es.: vio-lentare, lurido, puttana). Se si confronta il rendimento del soggettocon le parole neutre e con quelle criticTie si nota che^Te soglie pmelevate si riscontrano, in...modo significativo, per le parole' cnt!cEe"(il soggetto ne 'vede' di meno). Ma se iì soggetto commette piùerrón~con le paròle socialmente tabù è evidente che '"prSha""na~cIo-""vuto^jdentificarle come tali e pòi convincersi dì "non "èssere in gradodiEleggerle. "In tal" modo si risparmia l'imbarazzo"di dòvérlèleggere^7ji.I^^cè"_alIoJs£erimerùatore.'' (K quésto propòsito 'occórre' ricor-dare che in genere si deve tener conto del contesto di comunica-

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33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

zione in cui si pratica la sperimentazione psicologica. Non c'è alcundubbio, ad es., che il rendimento del soggetto sarà diverso a se-conda che comunichi con un vecchio professore incartapccorito, unrobot, o una bionda meravigliosa. In realtà le indagini recenti eaccurate di Rosenthal sui pregiudizi dello sperimentatore (ad es.130), hanno confermato che anche in esperimenti severamente con-trollati si riscontra una comunicazione complessa che incide sulloesperimento (anche se tuttora non si è in grado di specificarla).

Ricapitoliamo. La teoria della comunicazione giudica un sintomocome un jnessaggiò non verbale. TJoF 'sono io che non voglicT Jo chevoglio PFar~questoi T e~quHcosa che" non posso"~controllare, per es. i

' ^ T l'alcool, l'educazioneche Tio ricevuto, i comunisti, o mia moglie.

3.3

La struttura di livello della comunicazione(contenuto e relazione)

Durante una seduta di terapia coniugale congiunta, una coppiaraccontò questo episodio. Il marito, mentre era solo in casa, avevaricevuto una telefonata interurbana da un amico che gli aveva dettoche doveva venire da quelle parti per qualche giorno. Il marito siera subito offerto di ospitarlo, sapendo che anche sua moglie sa-rebbe stata lieta di averlo come ospite e che, se si fosse trovataa rispondere al telefono, gli avrebbe fatto lo stesso invito. Maquando la moglie era tornata a casa avevano litigato aspramenteper questa offerta di ospitalità che il marito aveva fatto. Il pro-blema fu esaminato nella seduta terapeutica: sia il marito che lamoglie erano d'accordo nelPammettere che invitare l'amico era la cosapiù giusta e naturale da farsi. La loro perplessità sorgeva quandodovevano prendere atto che da un lato erano d'accordo ma poi' chissà perché ' non erano d'accordo su quello che sembrava esserelo stesso punto.

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.31

3.31

f Ma in verità i punti in questione erano due. Uno riguardava comeagire adeguatamente in una data situazione pratica (nella fattispecie,l'invito) e su questo punto era possibile comunicare con il modulonumerico; l'altro riguardava la relazione tra i comunicanti (nellafattispecie, chi aveva il diritto di prendere l'iniziativa senza consul-tare l'altro) e questo era il punto che non era affatto facile risolverecon il modulo numerico perché presupponeva che il marito e lamoglie fossero in grado di parlare sulla loro relazione. JSIei loroientativi_di mettersi d'accordo commettevano un errore di comuni-cazione jmoìto comune^ non Aerano d'accordò a livello dì metacomu-nicazione (relazione), ma cercavano di mettersi d'accordo a livèllo

~3i contenuto ctove in~feaTfa™ erano "'d'accòrdo'?" La lóro'canza '3r~àcc5ra^~eFà' "dunque" il pFodottò di "quell'errore. In un'altraseduta di terapia congiunta si potè ascoltare un coniuge che erariuscito a scoprire da solo e ad esporre con parole sue la diffe-renza esistente tra il livello di contenuto e quello di relazione.Molte e violente escalation simmetriche avevano caratterizzato laesperienza coniugale di questa coppia; l'oggetto dei litigi di solitoera lo stesso: chi aveva ragione su cose di scarsa importanza. Ungiorno la moglie riuscì a dimostrare al marito in modo indiscuti-bile che era lui ad avere effettivamente torto, ma il maritò replicò:" Be', puoi avere ragione, ma hai torto perché stai facendo tuttaquesta discussione con me ". Ogni psicoterapeuta sa quanto siafrequente la confusione tra gli aspetti di contenuto e di relazionedi un problema, soprattutto nella comunicazione tra coniugi, e' quan-to sia difficile ridurla al minimo. Mentre il terapeuta si rendeconto abbastanza presto della pseudo-mancanza di accordo tra co-niugi (che presenta monotonamente le stesse caratteristiche di ridon-danza) a ciascuno dei coniugi sembra ogni volta che la mancanzadi accordo sia un fatto totalmente nuovo e che il partner abbiapreso da solo l'iniziativa soltanto perché i punti su cui non si tro-vano d'accordo (forniti da situazioni pratiche e oggettive) hannocome matrice una gamma vastissima di oggetti e di eventi che vannodai programmi televisivi ai corn flakes al sesso. Koestler ha de-scritto magistralmente questa situazione:

I rapporti familiari appartengono a un piano in cuinon si applicano le regole comuni di giudizio e di con-

i dotta. Sono un labirinto di tensioni, litigi e riconciliazioni,la cui logica contraddice se stessa, la cui etica ha le radici

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3.32 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

i in una giungla accogliente, e i cui valori e criteri sonoi distorti come lo spazio curvo di un universo chiuso in sei stesso. E^ un universo saturato di ricordi — ma ricordi da

cui non si è tratta alcuna lezione; saturato Ti un passato chenon fornisce alcuna guida per ~ìT futuro. Perché in questouniverso, dopo ogni crtsT e rTcònciliaztonè, TT tempo rico-mincia sempre da capo e la storia è sempre all'anno zero.(86, p. 218; corsivo nostro)

3.32

II fenomeno del disaccordo ci offre un ottimo schema di riferi-mento per studiare i disturbi di comunicazione provocati dalla con-fusione tra contenuto e relazione. Il disaccordo può manifestarsi alivello di contenuto o a livello di relazione; è chiaro però che ledue forme dipendono l'una dall'altra. Se per esempio non si èd'accordo sull'asserzione " L'uranio ha 92 elettroni ", a quanto parela verità si può stabilire solo ricorrendo a una prova oggettiva, peres. un testo di chimica. Infatti tale prova non solo dimostra che unatomo di uranio ha 92 elettroni, ma che delle due persone che di-scutevano una aveva ragione e l'altra torto. Si hanno dunque duerisultati: il primo elimina la causa del disaccordo a livello di con-tenuto; il secondo pone un problema di relazione. E' evidente cheper risolvere questo nuovo problema i due individui non possonocontinuare a parlare di atomi; debbono cominciare a parlare di sestessi e della loro relazione e quindi definirla simmetrica o complemen-tare. Per esempio, chi aveva torto può ammirare la superiorità chel'altro ha dimostrato oppure può legarsela al dito e meditare di as-sumere una posizione one-up alla prima occasione per ristabilireuna situazione di parità.5 E' anche possibile che non abbia la pa-zienza di aspettare una prossima occasione e ricorra al metodo dimandare ' al diavolo la logica ' : può cercare cioè di mettersi inuna posizione one-up sostenendo che la cifra 92 deve essere unerrore di stampa oppure che un suo amico scienziato ha dimostratorecentemente che il numero degli elettroni è proprio del tutto privod'importanza, ecc. Un esempio efficace di questo metodo lo dannogli ideologi del partito comunista cinese e quelli del partito comu-nista russo: le loro interpretazioni spaccano il capello in quattro

5 Entrambe le possibilità potrebbero essere ' buone ' o ' cattive ' convenienti ono; dipende dalla relazione che implicano.

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.33

per stabilire che cosa Marx ha ' veramente ' detto e dimostrare chei marxisti volgari non sono certo loro. In queste polemiche le pa-role possono perdere l'ultima traccia di significato e diventare esclu-sivamente gli strumenti di posizioni di supremazia (one-upmanship),6un fatto che Humpty Dumpty ha ammesso con chiarezza ammi-revole:

" Non capisco che cosa volete intendere dicendo gloria "disse Alice.

Humpty Dumpty sorrise con aria di superiorità. " E'naturale che tu non capisca... finché non te lo spiegheròio. Volevo dire che questo è un ottimo argomento perdarti torto! ".

" Ma gloria non significa un ottimo argomento per dartitorto " obiettò Alice.

" Quando io adopro una parola ", disse Humpty Dumptycon un tono piuttosto sdegnoso " essa ha esattamente ilsignificato che io le voglio dare... né più né meno ".

" Bisogna vedere " disse Alice " se voi potete fare inmodo che le parole indichino cose diverse ".

" Bisogna vedere " disse Humpty Dumpty " chi è checomanda... ecco tutto ". * (Nostro l'ultimo corsivo).

Si tratta dunque di un altro modo per dire che, a dispetto del lorodisaccordo, due individui debbono definire la loro relazione che puòessere o complementare o simmetrica.

3.33 - DEFINIZIONE DEL SÉ E DELL'ALTRO

Se fossero due fisici a non essere d'accordo sull'asserzione chel'uranio ha 92 elettroni,-sarebbe assai diverso anche il tipo d'inte-razione • perché è probabile che l'altro si offenderebbe e la sua ri-sposta sarebbe dettata dalla rabbia o dal sarcasmo: " Lo so chepensi che sono un imbecille, ma a scuola ci sono andato anch'io per

' S. Potter (che ha coniato il termine e l'ha fatto diventare d'uso comune) famolti esempi acuti e divertenti (116).

* L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e nel mondo dello specchio, trad.it. di T. Giglio, Milano, Rizzoli, 1966, p. 177.

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3.331 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

qualche anno... ", o una frase del genere. In questo caso l'intera-zione è diversa perché non c'è disaccordo a livello di contenuto. Lavalidità dell'asserzione non è contestata; anzi l'asserzione non tra-smette alcuna • informazione perché l'argomento che essa sostiene alivello di contenuto è un argomento su cui entrambi i partner sonoinformati. L'accordo a livello di contenuto mette chiaramente in luceil disaccordo a livello di relazione: rinvia cioè al regno della me-tacomunicazione. Ma qui il disaccordo equivale a qualcosa che, perla pragmatica della comunicazione umana, è molto più importantedel disaccordo a livello di contenuto. Abbiamo visto che a livellodi relazione gli individui non comunicano su fatti esterni alla re-lazione, ma definiscono la relazione e implicitamente se stessi.7 Abbia-mo già accennato nella sez. 2.3 che tali definizioni si dispongono gerar-chicamente secondo il grado di complessità. Scegliamo, in modo deltutto arbitrario, di iniziare il nostro discorso con questa ipotesi: lapersona P da la definizione di sé ad O. P può farlo in diversimodi, ma qualunque cosa comunichi e comunque la comunichi alivello di contenuto, il prototipo della sua comunicazione sarà:" Ecco come mi vedo ".8 La_ comunicazione umana consente tre£p^sibili__reazioni da parte di O alla d^mzione_cHe_TJha_dato disé; e mttè~é7tS"soìw~3r grande importanza^J>er_ la pragmatica_delkcomunicazione umana.

3.331 ConfermaO può accettare (confermare) la definizione che P ha dato di

sé. E' emerso dalle ricerche che finora abbiamo compiuto sulla co-municazione che la conferma del giudizio che P ha dato di sé daparte di O è probabilmente il più grande fattore singolo che ga-rantisca lo sviluppo e la stabilità mentali. Per quanto sorprendentepossa sembrare, senza l'effetto che produce la conferma del Sé èdifficile che la comunicazione umana avrebbe potuto svilupparsi

7 Cfr. Cumming:Ritengo che buona parte di ciò che la Langer ha definito ' pura

espressione di idee ' o attività simbolica in sé, nelle persone normalisia soprattutto la funzione di ricostruire costantemente il concetto delSé, di proporlo agli altri perché lo ratifichino e di accettare o rifiutarele proposte del concetto del Sé che a loro volta fanno gli altri.

Credo anche che occorra ricostruire continuamente il concetto delSé se dobbiamo esistere come persone e non come oggetti: ricostru-zione che generalmente si attua nell'attività comunicativa. (3?, p. 113)

' In verità si dovrebbe dire: "Ecco come mi vedo in rapporto a te in questasituazione", ma per semplicità continueremo a omettere la parte in corsivo.

76

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.332

oltre i confini assai limitati degli scambi indispensabili per la di-fesa e la sopravvivenza; sarebbe mancata ogni ragione di comunicareper il mero amore di comunicare. Tuttavia l'esperienza quotidiananon ci lascia alcun dubbio al riguardo: gran parte delle nostre co-municazioni hanno proprio questo scopo. Vivremmo in un mondosenza emozioni (quella vastissima gamma di emozioni — dall'amoreall'odio — che invece gli individui provano l'uno per l'altro), unmondo privo di tutto fuorché di sforzi tesi sempre a fini utilitari-stici, un mondo privo di bellezza, poesia, gioco, humour. Ma, deltutto indipendentemente dal mero scambio di informazione, ci paFe^ÌÌJ-P9Isk_^£è ...£omun!£aI£._£0J?_8^i_sJt:?i _peF" avere la consapevo-lezza 3i sé. La verifica" sperimentale di questa ipotesi intmtiya2j:i__viene sempre più fornita ddlgjicerche J^£jpjly£zione sensoriale _chemostrano come l'uomo non riesca a mantenere la propria stabilitàemotiva per periodi prolùn^trjpjnumcfflHq^sijlo "còn"'""se''"TfèTso.Riteniamo che qui possano trovare la loro giusta collocazione si-tuazioni come quella dell'incontro (secondo la terminologia esisten-zialista) e in genere ogni altra forma di rapporto con gli altri chec°As,£5tj._di_accrescere J§,_cpm_a£eyolezza jj^sé^ _Scrive Martin Buber :

Praticamente, sia pure con diverse scale di valori, imembri della società umana — a tutti i livelli — si con-fermano reciprocamente le loro qualità e capacità personali;e una società si può dire che è umana nella misura incui i suoi membri si confermano tra di loro...

E' uno solo il principio su cui si basa la vita associatadegli uomini anche se sono due le forme in cui si ma-nifesta: il desiderio che ogni uomo ha che gli altri loconfermino per quello che è, o magari per quello che puòdivenire; e la capacità (che è innata nell'uomo) di poterconfermare i suoi simili come essi desiderano. L'aspettodiscutibile e la vera debolezza della razza umana è chequesta capacità sia tanto poco coltivata: ma soltanto dovel'uomo la mette in atto è giusto parlare di umanità.(52, pp. 101-2)

3.332 RifiutoLa seconda possibile reazione di O alla definizione che P ha dato

| di sé è quella di rifiutarla. Ma il rifiuto — non importa quanto possaessere doloroso — presuppone il riconoscimento, sia pure limitato, diquanto si rifiuta e quindi esso non nega necessariamente la realtà delgiudizio di P su di sé. Anzi, ce^t^^nnejdi_rifoto_^ossqno^.essere

77

3.333 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

costruttive, come ad es. il rifiuto dello psichiatra di accettare la defi-nizione che il paziente ha dato di sé nefla_sjmazipne__dL' transfert 'in cui è possibile che il paziente cerchi di imporre il suo ' giocodi relazione ' al terapeuta. Si rinvia il lettore a due autori cne, ognunocon un proprio metodo di lavoro, hanno scritto ampiamente .sull'ar-gomento, Berne (23, 24) e Haley (60).3.333 Disconferma

La terza possibilità è probabilmente la più importante sia per lapragmatica della comunicazione umana che per la psicopatologia. E' ilfenomeno della disconferma che — come vedremo — è del tuttodiverso da quello del rifiuto totale delle definizioni che gli altridanno di sé. Il materiale che usiamo in parte è quello presentato daLaing (88) del Tavistock Institute of Human Relations di Londra inparte è stato raccolto da noi durante le nostre ricerche sulla comu-nicazione schizofrenica. Laing cita William James che una voltaha scritto: " Se fosse realizzabile, non ci sarebbe pena più diabolicadi quella _d£_concedere a un individuo la libertà assoluta dei suoiatti m'una societlTin cui nessunojsi accc^ajnaFdiJui_ (88, p. 89).Non c'è il minimo^ duHnó .che una jsituazione simile porti alla 'perditadelJSé' crhe nonTjniente altro che ìa tra3u^ione__del_ terrnine _* aliena-zione '. La disconferma (che osserviamo nella comunicazione patologica)non si occupa più della _yerità o della falsità — se ci fossero talicriteri — della definizione che P ha dato di sé. ma piuttosto negala realtà di P come emittente di tale definizione. In altre parole,mentre il_rifiuto _eguivaìe _al messaggio"Hai torto", la discon-ferma in reaTtà dìce3^Tu""non esìsti 713, per usare termini piùrigorosi, se paragonassimo la conferma e il rifiuto del Sé altrui ri-spettivamente ai concetti di verità e falsità (cioè ai termini chesi usano in logica), in tal caso dovremmo far corrispondere la di-sconferma al concetto di indecidibilità che — come è noto — è diun ordine logico diverso. 9

Per citare Laing:

Si ricava dallo studio di famiglie di schizofrenici unmodello caratteristico: il figlio non è stato molto tra-scurato né ha subito un forte trauma; è la sua autenticità

9 Talvolta — dobbiamo ammettere che il fenomeno si verifica raramente — l'in-decidibilità letterale può giocare una parte rilevante in una relazione, come nel casoche presentiamo qui di seguito (il materiale è tratto da una seduta di terapiacongiunta). I coniugi erano ricorsi allo psichiatra per i litigi (talvolta anche vio.lenti) che scoppiavano tra di loro e che li lasciavano profondamente preoccupati

78

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.333

che è stata mutilata senza tregua anche se in modo inde-finibile e spesso del tutto involontario, (p. 91)

Si compie l'atto conclusivo di questo processo [...]quando — trascurando completamente come il soggettoagisce, cosa prova, che senso da alla sua situazione — sidenudano di ogni valore i suoi sentimenti, si spoglianoi suoi atti delle motivazioni, intenzioni e conseguenze, sisottrae alla situazione il significato che ha per lui — ecosì egli è totalmente mistificato e alienato, (pp. 135-6)

perché sentivano di aver fallito tutti e due come coniugi. Erano sposati da ventunanni. Il marito era un uomo d'affari di successo. All'inizio dello scambio ver-

| baie che riproduciamo, la moglie aveva solo osservato che per tutti quegli! enni di matrimonio non aveva mai saputo in che rapporti fosse col marito.

Psichiatra: Lei vuoi dire che avrebbe bisogno di ricevereda suo marito qualche indicazione per sa-pere se è contento di quello che lei fa.

Moglie: Sì.Psichiatra: Ma suo marito non le fa delle osservazioni,

positive o negative che siano?Marito: E' raro che io le faccia osservazioni . . .Moglie: E' proprio raro . . .

Psichiatra: Allora come — come sa che . . .Moglie: (interrompendolo) Lui fa solo i complimenti.

E' questa la cosa che sconcerta. . . Mettiamoche mi si bruci qualcosa che ho cucinato —lui dice che è proprio 'buono, molto buono '.Ma se preparo un piatto che è veramente buo-no, lui ripete la stessa frase: ' Buono, moltobuono '. Gliel'ho detto che non capiscoquand'è che è buono — che non so più quan-do è che mi critica e quando mi fa i compli-menti. Ma lui pensa che i complimentimi spingano a far meglio,do proprio me li merito lui èfa sempre). Stanno così le cosedei complimenti l'ho perduto.

Psichiatra: Lei vuoi dire che non sa in che rapporti ècon una persona che le fa sempre i compli-menti . . .

Moglie: (interrompendolo) No, io non so più quandoè che mi critica e quando sono veri i com-plimenti che mi fa.

Anche se i coniugi sono entrambi pienamente consapevoli dello schema_in jruisono impigliati, alla fine la consapevolezza non li amtà^Tarè"qualcosa peF uscirne^E' un fatto che rende l'esempio particolarmente interessante.

così quan-al sicuro (li. . Il valore

79

3.333 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

L'esempio che ora presentiamo riguarda un caso specifico ed è trattoda una seduta di terapia congiunta. Lo abbiamo già esposto inmodo più esauriente in una delle nostre precedenti pubblicazioni (78).Si tratta di una famiglia composta dei genitori e dei loro figli Charles(di diciotto anni) e Dave (di venticinque). A quest'ultimo è statafatta la prima diagnosi ufficiale di schizofrenia all'età di vent'anni,mentre prestava il servizio militare; in seguito aveva vissuto in casacon i suoi ed era stato ospedalizzato solo l'anno precedente l'inter-vista. Quando la discussione si concentrò sulle visite che Dave facevaa casa per il week-end e sulla tensione che creavano in famiglia, lopsichiatra osservò che gli sembrava che si chiedesse a Dave di sop-portare il peso insostenibile dell'ansia di tutta la famiglia. In talmodo Dave diventava l'unico punto di riferimento di cóme eranoandate le cose durante il week-end, bene o male che fossero andate.Sorprende che questa idea fosse subito raccolta dal paziente:

1. Dave: Come sto, come mi sento è unacosa che qualche volta li fa staremolto in ansia i miei genitori eanche Charles, lo sento che ècosì, forse stanno anche troppoin ansia perché non — non mipare di fare cose dell'altro mon-do quando vado a casa, o...

2. Madre: Mmm. Dave, non sei stato cosìneanche da quando hai avuto lamacchina, è solo che — maprima certe stranezze le facevi.

3. Dave: Lo so che le facevo...

4. Madre: (sovrapponendosi) Già, ma an-che — sì, ultimamente, le ulti-me due volte da quando haiavuto la macchina.

5. Dave: Certo, d'accordo. Comunque, ah(sospiro) — ah magari nonfossi così, sarebbe bello se po-tessi divertirmi o...(sospiri; pausa)

80

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.333

6. Psichiatra: Vedi, nel bel mezzo della sto-ria cambi argomento, quando tuamadre è ben disposta verso di te.E' una cosa... comprensibile, manella tua posizione non puoiproprio permettertelo.

7. Dave: {sovrapponendosi} Mmm.8. Psichiatra: Ti rende più confuso. Poi nean-

che sai bene a che cosa pensi.

9. Madre: Cos'è che ha cambiato?

10. Psichiatra: Non posso leggere nella suamente e non so che cosa vo-leva dire di preciso — ma peresperienza mi pare di capire chein generale...

11. Dave: (interrompendolo) E' solo lastoria che io sono quello malatoin famiglia e che questo da lapossibilità a chiunque di fare ilbravo ragazzo e di tirare su ilmorale di Dave e non ha im-portanza se sono giù o no dimorale. Le cose stanno così. Inaltre parole, non riesco ad es-sere altro che me stesso, e senon piaccio alla gente come lorosono fatto — ah, come io sonofatto, io lo apprezzo se me Iodicono o me lo fanno capire.(78, p. 89)

II lapsus linguae del paziente illumina il suo djlemrna: egli dice' non riesco ad essere altro che me stesso ' .ma il problema rimanesono * io ' o sono * loro '? Definirlo semplicemente come una provadei confini dell' Io deboli ' significa ignorare l'interazione delladisconferma che abbiamo appena presentato: un fatto che è evi-dente non solo per quello che Dave riferisce sulle sue visite difine settimana ma anche per la disconferma immediata della madrein questo esempio (dichiarazióni 1-5) della validità delle impres-sioni di Dave. La disconferma del Sé (sia quella presente nell'esem-

81

334 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

pio che quella di cui abbiamo riferito in generale) getta nuova lucesul lapsus del paziente e ci spinge a considerarlo in modo diverso.

3.34 - LIVELLI DI PERCEZIONE INTERPERSONALE

Finalmente possiamo volgere la nostra attenzione sulla gerarchladi messaggi in cui ci si imbatte quando si analizzano comunicazionia livello di relazione. Abbiamo visto che la definizione che P dadi sé (" Ecco come mi vedo... ") può provocare in O tre possibilireazioni: conferma, rifiuto, o ' disconferma. (Questa classificazione,è ovvio, praticamente è quella che abbiamo usato nelle sezioni3.231-3.233). Queste_tre reazioni hannp_ un^ denominatore comune:C°J3 ognuna di esse, (una qualsiasi) O comunica: 'UEcco come tivedo"> ~

Nel discorso a livello di metacomunicazione abbiamo dunque unmessaggio di P ad O: '"Ecco come mi vedo" che è seguito da unmessaggio di O a P: " Ecco come ti vedo ". A questo messaggio Prisponderà con un messaggio che asserisce tra l'altro: " Ecco comevedo che mi vedi " e O — a sua volta — con il messaggio " Eccocome vedo che mi vedi che ti vedo ". Abbiamo già accennato chequesta catena regredente in teoria è infinita, anche se in pratica cilimitiamo ad occuparci di messaggi che non sono di un ordine piùelevato di astrazione di quello da noi citato per ultimo. E' evidenteche il ricettore può confermare, rifiutare o disconfermare ognunodi questi messaggi nel modo che abbiamo descritto sopra e che lostesso vale, naturalmente, per la definizione che O da di sé e peril discorso simultaneo di metacomunicazione con P che ne deriva.Si giunge a contesti di comunicazione la cui complessità è scon-certante e tuttavia essi hanno conseguenze pragmatiche specifiche.

3.35 - IMPENETRABILITÀ

Finora non si sa molto di queste conseguenze, ma ricerche pro-mettenti in questo settore le stanno compiendo Laing, Phillipson

10 A prima vista non sembra che questa formula si adatti al concetto di discon-ferma che abbiamo appena presentato. In ultima analisi, però, anche il messaggio"Per me tu non esisti come entità autonoma'' equivale a "Ecco come ti vedo:tu non esisti ". Che questo sia paradossale non significa che non possa verificarsi(è un argomento che tratteremo dettagliatamente nel capitolo sesto).

82

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 335

e Lee, che ci hanno permesso di citare da un saggio ancora inedi-to (9.3)u alcune conclusioni a cui sono giunti. La disconferma delSé da parte dell'altro è soprattutto la conseguenza di una partTco-lare mancanza di consapevolezza delle percezioni interpersonali a cuiLee da il Storne di impenetrabilità (imperviousness) e la definiscecome segue: ___

L'aspetto del fenomeno che ci interessa è quello dellaconsapevolezza e della non consapevolezza. Che ciascunaparte si accorga del punto di vista dell'altra è la condi-zione che consente una interazione efficace e non di-sturbata. Dato che la percezione interpersonale si ha amolti livelli, anche la impenetrabilità può presentarsi arnoTtniveIli;""e ad ogni EveUó di percezióne è" possibileche_ corrisponda un analogo livello di non-percezione oimpenetrabilità. Ogni volta che viene meno una precisaconsapevolezza (cioè quando si ha impenetrabilità) sonosempre_ pseudo-problemi quelli su cui rifèns'cdnò~'1e~pa'ffìdi una diade. [...] E' una armonia presunta, priva diogni Tondamento reale, quella che le parti raggiungono,come sono presunti e senza alcuna base concreta i di-saccordi su cui si accendono le loro dispute. A mio pa-rere questa è la situazione che caratterizza la famiglia delloschizofrenico in cui i membri costruiscono di contìnuorelazioni armoniose sulle sabbie mobili di jpseudo-jccordip__magari hanno dispute violente per pseudo-disaccordi.

Lee prosegue dimostrando che l'impenetrabilità può aversi al primolivello della gerarchla : al messaggio di P " Ecco come mi vedo "O risponde " Ecco come ti vedo ", in un modo cioè che non con-corda con la definizione che P da di sé. E' possibile che alloraP concluda che O non lo capisce (o non 75 arrgrezza o non loama) mentre O da parte sua può presumere cEe P si senta capito(o apprezzato o amatól~3a~IuT (O). In~questo caso O non è in di-saccordo con P,~rnà~ignora olraintende il messaggio di P (la situazione

11 Non abbiamo presentato i risultati delle ricerche compiute in questo settoredagli autori sopra citati, perché solo recentemente li hanno raccolti in volume:R. D. Laing, H. Phillipson e A. R. Lee — Interpersonal Perception; A Tbeoryand Method of Research (Percezione interpersonale; Teoria e metodo di ricerca),New York, Springer Publishing Company, 1966. Si tratta di un lavoro assai ori-ginale in cui gli autori hanno elaborato una teoria completa e applicato un metododi quantificazione molto ingegnoso.

83

335 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

quindi coincide con la definizione che abbiamo dato della disconferma).SÌ può dire che sf "SEEia un T"sécon3o "TTvèHo~3i "Impe^netraT^à" quandoP non si accorge che il suo messaggio non è giunto ad O; cioè P nontrasmette con precisione "Ecco come ti vedo che tu vedi [in questocaso, fraintendendo] me ". A questo livello, dunque, accade cheall'impenetrabilità si reagisca con l'impenetrabilità.

Partendo dallo studio delle famiglie con un membro schizofre-nico, Lee_ delìnea una cóncTuslóne ""importanté™HiguarcIo alla prag-matica dì questo "tipo di comuriìcaz'ìoneT"" '"""' ~

Lo schema tipico è il seguente: si ha impenetrabilitàpaterna al livello N. 1, mentre sì" ha l'impenetrabilità dello

il genitorenon riesca ad accorgersi dell'opinione del figlio, mejurejlfiglio_non si accorge che il padre non si è Accorto dellasua opinione Te~forse non lo potevàT ___

M o.-llSi!0.. J2£?JL £^all'opinione del' figlio, perché sente che ij Jigjio è pocoÌ£Q£§!LYersterna jjPvaTori.^ Vale j ,.dìre^ il genitore insiste che _ilf i l io cre^~ quello ^ cKe ..... egli Jtil ,&enitj^§Jii_s^ . . . . . , i _iglio. dovrebbe ' credere. A sua volta, al figlio sfugge

questo processo. Égli ritiene che il suo messaggio sia arri-vato e sia stato capito, e agisce di conseguenza. In talesituazione jj jngyjtabife die_rintgrazione_jucoessiva lo con-Jonda. JEgli sente di scontrarsi di continuo con un murodi vetro invisibile e compatto. Una sensazione che si ri-solve nel provare un senso costante di mistificazione chelo porta allo sgomento e infine alla disperazione. In_defj;QÌtlya>.sent?_cheJa vita non ha_aJcuji_sejKQ..

JE' la situazÌQné~^Oìg!ìo~schizofrenico che, durante iltrattamento terapeutico, riuscì a rendersi conto di questostato di cose e enunaò_jr suo dilemma jj3jmogo jse-

. ~ . , _ _ _ . . . _ _madre sembra che Tei si dica, 'Oh, so quello che stai di-rendb]ad[13i^jvoce, ma so che non è quello j:b&.j>era,mentepensi dentro di te *, e poi comincia a dimenticare quelìocKelip appéna detto ".

Laing e Esterson (90) presentano una vasta gamma di esempiclinici di impenetrabilità al livello di relazione che abbiamo appenadescritto. Diamo un esempio con lo schema 1.

84

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.4

SCHEMA 1

' IMPENETRABILITÀ ' IN UNA FAMIGLIA SCHIZOFRENICA 12

OPINIONI E GIUDIZIDEI GENITORI SULLA PAZIENTE

sempre felke

quando è veramente lei, è vivacee di buon umore

non c'è la minima disarmonia infamiglia

non l'hanno mai tenuta a bacchetta

ragiona con la sua testa

OPINIONI E GIUDIZIDELLA PAZIENTE SU SE STESSA

spesso depressa e spaventata

è un atteggiamento che si impone

disarmonia così completa che èimpossibile dire qualunque cosaai genitori

col sarcasmo, con la preghiera, colridicolo, hanno cercato di con-trollare la sua vita in tutti gliaspetti più importanti

vero, in un certo senso, ma ha an-cora troppa paura del padre perdirgli ciò che veramente prova,si sente ancora controllata dalpadre*

3.4

La punteggiatura della sequenza di eventi

Rise perché credeva che non riuscivano a col-pirlo — non immaginava che si esercitavano amancare la mira. — Brecht

Nel capitolo precedente abbiamo già fatto qualche esempio dellecomplicazioni potenziali inerenti al fenomeno. La conclusione chese ne può trarre è che se non si risolvono le discrepanze rela-tive alla punteggiatura delle sequenze di comunicazione l'interazione acui inevitabilmente si giunge è un vicolo cieco dove alla fine vengonolanciate accuse reciproche di cattiveria e di follia.

12 Riproduciamo parzialmente un elenco che Laing e Esterson (90, p. 188) pre-sentano nel loro libro.

* Laing e Esterson, Normalità e follia nella famiglia, «ad. it. di D. Mezzacapa,Torino, Einaudi, 1970, p. 189.

85

3.41 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

3.41

E' naturale che le discrepanze, relative alla punteggiatura dellesequenze di eventi, si presentino in tutti quei casi in cui almenouno dei comunicanti non ha lo stesso grado d'informazione del-l'altro senza tuttavia saperlo. Facciamo ora un esempio molto sem-plice di una sequenza di questo tipo. P scrive una lettera a Oper proporgli un affare a cui potrebbe associarsi e per invitarlo apartecipare. O accetta l'invito, ma la sua lettera di risposta vaperduta. DODO un certo periodo di attesa P conclude che O staignorando l'invito per cui decide che O merita d'essere trascurato.Da parte sua O decide di non mettersi più in contatto con P perchégli sembra offensivo che la sua lettera sia stata ignorata. Da questomomento la loro ostilità silenziosa può durare per sempre, a menoche non decidano di cercare di scoprire cosa è accaduto delle lorocomunicazioni, cioè a meno che non comincino a metacomunicare.Soltanto allora scopriranno che P non sapeva che O aveva rispostomentre O non sapeva che la sua risposta non aveva mai raggiuntoP. E' dunque evidente, in questo esempio, che un evento esternofortuito ha impedito di punteggiare la sequenza in modo conve-niente.

Una esperienza diretta di tale fenomeno l'ha avuta uno degliautori di questo libro in occasione di una visita a un istituto diricerca psichiatrica dove aveva chiesto un lavoro di assistente.. Siera presentato puntualmente all'ufficio del direttore per l'intervistae tra lui e la segretaria c'era stato lo scambio di battute che ri-produciamo qui di seguito:

Visitatore: Buona sera, ho un appuntamentocol dottor H. Il mio nome è Wat-zlawick (vAHT-sla-vick).

Segretaria: Non ho detto che lo è.Visitatore: (sorpreso e piuttosto irritato) Ma

io le sto dicendo che lo è,Segretaria: (sconcertata] Ma allora perché

m'ha detto che non lo era?Visitatore: Ma io ho detto che lo era.

A questo punto il visitatore ebbe la ' certezza ' di essere l'og-getto di uno scherzo che non riusciva a spiegarsi ma che era certoirriverente, mentre da parte .sua la segretaria aveva ormai deciso(come fu chiarito in seguito) che il visitatore doveva essere un

86

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.42

nuovo paziente psicotico del dottor H. La spiegazione era semplice:invece i l i cnpire " II mio nome è Watzlawick " la segretaria avevacapito " II mio nome non è slavo (Slavic) ", ed era vero che leinon aveva mai detto una cosa simile. Vale la pena di far rilevareche anche in uno scambio così breve, verificatosi in un contestopiuttosto impersonale, le discrepanze di punteggiatura — per unmalinteso verbale — avevano subito portato a formulare reciprocheipotesi di cattiveria e di follia.

3.42

In linea di massima, è gratuito supporre non solo che l'altroabbia lo stesso grado di informazione del proprio ma anche chel'altro debba trarre da questa informazione le stesse conclusioni.Gli esperti della comunicazione hanno valutato che una personariceve diecimila impressioni sensoriali (extracettive e propriocettive)al secondo. E' ovvio che un processo di drastica selezione sia ne-cessario per impedire che i centri più elevati del cervello venganosommersi dall'informazione irrilevante. Ma la decisione di cosa èindispensabile e di cosa è irrilevante varia necessariamente da in-dividuo a individuo e sembra determinata da criteri che sonosostanzialmente ' fuori ' della consapevolezza individuale. E' assaiprobabile che la realtà sia quella che noi rendiamo tale o, per dirlacon le parole di Amieto, " ... non v'è nulla di buono o di cattivo, cheil pensiero non renda tale ". * Noi possiamo soltanto congetturareche alla radice di questi conflitti di punteggiatura ci sia la convin-zione, saldamente radicata e di solito indiscussa, che esista soltantouna realtà, il mondo come lo vedo io, e che ogni opinione diversadalla mia dipenda necessariamente dalla irrazionalità dell'altro odalla sua mancanza di buona volontà. Questo per quanto riguardale congetture che possiamo fare. Ma quello che osserviamo inquasi tutti questi casi_di__comunicazione patologica è^ che" éssTJspnocircoli viziosi che non si possono infrangere a meno che (e lìnché)la comunicazione stessa non_j3Iventi^ I*ogg£ttp_ della comunicazione,in aTtrF~pàroIè UncEéTT comunicanti non "siano in grado dì mètaco-

Ma per esserne capaci devono uscire fuori dal circolo:muncare.

* W. Shakespeare, in Tutte le opere, a cura di M. Praz, Firenze, Sansoni, 1964;Amieto, trad. it. di R. Piccoli, 11/2, p. 695. .

13 Una tale metacomunicazione non occorre che sia necessariamente verbale, nési deve paragonarla — molto approssimativamente — ali" insight ' (cfr. sez. 7.32).

87

3.43 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

la necessità di uscir fuori da una data situazjone_garticolare perrisolverla è un terna che ricorrerà sp^ejsg,,nej..capitoli_successivi.

3.43 - CAUSA E EFFETTO

In questi casi che presentano discrepanze di punteggiatura si os-serva un conflitto su ciò che si considera la causa e su ciò che siconsidera l'effetto, quando si sa invece che nessuno di questi con-cetti è applicabile per la circolarltà dell'interazione in corso. Tor-niamo ancora .una volta all'esempio di Joad (sez. 2.42): la nazioneA si arma perché si sente minacciata dalla nazione B (cioè, A giu-dica il proprio comportamento come l'effetto di quello di B), men-tre la nazione B sostiene che gli armamenti di A sono la causa delleproprie misure ' difensive '. In sostanza Richardson indica lo stessoproblema quando descrive la corsa agli armamenti che cominciò atoccare le punte più alte intorno al 1912:

Sia l'Intesa che l'Alleanza aumentavano i preparativibellici. La spiegazione che di solito si dava allora — eche forse si da tuttora — era che le due parti agivanoper motivi del tutto diversi: noi stavamo facendo sol-tanto quello che era giusto, corretto e necessario per lanostra difesa, mentre loro stavano turbando la pace acca-rezzando progetti avventati e ambizioni smodate. Una af-fermazione così assoluta presenta però parecchi punticontroversi e differenziabili. Anzitutto a sostegno di unatesi tanto nazionalistica, come quella secondo cui la loro con-dotta era moralmente riprovevole e la nostra moralmentegiusta, sarebbe difficile trovare argomenti che convincanotutti gli altri paesi del mondo. Ma ci sono pareri contra-stanti anche sulla tesi secondo cui esiste la speranza diun accordo generale. Negli anni 1912-14, comunque,si riteneva che i loro motivi erano prefissati e non di-fendevano dal nostro comportamento mentre i nostrimotivi erano una risposta al loro comportamento e va-riavano di conseguenza. (125, p. 1124; corsivo nostro)

Per la pragmatica della comunicazione la differenza tra l'intera-zione delle nazioni o quella degli individui è minima o nulla unavolta che le discrepanze di punteggiatura hanno portato a visioni

88

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.43

diverse della realtà (in cui va inclusa la natura della relazione) equindi al conflitto internazionale o interpersonale. L'esempio chesegue mostra lo stesso modello operante a livello interpersonale:

Marito: (al terapeuta) So ormai per esperienzache se voglio la pace in famiglia nondevo intromettermi perché mia mo-glie vuole fare le cose a modo suo.

Moglie: Non è vero! Quanto vorrei vedertiprendere qualche decisione o avereun po' più di iniziativa almeno unavolta ogni tanto, perché...

Marito: (interrompendola) Non me lo per-metteresti mai.

Moglie: Sarei contenta di lasciarti fare — mase ci provo, non muovi neanche undito, e allora devo fare tutto io al-l'ultimo momento.

Marito: (al terapeuta) Capisce? Uno non puòoccuparsi delle cose se e quando c'èbisogno — tutto deve essere piani-ficato e organizzato una settimanaprima.

Moglie: (con rabbia) Fammi un solo esempio.Di' quand'è stato che hai fatto qual-cosa negli ultimi anni.

Marito: Non ho nessun esempio da fare,Perché è meglio per tutti, anche peri bambini, se ti lascio fare a modotuo. E' una verità che ho scopertomolto presto dopo che ci siamo spo-sati.

Moglie: Sei stato sempre così, da quando miricordo — le decisioni le hai lasciatesempre a me !

Marito: Santo ciclo, adesso mi tocca sentireanche questa (pausa, poi si rivolge alterapeuta) — ecco cosa dirà, dirà chestavo sempre lì a chiederle cosa vo-leva — per esempio " dov'è chevuoi andare stasera? " o " come ti

89

3.44 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

piacerebbe passare il weekend? " einvece di capire che cercavo di farlacontenta, si arrabbiava...

Moglie: (al terapeuta) Già, però quello cheancora non capisce è che se una senteun mese dopo l'altro la stessa sinfonia" tutto - quel - che - vuoi - cara - perme - va - bene ' una comincia a ca-pire che a lui non gliene importaniente di quello che una vuole...

Lo stesso meccanismo si trova in un esempio riferito da Laing eEsterson, un episodio che coinvolge una madre e la figlia schizo-frenica. Poco prima di essere ospedalizzata c'era stato un tentativodi aggressione (senza conseguenze) da parte della ragazza verso lamadre.

Figlia: E perché ti ho assalito quella volta?Forse era che cercavo qualche cosache non avevo, per esempio l'affetto.Forse era fame di affetto.

Madre: Ma se non ne volevi mai sapere!Dicevi sempre che sono sdolcina-ture.

Figlia: Bene, quando mai me ne hai dato?Madre: Per esempio, se volevo baciarti tu

dicevi: " Non essere sdolcinata! ".Figlia: Ma non ti ho mai vista una volta

lasciare che fossi io a baciarti. (90,pp. 20-21)*

3.44

Tutto questo_ ci porta all'importante concetto _della_J .profezia., chesi autodetermina"^ (sèTffulfittinj£_prop&ecy) che dal.j)unto... di vistadell'interazione è forse il fenomeno più interessante nel settore dellapunteggiatura. Nella^cornumcazìon'e,"!!"^ dare la cosa per scontata '

c!le_?l autodetejr '

* Op. dt., p. 22.

90

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA

E' il comportamento chejproyoca negli altri una reazione alla qualequel dato comportamento sarebbe la_ risposta adeguata. Per esempio,una persona eh? agisce in "Base alla premessa 'jion jjjaccipj nes-suno ' si comporterà in modlq sospettoso, difensivo,, o, aggressivo.

pròFabile che_ altri_ _rejigiscano_ cpjn_jmtipjjia__al_._suQ_c^rn-portamentp, confermando la premessa da cui il soggetto era_partito.Per quelli "che sono gK obiettivi "della pragmatica HélTa comunica-zione umana, è poi del tutto irrilevante chiedersi perché una per-sona dovrebbe agire in base a una simile premessa, che cosa hamotivato questa premessa, e fino a che punto il soggetto ne èconsapevole. In pratica noi osserviamo che tale comportamento in-terpersonale dell'individuo mostra questo tipo di ridondanza e os-serviamo anche che ha un effetto complementare sugli altri, costrin-gendoli ad assumere certi atteggiamenti specifici. L'aspetto tipicodella sequenza (che poi è ciò che lo rende un problema di punteg-giatura) è che l'individuo in questione crede di reagire a quegliatteggiamenti e non di provocarli.

3.5

Errori nella ' traduzione ' del materialeanalogico in numerico

Stiamo cercando di descrivere errori del tipo indicato nel titolo equesto ci fa venire in mente un episodio che si legge nel romanzodi Daniele Vare // cancello degli allegri passerotti. Il protagonista,un europeo che vive a Pechino durante gli anni venti, riceve le-zioni di lingua mandarina scritta da un professore cinese il qualegli chiede di tradurre una frase composta di tre caratteri che eglidecifra correttamente come i segni della ' rotondità ' del ' sedersi 'e dell' ' acqua '. Nel tentativo di combinare questi concetti in unafrase di senso compiuto (di tradurli in linguaggio numerico, direm-mo noi) egli opta per questa soluzione: " Qualcuno sta facendo ilbagno seduto ", suscitando lo sdegno dell'illustre professore perchéla frase allude in modo assai poetico al tramonto del sole sulmare.

91

3.51 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

3.51

Come la scrittura cinese, il materiale del messaggio analogico —ne abbiamo già parlato — manca di molti elementi che invece hail linguaggio numerico tra cui la morfologia e la sintassi. Quandotraduce messaggi analogici in numerici, il traduttore deve necessa-riamente aggiungere e inserire gli elementi mancanti; analogamen-te, per interpretare i sogni è necessario introdurre (in modo più omeno intuitivo) la struttura numerica nel caleidoscopio delle imma-gini oniriche.

Abbiamo già notato che il materiale del messaggio analogico hamolti aspetti contraddittori; si presta a interpretazioni numericheassai diverse e spesso del tutto incompatibili. Non si tratta soltantodella difficoltà che il trasmettitore .incontra per dare una veste ver-bale alle proprie comunicazioni analogiche, ma se sorge una con-troversia interpersonale sul significato di un particolare dettagliodella comunicazione analogica, è probabile che uno dei partner in-troduca (nel processo di traduzione nel modulo numerico) il tipodi numerizzazione che gli consente di mantenere l'opinione che egliha della natura della relazione. Portare un dono, ad es., è senzadubbio una comunicazione analogica. Tuttavia chi riceve il donolo giudica secondo la relazione che ha col donatore: può sembrar-gli un segno d'affetto, un tentativo per corromperlo, un modo percontraccambiare una cortesia o un dono che ha fatto. Capita a più diun marito di restare sconcertato quando scopre che la moglie lo so-spetta di una colpa mai confessata se ha violato le regole del' gioco ' matrimoniale regalandole un mazzo di fiori senza che leise lo aspetti.

I Se una persona sottoposta a interrogatorio impallidisce, trema,j suda e balbetta — quale significato numerico si può dare a questii messaggi analogici? Può darsi che siano una prova definitiva dii colpevolezza, ma può anche darsi che si tratti soltanto del compor-| lamento di un innocente (sotto l'incubo di essere sospettato di un

delitto) che si rende conto che si possa interpretare la sua paurai come un segno di colpevolezza. Uno degli obiettivi della psicoterapia^

è senz'altro quello di dare una numerizzazione corretta e correttiva^del messaggio analogico; in realtà, il successo o il fallimento 3i

IjualsiasT lnterpfeS5;Ìone~~cIIpenderà sia dall'abilità del terapeuta ditradurre da un modulo all'altro che dalla prontezza del paziente dicambiare la sua numerizzazione con quelle numerizzazioni che sonopiù adatte e meno penose. Si veda Rioch (127, 128) per la discus-sione di questi problemi nella comunicazione schizofrenica, nei rap-

92

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.52

porti medico-paziente e in una vasta gamma di fenomeni sociali eculturali.

Anche quando la traduzione sembra adeguata, la comunicazionenumerica a livello di relazione può restare curiosamente poco per-suasiva. E' un fatto di cui troviamo la caricatura nella ' striscia ' deiPeanuts che riproduciamo qui di seguito:

WOW T'HO SEMT1TO Mal DIBECMC HO UW SCK&ISO 6S&2IOS0.SCHBOEDEO .. UOW TBOV! CHEHO UkJ SORRISO &eazOSC>?

Hi] IL 50Q8ISO PIÙ GRAZIOSOCHE Si SIA VISTO D& QUANDOU. IAOUDO E COM1UCI&TO.

© Vnìted Featvre Syndicate, Inc. 1963

3.52

In un saggio ancora inedito, Bateson sostiene che uno deglierrori fondamentali che si compiono quando si traduce da un mo-dulo di comunicazione in un altro sia quello di supporre che unmessaggio analogico sia per natura assertivo o denotativo, propriocome lo sono i messaggi numerici, mentre ci sono buone ragioni diritenere che non sia affatto vero. Bateson scrive:

Quando una piovra o una nazione fa un gesto minac-cioso, l'altro potrebbe concludere ' è forte ' oppure ' com-batterà ', ma non era questo il messaggio originale. Infattiil messaggio stesso è non-indicativo ed è preferibile con-siderarlo come un evento analogo a ciò che nella comu-nkazione numerica è una proposta o una domanda.

A questo proposito occorre ricordare che tutti i messaggi analogicisono invocazioni di relazione e che sono quindi propostè~cHe~ffguardano le regole future della relazione,' per usare" un'altra" deli-"nizione di Bateson. L'argomento di Bateson è che con il mio com-portamento Pj?sso_J*cc£mwtt[jo_ proporre che yogup_am«ej/p3ìare,combattere, ecc., ma tocca a voi attfIBuIFe"aIIe"~rme~proposte"ìr"fiu-

_^™_ ,— ., :....,.^...,:f*,,^,™-™,-™™^^__w,_^jra^-J_,J, ...•_....-,< .(.i V".™, ,,-.>.„ .„.„,.„-„, _^,.,,._-, A -t-,.»^—.,,^-v. ».».--. ...5- —~

turo valore di yerita positivo o negativo. Non e e bisogno di direcEé questo processo è l'origine 'innumerevoli conflitti di relazione.

93

3.53 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

3.53

Abbiamo spiegato nel capitolo precedente che il linguaggio nu-merico ha una sintassi logica che lo rende particolarmente adattoper comunicare a livello di contenuto. Ma nel tradurre il materialeanalogico in quello numerico, bisogna introdurre funzioni di veritàlogiche che mancano al modulo analogico. Tale assenza si nota mag-giormente quando si deve negare, nel qual caso equivale sostanzial-mente alla mancanza del ' non ' numerico. In altre parole, è sem-plice trasmettere il messaggio analogico " Ti aggredirò ", ma èestremamente difficile segnalare " Non ti aggredirò ", come è diffi-cile se non impossibile introdurre negazioni nei calcolatori analogici.

Nel romanzo di Koestler Arrivai and Departure, * il protagoni-sta (un giovanotto che è fuggito dal suo paese occupato dai nazisticol viso sfigurato per le torture subite) è innamorato di una bellaragazza, senza avere alcuna speranza che lei ricambi i suoi senti-menti. Vorrebbe soltanto stare con lei e accarezzarle i capelli, mala ragazza si oppone a queste advances innocenti e con la suaresistenza provoca la disperazione e la collera del giovanotto cheali fine riesce ad aver ragione di lei:

Giaceva voltata contro la parete, con la testa in unaposizione strana, che la faceva rassomigliare a una bambolacon il collo spezzato. Ora, finalmente, egli poteva ca-rezzarle i capelli, piano, con dolcezza, come aveva semprepensato; allora, s'accorse che ella piangeva, le spalle tre-manti in singhiozzi senza rumore, senza lacrime. Seguitòa lenirle i capelli, le spalle, mormorando:

" Vedi, non hai voluto ascoltarmi! "Improvvisamente ella si irrigidi, e smise di sin-

ghiozzare:" Che cosa dici? "" Dicevo che volevo soltanto che tu non te ne andassi

e mi permettessi di carezzarti i capelli e di darti unabibita gelata... Davvero, non volevo altro... ".

Le tremarono le spalle in un riso isterico: " SignoreIddio, non ho mai visto un pazzo simile ".

" Sei adirata con me? Non esserlo, non avevo l'in-tenzione ".

* A. Koestler, Arrivo e partenza, trad. it. di L. Storoni Mazzolani, Milano, Mon-dadori, 1966.

94

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3J531

Tirò a sé le ginocchia, staccandosi da lui, rannicchiando-si contro il muro: " Lasciami stare: fammi il piacere, vat-tene e lasciami un po' tranquilla ". Piangeva ancora, maquesta volta era più calma; egli scivolò giù dal divano,si accoccolò sul tappeto come prima, ma s'impadronì d'unamano che pendeva mollemente su i cuscini; una manoesanime, umida, bruciante di febbre.

Incoraggiato dal fatto che non la ritirava: " Sai " ledisse " quando ero piccolo avevamo un gattino nero e iovolevo sempre giocarci insieme, ma aveva tanta paura escappava sempre; un giorno riuscii con ogni sorta di astuziea farlo entrare nella camera da gioco, ma lui si nascosesotto un armadio e non voleva uscir fuori; io allora stac-cai l'armadio dalla parete, sempre più infuriato perché nonvoleva che lo accarezzassi; lui allora si nascose sotto iltavolo e io rovesciai il tavolo, e ruppi due quadri appesial muro, e misi tutta la stanza a soqquadro, inseguendoil gatto con una sedia in mano tutt'intorno alla camera.Allora entrò la mamma e mi domandò che cosa facessi,e io risposi che volevo soltanto carezzare quello stupidogatto, e le buscai forte. Ma avevo detto la verità ".*(85, pp. 40-41)

In questo caso è la disperazione che .porta__alla_violenza, Ja_dispera-zione di essere respinto e di non poter dimostrare dT~«o«~"à"ver~nn-tenzione~oT~Iir del malE '•"""

3.531

Se si osserva, seguendo l'esempio di Bateson, come si compor-tano gli animali in tali circostanze, si giunge alla conclusione chel'unico modo di risolvere il problema ('come segnalare la negazione')sia anzitutto quello di mostrare e proporre l'azione che si vuoinegare e poi di non portarla a termine. Soltanto in apparenza questocomportamento (indubbiamente interessante) è ' irrazionale '; si puòosservarlo comunque non solo nell'interazione tra animali ma anchea livello umano.

* Ibidem, pp. 64-65.

95

I3.532 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE 'UMANA

Abbiamo avuto occasione di osservare un modello di comunica-zione, usato per stabilire relazioni di fiducia tra esseri umani edelfini, che ci è sembrato di grande interesse. Anche se è possi-bile che si trattasse di un rituale che solo quei due animali prati-cavano ' in privato ' resta sempre un esempio eccellente di comu-nicazione analogica del ' non '. E' evidente che questi animaliavevano capito che la mano è una delle parti più importanti e vul-nerabili del corpo umano. Ed essi cercavano di stabilire un con-tatto con un estraneo prendendogli in bocca una mano e stringen-dola delicatamente tra le mascelle, provviste di denti aguz2Ì e talicomunque da mozzare nettamente la mano di un uomo con unsolo morso. Se l'uomo si sottometteva a questo rituale, sembrava cheil delfino considerasse il gesto come un messaggio di completa fi-ducia. Poneva infatti sotto la mano, la gamba, o il piede dell'uomola parte del suo corpo che maggiormente è vulnerabile (cioè quellazona del ventre che grosso modo corrisponde alla nostra gola). Erail suo modo di segnalare di aver fiducia delle intenzioni amichevolidell'uomo. Sia ben chiaro però che in questo caso c'è il rischiodi sbagliare interpretazione in ogni momento.

In poesia, una forma di relazione sostanzialmente simile a quelladi cui stiamo parlando (nella fattispecie, il rapporto tra l'uomo eciò che lo trascende), l'ha espressa Rilke nei versi iniziali dellaprima delle Elegie Duinesi: per il poeta il bello è la negazione diuna distruzione ad esso inerente e sempre possibile:

Chi mai, s'io grido, m'udrà dalle schiere celesti?E d'improvviso un angelo contro il suo cuore m'afferri, —io svanirei di quel soffio più forte. Che il belloè solo l'inizio del tremendo, che noi sopportiamoancora ammirati perché sicuro disdegna

di sgretolarci. * (Corsivo nostro)

3.532

L'esempio dei delfini ci suggerisce che il rituale può fungere daintermediario tra la comunicazione analogica e quella numerica, inquanto simula il materiale del messaggio ma in un modo stilizzato e ri-petitivo che è sospeso tra l'analogia e il simbolo. E' stato osservato

* R. M. Rilke, Elegie Duinesi, trad. it.' di L. Traverso, Firenze, Vallecchi, 1959,p. 39.

96

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.54

che per certi animali (i gatti, ad es.) è un processo del tutto mec-canico stabilire senza alcuna violenza una relazione complementaremediante il rituale che ora descriveremo. L'animale one-àown (disolito quello più giovane o quello fuori del proprio territorio) sirovescia sul dorso e espone la vena giugulare, che l'altro gattoprende tra le mascelle senza che questo suo atto comporti una rea-zione punitiva. Pare che entrambi gli animali capiscano questo me-todo per stabilire la relazione "Non ti attaccherò"; ma quello cheè anche più interessante è che questa comunicazione ha successopure nella comunicazione tra specie diverse (per es., tra cani egatti). I materiali analogici sono smesso_toimalizzat±_neijitua]i_del-le società umane; quando questp_ materiale__yiene_ Canonizzato _siavvicina molto alla comunicazione simbolica o numerica e curio-samente__mostra_ quasi (li coincidere con essa. ~

In patologia, si osserva lo stesso meccanismo nel masochismosessuale. Il messaggio " No» ti distruggerò '^sembra che sia eji-£ace_(è dissipl7~almeno~provvisoriamente, la paura~~profonda cKè ilmasochista ha di essere punito in modo terribile) soltanto medianteil diniego analogico inerente al rituale dell'umiliazione e della pu-majon'e': rituale che il masochista,j>a...che — jilla fine ma con~ceKtezza~ —._ji arresterà, ,£rirna_del_.te^rrore_irnmagmato^,

3.54

Chi ha una certa familiarità con la logica simbolica ormai ha ca-pito che non è necessario dimostrare l'assenza, nel materiale ana-logico, di tutte le funzioni di verità logiche ma soltanto di alcuneche sono funzioni critiche. Nel linguaggio analogico non sì trovaneanche la disgiunzione (la o non-esclusiva), usata per esprimere' o uno o entrambi '. Mentre è facile trasmettere col linguaggio nu-merico il significato ' uno o l'altro o entrambi andranno bene ',non è subito evidente come questo rapporto logico si possa inserirenel materiale analogico; infatti, è probabile che non si possa farlo.I logici simbolici (per es., 119, pp. 9-12) hanno fatto rilevare cheper rappresentare tutte le principali funzioni di verità (negazione,congiunzione, disgiunzione, implicazione e equivalenza) delle cin-que elencate solo due (negazione e disgiunzione, oppure — è lostesso — negazione e congiunzione) sono sufficienti e necessarie arappresentare le altre tre. Sebbene non si sappia quasi nulla dio^ccifico sull'importanza pragmatica delle altre funzioni di veritànel materiale analogico, se accettiamo il ragionamento che abbiamoappena riferito, si può concludere che poiché non sono che varianti

97

3.55 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

del ' non ' o della ' o ' non sfuggiranno neanche esse a certe diffi-coltà di traduzione.

3.55

Le_ipotesi di Bateson e Jackspn__sottolineanp l'importanza che_hala codificazione analogjca^rllgeltglT^gueira numerica néTIal_£o-rrna-zione dei sintomi isjteridL Secondo loro, il processo che si verificaè l'oppósto di quelli che aEbiamo discusso; si ha, per così dire, unaritraduzione dal materiale del messaggio già numericizzato nel moduloanalogico:

L'isteria pone un _problema^gp_°_?l?i_ma 41? J?iÌL£9m~PÌÉ!s.2i Non c'è dubbio cjie con questo termine si coprauna__vasta gamma~3i modeffi formali., ma sembra_._che

"almeno in certi casi il suo uso comporti errori^ di. tradu-"zione dal materiale numerico in quello analogico. ^Togliereal materiale numerico gli .indicatori di.Jtipolojyco £hj_glisono propri, porta alla formazione del sintomo erroneo.L'emicrania che esiste sole^ neìl^jgarpJ£j&jdii dice di averla( cioè una scusa convenzionale" a cui s.i ricorre_per_jottrarsi aun impegno) può diventare un fatto soggettivamente reale

- - *~~f-~••—-J— T ..— -AJW-.J ;— - . - .provvisto delle grandezze reali con cui si misura la di-mensione del dolore. (19, p. 282)

Se si considera che la prima conseguenza di un guasto nella comu-nicazione è di solito la perdita parziale della capacità di metacomu-nicare con un metodo numerico sulle circostanze particolari dellarelazione, questo ' ritorno all'analogico ' sembra plausibile come so-luzione di compromesso.14 .Fin dai giorni di Liébault, Bjrnheim eCharcot ci si è resi conto della natura simbolica dei sintomi diconversione e in genere della loro affinità col simbolismo onirico.È che cosa è un simbolo, se non la rappresentazione^jr^grandezze

14 C'è poca differenza tra il comportamento degli individui e quello delle nazioni.Quando sorge una grave tensione tra due paesi il primo passo è quello di rom-pere le relazioni diplomatiche, e di conseguenza ricorrere a comunicazioni analo-giche come la mobilitazione, i concentramenti di truppe, e altri messaggi di questotipo. Quello che è assurdo in questa procedura è che la comunicazione numerica(la procedura diplomatica) viene interrotta proprio nel momento in cui se ne hapiù bisogno. La ' linea calda' tra Washington e Mosca può essere una forma diprofilassi anche se la versione ufficiale è che essa serve ad accelerare le comunica-zioni in periodo di crisi.

98

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.6

reali, di qualcosa che è sostanzialmente una funzione astratta, unaspetto della relazione,, così come TaBBiamò'BèfinTfanètta sezio-ne 1.2? Tutta l'opera di Jung dimostra che il simbolo si manifestaladdove ciò che chiamiamo ' numefizzazione ' non e" ancora" possi-bile^ Ma a nostro parere si ricorre ai simboli anche quando non èpiù possibile usare il modulo numerico (e questo sì vèriHca tipl-"càmènTé" quando "una""reTàziòné~"mmaccTaf 'di evòlversrin""zone""so-cialmente e moralmente tabù come l'incesto).

3.6

Le patologie potenziali dell'interazione simmetricae complementare

Per evitare un equivoco in cui si cade spesso, non si sottolineeràmai abbastanza che nella comunicazione la simmetria e la comple-mentarità non sono in se stesse e da sole ' buone ' o ' cattive ',' normali ' o ' anormali ', ecc. I due concetti si riferiscono sempli-cemente alle due categorie fondamentali in cui si possono divideretutti gli scambi di comunicazione. Entrambe hanno funzioni im-portanti, e da quanto si sa sulle relazioni sane si può trarre laconclusione che è necessaria la presenza di entrambe, anche se sialternano e operano in settori diversi. Cercheremo di dimostrare chequesto significa che ogni modello può stabilizzare l'altro dovunquesi verifichi una runaway in uno di loro; dimostreremo inoltre chenon solo è possibile ma è anche necessario per i due partner met-tersi in relazione in modo simmetrico in certe situazioni e in modocomplementare in altre.

3.61 - ESCALATION SIMMETRICA

Come ogni altro modello di comunicazione anche questi due han-no le loro patologie potenziali, che è nostra intenzione anzituttodescrivere e successivamente illustrare ricorrendo agli esempi cheil materiale clinico ci offre. Abbiamo già accennato che in una re-lazione simmetrica è semprejresente jl pericolo della competitivfià. Sipuò osservare, sia negli individui cEe neIIé~nazi6nr~"cEè l'ugua-

99

3.62 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

glianza sembra più rassicurante se si riesce ad essere un po' ' piùuguali ' degli altri, per usare una espressione famosa di Orwell. E'una tendenza a cui si deve la qualità tipica di escalation dell'in-terazione simmetrica una volta che abbia perduto la stabilità e

\a sopraggiunta una cosiddetta runaway (per es., dispute e litigi1 tra individui o guerre tra nazioni). E' facile osservare, ad es., nei; conflitti coniugali l'escalation di un modello di frustrazione chej i coniugi perseguono finché alla fine si fermano solo perché spos-j sati tìsicamente ed emotivamente; mantengono poi una treguai inquieta finché non si sono sufficientemente ristabiliti per affron-j tare lo scontro successivo. La patologia della interazione simmetrica' è quindi^ caratterizzata da uno_ stato j3T_guerrai J)iù o ineno aipertò

o scisma, nel senso di Gjz JJL;'!.In una relazione simmetrica sana i partner sono in grado di

accettarsi a vicenda ' come sono ', il che li porta alla fiducia e alrispetto reciproci ed equivale a una conferma dei rispettivi Sédavvero realistica. Quando i partner di una relazione simmetricaarrivano_alla_ rottura'^ 31 solito"sl~ò's'sérva' cKeTaTffo "rifiuta piuttostoche disconfermare il Sé dell'altro.

3.62 - COMPLEMENTARITÀ RIGIDA

Nelle relazioni complementari ci può essere la stessa confermareciproca, sana e positiva. Le patologie delle relazioni complemen-

del tutto diversi e : _jten3_enzialmente. _ _ - _ _I equivalgono a disconferme piuttosto che a rifiuti del Sé_ dell'altro.j Da un punto di vista psicopatologico sono quindi più importanti[) dei conflitti, più o meno aperti, dei rapporti simmetrici.

Nella relazione complementare un problema tipico è quello cheP pone quando chiede che O confermi la definizione che P da di sée che è in contrasto col modo con cui O vede P. Questo jppne Oin un dilemma assai singolare: deve cambiare la propria defini-zióne del Sé in una che faccia da complemento e quindi sostengaquella di P, jjerché è nella natura delle relazioni complementari^ cheuna deHnTzibn^3er~Se^si possa mantènej;e^JsbItajQtc^je._Jl..,^i?tner

uno specifico ruolo complementare^ ,J)opo tutto, non ci puòessere madre senza figlio. Ma i modelli di relazione madre-figliocambiano col tempo. Lo stesso modello (che è biologicamente edemotivamente vitale durante la prima fase della vita dell'infante)diventa un grave handicap per il suo sviluppo ulteriore, se non si

100

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.62

fa in modo che un cambiamento adeguato si verifichi nella rela-zione. A seconda del contesto, dunque, lo stesso modelle, J2JJÒ co-__stituire in un certo periodo una conferma del Sé e una disconfermaiS_uH__EerJodo successiyc^Jo_^rernatuio) della ^storia_naturak__JLuna relazione. Poiché i loro aspetti psichiatrici sono più vistosi, lepatologie delle relazioni complementari hanno ricevuto più atten-zione nella letteratura delle loro controparti simmetriche. _In jssi-coanalisi si parla di sadomasochismo, che si considera come U legamepiù_o meno fortuito di due individui le cui formjzipni_der rispettivocarattere deviante si amalgamano a vicenda. Tra i Iavo7i"pìu"Te-centi e più orientati verso lo studio della interazione ricordiamoil concetto di Lidz sul maritai skew (95], le ricerche di Scheflen sulgruesome twosome (136), e il concetto di ''collusione' nel sensodi Laing (88). In queste relazioni si osserva un crescente senso difrustrazione e di disperazione infuno .o jji_en_trjmbiJ jg^rjner.. Accademolto spesso di ascoltare individui che ,rif_eriscono_ di,..loffnre_ elisensazioni sempre giù spaventose di autoestraniamento e depersona-lizzazionejjS^^ffia e di acting-gut coatto; sì tratta di indiviclui chefuori delle loro case (o in assenza del partner) sono perfettamentein grado di adempiere alle loro funzioni in modo soddisfacente eche danno l'impressione di essere bene adattati quando vengono in-tervistati individualmente. Il quadro ^spesso cambia in modo dram-maticoquando vengono osservati jrisieme ai loro 'complementi'.Diventa allora manifesta la patologia cTelIa loro relazione. Forse lostudio più notevole jdella patologia delle relazioni complementari èil famoso saggio rLa Jolìe a Heux ', scrittg da due jgsichlatri fran-cesi^ ^quasi_cento_anni fa. Quanto poco diritto abbiamo a conside-rare originali i nostri metodi di studio è documentato, ad es., daibrani che abbiamo tratto da questo saggio e che qui di seguitoriportiamo. Gli autori anzitutto descrivono il paziente e poi con-tinuano:

Finora abbiamo descritto il Jolle, ljajj[^te_che ^jpro-vpca la situazione_del_J_délire a deuxT 11 suo partner J:una persona molto più difficile ~dadefinire e tuttaviauna ricerca attènta insegnerà a riconoscere le_ leggi se-guite ^_j««^.J^oWaijp«rte_^//fl_ccw^cazw^_^e^follia... Una volta determinato il contratto tacito che legaentrambi i folli, il problema non è soltanto quello diesaminare l'influenza del folle sull'uomo che si supponesano, ma anche l'opposto, l'influenza di chi è razionale su

101

3.63 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

chi_ delirante, e di mostrare come attraverso compromessireciproci l e differenze : ~ " ~sivi nostri)

3.63

Abbiamo già accennato all'inizio di questa sezione che i modellidi relazione simmetrica e complementare si possono stabilizzare avicenda e che i cambiamenti da un modello all'altro sono importantimeccanismi omeostatici. Questo comporta una implicazione tera-peutica, vale a dire che almeno in teoria si può ottenere un cam-biamento terapeutico in modo assai diretto introducendo duranteil trattamento la simmetria nella complementarità o viceversa. Ab-biamo detto ' almeno in teoria ' con cognizione di causa, perché

; si sa benissimo quanto sia difficile in pratica provocare un qua-I lunque cambiamento in sistemi rigidamente definiti i cui parte-; cipanti, a quanto pare, vorrebbero " piuttosto sopportare i mali cheI abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo ". *

3.64

Per chiarire meglio quanto abbiamo detto sopra, riproduciamotre frammenti estratti dalle cosiddette ' interviste familiari strut-

; turate' (159). In tutti e tre i casi l'intervistatore rivolge ai co-niugi la stessa domanda: " Con tutte le persone che ci sono almondo, come mai vi siete messi insieme proprio voi due? ". Sia

, ben chiaro che l'informazione ' storica ' effettiva che resoconti si-mili presentano ha solo una importanza secondaria, anche se èpossibile che sia abbastanza esatta e capace di descrivere una in-terazione simmetrica o complementare che ha avuto luogo in queltempo. Ma qui non ci interessa essere informati sulla storia deiconiugi che spesso la cambiano selezionando i ricordi e riescono aconvincersi _cHe certi "gartìeolarj .Jspnp^ veri soltanto jperché hannodesiderato che lo fossero. L'esame della prima coppia ci colpisce-per la simmetria che la loro interazione presenta nelle risposte chedanno alla domanda dell'intervistatore. La storia del loro incontro,come essi la raccontano, è — per così dire — soltanto la materiaprima che i coniugi manipolano in conformità delle regole delgioco di one-upmanship. Per loro, e jper__noi, _non_è importantequello che è accaduto ma piuttosto cEi Ka il diritto di parlare del-

Op. tit., Amieto, III/l, p. 699.

102

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64

l'altro e che cosa ha diritto di dirgli: in altre jarole^Jl^ contenutonon è la sostanza della loro comunicazione; lo è invece T'aspetto direlazione. _,

ì) |Ì1 JLrimo__caso i ci fornisce l'esempio di un tipico scambiosimmetrico.1S

Trascrizione

I: Con tutte le persone che ci so-no al mondo, come mai vi sie-te messi insieme proprio voidue?

Mr: Lavoravamo tutti e due... nel-lo stesso posto. Lei era addettaalle macchine e io le macchinele riparavo, e...

Mg: Lavoravamo nello stesso edi-ficio.

Commento

Mr: Era una ditta che aveva ungrande impianto e io lavoravoquasi sempre là; lavoro ce n'erasempre: le macchine erano tan-te. E" là dentro che ci siamo in-contrati.

Il marito parla per primo e rias-sume tutta la storia dal suo pun-to di vista, stabilendo il suo di-ritto di agire in questo modo.La moglie non si limita a confer-mare l'informazione che ha dato ilmarito, ma la ripete con parolesue; si pone così in una posizio-ne simmetrica in vista di una di-scussione sull'argomento.Il marito non aggiunge alcuna in-formazione nuova, ripete soltantola stessa frase tautologica con cuiha esordito. E' simmetrico il modocon cui si oppone al comporta-mento della moglie che sostiene ilsuo diritto di essere lei a dare lainformazione; a livello di relazio-ne stanno combattendo per avere1" ultima parola '. Il tono defini-tivo della sua seconda frase è ap-punto un modo per ottenere l'ul-tima parola.La moglie non lascia affatto per-dere; modifica la sua dichiarazionee asserisce di nuovo che ha dirit-to di partecipare alla discussionein condizioni di parità. Sebbene sitratti di una notizia che gira unpo' attorno all'argomento e ap-paia più che altro una interpreta-zione passiva come del resto lo

ei brani qui di seguito riprodotti, le seguenti abbreviazioni: Mr = ma.

Mg: C'erano altre ragazze nellafabbrica e una ci ha presentato.

(Pausa)

15 Usiamo, nei brani qui di seguito riprrito; Mg = moglie; I = intervistatore.

103

3.64 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Trascrizione

Mr: A dire la verità, ci siamo in-contrati in una festa. E' lì cheabbiamo cominciato a filare. Erauna festa che aveva dato unodegli impiegati. Ma ci eravamovisti prima, nel posto dove la-voravamo.

Mg: Non ci eravamo incontratimai fino a quella sera.(Risatina)

(Pausa)

Mr: (mitemente] Mmm.

(Lunga pausa)

Commento

era l'ammissione di '' lavorare nello stesso edificio ' (ma su questopunto si può dire che nessuno deidue ha preso l'iniziativa); ciò no-nostante lei afferma se stessa come' un po' più uguale ' quando fariferimento alla " altre ragazze ', ungruppo di cui lei ovviamente face-va parte, mentre il marito ne eraescluso. La pausa conclude il pri-mo ciclo di scambio simmetricosenza che ci sia alcuna chiusura.Anche se l'affermazione è in qual-che modo accomodante e ammor-bidita, il marito non lascia darealla moglie la versione definitiva.

Questa volta la donna non ripetecon parole sue quello che il mari-to ha già detto, ma lo contraddi-ce apertamente e forse indica chel'escalation della discussione è co-minciata. (Si noti tuttavia che iltermine che usa (' incontrati ') inquesto contesto è abbastanza am-biguo — può voler dire diversecose: da ' essersi messi gli occhiaddosso ' a ' essere stati presenta-ti ufficialmente ' — e squalifical'atto di contraddire il marito: in-fatti se le venisse chiesto di pre-cisare, potrebbe trovare una rispo-sta elusiva. Del resto anche la ri-sata le da la possibilità di ' direqualcosa senza in realtà dirla ').Il marito concorda apertamentecon la moglie e si mette in una po-sizione one-down; ma sono moltii significati possibili del ' mmm 'che il marito emette in modo qua-si impercettibile, senza nessunaconvinzione o enfasi; ne consegueche la situazione resta abbastanzavaga. Inoltre non si capisce bene

LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64

Trascrizione

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I: Ma ci saranno state almenouna diecina di persone a quellafesta, o forse erano di più. Contutta quella gente che stava lì,come mai vi siete messi insie-me proprio voi due?

Mr: Era una delle più graziose.(Risatina)(Pausa)

Mg: (senza indugiare) Non lo socome ero, so che ho cominciatoa andare con lui perché le ra-gazze — lui aveva parlato conqualche altra ragazza prima diparlare con me, e a loro gli ave-va detto che io lo interessavo,e sono state loro che hanno com-binato quella festa, dove poici siamo incontrati.

Mr: A dire la verità non è che sisono messe d'accordo a dare lafesta per farci incontrare...

Commento

che voglia dire dichiararsi d'ac-cordo con una asserzione (comequella della moglie) che era giàcosì vaga. Comunque, egli nonprende iniziative e non avanzaneppure una versione personale.Si giunge così alla fine di un altroscontro, di nuovo contrassegnatoda una pausa che sembra indicareche i coniugi hanno raggiunto ilpunto di pericolo (contraddirsiapertamente e litigare) e sono di-sposti a terminare la discussioneanche senza ' chiudere ' l'aspettodi contenuto.L'intervistatore interviene per evi-tare che la discussione ristagni.

La mossa del marito è decisamen-te one-up; il complimento che faalla moglie è equivoco, gli serveper dire che è lui quello che hadato un giudizio (e fatto la scelta)dopo aver confrontato la donnacon le altre.Lei non accetta l'atteggiamento con-discendente del marito e avanzauna sua versione: si era interes-sata a lui solo perché era stato luia dimostrarle per primo un certointeresse. (Abbiamo finora osserva-to i coniugi assumere posizionisimmetriche mentre erano alle pre-se con un argomento preciso: chiracconterà come si sono incontrati?,o almeno: chi lascerà dare all'al-tro la versione definitiva?; oral'argomento è cambiato: a chispetta il trofeo — si fa per di-re — del corteggiamento?).Il marito respinge apertamente laversione della moglie.

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I3.64 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Trascrizione Commento

La moglie afferma di essere d'ac-cordo col marito che ha correttola sua versione, ma poi ripete quan-to ha detto poco prima. La suaposizione è più debole perché nonha potuto dare una versione per-sonale; per ristabilire la parità,senza rischiare di essere ancora con-traddetta, fa affidamento sul giu-dizio che da di se stessa (' Sonoquel tipo di donna che... ').La risposta del marito è simmetri-ca; anche lui da un giudizio sudi sé (' Sono falco così '). E cosìsi conclude un altro scontro.

Mg: (interrompendolo] Certo chenon l'hanno data per noi, maerano d'accordo fin da primache alla festa ci facevano incon-trare. Ufficialmente. Di persona.(Risatina) E' vero che avevamolavorato insieme, ma io non ave-vo l'abitudine di... ci sarannostate sessanta donne e dieci ododici uomini, ma io non avevol'abitudine di...

Mr: (sovrapponendosi) Era il tipoche si tirava sempre indietro— non era certo l'operaia chedava confidenza sul lavoro achi, uh, uh, a chi non conosce-va, era timida e le compagne losapevano. Ho dato da dire atante. (Risatina) Non è che lofacevo per qualcosa, è che io(sospiro) sono fatto così.

I coniugi erano ricorsi allo psichiatra perché temevano che i lorocontinui litigi potessero danneggiare i figli. E' facile indovinare daibrani che abbiamo riprodotto che la coppia lamentasse di incon-trare difficoltà anche nel rapporto sessuale, dove è naturale che sifacesse particolarmente sentire l'incapacità di avere rapporti com-plementari.

2) Abbiamo scelto come secondo esempio una coppia che hapartecipato a un progetto di ricerca su famiglie scelte a caso. Siapure su un piano generale, i ricercatori ebbero l'impressione chei due coniugi fossero emotivamente assai lontani e che la donna fossemolto depressa. L'inte^azjionedella_copp_ia è tipicamente comple-mentare, con il ~marTto~nella ^osizione^ one-up e la moglie nellaposizione one-down. Ma abbiamo già chiarito nel capitolo prece-den teche quèstT~lermini non indicano necessariamente una certaforza o debolezza. Evidentemente, l'amnesia. ,.e__la man£ajnza__di au-tonomia della donna non solo rendono possibile al marito di as-sumere il ruòlo SePmascnlo Torte e realistico, ma s_qnp anche i

no di lui sono del tuttoveri attori contro cui . ,irnpotentrr^amò~~àncóFà~^[uin3i di fronte a una situazione in cuiqualsiasi sintomo emotivo (nel senso più esteso del termine) ha un

\o interpersonale.

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II frammento comincia poco dopo che l'intervistatore ha chiestocome si siano incontrati e dopo che il marito ha spiegato che lei eravenuta a lavorare nell'ufficio accanto al suo.

Mr: Quand'è che hai cominciato?Mg: Non ne ho la minima i —Mr: (interrompendola) — mi pare che fosse verso, io

ero arrivato in ottobre, l'anno prima... forse hai co-minciato verso... febbraio, uhm, gennaio o febbraio— probabilmente febbraio o marzo perché il tuocompleanno era in dicembre...

Mg: Non mi ricordo neanche se...Mr: (interrompendola) Le ho mandato dei fiori quan-

do — la prima volta che siamo usciti insieme.Non eravamo mai andati in nessun posto.

Mg: (con una risata brusca} E' vero. E' stato un gestoche mi ha sorpreso molto.

Mr: E' così che abbiamo cominciato. Circa un annodopo ci siamo sposati. Un anno o poco più.

I: Che cosa avete...Mr: (interrompendolo) C'è poi da dire che Jane ha

lasciato la società molto presto. Mmm. Non mipare che ci hai lavorato più di un paio di mesi,vero?

Mg: Mi dispiace, ma non mi ricordo niente (risatina]:né quanto è durato né quando sono andata via.

Mr: (interrompendola) Sì, credo che ci sei rimasta perun paio di mesi, e poi hai ripreso a far scuola.(Mg: Mmm, mmm). Perché a noi — a lei parevache quel lavoro contribuisse allo sforzo bellicomolto meno di quanto aveva pensato, quando eraandata lì all'inizio.

I: Allora... lei è andata in una scuola?Mg: Sì, avevo insegnato anche prima (I: Mmm) che

andassi a lavorare in quell'ufficio.I: Però avete sempre continuato a vedervi. (Mr:

Certo) Non c'è dubbio che sua moglie sia unadonna attraente, ma a parte questo — che cosapensa di avere in comune con lei?

Mr: Proprio niente. (Ride) Non abbiamo mai avutoniente in... (respiro rapido) (Pausa).

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3.64 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

3) II terzo esempio è tratto da una intervista con una coppia cli-nicamente normale che si era offerta volontariamente di collaborarea questo tipo di ricerche. Si tratta di un caso in cui i coniugi rie-scono a mantenere un rapporto caldo e di sostegno reciproco; leloro posizioni sono sempre flessibili ed essi alternano scambi sim-metrici con quelli complementari.16 Quindi, anche se da certe coseche dicono si può dedurre che talvolta si disprezzino, si tratta tut-tavia di dettagli che non minacciano la stabilità della relazione ela reciproca conferma dei loro ruoli.

Trascrizione

I: Con tutte le persone che cisono al mondo, come mai vi sie-te messi insieme proprio voidue?

Mg: Come ci siamo...?I: ...messi insieme.Mg: Be'...

Mr: (interrompendola) Glielo di-co subito. (La moglie si mettea rìdere e scoppia a ridere an-che il marito').

Mg: Glielo dico io. Mi ero giàmessa a lavorare prima di fini-re gli studi, era il periodo del-la Depressione e m'ero trovataun lavoro — facevo la curbgirl, mi pare che allora si dicevacosi, e lavo...

Mr: ...era un ristorante per auto-mobilisti...

Commento

La moglie prende subito l'inizia-tiva e stabilisce così che ne ha ildiritto.Il marito prende a sua volta l'ini-ziativa con una manovra simme-trica. Che le loro risate attenuano.

La moglie assume ancora l'inizia-tiva; completa senza esitare la fra-se che il marito ha cominciato adire, poi si dilunga a definire amodo suo la propria situazione.

La moglie si è cacciata nel pastic-ci perché curb girl (ragazza delmarciapiede) si potrebbe scambia-re per •' passeggiatrice '. Il maritoaccorre in suo aiuto e mette benein chiaro che lei lavorava in un

16 Si ha una forma completamente diversa di comunicazione nel settore della inte-razione simmetrica e complementare se il messaggio definisce la relazione comecontemporaneamente simmetrica e complementare. E' probabile che sia la via at-traverso cui più spesso il paradosso entra nella comunicazione umana; ci occu-peremo nel capitolo sesto degli effetti pragmatici di questa forma di incoerenzacomunicazionale.

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64

Trascrizione

Mg: ...rai nel — in quel risto-rante finché non trovai un altroposto. E lui lavorava...

Mr: E io l'ho rimorchiata...Mg: A dire la verità è proprio

quello che ha fatto.(Scoppiano a ridere tutti e due)

Mr: Più o meno è andata così...

Mg: Era proprio un timido. Si ve-deva subito che aveva una grantimidezza e allora mi son detta,quand'è così...

Mr: Adesso la timidezza l'ho su-perata — lo dice lei — io nonlo so.

Mg: Allora mi sono detta...Mr: Questo è tutto...Mg: ...che non c'era niente di ma-

le a farmi accompagnare a casa.Mr: (sovrapponendosi) E' stata

una specie di scommessa, a di-re le cose come stanno. Avevopassato il week-end con certi ami-ci miei, una coppia, e mentrerientravamo in città stavamo di-scutendo che era proprio orascossa per farmi una ragazza. E'stato così che abbiamo decisoche dovevo trovarmi una ragazzafissa.

Commento

ristorante; è un intervento così de-ciso che gli consente di dare lasua versione dei fatti. Fino a que-sto punto l'interazione della cop-pia è simmetrica.La moglie accetta la precisazionee sta bene attenta a rispettare lacorrezione che lui ha fatto. Accet-ta la posizione complementare one-down.Complementarità one-up.Complementarità one-down (la mo-glie accetta come il marito defi-nisce la situazione).Complementarità one-up. La pre-cedente escalation simmetrica èstata interrotta da una deviazioneverso la complementarità che ren-de possibile la chiusura. Il maritotira le somme e il ciclo termina.Con una manovra one-up la mo-glie sposta il discorso sulla storiadel marito che l'ha rimorchiata.

One-down complementare. Il ma-rito accetta di essere definito timi-do dalla moglie, cioè ammette nonsolo di non avere aggressività maanche che la moglie è il migliorgiudice ("lo dice lei — io nonlo so ") su questo aspetto dellapropria personalità.

L'interpretazione della moglie èaccettata e sviluppata dal maritoche prosegue ammettendo di nonaver avuto una ragazza fissa pri-ma di allora e di essere stato in-fluenzato dai suoi amici, ecc.

109

3.65 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

Trascrizione

Mg: E' capitato che lì c'ero io.(Ride)

Mr: Ci eravamo fermati a berequalcosa (ridono tutti e due) elei era lì. Allora io — ah...

Mg: E' andata così.

Commento

In questo contesto la dichiarazionedella moglie rispecchia la passivi-tà del comportamento del marito;anche se il contenuto della dichia-razione può sembrare autodenigra-torio la moglie non si è posta inuna posizione complementare one-down, ma ha scelto una posizionesimmetrica. (Si noti che è neces-sario distinguere tra la motivazio-ne addotta dalla moglie e l'effet-to interpersonale; è dunque chia-ro che alla base della simmetriaci può essere la scelta della posi-zione one-down come pure altreforme competitive).Con manovra simmetrica il maritoribadisce le versioni che lui e lamoglie hanno dato della situazio-ne; e di nuovo le loro risate con-sentono la chiusura del ciclo.La moglie conclude proprio comeha fatto il marito alla fine del pri-mo ciclo con la frase: " Più omeno è andata così ".

3.65

Dopo aver analizzato gli esempi precedenti ci pare che sono duei punti da mettere in evidenza. Anzitutto^J'importanza __delConte-nuto diminuisce quando emergono i modelli di comunicazione. UngfuppcTHi studenti 31 'psicniatm "del"secondo "e" teFzo"~anno""àTFermòdi ritenere la coppia del terzo esempio molto più ' malata ' dellealtre coppie clinicamente disturbate. Da indagini più approfonditerisultò che gli studenti avevano espresso tale giudizio perchéritenevano che fosse socialmente inaccettabile il modo in cui i co-niugi si erano incontrati, né giudicavano un fatto positivo che' battibeccassero ' apertamente su certi particolari. In altre parole,il giudizio erroneo degli studenti si basava sul contenuto del reso-conto della coppia piuttosto che sulla loro interazione.

Non si deve poi dimenticare (e questo è il punto più impor-tante) che noi abbiamo analizzato asserzioni rese dopo altre asser-zioni. Infatti, nessuna di esse — presa isolatamente — può essere

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LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.65

one-up complementare, simmetrica, o qualsiasi altra cosa. Natu-ralmente, occorre la ' risposta ' del partner per ' classificare ' un datomessaggio. Non è dunque la natura delle asserzioni (considerate comeentità individuali) ma il,.r^pprtp_tra_jdjje^_^ùquelle che sono le funzioni di comunicazione,..

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