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Luned ì , 30 Ottobre 2017 www.corrieredelmezzogiorno.it E PREVENZIONE Salute Verso la rivoluzione grigia Nel 2065 anziani al top, i segreti per invecchiare bene alle pagine 2 e 3 Nespoli, Vecchio Diagnosi precoce Dall’Università il kit per poter snidare il cancro ai polmoni a pagina 10 Bojano Chemioterapia In un volume le cento risposte ad ansie e pregiudizi a pagina 11 Dermatite atopica Il nemico poco noto che tormenta in tv anche John Turturro a pagina 7 Gorgoni L’emicrania Il male invalidante che colpisce il 12% dei campani On line L’inserto speciale Salute e prevenzione può essere consultato anche su www.corrieredelmezzogiorno.it L’esoscheletro Addio ingessatura È già rivoluzione nell’ortopedia a pagina 12 Fernandes a pagina 15

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Lunedì, 30Ottobre2017 www.corrieredelmezzogiorno.it

E PREVENZIONESalute

Verso la rivoluzione grigiaNel 2065 anziani al top, i segreti per invecchiare bene

alle pagine 2 e 3 Nespoli, Vecchio

Diagnosi precoceDall’Università il kitper poter snidareil cancro ai polmoni

a pagina 10 Bojano

ChemioterapiaIn un volumele cento rispostead ansie e pregiudizi

a pagina 11

DermatiteatopicaIlnemicopoconotochetormentaintvancheJohnTurturro

a pagina 7 Gorgoni

L’emicraniaIl male invalidanteche colpisceil 12% dei campani

On lineL’inserto speciale Salute e prevenzionepuò essere consultato anche suwww.corrieredelmezzogiorno.it

L’esoscheletroAddio ingessaturaÈ già rivoluzionenell’ortopedia

a pagina 12 Fernandes

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NA2 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

Secondo l’Istat nel 2065 ci sarà una «rivoluzione grigia»Al Nord maggiore assistenza, al Sud si muore primaFumo e cattiva alimentazione alla base delle neoplasieRischio cardiovascolare: fondamentali gli screening

La salute degli italianiI segreti per invecchiaremantenendosi giovani

U na vita media che ten-de ad innalzarsi, maanche una natalità for-temente ridotta, e ov-

viamente l’aumento di malat-tie croniche legate all’età.A conferma che «vivere di

più» non significa necessaria-mente «vivere meglio», nellescorse settimane il presidentedell’Istituto nazionale di stati-stica, Giorgio Alleva, ha tenutouna lectio magistralis organiz-zata da Federsanità Anci e dalCentro documentazione deicomuni italiani, dal titolo «Lasalute degli italiani. Aspettisociali e demografici». Allevaha ben chiarito che, se una vol-ta la domanda principale era:«Quanto vivremo?», l’interro-gativo di oggi è: «Come sarà laqualità della vita nei tanti anniin cui vivremo?». Del resto,sempre più spesso si senteparlare di limitazioni funzio-nali e malattie croniche. Inol-tre, l’Istat ha certificato che ilmiglioramento dei tassi dimortalità in generale ha un se-condo aspetto che non può es-sere ignorato: è accompagnatoda una riduzione del tasso dinatalità, con una progressivariduzione della quota di giova-ni.Tanto per citare qualche nu-

mero, dei 103mila nati in me-no in Italia tra il 2008 al 2016,solo un terzo dipende dal fattoche le donne in età feconda so-no diminuite. Il calo delle na-scite registrato nel 2016 è parisolo al record negativo osser-vato nella seconda metà delCinquecento, quando peròl’Italia aveva un quinto dellapopolazione odierna. Nella fa-scia di popolazione fra i 18 e i34 anni, il saldo è sceso di1,1milioni di persone. Tantoche l’Istat stima per il 2065 unavera e propria «rivoluzionegrigia». La questione sanitariaè evidente, visto che circa unanziano su due soffre di alme-no una malattia cronica graveo èmulti cronico e che la ridu-zione di autonomia personaleriguarda oltre un anziano su10.Resta grave anche il divario

tra regioni, la speranza di vitavede differenze territorialipiuttosto marcate. Il differen-ziale tra le regioni italiane è ditre anni ad esempio tra Trenti-no Alto Adige e Campania,inoltre le differenze sono an-cor piùmarcate se si guarda al-

c’è una differenza di 10 anni dibuona salute, secondo la per-cezione dei cittadini.Tra i grandimali cheminac-

ciano la salute degli italiani cisono naturalmente le malattieoncologiche. Malattie, spiegaSaverio Cinieri (direttore del-

l’Unità operativa di oncologiamedica e brest unit dell’Asl diBrindisi e tesoriere nazionaleAiom) che sono certamentemultifattoriali, ma che sonoanche aumentate di pari passocon l’aumentare dell’aspettati-va di vita. E’ così, ad esempio,

di Raffaele Nespoli

Il focus

per il tumore della mammella.«Si è abbassata l’età media perquesta neoplasia. Anni fa ri-scontrare un cancro alla mam-mella in una trentenne era ra-ro, oggi è abbastanza frequen-te. Del resto l’esposizione asbalzi ormonali è ben più lun-ga. Uno dei fattori che aumen-ta il rischio è anche il mancatoallattamento al seno che, sefatto, ridurrebbe la possibilitàdi sviluppare una neoplasia al-la mammella».A favorire l’insorgenza di tu-

mori sono poi gli stili di vita,scorretti, intesi come il fumo ouna cattiva alimentazione.«Nel 30% dei casi le patologieoncologiche – aggiunge Cinie-ri – sono legate a ciò che fac-ciamo o mangiamo: poca atti-vità fisica, aumento del fumo,soprattutto nelle donne, e poiuna cattiva alimentazione».Oltre questo c’è l’odiosa piagadell’inquinamento ambienta-le, alimentata in parte da unapolitica di forte industrializza-zione dei decenni passati, inparte dalle ecomafie. «Tuttoquesto – dice lo specialista - siriverbera sulla popolazione».Ad ogni modo, se le malat-

SaverioCinieriDirettoredell’Uodi oncologiamedica dell’Asldi Brindisie tesorierenazionale Aiom

la speranza di vita in buona sa-lute. Addirittura, consideran-do la seconda regione, che èl’Emilia Romagna, la differen-za con quella meno perfor-mante, che è la Calabria, è di 10anni. Quindi tra la seconda el’ultima delle regioni italiane

GiorgioAllevaProfessoreordinariodi Statistica,è presidentedell’Istitutonazionaledi statistica

Il gapTra Emiliae Calabriadifferenzadi 10 anninellasperanzadi vitain buonasalute

Largo ai vecchi

Fonte: Xxxxxxxxx

In Italia,tra il 2008 e il 2016,si è stimato un calodi 103mila nascite

Un anziano su duesoffre di almenouna malattiacronica grave

L'Istat prevedeper il 2065

una vera e propria«rivoluzione grigia»

Nell’aspettativa di vitac’è un gap di circa 3 anni

tra i cittadini del Norde quelli del Sud

-103.000

-3

Almenoil 30 per centodelle neoplasiesono connessea errati stili di vita

-30%

consumare adeguatequantità di fruttae verdura, cercandodi evitare alimentiad alto rischio

mantenersi attivi

Tra i consiglidegli specialisti:

MariaTriassiDirettoredipartimentodi sanitàpubblicadell’UniversitàFederico IIdi Napoli

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA3

«A dirla con unoslogan: il benedi una longevi-tà maggiore si

accompagna al male di unafragilità maggiore». A parlareè Lucio D’Ubaldo, già segreta-rio generale Anci, oggi impe-gnato nell’associazione sui te-mi della sanità. «Lo sforzo delServizio sanitario nazionale –aggiunge - deve essere quellodi creare delle certezze per lasalute degli italiani. I progressidella scienza ci hanno consen-tito unamaggiore longevità, losforzo dev’essere quello di vi-vere a lungo e in buona salu-te».Ritiene che le istituzioni

facciano abbastanza?«L’obiettivo di umanizzare

la sanità comporta anche il fat-to di portare i cittadini a viverein serenità e con un buonequilibrio psicofisico. Servono

bri. Fare prevenzione non devesignificare “rincorrere” i labo-ratori di analisi, ma correttistili di vita. Servirebbero piùstrutture pubbliche, o ancheparchi attrezzati, per avere unapopolazione più in forma. Perdire una banalità, anche i sem-plici campi da bocce di unavolta erano utili alla salute de-gli anziani».Come è nata l’idea di un

confronto con l’Istat?«Si parte dall’idea che trop-

po spesso l’informazione sullasanità sia eccessivamente spe-cialistica. Le università fannostudi molto seri, creano osser-vatori che portano alla lucemolti dati cruciali, ma dobbia-mo anche conoscere la realtàche ci circonda in modo piùsintetico. Capire, e far capire,di cosa stiamo parlando. Ilpresidente dell’Istat ha datoquesto contributo con tabellemolto accessibili, di facile let-tura e molto utili. Si tratta, amio modo di vedere di un ap-proccio che favorisce il pro-blem solving. Altrimenti in-formazioni importanti restano“non intellegibili” per l’opinio-ne pubblica, che di certo non èchiamata ad avere un tasso diconoscenze specialistiche».

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tie tumorali sono aumentate,va anche detto che altre malat-tie, quelle che agli inizi del‘900 mietevano vittime, sonoora del tutto debellate, o co-munque non costituisconopiù un rischio. «Questo – ag-giunge Cinieri – ha consentitodi far aumentare l’aspettativadi vita». L’unica domanda sen-sata è a questo punto: «Cosapossiamo fare per tenerci inbuona salute?» Cinieri non hadubbi, a fare la differenza sonoi comportamenti individuali.Anche per questo motivo hadato vita ad una pagina Face-book chiamata «Percontodi-Smith». Uno spazio nel qualesi possono trovare consiglicon solide basi scientifiche,ma allo stesso tempo semplicie diretti. Una pagina, insom-ma, dedicata alle persone co-muni. «Non esiste un solo se-greto per la buona salute, è im-portante – conclude - mante-nerci attivi, consumare cinquepasti al giorno con opportunedosi di frutta e verdura. Nonfumare e cercare di evitare ali-menti ad alto rischio, quali adesempio bevande con troppizuccheri, carne in scatola o

«La prevenzione come stile di vita»D’Ubaldo: «Anche i semplici campi da bocce erano utili al benessere degli anziani»

wurstel (alimenti spesso mol-to trattati). E ovviamente, sce-gliere frutta e verdura di sta-gione».Chi da sempre ha ribadito

l’importanza di corretti stili divita e di un’alimentazionequanto più possibile aderentealla Dieta mediterranea è laprofessoressa Maria Triassi,direttore del dipartimento disanità pubblica della FedericoII di Napoli.«È auspicabile –dice – che i dati Istat possanodiventare uno strumento pre-zioso nelle mani di chi ha ilcompito di amministrare eprogrammare la salute dei cit-tadini. Viviamo, del resto, inun contesto particolarmentecomplesso, influenzato da piùvariabili. Un contesto nel qua-le, purtroppo, soffriamo anco-ra di grandi differenze traNord e Sud».Maria Triassi riflette sull’esi-

genza di impostare un cambiodi rotta «radicale». Non è ac-cettabile, dice, che «esista ungap così profondo, che chi viveal Sud debba accettare di avereun’aspettativa di vita inferioreanche di tre anni rispetto adun cittadino del Nord. Spesso

– chiarisce – la tempistica del-la diagnosi è la stessa, ma nelMeridione c’è un’offerta sani-taria spesso carente».Anche Triassi evidenzia un

grave ritardo sulla rete territo-riale dell’assistenza, e quindisulla possibilità di uscire daquel sistema ospedalocentricoche dovrebbe ormai essere su-perato. «Nonostante tutto ciòche sentiamo – prosegue – peri cittadini del Sud l’accessibili-tà ai servizi sanitari è diminui-ta, abbiamo liste d’attesa trop-po lunghe e nei fatti non riu-sciamo a rispondere inmanie-ra tempestiva alle esigenze dicura che arrivano dal territo-rio».Infine, unmonito: «Si punta

ancora troppo poco alla pre-venzione, intesa come educa-zione alla salute. La Campania,purtroppo è maglia nera. Mol-tissimi giovani sono obesi, as-sistiamo ad un aumento deldiabete e di conseguenza è sa-lito anche il rischio cardiova-scolare. Se vogliamo realmen-te che cambi qualcosa è arriva-to il momento di passare dalleparole ai fatti».

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investimenti che al momentonon ci sono o non sono ade-guati. Negli anni infatti abbia-mo mediamente migliorato il“conto economico”, ma abbia-mo contratto gli investimenti.La strategia dello sviluppo del-la sanità sul territorio, vale adire ciò che viene prima e do-po l’ospedale, è ancora pocoapplicata. L’ospedale dovevaperdere la sua centralità, maoggi ancora non è così. Vedia-mo ancora tempi di degenzatroppo lungi e drammatichecarenze nelle reti assistenzialiterritoriali».Parla di diseguaglianze

territoriali?«La rete è l’idea che fa la dif-

ferenza. La rete di oggi apparediscreta al Centro Nord, cosìcome nel Centro Italia. Tutta-via da Roma in giù la rete èmoltomeno efficace. Nel Mez-zogiorno ci sono grandi eccel-lenze negli ospedali, ma il si-stema di rete è molto fragile.Ci sono disparità serie che ci

comune significa fare analisi.Tuttavia si scopre che in Italiafacciamo troppe analisi, spen-diamo troppo in questo senso.Forse dovremmo essere piùaccorti alla prevenzione intesacome stili di vita. Guardiamoall’obesità: colpisce più il Sud,proprio quei territori dove in-sistono stili di vita poco salu-

Il filmUna scenadi «Cocoon»,la pellicola direttada Ron Howardsulla vitalità di ungruppo di anziani

riportano a situazioni passate,che dovrebbero farci riflettere.Basti pensare agli anni di dif-ferenza nell’aspettativa di vitatra un cittadino del Nord e unodel Sud».Può essere anche una que-

stione di prevenzione?«Qui c’è un paradosso. Fare

prevenzione nell’immaginario

di Gianluca Vecchio

PassatempiAlcuni anzianiimpegnatia giocarea bocce

LucioD’UbaldoGià segretariogenerale Anci,e presidenteFondazioneItalia-Usa,oggi si occupadi sanità

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NA4 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

Ilmale e lo stress

È un nuovo tipo di paziente, non tratta la malattia da più di 5 anni: in Italia sono circa un milioneNecessita di un aiuto per il ritorno alla normalità superando la paura per il futuro e i sensi di colpa

Così si curano i sopravvissuti al cancro

LuigiGazzilloPsicologo conspecializzazionein psiconcologiapresso l’UniversitàCattolicadel Sacro Cuore(PoliclinicoA. Gemelli) Roma

L a diagnosi di una malattiaoncologica rappresenta unevento traumatico moltoimportante e significativo,

che mette in crisi gli equilibri psi-chici anche della persona appa-rentemente più forte e meno vul-nerabile. Intorno al malato onco-logico tutto cambia: crollano tuttele sicurezze, acquisite in tanti an-ni, i valori, le priorità, gli amicipiù stretti e i familiari da cui ci siaspetta continui sforzi e dimo-strazioni d’affetto, spesso al difuori delle normali possibilità,che mettono quest’ultimi in unacondizione di costante frustrazio-ne e senso d’inutilità per non averfatto abbastanza.Dal punto di vista psicologico il

malato di cancro mette in atto deiprocessi di adattamento alla suacondizione che, nella maggiorparte dei casi, fa sviluppare unasintomatologia psicopatologicapiù o meno severa. La letteraturain questo ambito è molto vasta equasi tutti gli studi hanno rilevatoche circa il 50% dei pazienti onco-logici sviluppa un disturbo psi-chiatrico clinicamente rilevantedurante la sua malattia. I disturbidell’adattamento colpiscono lamaggior parte dei pazienti e sonoconnessi con il senso di fallimen-to ed impotenza nei confronti del-la malattia.I disturbi dell’umore,

invece, per la loro frequenza, inparticolare per il disturbo depres-sivo maggiore, rappresentano lasintomatologia psichiatrica piùdiffusa in oncologia. Quando siparla di depressione maggiore,viene quasi automatico pensare alrischio suicidario che, effettiva-mente, in questi pazienti è moltoalto sia nelle fasi iniziali che ter-minali della malattia, quando vi èuna grave debilitazione fisica, o

quando c’è uno scadente suppor-to familiare e sociale. I disturbid’ansia, infine, rappresentano larisposta fobica alla chemiotera-pia, caratterizzata da nausea e vo-mito anticipatori. Allo stato attua-le, un numero sempre maggioredi pazienti guarisce o, per lo me-no, sopravvive sempre più a lun-go. Basti pensare che dal 1970 adoggi si è passati a percentuali diguarigione che vanno da zero adoltre il 90% per i tumori al testico-lo, al seno e alcune forme di leu-cemia nei bambini.Ecco che è nato un nuovo tipo

di paziente nel vastissimopanora-ma dell’oncologia, i survivors, let-teralmente i “sopravvissuti”, tuttiquei pazienti cioè che non tratta-no la malattia da più di 5 anni eche in Italia sono circa un milio-ne. La condizione di survivors cimette davanti ad un’altra questio-ne: il ritorno alla normalità. Inuna società che ci vuole semprepronti, sempre attivi e produttivi,tornare a lavoro per queste perso-ne è un problema di non poco ri-lievo.Vivono infatti con una co-stante paura per il futuro, in cui sirinuncia a progetti ambiziosi e alungo termine proprio per timoreche il cancro si possa ripresenta-re, il tutto accompagnato da fortisensi di colpa per essere soprav-vissuti rispetto a tanti altri malatimeno fortunati. Dopo questo qua-dro è quindi doveroso parlare del-la psiconcologia perché, come ab-

biamo visto, il cancro non è solounamalattia del corpo che riguar-da il singolo individuo, ma coin-volge la vita del paziente a tutti i li-velli, sociali, familiari ed emotivi.La figura dello psicologo dovreb-be essere sempre presente per so-stenere in primo luogo il pazientee poi chi gli sta intorno. Il suo aiu-to è di fondamentale importanzain tutte le fasi della malattia, apartire dalla diagnosi. Anche semolti medici sono a favore dellacomunicazione chiara di diagnosie prognosi, la percentuale di pa-zienti veramente consapevole del-la propria malattia è ancora trop-po bassa. In questa situazione l’in-tervento dello psicologo aiutereb-be all’accettazione della propriacondizione che, evitando la nega-zione, attiverebbe delle reazioniemotive funzionali all’affrontare ilproblema, migliorando notevol-mente la qualità della vita.Quando ci si ammala di cancro

ad “ammalarsi” è tutta la famiglia:su di essa grava gran parte del“peso della cura”. Assistere i care-givers aiuta a prevenire un sensodi scoraggiamento patologico. Inquesto modo, fissando anche de-gli obiettivi di assistenza, i fami-liari avrebbero davvero la sensa-zione di essere utili e, nel caso incui la malattia dovesse avere il so-pravvento, non rimarrebbero conun continuo senso di colpa pernon aver fatto abbastanza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Uno psicologo ogni mille abitanti: negli ultimianni è cresciuto complessivamente il numerototale degli iscritti all’Ordine, la fascia d’età piùrappresentata è quella compresa tra i 30 e i 34anni. Con un 85 per cento di donne la psicologiasi conferma una professione «in rosa». Sul fronteoccupazionale due psicologi campani su trehanno attualmente un lavoro retribuito esoltanto uno su dieci è inattivo. La foto emergedalla ricerca «Psicologi campani…al lavoro!», che

è stata commissionata dall’Ordine campanodegli psicologi ed è curata da CaterinaArcidiacono, docente di Psicologia socialeall’università degli studi Federico II di Napoli, e daTeresa Tuozzi, docente di Teorie e modelli dellapsicologia di comunità all’ateneo partenopeo. Èstata presentata nel mese di ottobre nell’ambitodelle iniziative organizzate dall’Ordineprofessionale per la Giornata nazionale dellapsicologia.

La ricercaPsicologi, l’85%sono donneDue su 3 lavorano

RobertaRossiPresidente dellaFederazioneItalianadi SessuologiaScientifica,psicologa epsicoterapeutarelazionale.Da 25 annisi occupadi sessuologiaclinica ed èautrice di lavoridi ricerca

Disfunzionisessualiperil35%deigiovaniIl «mordi e fuggi» porta alla mancanza di desiderio negli uomini e al dolore nelle donneC’è bisogno di rispetto e ascolto del partner e di fare prevenzione nelle scuole e a casa

C onclusa la settimana del be-nessere sessuale, tiriamo lesomme con Roberta Rossi,

presidentessa della Federazioneitaliana di Sessuologia scientifica,psicologa e psicoterapeuta rela-zionale.Cosa si è fatto sul territorio

Italiano per promuovere il be-nessere sessuale?«Abbiamo organizzato corsi e

convegni, rivolti a specialisti maanche e soprattutto alla popola-zione. In futuro saranno pro-grammati gli interventi nellescuole, in quanto crediamo fer-mamente che i giovani vadanoeducati alla cultura della preven-zione, intesa come cura e rispettodel proprio corpo, per un rag-giungimento di una sessualità sa-na e gioiosa».Cosa è emerso da questi in-

contri?«Abbiamo analizzato un cam-

pione di popolazione che ha evi-denziato nel 35% dei casi disfun-zioni sessuali, legate non tanto al-l’età avanzata, perché erano per lopiù giovani tra i 25 ed i 35 anni adaccusare questo malessere, masoprattutto legate ad una sessua-lità troppo veloce, mordi e fuggi,che alla lunga porta una mancan-za di desiderio negli uomini, ed arapporti vissuti con dolore e poco

piacere nelle donne. Pur essendola nostra una società liquida in cuitutto è permesso la donna per vi-vere bene la propria sessualità habisogno di sentire la vicinanza delpartner, ha bisogno di coccole edi confronto nel quotidiano, nonsiamoquindi lontani dalla visionedell’amore romantico. Aspettareil momento giusto evitando unasessualità sregolata evita di averecomportamenti successivi pato-logici. Al contrario prendere solo

il piacere, magari in un momentoin cui non si è nemmeno troppolucidi, porta inevitabilmente a vi-vere il rapporto in modo disfun-zionale».Cosa significa nella vita quoti-

diana avere una buona sessuali-tà?«I benefici psicologici sono in-

negabili, si percepisce una tran-quillità interiore superiore, inol-tre se qualcosa ci spaventa e pos-siamo abbracciare il partner que-

sto immediatamente ci calma, eriusciamo a guardare con mag-giore ottimismo ciò che dobbia-mo affrontare».Crede che i giovani si possano

educare alla buona sessualità?«Si, i giovani richiedono una

formazione, mediata da personeesperte, che possano guidarli alrispetto e all’ascolto del partner,la consapevolezza di se e dell’altroaiuta a fare scelte più corrette. Sia-mo abituati ad intervenire sui

problemi e sulle disfunzioni, do-vremmo invece fare prevenzioneed informare, sia nelle scuole chea casa, i genitori di oggi sono inrealtà bloccati dal confronto inmateria di sessualità con i proprifigli. Parlare, parlare, parlare!»Lei cosa consiglia alle donne

per vivere il periodo dellameno-pausa pienamente e in manieraserena?«Consiglio di parlare con il pro-

prio ginecologo per risolverequelle che possono essere le pro-blematiche fisiche, ma anche dimodificare la propria aspettativadi sessualità non solo rivolta al-l’atto fisico e basta, ma di cercarecomplicità con il proprio compa-gno, che probabilmente potrebbeanche esso iniziare ad avere pro-blemi dovuti all’età, sa che adesempio il diabete può influiresulla sessualità o alcuni farmaciper il cuore creano piccole disfun-zionalità a livello sessuale? La di-minuzione del testosterone gene-ra un calo del desiderio, la coppiava quindi presa in carico da un te-am di esperti senza lasciare ladonna da sola, facendole credereche il problema sia solo suo. Unavita sessuale felice, in una coppiadi lunga durata puòmaturare fuo-ri dal letto, coccolandosi e dialo-gando in un milione di modi. È lastrada giusta, più appagante econsapevole».

© RIPRODUZIONE RISERVATAIl malessere a letto Il calo del desiderio è ormai una triste realtà nei giovani tra i 25 e i 35 anni

di Luigi Gazzillo

❞I disturbiColpiscono il 50 per centodeimalati oncologicie sono di adattamento,d’umore e d’ansia

di Emanuela Di Napoli Pignatelli

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA5

M alaria e chikungunya,nel 2017 sono pochi gliitaliani che avrebberopensato di doversi pre-

occupare di queste malattie. Lacronaca però dice ben altro.Di malaria è morta una bimba

di soli quattro anni, contagiatanonostante non avesse fatto alcunviaggio in zone endemiche, men-tre la chikungunya continua a farregistrare casi nel Lazio. La do-manda sulla bocca di tutti quindiè una sola: «Cosa sta succeden-do?».La situazione in realtà è meno

critica di quel che si possa crede-re, e per capirlo basta riascoltarequanto spiegato dal professorCarlo Tascini (direttore della pri-ma divisione di malattie infettiveal Cotugno di Napoli) in un’inter-vista rilasciata ai microfoni di Ra-dio Kiss Kiss. Senzamezzi terminiTascini spiega che «in Italia nonesiste alcun rischio malaria. Pur-troppo ci sono alcuni casi che sidefiniscono “criptici”, per i quali

molto utile usare indumenti cheproteggano gambe e braccia, re-pellenti e zanzariere. Sempre be-ne cercare di eliminare il ristagnodi acqua, ad esempio nei vasi».Al di là di questi accorgimenti,

rassicura sapere che con il buonsenso, nella maggior parte dei ca-si, si può evitare di correre rischiinutili. E sempre in tema di buonsenso, se si è viaggiato in paesi arischio per queste malattie è beneprestare attenzione ad eventualicampanelli d’allarme una voltarientrati in Italia. Casi di malariadi «importazione» non sono in-frequenti e se affrontati precoce-mente e nel modo giusto possonoessere risolti senza troppi proble-mi, in pochi giorni, semplice-mente con la somministrazionedi un farmaco per via orale.

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non si riesce a stabilire il metododi trasmissione. Ma si tratta diepisodi molto rari».Il professore ricorda che per la

malaria il caso “criptico” più vici-no nel tempo risale al 1997, aGrosseto. «In quell’occasione –dice - forse si trattò di una tra-smissione autoctona, poi per 20anni nessun altro caso. È chiaroche ogni presunta trasmissionenostrana possa generare preoccu-pazione, ma parliamo di situazio-ni talmente rare da non farci cre-dere che possa essersi verificatauna trasmissione attraverso vetto-ri (insetti, ndr) presenti in Italia».Il direttore della prima divisio-

ne di malattie infettive del Cotu-gno di Napoli sottolinea che nelnostro Paese l’anofele è stata de-bellata nel dopoguerra, e con lazanzara è sparita anche la malat-tia. «Da allora – dice - solo casi di“importazione”. Teoricamentepotrebbero esistere dei vettori,ma non sono così efficienti neltrasmettere lamalaria e quindimisento di ribadire che il messaggioda trasmettere è di assoluta tran-quillità».

bonifica dell’area dalle zanzare.Anche altri paesi d’Europa, adesempio la Francia, hanno segna-lato alcuni casi di trasmissioneautoctona, situazione che è deter-minata in parte dai cambiamenticlimatici. Si sa che quando cam-bia il clima cambiano i vettori, e sipossono avere malattie che primanon erano presenti. Ad ogni mo-do il rischio è minimo».Molti si chiedono quali siano le

strategie da adottare per potersimettere al riparo da rischi. Al ri-guardo Tascini non ha dubbi:«Per la malaria, come detto, si de-ve valutare il rischio e ci si devesottoporre a profilassi quando siviaggia in zone endemiche. Per lealtremalattie trasmesse dalle zan-zare in realtà non c’èmolto da farese non fare attenzione e cercare dinon farsi pungere. Può essere

Lemalattie infettive

Altra storia per chi viaggia inPaesi a rischio. «Chi parte deve in-formarsi bene e sottoporsi a profi-lassi, se la zona è endemica. Il ri-schio più grande è infatti chequalcuno vada per una breve va-canza in Paesi a rischio per la ma-laria e quindi, senza saperlo, laporti in Italia». Nonmeno attuale,e preoccupante, è il discorso dellachikungunya. In questo caso sitratta di un virus, mentre la mala-ria è trasmessa da un parassita.La chikungunya, che non ha

quasi mai esiti gravi, porta unafebbre che viene chiamata «spac-caossa», per i dolori forti e il sen-so di spossatezza. «Si tratta di unafebbre – continua Tascini - similealla dengue. Circa 10 anni fa c’èstata una trasmissione autoctonanella zona di Ravenna. In quel ca-so ci si rese conto che c’era statauna mutazione del virus, e che lostesso era capace di usare comevettore la tanto odiata zanzara ti-gre. Quello che è bene sottolinea-re per questo virus è che da tempoc’è una grande attenzione delleautorità sanitarie. In presenza dicasi conclamati si procede con la

CorradoCalamaroSegretarioamministrativoFederazionedei medicidi medicinagenerale Napoli

CarloTasciniGià infettivologoall’Asl Versilia,è direttoredella primadivisionedi malattieinfettivea indirizzoneurologicoall’ospedaleCotugnodi Napoli

Vaccinazioni, i medici ci mettono la facciaUn manifesto in strada e nei 1200 studi Fimmg per dare il buon esempio ai pazienti«Troppe campagne di disinformazione sul web, è giunta l’ora di ripristinare la verità»

M edici di medicina gene-rale hanno scelto di so-stenere le vaccinazioni

mettendoci la faccia, e non è unmodo di dire. Proprio in questigiorni la sezione napoletanadella Federazione italiana deimedici di medicina generale hamesso in campo un’iniziativache, per i medici di famiglia,non ha precedenti: una campa-gna informativa veicolata conmanifesti affissi in città e nei1.200 studi associati al sindaca-to. Ilmessaggio? «Iomi vaccino,fallo anche tu». L’idea è quelladi sostenere i buoni consiglicon i fatti, dando l’esempio perfar comprendere ai propri assi-stiti quanto sia importante vac-cinarsi.«Nonostante se ne parli mol-

to – spiegano i leader provincia-li Fimmg, Corrado Calamaro eLuigi Sparano - tantissime per-sone non sono correttamenteinformate su questo tema, eccoperché abbiamo deciso di met-tere a disposizione dei nostri as-sistiti tutta la nostra esperienza,così che possano recepire leprincipali informazioni e farescelte sensate e consapevo-li».Molte delle preoccupazionidei camici bianchi sono legateai timori che i pazienti esprimo-

no nella privacy dei loro studi.«Ormai è palese – aggiungonoCalamaro e Sparano - che anchei più anziani siano fortementecondizionati da vere e propriecampagne di disinformazioneche, in maniera strisciante, simuovono sul web. Dai ragazzinialle giovani mamme, e conti-nuando per questa linea sino ainonni, serpeggia il sospetto dichissà quale complotto ordito aidanni dei cittadini. Molti non sirendono conto del grande privi-legio che abbiamo oggi a potersomministrare i vaccini senzaparticolari difficoltà».E pensare che nel 1973, quan-

do lo spettro del colera sconvol-se Napoli, la battaglia fu vintaproprio con la vaccinazione. Inquell’occasione il vaccino fuchiesto a gran voce dai napole-tani, scesi addirittura in piazzaper ottenerlo. L’infezione fusconfitta grazie a «un’organiz-zazione che permise di vaccina-re 800mila persone in due setti-mane.Molti ricordano la paura della

malattia, pochi l’efficienza delsistema e la centralità del vacci-no», ricorda Silvestro Scotti,presidente dell’Ordine dei me-dici di Napoli e segretario nazio-nale della Fimmg. «Quello che

colpisce nelle foto e nelle imma-gini del 1973 - aggiunge Scotti,che da sempre ha promossocampagne informative sui vacci-ni - è la partecipazione di tutta lapopolazione. La protesta perchiedere il vaccino, le file in at-tesa di essere vaccinati. E traspa-re la fiducia verso l’immunizza-zione». Questo, per il presidentedei medici napoletani, «era unsegno di grande civiltà.Qualcosa che si sta perdendo

con la diffusione della culturaanti vaccino legata all’indivi-dualismo crescente. Chi si vac-cina, infatti, oltre a non amma-larsi, contribuisce a non far am-malare gli altri. Questo elemen-to oggi viene consideratosempre meno, ci si preoccupaassai più delminimo effetto col-laterale rispetto al vantaggio so-ciale». La scelta dei medici Fim-mg Napoli è stata dunque di au-totassarsi per poter realizzarequesta campagna che non ha al-tro fine se non di parlare ai cit-tadini, far capire loro che i vac-cini non devono essere vissuticome un obbligo, bensì un di-ritto alla salute. Per molti, vede-re un manifesto con il propriomedico di famiglia invitare allavaccinazione (non solo quellaantinfluenzale) sarà senza alcundubbio motivo di richiamo e diattenzione.Non è un caso del re-sto che questa iniziativa parta

da Napoli, una delle città piùdifficili sul tema delle vaccina-zioni, ma anche una di quellechemeglio di tutte ha saputo re-cuperare terreno. Con l’introdu-zione delle vaccinazioni obbli-gatorie, ad esempio, le Asl terri-toriali (in città la Napoli 1 Cen-tro) hanno messo in campo ungrande sforzo, arrivando a vac-cinare migliaia di bambini.«De-cidere di vaccinarsi e di vaccina-re – concludono i leader napo-letani Fimmg – significa sce-gliere di curare la propria salutae quella degli altri. Ci sono in-fatti persone che a causa di ma-lattie autoimmuni o per altre ra-gioni non possono vaccinarsi,quindi ridurre la circolazionedei virus può significare salvaredelle vite». Di qui l’idea di unacampagna capace di esaltare ilrapporto fiduciario solido e ri-conosciuto tra paziente e medi-co di base.«Il medico di famiglia è il pri-

mo punto di riferimento perogni cittadino, dotato della fi-ducia e dell’autorevolezza ne-cessari a svolgere un vero e pro-prio ruolo di “guida” per il pa-ziente. Almedico di base ci si ri-volge non solo in caso dinecessità ma anche per chiede-re informazioni, rassicurazioni,consigli su come proteggere almeglio la propria salute».

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La situazione è meno critica di quanto si possa immaginareLa profilassi è la soluzione da adottare per mettersi al riparo

Malaria e chikungunyaNon c’è da preoccuparsi,«rischi» solo per chi parte

di Raffaele Nespoli

SilvestroScottiPresidentedell’Ordinedei medicidi Napolie segretarionazionale Fimmg

di Renato Nappi

LuigiSparanoSegretarioprovincialeFederazionedei medicidi medicinagenerale Napoli

Il vaccino è gratuito e sicuro, ti protegge e ti rende più forte.Vaccinarsi è una scelta importante per la tua salute e quelladi chi ti sta vicino.Rivolgiti al tuo medico di famiglia, saprà rispondere a tutte le tuedomande e ti guiderà passo dopo passo nel percorso di vaccinazione.

IO CI METTO LA FACCIATU USA LA TESTA!Fai come me, vaccinati

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NA6 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA7

Lemalattie della pelle

U na delle più frequentimalattie della pelle èpoco conosciuta. Pro-prio così, la dermatite

atopica finora ha ricevuto pocaattenzione sia dal pubblicoche dai medici, ma di recenteha trovato spazio in una serietv americana The night of, incui John Turturro interpretaun avvocato che, nelle aule digiustizia difende criminali, manella vita combatte la dermati-te atopica grave (nella realtàpare che sia l’autore della seriePeter Moffat a soffrirne). InItalia sono oltre 35mila le per-sone colpite, di cui 8mila informa grave. L’AssociazioneNazionale Dermatite Atopica(Andea) è impegnata al fiancodei pazienti per cercare unavia rapida e semplice di acces-so alle cure. Oggi è già dispo-nibile sia negli Usa che inFrancia una nuova terapia ap-provata dall’European Medici-nes Agency.La prima giornata nazionale

allergie al latte, all’uovo o al-l’aria - successivamente, conl’età l’allergia alimentarescompare e lascia il posto aquella che viene chiamataasma o rinite allergica» Malat-tie molto diverse tra loro sonooggi messe in stretta correla-zione grazie alla scoperta diquesti meccanismi biologiciche le accomunano e che sca-tenano l’infiammazione allaloro base. Meccanismi chepossono anche essere bloccatigrazie all’innovazione biocno-logica in campo farmaceutico.«Con la prima giornata Na-

zionale della Dermatite Atopi-ca, i pazienti chiedono alleistituzioni e alla società civiledi non essere lasciati soli -conclude Picozza - chiedonoche la patologia, soprattuttonelle forme più gravi, sia rico-nosciuta come invalidante eche si preveda un supportoeconomico per le spese chedevono affrontare quotidiana-mente di tasca propria, che ar-rivano a pesare significativa-mente sul bilancio familiare».

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La dermatite atopicaQuel nemico poco conosciutoNella serie tv americana «The night of» ne soffre John TurturroGli ammalati chiedono che sia qualificata come invalidante

Queste percentuali sono piùelevate se si considera la soladermatite atopica grave. «Lamalattia cronica non interessasoltanto la pelle ma ha un im-patto sistemico», spiega Anto-nio Cristaudo presidente del-l’Associazione DermatologiOspedalieri, che, insieme adaltre società scientifiche, hafatto richiesta formale ad Aifaper dare ai soggetti più graviun rapido accesso, così comegià accade in Francia. «Il co-siddetto ‘difetto di barrieraepidermica’ può, infatti, esse-re l’inizio di quella che è defi-nita ‘marcia atopica’: moltedelle persone con dermatiteatopica possono sviluppareasma, rinite allergica o polipo-si nasale nel corso della vita».Per le forme medio- gravi, «leterapie disponibili – continua– non sono utilizzabili in tutti icasi». Ecco perché assumonoun ruolo decisivo le terapie in-novative. «In genere - spiegaCristaudo - la malattia arrivanei primi anni di vita, con lo-calizzazioni cutanee - quelleche spesso vengono chiamate

della dermatite atopica, istitu-ita da Andea il 19 ottobre scor-so, aveva proprio lo scopo diportare all’attenzione di istitu-zioni e cittadini l’impatto psi-co- fisico della malattia sui pa-zienti, soprattutto nelle sueforme più gravi ed invalidanti.Andea e Federasma & Aller-

gie onlus hanno chiesto conforza alle autorità regolatorieun rapido accesso alle nuoveterapie disponibili. «Purtrop-po ad oggi - spiega Andea- no-nostante utili e promettentiscambi intercorsi con Aifa,l’esito è stato negativo». «Po-chissime persone conosconoveramente la dermatite atopi-ca, soprattutto nella sua formapiù grave, le limitazioni cheimpone nella vita di tutti igiorni, nel lavoro, nello studio.L’intenso e incessante pruritoimpedisce di dormire, conti-nua tutto il giorno e si associaal dolore causato dalle lesionidella pelle», spiega Mario Pi-cozza, presidente Andea.La dermatite atopica, più

comunemente detta eczemadella pelle, prende di mira

spesso zone visibili, come vi-so, collo, mani e piedi.Il personaggio della serie tv

pian piano abbandona le scar-pe per portare i sandali: nonriesce a sopportare il contattocon i materiali ed è costretto a“grattarsi” con una matita ipiedi, perché il prurito che gliprovoca la malattia è irresisti-bile. Nelle puntate consultamedici, uno dopo l’altro, percercare un rimedio efficace.Migliaia di persone oggi sof-frono di questa patologia econvivono con i segni e i sinto-mi devastanti, come prurito,escoriazioni, lesioni che spes-so sfociano in infezioni.Uno studio mette in eviden-

za alcuni dati che mostranol’impatto della patologia sullaqualità di vita delle personecon dermatite atopica mode-rata-grave: per il 61% il pruritoè insopportabile; l’86% riferi-sce di avere prurito tutti i gior-ni e il 63% di questi per almeno12 ore al giorno; più del 36% hadisturbi del sonno ogni notte eoltre la metà ha riferito sinto-mi di depressione e/o ansia.

di Sofia GorgoniDovePrendedi mirazonevisibili:viso, collo,manie piedi

ComeL’86%di chi neè colpitodice cheha pruritotuttii giorni

AntonioCristaudoDermatologodell’Ifo-IstitutoDermatologicoSan Gallicanodi Roma,è presidentedell’Adoi(AssociazioneDermatologiOspedalieri)

MarioPicozzaDermatologo,è presidentedell’Andea(AssociazioneNazionaleDermatiteAtopica) che hapromosso laprima giornatasulla patologia

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NA8 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

Gli stili di vita

Dall’«Atelier della salute» a «Oggi si recita...l’Hiv»tante le iniziative che promuovono il benessereTra gli screening più richiesti quelli dermatologiciLa forza del racconto per battere la paura del cancro

Visite gratuitedi prevenzioneSi salvi chi vuole

P otere della Tv, in questo caso di unmar-tellante spot, intere generazioni sonocresciute con la consapevolezza che«prevenire è meglio che curare». Tutta-

via, una cosa è conoscere la strada da seguire,tutt’altra faccenda è percorrerla. Gli italiani so-no infatti poco attenti alla prevenzione e spessoil problema è legato alle carenze della sanitàpubblica e all’impossibilità di accedere a strut-ture private. Ben vengano allora le iniziative chepromuovono la prevenzione con visite gratuiteo che spingono i cittadini verso una maggioreconsapevolezza. In questo senso Napoli ha avu-to un autunnomolto prolifico.Sicuramente è stata un’iniziativa di successo

quella organizzata dalla Scuola di medicina echirurgia e dall’Azienda ospedaliera della Fede-rico II.«L’Atelier della salute», questo il nome,ha fatto registrare 2.300 visitatori, di cui circa400 studenti provenienti da licei e istituti supe-riori. Sono state addirittura 660 le prestazionimediche effettuate in collaborazione con Cam-pus salute onlus e Fondazione Pro. A fine set-tembre Scuola e Azienda sono scese in campoper la promozione di sani stili di vita, aprendole porte della cittadella universitaria con unprogramma ricco di proposte interessanti sualimentazione, attività fisica, benessere psico-logico e pratiche di prevenzione.Tra le visite più richieste, gli screening der-

matologici, ben 120 eseguiti in una sola giorna-ta. Visite che hanno portato ad intercettare an-che casi a rischio.Altrettanto importante, ma stavolta in fatto

di sensibilizzazione e informazione sono statepoi altre due iniziative: una sul tumore meta-statico del seno e l’altra sull’Hiv. Andiamo conordine. Voltati. Guarda. Ascolta.La campagnanazionale di sensibilizzazione realizzata in col-

laborazione con Fondazione Aiom (Associazio-ne italiana di oncologiamedica e Europa donnaitalia punta a sconfiggere paure e tabù attraver-so la forza del racconto diretto della malattia,con le storie delle ammalate pubblicate su unportale ad hoc e e poi diffuse con la voce nar-rante di tre attrici professioniste.Quella di Napoli è stata tra le prime tappe,

per sostenere lemigliaia di donne italiane affet-te da questa malattia, persone troppo spesso

invisibili agli occhi dell’opinione pubblica, cheancora non trovano l’ascolto e l’assistenza di cuihanno bisogno.A queste donne, che convivono con un tumo-

re al seno in fase avanzata, va garantito il dirittoalla migliore qualità di vita possibile, l’accessoalle migliori terapie innovative disponibili sulmercato, la continuità o il reinserimento lavo-rativo.«Oggi si recita… l’Hiv» basata sulla veicola-

zione di informazioni utili e spunti di riflessio-ne. Nel cuore dei Quartieri Spagnoli di Napoli siè chiusa l’edizione 2017 della campagna di pre-venzione sull’Hiv e malattie sessualmente tra-smissibili promossa da Arcobaleno onlus, rea-lizzata con la partnership delle associazioni An-laids Lazio e Lombardia e NPS Italia e con ilcontributo non condizionato di Gilead Scien-

La campagnaA Napoli una delle prime tappedel viaggio per sostenere le migliaiadi donne italiane affetteda tumore metastatico al seno

I dati

«L’Atelierdella salute»è il nomedell’iniziativadi prevenzioneche a Napoli hafatto registrare2.300 visitatori,di cui circaquattrocentostudentiprovenientida licei e istitutisuperiori.Sono stateaddirittura 660le prestazionimedicheeffettuate incollaborazionecon Campussalute onluse FondazionePro.

Interventistica cardiovascolare, Campania all’avanguardiaValvola «fuori misura» impiantata al Pineta Grande di Castel VolturnoCampania all’avanguardia nell’interventisticacardiovascolare. In costante aumento gli interventidi Tavi, l’innovativa tecnica di sostituzioneattraverso un catetere delle valvole aortiche chedà speranze ai malati di stenosi aorticadegenerativa. La grande novità è la valvola “fuorimisura” impiantata per la prima volta in Italia al

Pineta Grande di Castel Volturno, la EVR 34,prodotta da Medtronic: si è riusciti ad inserire in uncatetere di meno di 6 millimetri una valvola cheuna volta rilasciata raggiunge 34 millimetri didiametro. Queste dimensioni aiutano chi eraescluso dalla Tavi perché anatomicamente nontrattabile con le protesi in commercio.

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA9

La principale complicanza dell’herpeszoster (fuoco di Sant’Antonio) riguarda157mila persone ogni anno, con unasofferenza media che va dai 5 ai 7 mesi eun costo complessivo da 42 milioni dieuro sul Sistema sanitario nazionale. Unproblema, insomma, che ha un grossoimpatto sulla vita personale e lavorativadegli ammalati. Si è discusso dellapatologia in questi giorni a Roma, durante

il convegno «Il dolore neuropatico dafuoco di Sant’Antonio: il vissuto deipazienti». Eppure il dolore da nevralgiapost erpetica potrebbe essere evitatograzie a un vaccino in unica dose, con altogrado di tollerabilità, in grado di prevenirel’insorgenza dello zoster e dellaneuropatia che ne consegue, gratis per i65enni e per alcune categorie (diabetici,ammalati cronici e affetti da neoplasie).

La novitàHerpes zoster,c’è un vaccinocontro il dolore

ces. Lo spettacolo teatrale, dedicato agli stu-denti delle scuole medie superiori, ha portatoin scena i temi della prevenzione dell’Hiv e del-le malattie sessualmente trasmissibili e ha giàad oggi coinvolto migliaia di adolescenti delleprincipali città italiane. PerNapoli la sede sceltaè stata il Teatro Nuovo, un palco sul quale lacompagnia Teatrosequenza ha portato, anchecon momenti di ironia, la messa in scena diquanto tratto dal racconto di venti ragazzi siero-positivi che, nel volume «Vivere la sieropositi-vità», raccontano la loro storia e come hannocontratto l’infezione: dalla scoperta ai modi diaffrontarlo e curarlo per sensibilizzarli rispettoad una malattia che, seppure in maniera diver-sa rispetto ai decenni passati, continua a colpi-re tantissime persone ogni anno.Emblematici a riguardo i dati forniti da Mas-

simo Sardo, dirigente medico dell’azienda deiColli, a margine della rappresentazione. «Nel2017 – ha spiegato - abbiamo avuto nella nostraazienda un aumento del 20 per cento dei casi ri-spetto all’anno precedente. Oltre lameta dei ca-si giungono alla nostra osservazione già in faseavanzata di infezione a dimostrazione che il testper l’Hiv è una scelta spesso tardiva e che cam-pagne informative per far conoscere la presen-za ancora attuale, e combattere gli episodi di-scriminatori ancora oggi presenti, sono neces-sarie. Da alcuni anni in Campania il numero dicasi di nuovi infetti si attesta sui 200 di cui il47% sono eterosessuali ed il 32% omosessuali adimostrazione che il virus può colpire chiun-que».

Raimondo Nesti© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutti in filaCittadinidavantial campusdell’Atelierdella Salutee, in alto,i momentipiù significatividi visite medichedalla misurazionedella pressione alcontrollo per i nei

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NA10 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

La ricerca

I l tumore non fa rumore, laricerca per la prevenzione ela cura del «male del seco-

lo» invece sì. E quanto mag-giori sono i risultati per la so-pravvivenza degli ammalatitanto più forte è il clamore cheli accompagna.Nei giorni scorsi si è parlato

molto della scoperta, brevetta-ta, di un gruppo di ricercatori,in prevalenza donne, del Di-partimento di Farmacia del-l’Università di Salerno (AldoPinto, ordinario di Farmacolo-gia; Rosalinda Sorrentino, ri-cercatrice; Rita Patrizia Aqui-no, ordinario di TecnologieFarmaceutiche e Michela Ter-lizzi, assegnista di ricerca) es-senziale per la diagnosi preco-ce del tumore polmonare. Sitratta di una proteina apparte-nente al gruppo delle caspasipresente, specificamente e inquantità 5 volte superiore allanorma, nel sangue di pazienticon tumore polmonare. Losviluppo successivo previsto èla produzione e commercializ-zazione di un kit diagnosticoper l’individuazione del bio-

marcatore in una fase precocedella malattia. Il kit, infatti, èbasato su un test di sempliceesecuzione presso tutti i labo-ratori di analisi. La diagnosiprecoce e su vasta scala potràoffrire la possibilità di curetempestive.La scoperta hamesso inmo-

to la creazione di Immune-Pharma srl, spin-off universi-tario costituito per la maggiorparte da giovani ricercatricidel settore farmacologico efarmaceutico, con il supportodi Antonello Saccomanno,chief financial officer. Il ceo diImmunePharma, RosalindaSorrentino, ha presentato i ri-sultati dei primi passi dellosviluppo del kit al congressointernazionale della EuropeanRespiratory Society, tenutosi aMilano dal 9 al 13 settembre,insieme a illustri pneumologi,Claudio Donner (presidenteFondazione Mondo Respiro) ePaolo Zamparelli (presidenteFondazione Giuseppe MoscatiSorrento onlus). In questa oc-casione Donner e Zamparellihanno rispettivamente affer-

Dall’Università di Salernokit per diagnosi precoce«Sul mercato nel 2018»Un gruppo di ricercatori, in prevalenza donnescopre una proteina nel sangue dei malati

Tumori polmonari, i nuovi farmaci biologicimolto efficaci nella fase iniziale della malattiaNonostante i passi da gigante la burocrazia continua a disseminare la strada di ostacoli

di Olga Fernandes

«I l recente progressonella conoscenzadella biologia delleneoplasie ha con-

sentito di indi-viduare tumori che esprimonospecifiche alterazioni moleco-lari, per le quali sono stati svi-luppati nuovi farmaci biologi-ci, sempre più efficaci. Questifarmaci hanno rivoluzionato laterapia dei tumori polmonari,consentendo di migliorare ra-pidamente i sintomi dei pa-zienti trattati e di prolungarein maniera molto significativala sopravvivenza. E’ crucialenella fase diagnostica inizialeriuscire ad effettuare anche lavalutazione dellamutazione diquesto recettore e, se presen-te, iniziare tempestivamente iltrattamento con il farmacobiologico, al posto della che-mioterapia».A spiegare quali sono le ulti-

me frontiere nella lotta al tu-more del polmone è Alessan-dro Morabito, direttore del-l’Oncologia clinica sperimen-tale toraco-polmonare delPascale di Napoli. Ed è semprelui a spiegare che in questi an-ni un’altra rivoluzione è arriva-

ta grazie all’impiego dei nuovifarmaci immunitari che «ri-pristinano l’attività antitumo-rale del sistema immunitario,bloccata dallo stesso tumore.Farmaci che si sono dimostratimolto efficaci sia nel tratta-mento della malattia avanzatasia nei pazienti con tumorepolmonare localmente avan-zato». Di queste novità si è oc-cupato l’ultimo congresso eu-ropeo di Oncologia medica.Uno studio, ad esempio, ha di-mostrato che la sopravvivenzalibera da progressione dellamalattia è stata di 16,8mesi nelcampione trattato con farmaciinnovativi, a dispetto dei 5,6mesi del campione di control-lo.Ma se la ricerca fa passi da

gigante, la burocrazia e la poli-tica continuano a disseminarela strada di ostacoli: «Uno deiproblemi critici da risolvere –sottolineaMorabito - è rappre-sentato dai tempi eccessiva-mente lunghi necessari perl’approvazione di questi far-maci, considerando che il lorotempestivo impiego può de-terminare un rapido e signifi-cativo miglioramento dellecondizioni generali di un pa-ziente».Una situazione paradossale,

della quale si è discusso du-rante l’incontro sul tema «In-novatività e target terapie inoncologia: un binomio impre-scindibile». Per Morabito: «Iproblemi legati al ritardo concui sono spesso approvati inuovi farmaci in Italia hannodelle implicazioni etiche enor-mi che riguardano il pazientee la sua famiglia, il medico chelo ha in cura e più in generalel’intera comunità. Sapere cheesiste un farmaco potenzial-mente molto efficace, ma chenon è ancora disponibile nella

pratica clinica può determina-re rabbia e disperazione tra ipazienti e le famiglie. Per l’on-cologo che lo ha in cura, unasituazione del genere determi-na un senso di impotenzaestrema e di frustrazione. Illungo iter autorizzativo di rim-borso rischia di ritardare l’ini-zio del trattamento e quindiincidere sull’aspettativa di vitadei pazienti che ha in cura».Cercare di trovare una solu-

zione a questo problema è ilmotivo che ha portato alla na-scita del «Tumori oncogene

Le novitàNuovi farmacibiologici al postodi chemioterapiae un kitper individuareil biomarcatorein una faseprecocedel cancro

ClaudioDonnerPneumologo,presidentedellaFondazioneMondoRespiro

addicted & Target Therapies».Nel documento si cercano diindividuare soluzioni di acces-so preferenziale per questi far-maci, attraverso un percorsoparallelo alle tempisticheprezzo-rimborso tra autoritàregolatoria italiana (agenziaItaliana del Farmaco) ed azien-da produttrice, con l’obiettivodi metterli a disposizione delpaziente immediatamente do-po l’approvazione europeadell’Ema (EuropeanMedicinesAgency).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

bilmente anche in Europa. Co-sterà intorno ai 25-30 euro».In tutto il mondo ogni mi-

nuto 2 persone muoiono dicancro; le aspettative per iprossimi 10 anni prevedonoun aumento rilevante (circa70%) dell’incidenza di tumori,tra i quali uno dei più comunie devastanti è proprio il cancroal polmone, la maggiore causadimorte per neoplasia a livelloglobale, con circa 410.220 nuo-vi casi in Europa, di cui 41.300in Italia.

Gabriele Bojano© RIPRODUZIONE RISERVATA

pazienti con il cancro ai pol-moni, una caratteristica fon-damentale per la nostra sco-perta scientifica che si traducein un test diagnostico: qualsia-si medico di base può prescri-verlo a un soggetto che reputaa rischio». «Un esame di que-sto tipo - aggiunge Donner -riesce a fare una diagnosi pre-coce quando il tumore è anco-ra un nodulo di dimensionisotto il centimetro di diame-tro». Ma quando sarà disponi-bile il kit? «In Italia già nellaseconda metà del 2018 - inter-viene Safuan Gritli - auspica-

mato che «il test diagnosticopotrebbe rappresentare unasoluzione per i soggetti a ri-schio come i pazienti affetti dabroncopneumopatia cronicaostruttiva e i forti fumatori» eche «il test sviluppato a Saler-no potrebbe rivoluzionarel’approccio al tumore polmo-nare, perché ha caratteristichedi specificità e sensibilità talida poter fornire una diagnosiprecoce su vasta scala».«Siamo riusciti ad eviden-

ziare - spiega Sorrentino - unaproteina molto importantepresente nel sangue solo dei

Le cifreIn tuttoil mondoduepersoneal minutomuoionodi cancro

AlessandroMorabitoOncologo,direttoredell’Oncologiaclinicasperimentaletoraco-polmonaredell’ospedale«GiovanniPascale»di Napoli

«Capire il dolore» è il titolo dell’incontro inprogramma per martedì 14 novembre, dalle 14.30nell’aula magna “Gaetano Salvatore” del PoliclinicoFederico II, che vedrà protagonista VittorinoAndreoli, psichiatra, scrittore e già direttore delDipartimento di Psichiatria di Verona – Soave.L’incontro è dedicato al tema del dolore declinatonelle sue molteplici accezioni, sia dal punto di vistafisico che sotto il profilo psicologico: «Di fronte almale – riferisce Andreoli - le persone che si

occupano di salute pensano subito al sintomo eseguono un percorso tracciato dalla propriaspecializzazione che è, e deve essere, scientifico.Ma è necessario non dimenticare, assieme agliimperativi dei riferimenti operativi sanitari, chesempre la malattia è prima di ogni altra cosadolore, sofferenza e che se il sintomo portaall’organo che è solamente un “frammento” delcorpo, il dolore riguarda invece l’uomo tuttointero».

L’incontro«Capire il dolore»Alla Federico IIc’è Andreoli

RosalindaSorrentinoRicercatrice,è nel gruppodel Dipartimentodi Farmaciadell’Universitàdi Salerno

SafuanGritliCeo di Dr Safuan,l’azienda diCollecchio checommercializzeràil test del sangueper la diagnosi

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA11

Il trattamento In Campania la mortalità per cirrosi epatica edepatocarcinoma è più alta rispetto alla medianazionale. Si stima che ci siano 100 milasoggetti portatori di infezione da HCV. Grazieall’impiego delle nuove terapie e all’impegno dieminenti clinici e delle Istituzioni pubblichenegli ultimi tre anni sono stati guaritidall’infezione 95 mila pazienti in Italia e circa 13mila in Campania. Alcuni dati che spieganol’importanza del corso che si terrà a Napoli il 3 e

il 4 novembre, coordinato dal dottor ErnestoClaar, epatologo presso l’ospedale EvangelicoBetania e presidente dell’Aigo Campania. Sidiscuterà di strategie di eradicazione del virus Ce della loro sostenibilità economica, dellemanifestazioni extra epatiche della infezioneda HCV e delle loro possibili terapie, ma anchedi steatosi epatica non alcolica, cherappresenta l’aspetto epatico della sindromemetabolica.

PrevenzioneInfezione da Hcv,strategie di curaUn corso a Napoli

I l titolo non lascia spazio a dubbi:«Chemioterapia 100 domande 100risposte», ed è bene che sia così. Delresto, se l’Associazione italiana di

oncologia medica ha scelto di realizza-re questo volume è perché sulla che-mioterapia ci sono ancora molti pre-concetti e soprattutto non si è adegua-tamente informati sulle nuove poten-zialità in efficacia e tollerabilità. Èchiaro che la parola «chemioterapia»può ancora suscitare senso di «paura»,ma quello che gli italiani non sanno èche oggi la chemioterapia non è piùquella di 20-30 anni fa. Per capirlo ba-sta guardare alla fotografia del livello diconoscenza su questo tema, scattataproprio dall’Aiom in un sondaggio cheha coinvolto 1.010 cittadini (realizzatocon il contributo non condizionato diSanofi Genzyme). L’87% degli italianisa cos’è la chemioterapia, ma al 68%questi farmaci contro il cancro fannoancora paura e il 78% ignora che oggisono più «dolci» rispetto al passatoperché più efficaci e meno tossici.Per questo la società scientifica ha

realizzato il libro «Chemioterapia 100domande 100 risposte», disponibilesul sito Aiom.it. Ciò che emerge lospiega a chiare lettere il presidente na-zionale Aiom Carmine Pinto: «La che-mioterapia è ancora oggi un’arma fon-damentale nella lotta al tumore. Un’ar-ma che non possiamo trascurare. Que-sto libro vuole essere una guida pertutti i cittadini per comprendere a fon-do la terapia che in più di 70 anni harappresentato il cardine della lotta aitumori e che è ancora insostituibilenella cura della maggioranza delleneoplasie. Negli anni sono state diffu-se mistificazioni prive di fondamentoper screditarne l’efficacia e allontanarei pazienti». Pinto ricorda come in que-sti anni si sia assistito alla pericolosadiffusione di teorie pseudoscientifichesulle cure miracolose del cancro.«Inoltre – aggiunge - sulla chemiotera-pia grava lo stigma di una cura con “pe-santi” effetti collaterali, che spesso fan-no paura più del cancro stesso, remini-scenza del passato emolto lontane dal-le attuali possibilità terapeutiche».In questo senso ha fattomolto discu-

tere in queste settimane il caso, ripor-tato dalla tv pubblica olandese, di un

giovane che ha rifiutato la chemiotera-pia. Al ragazzo era stato scoperto un tu-more al cervello. Dopo un’operazioneandata bene e la radioterapia, avrebbeancora dovuto sottoporsi alla chemio-terapia, ma ha deciso di rifiutare altritrattamenti per paura degli effetti col-laterali. Insomma, una storia che ris-pecchia alla perfezione le paure piùprofonde dei pazienti e, forse, anche lascarsa conoscenza sul tema.Molti non sanno, ad esempio, che

per effetti collaterali come la nausea, ilvomito o la riduzione dei globuli bian-chi oggi abbiamo a disposizione tratta-menti preventivi che possono ridurrefino ad annullare queste tossicità, e chela maggior parte degli effetti collateraliscompare una volta terminata la tera-pia, perché le cellule non più esposte alchemioterapico riprendono a dividersinormalmente. È il caso dell’alopecia,

ovvero della perdita dei capelli: in alcu-ni casi si presenta dopo i primi tratta-menti ma entro poche settimane daltermine della cura i capelli iniziano aricrescere. Questa «ignoranza», balzaall’occhio dal sondaggio dell’Aiom.Per il 53% degli Italiani (sempre in ri-

ferimento al campione intervistato) lachemioterapia non permette di con-durre una vita «normale» e per il 37% èun trattamento ormai superato. Lachemioterapia invece, spiega Pinto, «siè rinnovata, non è più quella di 30 annifa, è più “dolce”. Inoltre oggi abbiamoa disposizione trattamenti comple-mentari che ne riducono inmaniera ri-levante gli effetti collaterali come lanausea e il vomito e, con le dovute dif-ferenze, sono disponibili terapie chenon provocano la caduta dei capelli.Molti nuovi trattamenti sono sommi-nistrati in combinazione con la che-mioterapia, come le terapie a bersagliomolecolare o la stessa immunoterapia.Più armi quindi insieme per prolunga-re la vita e migliorare le percentuali diguarigioni. Insomma, la chemioterapiaoggi può essere più «soft» rispetto alpassato e più gestibile rispetto alle esi-genze di cura di ciascuna persona.«È importante - conclude Pinto- es-

sere capaci a rilevare presto e bene leeventuali tossicità per poterle correg-gere, e quindi permettere il prosieguodella cura insieme allamigliore tollera-bilità. Ecco perché sono cruciali i Pa-tient reported outcomes, sistema di ri-levazione di questi effetti tossici delleterapie registrati proprio direttamentedai pazienti e così comunicati agli on-cologi che li hanno in cura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Raffaele Nespoli

Il 68% degli italiani teme i dispositivi anticancro

ChemioterapiaInunlibro100risposteatuttiipregiudiziepaure

CarminePintoOncologo,presidentenazionaledell’Associazione Italianadi OncologiaMedica

I dubbiIl 78%ignorache oggila terapiasi è fattamolto più«dolce»

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NA12 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

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E PREVENZIONESalute

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco AurilioIn questo numero hanno scritto:Gabriele Bojano, Emanuela DiNapoli Pignatelli, Olga Fernandes,Luigi Gazzillo, Sofia Gorgoni,Renato Nappi, Raffaele Nespoli,Raimondo Nesti, Gianluca Vecchio

Sono stati intervistati:Giorgio Alleva, Corrado Calamaro,Antonio Casaburi, Saverio Cinieri,Fabrizio Clemente, AntonioCristaudo, Maurizio De Palma,Claudio Donner, Lucio D’Ubaldo,Luigi Gazzillo, Safuan Gritli,Raffaele Migliorini, Anna MariaMinicucci, Marco Montorsi,Alessandro Morabito, MarioMelazzini, Mario Picozza, CarminePinto, Roberta Rossi, SilvestroScotti, Rosalinda Sorrentino, LuigiSparano, Carlo Tascini, GioacchinoTedeschi, Maria Triassi

Laprevenzione

«Non sottovalutiamo l’emicrania»Si tratta di una condizione invalidante che in Campania colpisce il 12% della popolazioneTedeschi: «La diagnosi è un momento fondamentale per individuare la migliore terapia di cura»

Gli anziani e il morbo di AlzheimerUn pool di esperti studia i sintomi inizialiSe n’è parlato al congresso della Società italiana di neurologia

N elle scorse settimaneNapoli ha ospitato il48simo congresso na-

zionale della Società Italianadi neurologia. Un eventoscientifico unico che ha porta-to in città, alla Mostra d’Oltre-mare, duemila neurologi pro-venienti da tutta Italia. Gliesperti si sono confrontati perquattro giorni sui progressiscientifici nelle malattie neu-rologiche, ma anche su pato-logie quali emicrania e de-menza senile, temi di scottan-te attualità quali la riformadella responsabilità medicasecondo la nuova normativa. Eancora, le nuove terapie per lasclerosimultipla, l’importanzadi una rete capillare delle Stro-ke Unit in Italia per l’ictus finoalle terapie innovative per lemalattie rare.Ad organizzare il congresso,

presieduto dal professor Gio-acchino Tedeschi, è stata (perla terza volta negli ultimi quin-dici anni) la Clinica neurologi-ca dell’Università della Campa-nia Luigi Vanvitelli. E proprioTedeschi ha sottolineato comequesto evento sia stato «unapreziosa occasione di confron-to tra le diverse anime: accade-mica, ospedaliera e territorialedella neurologia italiana. Delresto, il modello che la neuro-logia dovrà studiare richiederà

una profonda sinergia tra reteospedaliera e rete territoria-le».Intanto, va detto , il quadro

emerso dal congresso di Na-poli non è dei migliori. Glispecialisti intervenuti hannoinfatti snocciolato numeri de-cisamente preoccupanti per ilnostro Paese. Si pensi che so-no oltre 100 mila i pazienti,con una prevalenza di 150-200casi ogni 100 mila persone,colpiti da sclerosi multipla.Circa 170mila i nuovi casi ognianno di persone colpite da ic-tus e circa un milione quelleche vivono con gli esiti invali-danti della malattia.E ancora: 5milioni i soggetti

che soffrono di emicrania, cir-ca il 18% della popolazionefemminile e il 9 per cento de-gli uomini, con l’emicraniacronica che riguarda invece800 mila italiani, circa l’1-2%della popolazione. Più di 700mila, infine, le persone a ri-schio elevato di sviluppare unaqualche forma di demenza.Su quest’ultimo punto, co-

me detto, sono emerse ancheinteressanti novità rispetto al-le terapie.Dall’inizio dell’anno è infatti

al lavoro un tavolo di espertiorganizzato dall’Agenzia ita-liana del farmaco e coordinatodal suo direttore generale Ma-rioMelazzini. Formato da neu-rologi, geriatri, istituzioni (mi-nistero della Salute, Aifa, Isti-

tuto superiore di sanità) e as-sociazioni di malati, il tavoloha predisposto una bozza dimodello organizzativo chemi-ra all’intercettazione precocis-sima delle forme «prodromi-che» di Alzheimer.Una malattia complessa,

causa di grandi sofferenze an-che per i familiari del pazien-te. Il morbo di Alzheimer,molti non lo sanno, è la più co-mune causa di demenza (rap-presenta il 60 per cento circadi tutti i casi). È un processodegenerativo che colpisce pro-gressivamente le cellule cere-brali, provocando quell’insie-me di sintomi che va sotto ilnome di «demenza», vale a di-re il declino progressivo e glo-bale delle funzioni cognitive eil deterioramento della perso-nalità e della vita di relazione.Il rapporto mondiale sul-

l’Alzheimer rileva che ci sononelmondo 46,8milioni di per-sone affette da una forma didemenza (nel 2010 se ne sti-mavano 35 milioni), cifra de-stinata quasi a raddoppiareogni venti anni.I nuovi casi di demenza so-

no ogni anno oltre 9,9milioni,vale a dire un nuovo caso ogni3,2 secondi. I costi sociali e sa-nitari sono enormi. Si pensiche l’assistenza per la demen-za ha un valore economicomaggiore di colossi quali Ap-ple e Google.

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A sessant’ anni dal primo trapianto dicornea in Campania e in occasionedell’istituzione della Scuola diSpecializzazione in Oftalmologia pressol’Università di Salerno, si è svolta nei giorniscorsi a Salerno una giornata formativa perillustrare e discutere di tutte le novità piùinteressanti sulle tecniche mininvasive neitrapianti di cornea. Organizzatore ilprofessore Nicola Rosa (nella foto),

direttore UO Clinica Oculistica e ordinariopresso l’Università di Salerno. Presidentidel congresso il professore GiovanniCennamo e la professoressa FrancescaSimonelli. Tra i temi trattati si è fatto ilpunto sulle nuove tecniche di trapiantocosiddetto “lamellare” e si è discusso dipatologie come il cheratocono, che è unamalattia congenita, che costituisce la causapiù frequente di trapianto.

Il convegnoTrapiantodi cornea,nuove tecniche

MarioMelazziniDirettoregenerale Agenziadel farmaco

GioacchinoTedeschiDirettoredellaPrima Clinicaneurologicae neurofisiopa-tologiadella Vanvitelli

Varie formeL’emicrania èun dolore acutoe pulsante chepuò durare oreoppure giorni

di Raffaele Nespoli

S i fa presto a dire mal ditesta: l’emicrania è unapatologia molto spessoinvalidante diffusissi-

ma, di grande impatto sociale,che perseguita milioni e mi-lioni di persone in tutto ilmondo. Un tema comune cheabbiamo scelto di affrontarecon Gioacchino Tedeschi, di-rettore della I Clinica neurolo-gica e neurofisiopatologia del-l’Azienda ospedaliera univer-sitaria Luigi Vanvitelli di Napo-li.Professor Tedeschi, cosa si

intende con il termine emi-crania?«L’emicrania non è un sem-

plice mal di testa, ma una con-dizione disabilitante che sipresenta come un dolore acu-to e pulsante, della durata diore o giorni. Talvolta accom-pagnato da nausea, vomito, fa-stidio per la luce e i suoni».Che incidenza ha in Cam-

pania?«Circa il 12 per cento della

popolazione campana soffredi emicrania. In prevalenzadonne, e il 4 per cento di que-sti pazienti passa ogni anno dauna forma episodica ad unaforma cronica, metà dei quali

nostante il peso privato e so-ciale dell’emicrania e sebbenericonosciuta dall’Organizza-zione Mondiale della Sanitànella sua forma cronica al se-sto posto tra le cause di disabi-lità, resta una patologia fre-quentemente sottovalutata oaddirittura sconosciuta».Come si fa a diagnosticare

l’emicrania?«La diagnosi è unmomento

me i nitrati, la tiramina (que-st’ultima si trova in formaggistagionati), il consumo di al-col, il glutammato monosodi-co e persino l’uso di alcuni far-maci, quali nitrati, contraccet-tivi orali o gli ormoni utilizzatinelle terapie in post-meno-pausa. Se gli attacchi diventa-no frequenti e invalidanti, sideve valutare una terapia diprevenzione basata su diverseclassi farmaceutiche, finaliz-zata alla riduzione della fre-quenza e dell’intensità degliattacchi emicranici».Ci sono novità rispetto alle

terapie?«Ad oggi gli anticorpi con-

tro il Cgrp (conosciuti media-ticamente come “i vaccini perl’emicrania”) hanno superatole prime fasi di sperimentazio-ne e sono attualmente nella fa-se 3 degli studi per valutarne ilreale valore terapeutico e defi-nire al meglio il rapporto sicu-rezza-efficacia del farmacomai dati preliminari hanno mo-strato in pazienti affetti daemicrania farmaco resistenteed emicrania cronica una ri-duzione significativa di diversiparametri di severità di malat-tia come il numero di ore dimal di testa, di attacchi e digiorni di mal di testa».

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destinati all’abuso di farmacianalgesici».Qual è l’impatto sociale

dell’emicrania?«Grave, sia dal punto di vi-

sta sociale che in termini eco-nomici per la società; basticonsiderare il numero di gior-nate lavorative perse e il con-seguente danno all’economiaper i costi diretti e indirettidella patologia. Tuttavia, no-

eminentemente clinico, è fon-damentale la raccolta dellastoria del paziente e la visitaclinica. Solo in un numero li-mitato di casi, qualora cioèemergessero degli elementiatipici (i cosiddetti campanellid’allarme) si pone la necessitàdi esami di laboratorio, stru-mentali o di neuro immagini(come ad esempio l’esame dirisonanza magnetica cerebra-le) per escludere cioè chel’emicrania rappresenti il sin-tomo di un’altra malattia, po-tenzialmente anche grave oaddirittura fatale».Esiste una cura per l’emi-

crania?«Dal punto di vista terapeu-

tico, il primo approccio è ge-neralmente sintomatico, cioèmirato ad alleviare il doloreacuto. Inoltre, è importantenella gestione del paziente ilriconoscimento, al fine di evi-tarli o ridurne l’impatto, di di-versi fattori predisponenti.Parlo di stress, stanchezza, an-sia, cambiamenti ormonali(come quelli che si verificanodurante il ciclo mestruale). Eancora, fattori ambientali co-me le variazioni di clima, i ru-mori, le luci e certi odori, ilconsumo di alcuni alimenticontenenti sostanze capaci diprovocare vasodilatazione co-

di Olga Fernandes

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA13

Visite mediche rivoluzione InpsOra controlli anche per gli stataliAl Polo unico il compito di «stanare» eventuali furbetti ottimizzando le risorse

L a rivoluzione delle visitemediche per i lavoratoriinmalattia si chiama Po-lo unico della medicina

fiscale. Una rivoluzione partitada settembre che, lo spiega achiare lettere Raffaele Miglio-rini (dirigente presso Coordi-namento Generale Medico Le-gale Inps), rappresenta unagrande opportunità per otti-mizzare le risorse e «stanare»eventuali furbetti che con laloro condotta «danneggianola maggioranza dei lavorato-ri». Migliorini ha parlato diquesta rivoluzione ai microfo-ni di Radio Kiss Kiss, nellospazio riservato al tema dellasalute e della prevenzione rea-lizzato in collaborazione con ilnetwork editoriale PreSa. Mi-gliorini spiega che ora si attri-buisce all’Inps la «competenzaesclusiva ad eseguire visitemediche di controllo.Oltre che ai lavoratori priva-

ti, comedel resto è sempre sta-to, ora è l’Istituto a pianificaree inviare i controlli anche ai la-voratori pubblici assenti per

denti anche in caso di assenzadi lunedì o venerdì e in giornivicini ai festivi e, soprattutto,anche in modo sistematico eripetitivo.Il decreto sugli accertamen-

ti messo a punto dopo la firmanei primi giorni di agosto del-l’atto d’indirizzo successivo al-la riforma Madia prevede nonsoltanto nuove regole sulle vi-site fiscali, ma anche un siste-ma premiale per i medici che

effettueranno il maggior nu-mero di visite fiscali. Qualora ildipendente debba allontanar-si dal proprio domicilio devedarne comunicazione allapubblica amministrazione diappartenenza alla quale è te-nuto a fornire la relativa docu-mentazione giustificativa.An-che eventuali cambi del domi-cilio di reperibilità indicatonel certificato telematico dimalattia devono essere pre-ventivamente comunicati alproprio datore di lavoro pub-blico. «L’Istituto – aggiungeMigliorini - può mettere incampo sofisticati software,uno di questi si chiama datamining, su base statistica sele-ziona ogni giorno gli eventiche con maggiore probabilitàsono suscettibili di riduzionedella prognosi, la scelta di do-ve mandare i medici non è piùcasuale. Visite tempestive,ogni giorno entro le prime oredel mattino, perché un altroapplicativo informatico asse-gna le visite domiciliari ai me-dici fiscali, combinando le vi-site mediche di controllo d’uf-ficio a quelle su richiesta deldatore. Quindi razionalizza-

RaffaeleMiglioriniMedico legale,dirigenteCoordinamen-to GeneraleMedico Legaledell’Inps

zione e riduzione dei costi einformatizzazione.Tutto attra-verso canali informatici».Non sfugge a nessuno che,

grazie a questa rivoluzione ba-sata sull’informatizzazione,l’Inps va acquisendo un ruolosempre più importante.Non è un caso che il presi-

dente dell’Istituto, Tito Boeri,abbia di recente sottolineatocome l’Inps sia nei fatti un isti-tuto di «protezione sociale»,con banche dati che potrebbe-ro essere molto utili anche pergenerare un risparmio, sem-pre nell’ottica della razionaliz-zazione, anche in ambito sani-tario.Come detto, questa rivolu-

zione, consente anche di avereuna visione più ampia sulmondo del lavoro. La doman-da che in molti a questo puntosi pongono riguarda la diffe-renza tra pubblico e privato intermini di giorni di malattia.È vero che i dipendenti pub-

blici si ammalano più di quelliprivati? Migliorini chiarisceche la questione va posta intermini diversi: «La differenza– conclude – è più che altronella durata media della ma-lattia. Mentre i lavoratori pri-vati mediamente si ammalanoper cinque giorni, o meglio siassentano per malattia percinque giorni, i lavoratori pub-blici tendono ad assentarsi permalattia per dieci giorni. An-che questa è una differenzache, con il Polo unico, tenderàa sparire. Dando vita ad un si-stema sempre più equo e ca-pace di individuare e correg-gere eventuali incongruenze».

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La salute e il lavoro

malattia, sia su richiesta dellepubbliche amministrazioni inqualità di datori di lavoro ched’ufficio». Si è passati neglianni da un sistema farragino-so e spesso fallace ad un insie-me di procedure informatizza-te che consentono di avere unavisione ampia, a 360 gradi, delpanorama medico fiscale ita-liano. In tema di cambiamenti,il Polo unico Inps potrà sotto-porre a visita fiscale i dipen-

Dottori a casaOra il sistemadiventapiù efficientee del tuttoinformatizzato

Il corso per direttori generali delle aziende e deglienti sanitari del Servizio sanitario regionaleorganizzato dalla Regione Campania e realizzatodal Formez-Centro di Formazione Studi, daldipartimento di Sanità pubblica dell’Universitàdegli studi Federico II di Napoli e dal CentroInterdipartimentale per la Ricerca in Diritto,Economia e Management della PubblicaAmministrazione dell’Università di Salerno, staentrando nella fase finale, orientata alla

realizzazione di project work. Al terminedell’attività formativa, nella quale si sono alternatialti dirigenti delle pubbliche amministrazioninazionali e regionali i partecipanti formulerannocon i project work, proposte di innovazione ecambiamento del sistema dell’offerta dei serviziospedalieri e territoriali della regione Campaniaper contribuire al processo di trasformazione delSistema sanitario messo in atto dalla stessaamministrazione regionale.

FormezCorso per managerdi enti sanitarial rush finale

di Raffaele Nespoli

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NA14 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno

I più moderni dispositivi robotici alla convention nazionale

L’evento

Dopo 30 anni la città di Napolitorna capitale della chirurgiaLe innovazioni a congresso

C ome non succedeva daquasi trent’anni, Napo-li si è ripresa il ruolo diprotagonista nel pano-

rama medico nazionale. Anzi,è più corretto dire, nel panora-ma della chirurgia. L’occasio-ne è stata quella del 119° Con-gresso nazionale della Societàitaliana di chirurgia (la Sic),che è stato ospitato a Città del-la Scienza dal 15 al 18 ottobre.«Un appuntamento – spiegaMaurizio De Palma – presiden-te del congresso assieme a Na-tale Di Martino- che abbiamofortemente voluto a Napoli(questa è la settima volta), enon a caso a Città della Scien-za, nel cuore di Bagnoli. Conquesta decisione abbiamo vo-luto riconoscere non solo ilruolo che la Città della Scienzariveste oggi nel mondo delleistituzioni scientifiche, essen-do sede di tanti istituti univer-sitari e anche del nuovomuseo

pagnato tutti i dibattiti è rap-presentato dal tema della chi-rurgia al servizio dell’uomo,affinché essa sia gentile, tec-nologica e integrata», ha spie-gato alla stampa Marco Mon-torsi, presidente della Societàitaliana di chirurgia. «Gentileperché si riconosce sempre dipiù l’importanza di manteneree preservare l’integrità del pa-ziente in ogni momento delpercorso chirurgico. Tecnolo-gica perché si moltiplicano letecnologie che permettono aichirurghi di operare con sicu-rezza tramite l’impiego di stru-menti superprecisi, che con-sentono ad esempio movi-menti dellamanononpossibi-li all’uomo. Integrata, infine –conclude Montorsi – perchéormai il sapere è talmente va-sto che il chirurgo si confrontagiornalmente con tutte le altrespecialità (dagli oncologi ai ra-dioterapisti) prima di deciderecome intervenire su un pa-ziente».

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relatore della legge che porta ilsuo nome (n. 24/2017) che harivoluzionato la materia dellaresponsabilità medico-lega-le.Tante anche le discussionidedicate alle migliori forme diorganizzazione e gestione deidipartimenti chirurgici, allenuovemodalità di trattamentodelle ferite, all’accreditamentodelle strutture sanitarie e aldelicato tema delle gare d’ap-palto per la fornitura di appa-recchiature sanitarie e chirur-giche.Tuttavia, tra i temi cen-trali c’è stata la robotica; con leultime innovazioni introdottenel campo della chirurgia e,numeri alla mano, l’impattoche hanno determinato sui ri-sultati dell’attività chirurgica.Per i medici presenti c’è sta-

ta anche la possibilità di met-tersi alla prova, anzi di metterealla prova, le potenzialità di al-cuni tra i piùmoderni disposi-tivi robotici attraverso l’uso disimulatori a disposizione nellesale della Città della Scienza.«Il filo rosso che ha accom-

stomaco all’esofago e al fega-to).Acceso e coinvolgente èstato il dibattito sul tema dellaresponsabilità medico-legale,moderato da Marco Montorsi(presidente della Società ita-liana di chirurgia) e PierluigiMarini (presidente dell’Asso-ciazione chirurghi ospedalieriitaliani). Tra le partecipazioniautorevoli anche quella di Fe-derico Gelli, responsabile Sa-nità del Partito democratico e

del corpo umano, ma anche ilvalore simbolico che il centroassume nell’ottica di rinascitadell’intera area di Bagnoli».In via Coroglio, luogo diven-

tato un po’ il simbolo della ri-nascita e del desiderio diemergere, i maggiori espertiitaliani si sono ritrovati per di-scutere di innovazione e percomparare quanto di nuovoesiste con tutto ciò che dellachirurgia ha segnato la storia.Per confrontarsi, in ultimaanalisi, sul tema della chirur-gia «nel rispetto dell’uomo».E il tema è stato declinato in

tutti i suoi aspetti, molti deiquali anche estremamentecomplessi, grazie ad una seriedi tavole rotonde e conferenzedi altissimo profilo.Così, adesempio, si è discusso di tec-niche laparoscopiche, che rap-presentano un approccio chi-rurgico ormai consolidato nel-la terapia delle neoplasie colo-rettali, ma anche di tutte le piùmoderne forme di trattamen-to chirurgico dei tumori (dallo

In salaoperatoriaSemprepiù spessogli interventivengonorealizzaticon l’ausiliodi un robot

Dalla teoriaCoinvolgente e accesoil dibattito sul temadella responsabilitàmedico-legale

Alla praticaAlla Città della Scienzai medici presentihanno potuto provarealcuni simulatori

MaurizioDe PalmaPresidentedel congressoassiemea NataleDi Martino

di Raimondo Nesti

MarcoMontorsiChirurgodigestivo,è presidentedella SocietàItalianadi Chirurgia

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Ottobre 2017NA15

Le fratture pediatriche

A ddio gesso, per le fratture pe-diatriche è arrivato l’esosche-letro stampato in 3D. La «rivo-luzione ortopedica» parte da

Napoli grazie ad una collaborazionetra l’Azienda ospedaliera SantobonoPausilipon, l’omonima fondazione e ilConsiglio nazionale delle ricerche(Cnr). Di cosa si tratta lo spiega il pro-fessor Fabrizio Clemente, primo ricer-catore dell’Ibb-Cnr e responsabilescientifico delle attività: «Semplifican-do possiamo dire che l’esoscheletro èuna protezione rigida che sostituisce ilgesso. È fatto di un polimero termo-plastico, leggero ma estremamente ri-gido, quindi non appesantisce il bam-bino e gli da una libertà che con il ges-so tradizionale è impensabile. Bastipensare che l’esoscheletro pesa in me-dia un centinaio di grammi ed è deltutto impermeabile. Da subito ci sia-mo resi conto di trovarci di fronte aduno studio multidisciplinare, uno stu-dio complesso e con grandi ostacoliprogettuali e tecnologici. Tuttavia,mettendo in comune competenzed’ingegneria biomedica, dei materialie delle scienze delle costruzioni pre-senti all’interno del Cnr, queste diffi-coltà sono state affrontate e superate.Così siamo riusciti a realizzare i primiprototipi».La complessità del progetto è au-

Addio gesso, arriva l’esoscheletroLa «rivoluzione ortopedica» è partita dall’ospedale Santobono Pausilipon di NapoliUn polimero termoplastico, leggero ma rigido, sostituisce il dispositivo tradizionale

mentata in base all’esigenza di seguireun percorso coerente con le regoledella sperimentazione clinica dei di-spositivi medici. Per poter procederela Fondazione si è accreditata presso ilministero della Salute quale produtto-re dei dispositivi, mentre lo studio èstato autorizzato dal Comitato etico se-guendo le procedure imposte dallalegge. È stato poi allestito un laborato-rio integrato con l’attività del repartodi ortopedia per la realizzazione e l’uti-lizzo clinico di queste ortesi persona-lizzate, prodotte sulla base di scansio-ni 3D e disegnate sugli arti dei piccolipazienti.Nel corso dei mesi il progettoè cresciuto, sino a diventare una delleidee più interessanti in campomedicodel panorama italiano.Non a caso l’esoscheletro ha vinto il

premio Innova S@lute, il contest lan-ciato da Fpa e Allea con il supporto in-condizionato di Teva Italia per valoriz-zare progetti che possono dare rispo-ste concrete a crescenti bisogni di sa-lute.«Bambini liberi», questo il nomedel progetto, ha vinto nella categoriainnovazione in campo clinico-sanita-rio, classificandosi tra le sei idee inno-vative premiate, delle 112 in gara.Al momento l’equipe di ricerca, gui-

data da Pasquale Guida, direttore delreparto di Ortopedia del Santobono ecoordinata per la parte clinica da Anto-nio Casaburi, sta monitorando l’appli-cazione dell’esoscheletro su un primogruppo di pazienti, che al momento

sono già più di venti. «L’esoscheletro –spiega Casaburi – non ha al momentola pretesa di sostituire il gesso tradi-zionale, non in tutti i casi, ma è una va-lida alternativa per alcuni trattamenti.Certamente migliora la compliance ela libertà del bambino. I ragazzini trat-tati con questo immobilizzatore rie-scono infatti a giocare a muoversi piùliberamente, possono svolgere lamag-gior parte delle attività quotidiane epreservare una migliore igiene perso-nale». Il progetto ha già raccolto l’inte-resse di altri ospedali pediatrici italia-ni, non sorprenderebbe se la speri-mentazione si allargasse un po’ a mac-chia d’olio nelle più importantistrutture italiane.In questo modo lo studio, partito da

Napoli, potrebbe diventare multicen-trico in tempi molto brevi.«L’ospedaleSantobono – spiega il direttore gene-rale AnnaMariaMinicucci - tratta ognianno circa 16mila pazienti con traumiche richiedono un intervento ortope-dico. È evidente quale impatto positivopossa avere l’utilizzo di questa tecno-logia sulla qualità della vita dei nostripiccoli pazienti. L’obiettivo è ambizio-so, se la sperimentazione ci darà i ri-sultati sperati nei reparti ortopedicipediatrici italiani oltre alla sala gessipotremmo avere dei laboratori per lastampa 3D degli esoscheletri». Addioa firme e dediche sull’arto infortunato,ma vuoi mettere la comodità.

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AntonioCasaburiOrtopedicodel Santobono,monitoral’applicazionedell’esoscheletrosui primi pazienti

Come un piatto in ceramica, che può andarefacilmente in pezzi. È il rischio concreto che portal’osteoporosi, nel destino per una donna europeasu due oltre i 70 anni, che andrà incontro a unafrattura ossea legata alla patologia. Se ne èdiscusso a Roma, in vista della giornata mondialedell’osteoporosi, nel corso di un convegnoorganizzato dalla Fondazione italiana ricerca sullamalattie dell’osso (Firmo), in partnership conAmgen. A causa dell’osteoporosi, ogni anno si

registrano circa ottomila ricoveri per fratture difemore in persone con oltre 65 anni di età. Inoccasione del convegno è stata anche lanciata lacampagna «Il Piatto Forte», con l’obiettivo di fareinformazione, sensibilizzando la popolazioneadulta sulle fratture da fragilità, che possonoessere limitate grazie ad un’alimentazionecorretta, un’ attività fisica regolare e untrattamento farmacologico tempestivo e bentollerato dal paziente.

L’iniziativa«Il piatto forte»Una campagnacontro l’osteoporosi

di Gianluca Vecchio

FabrizioClementePrimoricercatoredell’Ibb-Cnre responsabilescientifico diattività di ricerca

Anna MariaMinicucciDirettoregeneraledell’aziendaospedalieraSantobonoPausilipon

Oggi

Domani

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NA16 Lunedì 30 Ottobre 2017 Corriere del Mezzogiorno