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Giovedì, 30 Maggio 2019 www.corrieredelmezzogiorno.it O rmai siamo alla quarta edizio- ne e posso confessarlo: nes- suno avrebbe mai immagina- to che saremmo giunti fin qui. Perché, adesso possiamo dirlo, il successo di Casa Corriere ha sorpreso noi prima di chiunque altro. Coltivare un germoglio di speranza fa parte del nostro mestiere che, altrimenti, ap- passirebbe nel cinismo dettato dalle tragedie che siamo costretti a raccon- tare, tanto più in una città come que- sta che certamente non risparmia de- litti e soprusi. Ed è questo bocciolo di fiducia - quasi una fede laica nel pote- re “sovversivo” della narrazione e, più in generale, della cultura – che quattro anni fa ci spinse a scommettere su un’iniziativa ideata da Laura Valente riadattando un vecchio format del Corriere della Sera che, a Milano, ave- va visto protagonista lo straordinario Gaetano Afeltra. Ci siamo ritrovati così a spalancare (spesso per la prima vol- ta) le porte di alcuni luoghi-simbolo di Napoli trasformandoli, per un gior- no, nella casa di una comunità - quella formata dai lettori del Corriere del Mezzogiorno – decisa a discutere dei temi che scandiscono e modellano la nostra vita quotidiana. Puntammo sull’idea di cittadinanza invece che sul montante populismo di destra e di si- nistra, mettemmo sul piatto il patri- monio di firme, riflessioni e intelli- genze cresciuto all’ombra di questo giornale senza, tuttavia, mai rinuncia- re al confronto con altre voci e altri orientamenti. Giocammo d’azzardo, insomma. Non era scontato che i let- tori rispondessero all’invito, non era prevedibile che i nostri appuntamenti mensili diventassero un punto di rife- rimento nel calendario culturale della città, non era ipotizzabile che tante personalità di rilievo nazionale parte- cipassero alle varie tappe dell’evento. Ma grazie al sostegno della nostra community (che oggi conta circa 10mila persone), all’adesione di tutti gli artisti che hanno sposato il proget- to esibendosi gratuitamente e all’en- tusiasmo dei partner che ci hanno af- fiancato in quest’avventura, siamo riu- sciti a superare ogni ostacolo e a cen- trare un successo che, all’inizio, avremmo a malapena sognato. Natu- ralmente è stato essenziale l’apporto dell’Editoriale del Mezzogiorno e della Rcs Mediagroup, la nostra casa ma- dre, che hanno sempre creduto in Ca- sa Corriere facendone un riferimento di eccellenza all’interno della strategia aziendale. Ma tengo molto a sottoline- are il ruolo fondamentale che, in que- sto lungo viaggio, ha ricoperto l’intera redazione (dai cronisti ai poligrafici, dagli amministrativi ai consulenti) che ha saputo accettare una sfida non compresa nel consueto perimetro del nostro lavoro. Il giornalismo è radicalmente mu- tato negli ultimi anni, qualcuno so- stiene addirittura che il suo impianto tradizionale si stia avviando rapida- mente all’estinzione. Io, molto som- messamente, credo che anche qui val- ga l’antica legge di Lavoisier su cui si basa l’assetto della chimica moderna: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. E attraverso Casa Corriere abbiamo potuto sperimentare, ap- punto, che il nostro mestiere sta sol- tanto cambiando pelle ma è ancora vi- tale, necessario, oserei dire intatto nella sua funzione sociale e culturale. Un tempo si diceva che per essere un buon giornalista, dovevi consumare le suole delle scarpe. Noi l’abbiamo fat- to, in modo diverso dal passato, ma l’abbiamo fatto ascoltando dal vivo le voci della città in luoghi tanto meravi- gliosi quanto emblematici. Restituire ai nostri lettori un senso di comunità e, attraverso loro, trasmetterla almeno in parte ad altri napoletani, è sicura- mente la cosa più bella che mi sia ca- pitata in quarant’anni di carriera. E, per fortuna, da oggi si ricomincia. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inserto speciale su Casa Corriere - la comunità delle idee è a cura di Gabriele Bojano CasaCorriere LA COMUNITA’ DELLE IDEE di Enzo d’Errico La sfida Coltivare piccole speranze fa parte del nostro mestiere che, altrimenti, appassirebbe nel cinismo della realtà Il logo Lino Fiorito ha ideato il simbolo grafico 2019: due C che si intersecano con un lettore al centro Le voci della città Al via oggi l’edizione 2019 della rassegna Confronti e riflessioni nei luoghi simbolo di Napoli Un germoglio di fiducia

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Giovedì, 30Maggio2019 www.corrieredelmezzogiorno.it

O rmai siamo alla quarta edizio-ne e posso confessarlo: nes-suno avrebbe mai immagina-to che saremmo giunti fin

qui. Perché, adesso possiamo dirlo, ilsuccesso di Casa Corriere ha sorpresonoi prima di chiunque altro. Coltivareun germoglio di speranza fa parte delnostro mestiere che, altrimenti, ap-passirebbe nel cinismo dettato dalletragedie che siamo costretti a raccon-tare, tanto più in una città come que-sta che certamente non risparmia de-litti e soprusi. Ed è questo bocciolo difiducia - quasi una fede laica nel pote-re “sovversivo” della narrazione e, piùin generale, della cultura – che quattroanni fa ci spinse a scommettere suun’iniziativa ideata da Laura Valenteriadattando un vecchio format delCorriere della Sera che, a Milano, ave-va visto protagonista lo straordinarioGaetanoAfeltra. Ci siamo ritrovati cosìa spalancare (spesso per la prima vol-ta) le porte di alcuni luoghi-simbolodi Napoli trasformandoli, per un gior-

no, nella casa di una comunità - quellaformata dai lettori del Corriere delMezzogiorno – decisa a discutere deitemi che scandiscono e modellano lanostra vita quotidiana. Puntammosull’idea di cittadinanza invece che sulmontante populismo di destra e di si-nistra, mettemmo sul piatto il patri-monio di firme, riflessioni e intelli-genze cresciuto all’ombra di questogiornale senza, tuttavia, mai rinuncia-re al confronto con altre voci e altriorientamenti. Giocammo d’azzardo,insomma. Non era scontato che i let-tori rispondessero all’invito, non eraprevedibile che i nostri appuntamentimensili diventassero un punto di rife-rimento nel calendario culturale dellacittà, non era ipotizzabile che tantepersonalità di rilievo nazionale parte-cipassero alle varie tappe dell’evento.Ma grazie al sostegno della nostra

community (che oggi conta circa10mila persone), all’adesione di tuttigli artisti che hanno sposato il proget-to esibendosi gratuitamente e all’en-tusiasmo dei partner che ci hanno af-fiancato in quest’avventura, siamo riu-sciti a superare ogni ostacolo e a cen-

trare un successo che, all’inizio,avremmo a malapena sognato. Natu-ralmente è stato essenziale l’apportodell’Editoriale delMezzogiorno e dellaRcs Mediagroup, la nostra casa ma-dre, che hanno sempre creduto in Ca-sa Corriere facendone un riferimentodi eccellenza all’interno della strategiaaziendale. Ma tengomolto a sottoline-are il ruolo fondamentale che, in que-sto lungo viaggio, ha ricoperto l’interaredazione (dai cronisti ai poligrafici,dagli amministrativi ai consulenti)che ha saputo accettare una sfida noncompresa nel consueto perimetro delnostro lavoro.

Il giornalismo è radicalmente mu-tato negli ultimi anni, qualcuno so-stiene addirittura che il suo impiantotradizionale si stia avviando rapida-mente all’estinzione. Io, molto som-messamente, credo che anche qui val-ga l’antica legge di Lavoisier su cui sibasa l’assetto della chimica moderna:nulla si crea, nulla si distrugge, tutto sitrasforma. E attraverso Casa Corriereabbiamo potuto sperimentare, ap-punto, che il nostro mestiere sta sol-tanto cambiando pelle ma è ancora vi-tale, necessario, oserei dire intattonella sua funzione sociale e culturale.Un tempo si diceva che per essere unbuon giornalista, dovevi consumare lesuole delle scarpe. Noi l’abbiamo fat-to, in modo diverso dal passato, mal’abbiamo fatto ascoltando dal vivo levoci della città in luoghi tanto meravi-gliosi quanto emblematici. Restituireai nostri lettori un senso di comunitàe, attraverso loro, trasmetterla almenoin parte ad altri napoletani, è sicura-mente la cosa più bella che mi sia ca-pitata in quarant’anni di carriera. E,per fortuna, da oggi si ricomincia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’insertospeciale suCasa Corriere -la comunitàdelle ideeè a curadi GabrieleBojano

CasaCorriereLA COMUNITA’ DELLE IDEE

di Enzo d’Errico

La sfidaColtivare piccole speranzefa parte del nostro mestiereche, altrimenti,appassirebbenel cinismo della realtà

Il logoLino Fiorito haideato il simbolografico 2019:due C che siintersecanocon un lettoreal centro

Le voci della cittàAl via oggi l’edizione 2019 della rassegnaConfronti e riflessioni nei luoghi simbolo di Napoli

Ungermogliodifiducia

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NA2 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

L’evento Il leitmotiv della quarta edizione di Casa Corriere,A voce alta, richiama il titolo dell’omonimo bestseller A voce alta di Bernard Schlink (titolooriginale Der Vorleser) da cui il regista StephenDaldry (lo stesso di The Hours e Billy Elliot) hatratto il film The Reader - A voce alta, sceneggiatoda David Hare e diretto da Stephen Daldry, conKate Winslet, Ralph Fiennes e David Kross,vincitore del Premio Oscar alla migliore attrice.Protagonista e voce narrante è Michael Berg,

adolescente berlinese che tornando da scuolaviene soccorso, in seguito ad un malore, daHanna Schmitz, donna fascinosa quantomisteriosa. Nonostante la differenza di età tra idue nasce una storia d’amore fatta di sesso,accudimento e letteratura. Hanna è analfabeta eMichael legge per lei, a voce alta. Poi Hannascompare e Michael è convinto di averla perdutaper sempre. Otto anni più tardi la riconosce tra leimputate in un processo contro alcune ex guardie

La curiositàNel leitmotiv 2019il rimando a un filmsu potere e cultura

A voce altaAl via la IV edizione di «Casa Corriere»

Locationd’eccezioneperilprimoincontro:lachiesarestauratadelleCrocelleaiMannesiDeLuiseeGaidoni,arteficidelrecupero:vorremmoquiilmuseodellacanzonenapoletana

TragliospitiFarronato,CappuccioeOlumati.Visitaguidataesclusivaprimadeldibattito

ma senza urlare

R iparte il cammino di Casa Corriere, la rassegna delCorriere della Sera ideata da Gaetano Afeltra che daquattro anni sceglie Napoli per la sua unica esperien-za fuori dalla Lombardia insieme al team del Corriere

del Mezzogiorno e ai suoi lettori (oltre 9000 i partecipanti eiscritti alla community fino ad oggi che includono anche no-mi che vanno da Kerry Kennedy a Raffaele Cantone, dal regi-sta Marco Bellocchio agli attori Marco D’Amore e CristinaDonadio e aimusicisti come Teresa De Sio). L’appuntamentoche apre le porte della città e del confronto è giunto proprioalla sua quarta edizione e prevede ben sei eventi fino a di-cembre prossimo. Eventi che prendono il via oggi alla Chiesadel Sacro Cuore di Gesù ai Mannesi, in piazza Crocelle aiMannesi 1: il programma prevede prima alle 17.30 una visitaguidata esclusiva e poi alle 18 un talk show in cui si affronte-ranno temi con i quali si vuole in qualche modo segnare untragitto ben definito di apertura e coraggio, di inclusione ecreatività.«A voce alta» non è certo un leit motiv scelto a caso vista

anche la location. In effetti la Chiesa deiMannesi è quella do-ve Enrico Caruso, uno dei tenori lirici più osannati di sem-pre, noto anche per essere, oltre a un inimitabile interpretedella canzone napoletana, anche il primo a entrare nell’olim-po dell’industria discografica vendendo un milione di di-schi, imparò a cantare ancora adolescente.Chiusa per moltissimo tempo, è stata comprata e restaura-

ta da due professionisti che hanno deciso di aprirla per la pri-ma volta al pubblico. Quello della community di Casa Corrie-re. «È un onore ed è con grande emozione - dice l’architettoGiacomoGaidoni - che riapriamo al pubblico la chiesa cosid-detta delle Crocelle ai Mannesi in occasione del primo nuovoappuntamento di Casa Corriere. Il restauro e la creazione diquesto spazio rinato nasce dalla visione utopica da parte delmio amato zio, il compianto ingegner Vitaliano Gaidoni alquale dedico questa bellissima inaugurazione, e del notaiode Luise, di farne il Museo della canzone napoletana,manife-stando così il suo grande amore verso la città di Napoli».«Non poteva esserci occasione migliore di Casa Corriere -

aggiunge il notaio Antonio de Luise - per far conoscere allacittà un monumento al cui recupero, salvandolo da degradocerto e incombente, ci siamo in lunghi anni adoperati con

di Paola Cacace

❞Lino FioritoNelmio logo, con la Ctrasformata in una speciedi poltrona, ho volutoraccontare quello cheè il rapporto del Corrierecon i suoi lettori

❞SonnyOlumatiLa cultura è l’unica portaper cambiare la strutturadel pensiero, per questoiniziative comeCasaCorriere sono importantiper recepire informazioni

6Il numero degli eventi pubbliciprevisti da oggi fino a dicembrenella road map della quartaedizione di Casa Corriere

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA3

delle SS nei campi di concentramento. Si chiedeMichael: davvero la condizione di analfabeta hacausato ad Hanna un tale senso di vergogna,rabbia, frustrazione da farla diventareun’aguzzina? Ritenuto a ragione un romanzofilosofico, A voce alta accompagna il lettore nellospazio più buio dell’animo umano aggrappato alsalvagente della ragione e della “parola scritta eraccontata”.

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grande entusiasmo e passione con l’ingegner Vitaliano Gai-doni e con suo nipote architetto Giacomo, nella prospettivache potesse diventare un polo culturale a 360° per un pubbli-co amante, come noi, dell’arte e della bellezza. Anche perquesto ringraziamo infinitamente per questa bellissima ini-ziativa il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Erri-co e il presidente delMadre Laura Valente, che sanno, tra l’al-tro, porre all’attenzione e valorizzare parti sconosciute dellacittà. Così come la professoressa Roberta Lencioni che ha cu-rato e coordinato le iniziative di questa Casa, in questi giorniCasa del Corriere e in un domani prossimo Casa di Culturaper la nostra città».L’appuntamento è dunque alle 17.30 con una visita guidata

esclusiva che prevede anche la proiezione del corto Voice ofGold, Voice of God su Enrico Caruso con la voce recitante diCristina Donadio, che tra l’altro sarà presente all’evento. Alle18, come accennato, il direttore del Corriere delMezzogiornoEnzo d’Errico accompagnerà nel consueto talk di approfon-dimento ospiti che includono i padroni di casa, l’architettoGiacomoGaidoni e il notaio Antonio de Luise; il direttore delPadiglione Italia della Biennale di Venezia 2019, Milovan Far-ronato; il regista, drammaturgo e direttore del Napoli TeatroFestival Ruggero Cappuccio,Marina Rippa, regista e pedago-ga che è all’origine del progetto “le donne di Forcella”; SonnyOlumati coreografo, attivista di Amref e scrittore; e Lino Fio-rito l’artista e scenografo che ha ideato l’immagine di questaedizione di Casa Corriere. «Il logo racconta un po’ quello cheè il rapporto del Corriere con i suoi lettori - spiega Fiorito -infatti si tratta di una lettera C trasformata in una sorta dipoltrona all’interno della quale c’è un lettore che legge ilgiornale, protetto, abbracciato in qualche modo dalla cultu-ra, dando alla lettura il tempo che merita. Tempo che in ap-puntamenti come quello di Casa Corriere in qualchemodo èusato al meglio, confrontandosi, incontrandosi per riflette-re, parlare con rispetto, cosa rara al giorno d’oggi. Il tuttoaprendo luoghi simbolo della città a volte ignoti”.«Ed è a due passi da noi - aggiunge Marina Rippa - come

nel caso della Chiesa deiMannesi vicinissima a Forcella dovela nostra associazione opera. «A voce alta» poimi sembra untema così adatto per dare il via a un dibattito. A voce alta, nonad alta voce. Una sottigliezza forse che però rimarca il corag-gio di esprimere le proprie idee per condividerle e non di ur-larle per imporle. Un po’ quello che facciamo anche noi conle Donne di Forcella dove cerchiamo di dare la parola, grazieal teatro, di far parlare chi pensava di non aver nulla da dire eche invece ritrova la voce».La giornata, durante la quale è prevista anche la partecipa-

zione di un ospite a sorpresa, si concluderà come di consue-to ormai per gli appuntamenti di Casa Corriere con una ri-flessione dello scrittore Maurizio de Giovanni.«La cultura è l’unica porta per cambiare la struttura del

pensiero - dice Sonny Olumati, autore del libro Il RagazzoLeone - per questo il dialogo è fondamentale, perché aiuta arecepire informazioni a noi ignote che a loro volta riescono acambiare la formamentis. Ed ecco che costruire un pensieroalternativo e esporlo con coraggio, ossia a voce alta e non adalta voce, può cambiare il mondo».

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❞MarinaRippaIl temanon è «ad altavoce», una sottigliezzanon da poco, significaesprimere le proprie ideesenza doverle gridareper imporle ad ogni costo

Napoli batte Milanoper la sua creativitàe la bellezza dei teatriIl regista: «Il tema sul quale intervengoè la “talentuosità” naturale dei nostri artisti»

S crittore, regista, drammaturgo,attore, e da tre anni direttore delNapoli Teatro Festival Italia,Ruggero Cappuccio sarà tra i

protagonisti del primo incontro di CasaCorriere, nella Chiesa del Sacro Cuoredi Gesù ai Mannesi dove un giovane Ca-ruso muoveva i primi acuti. «A voce al-ta» il tema, traccia libera per ragionaredi creatività.Quale sarà l’itinerario del suo ra-

gionamento in questa serata intitola-ta simbolicamente «A voce alta»?«È la mia prima volta a Casa Corriere

che seguo con interesse dalla sua primaedizione. Vorrei partire da un dato con-notante della cultura e del comporta-

mento più in generale della nostra città,l’anarchismo individuale, di cui un ge-nio come Enrico Caruso, che iniziò lasua avventura canora proprio aiManne-si, è stato una delle espressioni più alte.A partire da una formazione non orto-dossa, favorita damezzi economici mo-destissimi che ne hanno segnato il de-stino, una caratteristica presente in tan-ti altri grandi della nostra tradizione,come Raffaele Viviani, il cui analfabeti-smo iniziale e il suo essere autodidattasono noti a tutti».Una caratteristica ricorrente che lei

come giudica?«Positivamente sul piano della liber-

tà espressiva e dell’originalità di talentinon compressi da regole e comporta-menti seriali. Ma con un suo rovescio,quello di una città che col tempo ha fi-nito col sedersi su questa prospettiva,certa di poter costruire le sue fortuneartistiche solo sulla base di una “talen-tuosità” naturale e istintiva, decisamen-te extraccademica, una dotazione delfato, accompagnata alla sua incompara-bile bellezza, fisica e architettonica».E gli effetti di questo atteggiamen-

to?«Il perpetrarsi di una bellissima idea

romantica di come si sta al mondo, inattesa delle scelte del caso, per le qualicon c’è nulla da fare, rafforzata da una

sostanziale latitanza di una borghesiailluminata e razionale. Ma i tempi cam-biano e a un tratto questo individuali-smo anarchico ha evidenziato tutti isuoi limiti, perché sempre più anche lagenialità ha bisogno di fare squadra e didisegnare prospettive collettive e strut-turali per esaltarsi al meglio e diventaresistema».Ci sonomodelli in tal senso?«Oggi in Italia ci sono soprattutto

due città interessanti per la pratica e lacostruzione di processi di identità cul-turale: una è ovviamente Napoli, l’altraè Milano. La prima con la sua inesauri-bile dotazione creativa e diffusa, la se-conda con una capacità organizzativache definirei addirittura scientifica. Orase una imparasse a prendere qualcosadall’altra arriveremmo all’eccellenza.

Faccio un esempio. I teatri milanesi so-no molto meno belli dei nostri. Se pen-so al celebre Piccolo di via Rovello, haun’architettura modesta, nulla a che ve-dere con il fasto di un Mercadante, diun Bellini o di un Sannazaro, eppure so-no arrivati sulla cima della teatralità na-zionale grazie al lavoro, al metodo, allaperseveranza di scelte assolutamentecoerenti. Immaginiamo se quelle stesseattitudini fossero state applicate ancheda noi, cosa sarebbero oggi i teatri na-poletani».E qualcosa si muove in questa dire-

zione?«Direi di sì. Innanzitutto perché fra i

più giovani è più chiara l’idea di una ne-cessità di costruzione collettiva e di piùinterazione fra le varie realtà cittadine.Anche perché il tempo delle grandi fa-miglie teatrali cresciute sulle tavole diuna scena, alla Scarpetta-De Filippo,Taranto, Maggio, Fumo e così via, sonoormai lontani. E poi perché con il mo-dello milanese c’è sempre più dialogo.Noi stessi come festival abbiamo attiva-to una serie di coproduzioni con realtàimportanti come l’Elfo-Puccini o ilFranco Parenti, scoprendo che esisteuna complementarità, di cui fortunata-mente sono sempre più consapevoli an-che al nord».

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L’INTERVISTARUGGERO CAPPUCCIO

❞Tutti igrandi dellatradizionesono statiautodidattiemaicompressida regole

Il tempodellestorichefamiglie delpalcosceni-co è lontanooggi servepiù dialogo

di Stefano de Stefano

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NA4 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

La location Le operazioni di restauro della chiesa del SacroCuore di Gesù ai Mannesi sono state non pocolaboriose ed hanno richiesto lunghi mesi di lavoroed un impegno considerevole. La situazione dipartenza, era alquanto compromessa, poichédecenni di incuria e di improprie destinazionidell’edificio avevano causato gravi danni all’interastruttura in tutti i suoi elementi, specialmenteall’interno. Inoltre, si è reso necessario un corposointervento per adeguare l’impiantistica. Oltre a

subire le conseguenze del generale degrado, ledorature e i dipinti murali hanno patito ancheproblemi più specifici. Sul 60% circa delle superficidorate dei capitelli e delle cornici si erano formatidei sali che, rigonfiandosi, avevano causatol’esfoliazione delle lamine. Quanto ai dipinti murali,invece, soprattutto i volti e le vesti dei personaggierano stati parzialmente danneggiati da unprecedente intervento di consolidamento murario(altamente invasivo) effettuato tramite iniezioni di

L’interventoUn restauro lungo,piccolo contributoper il centro storico

LachiesatardottocentescanelnucleopiùanticodiNapolihasubìtovarievicissitudiniVendutanel1975dallaCuriaadun’immobiliare,solodaventiannièsottopostaavincoloL’impegnodidueamicistregatidallacittàhaguidatoilrestylingchelariaprealpubblico

NelcultodellabellezzaAl Sacro Cuore di Gesù ai Mannesila prima tappa di «Casa Corriere»

P er chi a Napoli da piazza Nicola Amorerisalga via Duomo, ribattezzata giusta-mente La via dei musei, lasciandosi asinistra il grigio bugnato fiorentino del

Museo Filangieri e a destra il cupo pipernodella chiesa paleocristiana di San GiorgioMaggiore, trova un inatteso campo di luce. È lapiazza delle Crocelle ai Mannesi, che accogliecol fascino sotteso di un “ luogo di forze”: finda tempi remoti qui si è costruito, distrutto ericostruito a fini di culto. Ne sono testimonianche le differenti denominazioni che hannopreceduto quella che ha la facies attuale dellachiesa neogotica detta delle Crocelle ai Man-nesi, mai più aperta da lungo tempo, primadella giornata che segna la ripresa degli incon-tri culturali di Casa Corriere.Siamo nel nucleo di Napoli che risale alla

fondazione cumana della città nel V sec. a.C.,poi occupato in epoca romana da abitazioniborghesi e terme, di cui aulico testimone è ilpaleocristiano battistero di San Giovanni infonte all’interno di Santa Restituta, la più anti-ca basilica napoletana inglobata nel Duomo. Illargo su cui insiste la chiesa delle Crocelle in-terseca l’ordito ippodameo del decumanus in-ferior, San Biagio dei librai, e la via di Forcella:una soglia simbolica. La denominazione dellechiesa e della relativa piazza è dovuta all’attivi-tà dai Padri Crociferi che, fin dalla fine del‘500, con la vistosa croce in panno rosso sullesvolazzanti tonache nere, si aggiravanomiseri-cordiosi tra i fabbricanti di carri, i Mannesi ap-punto, presenti nella zona. San Camillo de Lel-lis, ministro degli infermi, fu il fondatore dell’ordine e costruì una nuova area ecclesiastica,

di Roberta Lencioni

LamissionL’uso a fini culturalivoluto daGaidonieDe Luise la proponecome ottavo potenzialemuseo sulla via delDuomo e zone limitrofe

grazie al lascito dei terreni appartenuti alla no-bildonna Giulia delle Castella, moglie di LuigiCaracciolo, a San Camillo devota al punto da ri-servargli ulteriori elargizioni anche per l’altrachiesa omonima delle Crocelle al Chiatamone.La chiesa di Santa Maria di Portacoeli ai

Mannesi, come fu denominata da San Camillo,occupò tutto l’isolato da via Carminiello a viaForcella col suo grande chiostro a pianta qua-dra e fu inaugurata nel 1625. Chiesa e chiostrocompaiono da allora sulle guide e sulle piantedi Napoli, a cui si aggiunse nel 1638 lo spaziosolargo delle Crocelle ai Mannesi, dopo l’abbatti-mento di alcune strutture confinanti, di pro-prietà del Monastero di Santa Chiara.Il complesso ecclesiastico permane con

questa configurazione fino all’Unità d’Italia.Già con Garibaldi viene dato il via all’attuazio-ne del rinnovamento urbanistico voluto daFerdinando II di Borbone, su progetto di Fede-rico Bausan e Luigi Giordano, per il collega-mento tra via Foria e via Marina, attraversandoil nucleo più antico della città alla ricerca an-che di una prospettiva assiale tra la reggia diCapodimonte e il mare, in direzione nord-sud.Seguirà in direzione est-ovest l’intervento del-le Società del Risanamento per il costruendocorso Umberto I. Anche in altre nazioni si va inquell’epoca alla ricerca di nuove soluzioni ur-banistiche, rispondenti a necessità di amplia-mento emodernizzazione,ma anche per scopipolitici e speculativi, cambiando il volto urba-no delle capitali europee: una per tutte la Pari-gi di Hausmann. È negli stessi anni che, per farposto all’allineamento rettilineo della stradadel Duomo, vengono tagliate longitudinal-mente la chiesa di San Giorgio Maggiore, dicui è tuttora esistente la parte residua, e lachiesa di Santa Maria di Portacoeli, su parte

della quale verrà ricostruita l’attuale chiesa ne-ogotica del Sacro Cuore di Gesù ai Mannesi,detta delle Crocelle. Il devoto ingegner FilippoBotta, che in talmodo la denominò, acquistò ilterreno dal Municipio e nel 1882 progettò lachiesa a navata unica, con botteghe sottostantiaccessibili da via Duomo, del tutto svincolatedal corpo della Chiesa. Sullo stesso luogo edallo stesso scopo pose le mire anche la ChiesaValdese e ciò giocò a vantaggio del progettoBotta che fu sostenuto dal cardinale Sisto Ria-rio Sforza. Non senza difficoltà l’edificazionedella chiesa venne avviata un anno dopo in sti-le neogotico, seguendo la moda architettonicadi quel periodo: Enrico Alvino si ispirò al neo-gotico anche per la facciata del vicino Duomo.La chiesa neoedificata però non ritornò nel-l’uso dei padri Crociferi, ma fu venduta allaCongrega dei 63 Sacerdoti che la detenne finoal 1939, per passare nel 1943 al Terzo Ordine diSan Francesco, lì accolto dopo il bombarda-mento della chiesa di Donnalbina fino al 1971,anno in cui viene chiusa al pubblico e nel 1975venduta senza alcun vincolo all’ImmobiliareDuomo, società privata.Circa una decina d’anni dopo, due amici in-

namorati di Napoli, l’uno “straniero” di Bre-scia, l’altro “straniero” di Napoli - come ci sisente a Napoli quando ne si ammirano, maidel tutto assuefatti, le bellezze con “animoperturbato e commosso”- si ritrovano a pas-seggiare da quelle parti, richiamati forse da unmai sopito genius loci, e sostano sulla sogliadella chiesa neogotica, pronti a goderne il fa-scino. Ben poco all’interno ne rimane, deva-stato da una costruenda palestra, provvista dibalconata e di ulteriore solaio intermedio, chevanno a insistere su stucchi, decorazioni, tele,laceranomarmi e pavimentazione sfregiando-

L’incanto ritrovatoIl notaio Antonio De Luise el’architetto Giacomo Gaidoni,artefici, con il compiantoingegnere Vitaliano Gaidoni,dell’operazione di restauro.Le foto della Chiesa del SacroCuore di Gesù ai Mannesi,così come si presentaal termine di un interventolungo e impegnativo, che faseguito agli annidell’abbandono, consegnanouna struttura polifunzionale,ideale come auditorium, salespeciali per concerti, musei,sedi espositive, sediuniversitarie, teatri, sale perspettacoli. In questa nuovaveste debutta oggipomeriggio alla «prima»di Casa Corriere

Com’era

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA5

cemento armato. Gli interventi sono iniziatipartendo dalle fasce superiori della navata,provvedendo preliminarmente ad unpreconsolidamento delle zone a stucco più friabilie di tutte le superfici decorate con evidentiproblemi di decoesione e polverizzazione. Prima dieseguire gli interventi si è provveduto ad effettuareindagini stratigrafiche atte alla ricerca e verificadelle cromie originali. «Ho seguito con particolareattenzione questo restauro - dice l’architetto

Vitaliano Gaidoni nella prefazione a una brevepubblicazione sulla chiesa del Sacro Cuore aiMannesi - un lavoro lungo, che ha richiestopazienza ma che è solo un piccolo contributo alrecupero del patrimonio monumentalenapoletano, che tanti attacchi ha subitosoprattutto nell’ultimo secolo. Naturalmente època cosa rispetto a quanto sarebbe necessariofare, è solo un piccolo passo avanti».

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Enrico CarusoQuiildebuttoepoi ilvoloinUsaPrima scrittura nel luogo di cultoDopo la morte della madre va via

È una giornata fredda quella di fine febbraio 1873, è quelfreddo limpido che a Napoli annuncia la primavera, chesecondo la tradizione popolare, tra cattolicesimo e super-

stizione inseparabili sotto il Vesuvio, quell’anno, come sempreera già iniziata il giorno di San Biagio, protettore della voce.Papà Marcellino rovista a lungo nel baule per mettere insie-

me il meno consumato e meglio abbinato degli abbigliamenti;si sforza per restare sobrio e poter sostenere Anna, la gracilemoglie, che gli ha appena regalato la gioia della paternità diquel figlio maschio che sta per essere battezzato. Il piccolo, na-to dopo alcune gravidanze finitemale, è bello e robusto emen-tre il sacerdote gli impartisce il sacramento, rivela una voce chepreannuncia autorevolezza.I genitori del neonato, da Piedimonte d’Alife, si erano trasfe-

riti al primo piano del civico 7 di via San Giovanniello, nei pres-si della colonna che la leggenda vuole possegga poteri sulla fer-tilità dei campi e non solo. Trascorrono 10 anni e troviamo quelbambino lavorare in fonderia e con passo veloce uscire dallafabbrica di via Arenaccia, per recarsi a cantare in una corale,con la sua splendida voce bianca di contralto: il suo nome è En-rico Caruso. Nel percorrere la strada da Sant’Anna alle Paludi,dove si è trasferito nel 1881 con la famiglia, alle fonderie dovelavora e ai luoghi dell’infanzia, Enrico transita davanti alla chie-sa del Sacro Cuore di Gesù aiMannesi, che in quegli anni è inte-gra e adibita al culto; chissà che l’ormai quattordicenne, invo-gliato dall’acustica del luogo, non abbia accennato qualche vo-calizzo preparato per la lezione: è quanto è bastato per essere«scritturato» per quello che, nella chiesa al 237 di via Duomo èil suo debutto solistico.Enrico per mesi si alterna tra la chiesa ai Mannesi e quella

non distante di San Severino: è lì che il 31 maggio 1888, mentreè intento a cantare, viene informato della morte di sua madre;dopo soli sei mesi il padre, appassionato di vino e di belle don-ne, si risposa con Maria Castaldi, che si rivela una matrignacomprensiva e buona consorte di Marcellino, di lì a poco coltoda un ictus. Non c’è più tempo per il diletto: Enrico deve spicca-re il volo. Il timbro brunito, baritonale, che la pubertà gli ha re-galato, lo fa apprezzare nelle esibizioni private fino a cheGerar-do l’Olandese, detto ‘O ‘nfermiere, fa ottenere a Enrico un con-tratto al Caffè Gambrinus e ai Bagni Risorgimento.Il primo ruolo da protagonista lo ricopre a Caserta nel 1895;

Manon Lescaut, Pagliacci, Carmen fino a Traviata e Rigolettoimpegnano Caruso in trasferte internazionali. La Bohème del1897 a Livorno è galeotta: tra il soprano Ada Giachetti, maritataBotti e l’intraprendente tenore, nasce una relazione che dureràundici anni e sarà allietata da due figli. Caruso compie una spe-ricolata virata di repertorio affrontando l’Elisir d’amore, con cuivorrà debuttare al Teatro San Carlo il 30 dicembre 1901.Tuttavia, la Napoli percepita da Caruso, è quella della gente

semplice, di donne e di uomini che conoscono la fatica e il sa-crificio, perciò inizialmente il tenore sottovaluta quella partedel pubblico più influente, quello danaroso che occupa i pal-chetti del San Carlo e assolda i loggionisti; quella influente fa-zione gli sarà ostile. Nel 1903 Caruso approda negli Usa mentreè in vigore una legge federale che limita le quote di ingresso diimmigrati provenienti dal Sud del mondo; ammirato trasver-salmente tra ceti e gruppi etnici, il tenore risponde con il suocanto al razzismo. Negli USA l’artista registra decine di dischi,colleziona trionfi, trova un nuovo amore, ma è con la sua cittàche il legame si rafforza. Dopo quasi vent’anni, sofferente, il te-nore torna aNapoli; transita da Sorrento prima di occupare unasuite dell’Hotel Vesuvio, di fronte a quei bagni Risorgimento incui aveva risuonato la sua voce negli anni dell’adolescenza.Il 2 agosto 1921 alle ore 9 e 7minuti, sul quarantottenne Enri-

co Caruso cala il sipario terreno.Dario Ascoli

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Concertid’esordioEnrico Carusoin una fotodegli annidi successo.Il suo debuttosolistico è nellachiesa ai Mannesi

ne la storia e l’armonia. Nasce da quella imma-gine una volontà, anche di sfida, per recupe-rarne e tramandarne l’identità. I due amici,l’ingegner Vitaliano Gaidoni, che a Brescia haun’impresa di restauro nota e attiva a livello in-ternazionale, e il notaio Antonio de Luise deci-dono di affrontare, insieme e temerariamente,il ripristino. Negli anni successivi riescono adacquistare il bene e ad attuare tra mille diffi-coltà un restauro filologicamente corretto ecoerente, di cui è testimone la bella pubblica-zione dedicata. Riportano l’immobile sottol’egida della Sovrintendenza per toglierlo defi-nitivamente da mire aliene e, con le parti rico-struite ex novo, ne destinano l’uso a fini cultu-rali: auditorium, sale speciali per concerti,musei, sedi espositive, sedi universitarie, tea-tri, sale per spettacoli. Ora si sta realizzando,grazie all’iniziativa di Casa Corriere e alla sen-sibilità dei suoi numi tutelari, Laura Valente eEnzo d’Errico -davvero rinnovati genii loci - e lesquadre di solerti assistenti, quello che l’inge-gner Vitaliano Gaidoni, purtroppo scomparsonel 2013, aveva fortemente auspicato insiemecon i suoi diretti compagni di missione, il no-taio AntonioDe Luise e il nipote architetto Gia-como Gaidoni: creare un luogo destinato allacultura e alla bellezza, che concorra a rinnova-re e a rilanciare l’habitat della strada del Duo-mo e delle zone limitrofe, proponendosi comeottavo potenziale Museo sulla via destinata adessere la più culturalmente attiva della città. Ela proprietà si dice ampiamente disponibileaffinché nuovi soggetti si attivino per valoriz-zare appieno le potenzialità della chiesa, final-mente restaurata, delle Crocelle ai Mannesi.

Docente di Letteratura ItalianaUniversità degli Studi Federico II di Napoli

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Com’è

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NA6 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

L’intervista Capelli ramati lunghi, occhi chiari, e un ruolo diprimo piano nel mondo dell’arte. MilovanFarronato è il curatore del Padiglione Italia dellaBiennale di Venezia 2019. Nato nel 1973, inprovincia di Piacenza, è attualmente direttore ecuratore di Fiorucci Art Trust, per il quale harealizzato, dal 2011, il festival VolcanoExtravaganza a Stromboli. È stato professore diCultura Visiva all’Università Iuav di Venezia, dal2008 al 2015. Curatore internazionale di mostre,

nel 2014 ha inaugurato il simposio MycorialTheatrein Polonia, poi trasferito a San Paolo delBrasile e dal 2005 al 2012 è stato il curatore delDocumentation Centre for Visual Arts di Milano.Nel 2016 ha collaborato con le SerpentineGalleries di Londra portando avanti numerosiprogetti artistici. Oltre che di allestimenti di mostre,Milovan ha collaborato anche con molte rivisteartistiche come Artribune, Flash Art e L’UomoVogue. (e. i.)

Chi èIl curatoredegli eventiin mostra

A ndrea Viliani: Caro Milovan, questanon è un’intervista, è per scambiarciqualche idea in vista dell’appunta-mento di stasera a Casa Corriere. Nes-

suno di noi due è meridionale ma credo cheentrambi abbiamo un’affinità, in questo asseNord-Sud, con ciò che ci porta verso il mare,la storia, il mito...Milovan Farronato: Ho accettato subito

l’invito di Enzo d’Errico qui da Londra, appenatornato da Venezia. Eh sì..mare, storia e mito:quest’estate il progetto Volcano Extravangan-za, che curerò insieme con Maria Loboda, sichiuderà alla Villa dei Misteri di Pompei.AV: A Venezia hai trasformato il Padiglione

Italia in un labirinto.... Ma come ci siamo fini-ti, Milovan, in questo labirinto, e che cosa ciattende lì dentro, che cosa troveremo fuori dilì?MF: Italo Calvino avrebbe risposto che

l’uscita da un labirinto coincide con l’ingressoin un altro labirinto; avrebbe suggerito di ab-bracciare la complessità e “le lingue ingarbu-gliate” interpretandole come una forma diricchezza esistenziale e cognitiva. All’internodel labirinto di Né altra Né questa troveretevarie mostre che si manifestano in base allescelte che lo spettatore è invitato a compiere aogni biforcazione del percorso; di fronte allevarie prospettive visive che si accendono,molteplici, simultaneamente. Troverete i per-corsi intrecciati di Liliana Moro, Enrico Davide Chiara Fumai. Linguaggi ed espressionimolto diverse tra loro, ma in grado di coesi-stere con armonia e valevole supporto reci-proco. Abbiamo riflettuto lungamente sullanozione di “transito“, un luogo interstizialeche come recita un lavoro al neon di LilianaMoro non sta né in cielo né in terra. In fondoracconta Virgilio che un labirinto, quello diCnosso, era inscritto nell’antro della sibillaCumana dove si aveva accesso al Regno di Plu-tone. Dove si sta quando si è in transito tra va-rie dimensioni? Il lavoro di Liliana Moro sem-bra una frase presa in prestito da una madreche sgrida il figlio per rammentargli che ciòche desidera non sta né in cielo né in terra. In-dica un confine romantico e impalpabile, masuggerisce anche, tra le righe, il destino dimolte persone che non si vuole mandare incielo ma non si sa neppure in quale terra ac-coglierle. Il quesito in un labirinto per altro,non è trovare la via d’uscita, ma eventualmen-

te trovarne il centro. Le opere che lo animanoe lo abitano costantemente suggeriscono alvisitatore un cambiamento di prospettiva,propongono piccole o grandi epifanie. Anchel’Orlando Furioso di Italo Calvino concludevala sua travagliata avventura capovolto, a testain giù e asseriva finalmente placato: «Lascia-temi cosi. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Ilmondo si legge all’incontrario. Tutto è chia-ro».AV: Napoli è anche Caruso, cantante d’ope-

ra che introdusse nel suo repertorio anchecanzoni leggere, incise registrazioni, divenneun brand. Anche l’arte contemporanea puòsperimentare formati meno istituzionali onon connessi al mercato, che riescano a esse-re “popolari” come fece Caruso, oggi direm-mo come una bella serie televisiva? DavidRobbins parla diHigh Enterntainment... Met-tiamola così: ci possiamo anche “divertire”,Milovan?MF: Le coincidenze vanno guidate, soste-

neva Mallarmé, e per ottenere quel gradito egradevole effetto di armoniosa nonchalancec’è sempre un alto livello di laboriosa prepara-zione invisibile. Ciò non esclude di certo unasana e talvolta gloriosa dose di divertimento.

Far coesistere il sacro con il profano, l’aulicocon il popolare è una dote e un obiettivo. Conil progettoVolcano Extravaganza arrivato allasua imminente nova edizione, tra la natiaStromboli e il Parco Archeologico di Pompei,il Fiorucci Art Trust di cui sono direttore arti-stico si è prefisso questo traguardo: far coinci-dere lo stage con il back stage; la prova gene-rale con l’evento performativo di fronte alpubblico. Stromboli è un luogo dotato di po-tenti alchimie e forti contrasti. Con il labirintoha in comune una natura paradossale. Tra lepiù razionali forme che l’uomo abbia immagi-nato il dedalo di percorsi resta tuttavia emble-ma di disorientamento. Stromboli è ricco disuggestioni continue e tuttavia ha una suaevidente ostilità. Entrambi regalano un tem-po dilatato lontano dalle lancette dell’orolo-gio. A Stromboli abbiamo abbracciato la pos-sibilità di produrre eventi ‘scalzi’ usando pro-tocolli flessibili adattabili alle esigenze di cia-scun artista.AV: “Casa Corriere” significa luoghi non de-

putati, confronto fra saperi, rapporto con lapropria comunità. In un’epoca digitale e glo-balizzata, impregnata di fake news e un’opi-nione pubblica costruita con gli algoritmi,che ruolo dovrebbe avere per te l’informazio-ne, in rapporto all’arte?MF: Il grande murale di Chiara Fumai

esposto al Padiglione Italia recita: This lastline cannot be translated (questo ultimo ver-so nonpuo essere tradotto). Credo profonda-mente nel valore e nell’impegno nella descri-zione delle opere d’arte. Come credo nell’im-portanza dei giornali. L’analisi, la decodifica-zione, l’interpretazione di significatinascosti, la descrizione, il confronto tra di-versi linguaggi, la contestualizzazione, con-tribuiscono allo sviluppo di una sensibilitàlinguistico-formale e sentimentale, poichéleggere un’opera d’arte significa decodificar-ne il linguaggio espressivo e coglierne un si-gnificato anche emotivo.Le interpretazionipossono essere varie e tutte giustificabili.L’arte dovrebbe aumentare la capacità di sce-gliere e quindi la consapevolezza. Le pro-spettive di lettura, come i percorsi di un labi-rinto sonomolteplici e tutti legittimi, non c’èuna via sbagliata e una lettura inappropriatase proviene da uno sguardo attento e bene-volo.

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❞Far coesistereil sacrocon il profano,l’aulico conil popolareè una dotee un obiettivo

❞L’artedovrebbeaumentarela capacitàdi sceglieree quindi laconsapevolezza

Dal Padiglione Italia della Biennale a «Casa Corriere»Una chiacchierata con il direttore del Museo Madre

Milovan Farronatoa colloquio

conAndrea Viliani

MuseoMadreIl direttoreAndreaViliani

PadiglioneItalia BiennaleIl curatoreMilovanFarronato

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA7

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NA8 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

I partner Fin dalla prima edizione Casa Corriere è riuscita aconvogliare una fitta rete di sostenitori intorno allasua idea di community che s’incontra in luoghipoco conosciuti o valorizzati di Napoli e dellaCampania per discutere del presente, con unocchio rivolto al passato e l’altro al futuro. Ilprogetto si è fatto ben presto contagioso e sonostati tanti gli enti pubblici e le aziende private chehanno creduto in esso, nell’ottica di unacondivisione che, come dice Michele Pontecorvo

Ricciardi, vicepresidente della Ferrarelle Spa, èvolta a dare maggiore valore e visibilità al nostroterritorio e alle sue potenzialità. La collaborazione,che all’inizio poteva essere richiesta sotto formaanche di sostegno economico, è diventata via vianel corso degli anni quasi automatica in modo darappresentare un modello unico di partnership cheva oltre ogni concetto di sponsor fin quisperimentato. Ne sono prova i grandi marchiprivati di successo che affiancano, ormai in

SostenitoriMinistero e Faida quattro annial nostro fianco

Amici per Casa

Unicredit, la bancavicina al sociale

●Tra credito e territorio

U niCredit, banca com-merciale pan-europea,semplice e di successo,

è stata vicina sin dagli esordia Casa Corriere. E anche que-st’anno sarà così, a confermadell’attenzione della banca alterritorio.Da sempre attenta alle po-

litiche giovanili di inclusio-ne, legate anche alla tecnolo-gia, durante le edizioni scor-se del format ha legato la suapresenza, tra le altre, allapartecipazione nel panel re-alizzato nell’Academy Appledel polo tecnologico di SanGiovanni a Teduccio del-l’Università degli studi Fede-rico II di NapoliA Casa Corriere Unicredit

ha fortemente sostenuto lapolitica del Social ImpactBanking, il programma dellaBanca che ha l’obiettivo dicontribuire allo sviluppo diuna società più equa e inclu-siva, attraverso l’individua-zione, il finanziamento e lapromozione di iniziative chehanno un impatto socialepositivo, operando su tre fi-loni di attività: microcredito,

finanza a impatto ed educa-zione finanziaria. Con l’ini-z i a t i va So c i a l Impac tBanking, UniCredit ha ap-provato in Italia 72,9 milionidi euro di finanziamenti aimpatto, di cui 32,6 milionidi euro per 31 operazioni im-pact financing e 40,3 milionidi euro per 2.050 prestiti dimicrocredito. A fronte diquesto impegno, sono statierogati 47,8 milioni di euroin totale.Dopo il successo in Italia,

la banca ha recentementedeciso di estendere nel corsodel 2019 l’iniziativa su base

graduale ad altri 10 mercatidel gruppo. Con Social Im-pact Banking UniCredit a Na-poli ha sostenuto il progetto“Casa di Vetro” nel quartiereForcella promosso da l’AltraNapoli Onlus, una ex vetreriadestinata a diventare un polo

edu ca t i vo epunto di aggre-gazione socialee di contrastoalla devianzagiovanile.Tra le altre

numerose ini-ziative socialiche sono statepresentate du-rante le prece-denti “tappe” diCasa Corriere esu cui l’istitutod i c r e d i to è

molto attivo sul territorio, siricorda anche il progetto“Carta Etica”: grazie alle carda contribuzione Etica - Uni-CreditCard Flexia Etica, Busi-ness Etica e Visa Infinite Etica- i clienti della banca posso-no contribuire a fare benefi-cenza con il semplice utilizzoe senza alcun costo aggiunti-vo.Con “Carta Etica” UniCre-

dit ha già sostenuto oltre 750progetti di utilità sociale a li-vello nazionale, tra cui moltianche a Napoli.

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Tutti i siti in rete,l’impegno Scabec

●La società in house dellaRegione Campania

«C iò che ilCorriere delMezzogiorno fa daquattro anni con

Casa Corriere, andando ancheoltre il suo ruolo, è quello chedovrebbero fare enti e societàcome quella che presiedo: oc-cuparsi di luoghi poco cono-sciuti o frequentati e farlo an-cora meglio e più compiuta-mente». Parola di AntonioBottiglieri (nella foto), presi-dente di Scabec Spa, la societàinhouse della Regione Cam-pania che «da oltre 15 anni è ilriferimento per tutti i progettiregionali che attraverso diffe-renti attività di valorizzazione– mostre, eventi, visite guida-te, spettacoli, convegni, labo-ratori o formazione – miranoalla promozione del patrimo-nio culturale materiale e im-materiale che la Campaniapuò vantare». Non poteva,dunque,mancare tra i partnerche hanno sposato la filosofiapartecipativa dell’intero pro-getto, una società che si ado-pera da anni per favorire lafruizione dei tesori artistici eculturali della regione.Punto di partenza è il cir-

cuito Campania Artecard, lacard turistica ideata e gestitada Scabec e finanziata dallaRegione, che integra e mettein rete ingressi museali e tra-sporto pubblico. Un sistemache, ogni anno, si arricchiscedi itinerari ed experiencespensati anche per rivalutare epromuovere siti meno cono-sciuti rispetto ai grandi attrat-tori. «Al momento – spiegaGiuseppe Ariano, direttoremarketing e comunicazionedi Scabec - sono 80 i luoghidella cultura che rientranonel circuito Artecard: dai par-chi archeologici di Pompei,

PaestumedErcolano alla Reg-gia di Caserta, dal Museo Ar-cheologico Nazionale di Na-poli alla Certosa di Padula, dalMuseoMadre, alle catacombedi Napoli. Prossimo obiettivola digitalizzazione dei siti cul-turali, per l’archiviazione e

f ru i z i one sup i a t t a f o rm eonline».Scabec sta la-

vo rando conpartner tecnolo-gici di prestigioper una piatta-forma che dia-loghi con gl iutenti in modos em p r e p i ùsmart. «In occa-sione dell’Uni-versiade – con-clude Ariano -

lanceremo un’app con cui sa-rà possibile avere una panora-mica delle offerte dei princi-palimusei, parchi archeologi-ci e attrazioni culturali, e pre-notare i biglietti, evitando lecode». La società, poi, pro-muove tantissimi eventi tracui «Un’Estate da Re» all’in-terno del Giardino inglese delParco reale della Reggia di Ca-serta. Da segnare in agendaCampania By Night, il pro-gramma di aperture serali deisiti campani che parte il 28giugno.

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Ambiente e ricercalo stile di vita Getra

●L’industria dell’energia

D all’altopiano del Cileai deserti del Sahara,dai grattacieli di Du-bai agli snodi delle re-

ti elettriche scandinave: è ladimensione internazionaleche esprime il gruppo Getra,realtà industriale leader nelsettore della produzione ditrasformatori elettrici di gran-de potenza, di distribuzione edi sistemi di interconnessio-ne delle reti di alta tensione. Ilgruppo, guidato da Marco Zi-gon, ha prodotto e messo inesercizio di recente, in una lo-calità a nord della Svezia, unaunità di altissima gamma, lapiù grande mai realizzata: unmega trasformatore che rag-giunge i 625 megawatt.Duestabilimenti in Italia, duebranch all’estero (Casablancae Dubai a presidio dei mercatidel Nord Africa e del MedioOriente), 80% di export su unfatturatomedio di 100milionidi euro, 300 dipendenti in Ita-lia e altrettanti addetti media-mente impegnati ogni annonelle attività di cantiere al-l’estero e nell’indotto, Getrafin dalla prima edizione par-

tecipa a Casa Corriere «perché- spiega Ludovica Zigon, di-rettore commerciale delgruppo - l’impresa di oggi habisogno di tenere sempre atti-vi i canali di comunicazionecon il territorio e viva la rela-zione con l’ambiente in cuiopera. Includendo cioè nelsuo sguardo prospettico an-che l’attenzione ai valori so-ciali». Se è vero che l’econo-mia globale spinge l’impren-ditore alla ricerca di nuovimercati, non di meno egli di-viene, con la sua impresa, un“modello” da seguire, anzitut-to partecipando al dibattito

pubblico. «Inevitabilmentead una realtà industriale co-me Getra – continua - si ri-chiede di svolgere una funzio-ne che, in ultima analisi, è so-ciale oltre che culturale. Le sichiede di promuovere unaconcezione del mondo, rap-

presentare unsistema di valo-r i , e pe r s inoproporre unostile di vita. Ec-co perché la Ge-tra investe incultura non me-no che in ricercae tecnologia».Un impegno

che r inforzal’immagine delGruppo oggipartner delleprincipali utili-

ty e contractor in Italia e nelmondo operanti nel settoredella produzione e distribu-zione elettrica. «Siamo unarealtà industriale – concludeZigon - attenta alle esigenzedi sostenibilità ed eco-com-patibilità ambientale. Pernoi la rivoluzione 4.0 non siriduce al binomio automa-zione/robotizzazione ma ri-sponde a un nuovo umanesi-mo, attivato con l’integrazio-ne tra uomo e macchina,permesso dallo sviluppo tec-nologico».

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA9

maniera stabile, Casa Corriere nel suo percorso diconfronto e dibattito. Ma va dato atto di un’enormesensibilità anche alle istituzioni pubbliche, come ilMinistero per i beni e le attività culturali, che non famancare mai la sua vicinanza, e il Fondo AmbienteItaliano al nostro fianco fin dalla prima edizione.Presenze queste che dimostrano l’attualità di unformat per un giornale che esce dalla redazioneper incontrare i suoi lettori e non solo.

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Impresepubblicheeprivateemarchidisuccessohannoabbracciatolafilosofiadelnostroformatperintervenireevalorizzarebeniartisticietalenti

L’ateneo «complice»nei percorsi culturali

●L’Università della Campania«Luigi Vanvitelli»

C asa Corriere dialoga dasempre con le istituzio-ni culturali. E con l’uni-

versità della Campania LuigiVanvitelli ha da subito in-staurato un rapporto privile-giato. Il rettore Giuseppe Pa-olisso è stato un «complice»dei percorsi inediti nei luo-ghi d’arte: con l’ateneo cheguida ha schiuso alla com-munity dei lettori il chiostrodi Sant’Andrea delle Dame,quello di Santa Patrizia a po-chi metri dal decumano su-perior e dagli Incurabili. E,fuori porta, l’Abazia di SanLorenzo ad Septimum adAversa.Rettore siamo al quarto an-

no: se fosse un percorso for-mativo del vecchio ordina-mento Casa Corriere sarebbein odore di laurea. «Sì, maprima dovrebbe fare la tesi - èla risposta - Sarebbe una lau-rea tra gli Studi sociali e i Be-ni culturali, di quelle innova-tive che non esistono ancorae bisognerebbe inventarla. Ilfocus sarebbe l’innovazionecon lamemoria del passato».Fondamentale in questo il

ruolo del giornale che «met-te a fuoco l’idea, il messag-gio, i punti focali, accendeunamiccia ecco».Bella l’idea del giornale co-

me «miccia» senza dinamite,ma con una torcia inmano sì,alla scoperta di quello chenon è evidente e di luoghinegati. «È una rassegna im-portante per due motivi so-prattutto - riprende Paolisso- ha consentito ai napoletanidi scoprire siti nascosti conuna grande valenza storica,artistica e turistica. I napole-tani, si sa, vanno nei posti dicui si parla e di certi luoghi

non si dicemai. Poi arriva Ca-sa Corriere e accende un ri-flettore che svela ai più quel-lo che conoscono solo in po-chi. Il secondomotivo per cuiil ciclo di incontri è originaleè che riesce a mettere al cen-tro problemi della società

contemporaneama non in ma-niera negativa,con un pigliopositivo. Cosìcome crea deifocus sulle buo-ne pratiche chepure ci sono: at-tività connessecon lo svilupposociale e la riva-lutazione delterr i torio, lamoda e la cultu-ra».

In questo, il percorso è con-diviso con l’ateneo. «Uno deicompiti dell’università infatti- e conclude - , è la cosiddettaterza missione che prevedeoltre al trasferimento dei sa-peri, implementare i rappor-ti con il territorio e le sue esi-genze. È un concetto apertoche supera quello di trent’an-ni fa fatto solo di aule, lezionied esami». Nuove locationper Casa Corriere? «Anticiposolo che si tratterà di nostriinsediamenti nel Casertano.Sorpresa...».

N. F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

IlConsorziopuntasuexportegiovani

●Lamozzarella di bufala campanadop

T ra le eccellenze del Sudin campo per Casa Cor-riere fin dalla prima edi-

zione , spicca anche il Consor-zio di tutela della mozzarelladi bufala campana dop, soda-lizio che mira alla difesa e allavalorizzazione di un prodottodi punta delle tipicità locali.Non ha dubbi sul valore del-l’operazione, Domenico Rai-mondo, presidente del Con-sorzio: «Abbiamo trovato inCasa Corriere una comunanzadi idee e valori che ci spinge aimpegnarci insieme per pro-muovere il territorio. Le mis-sion sono diverse, ma l’obiet-tivo è comune: tirar fuori labellezza che ci circonda, lemeraviglie di una terra ric-chissima, che è il perno e ilpunto di partenza anche peruna produzione di eccellenzacome la nostra mozzarella dibufala campana dop». Non c’èsfida che possa essere vintasenza una sinergia funzionalee un sistema di rete. Per que-sto, il comparto bufalino si èdotato di un complesso dinorme e verifiche che coin-volge allevatori, produttori,

consorzio e organismi di con-trollo in un grande patto chesta dando i suoi frutti in ter-mini di sicurezza e trasparen-za. «Il nostromantra è una so-la parola: qualità. Lavoriamo -prosegue il presidente - peroffrire la risposta a una do-manda chiave dei consumato-ri di oggi: da dove viene quel-lo che mangiamo? La rispostala dà il nostro sistema di trac-ciabilità, un complesso diprocedure all’avanguardia inEuropa, che rende il nostroprodotto sicuro, controllato etotalmente verificabile inogni fase di lavorazione. Gra-

zie ad esso, siamo in grado dimonitorare ogni passaggiodal latte alla tavola con un si-stema informatico. Una sortadi blockchain, che noi abbia-mo applicato prima che fossed i m o d a p a r l a r e d iblockchain».

Il tema dellatracciabilità delcibo è, infatti,diventato ormaicruciale. Ma ladirezione dellacrescita deveavere, per il pre-s i den te Ra i -mondo, a l t r idue capisaldi:export e giova-ni. «Bisogna farpercepire sem-pre d i p iù a imercati esteri –

sottolinea - le importanti dif-ferenze fra il prodotto certifi-cato dop e i tanti prodotti si-milari non certificati; insiste-re sulla vigilanza congiuntanegli altri Paesi che sta dandoottimi risultati e acceleraresugli accordi con gli altri Statiextra Ue che intendono rico-noscere le denominazioni diorigine. Altro passo da com-piere è supportare l’interna-zionalizzazione delle nostreimprese, la cui dimensione èspesso troppo piccola per af-frontare il mercato globale».

L. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Missione Ferrarelle:sinergia, vero motore

●L’azienda dell’acquaminerale

«F errarelle ha volutopartecipare all’edi-zione napoletana

di Casa Corriere fin da subi-to- dice Michele PontecorvoRicciardi, vicepresidente del-la Ferrarelle Spa -. Comeazienda e come imprendito-ri, infatti, siamo convinti cheprogetti di questo calibro,volti a valorizzare il nostroterritorio e le sue potenziali-tà, siano una dimostrazioneconcreta del valore che haper noi la nostra città, oltreche un’occasione per inne-scare meccanismi di collabo-razione e networking che so-no il veromotore della Napo-li che funziona». Primaazienda nel settore delle ac-que minerali ad aver redattoil bilancio di sostenibilità,Ferrarelle Spa da sempre in-terpreta la corporate socialresponsibility come la chiavedi uno sviluppo duraturo esostenibile. Un modello vir-tuoso, concretizzatosi oltreche nel rispetto per l’ambien-te, con la valorizzazione delParco Sorgenti di Riardo,portata avanti insieme al Fai,

di cui ora è acqua ufficiale emain sponsor della manife-stazione Giornate Fai di pri-mavera (altro partner dei Ca-sa Corriere), anche nel soste-gno alle iniziative Telethon,al Teatro alla Scala e al Pre-mio Malaparte. Ma Ferrarelleè attenta anche alle ricaduteeconomiche e agli effetti so-ciali delle proprie attività sulterritorio dove affonda le ra-dici. Non a caso è tra i finan-ziatori del restauro del porta-le ligneo seicentesco di Pa-lazzo Diomede Carafa e di«Riaccendiamo il Gesù Nuo-vo», progetto di crowdfun-

ding per la ristrutturazionedella storica chiesa napoleta-na dichiarata Patrimoniodell’Umanità ed è socio fon-datore del progetto Concertod’Imprese per sostenere ilTeatro di San Carlo di Napoli.In occasione di Casa Cor-

riere sarà pre-sentato il nuo-vo stabilimentodi Presenzano,progetto chea g g i u n g eun’importantetappa al per-corso di soste-nibilità che èparte del Dnaaziendale e deisuoi imprendi-tori. Si tratta diun impiantoche permetterà

di riciclare il Pet, polimerousato per realizzare le botti-glie di acquaminerale. L’im-pianto ha la mission di ri-durre l’impatto del Pet sul-l’ambiente, andando a rici-clare quello già esistente,attraverso un sistema bottleto bottle ispirato all’econo-mia circolare. «Dopo quat-tro anni di esperienze a CasaCorriere siamo sempre piùconvinti che un giornaledebba uscire dalle mura del-la sua redazione per parlarecon tutti».

Laura Cocozza© RIPRODUZIONE RISERVATA

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NA10 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA11

DaVilladiDonatoaDonn’AnnaEccoletappediCasaCorriere

Già definiti i prossimi appuntamenti e i temi che saranno affrontati con gli ospitiIl talk si sposta al «mineralogico» e nell’archivio della Fondazione Banconapoli

Gli altri incontri

all’architetto Ezio De Felice eattiva nel campo del restauroe della museografia, attual-mente presieduta dall’econo-mista Marina Colonna. Le pa-role della politica, è il titolodel dibattito, che si svilupperàin questo spazio progettato daCosimo Fanzago su modellodelle costruzioni venezianedel Cinquecento, e separatodal mare da sole tre arcate.Una struttura questa che lorende quasi una galleria so-spesa sull’acqua, e un puntod’osservazione privilegiatosul panorama del golfo.Dalla collina di Posillipo, a

ottobre, si ritorna al centrostorico, nel pieno del quartie-re universitario. Questa voltasi aprono le porte delle salesegrete del Real museo mine-ralogico, nel palazzo della Fe-derico II a Mezzocannone 8,diretto da pochi mesi dal pro-fessore Piergiulio Cappelletti.La collezione istituita nel 1801e, che vanta al suo internomi-nerali estratti da miniere eu-ropee, ormai estinte, è lo sce-nario per parlare di tematicheche riguardano la ricerca e losviluppo, con il talk Ricomin-ciamo da tre: scienza, innova-zione e sviluppo.Fino a qui sembrerebbe che

l’edizione 2019 di Casa Corrie-re sia tutta napoletana, manon è così, perché come giàper quelle precedenti, chehanno abitato la Reggia di Ca-serta e ad Aversa l’Abazia diSan Lorenzo, anche quest’an-no uno degli appuntamentisarà cucito su misura perl’Università della CampaniaLuigi Vanvitelli, con cui nellescorse edizioni si sono riaper-te in anteprima meravigliose

sedi appena restaurate comeil Chiostro di Santa Patrizia oSant’Andrea delle Dame . Co-sì, per la sua quinta tappa,l’iniziativa del quotidiano ar-riverà in un altro “luogo” spe-ciale della Vanvitelli, come datradizione.Di Mezzogiorno si conti-

nuerà a parlare anche nell’ul-tima fermata del tour di CasaCorriere, che a dicembre, siconcluderà all’archivio delBanco di Napoli, a via dei Tri-bunali. Nella biblioteca checonserva preziosi documentiche vanno dalla metà del’500ai giorni nostri e testimonia-no importanti passaggi dellastoria economica e sociale

della città, si svolgerà il dibat-tito L’Italia da nord a sud, suricerca, innovazione, impresae cultura, padrona di casa lapresidente della fondazioneBanco di Napoli Rossella Pa-liotto.Alla fine del cammino, sa-

ranno stati aperti al pubblicosei luoghi, alcuni dei qualinon raggiungibili per buonaparte dell’anno. Casa Corriereè un’occasione unica per ve-derli ma soprattutto per abi-tarli e animarli di discussionie così, anche se per lo spaziodi un pomeriggio, farli torna-re vivi.

Alessandra Caligiuri© RIPRODUZIONE RISERVATA

I padronidi casaVilla Di Donatoe, a lato, RossellaPaliotto,presidenteFondazioneBanco di Napoli,PiergiulioCappelletti,direttore RealMuseoe Patrizia DeMennato che conPaolo Tesauroha aperto a CasaCorriereVilla Di Donato

Tutti gli artisti sul palco delle precedenti edizioniZurzolo, De Sio, Bennato, Avitabile e Gragnaniello: la musica che ha girato intornoNel corso degli appuntamenti di Casa Corriere si sonoavvicendati artisti che hanno portato la loro musica e le loroperformance nelle location inedite e da riscoprire di Napoli.Dal jazzista Marco Zurzolo alla partenopea Teresa De Sio,passando per la voce roca di Pietra Montecorvino al soundafro-mediterraneo di Eugenio Bennato. Ma non solo. A saliresul palcoscenico dell’evento organizzato dal Corriere del

Mezzogiorno anche i Chattanooga, il violoncellista LucaSignorini, e il duo formato dal paroliere e autore teatralePatrizio Trampetti con Ambrogio Sparagna, musicista edetnomusicologo, oltre a Canio Loguercio, architetto eperformer potentino, e al coro Napoli City Choir. A incantare ilpubblico anche i cantautori Avitabile e Gragnaniello, MbarkaBen Taleb, Peppe Servillo, Maldestro e Maria Pia De Vito. (e. i.)

Supplemento della testata

Distribuito con il Corriere della Seranon vendibile separatamente

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Editoriale del Mezzogiorno s.r.l.con socio unico, soggetta a direzione ecoordinamento da parte della societàRCSMediagroup S.p.A.Giuseppe FerrautopresidenteAlessandro Bompieriamministratore delegato

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N ei primi tre anni di vi-ta Casa Corriere ha at-traversato Napoli, dalcentro storico alla pe-

riferia, e ha portato i suoi di-battiti in luoghi molto diversitra di loro, molto spesso sco-nosciuti e riaperti per l’occa-sione. C’è da chiedersi, allora,quale sia il filo conduttore cheha unito in un unico percorsomusei, biblioteche, dimorestoriche, sedi di università,monasteri e cortili di palazzi.A fare da collante tra locationcosì lontane le une dalle altre,per storia o destinazioned’uso, è l’idea di portare fuoriil giornale dalle sue mura peraccendere i riflettori su unacittà nascosta, mostrare aisuoi abitanti, spesso inconsa-pevoli di quello che hanno da-vanti, dimenticato tra i palazzie le strade affollate dai turistisempre più numerosi. Arriva-ta alla sua quarta edizione, larassegna non abbandonaquesto spirito e continuerànei prossimimesi, a focalizza-re l’attenzione su gioielli me-no noti, ma assolutamentenon minori, dell’architetturae del passato napoletano.Dopo la prima tappa, oggi

pomeriggio, alla chiesa delSacro Cuore di Gesù ai Man-nesi, in una traversa di viaDuomo, il viaggio del Corrieredel Mezzogiorno arriva, il 13giugno, a Villa di Donato. Ladimora storica, che si trovanella cinquecentesca piazzaSant’Eframo vecchio a Mater-dei, ospiterà il talk dal titoloMemoria e impresa: una sfi-da possibile, sui temi dell’im-prenditoria, dell’arte e del tu-rismo. A fare da cornice alladiscussione, la villa, restaura-ta con rispetto della sua iden-tità e curata da Patrizia DeMennato e Paolo Tesauro, coni suoi affreschi di scene di cac-cia e vita campestre del perio-do di Ferdinando IV, e il giar-dino, che hamantenuto la suastruttura originaria settecen-tesca. Tra i pini, le magnolie ele piante secolari, meritanouna menzione speciale leAraucarie centenarie, alberisempreverdi originari del SudAmerica e dell’Australia.Dopo la pausa estiva, a set-

tembre, si riparte da palazzoDonn’Anna, per la precisionedal teatro, oggi sede dell’omo-nima Fondazione intitolata

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NA12 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA13

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NA14 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

Chi èUna vitaper la tuteladel bello

Maria Rosaria de Divitiis ha una lunga carrieraalle spalle. Nata a Salerno, in una famiglia cheha definito “aperta e senza pregiudizi”, si èlaureata in Lettere Moderne e vive da oltre 50anni a Napoli. È stata dirigente al Ministero deiBeni culturali e del turismo, occupando prima ilruolo di soprintendente archivistico per laCampania e poi quello di direttore dell’Archiviodi Stato di Napoli. Sin da giovanissima haportato avanti l’amore per la ricerca

documentaristica e, a 30 anni, era alla guidadell’Archivio di Stato della provincia di Isernia.Dal 2009, anno del suo pensionamento, èpresidente regionale per il Fai, il fondoambiente italiano, in Campania e dal 2011 èanche capodelegazione ad interim per il Fai ditutto il Napoletano. Si è sempre impegnata perla valorizzazione del territorio regionale,cercando di metterne in primo piano le bellezzepaesaggistiche e architettoniche. (e. i.)

Gli amici storici

Maria Rosaria de Divitiis, presidente regionale del Fai: «La forza di questo evento è stataquella di svelare strutture sconosciute o meno note come la chiesa del Sacro Cuore ai Mannesi,un luogo che mi è molto caro, troppo a lungo rimasto chiuso. ,Adesso la grande occasione

«QuiGiuseppeBonaparteamòingransegretoGiulia»M aria Rosaria de Divitiis, presidente

regionale del Fai, è fin dalla primaora una entusiasta sostenitrice delleiniziative promosse da Casa Corriere.

Qual è, secondo lei, il segreto del successodi questi appuntamenti?«La forza di alzare il sipario su luoghi poco

conosciuti - o spesso sconosciuti del tutto— edi offrire una chiave di lettura interessante perrenderli di nuovo vivi. Casa Corriere è un pro-getto nel quale ho creduto fin dal primo mo-mento, che ha avuto il merito di svelare la cittàmeno nota e consueta ai propri lettori e a citta-dini ai quali ha raccontato il bello, invitandoalla riflessione, esortandoli anche a diventarepaladini partecipi e attivi della difesa dei no-stri inestimabili tesori».Misa, così la chiamano gli amici, in questi

giorni è dai nipoti che vivono in Belgio. «E noncredo che riuscirò a tornare in tempo da Bru-xelles per prendere parte alla prima tappa diquesto nuovo ciclo di Casa Corriere eme ne di-spiace davveromolto. Non homaimancato unappuntamento».Conosce la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

aiMannesi che accoglierà la nuova edizione diCasa Corriere?«La conosco, ed è un luogo chemi è partico-

larmente caro. Ho lavorato per molti anni nelcentro storico e questa chiesa è stata per meun riferimento costante e anche un cruccio.Troppo a lungo l’ho vista chiusa e inaccessibilee questa sarà una straordinaria occasione perpresentarla ai moltissimi che non la conosco-no. È un luogo al quale è legata anche una del-

le molte vicende piccanti che costellano la sto-ria di Napoli».Davvero? E chi sono i protagonisti di questa

storia amorosa?«Giuseppe Bonaparte e la nobildonna Giu-

lia Acquaviva d’Atri. Nella piazza vicino allachiesa dove si svolgerà l’incontro di Casa Cor-riere Bonaparte dava appuntamento alla bellae giovane Giulia, con la quale aveva una rela-zione. All’epoca il fratello maggiore di Napole-one re di Napoli, per avere campo libero, man-dava il marito della signora a fare la guardianobile a Palazzo reale. I due si vedevano nellapiazza in carrozza. Una relazione che ho ap-profondito nei miei anni all’Archivio, venutafuori dai manoscritti del fondo dell’Institut deFrance».Lei conosce tantissimo di Napoli. Da questa

posizione privilegiata ha comunque scopertocon Casa Corriere visioni e luoghi nuovi dellacittà?«Sì, anche io ho avuto l’opportunità di sco-

prire cose nuove. Conosco moltissimo di Na-poli e mi sono imbattuta nella mia carriera instorie davvero poco note. Ma Casa Corriere èstata una bella occasione, da napoletana, di fa-re scoperte interessanti e visitare luoghi stra-ordinari che non avevo avuto occasione di in-crociare prima».A ottobre lei festeggia dieci anni alla presi-

denza del Fai regionale.«Effettivamente sono arrivata al vertice del

Fondo ambiente italiano nell’ottobre del 2009.Nel giugno il congedo dal lavoro—dopo esse-re stata per anni Soprintendente archivistica

della Campania, prima di essere nominata di-rettore dell’Archivio di Stato — e subito dopol’estate arrivò la proposta dal Fai. Mi aveva pre-ceduto Federico Pepe, che insistette perché ac-cettassi un incarico per il quale mi avevano vo-luto fortemente anche aMilano. Ho appreso inseguito che chiesero notizie sul mio conto aMarina Colonna e a Mariella Utili. E a proposi-to degli intrecci, proprio lavorando alla so-printendenza dell’Archivio di Stato, avevo co-nosciuto da vicino la biblioteca dei Gerolami-ni, che era poi riuscita a riaprire con un eventostraordinario del Fai».Biblioteca che è stata poi al centro dell’ante-

prima degli incontri della prima edizione diCasa Corriere.«Un appuntamento che portò nuova luce in

un luogo fantastico. Credo ci sia molta sete dibellezza, una vera esigenza da parte di moltiche vogliono riappropriarsi di luoghi che peranni sono rimasti chiusi. Molti di noi— e par-lo di quelli che amano e vivono la città—muo-vendosi nel centro storico sono passati accan-to a chiese con le porte sprangate, rammari-candosi di tanto valore negato. E il segno del-l’entusiasmo che c’è intorno a Casa Corriereracconta di questa voglia di riprendersi tutto ilbello e il buono di Napoli. Io stessa ho coinvol-to moltissimi amici in questi appuntamentiintercettando un autentico interesse di diveni-re parte di un’onda positiva che travolge le ne-gatività e crea un forte senso di appartenen-za».

Anna Paola Merone© RIPRODUZIONE RISERVATA

Maria RosariaDe Divitiis, tra gliamici storicidi Casa Corriere (adestra in alto).Nelle altre foto,GiuseppeBonaparte,protagonistadi una trescanel centro storico(foto in basso)

Habituè

● MariaRosaria DeDivitiis o Misa,come lachiamano gliamici, in questigiorni è dainipoti chevivono inBelgio. «Noncredo - sirammarica -che ce la farò aa tornare intempo daBruxelles perprendere partealla primatappa di questonuovo ciclo diCasa Corriere eme ne dispiacedavvero molto.Fino ad ogginon ho maimancato unincontro».

❞La vicendaNella piazza vicinoalla chiesa dove si svolgel’incontro, il re si vedevacon la nobildonnaAcquaviva d’Atri con cuiaveva una relazione

Casa CorriereIl segno dell’entusiasmoche c’è intorno aquest’iniziativa raccontadi questa voglia diriprendersi tutto il belloe il buono diNapoli

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA15

Maurizio De Giovanni è uno dei giallisti piùapprezzati del momento. Nato a Napoli nel 1958dalla sua penna hanno preso vita il commissarioRicciardi e l’ispettore Lojacono, famoso per latrasposizione televisiva di Rai1 «I bastardi diPizzofalcone» a cui De Giovanni collabora comesceneggiatore. La carriera di scrittore inizia nel2005, quando all’età di 47 anni partecipa a unconcorso di scrittura per emergenti. Terminata lamaturità si era laureato in lettere classiche, ma,

prima di arrivare a fare lo scrittore di successo,lavora in banca. Nel 2006 pubblica il primo libro,«Le lacrime del pagliaccio» che verrà rieditatol’anno successivo con il titolo «Il senso deldolore». Oltre alle ambientazioni noir, un’altragrande passione dell’autore è il calcio. Ètifosissimo del Napoli e ha dedicato alla suasquadra del cuore vari libri in cui racconta alcunedelle imprese sportive del club azzurro. (e. i. )

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi èIl «padre» putativodi Ricciardi, Lojaconoe dei «Bastardi»

di Anna Marchitelli

«È il luogo dove lacittà si confron-ta con se stessa,dove le idee cir-

colano in modo creativo, do-ve la gente partecipa in modoattivo ed è felice». Questoluogo è Casa Corriere e loscrittore Maurizio de Giovan-ni, presente con i suoi inter-venti e il suo sguardo perti-nente a tutti gli incontri dellarassegna del Corriere delMezzogiorno giunta allaquarta edizione, la descrivecome un appuntamento ora-mai irrinunciabile.«Casa Corriere è iniziata

come voglia di incontrarsi eriunirsi intorno al giornale –spiega de Giovanni – poi è di-ventato un vero e proprio fo-rum sulla città e sul Meridio-ne, credo che sia una delle ta-vole rotonde permanenti piùimportanti: promuove il con-

fronto delle idee, vede l’avvi-cendarsi di ospiti sempre di-versi, ogni appuntamento èinnovativo e originale».Un bilancio più che positi-

vo, ma soprattutto una mani-festazione che va man manoconsolidandosi come luogonon istituzionale dove la cittàpuò interrogarsi. Di qui la ri-flessione sulla funzione deiquotidiani e sulle azioni daintraprendere per nutrire ildialogo con i lettori: «È inuti-le nascondersi – continua loscrittore – il quotidiano in sestesso è un modello morto,perché non ha più la funzio-ne di dare notizie, non c’è let-tore di giornale che le notizienon le sappia già attraversoaltri canali. Il giornale ritrovasenso come luogo di appro-fondimento e di confronto,in questo senso Casa Corrierene costituisce l’estensione. Io

direi che non è il giornale adospitare Casa Corriere, è CasaCorriere il nuovo modo diproporsi del giornale».La rassegna non vuole tra-

scurare i giovani, lo stessoscrittore sottolinea che moltetra le personalità intervenutein queste tre edizioni hannoofferto risposte concrete nel-l’ambito del lavoro in terminidi cultura, arte, formazioneuniversitaria, tuttavia «i gio-vani hanno una propensionealla rapidità, mutuata dai so-cial, che mal si coniuga con iritmi lenti del dibattito. Po-tremmodire che i social stan-no a Casa Corriere come McDonald’s sta Slow Food; se igiovani vogliono comprende-re e interpretare la realtà de-vono avere la calma di sedersie ascoltare, se invece cercanoil mordi e fuggi Casa Corrierenon è il posto giusto per lo-

ro».Così de Giovanni lancia

una proposta per agganciarli:«Ospitare i rappresentantidei giovani potrebbe essereun modo per attirarli di più,penso a Mariachiara Pollola,studentessa della Federico II,prima eletta d’Italia per la ca-rica di consigliere nazionaledegli studenti, invitarla sa-rebbe l’occasione per ascolta-re dal vivo le esigenze degliuniversitari».Dalla riflessione sui giova-

ni al tema dell’inclusione sucui Casa Corriere più volte ri-torna anche in termini di cre-atività: «L’inclusione è diven-tato un argomento base – di-chiara De Giovanni – dal mo-mento che la tendenza diquesto governo sovranista èl’esclusione come gran partedelle forze sovraniste euro-pee. Napoli, invece, è una cit-

tà inclusiva, bastarda per na-tura, per la presenza del por-to, una cultura meticcia, lostesso dialetto risente dell’in-fluenza di varie lingue, cosìcome alcuni ingredienti dellanostra cucina presi a prestitoda altre tradizioni: questosuo essere una grande cittàitaliana che si contrapponeall’atteggiamento esclusivodel governo potrebbe portar-la a diventare la capitale del-l’antisovranismo».Ma a latere di ogni dibatti-

to e riflessione, c’è un aspettodi Casa Corriere, che ne è lacifra distintiva, che entusia-sma de Giovanni: «È sempreprevista una parte dedicataall’espressione artistica, chesia con la presenza di un mu-sicista, un cantante, un atto-re, l’arte è presente in ogni ca-so».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi

● Lo scrittoreMaurizio deGiovanni nonmancaneppure oggialle ore 18,presso lachiesa delSacro Cuore diGesù aiMannesi, allaprima tappadell’edizione2019 di CasaCorriere sultema «A vocealta».

ProtagonistaMauriziode Giovannie, nella fotoorizzontale,Casa Corrierenel chiostro diSant’AndreaDelle Dame

Gli amici storici

«Èunforumsullacittà,unaltromododiproporreilgiornale»Maurizio de Giovanni:«Ogni appuntamentodi Casa Corriere è originale,serve ai giovani per capire»

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NA16 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

On line C’è persino Kerry Kennedy, figlia di Robert, ilfratello del presidente John Kennedy che, come lui,finì assassinato oltre 50 anni fa, tra i partecipantialla community di Casa Corriere, un modo perstare insieme condividendo la stessa passione perla rassegna del Corriere della Sera trasmigrata aNapoli, al Corriere del Mezzogiorno, giuntaquest’anno alla quarta edizione. Tra le novemilapersone che ne sono iscritte figurano tra gli altri ilmagistrato Raffaele Cantone, il regista Marco

Bellocchio, il drammaturgo Mimmo Borrelli, l’exministro per il Sud Claudio De Vincenti, gli attoriMarco d’Amore e Cristina Donadio, i cantantiTeresa De Sio, Eugenio Bennato, Eduardo Bennatoe Pietra Montecorvino e ancora i massimiesponenti dei beni culturali non solo campani, daidirettori e sovrintendenti di Capodimonte, Pompeie Museo Archeologico Nazionale. Oltre atantissimi cittadini di ogni estrazione eprovenienza.

SocialNella rete di amicic’è anche la figliadi Bob Kennedy

La nostra Communitynelle cifre di un successo

18Le location aperte

o riaperteal pubblico

nelle tre edizioni

9.000I partecipantiai vari eventi,

tutti iscrittialla Community

20La crew fra

giornalisti, webe tecnici tv

per ogni tappa

3Gli artisti per

l’immagine di ogniedizione: Paladino,Clemente, Fiorito

3,5Milioni di persone

hanno seguitole dirette

Facebook

4Le edizioni

di Casa Corrierecompresa quellache si apre oggi

6Gli appuntamentiprevisti nel ciclo

di incontriogni anno

108Le ore di «girato»

per le diciottotappe

dei tre cicli

a cura di Patrizio Mannu

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA17

Campaniaby night

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NA18 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 30 Maggio 2019NA19

I protagonistiIl ricordo di Galasso,amico e fautoredel libero confronto

Casa Corriere ha avuto un testimone epadrino d’eccezione, lo storicoGiuseppe Galasso. Oltre a prendereparte all’iniziativa (memorabile il suointervento nell’incontro del 27 ottobre2016 sul mecenatismo) il compiantomeridionalista volle anche scrivernepiù volte sulle pagine del Corriere delMezzogiorno: «È senza dubbio felice lascelta di Casa Corriere, iniziativa del

Corriere del Mezzogiorno intesa apromuovere il dibattito delle idee inuna serie di occasioni collocate voltaper volta in luoghi significativi dellastoria civile e culturale di Napoli. Queiluoghi sono assunti dal giornale comepropri, come sedi della propria casanon soltanto giornalistica, ma,appunto, di presenza e attivitàculturale e civile».

L’amarcord/1

Nel 2016

● Il 28 aprile2016 nellaBiblioteca deiGirolamini,aperta perl’occasione,«debutta»Casa Corriere.Un incontroaffollatissimo,in cui dialoganocon il direttoredel Corriere delMezzogiorno,Enzo d’Errico,RossanaRummo,Mariella Utili,SebastianoMaffettone,VincenzoPiscitelli,GiorgiaAbeltino, PaoloConti e MirellaArmiero.Presenti MarcoBellocchio eMimmoBorrelli.

Lo scenario unicodel palazzo sul maree la città undergroundnel ventre di Toledo

U n luogo straordinario ospitò, nell’apri-le 2016, l’anteprima degli incontri di«CasaCorriere/La libertà delle idee».La rassegna curata dal Corriere del

Mezzogiorno è stata parte delle celebrazioniper i 140 anni del Corriere della Sera e prese ilvia dalla sala Vico della Biblioteca dei Girola-mini. Un luogo che per il Corriere del Mezzo-giorno ha un forte valore simbolico: la Biblio-teca, un gioiello d’arte e cultura d’inestimabilevalore, dal 2012 era stata posta sotto sequestrogiudiziario, in seguito alla denuncia portataavanti dal giornale. Per l’apertura straordina-ria si adoperò il procuratore aggiunto Vincen-zo Piscitelli e il progetto fu realizzato con lacollaborazione della Direzione Generale Bi-blioteche e Istituti Culturali del Ministero deiBeni e delle Attività Culturali e del PoloMusea-le della Campania. «Memoria e Innovazione /Il futuro della memoria» il titolo dell’antepri-ma con un dibattito animato da una serie diprotagonisti della scena culturale nazionale eun dialogo a distanza ravvicinata tra due per-sonalitàmolto diverse tra loro: il registaMarcoBellocchio e l’attore e scrittoreMimmo Borrel-li.Per il primo appuntamento si scelse uno

scenario altrettanto unico e speciale, a piccosul mare: Palazzo Donn’Anna, dove Lia Rum-ma aprì le porte della sua strepitosa homegal-lery per discutere di arte emercato. Fra i prota-gonisti della serata, ospite specialeMimmo Jo-dice, Andrea Viliani e Vincenzo Trione.Il sotto e il sopra della città. L’underground

della metropolitana e la collina dei QuartieriSpagnoli: la terza tappa di Casa Corriere 2016fu ambientata fra la Stazione della metropoli-tana Toledo — progettata dall’architetto spa-gnoloÓscar Tusquets, la più bella d’Europa se-condo The Daily Telegraph—e il Teatro Nuo-

vo di Montecalvario per parlare di economia.Fra i protagonisti della serata l’attore MarcoD’Amore, noto per Gomorra.A settembre 2016, dopo la pausa estiva, la re-

dazione del Corriere delMezzogiorno tornò adaprirsi alla città trasferendosi a Villa Pignatellialla Riviera di Chiaia. Tema del giorno il food,il cibo nella società contemporanea e le suepotenzialità come attrattore turistico e fattoreestetico, con Angela Frenda e numerosi chefstellati. Si è discusso di «Arte e mecenatismo,impresa e cultura, investimenti e territorio»nell’appuntamento ospitato nella Sala degliAffreschi di Sant’Andrea delle Dame, chel’Università Vanvitelli ha restituito alla luce diun tempo con un restauro e che molti napole-tani in occasione della serata videro per la pri-ma volta. Al ciclo di incontri organizzati dalCorriere del Mezzogiorno protagonista ancheil rettore della Vanvitelli, Giuseppe Paolisso,sul palco con il presidente di ConfindustriaVincenzo Boccia. Per l’ultima tappa del 2016 al-tra location d’eccezione: ilMuseo civicoGaeta-no Filangieri. Attorno alle parole «Legalità egiustizia. Trasparenza, bellezza, futuro», siconfrontarono il presidente dell’Autorità na-zionale anticorruzione, Raffaele Cantone, l’al-lora presidente dell’Acen Francesco Tuccillo egli storici Nicola Spinosa e Paolo Macry. «Sia-mo felici di chiudere questo primo ciclo di Ca-sa Corriere con un confronto che, fin dal tito-lo, riassume lo spirito di una manifestazioneche è stata coronata da un successo superiorea ogni nostra aspettativa—concluse il diretto-re Enzo d’Errico - . Trasparenza, legalità e bel-lezza sono, infatti, le linee guida del percorsodestinato a condurre Napoli e l’intero Mezzo-giorno verso un nuovo orizzonte».

A. P. M.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal mareal metrò

L’esordioLa prima locandina di CasaCorriere, il format mutuato daquello omonimo creato a Milanoda Gaetano Afeltra. La tappaconclusiva della prima edizionefu al Museo civico GaetanoFilangieri: in tanti presero parteal dibattito su «Legalità egiustizia. Trasparenza, bellezza,futuro».

ProtagonistiDa sinistra, lagallerista LiaRumma con ildirettore delCorriere delMezzogiornoEnzo d’Erricoa PalazzoDonn’Annae l’artistaMimmo Jodice

TestimonianzeA lato, in sensoorario il registaMarcoBellocchio el’attore MarcoD’Amore,intervenutiin dueappuntamentidella primaedizionedi Casa Corriere;in basso,RaffaeleCantone,presidentedell’autoritàanticorruzione,al museoFilangieri

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NA20 Giovedì 30 Maggio 2019 Corriere del Mezzogiorno

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L’amarcord/2

I disegni

● Nellasecondaedizione diCasa Corrierela chicca ècertamentequella grafica: idisegni a temacheaccompagna-no il corsodegli incontri-dibattiti sonoinfatti firmatida uno degliartisti piùautorevolidella scenainternazionale:MimmoPaladino.Nell’occasionetutti i bozzettidi Paladinosono statifotografati daun altrogrande artista:LucianoRomano.

Il percorso della communitynei quartieri simboloe «difficili» della cittàL’arte e la storia in vetrina

È stata la Sanità, zona «difficile» ma an-che teatro di numerosi tentativi di rina-scita, lo scenario scelto per il ritorno diCasa Corriere. Per l’anteprima dell’ini-

ziativa del Corriere del Mezzogiorno e Corrieredella Sera, al secondo anno di vita, ancora unavolta venne individuato un luogo ad alto tassosimbolico per creare una cornice di grandeimpatto per il primo incontro del nuovo ciclo.Appuntamento — dunque — a Palazzo delloSpagnuolo per aprire un ciclo di iniziative inti-tolate al ventennale del Corriere del Mezzo-giorno. Alla Sanità si parlò del «Riscatto dellacreatività» con Carolina Rosi, presidente dellaFondazione De Filippo; Claudio Cupellini, sce-neggiatore e regista di Gomorra; Mario Gelar-di, direttore del Nuovo Teatro Sanità.A giugno tutti al Mann diretto da Paolo Giu-

lierini per una grande festa, un momento discambio tra il Corriere del Mezzogiorno checompì venti anni (il primo numero del giorna-le uscì in edicola il 19 giugno 1997) e la città.Nella Sala del Toro Farnese, in tanti festeggia-rono un giornale che ha messo radici forti aNapoli partecipando ad un dibattito sul tema«Le nostre idee hanno venti anni». Introdottidal direttore del Corriere del Mezzogiorno En-zo d’Errico e dal presidente dell’Editoriale delMezzogiorno Giuseppe Ferrauto, la serata fucaratterizzata dall’intervista del direttore delCorriere della Sera, Luciano Fontana, all’alloraministro Claudio De Vincenti, titolare delle de-leghe alla Coesione territoriale e al Mezzogior-no. A festeggiare i vent’anni del nostro giorna-lemoltissimi artisti: da Eugenio Bennato a Pie-tra Montecorvino, Teresa De Sio e AmbrogioSparagna , che accompagnò Patrizio Trampet-ti in una bellissima versione della sua “Ungiorno credi”.L’incontro del 28 settembre fu ambientato

nel Chiostro di Santa Patrizia, sede dell’Univer-sità della Campania Luigi Vanvitelli, che dopoun lungo restauro si aprì alla città proprio inoccasione dell’evento del Corriere del Mezzo-giorno. La terza tappa dell’edizione 2017 coin-volse tutto il mondo della produzione cinema-tografia e televisiva : Gabriella Buontempo(Bastardi di Pizzofalcone), Lorenzo Mieli(L’amica geniale e The young pope), CarloMacchitella (Passione di Turturro e Ammore emalavita dei Manetti Bros), Luciano Stella(Gatta Cenerentola). Strepitosa l’esibizione diEnzo Gragnaniello. Alla Reggia di Caserta, pa-drone di casa un altro ex, Mauro Felicori, si ra-gionò di impresa, beni culturali e bellezza conPaolo Conti, Michele Pontecorvo e AntonioBottiglieri prima del cameo commovente diPeppe Servillo con i Solis String Quartet. AllaApple Academy di San Giovanni a Teduccio,negli spazi del polo tecnologico della FedericoII al cento i giovani, tra territorio, formazione,innovazione, tecnologie, sviluppo e creatività.Con Gaetano Manfredi, rettore della FedericoII e presidente della Conferenza dei Rettoridelle Università Italiane, un talk con l’allorapresidente dell’Acen Francesco Tuccillo, il re-gista Alessandro Rak (Arte della felicità e Gat-ta Cenerentola), il game designer Fabio Viola,Nicola Saldutti, Lucia Sciacca e EmmanuelaSpedaliere con i Giovani Musicisti dell’alter-nanza Scuola Lavoro del Teatro di San Carlo,diretti da Carlo Morelli. Ultima tappa “La cittàsegreta” al Chiostro di Sant’Agostino alla Zec-ca, noto anche come seggio del popolo ai tem-pi di Masaniello. Protagonisti Marco Zigon eMassimo Deandreis, Mariano Rigillo, CanioLoguercio con ilministro De Vincenti che volleritornare per chiudere l’edizione 2017.

A. P. M.© RIPRODUZIONE RISERVATA

IlriscattodellaSanità

I protagonistiCarolina Rosie le valide ragioniper venire a Napoli

Una delle protagoniste della secondaedizione di Casa Corriere è stataCarolina Rosi, erede del grandepatrimonio dei De Filippo. Nellatappa d’esordio, tema il riscatto dellacreatività, l’attrice confessòpubblicamente che stavaguardandosi intorno perché avevadeciso di trasferirsi a Napoli dalla suaRoma. Una contraddizione bella e

buona perché la stessa Carolinaaveva prima enunciato le difficoltàoggettive nelle quali era costretta aoperare la Fondazione De Filippo,nella sua attività di promozione esostegno del teatro. Ma fu la stessaattrice poi, sorridendo irresistibile, aspiegare che da nessuna parte delmondo si trovano l’aria, il cibo, ilmare e i sorrisi che ci sono a Napoli.

ProtagonisteDa sinistra,la produttriceGabriellaBuontempo (Ibastardi diPizzofalcone) ePeppe Servilloche cantò allaReggia di Casertacon i Solis StringQuartet

TestimonianzeDa sinistra, insenso orario, ilmusicista EnzoGragnaniello,Lorenzo Mieli,produttore deL’amica genialee The youngpope e, in basso,il direttore delCorriere delMezzogiornoEnzo d’Erricoche mostrail chiostrodi Sant’Agostinoalla Zeccaal ministroClaudiode Vincenti

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L’amarcord/3

Boccia

● Il presidentenazionale diConfindustria, ilsalernitanoVincenzoBoccia vienesubito dopoMaria Rosariade Divitiis e l’exministro per ilSud de Vincentiper affezione aCasa Corriere.Ha infatti presoparte a dueappuntamenti:nell’ottobre2016intervenneall’incontro suSud, impresa,cultura ebellezza con ilcompiantoGiuseppeGalasso e nel2018 al talksulla verità aitempi dellefake news.

Il regista Mario Martonee il presidente del Napolitra i luoghi nascostidella città (in)cantata

A prire in clausura e continuare all’aper-to. Il terzo ciclo di Casa Corriere, fuinaugurato con una travolgente parte-cipazione di pubblico nel monastero

di clausura delle Trentatré dove si tenneun’esclusiva e affollatissima anteprima dellarassegna. Che il direttore del Corriere del Mez-zogiorno volle dedicare allo storico GiuseppeGalasso, da poco scomparso, anima di questogiornale. Fra gli ospiti il regista Mario Marto-ne, Candida Morvillo e Maria Pia De Vito oltrea Vito Ribaudo in veste di scrittore. Una occa-sione straordinaria per entrare nelle segretestanze delle suore che hanno scelto la preghie-ra e la clausura e che, tuttavia, hanno un inten-so rapporto con il mondo anche grazie ai so-cial network. La seconda tappa al Centro so-ciale polivalente La Gloriette in via Petrarca.Un altro luogo denso di simboli per la storiadella città e la lotta per la legalità. Che, dopocomplessi passaggi, è stato destinato ad asso-ciazioni che si prendono cura di persone condisabilità. Era la villa sequestrata negli anni ‘80al boss della camorra Michele Zaza e da lus-suoso covo criminale si è trasformato in unluogo di recupero del disagio con la creativitàe la cura, spirito raccontato, fra gli altri, da Ste-fania Brancaccio, Gabriella Ferrari Bravo, An-gelica Viola , don Tonino Palmese, Paolo Fo-schini, Toni Nocchetti, Vincenzo Piscitelli eElena Goitini. E cantato dai ragazzi del coro diCarloMorelli. Terzo appuntamento alla Biblio-tecaNazionale, dove furono svelati il papiro ra-vennate, un pezzo unico, testimonianza dellepoche parole ostrogote che ci sono arrivate, eincunaboli mai esposti prima. Su «Web e co-municazione: la verità ai tempi delle fakenews» si confrontarono il presidente di Con-findustria Vincenzo Boccia, Iacopo Gori, Mar-co Zigon e il direttore della Biblioteca France-

sco Mercurio. Colonna sonora dei Chattanoo-ga. All’università Vanvitelli, nel chiostro del-l’Abazia di San Lorenzo ad septimum, tempiodel nuovo design nel cuore d’Aversa, in più dimille seguirono il dibattito animato dagli in-terventi dai fashion designer Nanni Strada eSylvio Giardina. Alla scoperta della bellezzanascosta di via Foria per la tappa successiva diCasa Corriere, organizzata a Palazzo Ruffo diCastelcicala dei principi di Sant’Elia e precisa-mente allo Studio Keller dell’architetto Anto-nio Martiniello, set di molte produzioni cine-matografiche di successo. Qui si discusse di«Come raccontare Napoli?» con Antonio Poli-to, Paolo Repetti e Maurizio de Giovanni. Jamsession improvvisata con Mbarka Ben Taleb,Marco Zurzolo e Cristina Donadio.Ultimo appuntamento all’ex teatro di San

Bartolomeo, oggi chiesa della Graziella. «Na-poli (in)cantata» il tema affrontato anche dalpresidente del Napoli Aurelio de Laurentiis.Dal 1620 i napoletani andavano al San Bartolo-meo, distrutto e ricostruito più volte. Quiesplose la carriera della prima impresaria mu-sicale, Giulia De Caro, detta La Ciulla, che creòscandalo con le sue «ariette di aperta volgari-tà», facendo inchinare ai suoi piedi la nobiltàpartenopea ed ottenendo prebende dal viceréPierantonio D’ Aragona e da donAntonio Alva-rez Marchese d’ Astorga. Attorno alla sua figu-ra un dibattito sulle infinite potenzialità delbrand Napoli con Pontecorvo, Bottiglieri, Sac-cani. Chiusura ad effetto con Enzo Avitabile.Grandi protagonisti dell’arte contempora-

nea accompagnano la storia di Casa Corriere eper la terza edizione fu Francesco Clemente aregalare un’opera inedita: una figura biancache stringe una casa rosso fuoco.

A. P. M.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La bellezzasvelata

LocationLa Bibliotecanazionalee il chiostrodell’Abaziadi San Lorenzoad Septimum(Aversa)illuminato perCasa Corriere.A sinistra, il logodi Clemente

I protagonistiReligione e web,nel talk la monacache vive in clausura

Suor Rosa Lupoli ha un primatodifficilmente raggiungibile: è la primamonaca di clausura ad averpartecipato a un talk show. È accadutogiusto un anno fa quando le porte delrefettorio del monastero delleTrentatrè, di cui la religiosa fa parte, sisono schiuse all’anteprima del ciclo diincontri di Casa Corriere sul temareligione e web. «Nelle chat - disse la

suora - ricevo molte richieste di aiutoe sostegno, le persone si confidano ecercano un dialogo, di essereascoltate. Una donna che andava inospedale senza sapere se ne sarebbeuscita viva, ha dato a me le sue ultimeconsegne pur avendo molti amici sufb. Io non sapevo nemmeno chi fosse,eppure si è fidata da me. C’è, dunque,un altro modo di essere sui social».

ProtagonistiDa destra, ilpresidentedel Napoli,Aurelio DeLaurentiis,e il musicistaEnzo Avitabileche si èesibitonel teatrodella Ciulla.

TestimonianzeDall’alto,da sinistra,l’architettoAntonioMartiniello (StudioKeller); AngelicaViola, che guida LaGloriette; il registaMario Martone,uno deiprotagonistidell’incontro diaperturadell’edizionenumero tre diCasa Corriere, cheha aperto ilmonastero diclausura delleTrentatré

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