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Luned ì , 26 Marzo 2018 www.corrieredelmezzogiorno.it Dsa «istruzione» perl’uso Le strategie didattiche per aiutare l’apprendimento a pagina 4 Di Napoli Pignatelli, Vecchio Salvarsi la pelle Quando il male non si chiama solo melanoma a pagina 5 Nesti «Scars of life» Al Cardarelli cicatrici in mostra, segni di rinascita alle pagine 8 e 9 Sanità on line Nello smartphone lo specialista più consultato alle pagine 2 e 3 Gorgoni, Nespoli Solidarietà Open ha 15 anni Diario su Instagram per non mollare On line L’inserto speciale Salute e prevenzione può essere consultato anche su www.corrieredelmezzogiorno.it Mali di stagione Pollini e acari, così le allergie restano fuori casa a pagina 10 Bochicchio pagina 14 Caligiuri E PREVENZIONE Salute

Transcript of ^TH:;O 888 mQC??KO? OPOHGO55...

Lunedì, 26Marzo2018 www.corrieredelmezzogiorno.it

Dsa«istruzione»perl’usoLe strategie didattiche per aiutare l’apprendimento

a pagina 4 Di Napoli Pignatelli, Vecchio

Salvarsi la pelleQuando il malenon si chiamasolo melanoma

a pagina 5 Nesti

«Scars of life»Al Cardarellicicatrici in mostra,segni di rinascita

alle pagine 8 e 9

Sanità on lineNello smartphonelo specialistapiù consultato

alle pagine 2 e 3 Gorgoni, Nespoli

SolidarietàOpen ha 15 anniDiario su Instagramper non mollare

On lineL’inserto speciale Salute e prevenzionepuò essere consultato anche suwww.corrieredelmezzogiorno.it

Mali di stagionePollini e acari,così le allergierestano fuori casa

a pagina 10 Bochicchio

pagina 14 Caligiuri

E PREVENZIONESalute

NA2 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

Sono sempre di più le persone che scaricano applicazioniper poter monitorare la propria salute e i parametri vitaliDa AIGkit a MyCyFAPP e PugliaSalute alcuni esempidella rivoluzione in atto: da pazienti siamo diventati utenti

Terapie, farmaci e consigliSe è il dottor Googlea prendersi cura di noi

D alle abitudini alimen-tari al fitness, sino almonitoraggio vero eproprio dei parametri

vitali, le app per la salute sonoormai entrate a far parte delquotidiano di milioni di per-sone di ogni età: uomini edonne che per il proprio be-nessere scelgono la via deldownload. Da «pazienti», af-fezionati al proprio medico difamiglia, gli italiani si stannorapidamente trasformando in«utenti». In linea, questo vadetto, con quanto avviene nelresto d’Europa e del mondo.Che il ricorso a dottor Goo-

gle sia ormai abituale lo dico-no i dati: oggi un italiano sudue ricerca attivamente infor-mazioni relative alla salute.Fra questi, quasi lametà (circa11milioni e 500 mila persone)usano strumenti e canali digi-tali per informarsi. Di qui ilpasso verso le app per la salu-te è breve.Un possessore di smar-

tphone su tre si dichiara inte-ressato a scaricare app o uti-lizzare wearable (dispositiviindossabili) per monitorare iparametri vitali (pressione,battito cardiaco e così via) egli stili di vita (ore di sonno,alimentazione, attività fisica,stress).I temi di ricerca tramite

web, sempre in fatto di salute,sono i più vari: ovviamente lepiù ricercate sono le informa-zioni legate alle malattie (ad-dirittura il 78%) e alle possibi-lità di cura (il 62%). Seguono aruota informazioni sui farma-ci (45%), su medici e centri dieccellenza specializzati (36%).Una larga fetta di utenti/

pazienti è poi interessata alpiù ampio concetto di benes-sere, quindi: stili di vita (59%),farmaci da banco (32%), inte-gratori (35%). In questo sensole app per smartphone fun-zionano un po’ come dei cata-lizzatori e una premessa ed’obbligo: alcune sono vere eproprie bufale digitali, altresonomolto utili e possono ve-ramente incidere sul benesse-re e sulla salute di chi le usa.Molto particolare, perché

dedicata ad una malattia rara,è l’applicazione AIGkit. Adattaa dispositivi iPhone e An-droid, quest’app guarda inmaniera specifica a chi è col-pito damalattia di Pompe. Tregli obiettivi degli sviluppatori:

giornata dellamalattia in ognipaziente in tempo reale e lecondizioni generali della vitadi tutti i giorni. Da ultimo, manon meno importante, racco-gliere dati utili a migliorare laconoscenza della storia natu-rale di questa malattia rara.

L’architettura dell’AppPensa-ta per essere intuitiva e fun-zionale, l’applicazione offrequattro sezioni molto utili. Laprima si chiama «conoscerela mia malattia» e contieneutili informazioni per i pa-zienti riguardanti le caratteri-

di Raffaele Nespoli

Il focus

stiche mediche della Malattiadi Pompe: dalla diagnosi allagestione.Nella sezione «news» si

possono trovare notizie flashsui problemi medici o socialidella malattia. Questa funzio-ne si avvale della sincronizza-zione tramite internet con i si-ti AIM e AIG. La sezione «lamia documentazione medi-ca» è strutturata come un dia-rio in cui il paziente può sche-dare le sue infusioni terapeu-tiche. Impostando la data del-la prima infusione l ’appsincronizzerà e ricorderà lesuccessive. Inoltre, cosa anco-ra più importante, raccogliediversi dati sul suo stato di sa-lute in un contesto reale. Nellasezione dedicata al «piano diallenamento motorio» si pos-sono trovare tutti gli strumen-ti che servono a creare sessio-ni di allenamento mixandodiversi esercizi.Come funzio-ni aggiuntive, nella home pa-ge ciascuno potrà trovare duevoci molto importanti: «Lamia linea di assistenza», checontiene i contatti dell’asso-ciazione AIG e indirizzi emailper domande e supporto; e «I

in primo luogo aiutare i pa-zienti a gestire i problemi re-lativi alla malattia e ridurne ilpeso, quindi essere continua-mente consapevoli della salu-te e della qualità della vita. Insecondo luogo, fornire ai me-dici una traccia continua e ag-

AIGkitL’applicazioneper la malattiadi Pompe

I datiIl 78%cercanotiziesullemalattie,il 62%sullepossibilitàdi cura

MyCyFAPPL’app dedicataai malati difibrosi cistica

PugliaSaluteServizi mediciper i pazientipugliesi

Salute on-line, ecco cosa cercano gli italianiCirca 11milioni 500mila persone usano strumenti e canali digitali per informarsi su patologie e terapie

Un possessore di smartphone su tresi dichiara interessato a scaricare Appo utilizzare wearable (dispositivi indossabili)per monitorare i parametri vitali (pressione,battito cardiaco e così via) e gli stili di vita(ore di sonno, alimentazione, attività fisica, stress)

L’Ego

5Informazioni

sugli stili di vita

3Informazioni

sui farmaci

1Informazioni legate

alle malattie

7Informazionisu integratori

Terapie e possibilitàdi cura

42Informazioni

su medici e centri

6Informazioni

su farmaci da banco

11milioniSono gli italiani

che usano strumentie canali digitaliper informarsi

su temi di salute

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA3

L a chiamano smart tech-nology (tecnologia intel-ligente) e ha aperto nuo-

ve strade anche nella gestionedi una malattia. Con un’appsullo smartphone i pazientipossono essere in contatto 24ore su 24 con un centro spe-cializzato e migliorare il lorovissuto quotidiano. È il caso diun’app mobile, chiamata AI-Gkit, utilizzabile dagli adulticon diagnosi di malattia diPompe.«Oggi si parla tanto di tele-

medicina e della possibilità dimonitorare il paziente dallapropria abitazione», spiega ilprofessor Gabriele Siciliano.«La malattia di Pompe è unamalattia cronica e progressi-va. Nella forma infantile laprogressione è purtroppo ra-pida, ma nell’adulto è lenta epuò durare anche anni. Que-sto è un primo punto che sot-

ma “lisosoma”, per questomotivo la malattia di Pompeviene anche definita malattiada accumulo lisosomiale».Un’app può allora essere un

mezzo per affiancare la presain carico tradizionale: «L’ideanasce dalla convergenza tra icentri specialistici e l’associa-zione dei pazienti. L’applica-zione AIGkit, aiuta nella quo-tidianità a comprendere, adesempio, se ci sono situazioniche possono ridurre l’efficaciadella terapia in atto (come adesempio una semplice in-fluenza). Non possiamo eli-minare le visite nel centrospecialisticoma possiamo ge-stire tutte le fasi di intervallotra un controllo e l’altro e ave-re informazioni utili per la cu-ra».Poi c’è il fattore psicologico:

grazie a questo strumento, ilpaziente si sente meno solo.«Nello sviluppo dell’app, oltrea medici neurologi e pazienti,sono stati coinvolti anche in-gegneri, informatici e unapsicologa che ha analizzatotutte le sfaccettature legate acome il paziente vive lamalat-tia e quali possono essere glieffetti positivi nel suo vissutoquotidiano».

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miei numeri di emergenza»,in cui attraverso un singolobottone l’utente può chiama-re il numero di cellulare che èstato preventivamente impo-stato o mandare un brevemessaggio di servizio chemo-stra automaticamente la suaposizione geografica su Goo-gle Maps.Vero e proprio progetto di

cooperazione sul tema dellaterapia enzimatica sostitutivaè poi MyCyFAPP, che coinvol-gerà un gruppo di esperti invarie discipline, provenientida 7 paesi europei, per un to-tale di 12 organizzazioni com-prendenti istituti di ricerca euniversità. L’obiettivo? Far sìche la terapia enzimatica so-stitutiva sia gestibile da partedei pazienti con fibrosi cisticae dalle famiglie.Visto che lamaggior parte dei pazienticon fibrosi cistica soffrono diun’insufficienza legata allamancata secrezione di enzimipancreatici nel piccolo inte-stino. Questi pazienti devonoquindi seguire la terapia enzi-matica sostitutiva, che consi-ste nell’apporto di enzimi di-gestivi esogeni. Tuttavia, il

Malattia di Pompe, l’app di servizioLo strumento tecnologico aiuta a gestire la patologia e fa sentire meno soli

dosaggio ottimale non è facileda stabilire, perché dipendedalle caratteristiche di ognipasto e dalle condizioni indi-viduali di ogni paziente. La ra-gion d’essere di questo pro-getto è proprio in questa ne-cessità, sviluppare uno stru-m e n t o e f f i c a c e escientificamente testato percolmare il gap esistente suldosaggio della terapia enzi-matica sostitutiva adatto aciascun paziente.Diverso il concept dal quale

nasce l’app PugliaSalute,esempio di come il serviziosanitario pubblico possa esse-re più vicino all’utenza graziead un click. Voluta dalla Re-gione, PugliaSalute permettedi consultare le principali in-formazioni sulle strutture delServizio sanitario regionale eutilizzare alcuni servizi on-li-ne.Grazie a questa app è possi-

bile anche disdire una preno-tazione, pagare il ticket, trova-re le farmacie di turno, leguardie mediche e i punti diprimo soccorso più vicini, in-dividuare la posizione e con-sultare le informazioni utili di

tutte le strutture sanitarie re-gionali.Interessante la funzione

che permette di leggere lenews di tutte le aziende sani-tarie, direttamente dallosmartphone o dal tablet.Dopo aver scaricato l’app e

aver accettato le condizioni diutilizzo si accede immediata-mente ad una home pagesemplice e intuitiva. Grazie al-la geolocalizzazione con unsemplice tocco del dito sullosmartphone si possono trova-re in un attimo le strutture dicontinuità assistenziale, clas-sificate in base alla distanza,con tanto di indirizzo e nume-ro di telefono.Un esempiomolto concreto

di come la tecnologia, in ma-niera semplice ed efficace,possa aiutare i cittadini e ra-zionalizzare l’uso delle risorsepubbliche. Una best practiceche sarebbe bene riproporreanche in altre regioni d’Italia,dove spesso è difficile anchesolo tentare di prenotare unesame o una visita ambulato-riale. Ma questo è un altro di-scorso.

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tolinea l’importanza di uncontatto continuo tra pazien-te e medico. Parliamo di unamalattia rarissima, che neces-sita di centri ultraspecialisticiche non sempre si trovano adue passi da casa. In questosenso la tecnologia viene in-contro al paziente: evitandoviaggi costosi e stancanti e ge-stendo lamalattia per via tele-matica».In tutto il mondo, la malat-

tia di Pompe interessa circa10.000 individui tra neonati,bambini e adulti. In Italia sistima che siano circa 300 lepersone che convivono conquesta patologia. Il sintomopiù evidente è la debolezzamuscolare progressiva. «An-che i piccoli gesti quotidianipossono essere compromes-si: nei casi più gravi persinoportare il bicchiere alla boccao respirare diventano azionidifficili da compiere», spiegaSiciliano. Si tratta di una ma-lattia genetica, trasmessa dai

di Pompe: il glicogeno che siaccumula provoca un’incapa-cità del muscolo a contrarsi».Le conseguenze sono danni

progressivi ai muscoli, comequelli di gambe e braccia maanche il cuore e la muscolatu-ra deputata alla respirazione.«La parte della cellula in cui siaccumula il glicogeno si chia-

Webe benessereGli italianivanno allaricerca nonsolo di newssulla salute

genitori ai figli. L’organismonormalmente produce enzi-mi che lo aiutano a funziona-re. «Uno di questi enzimi èl’alfa-glucosidasi acida (GAA),responsabile della degrada-zione del glicogeno - la riservaenergetica dei muscoli. Sel’organismo non produce suf-ficiente GAA si ha la malattia

di Sofia Gorgoni

La classificaLe migliori appper medici estudenti secondoMedMedicine

GabrieleSicilianoDocentein neurologiaall’Universitàdi Pisa, èpresidentedell’Associazione di Miologia

NA4 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

L’infanzia difficile

Aumentanointutt’Italia le iniziativee iprogettiperalunnicondisturbispecificidell’apprendimentoANapoli l’esperienzadiunlaboratorioper ilpotenziamentocognitivo incentratosull’autoaiuto

Bambini con Dsa: diversamente geni

MarinaTripodiLogopedista eneuropsicomotricista,specialistain vocologiaartisticaall’UniversitàVanvitelli

«T utti insieme» è il ti-tolo di un progettoper alunni diversa-mente abili, il cardi-

ne di un percorso di integrazionee miglioramento dell’autonomiaper gli studenti con deficit del-l’apprendimento che è partitodall’istituto «Giuseppe Tomasi diLampedusa» di Sant’Agata Mili-tello.Nato da un’idea del professore

Elia Alioto e partito nel 2005, l’in-tervento èmirato ad accrescere lecapacità gestionali quotidianedei ragazzi affetti da criticità didiverso tipo. Una forma di labo-ratorio, che si esplica principal-mente fuori dalle aule dell’istitu-to, diretto dalla professoressaAntonietta Emanuele. È qui infat-ti che i ragazzi, accompagnati da-gli insegnati di sostegno, assu-mono piena consapevolezza di sèstessi, imparano a muoversi sulterritorio, chiedere informazioni,fare richieste da cittadini ad uffi-ci comunali e istituzionali. Inquesti anni gli alunni hanno vis-suto esperienze esaltanti pur nel-la semplicità del vissuto di tutti igiorni. In banca hanno imparato,ad esempio, a fare deimovimentisu conto corrente, a pagare lebollette di luce e gas senza doverfare ricorso all’aiuto dei genitorio di altre persone..

A contatto con gli impiegati,sentendosi protagonisti delleproprie azioni, hanno agito dapersone che stanno dando segui-to a obblighi e al contempo eser-citando i propri diritti. Una cre-scita personale che diventa an-che sociale e civile.Fare la spesa non è facile per

nessuno: loro hanno imparato adistinguere bisogni e utilità, e co-sa non da poco, a fare sempre at-

tenzione al prezzo. Hanno fattovisita alla guardia di finanza, e alsindaco di Sant’Agata Militello,hanno creato uno speciale «con-siglio comunale» stabilendo diacquistare bici elettriche a bene-ficio della collettività.In tutta Italia sono molti i pro-

getti volti alla prevenzione, edu-cazione e rieducazione della vocee della parola, del linguaggioscritto e orale e della comunica-zione in età evolutiva.A Napoli ad esempio, la dotto-

ressa Francesca Caianello, logo-pedista ed educatore professio-nale extra-scolastico, ama ricor-dare il comportamento di un suogiovanissimo allievo, che dopoalcune sedute di logopedia, incui aveva imparato a pronunciarecorrettamente diverse parole,che risultavano difficili anche adaltri compagni di classe, decisedi salire in cattedra al posto dellamaestra, valutare le difficoltà diparola di ognuno dei suoi com-pagni ed insegnare la correttapronuncia a quelli che ritenevane avessero bisogno.Il bambino aveva cinque anni,

e la sua analisi risultò perfetta. Ladottoressa Marina Tripodi logo-pedista neuropsicomotricistapresso l’Università della Campa-nia «Luigi Vanvitelli» si rifà alleparole del pedagogista Jean Pia-get, e dice: «L’obiettivo principa-le della scuola è quello di creareuomini che siano capaci di fare

cose nuove, e non semplicemen-te ripetere quello che altre gene-razioni hanno fatto». Proprio leiha ideato un progetto di studioper il potenziamento cognitivo, icui punti cardine sono la valuta-zione delle esigenze specifiche diciascun bambino. Fare in modoche si senta come parte unica especiale di un insieme, propriocome accade per gli strumenti inun’orchestra, favorendo un am-biente non competitivo bensì in-clusivo e proattivo.All’interno del suo laboratorio

gli studenti hanno la possibilitàdi sperimentare relazioni gratifi-canti in un contesto di apprendi-mento cooperativo, in modo taleda sentirsi liberi di chiedere aiu-to, oppure di aiutare i compagniin caso di necessità.Questo meccanismo ha riper-

cussioni positive sia sull’autosti-ma, sia sulla capacità di socializ-zazione. Rifacendosi a Confucio:«Se ascolto, dimentico, se vedo,ricordo. Se faccio, capisco».Ben vengano quindi tutti que-

sti progetti, perché come disseAlbert Einstein, che a sua voltaera considerato un bambino condeficit dell’apprendimento, forseil più rappresentativo di tutti:«Ognuno è un genio, ma se sigiudica un pesce dalla sua abilitàdi arrampicarsi sugli alberi, luipasserà tutta la sua vita a credersiuno stupido».

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Come molte altre associazioni, anche l’Aid(Associazione italiana dislessia) conta sul 5 permille dei contribuenti per sostenere le proprieattività. Scegliere di sostenere L’Aid significainfatti aiutare i bambini dislessici e le lorofamiglie, sensibilizzare l’opinione pubblica e leistituzioni, promuovere la ricerca e la formazionespecifica. Il 5 per mille non è una tassaaggiuntiva ma una piccola quota delle imposte acui lo stato rinuncia per permettere ai cittadini di

sostenere un’associazione. Nel 2015 sono stati10.855 i contribuenti che hanno scelto didevolvere il 5 per mille all’Associazione italianadislessia, consentendo di raccogliere 366.000euro circa. I fondi sono stati utilizzati, tra l’altro,per organizzare la Settimana nazionale delladislessia 2017 con 330 iniziative gratuite tralaboratori, incontri formativi e informativi,testimonianze e spettacoli su tutto il territorionazionale.

La sceltaDonare il 5 per milleper sostenerele attività dell’Aid

Maria LuisaProetto PopoloPsicologa,specializzatain Disturbispecificidell’apprendi-mento,collaboraconl’associazionepartenopea«Ipertesto»Fa parte di unteam che lavorasul doposcuola

Un doposcuola per essere autonomiL’iniziativa dell’associazione Ipertesto interviene per sviluppare la personalitàDopo aver dato ottimi risultati al Vomero raddoppia in un rione popolare, Bagnoli

È importante sfatare un luo-go comune: «Un bambinocon un Disturbo specificodell’apprendimento (Dsa)

non è un bambino poco intelli-gente. Anzi, molte evidenzescientifiche dimostrano chespesso i bambini con Dsa hannoun quoziente intellettivo al di so-pra della norma». Le parole sonodella psicologa Maria Luisa Pro-etto Popolo, specializzata in Di-sturbi specifici dell’apprendi-mento. La psicologa, che collabo-ra con l’associazione partenopeaIpertesto, è parte del team che staportando avanti a Napoli un pro-getto di doposcuola dedicatoproprio a questi temi e chemira atrasferire autonomia a questi ra-gazzi.«La dislessia – spiega – solita-

mente viene diagnosticata a par-tire dagli 8 anni. Ma già tra la pri-ma e la seconda elementare sipossono notare alcuni campa-nelli d’allarme. Per questo è cru-ciale che nelle scuole dell’infan-zia vi siano “occhi allenati”. Capi-ta che i bambini con dislessia fac-ciano errori come confondere lelettere, spesso nello scrivere unaparola ne invertono l’ordine. Poi,nel corso degli anni, il problemadiventa spesso molto evidente,sia nella lettura che nella scrittu-ra».Questo può avere pesanti ri-percussioni sul rendimento sco-lastico, ma anche sullo sviluppo

della personalità.«Gli effetti –prosegue l’esperta – possono es-sere anche molto pesanti. Non èinsolito trovare nelle persone conDsa una scarsa autostima, un

precario senso di autoefficacia(percezione di non essere capacea svolgere un compito), ma an-che uno spiccato senso di ansia edi tristezza. Addirittura si può ar-rivare a comportamenti di rifiu-to». Dal desiderio di aiutare le fa-miglie e i ragazzi, nasce il proget-to «Dsa - Dopo scuola assieme»dell’associazione Ipertesto (cheda più di 20anni lavora con ibambini colpiti da Disturbi spe-cifici dell’apprendimento).

Il progetto, già sperimentato alVomero ha dato ottimi risultati.Per questo ora l’associazione loripropone in un quartiere popo-lare come Bagnoli. «In questomodo – spiega Francesco Bianco,presidente Ipertesto - possiamocreare un momento di aggrega-zione e di condivisione tra ragaz-zi che hanno esigenze diversemache spesso frequentano le stessescuole. Ovviamente abbiamo lapossibilità di accettare un nume-

ro limitato di richieste, ma stia-mo cercando di fare il possibileper venire incontro alle esigenzedi tutti. Chiunque voglia infor-mazioni può contattare l’associa-zione al numero 081-5790743, in-viare unamail a [email protected] o accedere alla pagina Fa-cebook doposcuoladsa».Il costodel doposcuola servirà a sostene-re le attività proposte non solonelle ore pomeridiane ma anchedurante tutto l’anno scolastico. Arendere interessante il progetto èl’idea di andare ben oltre l’ordi-nario, sostenere i ragazzi e le fa-miglie anche nel rapporto con idocenti. Assicurandosi ancheche le scuole mettano in praticaquanto previsto dalla legge inquesti casi e mettendo a disposi-zione nella sede dell’Arci compu-ter e software realizzati ad hoc.Si mira inoltre a costruire per-

corsi di autonomia di apprendi-mento, con mezzi che possano«semplificare» le esigenze didat-tiche dei ragazzi con Dsa, ma an-che aiutare tutti gli altri a valoriz-zare il proprio impegno quotidia-no. A questo scopo l’associazioneIpertesto forma figure professio-nali in grado di capire le difficol-tà, dare spazio al talento, intratte-nere un rapporto costruttivo conla famiglia che, spesso, non rie-sce a governare il problema.

Gianluca Vecchio© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Emanuela Di Napoli Pignatelli

❞L’obiettivoAttivaremeccanismicon ripercussioni positivesia sull’autostima che sullacapacità di socializzazione

Non solo pomeriggioIl costo serve a sostenerele attività proposte anchedurante l’anno scolastico

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA5

P er «salvarsi la pelle» è im-portante fare prevenzio-ne.Ma come? L’unicomo-do è quello di sottoporsi a

controlli periodici dal dermato-logo o, in caso di qualche dubbio,chiedere consiglio al medico difamiglia. Attenzione però, non èsolo dal melanoma che ci si deveguardare. Per essere chiari, il me-lanoma è il tumore cutaneo delquale si sente parlare più spesso.La ragione è tutta nella pericolo-sità della neoplasia, ma questonon significa che non ci si debbapreoccupare anche di forme tu-morali che, se trascurate, posso-no essere aggressive. I tumoridella pelle sono infatti diversi esono molto frequenti per un mo-tivo tanto ovvio quanto sottovalu-tato: la pelle è la nostra prima di-fesa dalle aggressioni esterne, èl’organo più esteso e quello chesubisce i maggiori «insulti»,spesso anche a causa di compor-tamenti incauti. Si pensi adesempio allemaratone estive sot-

I problemi più rilevanti ci sonoquando non si interviene in mo-do precoce. In questi casi è possi-bile avere delle «infiltrazioni» adanno degli strati profondi dellacute. In pochi casi, i carcinomicutanei a cellule squamose pos-sono dare metastasi ai linfonodie agli organi interni, diventandopotenzialmente letali.

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to i raggi ultravioletti in nome diun’abbronzatura da record.Unodei tumori della pelle dai quali cisi deve guardare è il carcinomacutaneo a cellule squamose, cheè meno pericoloso del melano-ma ma può, in alcuni casi, porta-re ametastasi.Perché bisogna co-noscerlo? Per il fatto che il carci-noma a cellule squamose (o spi-nocellulari) è la seconda formapiù comune di tumore cutaneo.

Come si presentaNon è raro che ì carcinomi cu-

tanei spinocellulari abbiano ori-gine da cheratosi attiniche. Spes-so possono sembrare lesioni rial-zate della pelle, con una superfi-c e c h e p r e s e n t a p i c c o l ecrosticine. Altre volte questa neo-plasia si manifesta sotto forma dichiazze rossastre desquamanti.Ad occhi poco esperti questi tu-mori, che crescono relativamen-te in fretta, possono essere con-fusi con banali verruche. Altret-tanto grave sarebbe scambiarequesta forma di cancro della pel-le con un principio di psoriasi.Cosa che purtroppo a volte succe-

del sole. E comunque è evidenteche la prevenzione inizia dallebuone abitudini: mai esporsi airaggi Uv senza protezione o nelleore più calde.

L’evoluzioneSe diagnosticati precocemen-

te, i carcinomi cutanei spinocel-lulari possono essere trattati inmaniera relativamente semplice.

Lemalattie della pelle

de, soprattutto se la «diagnosi»viene affidata a qualche ricercafatta in rete nel segno del «fai date». Man mano che cresce, il tu-more può diventare nodulare,duro, con una superficie rugosa.Alla fine, quando il cancro si èsviluppato, solitamente si notauna sorta di ferita aperta all’inter-no della quale continua a cresce-re tessuto.

Le zone più colpiteBenché i carcinomi a cellule

squamose possano comparire inogni area del corpo, incluse lemucose e i genitali, insorgono disolito in aree «fotoesposte». Nonè raro che appaiano sul volto, sulcuoio capelluto, sulle orecchie, lelabbra, il collo o sugli arti. In li-nea di massima, il «terreno» pre-ferito di questo tumore è costitu-ito da quelle porzioni di pelle cheper anni sono state sottoposte aidanni del sole, per lo più in pre-senza di rughe e di una certa per-dita del tono della pelle. Eccoperché sarebbe bene tenere sem-pre sotto controllo zone messeper anni a dura prova dai raggi

«Il farmaco c’è e ha dato risultati concreti»L’oncologo Ascierto: «In Usa presentati i dati della sperimentazione con immunoterapiaIn Campania la rete dermatologica esiste ed è tra le migliori d’Italia, efficace e tempestiva»

I tumori cutanei non melano-matosi sono tra i tumori piùdiffusi in assoluto: secondo idati dell’Associazione italiana

registri tumori sono infatti al pri-mo posto tra gli uomini (15,2% ditutti i tumori) e al secondo tra ledonne, dopo il tumore della

m amme l l a(14,8% di tuttii tumori). Inmedia ognianno si regi-strano circa120 casi di tu-more cutaneonon melano-matoso ogni100mila uo-mini e circa90 casi ogni100mila don-ne.Escluden-do i melano-

mi, 8 tumori della pelle su 10 so-no carcinomi cutanei a cellulebasali, mentre i rimanenti 2 sonocarcinomi a cellule squamose.Per aggredire il carcinoma spino-cellulare «l’arma più efficace adoggi disponibile è la chirurgia».A dirlo è Paolo Ascierto, presi-dente della fondazione Melano-ma e direttore dell’Unità di onco-logia melanoma, immunoterapiaoncologica e terapie innovativedel Pascale di Napoli.Professor Ascierto, ci sono

buone notizie per i pazienti col-

piti da questa forma di tumore?«Lo scorso anno a Chicago so-

no stati presentati i dati prelimi-nari della sperimentazione conl’immunoterapia, che ormai sista diffondendo in tutti i campi.Un anticorpo anti Pd1 che nei pa-zienti con carcinoma cutaneo acellule squamose avanzato per-mette di ridurre l’estensione del-la neoplasia. Devo dire che le for-me localmente avanzate e meta-statiche non sono molto fre-quenti, ma quando sono presentiè bene avere una terapia che pos-sa risultare efficace».Dunque, questo farmaco ha

dato risultati importanti?«Sì anche in considerazione

del fatto che questo carcinoma sisviluppa spesso in zone difficilida aggredire chirurgicamente.Ad esempio sul volto, in prossi-mità degli occhi o sul naso. I ri-sultati si preannunciano concre-ti, tanto che almomento gli orga-nismi regolatori stanno passan-do a l l a fase success i va d ivalutazione, dopo aver ottenutola breakthrough designation daparte dell’ente regolatorio statu-nitense (FDA)».Al momento, la sicurezza e

l’efficacia di questa terapia nonsono state ancora valutate ap-pieno da nessuna autorità rego-latoria. Quali sono le possibilitàcon le formemetastatiche?«Purtroppo in questi casi ab-

biamo risorse limitate. Il carcino-ma spinocellulare è ancora oggiuna malattia che necessita di in-terventi importanti. Negli ultimianni sono stati sviluppati diversifarmaci, ma nessuno è riuscito agarantire un impatto determi-nante».Si utilizza ancora la chemio-

terapia?«Sì, ma non risolve il proble-

ma. Potremmo dire che ha un ef-fetto palliativo e nei migliori deicasi tende ad allungare la soprav-vivenza dei pazienti».E la targeted therapy?«Si è molto diffusa negli anni,

soprattutto nei confronti del re-cettore Egfr, ma anche in questo

caso i risultati sono stati contro-versi. Diciamo che non si è avutoalcun cambiamento di rilievo».Quanto conta una diagnosi

precoce?«Moltissimo, anche per questo

il ruolo del medico di famiglia èdeterminante. È l’avamposto del-la prevenzione, visto che il medi-co di famiglia è il primo in molticasi ad avere notizia dei campa-nelli d’allarme. Quindi è bene chein presenza di un sospetto indi-rizzi i pazienti ad dermatologo oa centri di riferimento regionaliche possano garantire una dia-gnosi definitiva».Esiste una rete dermatologi-

ca in Campania?

«Non solo esiste ma è anchetra le migliori d’Italia. La Campa-nia, sia con l’Istituto Pascale checon le università, mette in campomoltissime eccellenze. Posso di-re senza il timore di essere smen-tito che nella nostra regione le

diagnosi sonomolte emolto pre-coci, per questo riusciamo nellamaggior parte dei casi a risolvereil problema con tutti gli interven-ti necessari».Se preso per tempo da questo

tumore si guarisce?«La tempestività è tutto, per-

ché negli stadi iniziali questo tu-more può essere rimosso in ma-niera chirurgica. Intervenire rapi-damente fa la differenza. Mi sen-to di ricordare che anche laprevenzione è importante, cerca-re di avere comportamenti cor-retti, ad esempio nella protezio-ne dall’esposizione ai raggi Uv».

Raffaele Nespoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il carcinomaacellulesquamosepuòportareametastasiSimanifestadisolito inzonedelcorpoesposteai raggiUv

Non solo melanomaL’altro tumore cutaneoda conoscere per evitarlo

di Raimondo Nesti

La scheda

L’Ego

CHE COS’ÈIl carcinoma squamocellularesolitamente riguarda personedi età superiore ai 50 anni

È un tumore che comparenelle zone del corpo piùesposte al sole, quali

Questo particolaretipo di carcinomapuò comparire anchenelle zone della pellein cui è presenteuna cicatrice

Altre volte puòsvilupparsi a partireda una cheratosi attinica

Questo tipo di tumore portaa una crescita incontrollatadi cellule anormali e squamosesulla pelle; a volte le manifestazionicutanee possono essere confusecon quelle della psoriasi

Questo tipo di tumore portaa una crescita incontrollatadi cellule anormali e squamosesulla pelle; a volte le manifestazionicutanee possono essere confusecon quelle della psoriasi

I FATTORI DI RISCHIO

viso orecchie

labbra

mani

Eccessiva esposizioneai raggi Uv

Pelle e occhi chiari

Scottature solari multipledi carattere grave durantei primi anni di vita

Età superiore ai 45 anni

Presenza di una cheratosiattinica

❞La chemioterapiaNon risolve il problema,ha un effetto palliativo e neimigliori dei casi allunga lasopravvivenza dei pazienti

PaoloAsciertoPresidentefondazioneMelanomae direttoredell’Uoc oncologiamelanomadel Pascale

EquivociA voltelo siscambiaper unprincipiodi psoriasio per unabanaleverruca

NA6 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA7

L’ortopedia

L a chirurgia protesica ar-ticolare e le nuove sfide.«Sono due gli obiettiviche ci poniamo: il pri-

mo è sicuramente la percezio-ne che il paziente ha dell’arti-colazione operata da conside-rarsi normale nella sua fun-zionalità. La seconda è legataall’uso dei materiali innovati-vi».Il connubio vincente resta

l’esperienza e la tecnologia,quella che caratterizza l’ope-rato del dottor AngelomariaRea, specialista in ortopedia,libero professionista per scel-ta. «Ho lasciato l’ospedale cir-ca quindici anni fa - spiega -mi stava stretto. Il privato con-sente di esprimersi più libera-mente».Un ortopedico alla vecchia

maniera, come ama definirsi,che oggi prevalentemente sioccupa di chirurgia protesicae chirurgia artroscopica. Fer-miamoci un attimo e spie-ghiamo cosa sono. «La prima,la chirurgia protesica, è laclassica protesi d’anca, del gi-nocchio, della spalla: la sosti-tuzione articolare e riguardaper lo più pazienti adulti. Lachirurgia artroscopica è laprocedura mini-invasiva che

pazienti sono per lo più per-sone ‘normali’.Per quanto riguarda la chi-

rurgia artroscopica (si usa undispositivo, l’artroscopio ap-punto, per l’esame articolare.Si tratta di un sottile tubome-tallico, di dimensioni simili auna cannuccia da bibita; con-tiene una fonte di luce e unatelecamera. Il dispositivo tra-smette le immagini al loschermo di un video o a un vi-sore, in modo che il chirurgopossa vedere l’interno dell’ar-ticolazione, ndr) si applicanooggi le più moderne tecnicheper il ginocchio spalla, cavi-glia e anca.Tra i numerosi vantaggi, il

minor dolore post-operato-rio, cicatrizzazione più rapidaeminor rischio di infezioni. Sipuò eseguire l’intervento edessere dimesso nello stessogiorno. Questo dipende dal ti-po di operazione e se ci si sot-topone ad anestesia generale.Anche se in misura diversa,

da valutare per ogni singolocaso, l’appuntamento scienti-fico parla della nuova frontie-ra che rimanda alla medicinarigenerativa. Un sorta di “lif-ting” che consentirà di ringio-vanire legamenti e cartilagini.Ma questo rappresenta un ar-gomento da approfondire.

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nerativa delle articolazioni».Non a caso ci si rivolge an-

che a chi ha gravi disturbi del-la deambulazione. Ma qualisono le fratture più comuni?«Nell’anziano sicuramente

è quella del femore, polso, co-lonna vertebrale, spalla. Neigiovani, invece, si parla di in-tervento al ginocchio, nelleossa lunghe, di solito a causadi incidenti stradali o sporti-vi».Ma, a proposito di femore,

la modernità parla di inter-vento a tempo zero per gliover 65. «Quando c’è la possi-bilità, lo facciamo. Anzi, que-sti sono gli obiettivi, continuaRea e aggiunge: «Ovviamente,tenendo presente il quadroclinico completo del paziente.Non sempre è possibile inter-venire su persone che presen-tano altre patologie che impe-discono di poter operare subi-to».Obiettivi futuri? «Sostituire

più articolazioni possibili,prima c’era solo la protesid’anca o del ginocchio. Oggi siarriva anche alla protesi delgomito, della caviglia, dellepiccole articolazioni, dellamano e del polso. Una evolu-zione continua», che puntaovviamente anche ad avereuna riabilitazione più veloce.E non solo per gli sportivi. I

consente di operare all’inter-no delle articolazioni senzaaprire le stesse (al contrario diquanto avviene con lemetodi-che classiche) e vede protago-nisti per lo più pazienti giova-ni».Il numero di persone che si

sottopone a tali tipi di inter-venti, in età adulta, sembraanche essere crescente. Peruna molteplicità di motivi, le-

gati alle patologie esistentima anche e soprattutto allastessa aspettativa di vita.«Sì, la vita si è allungata e la

chirurgia protesica è semprepiù in auge, richiesta. È au-mentato il numero di pazientiche sceglie di sottoporsi a taliinterventi perché è aumentatal’età media. Insomma, la pro-tesica oggi cura anche più ve-locemente la patologia dege-

di Rosa Coppola

AngelomariaReaOrtopedico,ha optatoper la liberaprofessione.Presta attivitàin diversecliniche private

Chirurgia protesica altre sfideNon più solo sostituzione di anca e ginocchio, si punta anche a gomito, caviglia e polso

Già attivo dallo scorso mese di gennaio, losportello amico trapianti del Policlinico Federico II èstato presentato ufficialmente mercoledì 21 marzoin occasione di una manifestazione dedicata asensibilizzare, in particolare i giovani, sul temadella donazione. Lo sportello amico dei trapiantiinterviene in tutte le fasi relative al tema delladonazione, in stretta collaborazione tra direzionesanitaria, centro trapianti e associazioni. L’equipeha il compito di fornire orientamento,

accompagnamento e informazioni ai cittadini, aipotenziali donatori, ai donatori e ai pazienti inattesa di trapianto. Grazie all’attività dellosportello, i donatori iscritti al registro e i pazientitrapiantati saranno parte attiva nelle campagne disensibilizzazione per ridurre il numero dei rifiuti edelle opposizioni e aumentare il numero deidonatori iscritti nel registro Ibmdr. Lo sportello haun ruolo importante anche nell’assistenza aifamiliari dei pazienti vittime di morte cerebrale.

L’iniziativaTrapianti organi,lo sportello amicodella Federico II

Le articolazioniQuando il doloreal ginocchio si fainsopportabile,è tempodi chirurgiaprotesica

NA8 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

LecicatricicomesegnidirinascitaF ino al 31 marzo l’ospedale Cardarelli

di Napoli ospita la mostra fotografi-ca di Daniele Deriu Scars of life, or-ganizzata dal comitato Ad Astra

presieduto da Giovanna Passariello, testi-monial Cristina Donadio. Una mostra chel’ospedale napoletano ha scelto di ospitareper essere ancora una volta al fianco delledonne. «Un modo in più – spiega il diret-tore generale Ciro Verdoliva - per trasmet-tere il senso della nostra mission che èquella di lavorare per garantire salute». Lecicatrici mostrate all’obiettivo di DanieleDeriu sono la memoria di una battaglia,combattuta e vinta. Sono il segno dellaforza di volontà. Perché no, dei progressiche la scienza medica ha fatto nel corsodei decenni. Dal canto suo il fotografo, au-tore degli scatti concessi gratuitamenteagli organizzatori, spiega di aver sempremostrato i “segni di una lotta” nei suoi la-vori. Alcune volte appena percepiti, altrevolte assai più evidenti. «Le cicatrici servo-no a ricordarci che siamo dei sopravvissu-ti. Sono le memorie delle nostre battaglie,le ustioni dei nostri personali inferni. Al-cune delle sopravvissute hanno accettatodi mostrarle, di lasciare una testimonian-za. “Ecco guardate”, dicono, dall’inferno sipuò tornare. Lottare non è vano».

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di Raffaele Nespoli

«Ho diverse cicatrici, ma la mia

preferita è questa. Arriva da una

operazione complicata dove ci

stavo lasciando le penne.

Adesso si nota appena, ma

l’adoro. Vedete, io sono una di

quelle persone che sorride

raramente. Più per timidezza,

che altro. Mi irrigidisco e non mi

viene proprio da piegare le

labbra. Ma adesso, a tutti quelli

che mi chiedono della cicatrice,

dico che è la mia anima che

cerca di sorridere.» chi mi chiede

della cicatrice, dico che è la mia

anima che cerca di sorridere».

(Masha, tumore della tiroide)

«Ho 32 anni e ho subito già due laparotomie. Ho perso la possibilità di diventare

mamma e i farmaci che prendo mi fanno venire le vampate. Convivo con il

dolore, ma ho tanti giorni buoni e sono anche follemente innamorata del mio

compagno. Lui trova le mie cicatrici sexy. Forse lo dice solo per farmi stare

meglio e la cosa strana è che funziona». (Giorgia, endometriosi IV stadio)

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA9

«È così che ci vedete? Nella vostrapercezione matematica siamo donnea cui manca qualcosa. Un seno, unagamba, un ormone, il buon senso o lapelle vellutata. Ma noi siamo anche lasomma del nostro coraggio edeterminazione. Quando cisottraggono qualcosa, raddoppiamola voglia di vivere e di combattere…triplichiamo il bisogno di amare e lavolontà di essere donne. Quandofate questo gioco algebrico con ivostri sguardi che soppesano…ricordate che noi saremo sempre lasomma delle qualità di una persona,mai la sua differenza».(Inés, mastectomia)

«È difficile essere presisul serio quando il tuocorpo pende come laTorre di Pisa. Qualcosanegli occhi della gente,appena si dimenticadi compatirti, dice diripassare appena avraiun aspetto più“composto”. Dopo unavita così, finisci quasiper sentirti “pendere”anche l’anima. Holottato per esseresottoposta ad unafusione spinale cheaveva dei seri rischi eora, dopo ogni seduta difisioterapiadolorosissima, sentotutto il mio essereergersi diritto, a testaalta».(Arielle, scoliosi grave)

«Non avete messo adura prova il vostrosensodell’umorismo fino aquando non vicapita un “incidente”con il vostrosacchetto da stomiain un locale pieno digente. È come unodi quei sacchetti chestanno dentro gliaspirapolvere, soloche il mio nonraccoglie polvere, semi spiego. Nonpermetterò a questacosa di togliermi ilsorriso o di farmisentire menodonna».(Alisha,morbo di Crohn)

«L’uomo chediceva di amarmimi ha rotto il nasodue volte,spezzato unaclavicola eincrinato non sopiù quante volte lecostole. In casiestremi, gli piacevapunirmi usandol’accendinodell’auto. Unanotte d’estatescappai viad’impulso con unapiccola borsae soltanto 12 euroin tasca».(Eloée, violenzadomestica)

«All’inizio eroconvinta che ilsimbolo della miafemminilità mi fossestato strappato viadal petto… ora inveceesibisco quellacicatrice con orgoglio,come vero e propriosimbolo della nascitadi una donnamigliore,più forte».(E. L., malattiadi Paget)

«Ho provato a togliermi la vita due anni fa. Ho fatto le cose per bene. Nessuno stupido taglio orizzontalesui polsi, ma una unica ferita lungo l’avambraccio. Mi salvò il mio fratellino, che rientrò prima da calcio.Ultimamente ho preso a fare una cosa sciocca. Distendo le braccia al Sole e immagino di assimilare lavita proprio da quelle cicatrici… e sorrido tutte le volte». (Federica, 19 anni, tentativo di suicidio)

NA10 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

H a sostenuto numerosiprogetti di ricercascientifica che hannoportato a nuove cono-

scenze, sulla genesi geneticadi alcune patologie oncologi-che pediatriche; finanziato lacostituzione della “Biobancadei Tessuti tumorali pediatri-ci”, unica nel Sud, pressol’Istituto Ceinge di Napoli;consentito l’arruolamento deibambini italiani nel protocol-lo di cura internazionale Li-nes per il Neuroblastoma abasso rischio; iniziato a finan-ziare il primo anno del pro-getto di ricerca “La Biopsia Li-quida nei bambini malati ditumore”, ricerca genetica cheporterà alla preparazione diterapie individualizzate e alladiagnosi precoce di eventualirecidive; ristrutturato, grazieall’importante donazione diPino Daniele con due concertidedicati all’Open (uno conEric Clapton e uno con l’or-chestra Sinfonietta di Roma),il reparto di Oncologia solidadell’ospedale Pausilipon diNapoli, con la creazione di 14posti letto in stanze arredate amisura di bambino; stimolatoe sostenuto la nascita, presso

l’Aou San Giovanni di Dio eRuggi D’Aragona di Salerno,dell’unico centro pubblico diRadioterapia pediatrica delSud Italia con un reparto co-stituito da due stanze di de-genza, una sala giochi e unastanza di attesa, un GardenHospital adiacente al reparto,uno spazio completamentededicato agli adolescenti, ladecorazione del bunker conmurales integrali, ed un servi-zio navetta a disposizione del-le famiglie meno abbienti fi-nalizzato al trasferimentoquotidiano dei bambini e deigenitori, nell’ambito dellaCampania. E poi convenzioni,protocolli d’intesa, potenzia-menti, progetti.Questo lungo elenco non è

che una piccola parte dellemille e una attività che conte-stualizzano l’impegno diOpen - Oncologia Pediatrica ENeuroblastoma, l’associazio-ne salernitana nata nel 2003per volere di genitori di bam-bini e adolescenti malati dicancro e di medici impegnatia combattere contro questepatologie. Un traguardo chespinge a guardare avanti.Tante le attività già in esse-

I primi 15 anni di Openaccanto ai bimbi malatie a tutte le loro famiglieUn’associazionenelsegnodellasolidarietàIldiariosuInstagrampernonmollaremai

cisa: i ragazzi tra i 10 e i 18 annisono quelli più a rischio per lepatologie oncologiche per-ché, non più sotto il controllodiretto dei genitori, spesso ri-sultano poco consapevoli einformati rispetto a sintomi erischi. E proprio questa fasciadi età è quella che sembra in-terfacciarsi di più con la piat-taforma ribattezzata, manco adirlo, il social dei giovani.L’identità parlerà a loro, nellasperanza che, punti di vista einformazioni, se corredati daimmagini, emoticon, video ehashtag, risultino meno fred-di e distanti.

Gaetano Bochicchio© RIPRODUZIONE RISERVATA

ad Instagram, un altro diariosul quale catturare e condivi-dere i momenti più significa-tivi e le attività dell’associazio-ne. Ogni mese le credenzialidel profilo saranno così affi-date a diversi gruppi di perso-ne (volontari, medici, infer-mieri, ragazzi in corsia, geni-tori) che lo gestiranno a loropiacimento. «Vogliamo con-dividere su Instagram gli alti ei bassi della malattia, soprat-tutto lanciare un segnale disperanza, di forza, di coraggio- spiega il presidente OpenAnnamaria Alfani - queste“stories” potrebbero addirit-tura salvare qualcuno».Instagram è una scelta pre-

re come “Un uovo per la ricer-ca”: anche quest’anno, in oc-casione della Pasqua, Openpropone infatti la vendita diuova di cioccolata o in cera-mica a sostegno della ricercasul cancro pediatrico. Il con-tributo è di 12 euro. E per sol-lecitare tutti ad un piccolo ge-sto di grande solidarietà, l’as-sociazione salernitana ha de-ciso di aggiungere alle giànote postazioni di vendita an-che le scuole, per far sì che ipiù giovani possano conosce-re e sostenere il percorso ditanti coetaneimeno fortunati.Inoltre Open, da tempo

presente sul web e su Face-book, ha deciso di affiancare

A scuolaIn venditauova dicioccolatao inceramicaper laricerca

Taglio del nastroLorella Cuccarini“apre” il repartodi pediatria alRuggi di Salerno

AnnamariaAlfaniPresidentedi Open -OncologiaPediatrica eneuroblastomal’associazionedi volontariatoattiva a Salernoda 15 anni

Cura del carcinoma polmonareÈ in atto la rivoluzione tecnologicaLaterapiaabersagliomolecolareidentificalemutazioninellesequenzedelDna

C i sono importanti no-vità nel trattamentodel carcinoma al pol-mone, uno dei tumori

più letali al mondo (41 milacasi annui solo in Italia), inparticolare quello non a pic-cole cellule. Soprattutto, por-ta risultati lo studio dell’iden-tikit molecolare dei tumori,con la ricerca scientifica cheha compiuto negli ultimi anniprogressi straordinari, apren-do la strada a nuove prospetti-ve terapeutiche anche attra-verso il contributo della co-siddetta «patologiamolecola-re predittiva», con cui èdiventata una realtà clinica lapossibilità di analizzare alte-razioni a carico di geni, come«egfr» ed «alk».Quest’ultima, in particola-

re, è una mutazione che com-porta una fusione di due geni.Un incontro che favorisce lacrescita tumorale e la forma-zione di metastasi, in soggettitra 45-50 anni, anche non fu-matori. Dunque, un lavoro peridentificare le mutazioni che

spiega che è in atto «una rivo-luzione nella cura dei carcino-mi polmonari non a piccolecellule e nella terapia a bersa-glio molecolare, un tipo di te-rapia farmacologica per la cu-ra dei tumori indirizzata acontrastare i meccanismi spe-cifici del processo di carcino-genesi, ovvero formazione ecrescita del cancro, delle sin-gole neoplasie. In questo con-testo – aggiunge - la figura

professionale del patologomolecolare è divenuta fonda-mentale. Con un test di biolo-gia molecolare effettuabilesul campione provenientedalla biopsia o sul sangue,può indicare all’oncologo ilpaziente che più si gioverà diquesto tipo di terapia». Roc-co, che ha realizzato assieme aUmberto Malapelle, patologodel dipartimento di Sanitàpubblica, della Federico II, unopuscolo dal titolo: «NonSmall Cell Lung Cancer, dalladiagnosi morfologica alla ca-ratterizzazione molecolare»,spiega inoltre che «la patolo-gia molecolare predittiva in-terviene anche sugli sbilan-ciamenti di espressione di de-terminate proteine, (peresempio PD – L1), per definireil percorso terapeutico mi-gliore per i pazienti affetti datumore del polmone non apiccole cellule. Inoltre, l’im-plementazione di tecnologieavanzate di biologia moleco-lare, come il sequenziamentogenico di nuova generazione,nella pratica clinica, ha apertouna nuova frontiera per la se-lezione dei pazienti con neo-

DaniloRoccoMedicooncologodell’aziendaospedalieradei Collidi Napoli

plasie polmonari alle terapiepiù adeguate, consentendo dianalizzare le mutazioni delgene “egfr” anche in fram-menti di Dna che vengono ri-lasciati in circolo dal tumore(pratica che viene identificatacon il nome di biopsia liqui-da), quando il campione ditessuto (che ancora oggi rap-presenta sicuramente il “goldstandard”) è stato esaurito perportare a termine il dovutopercorso diagnostico».Nella lotta contro il carci-

noma polmonare si riserva unposto anche l’immunotera-pia, che funziona con unmec-canismo d’azione completa-mente diverso rispetto ad al-tre cure, perché non utilizzafarmaci che vanno a colpiredirettamente le cellule tumo-rali ma agiscono sul sistemaimmunitario: lo attivano peraggredire e combattere il tu-more tramite gli anticorpinormalmente presenti nelnostro organismo, e anche inquesto campo lo studio dellaquantità totale delle mutazio-ni genetiche il cosidetto «tu-mor mutational burden»sembra offrire un ottimo si-stema di predizione di rispo-sta ad i farmaci immunonco-logici. Il sistema immunita-rio, una volta attivato, riesce acontenere la crescita del tu-more. «E così – conclude Roc-co - dopo tante delusioni esenza sensazionalismi pensoche siamo finalmente sullastrada giusta, almeno per cer-care di cronicizzare la malat-tia, quindi prolungare e mi-gliorare la vita dei pazienti».

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Lenuove frontiere

avvengono nelle sequenze delDna dell’ammalato, che ha unidentikit genetico diverso da-gli altri, per poi colpire inmo-do preciso le anomalie mole-colari responsabili della cre-scita del tumore.Danilo Rocco, oncologo

dell’azienda dei Colli di Napo-li (uno dei centri di riferimen-to nel Sud per il trattamentodei tumori polmonari attra-verso lamedicinamolecolare)

Geni mutatiL’identikitgeneticodiverso daglialtri è all’originedel la malattia

Una Tac per capire se e come eseguire unimpianto per i denti mancanti, un’altra comecontrollo, per valutare le condizioni complessivedella bocca. Così il rischio di esagerare con i raggidiventa purtroppo molto concreto: come spessoviene pubblicizzato, la disponibilità deglistrumenti porta a usarli anche quando se nepotrebbe fare a meno, esponendo i pazienti aradiazioni non solo inutili ma anche dannose. Lohanno denunciato gli esperti della Società

italiana di parodontologia e implantologia (Sidp)in occasione del XX congresso nazionale che si ètenuto a Rimini nelle scorse settimane. Bastainfatti una sola Tac per assorbire circa la metàdella dose di radiazioni di fondo naturali a cuisiamo esposti nell’arco di un anno. Essere di«manica larga» con i raggi non è senzaconseguenze: chi si sottopone a più di un esameradiologico dentistico l’anno ha un rischio ditumori tiroidei e finanche tumore cerebrali.

DentiEsperti a convegno:«Non esageratecon raggi e Tac»

di Raimondo Nesti

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA11

Laneuropsichiatria Al Ruggi d’Aragona di Salerno prende il via laterapia con Edaravone per il trattamento dellaSclerosi laterale amiotrofica (Sla). L’Aziendaospedaliera, centro di riferimento regionale perla Sla, ha dato il via al primo ciclo di trattamentoper quei pazienti che fanno riferimento alCentro e che rientrano nelle indicazioniterapeutiche del protocollo. I trattamentivengono effettuati presso la Neurologia direttadal professor Paolo Barone e sotto la guida

della dottoressa Antonella Toriello unitamenteallo staff appositamente formato.«L’Edaravone – spiega Paolo Barone - è unfarmaco antiossidante già sperimentato inGiappone sia nello stroke sia nella Sla. Dal 2017è disponibile negli Usa e, ora, anche in Italia. Inuno studio pubblicato sulla rivista “Lancetneurology”, l’Edaravone si è mostrato efficacenella riduzione dei punteggi della scala digravità della Sla rispetto al placebo».

SalernoAl Ruggi la terapiacon Edaravoneper trattare la Sla

N el mese di marzo è stata cele-brata la brain awarenessweek, letteralmente la «setti-mana della consapevolezza»

sul cervello. Unamanifestazionemon-diale fuori dal comune e dagli schemi,una sfida globale utile a concentrarel’attenzione dei più sulle scienze delcervello e sull’importanza della ricercain quest’ambito.A Napoli, in un luogo profonda-

mente simbolico come Città dellaScienza, i maggiori esperti di neuro-scienze, professori universitari e alcu-ni rappresentanti delle istituzioni sa-nitarie locali di Napoli e Salerno si so-no ritrovati per il convegno dal titolo«Il cervello giovane». Obiettivo del di-battito, al quale ha preso parte anche ildirettore generale dell’Asl Napoli 1Centro Mario Forlenza, è stato quellodi creare un network campano chepossa unire le diverse anime di unmondo ricco edi eccellenze.«Creare questa rete consentirà di fa-

cilitare la nascita di percorsi assisten-ziali e di ricerca», spiega Giulio Corri-

vetti, direttore del dipartimento di Sa-lute mentale dell’Asl di Salerno e vice-presidente dell’istituto di ricercheFondazione Ebris. Ed è proprio questouno degli obiettivi realizzati con lagiornata organizzata a Citta dellaScienza, un importante passo in avan-ti, perché mette in collegamento alcu-ni servizi esistenti tra le Asl e le univer-sità di Salerno e di Napoli.Implementare i percorsi di ricerca e

di terapia nel campodelle neuroscien-ze è un obiettivo ormai prioritario,esattamente quanto lo sono le ricer-che innovative nella lotta al cancro ealle malattie rare. Del resto, in una so-cietà che tende ad invecchiare, quellodi tenere il «cervello giovane» non èaspetto da poco. «Lo studio delle de-menze – prosegue Corrivetti – è unpunto di partenza. Ci proponiamo pe-rò di andare ben oltre. Ci chiederemo,ad esempio, quali sono le nuove cono-scenze al servizio della prevenzionedell’invecchiamento cerebrale».E in una regione come la Campania

non si può evitare di chiedersi se an-che l’inquinamento ambientale sia unfattore che può incidere negativamen-te. Per Corrivetti la risposta è sì, ma

«una valida analisi non può prescin-dere dal considerare più variabili, e ilprimo grosso fattore di rischio, para-dossalmente, è l’allungamento dellavita media».Per fronteggiare l’avanzata di varie

forme di demenza esistono sul territo-rio strutture d’eccellenza, tra questel’Asl Napoli 1 ha da tempo realizzato ilCentro geriatrico Frullone, affidato al-la dottoressa Graziella Milan. Questastruttura polifunzionale è una vera epropria ancora di salvezza per i pa-zienti (molti dei quali anche giovani)con disturbi cognitivi o colpiti da altreforme di demenza.«Il primo step di accesso – spiega

Graziella Milan - è legato agli ambula-tori di geriatria, neuro-psicologia co-gnitiva, riabilitazione cognitiva edecografia. Dall’ambulatorio parte lapresa in carico globale dei pazienti.

Definiamo il tipo di demenza e il qua-dro cognitivo e provvediamo ad impo-stare le necessarie terapie farmacolo-giche ma soprattutto riabilitative».In pratica, ricevuta la diagnosi, il

paziente inizia il percorso di riabilita-zione cognitiva. Basta una sempliceimpegnativa del medico curante. Perpazienti con gravi patologie esiste poiun percorso più articolato, quello delcentro diurno per la demenza. In que-sto caso l’Asl si fa carico di andare aprendere e riportare a casa i pazienti,che possono usufruire di quello che ingergo viene definito un servizio semi-residenziale. Al centro del Frulloneogni paziente è un mondo a sé e perciascuno viene realizzato un progettoterapeutico.«Si accede – prosegue la dottoressa

– attraverso la Porta unica di accessoterritoriale (ad esempio su richiestadel medico di famiglia) e lo spirito èquello di andare avanti insieme con-tro questa malattia terribile». In alcu-ni casi il centro del Frullone provvedeanche a ricoveri in Rsa, sempre carat-terizzati da una presa in carico globa-le. Possibilità che oggigiorno in molteregioni è tutt’altro che scontata. Nelcentro affidato alla dottoressa Milanl’imperativo è fare gioco di squadra,per questomedici, specialisti di geria-tria, infermieri professionali, coordi-natori infermieristici, assistenti socia-li, terapisti occupazionali, psicologi,animatori e Oss lavorano in sinergia;con l’unico scopo di alleviare la soffe-renza dei pazienti e ritardare il piùpossibile il progresso di queste malat-tie.

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di Raffaele Nespoli

L’esperienza di una struttura d’eccellenza: il Frullone

Il cervello giovaneUn network di esperticontro le demenze

GiulioCorrivettiDirettore deldipartimentodi salutementaleAsl Salerno

Terza etàUn grossofattoredi rischio èl’allunga-mentodella vitamedia

GraziellaMilanResponsabiledel centrogeriatricoFrullonedi Napoli

NA12 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

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L’andrologia

Disfunzione erettile ultrasuoni per curaIl metodo Risani agisce sulla causa e non sul sintomo attraverso le onde d’urto di bassa intensitàIn Italia sono circa tre milioni gli uomini con questo problema, il 2% ha un’età tra i 18 e i 34 anni

Aspettativa di vita, otto anni in menoIl Sud d’Italia maglia nera in tutt’EuropaNefrologi e infermieri in campo per progetti di prevenzione

U n’aspettativa di vita ri-dotta di 8 anni tra chi vi-ve a Napoli e qualsiasi

altro cittadino europeo. Que-sto impressionante dato è sta-to ricordato daWalter Ricciar-di, presidente dell’Istituto su-periore di sanità, che non acaso ha parlato del Meridionecome «fanalino di coda in Eu-ropa per gli indicatori diaspettativa di vita».Nella sua disamina, Ricciar-

di ha parlato di un’Italia spac-cata in due, giacché al Nord sivive in media 4 anni in più ri-spetto al Sud. Una situazioneche «non può essere risoltacon l’attuale governance, cioècon l’attuale assetto. Il gap ètalmente forte – osserva Ric-ciardi - che queste regioni insofferenza, praticamente tut-to il Centro Sud, non ce la po-tranno fare da sole».Ma quali sono le ragioni

per cui il Sud Italia conquistala maglia nera in aspettativadi vita non solo rispetto alleregioni settentrionali ma an-che rispetto all’Europa? Quat-tro, secondo l’ultima edizionedel rapporto «Osservasalute»,i fattori cruciali: la scarsa pre-venzione, a partire dalla mi-nore risposta agli screeningoncologici. Diagnosi più tar-dive; una minore disponibili-tà di farmaci innovativi e una

minore efficacia ed efficienzadelle strutture sanitarie.Ma a pesare sono anche gli

stili di vita, che proprio al Sudfanno registrare più alti tassidi obesità e mancanza di atti-vità fisica. In questo contestomeritano di esseremenziona-te le iniziative di prevenzioneche nascono sul territoriopartenopeo, affidate talvoltaalla buona volontà di camicibianchi che appartengono astrutture o gruppi privati ac-creditati con il servizio sanita-rio nazionale.Marzo, ad esempio, è stato

il mese della prevenzione del-la malattia renale cronica.Prendendo spunto dalla Gior-nata mondiale del rene, Ne-phroCare ha messo in camponefrologi e infermieri per da-re corpo a questo progetto diprevenzione basato su infor-mazione capillare a tutti i me-dici di medicina generale e atutti i cittadini. Un impegnoche il gruppo porta avanti daanni.«Nel mondo - spiega Attilio

Di Benedetto, direttore medi-co NephroCare Italia - unapersona su 10 ha un danno re-nale e in Italia vivono più di 5milioni di persone che nonsanno di essere affette da ma-lattia renale cronica». Il 7marzo la prevenzione è «an-data» con un progetto dal ti-tolo «Io non sono la dialisi, iofaccio la dialisi», coordinato

dalla dottoressa Robertad’Amato, il giorno seguente èstata la volta, a Pozzuoli, delprogetto «Farmacia dei servi-zi al cittadino», con la dotto-ressa Annalisa Ciotola. Oggi,invece, l’appuntamento è al-l’Ipercoop Quarto Nuovo conil progetto «Una mela al gior-no 5.0... prevenire è meglioche curare».«Fare prevenzio-ne e arrivare ad una diagnosiprecoce – aggiunge il nefrolo-go - consente di prevenire lecomplicanze che possono in-sorgere anche dopo l’iniziodel trattamento dialitico.Inoltre, la malattia renale cro-nica nei pazienti diabetici oipertesi ha una diversa preva-lenza a seconda dell’età deipazienti. Aumenta mano amano che l’età dei pazientiaumenta».«Soprattutto in tempi di

minori disponibilità econo-miche – sottolinea FabrizioCerino, general manager diNephroCare Italia - la strettacollaborazione tra i medici dimedicina generale e i nefrolo-gi è cruciale. Questa collabo-razione consente infatti dimigliorare la gestione dei pa-zienti e di razionalizzare laspesa. In definitiva, sono cer-to che questo approccio siaessenziale per poter conti-nuare a garantire in futuro lacura a tutti i pazienti colpitida questa malattia».

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Il diabete è una malattia cronica, che solo inItalia colpisce oltre 3 milioni di persone,caratterizzata da gravi complicanze. Circa il30-40% dei diabetici, oltre 1 milione inItalia, sviluppa una nefropatia che è oggi laprincipale causa di insufficienza renalecronica nel mondo occidentale. Si èdiscusso di questo e di molto altro inoccasione del convegno «3rd Amediabetes update 2018», che ha riunito a

Napoli i maggiori specialisti italiani delsettore. «La nefropatia diabetica – spiegaVincenzo Toscano (foto), presidentedell’Associazione Medici Endocrinologi -provoca una perdita progressiva eirreversibile della funzione renale ecomplicanze derivanti dalla ridottafunzione del rene. L’insufficienza renalecronica risulta in netto aumento in tutto ilmondo».

Sos diabeteIn aumentol’insufficienzarenale cronica

AttilioDi BenedettoDirettoremedicoNephroCare Italia

FabrizioIaconoDocentedi urologiae andrologodell’aziendauniversitariaFederico IIdi Napoli

di Raimondo Nesti

M olti uomini ne sonocolpiti, pochissimitrovano il coraggiodi affrontare il pro-

blema. Quando si parla di di-sfunzione erettile è sempredifficile superare i cliché e lebarriere culturali, al puntoche in molti casi si preferiscefar finta di nulla e rinunciaread una vita di coppia soddi-sfacente. Il problema non è dapoco, stando ai dati diffusidalla Società italiana di an-drologia, la disfunzione eret-tile interessa milioni di uomi-ni nel mondo e, nonostantenon influenzi l’aspettativa divita, ne altera sostanzialmen-te la qualità. In Italia sono cir-ca 3 milioni gli uomini che nesono affetti, con una preva-lenza globale del 13% (pari al2% tra 18 e 34 anni e del 48%oltre i 70 anni).Dato che è rappresentativo

anche delle regioni meridio-nali, dove il problema sembraaumentare con l’andar deltempo anche a causa di stili divita tutt’altro che sani. Certo,con la rivoluzione farmacolo-gica arrivata con la famosa«pillola blu», le cose sembra-va potessero cambiare. In un

sintomatici con protocolli te-rapeutici di vera e propria ria-bilitazione funzionale. Moltopromettente la terapia «Risa-ni», acronimo di Riabilitazio-ne sessuale andrologica noninvasiva ed è il frutto del lavo-ro del professor Fabrizio Iaco-no, docente di urologia e an-drologo dell’azienda universi-taria federiciana.«La differenza con qualsia-

porta una piccola “esplosionecontrollata” intracavernosa. Ilmicrotrauma cellulare deter-mina una risposta tissutalecon rilascio sia del mediatoredell’erezione, l’ossido di azo-to, che di fattori chimici chedeterminano la formazione dinuovi vasi sanguigni. Si ottie-ne un miglioramento del-l’emodinamica intracaverno-sa e di conseguenza un decisomiglioramento dell’erezio-ne».Per quel che riguarda itempi di cura, l’aspetto moltointeressante è che questa in-novativa tecnica di riabilita-zione prevede solo una sedutasettimanale di circa 15 minutida ripetere per 4 o 5 volte. Laprocedura è assolutamenteindolore e i miglioramentifunzionali ottenuti in generedurano diversi mesi o in alcu-ni casi anche qualche anno. Inquesto modo ci si può libera-re della dipendenza dalle pil-lole.Dunque, il consiglio in caso

di problemi è di rivolgersi confiducia al proprio andrologo.Sarà lui, dopo una prima visi-ta di controllo a prevedere ul-teriori accertamenti ed even-tualmente a proporre questometodo innovativo di inter-vento.

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istante, le insicurezze di centi-naia di migliaia di pazienti sisono dissolte in un bicchierd’acqua, damandare giù in vi-sta di un appuntamento inti-mo. Il grande limite di questeterapie è che si agisce sul sin-tomo e non sulla causa delproblema.Da qualche anno la ricerca

in campo andrologico punta asuperare i limiti dei farmaci

si terapia sintomatica, si pensiad ogni sorta di pillola che èstata messa sul mercato negliultimi anni, è che noi curiamola causa, non il sintomo».La Riabilitazione sessuale

andrologica non invasiva mi-ra a ripristinare la funzionesopita senza ricorrere a far-maci o a cure dolorose, elimi-nando effetti collaterali e con-troindicazioni limitanti.Ma come funziona questa

terapia? «Il metodo Risani –spiega Iacono - sfrutta le onded’urto a bassa intensità (para-gonabili a semplici ultrasuo-ni) combinandole con inte-gratori di ultima generazione,brevettati in tutto il mondo epersonalizzati a secondo deicasi. Con questo schema sonostati trattati negli ultimi 5 an-ni centinaia di pazienti con ri-sultati eccellenti nella mag-gioranza dei casi».Non a casoil trattamento della disfunzio-ne erettile con l’impiego dionde d’urto a bassa intensitànon solo fa parte delle lineeguida della Società europea diurologia, ma è anche argo-mento di studi scientificipubblicati su autorevoli rivi-ste internazionali.«L’impiego mirato delle

onde d’urto a bassa intensità –prosegue il professore - com-

di Gianluca Vecchio

E PREVENZIONESalute

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco Aurilio

In questo numero hanno scritto:Rosa Coppola, Emanuela DiNapoli Pignatelli, Sofia Gorgoni,Marco Matteazzi, Renato Nappi,Raffaele Nespoli, RaimondoNesti, Gianluca Vecchio

Sono stati intervistati:Annamaria Alfani, PaoloAscierto, Celeste Condorelli,Giulio Corrivetti, Attilio DiBenedetto, Fabrizio Iacono,Graziella Milan, PaoloNoschese, Danilo Rocco,Gabriele Siciliano, MarinaTripodi, Maria Luisa ProettoPopolo, Angelomaria Rea

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA13

Salute e società

Bullismo, l’emergenza che riguarda tuttiQuell’indispensabile sinergia tra educatoriC’è ancora molto da fare per debellare un fenomeno fatto di sopraffazione e violenze

di Marco Matteazzi

«I l termine bullismosi riferisce a quelleazioni continuate eintenzionali che

una persona, apparentemen-te più forte, compie a scapitodi un’altra più fragile, per of-fenderla o recarle danno. L’av-verbio “apparentemente” èd’obbligo, perché il soggettoche interpreta il ruolo di “bul-lo” spesso vive il ruolo di “vit-tima” in un’altra situazione.Il bullo, dunque, mette in

scena un copione che impara,suo malgrado, in un altrocontesto. Alcune ricerchemo-strano che nelle famiglie deiragazzi/e più inclini a vestire ipanni del “bullo” prevalgonoun clima di rifiuto e scarsa ac-cettazione del figlio e uno sti-le educativo autoritario e vio-lento. Nelle famiglie dei ra-gazzi/e tendenti a giocare ilruolo di “vittime”, invece,sembra prevalere un’eccessivacoesione familiare che rende ifigli molto dipendenti dai ge-nitori, con conseguente diffi-coltà nell’aprirsi agli altri e nel

gestire le difficoltà di relazio-ne con i coetanei.Con l’avvento delle tecnolo-

gie social il bullismo ha as-sunto nuove forme (cyber-bullismo). Le prepotenze chenel bullismo “tradizionale”sono praticate nel rapporto

co” è facile raggiungere ungrande numero di contatti inbreve tempo, ed è molto diffi-cile (a volte impossibile) ri-muovere il materiale circolan-te in rete. Sono sempre piùnote le storie di (cyber)bulli-smo. Si tratta di vicende doveil numero di personaggi rile-vanti non è duema tre. Il terzopersonaggio è lo spettatore ilcui ruolo è molto più impor-tante di quanto si pensi. Si sti-ma che più dell’85% delle si-tuazioni di bullismo, infatti,avvengano in momenti in cuiè presente un pubblico, chetalvolta mostra al bullo un so-stegno attivo (con risate, inci-tamenti), altre volte un tacitoconsenso o una timorosa de-ferenza (per paura di subiretrattamenti simili), altre volte(menomale)mostra sostegnoalla vittima.Di fatto la presenza degli

spettatori crea una situazionesimile a quella di un teatro;quando il pubblico è compli-ce del bullo, rimane viva in luila sensazione di aver regalatoai compagni un’occasione diilarità e di divertimento, checontribuisce ad aumentare la

sua popolarità e la possibilitàche il triste “spettacolo” si ri-peta. Il pubblico, vociante osilenzioso, può fare la diffe-renza, nel bene e nel male.Nel caso specifico del cyber-bullismo gli spettatori hannoun peso ancora più importan-te, perché la vittima è espostaa una platea potenzialmenteinfinita, per un tempo indefi-nito. C’è poi un altro perso-naggio: è l’adulto distratto.Può essere il genitore indaffa-rato con il lavoro o l’insegnan-te oberato da impegni didatti-ci o lo psicologo che si limita aqualche indicazione data aigenitori. Tutto questo rende il(cyber)bullismo un problemasociale. C’èmolto lavoro da fa-re, in termini culturali ed edu-cativi, con i giovani e con gliadulti; soprattutto con lascuola e con le famiglie, per-ché il loro rapporto sembramostrare sempre più fratturee purtroppo, in alcuni casi, siarriva al conflitto aperto. È in-dispensabile ritrovare siner-gia tra educatori; abbiamo bi-sogno di adulti attenti, alleatie responsabili.

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MarcoMatteazziPsicologoPsicoterapeu-ta dellaSocietàitaliana diPsicologia ePsicoterapiaRelazionalepresiedutada RossellaAurilio

Nasce il primo premio italiano destinato ai mediciche si dedicano ai pazienti, nell’ambito delle curepalliative, con un approccio umano, vicinanza,comunicazione, attenzione e accoglienza. Adistituire l’Award Palliative Care sono l’associazioneHouse Hospital, l’osservatorio regionale curepalliative e medicina del dolore, la fondazionemedicina palliativa, la scuola regionale accademiadella conoscenza, l’osservatorio regionale curedomiciliari e la fondazione AdAstra. A giudicare i

medici saranno i pazienti e i loro familiari, sullabase di questi giudizi (che dovranno pervenireentro il 30 settembre 2018) verranno poi premiaticinque medici residenti in Italia. Le segnalazioniverranno suddivise in 5 categorie: «Hospice»,«Domicilio», «Oncologia», «RR.RR.AA» e «Centri diAscolto. Pazienti e familiari potranno far pervenirele loro preferenze all’e-mail [email protected];attraverso il sito www.hospicecampania.it; ProntoPain e Medico on line.

RiconoscimentiCure palliative,ecco il premioper i medici umani

I ruoliVittima,carneficee pubblicoche ride

dal vivo trovano una formida-bile cassa di risonanza nelmondo on line. Spesso si trat-ta di insulti inviati su siti webo chat, o della diffusione di vi-deo che offendono e intimidi-scono la vittima. In questeforme di “bullismo tecnologi-

NA14 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno

La prevenzione inizia dalle nostre case: ecco gli accorgimenti

Imalanni di stagione

Primavera,tempodiallergieIconsigliperevitareipollinieridurrelepolveridaacaro

P rimavera uguale climamite (almeno si speracon il freddo dei giorniscorsi!) e prime gite

fuori porta. Un sollievo fattodi sole e abiti leggeri dopo ilfreddo dell’inverno, ma nonper tutti, perché a rovinarequesto quadro idilliaco pos-sono arrivare le allergie. Cosìtra starnuti e occhi gonfi, qua-si si rimpiangono pioggia eneve. All’aumento dei pollinie degli allergeni nell’aria por-tato dal cambio di stagione,ogni organismo reagisce inmodo diverso.«Quando il nostro sistema

immunitario incontra unestraneo, lo aggredisce e lodistrugge, invece, nei soggettiallergici si ha una reazione di-versa: enorme e sproposita-ta», spiega Paolo Noschese,pneumologo dell’ospedaleCardarelli di Napoli. L’aller-gia, quindi, non è una malat-

l’aria aperta, in modo da farcadere le polveri da acaro.Quando si sta per avere deibambini si dovrà tenere contoche le allergie dipendono dafattori ereditari, come dice lopneumologo: «Se uno dei dueo entrambi i genitori sono al-lergici, è quasi impossibileavere un figlio non allergico,la predisposizione si trasmet-te dalla madre al figlio ma-schio e dal padre alla figliafemmina». In questo caso –continua – «il medico curantedovrà avvertire i suoi assistitidell’eventualità e potrà, adesempio, consigliarli di sce-gliere materiali non allergiciper il letto del piccolo, di so-stituire le coperte di lana conpiumini, di pulire la casa conpanni umidi che rimuovonola polvere e non la lascianonell’aria, e di non prendereanimali domestici». Attenzio-ni da avere tutto l’anno, per af-frontare serenamente la pri-mavera.

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lini, perché l’aria entra, manon riesce a uscire, quindi ilparadosso è che tra le muradomestiche si avrà una con-centrazione di pollini mag-giore rispetto all’esterno». Perevitare questo effetto sarà ne-cessario aprire le finestre neimomenti della giornata in cuii pollini sono di meno, comeal mattino presto e la sera. Inalternativa – continua No-schese - «si possono usare deisistemi di ionizzazione, che sitrovano nei condizionatori diultima generazione. Gli ionicolpiscono le particelle di al-lergeni e le fanno cadere alsuolo. Di recente sono statisviluppati dei filtri per le nari-ci che fanno da barriera».Un altro nemico nascosto

in casa è l’armadio, un con-centrato di polveri, che sareb-be opportuno spostare in unastanza diversa da quella in cuisi dorme. Se proprio non sipuò fare, sarà opportuno de-cidere cosa indossare la seraprima e mettere i vestiti al-

tante, bisogna partire proprioda qui per vivere meglio il pe-riodo delle allergie, perchécon dei piccoli accorgimentiin casa si può evitare il primoscatenarsi della reazione e lasua successiva riacutizzazio-ne.«La prevenzione – aggiun-

ge il dottore – è alla base dellamoderna allergologia e iniziadalla casa. Le nostre abitazio-ni sono una trappola per i pol-

tia che si contrae ad un certopunto della vita, ma, chiariscel’esperto, «una predisposizio-ne con cui si nasce ed esplodequando si va in contatto conl’elemento allergizzante. Aquesto punto c’è la reazione,che è esponenziale, non si fer-ma facilmente, perché tende acrescere senza un freno auto-nomo, non ha capacità di au-toregolarsi ed è sempre smo-data. Sta qui la differenza trala reazione normale e quellaallergica».Allora quello che fa la diffe-

renza è l’ambiente, ad esem-pio si potrebbe scoprire di es-sere allergici spostandosi dalproprio paese, come è succes-so alle donne di Capo Verdequando sono venute a lavora-re in Europa. Diverso è il casodelle realtà più urbanizzate,dove si è esposti a inquinantie allergeni, e questo genere dimanifestazioni si può svilup-pare precocemente, sin dabambini.Se l’habitat in cuisiamo immersi è così impor-

Fiori e starnutiÈ in primaverache siconcentrail maggiornumerodi allergie:tutta colpadel polline

Il nemico nascostoL’armadio è unconcentrato di polverida tenere lontano dallastanza in cui si dorme

Di padre in figlioSe si sta per averedei bimbi bisogna tenerconto che le allergiehanno fattori ereditari

PaoloNoschesePneumologodell’ospedaleCardarellidi Napoli

di Alessandra Caligiuri

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 26 Marzo 2018NA15

Laprevenzione

O ggi all’Ordine dei commer-cialisti in Piazza dei Martiri aNapoli si tiene un corso aper-to a quanti vogliono sapere di

più sul tema della prevenzione.L’evento, dal titolo «Ben-essere inpiazza» è frutto di una sinergia tra re-altà diverse: oltre all’Ordine dei com-mercialisti anche l’Ordine di Malta -corpo italiano di soccorso, il fondoMario e Paola Condorelli ed Ep con-gressi. Realtà unite dal desiderio disensibilizzare l’opinione pubblica an-che sui corretti stili di vita.A dare il via alla giornata sarà il pre-

sidente dei commercialisti VincenzoMoretta. Non è un caso, visto che conil comitato pari opportunità dell’ordi-ne con Maria Luigia Vitagliano e leconsigliere Liliana Speranza e Car-men Padula (assieme alla Fiddoc pre-sieduta da Antonella La Porta) porta-no avanti un progetto prevenzione ri-volto ai colleghi per spingerli verso lacura della salute.Da sottolineare chedurante il convegno un camper alle-stito ad hoc e parcheggiato in Piazzadei Martiri renderà possibili scree-ning gratuiti.«Il corpo italiano di soccorso del-

l’Ordine di Malta - spiega il capo rag-gruppamento della Campania Vin-cenzo Esposito - è un’ organizzazionenazionale composta da volontari me-

Ben-essere in piazza controlli gratisA Napoli l’iniziativa di commercialisti, Ordine di Malta, fondo Condorelli e Ep congressiDurante il convegno, a bordo di un camper, sarà possibile sottoporsi a screening gratuiti

dici, infermieri, psicologi e soccorri-tori che sono disponibili nelle emer-genze, in caso di pronto e primo soc-corso. Il corpo di soccorso è ancheimpegnato in attività formative e in-formative per i cittadini, diffonde lacultura dell’emergenza e collaboracon enti e istituzioni per offrire, comein questo caso, screening gratuiti nel-la prevenzione sanitaria».Non da meno l’impegno del fondo

Mario e Paola Condorelli (rappresen-tato da Celeste Condorelli) che hal’obiettivo di promuovere la tutela del-la salute, la ricerca scientifica e la sen-sibilità ambientale. In questo senso ilprimo progetto è «Donne che san-no», per migliorare la capacità di ela-borare e capire informazioni per ef-fettuare scelte consapevoli sui temi disalute. Fare prevenzione significa, ov-viamente, anche riuscire a trattare itemi della salute e divulgarli in ma-niera semplice ed efficace. Per questomotivo Ep congressi realizza da anniiniziative che avvicinano un pubblicorestio per cultura o mancanza di tem-po.L’amministratore delegato Ema-

nuela Di Napoli Pignatelli (divulgatri-ce scientifica) conferma il trend posi-tivo di questo tipo di eventi. «Al difuori delle mura ospedaliere – dice -le persone hanno meno paura. Inpiazza non si cerca la malattia, sotto-porsi a visite o consulenze di scree-ning serve solo ad aumentare le pro-

prie conoscenze in tema di Ben-Esse-re. Il parterre di professionisti scesi incampo in nomedella prevenzione è ditutto rispetto. Abbiamo chiesto ad al-cuni di loro, a seconda delle rispettivespecialità, quale sia il modo più cor-retto per proteggere la propria salu-te».Tra i temi che verranno tratti oggi ci

sarà ad esempio il melanoma, tumoredella pelle «molto aggressivo», spie-gano Giuseppe Argenziano e NadiaRusso. Con Nicola Colacurci CosmaCosenza, si parlerà di ginecologia,mentre con Antonio d’Angiò si af-fronterà il tema della salute mentale.E ancora, la dottoressa Cristiana DiGiacomo, affronterà il tema della die-ta, non come sacrificio, bensì comestile di vita. Gianni Docimo tratterà laprevenzione per le patologie tiroidee,«prevenzione facile ed indolore che sipuò iniziare già dai 18 anni con unprelievo per la funzionalità tiroidea eun’ecografia». Eugenio Procaccini,spiegherà come eseguire l’autopalpa-zione del seno e quando è necessariorivolgersi ad uno specialista; mentread Ivo Speranza saranno affidate lepatologie della bocca e le malocclu-sioni nei bambini, «facilmente cura-bili se intercettate precocemente». In-fine, il professor Gioacchino Tedeschichiarirà alcuni concetti molto impor-tanti sulla prevenzione primaria del-l’ischemia cerebrale.

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CelesteCondorelliManagerd’azienda,è stata perundici anniad della ClinicaMediterranea

Il 12 e 13 aprile all’hotel Ariston di Paestum, inprovincia di Salerno, si terrà il II convegnonazionale Svetap «Apicoltura, ambiente esicurezza dei prodotti dell’alveare». L’evento,accreditato Ecm vuole avvicinare la medicinaveterinaria al mondo dell’apicoltura. La primagiornata sarà dedicata proprioall’approfondimento delle principali tematicheveterinarie in apicoltura, suddivise secondo unapproccio classico alla veterinaria pubblica

«apicoltura, ambiente e sicurezza dei prodottidell’alveare»; la seconda giornata è dedicatainvece ad affrontare il punto di vista di chi offre edi chi usufruisce, ma anche di chi deve garantire ilrispetto delle norme sanitarie vigenti nell’ambitodel servizio di impollinazione in agricolturaeffettuata con le api. La registrazione al corsopotrà essere effettuata entro oggi utilizzando ilmodulo on line disponibile sul sitowww.izsmportici.it.

Il convegnoPaestum,l’apicolturaincontra i veterinari

di Renato Nappi

NA16 Lunedì 26 Marzo 2018 Corriere del Mezzogiorno