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Luned ì , 28 Maggio 2018 www.corrieredelmezzogiorno.it Voglia di maternità Gravidanza e parto, cosa fare e cosa evitare alle pagine 2, 3 e 4 Caligiuri, Nappi, Nespoli L’opinione Solo tutti assieme unendo le forze salveremo la sanità di Bruno Zuccarelli S i dice di Antonio Cardarelli che riuscis- se a individuare l’aneurisma aortico fa- cendo solamente pronunciare la lettera “a” agli ammalati. Aveva quello che in medicina si definisce “occhio clinico”, la capa- cità di leggere i segnali che il corpo ci manda per arrivare ad una diagnosi. Mi chiedo a quale diagnosi arriverebbe oggi Antonio Cardarelli osservando i segnali che giungono dalla Sanità regionale. Del resto, non più tardi di una settimana fa, è stato pro- prio “Antonio Cardarelli” ad ospitare gli Stati generali voluti dal governatore De Luca. Viene facile credere che avrebbe storto il na- so nell’apprendere che la passione di tanti gio- vani medici è costretta a piegarsi alle ragioni della spending review, facendo sparire da Na- poli e dalla Campania menti brillanti e volitive. Mi piace credere che ‘o professore, avvezzo co- m’era al pragmatismo, si sarebbe rimboccato le maniche per fare la propria parte. Così come ogni giorno se le rimboccano migliaia di colle- ghi che, senza clamori né medaglie, si prendo- no cura dei loro pazienti. Sono certo che Cardarelli, napoletano d’adozione, apprezzerebbe lo sforzo che si sta facendo per rimettere in piedi il sistema sani- tario, per rialzare la testa e fare emergere quanto di buono questa terra sa esprimere. Ma soprattutto per offrire agli ammalati risposte concrete. Allo stesso modo, al suo occhio clinico non sfuggirebbero i sintomi di un male che da troppo tempo infetta il corpo della Sanità cam- pana. Saprebbe ben leggere la frustrazione, l’ansia, talvolta la disperazione dei pazienti. E si sorprenderebbe nel vedere gli stessi sintomi manifestarsi su molti colleghi medici. Forse nessuno più di lui spingerebbe al dia- logo chi ha il compito di programmare e chi, invece, è tenuto a lavorare sul campo. Al netto di tutto ciò mi chiedo, alla fine, quale sarebbe la sua diagnosi. Voglio credere che, seppure con preoccupazione, ci lascerebbe con l’inco- raggiamento di chi ha speranza di farcela. Del resto, riuscire a farcela è, per la sanità campana, più che un obiettivo un dovere. Ab- biamo il dovere, tutti, di unire le forze e fare squadra. Disinfettando le ferite purulente del malaffare e valorizzando le parti sane. Solo co- sì potremo sperare di salvarci la vita. Segretario regionale Anaao Assomed © RIPRODUZIONE RISERVATA On line Lo speciale Salute e Prevenzione è consultabile anche su www.corrierede lmezzogiorno.it E PREVENZIONE Salute

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Lunedì, 28Maggio2018 www.corrieredelmezzogiorno.it

Voglia di maternitàGravidanza e parto, cosa fare e cosa evitare

alle pagine 2, 3 e 4 Caligiuri, Nappi, Nespoli

L’opinione

Solo tutti assiemeunendo le forzesalveremo la sanità

di Bruno Zuccarelli

S i dice di Antonio Cardarelli che riuscis-se a individuare l’aneurisma aortico fa-cendo solamente pronunciare la lettera“a” agli ammalati. Aveva quello che in

medicina si definisce “occhio clinico”, la capa-cità di leggere i segnali che il corpo ci mandaper arrivare ad una diagnosi.Mi chiedo a quale diagnosi arriverebbe oggi

Antonio Cardarelli osservando i segnali chegiungono dalla Sanità regionale. Del resto,non più tardi di una settimana fa, è stato pro-prio “Antonio Cardarelli” ad ospitare gli Statigenerali voluti dal governatore De Luca.Viene facile credere che avrebbe storto il na-

so nell’apprendere che la passione di tanti gio-vani medici è costretta a piegarsi alle ragionidella spending review, facendo sparire da Na-poli e dalla Campaniamenti brillanti e volitive.Mi piace credere che ‘o professore, avvezzo co-m’era al pragmatismo, si sarebbe rimboccatolemaniche per fare la propria parte. Così comeogni giorno se le rimboccanomigliaia di colle-ghi che, senza clamori némedaglie, si prendo-no cura dei loro pazienti.Sono certo che Cardarelli, napoletano

d’adozione, apprezzerebbe lo sforzo che si stafacendo per rimettere in piedi il sistema sani-tario, per rialzare la testa e fare emergerequanto di buono questa terra sa esprimere.Masoprattutto per offrire agli ammalati risposteconcrete.Allo stesso modo, al suo occhio clinico non

sfuggirebbero i sintomi di un male che datroppo tempo infetta il corpo della Sanità cam-pana. Saprebbe ben leggere la frustrazione,l’ansia, talvolta la disperazione dei pazienti. Esi sorprenderebbe nel vedere gli stessi sintomimanifestarsi su molti colleghi medici.Forse nessuno più di lui spingerebbe al dia-

logo chi ha il compito di programmare e chi,invece, è tenuto a lavorare sul campo. Al nettodi tutto ciò mi chiedo, alla fine, quale sarebbela sua diagnosi. Voglio credere che, seppurecon preoccupazione, ci lascerebbe con l’inco-raggiamento di chi ha speranza di farcela.Del resto, riuscire a farcela è, per la sanità

campana, più che un obiettivo un dovere. Ab-biamo il dovere, tutti, di unire le forze e faresquadra. Disinfettando le ferite purulente delmalaffare e valorizzando le parti sane. Solo co-sì potremo sperare di salvarci la vita.

Segretario regionaleAnaao Assomed

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E PREVENZIONESalute

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NA2 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

I genitori, soprattutto se alle prime armi, vanno guidatiL’età e il peso della gestante sono fattori molto importantiAlcol e fumo vanno evitati o quantomeno ridotti al minimoSecondo l’Oms l’allattamento al seno dura fino a 24 mesi

«Presto sarò mamma»Dalla gestazione al partoecco le istruzioni per l’uso

P er ogni coppia la gravi-danza, prima, e la ma-ternità, poi, sono unpo’ come un percorso

a ostacoli. Ci sono le preoccu-pazioni che precedono il par-to e i dubbi, tantissimi, deiprimimesi. Ce n’è abbastanza,insomma, per far passare piùdi una notte insonne ai neogenitori, che – soprattutto sealle prime armi – hanno biso-gno di essere guidati passodopo passo.La prima doman-da che, bene o male, ognicoppia in dolce attesa si poneè sempre la stessa: «Parto na-turale o cesareo?» Nicola Co-lacurci, responsabile del cen-tro di infertilità oltre che pri-mario di ginecologia pressol’azienda universitaria dellaCampania Luigi Vanvitelli,non ha dubbi: «Il parto natu-rale è da preferire sempre, ameno che non ci siano ragio-ni cliniche a sconsigliarlo.Quindi la prima cosa da fare èprocedere con le dovute inda-gini per il controllo del benes-sere materno e fetale». Inquesto senso la Vanvitelli è or-mai un polo d’eccellenza, do-ve le future mamme possonoscegliere (con il supporto deimedici) il parto in acqua, perun controllo fisiologico deldolore; in posizioni alternati-ve o con la parto analgesia.«La riduzione del dolore –

spiega Colacurci - è un diritto,grazie al supporto di un ane-stesista le donne possonoavere un travaglio e un partomeno traumatico e del tuttosicuro».La serenità è anchequella di essere in una strut-tura dotata di terapia intensi-va neonatale, un dea di III li-vello e con la presenza costan-te di anestesisti, ginecologi eostetriche. «Tutto questo cipermette di superare una vi-sione tipicamente campanili-stica del parto, nella quale ladonna sceglie il ginecologopiù che la struttura».Riferirsi ad un centro d’ec-

cellenza significa invece sape-re di essere in ottime mani aprescindere dal turno di unmedico, anche perché il partoè per sua natura uno deglieventi meno prevedibili chepossano esserci.Ciò che ognidonna può fare per arrivare alparto nel migliore dei modi èseguire quelle che si potreb-bero definire «le 10 regoled’oro». «La prima, la più ov-

un indice di massa corporeaequilibrato. Per fare un esem-pio, una donna di 170 centi-metri nondovrebbemai pesa-re più di 80 chili prima di unagravidanza». Ideale, ma que-sto non sempre è possibile,avere una gravidanza singola.

Mentre sta solo alla futuramamma essere lungimirantee «scegliere di sottoporsi adun controllo preconcezionaleper la valutazione dei rischi».Inoltre, chiarisce lo speciali-sta, tre mesi prima di una gra-vidanza, sarebbe sempre be-

di Raffaele Nespoli

Il focus

ne implementare l’assunzio-ne di acido folico. Durantetutto il periodo della gestazio-ne sono cruciali i controlliche, seppure di routine, nondevono essere presi sotto-gamba.Regola numero 7, «mante-

nere uno stile di vita sano e,numero 8, evitare dimangiareper due. In gravidanza – diceColacurci – non si dovrebberomai prendere più di 12 chili».Penultima raccomandazione:«Niente alcol e niente fumo.Anche qui con tanto buonsenso» e, ultima regola, «cer-care di mantenere un approc-cio positivo nonostante i di-versi fastidi che si possonoavere. L’aspetto psicologico –conclude il medico - non vamai sottovalutato, eventual-mente anche con il supportodi uno specialista».Dopo il parto, ogni genitore

lo sa, è il pediatra a diventareuna sorta di «padre spiritua-le» per la coppia. Oltre ad es-sere un medico, il pediatra èanche un amico, pronto a ri-spondere ad ogni ora del gior-no e, spesso, della notte. Delresto, in un attimo ci si trova

via, è preferire un parto in etàgiovanile o comunque non ol-tre i 40 anni. Perché, conl’avanzare dell’età aumenta lapossibilità che ci siano com-plicazioni». Regola numerodue: «Attente al peso. Una ge-stione a basso rischio parte da

NicolaColacurciResponsabiledel centro diinfertilità oltreche primario diginecologiaaziendauniversitariadella CampaniaLuigi Vanvitelli

La regolaUna donnaalta 1metro e 70non pesimai più di80 chiliprima dellagravidanza

AntonioD’AvinoPediatradi libera sceltae segretarioprovincialedellaFederazioneitaliana deimedici pediatri(Fimp) Le 10 regole d’oro per una gravidanza sicura

L’Ego

Sottoporsiad un controllopreconcezionaleper la valutazionedei rischi

Seguire tuttii controlli di routinesuggeritidal ginecologo

Adottare stilidi vita sanie cercare ùdi mantenersiattive

Evitare il consumodi alcol e fumoo quantomeno ridurlial minimo

Non trascurarel’aspetto psicologico,eventualmentecon il supportodi uno specialista

6 7 8 9 10

Preferire un partoin giovane etào comunquenon oltre i 40 anni

Partiredal peso giusto,l’obesità (anchemoderata)è un fattoredi rischio

Tenere il pesosotto controllo,l’aumentonon dovrebbesuperare i 12 chili

Nel casodi procreazionemedicalmenteassistita, preferireuna gravidanzasingola

Tre mesi primadel concepimentoassumereacido folico

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA3

D alla nascita di un amorealla nascita di un bimboesiste un percorso psi-

cologico troppo spesso sotto-valutato. La psicologa e psico-terapeuta Mariarosaria Mena-fro spiega che è la «possibilitàdi continuare a vedere realiz-zate nell ’altro le proprieaspettative a portare la coppiaa scegliere di avere un bambi-no».Una delle «funzioni» del fi-

glio è proprio quella di man-tenere e rinnovare le fantasiee le illusioni di coppia. Mena-fro, già socio fondatore e di-datta dell’Istituto di terapiarelazionale Napoli-Caserta,spiega che la coppia vive unacomplicità particolare, chespinge all’incoraggiamentoreciproco per vivere una nuo-va dimensione psichica, affet-tivamente densa, che apre allafantasia e al desiderio. È in

po, con le implicazioni con-nesse ai disturbi più ricorren-ti. Nel secondo trimestre lapercezione dei movimenti fe-tali attiva angosce, ma anchegratificazioni derivate dallapercezione del feto come«oggetto interno». Durante ilterzo trimestre insorgono leangosce per il parto, l’ansia daseparazione e timori ricor-renti per la salute del feto.«Anche per l’uomo – dice la

psicologa - possiamo indivi-duare tre momenti diversifi-cati. Il momento in cui ap-prende della gravidanza, l’an-nuncio, che può determinarereazioni coerenti con il desi-derio, quindi anche shock senon era attesa. Una secondafase nella quale, mentre ladonna inizia ad accettare lagravidanza, l’uomo si distan-zia nel timore di non esserepronto per la paternità.Nell’ultima fase, la possibi-

lità di assistere ai movimentifetali, la visibile trasformazio-ne del corpo della donna, lopredispongono maggior-mente a elaborare l’idea di sécome padre e a sentirsi sinto-nico con la partner, immagi-nando in che modo può aiu-tarla durante il travaglio».

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ad avere la responsabilità diun «cucciolo di uomo» chedipende in tutto e per tuttodalla mamma. E non è facilecapire se un pianto voglia si-gnificare «ho fame», «vogliodormire» o invece «sto ma-le». Lo sa bene Antonio D’Avi-no, pediatra di libera scelta esegretario provinciale dellaFederazione italiana dei me-dici pediatri (Fimp).«Per una donna – dice - la

prima gravidanza è un vero eproprio rebus. Il nostro com-pito è anche quello di aiutarele neomamme in questo sen-so». Entrando nel merito,D’Avino chiarisce un aspettospesso controverso che ri-guarda l’alimentazione: «Unbuon pediatra deve stimolarel’allattamento materno». Persapere fino a che età bastaconsultare le linee guida del-l’Organizzazione mondialedella sanità che, ricordaD’Avi-no, prescrivono di allattare alseno sino a 24 mesi. «Del re-sto il latte materno è fonda-mentale, perché nessun tipodi latte “adattato” può avere lastessa composizione». Il lattematerno trasmette infatti una

Quando la gravidanza è di coppiaUna delle «funzioni» di un figlio è rinnovare le fantasie e le illusioni di lui e lei

serie di sostanze che servonoa immunizzare il bambino neiprimi mesi di vita e ad adat-tarsi all’ambiente extrauteri-no. D’Avino raccomanda an-che di «imparare ad ascoltarei segnali del proprio corpo. Ingravidanza – aggiunge – ognimamma deve saper ascoltarese stessa. Poi, dopo il parto,sarà importante che faccia as-sieme al pediatra dei bilancidi crescita». Molte mamme sichiedono se al latte del senovada aggiunto anche quello“artificiale”. E qui c’è da sfata-re un mito: «Fino al sesto me-se, se non ci sono problemi dicrescita, sarebbe bene evitarelatte adattato, che in alcunicasi può anche far aumentarele coliche dei bimbi». Tema alquale i neogenitori sono par-ticolarmente sensibili, nonfosse per altro che per il di-sperato desiderio di poterdormire un po’. Su questo te-ma il pediatra D’Avino chiari-sce: «Le coliche del primo tri-mestre sono quanto di piùnormale possa esserci. Ilbambino va solo aiutato conun po’ di stimolazione o condei massaggi al pancino. As-

solutamente da evitare sonogli alimenti zuccherini, adesempio la camomilla finoc-chietto e malva e altre tisaneche vanno per la maggiore».Infine, il terrore (del tutto in-giustificato) per le vaccinazio-ni. Nelle scorse settimane, aIschia per il congresso Fimp,il gotha della pediatria ha di-scusso anche di questo. D’Avi-no spiega che non si deve ave-re alcun timore.«La prima vaccinazione va

fatta a sei settimane ed è per ilrotavirus. Si fa presso lo stu-dio del pediatra, poi le altretra vanno programmate tra il61esimo e il 91esimo giorno divita». Importante rispettare ilcalendario vaccinale, fidan-dosi dei consigli del pediatrae confrontandosi con lui perogni perplessità. Non esisteinfatti un manuale d’istruzio-ne «universale», valido per lagravidanza o per il parto, nétantomeno una guida all’esse-re genitori. Il modo miglioreper «cavarsela» è seguirel’istinto, fidarsi degli speciali-sti e, come sempre, usare ilbuon senso.

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questo spazio psichico cheavviene il primo concepimen-to, una sorta di luogo virtualedove si condensano i miti diciascuna famiglia di origine ele rispettive caratteristiche difunzionamento, dove il bam-bino che non è stato ancorarealmente concepito già esi-ste con significati diversi se-condo la prospettiva di cia-scun sistema coinvolto.«Per la coppia si alternano

momenti fortemente empati-ci incentrati sul desiderio –chiarisce - ma anche angoscee paure di non riuscire a ge-nerare un figlio sano e felice.Il periodo dell’attesa, che sipotrebbe definire “la gravi-danza di coppia”, è estrema-mente complesso e variabile,produce cambiamenti siasoggettivi in ciascun partnerche nel loro rapporto. È il ri-sultato di componenti ormo-nali, biologiche, neurologi-che e psicologiche che nelladonna dovrebbero trovare il

volto nel processo generati-vo».L’esperta spiega che il peri-

odo della gravidanza può es-sere suddiviso per la donna intre fasi: nel primo trimestrenon è molto presente l’ideadel bambino quanto unamaggiore attenzione alla tra-sformazione del proprio cor-

Nuova vitaIn prima paginae in altola gravidanzanei disegnidi DanielaPergreffi

giusto equilibrio, preparan-dola a vivere le fasi che con-traddistinguono i nove mesi.L’uomo – prosegue Menafro -sembra essere particolar-mente condizionato dallaqualità della relazione di cop-pia, dove quantomaggiore sa-rà l’accordo interpersonale,tanto più egli si sentirà coin-

di Renato Nappi

In sala partoIl papà con lamammae il figlioappena nato

MariarosariaMenafroPsicoterapeutae psicologa,fondatoree didattaIstituto terapiarelazionaleNapoli-Caserta

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NA4 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Il focus

Durante la gravidanza, anche se si parte senza problematiche particolari, possono manifestarsicondizioni che destano preoccupazioni. L’importante è non trascurare mai i controlli periodici

Nessuna dolce attesa è esente da rischi

Anna FrancaCavaliereGinecologadipartimentosalute delladonna e delbambino dellafondazionepoliclinicoGemelli di Roma

O gni donna vive il periododella gravidanza in mo-do diverso, c’è chi è mol-to tranquilla, chi, invece,

più agitata. Ma le 40 settimane diattesa non cambiano da personaa persona solo dal punto di vistadell’atteggiamento psicologicocon cui le si affronta, ma ancheper quanto riguarda i problemifisici a cui si può andare in con-tro. L’importante è non trascura-re i controlli periodici ed essereconsapevoli che durante i 9 mesila situazione può evolvere.Anna Franca Cavaliere, gineco-

loga del dipartimento scienzedella salute della donna e delbambino della fondazione poli-clinico universitario Gemelli diRoma, spiega come nessuna dol-ce attesa possa considerarsiesente da rischi: «Nel corso dellagravidanza, anche se si parte sen-za problematiche particolari,possono manifestarsi o indivi-duarsi delle condizioni che tra-sformano l’entità del rischio».Una donna giovane, senza pro-

blemi legati al peso, - continua ladottoressa - «che non fuma, nonbeve alcolici, non usa sostanze diabuso, come le droghe, e non hadi suo delle patologie croniche,inizia la gravidanza senza rischi,ma durante la gestazione si puòmanifestare un rialzo della pres-

sione o delle contrazioni uterineche determinano minacce diaborto o di parto prematuro. Cipossono poi essere delle condi-zioni come la non tolleranza aglizuccheri in gravidanza o a un cer-to punto si puòmanifestare qual-cosa di non fisiologico a livellodel prodotto del concepimento,cioè del feto o della placenta, co-me un bambino che non cresceinmodo adeguato o una placenta

che non dà un supporto suffi-ciente a quel feto per svilupparsi.Tutto questo modifica il rischiodi partenza. In questi casi, quan-do la gravidanza da fisiologica di-venta a rischio, il consiglio èquello di farsi seguire da centrispecializzati».Per tenere sotto controllo la si-

tuazione è necessario rivalutareperiodicamente durante la gesta-zione alcuni fattori, come adesempio la pressione arteriosa.Infatti, l’ipertensione in gravi-danza può comportare probleminon trascurabili, come la pre-eclampsia.«Nel caso di rialzo pressorio in

gravidanza si somministrano deifarmaci anti-ipertensione sicuriper il bambino, che non hannoeffetti teratogeni, ma nello stessotempo riducono i rischi di com-plicanzematerne. Se, invece, nonsi è sensibili ai trattamenti, è pos-sibile, in alcuni casi, program-mare in maniera intelligente ilparto, per evitare complicazioni.Anche nel caso del diabete ci so-no terapie che è possibile svolge-re durante l’attesa, oltre ad unadieta specifica», spiega Cavalie-re.Se le possibilità di non portare

serenamente a termine la gravi-danza dipendono da comporta-menti a rischio si può interveniresugli stili di vita.Ci si può, infatti, preparare ad

avere un figlio, come chiarisce la

dottoressa: «Se il fattore di peri-colo è collegato a modi di viverecome bere alcolici, fumare e fareuso di droghe, ancora prima delconcepimento bisognerebbe ini-ziare a smettere. Se la criticità ri-guarda il sovrappeso o il sottope-so della futura mamma, l’idealesarebbe provare a rientrare nelnormopeso, anche perché il pesoè un altro fattore da tenere sem-pre sotto osservazione quando siè in attesa, non si deve aumenta-re troppo, ma nemmeno troppopoco. Importanti sono poi le vac-cinazioni, se una paziente in gra-vidanza è immuno recettiva per ilmorbillo, la gestazione si puòcomplicare se quella mammacontrae la malattia, ad esempio».Lo scenario delle gravidanze a

rischio sta cambiando e richiedeuna maggiore attenzione, inquanto – aggiunge la ginecologa- «negli ultimi anni ci sonomoltepiù persone con più di 40 anni,che hanno figli grazie alla fecon-dazione assistita. In queste situa-zioni, c’è una maggiore possibili-tà di aver già manifestato patolo-gie croniche legate all’età, comead esempio il diabete. In questocaso, i pericoli si ridurranno no-tevolmente se la donna raggiun-ge prima della gravidanza unbuon bilanciamento delle glice-mie, perché non averle sotto con-trollo può portare al rischio dimalformazioni per il bambino».

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L’obesità dilaga, soprattutto quella infantile e inparticolare al Sud. La Campania detiene il tristeprimato: il 26.2% dei bambini tra gli 8 e i 9 anni èin sovrappeso e il 17.9% è obeso, per un totalecomplessivo del 44,1% (secondo i dati diffusi daOkkio alla Salute). La causa è ovviamente dacercare nelle cattive abitudini alimentari. Gli studiscientifici dimostrano come la prevenzioneprimaria dell’obesità e di tutte le patologiecorrelate a stili di vita non corretti per essere

efficace deve avvenire sin dal concepimento. Iprimi mille giorni di vita del bambino sonounanimemente considerati determinanti dalpunto di vista nutrizionale nel porre le basi dellasua salute futura e nella riduzione dei rischi disovrappeso e obesità. Determinante seguire dasubito i consigli del pediatra, anche se a volte iproblemi nascono anche da una cattivainterpretazione che le neo mamme danno alleparole del medico.

L’allarmeObesità infantileIl triste primatodella Campania

NicolaBrunetti PierriProfessoreassociatodi Pediatriapressol’Universitàdegli Studidi NapoliFederico IIe ricercatoredel Tigemdi Pozzuoli,che si occupadi malattiegenetiche

Test genetici, la prima diagnosi del fetoL’amniocentesi e la villocentesi sono considerate tecniche efficaci ma invasiveNegli ultimi anni si è sviluppata l’analisi prenatale del dna sul sangue materno

N el corso della gravidanzaai normali controlli perio-dici per valutare l’evolu-

zione della gestazione, si posso-no aggiungere i test genetici.Dal risultato di questi esami èpossibile sapere se il feto pre-senta alterazioni cromosomi-che. «Quello delle malattie ge-netiche, soprattutto dal puntodi vista di quelle rare, è un cam-po di ricerca che negli ultimi 10anni è andatomolto avanti, per-ché sono aumentate le cono-scenze, e migliorate la tecnolo-gie», spiega Nicola BrunettiPierri, professore associato diPediatria alle Federico II di Na-poli e ricercatore del Tigem diPozzuoli, che si occupa di ma-lattie genetiche. Le analisi pre-natali più diffuse sono l’amnio-centesi e la villocentesi, comechiarisce il professore: «Si trattadi due procedure che consento-no di prelevare delmateriale delfeto, che può essere analizzatoper effettuare i vari test genetici.Sul campione a disposizione, sifanno analisi come quella delcariotipo che consiste nella vi-sualizzazione dei cromosomi eun altro test che si chiama ArrayCGH, per identificare le anoma-lie cromosomiche».Da questitest si può valutare la presenzadi alterazioni a livello dei cro-mosomi, come ad esempio latrisomia 21, quella responsabile

della sindrome di Down.L’amniocentesi e la villocen-

tesi sono considerate tecnicheefficaci, ma invasive. Negli ulti-mi anni però sono stati svilup-pati nuove tipologie di esami.

«Un test come il NIPT- aggiungeBrunetti Pierri-, che sta per“non invasive preanatal te-sting”, cioè test prenatale noninvasivo, consente di isolare dalsanguematerno del dna fetale esu questo campione è possibilefare l’analisi di alcuni difetti cro-mosomici. Quindi, basta unprelievo di sangue per ottenereuna parte dei risultati che siavrebbero anche con l’amnio-centesi. Con questa metodolo-gia si possono individuare le al-

terazioni cromosomiche più co-muni, oltre alla trisomia 21, an-c h e a l t r e a n oma l i e d e icromosomi 13 e 18, che sono re-sponsabili dimalattiemolto piùgravi nel feto associate amalfor-mazioni multiple e anomaliedei cromosomi sessuali, adesempio la sindrome di Turnere quella di Klinefelter, cioè alte-razioni dei cromosomi X e Y».Se questi sono gli esami che

si possono fare durante le 40settimane dell’attesa, altri si

può scegliere di farli prima,quando si è consapevoli di avereuna storia familiare di malattiegenetiche.«Prima della gravi-danza- continua il professore- èpossibile stabilire, nel caso ci si-ano stati precedenti in famigliadi malattie genetiche, se i geni-tori sono portatori sani. Il casopiù comune è quello della fibro-si cistica, che è una delle malat-tie genetiche più frequenti. Sec’è un familiare affetto da que-sta patologia, un futuro genito-re può verificare se è portatore.Nel caso lo fosse, sarebbe op-portuno che anche il partner fa-cesse lo stesso esame, perché seentrambi i genitori sono porta-tori sani si ha una probabilitàdel 25% di avere un figlio affet-to».Questi accertamenti, sia pri-

ma che durante la gravidanza,non sono però obbligatori, mafacoltativi, infatti, sottolinea ilricercatore: «I test genetici ven-gono offerti alle donne in gravi-danza e poi sono loro a doverscegliere se effettuarli o no. Èmolto importante informarsi edessere consapevoli del significa-to di queste analisi, perché com-portano una diagnosi fatta pri-ma della nascita e, in alcuni casi,è su questi esiti che si prendonodecisioni importanti».

Al. Ca.© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Alessandra Caligiuri

❞I sintomiSi puòmanifestareun rialzo della pressione ocontrazioni che provocanominacce di aborto

Fibrosi cisticaCon genitori portatori sanic’è il 25% di probabilitàdi avere il figlio malato

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA5

A partire dalla giornata internazionalecontro l’omofobia, la bifobia e latransfobia, l’Ordine degli psicologi dellaCampania ha messo a disposizione degliiscritti l’adattamento italiano delle lineeguida per la pratica psicologica conpersone transgender e gendernonconforming (Tgnc), elaboratedall’American psychological association.È la prima operazione di questo tipo mai

fatta in Italia, grazie al contributo di PaoloValerio, docente di psicologia clinica dellaFederico II di Napoli, e del suo gruppo dilavoro, che ha tradotto il testo e lo haadattato al nostro contesto. Le linee guidasono adottate dal consiglio dell’Ordine e,a partire da giovedì 17 maggio, sonoscaricabili dal sito www.psicamp.it edisponibili in un ebook pubblicato dallacasa editrice dell’Ordine campano.

In un ebookPsicologi, adottatele linee guidaper i transgender

Salutementale

N ell’immaginario col-lettivo uno dei distur-bi mentali più temutiè la schizofrenia, più

frequente di quanto si possapensare: in Campania le dia-gnosi sono addirittura più di3.400 ogni anno e riguardanosoprattutto i giovani. Campa-nelli d’allarme sono i deliri,soprattutto di persecuzione edi influenzamento; le alluci-nazioni, che spesso si manife-stano sotto forma di voci cheinsultano, che comandano,che commentano le azioni delpaziente, che dialogano traloro riferendosi a lui in terzapersona.Purtroppo, moltevolte non si riesce ad avereuna diagnosi precoce, l’inter-vallo medio tra la comparsadei sintomi e il primo tratta-mento adeguato, in Italia, è dicirca 30 settimane: media benal di sopra rispetto ad altri pa-esi europei. Perché tanto tem-po? Spesso per il contesto fa-miliare dei pazienti, ma an-che per il pregiudizio che cir-conda questa malattia. Perquanto riguarda la famiglia, ilritardo con cui si accede aiservizi di salute mentale è do-vuto soprattutto all’ignoran-za, in molti casi i primi sinto-

a fare una diagnosi differen-ziale tra gli esordi psicotici ealtri disturbi mentali come al-cuni di personalità, il distur-bo affettivo bipolare, la de-pressione e il disturbo osses-sivo-compulsivo. Per quantoriguarda il trattamento, le li-nee guida internazionali pre-vedono un intervento integra-to con farmaci antipsicotici dinuova generazione a bassodosaggio e interventi psicoso-ciali di provata efficacia.Negliultimi anni, il dipartimento dipsichiatria dell’universitàVanvitelli, centro collaborato-re dell’Oms, diretto dal pro-fessor Mario Maj, ha parteci-pato a vari progetti di ricercainternazionali finanziati dallaCommissione europea, conl’obiettivo di migliorare la ca-ratterizzazione clinica e dia-gnostica degli esordi psicoticie di ottimizzarne il trattamen-to. Temi che sono stati anchediscussi nel corso del con-gresso della Società italiana dipsichiatria sociale, presiedutada Fiorillo, tenutosi di recentea Napoli con la partecipazionedi oltre 2.000 operatori dellasalute mentale e con la pre-senza tra i relatori dei princi-pali esperti internazionali sul-la prevenzione e il trattamen-to precoce della schizofrenia.

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piano di lavoro, già attivo inalcuni centri pilota, prevedediversi step: in primo luogo ilcoinvolgimento dei familiari,degli insegnanti e dei medicidi medicina generale nel pro-cesso di identificazione pre-coce del disagio psichico. Ser-ve una formazione degli psi-chiatri e degli altri operatoridella salute mentale in temadi diagnosi e trattamento pre-coce delle psicosi e sono es-senziali campagne antistig-ma, per combattere il pregiu-dizio e la discriminazione chespesso accompagnano il temadella salute mentale. È quindimolto importante in caso disospetto affidarsi ai nostriservizi, ufficiali e sicuri. Spes-so infatti il primo operatoresanitario che viene solita-mente contattato è il medicodi medicina generale, che pe-rò non sempre ha le compe-tenze adeguate per formulareuna diagnosi corretta, e nonfornisce alcun trattamento,né indirizza correttamente ilpaziente ai servizi di salutementale. La malattia può avolte manifestarsi inizialmen-te anche con aspetti di tipoansioso o depressivo, chepossono indurre lo psichiatraad una diagnosi errata».Sono molti gli strumenti

che possono aiutare il clinico

mi della malattia vengono in-terpretati erroneamente co-me dovuti a «crisi adole-scenziale». C’è poi la vergognalegata al pregiudizio.Per cercare di rispondere a

quest’enorme problema, il di-partimento di Psichiatria del-l’università della CampaniaLuigi Vanvitelli ha attivato unambulatorio per la diagnosi eil trattamento precoce dei pa-zienti con psicosi, attivo tutti i

giorni feriali dalle 9 alle 14,nonché un servizio di ascoltoe supporto per le famiglie deipazienti con esordi psicotici.«Abbiamo attivato un pianodi lavoro specifico per la ge-stione precoce dei pazienticon esordio psicotico», spie-ga Andrea Fiorillo, professoreassociato presso il diparti-mento e responsabile del-l’ambulatorio dedicato a que-ste problematiche. «Questo

di Raffaele Nespoli

AndreaFiorilloAssociatoal dipartimentodi psichiatriadella Vanvitelli

Schizofrenia serve la diagnosiAttivo all’università «Vanvitelli» un ambulatorio per il trattamento precoce dei pazienti

AlienazioneÈ la sensazioneche spessospinge il pazientead allontanarsie a ritirarsi dalcontesto sociale.

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NA6 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA7

Oltre gli ostacoli

P arla di «andare oltre» ilprofessor Massimo Pic-cioni, coordinatore ge-

nerale medico-legale del-l’Inps, di stabilire, a partiredalla nuova comunicazionetecnico scientifica, un forterapporto di sinergia conAsso-ciazione italiana sclerosi mul-tipla. L’obiettivo è arrivare auna certificazione neurologi-ca introduttiva, che analoga-mente a quanto previsto per ilpaziente pediatrico e oncolo-gico, consenta ai neurologidella rete dei centri clinici diavviare l’iter di accertamento.«Questo – prosegue Piccioni -garantirà gratuità della certi-ficazione, qualità del procedi-

mento e omogeneità valutati-va, evitando richieste di ulte-riori accertamenti specialisti-ci da parte delle commissioni.Inoltre si dovranno sviluppa-re contenuti specifici per levalutazioni degli aspetti pre-videnziali, a maggiore tuteladei lavoratori con sclerosimultipla con disabilità».Le parole di Piccioni ribadi-

scono, nella sostanza, l’impe-gno comunicato dall’Inps amargine della conferenzastampa di presentazione dellanuova comunicazione tecnicoscientifica per la valutazionedegli stati invalidanti nellasclerosi multipla. Iniziativasviluppata dall’Inps in colla-borazione con l’Associazioneitaliana sclerosi multipla (Ai-sm) e con la Fism. Il tutto con

SinergiatraInpseAismCertificatoneurologicoperlasclerosimultiplaL’obiettivo è garantire gli accertamentidella disabilità in modi e tempi adeguati

Malattie rare, la Campania si riorganizzaseguendo il modello veneto e puglieseAssistenza quasi personalizzata con grande attenzione clinica e lavoro di presa in carico

di Gianluca Vecchio

Q uello delle malattierare è un vero e pro-prio universo, tantosconfinato quantocomplesso da gesti-

re. Per i pazienti questo signi-fica spesso vivere una condi-zione di solitudine, mentreper i clinici e per i tecnici chedevono organizzare la rete as-sistenziale la sfida si gioca sulterreno della prossimità e del-la capaci tà di creare unnetwork di competenze. Inquesto senso, Campania e Pu-glia sono regini che hanno sa-puto fare molto.L’esperienza della Campa-

nia è ben rappresentata daAntonella Guida, dirigente distaff tecnico operativo pressola direzione generale tuteladella salute e coordinamentodel sistema sanitario regiona-le.«Sul tema delle malattie ra-re c’è grande attenzione»,spiega. «Del resto i pazientihanno bisogno di un’assisten-za quasi personalizzata, conuna grande attenzione clinicae un pressante lavoro di presain carico». Di qui nasce la pro-fonda riorganizzazione del si-stema, anche sulla scorta delnuovo Dpcm che ha aumenta-to il novero delle malattie rarericomprese nei Lea.«Come Regione – prosegue

Guida – è stato varato un decre-to del Commissario ad acta chespiega come il paziente debbaessere preso in carico tramiteun Pdta che, in parole povere,

chiarisce chi debba fare cosa».Guida chiarisce anche che

nella lotta alle malattie rare ècruciale il rapporto con le as-sociazioni di pazienti, che perquesto siedono al tavolo pre-posto. In regione si sta ancherafforzando un call center de-dicato a pazienti e famiglie.«Alcune diagnosi concludeGuida - sono devastanti e inmolti casi per fare una dia-gnosi serve una profondaanamnesi familiare».Al dottor Giuseppe Limon-

gelli è stato assegnato il ruolodi responsabile del Centro re-gionale di coordinamentosulle malattie rare. Ed è lui aspiegare che in Campania ilnumero di certificati di malati

Puglia. «Partendo nel 2003dall’autocandidatura – diceGiuseppina Annicchiarico,responsabile del coordina-mento regionale per le malat-tie rare – abbiamo avviato lacostruzione di un networkoggi particolarmente effica-ce». In pratica, nel 2003 sichiese ai vari ospedali diesprimere le proprie compe-tenze, da allora il sistema si èevoluto implementando unregistro che si basa su un solosistema informativo (adottatooggi da 8 Regioni). «Quandosi affrontano lemalattie rare –prosegue Annicchiarico – farerete è cruciale. In questo mo-do l’esperienza comune con-sente di lavorare sul piano as-

sistenziale ed epidemiologi-co, ma anche nell’ambito del-la ricerca».L’idea è quella di avere un

dettagliato quadro della situa-zione e riuscire in questo mo-do non solo a rispondere, maa “predire” il bisogno assi-stenziale. «Abbiamo datiomogenei da tutto il territorioregionale (ospedali e distrettisocio-sanitari), tuttavia il no-stro obiettivo è più ambizio-so: essere prossimi al pazien-te e poterlo seguire in tutto ilsuo percorso, anche fuori re-gione. Oggi, se un pazientepugliese si sposta per curarsi,il servizio sanitario regionalene rintraccia il percorso».Tutte le regioni contribuisco-no con i propri flussi informa-tivi ad arricchire il registro na-zionale ed è grazie a questo si-stema informativo sulle ma-lattie rare che in Puglia, comein altre regioni, si è riusciti apassare al setaccio i centri ead individuare i punti di forzanella cura dei pazienti.«Ci siamo evoluti – conclu-

de Annicchiarico - anche per-ché siamo stati la seconda Re-gione (dopo il Veneto, ndr)che in conformità con quantosancito dall’Europa ha indivi-duato i centri per la cura dellemalattie rare negli ospedali diterzo livello. Lo abbiamo fattomettendo al centro il pazientee il suo percorso di cura. Perquesto è stata valorizzata larete degli ospedale territorialicollegati funzionalmente aquelli di terzo livello».

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delle persone con disabilità,Aism e Inps hanno condivisoda tempo l’importanza di for-nire ai componenti dellecommissioni medico-legaliresponsabili del processo va-lutativo, adeguati strumenti esupporti: si tratta infatti diuna condizione la cui valuta-zione differisce da individuo aindividuo e richiede un’atten-ta valutazione riferita allacomplessità di sintomi, deglieffetti collaterali dei farmaci,delle conseguenze della ma-lattia sulla vita quotidiana,con una ancora presente sot-tovalutazione di sintomi me-no visibili (esempio la fatica)così come dell’impegno tera-peutico-riabilitativo richiesto,che debbono essere conside-rati combinatamente al datodi disabilità fornito dall’Edss.Il rischio è che in assenza di

adeguati strumenti e supportivengano assegnate percen-tuali di invalidità non piena-mente aderenti alle reali con-dizioni della persona valutata,vi siano difficoltà per ciò checoncerne l’appropriatezza va-lutativa.«La strada che stiamopercorrendo assieme con Ai-sm – commenta Raffaele Mi-gliorini, dirigente medico-le-gale Inps - è unmodello colla-borativo di particolare valoreche l’Istituto sta espandendoanche ad altre patologie».

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gale rappresenta una dellepriorità per le persone consclerosi multipla, come mes-so in evidenza nell’Agendadella sclerosi multipla 2020che afferma l’esigenza di ga-rantire valutazioni e accerta-menti dell’invalidità, handi-cap e disabilità adeguati etempestivi.Nelle more dellarevisione del sistema genera-le di valutazione della disabi-lità previsto dal secondo pro-gramma d’azione governativoelaborato dall’osservatorioconvenzione Onu sui diritti

il patrocinio della Società ita-liana di neurologia e di Scien-ze neurologiche ospedaliereItalia.Il tema è ovviamentequello dell’accesso ai beneficie alle tutele previsti a favoredelle persone con disabilità.Questione delicata per le

persone con sclerosi multiplache si confrontano con il pro-cesso di valutazione per il ri-conoscimento di una condi-zione di invalidità civile, statodi handicap o disabilità ai finilavorativi. Del resto, il temadell’accertamento medico le-

ImpegnoCosì sievitanorichiestedi ulteriorivalutazionida parte dispecialisti

AntonellaGuidaDirigentedi staff tecnicooperativo pressola direzionegenerale tuteladella salute ecoordinamentosistema sanitarioregionale

Si parlerà di carcinoma epatocellulare al corso diformazione organizzato dall’Associazione italianagastroenterologi ospedalieri che si terrà il 31maggio e il 1 giugno all’aula Mediterraneo dell’ospedale Cardarelli, patrocinato dalle associazionidei pazienti Epac, Aitf e dalla fondazioneevangelica Betania. «Scopo dell’ incontro, spiegaErnesto Claar, presidente di Aigo Campania ecoordinatore della commissione nazionaleepatologia di Aigo, è di analizzare criticamente le

linee guida per la terapia dell’epatocarcinoma,ottimizzare i percorsi di cura sottolineando lanecessità di applicare le indicazioni secondo le“esigenze individuali” del paziente. Per le diversetipologie di pazienti con epatocarcinoma, le scelteterapeutiche vanno sempre intraprese a seguito diuna discussione multidisciplinare che permetta divalutare tutte le possibili opzioni. Verranno, inoltre,valutati i futuri scenari in vista della imminentedisponibilità di nuovi farmaci».

Il corsoEpatocarcinoma,i gastroenterologitra cure e farmaci

Il vantoI dodicicentri dieccellenzache sonoriconosciutidall’Ue

Stretta di manoMassimoPiccioni (Inps)e Mario AlbertoBattaglia (Fism)

rari è di 20mila circa. Ma, ve-rosimilmente, il numero deipazienti è ben più alto.Limongelli guarda al futuro

con ottimismo. Sono ottimisegnali il Dpcm che ha aggior-nato l’elenco dellemalattie ra-re e la nascita degli Europeanreference network (Ern). «Sitratta – spiega Limongelli - dicentri riconosciuti dall’Euro-pa, che aggregano lemaggioristrutture d’eccellenza. Un van-to per la Campania è il fatto diavere 12 centri d’eccellenza ri-conosciuti dall’Ue, centri chefanno capo all’Azienda deiColli, alla Federico II, alla Van-vitelli e al Santobono».Altra regione che sulle ma-

lattie rare ha fatto molto è la

di Raffaele Nespoli

GiuseppeLimongelliResponsabiledel Centrodi coordina-mento sullemalattie rareistituitonellaregioneCampania

GiuseppinaAnnicchiaricoresponsabiledel Centrodi coordina-mento per lemalattie rareistituitonellaregionePuglia

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NA8 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

L a tutela della salute peralcune categorie di la-voratori rischia di nonpoter tenere il passo

della folle velocità della tec-nologia. Con il cambiamentodelle dinamiche professionalinegli ultimi 20 anni, infatti,sono cambiate anche le po-stazioni di lavoro al videoter-minale. Un tempo fisse e pre-definite, oggi mobili e moltolegate allo sviluppo tecnologi-co. Oggi i lavoratori non di-spongono di una postazioneassegnata, spesso, com’è no-to, si lavora da remoto, da casae finanche dal luogo di vacan-za. «Bisogna aiutare chi utiliz-za i videoterminali ad allestirecorrettamente la propria po-stazione di lavoro quando èfuori dall’ufficio tradizionale -dice Angelo Sacco, medicochirurgo, specialista in medi-cina del lavoro emedico auto-rizzato alla radioprotezione

più rappresentato nelle azien-de precedendo in questa spe-ciale classifica la movimenta-zione manuale dei carichi(92,7%) e il rumore (81,4%)».Cosa ritiene si possa fare

per migliorare la salute dellapersona? «I datori di lavorodovranno trovare le misurepiù adeguate per evitare di-sturbi per i lavoratori, tra que-ste ci sono la scelta e l’acqui-sto di strumenti di lavoro concaratteristiche ergonomiche ela formazione del personalealla corretta individuazione eall’allestimento della posta-zione di lavoro e all’uso in si-curezza dei nuovi dispositiviportatili. Queste sono infor-mazioni importanti da saperesoprattutto per gli smartworker», conclude Sacco.

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viga su internet e il 64,8% pos-siede uno smartphone, men-tre secondo i report annualidell’Organo di Vigilanza risul-ta che i lavoratori soggetti asorveglianza sanitaria perl’esposizione ai videotermina-li in Italia erano nel 2013 quasi3 milioni (49,9% femmine e50,1% maschi) pari al 14,3% ditutti i lavoratori soggetti a sor-veglianza sanitaria. Di questi 3milioni, nello stesso 2013 èstato sottoposto a sorveglian-za sanitaria poco più di unmi-lione di persone, pari al 7.6%di tutti i lavoratori sottoposti,in quell’anno, a sorveglianzasanitaria (dati Inail 2013).«Per il 94% dei 1062 medici

intervistati per il progetto In-sula - spiega l’esperto - quelloda esposizione a videotermi-nali era il rischio in assoluto

dei lavoratori, dal 1999 diri-gente medico del lavoro nelServizio Sanitario Nazionalenonché docente di medicinadel lavoro all’Università TorVergata di Roma e alla Cattoli-ca di Roma - Purtroppo, le li-nee guida delle società scien-tifiche (e ancor più le norme ele direttive ministeriali) ri-chiedono un lungo processodi aggiornamento che per ov-vi motivi non riesce a stare alpasso con le innovazioni tec-nologiche». «Le più recentiindicazioni ministeriali perl’uso dei videoterminali risal-gono al 2000 mentre le primelinee guida della Società Ita-liana di Medicina del Lavorofurono pubblicate nel 2003 e

successivamente aggiornatenel settembre 2013 - fa notareSacco che a marzo scorso hapubblicato per Ferrari e Sini-baldi Editore (Milano) la mo-nografia dal titolo I videoter-minali negli ambienti di lavo-ro - L’ulteriore revisione dellelinee guida, come annunciatonel corso dell’80° CongressoNazionale Siml di Padova, an-che estesa alle nuove forme dilavoro con strumenti infor-matici portatili, non ha anco-ra visto la luce. Se pensiamoche il primo iPhone è stato in-trodotto nel 2007 e che dal2010 sono stati immessi sulmercato i tablet, è possibilepercepire come le linee guidarischiano di non essere al pas-so con i tempi. Adesso la tec-nologia ci accompagna ovun-que senza differenza alcunatra casa e lavoro. Sono diven-tati talmente pervasivi chel’utente-lavoratore risulta col-legato h24».Secondo dati Assinformdel

2016, il 73.7% degli italiani na-

di Renato Nappi

AngeloSaccoSpecialista inmedicina lavoro

Uso dei videoterminaliOra le linee guidavanno aggiornateTecnologia h24, indicazioni carenti contro i rischi

Seduti per oreFin da ragazzibisognaassumerela postura piùcorretta quandosi è davanti al pc

Salute& lavoro «Madri oltre il tumore», è nato il centro che aiuta la vitaIl servizio è a cura del polo ostetrico-ginecologico della VanvitelliUn centro per madri e future madri con problemi oncologici.Si chiama «Madri oltre il tumore» il nuovo servizio del poloostetrico-ginecologico dell’università Vanvitelli. I temi daaffrontare con una donna malata di cancro che pensa a unprogetto genitoriale sono molti e complessi. Finora lepazienti sono state costrette a rivolgersi a centri, anche dieccellenza, che però non affrontano i problemi (la terapia

del tumore, o la preservazione della fertilità, o la gestionedella gravidanza) in maniera globale. La migliore offertaassistenziale è invece nella creazione di un unico centro cheha la capacità di fornire risposte organiche e complessive atutte le problematiche, dalla scelta terapeutica, allapreservazione della fertilità, alla programmazione dellagravidanza ai controlli post-partum.

Dati AssinformNel 2016 il 73.7%degli italiani su internete il 64,8% titolaredi uno smartphone

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA9

L’andrologia

Salute dell’uomo lavorare in networkInfertilità,prostatitiedisfunzionierettili, sen’èparlatoaSalernoal tredicesimocongressodell’UropLospecialista:«Troppi tabùefalse informazioni,serveun’alleanzatrapazientiemedicidibase»

StefanoPecoraroDirettoredipartimentodi urologiagruppoMalzoniNeuromeddi Avellino

S alerno per tre giornicaput mundi dell’uro-logia e dell’andrologiaitaliana. Si è chiuso sa-bato il tredicesimo

congresso Urop, l’appunta-mentomultidisciplinare degliurologi dell’ospedalità a ge-stione privata, che ha tenutobanco dal 24 al 26 maggio.Una vetrina d’eccellenza ditutto ciò che è la salute del“pianeta uomo”, con la pre-sentazione di esperienze cli-niche e interventi chirurgiciin sinergia con le avanguardietecnologiche del mondo uro-logico. Non sono mancatispazi di confronto su argo-menti particolarmente signi-ficativi della salute e del be-nessere uroandrologico. Mol-te anche le occasioni di for-mazione per i medici, con undibattito approfondito e in-terdisciplinare su ciò che èoggi la medicina al maschileper definizione: un paradig-ma clinico certamente, manecessariamente anche altro.Stefano Pecoraro, direttore

dipartimento di urologiagruppo Malzoni Neuromed diAvellino e presidente del con-

genze comuni. Il messaggioche vogliamo lanciare è: vieta-to rassegnarsi e non curarsi.Abbiamo strumenti di pre-venzione, di indagine, di curasempre più efficaci.Ogni fase della vita ha le sue

problematiche e l’urologo èl’alleato della salute di tutti,anche in giovane età, perchéla prevenzione resta il fattore

questo non può non avereconseguenze sulla percezionedi sé e del sesso. Da quandonon esiste più la leva militareobbligatoria – prosegue - igiovani maschi sono abban-donati a loro stessi per quantoriguarda la salute genitale.Sono pochissimi i genitoriche comprendono il valoredella visita uro-andrologicaper gli adolescenti. Su questo,come specialisti, dobbiamo epossiamo fare molto a partiredalla comunicazione sui no-stri siti web». Nei Paesi anglo-sassoni si sta facendo moltis-simo per la comunicazionemedico-paziente non solo incorsia, dove resta ovviamentestrategica, ma anche su inter-net. «Ci vogliono anni persmontare una bufala – con-clude Carmignani - si veda ilcaso vaccini-autismo o la truf-fa Stamina. Noi medici abbia-mo la responsabilità di ri-spondere ai pazienti con tuttii mezzi che la tecnologia ci of-fre. È finito il tempo in cui ildottore si chiudeva nel suoambulatorio, oggi deve saperparlare e spiegare anche sulweb. È l’unico antidoto allafalsa scienza che imperversasulla Rete».

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gresso ha spiegato che «È cru-ciale riaffermare il valore delpaziente. Bisogna abbattere itabù sulle malattie urologi-che, che ancora incredibil-mente esistono. Per farlo oc-corre lavorare in network, inalleanza con imedici di medi-cina generale e con gli altrispecialisti della salute per unagestione realmente integratadel benessere del paziente.Sono milioni le persone chein Italia soffrono di problema-tiche genitali e sessuali conuna compromissione dellaqualità della vita personale edi coppia». Quali?«Infertilità, prostatiti, di-

sfunzioni erettili sono emer-

decisivo per intercettare intempo ogni tipo di patologiao disfunzione».Per questo è essenziale co-

municare efficacemente e Lu-ca Carmignani, direttore del-l’urologia all’Irccs PoliclinicoSan Donato, Università degliStudi di Milano, mette l’ac-cento su un altro problema:«Tutti vogliono saperne dipiù sulle malattie, sulla salu-te. In pochi anni siamo passa-ti dalla medicina di Esculapioa quella del dottor Google.Oggi le fake news, le “bufale”viaggiano su internet con lestesse modalità della buonainformazione. Anzi, in alcunicasi con più efficacia di comeriescono a fare le riviste scien-tifiche, il giornalismo e l’atti-vità delle società scientifiche.Noi medici dobbiamo fareuno sforzo decisivo per usciredall’autoreferenzialità e misu-rarci con le richieste che civengono dalle persone diogni età che cercano sul weble risposte sulla propria salu-te. Come urologi e andrologiabbiamo anche una funzionepsicologica, oltre che clinica. Igiovanissimi, per esempio,formano la propria sessualitàprincipalmente sui siti pornoe in età sempre più precoce:

di Raimondo Nesti

LucaCarmignaniDirettoredell’urologiaall’IrccsPoliclinicoSan Donato,Università degliStudi di Milano

Consulti on lineÈ finito il tempo in cui il dottore sichiudeva nel suo ambulatorio, oggideve saper rispondere ai pazienticon tutti i mezzi della tecnologia

Premiato al Forum della Pubblica Amministrazione2018 il progetto presentato dal Pascale«ProstateRadioTherapy» è pensato per seguirecostantemente i pazienti prostatici dell’Irccspartenopeo e allo stesso tempo per limitarequanto più possibile l’accesso ospedaliero. È lamedicina che si mette al passo con i tempi, già infunzione da febbraio: i pazienti con cancro dellaprostata, trattati presso la radioterapia di PaoloMuto, alla fine del trattamento radiante ricevono le

credenziali di accesso all’appProstateRadioTherapy e da casa trasmettono aimedici radioterapisti, che li stanno seguendo, i datiriguardanti l’andamento dei markers tumorali e lasintomatologia post-trattamento. Il premio è statoritirato a Roma dal responsabile scientifico delprogetto, Paolo Muto, da chi materialmente lo harealizzato, l’informatico del Pascale, Rocco Savianoe da chi segue i pazienti durante il percorsoall’utilizzo dell’app, Rossella Di Franco.

Il premioL’app che aiutai pazienti a tenersisotto controllo

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NA10 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Il personaggio

G iacomo Alvino, 46 an-ni, che convive dallanascita con una tetra-paresi spastica, ha ri-

trovato il sorriso. La sua è unastoria che ha commosso ilweb ed è sulweb, in particola-re su Facebook, che Giacomoha dato a tutti la buona noti-zia. «Sorridere era diventatoun incubo per me, a causa delbruxismo. Un po’ di tempo faho scritto un post per chiede-re aiuto. Grazie alle condivi-sioni su Facebook e ad un arti-colo pubblicato sul Corrieredel Mezzogiorno, il direttoresanitario dell’azienda univer-sitaria Federico II di Napoli,GaetanoD’Onofrio, si èmossoper trovare una soluzione».Nel post prosegue parlandodell’equipe di protesi dentariaguidata dal professor Fernan-do Zarone. «È stato lui, coa-diuvato dalla professoressaAmbra Michelotti, ortodonti-sta, a studiare una protesiestetica adatta alle mie pro-blematiche, realizzata con lepiù avanzate tecnologie digi-tali e i materiali più innovati-vi. Possibilità fino a quel mo-mento mai prese in conside-razione dagli altri specialistiche avevo interpellato».

tempo questo materiale pertestare, a medio termine, lanuova morfologia delle arcatedentarie nei pazienti che ri-chiedono profonde modifica-zioni protesiche fisse della lo-ro dentatura. Si parla sempredi denti profondamente abra-si. Il vantaggio di questo tec-nopolimero acetalico è che èparticolarmente resistente eal tempo stesso parzialmenteelastico, in grado di tollerarecarichi per periodi abbastan-za prolungati e offrire al tem-po stesso una buona estetica.Per potersi adattare alle esi-genze di Giacomo è stata rea-lizzata un’impronta digitalecon gli scanner intraorali piùavanzati (in sala operatoria,con anestesia totale) e Giaco-mo è stato anche sottoposto aterapia con botulino, per ri-durre le contrazioni muscola-ri violente legate alla tetrapa-resi. Periodicamente, i suoidenti verranno sostituiti,avendo a disposizione i filesper la sua produzione Cas/Cam (al computer).«Il sorriso – dice Giacomo -

era, ed è, il mio modo per co-municare. Ora ho voglia di la-vorare, non è che non l’avessiprima, ma ero un po’ reticen-te. Non vedo l’ora di riprende-re le redini della mia vita».

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gioia di vivere».Consumati dal bruxismo, i

denti e il sorriso di Giacomoerano quasi del tutto spariti.Un dramma, soprattutto perun uomo che ha sempre fattodel sorriso la sua arma controil pregiudizio.Aveva affidatoai social la sua disperazione,scrivendo su Facebook: «Da 9anni sorridere è un incuboper me, ormai ho i denti con-sumati. È un incubo perchéamo ridere, vivere… uscire…“parlare” ed essere protagoni-sta. Tutto ciò lo continuo a fa-re, me lo impongo ogni gior-no, altrimenti sarebbe finita».Giacomo aveva consultato va-ri dentisti, ottenendo solo ri-sposte negative. Due i proble-mi da superare: l’anestesia, acausa di una spasticità di ori-gine neuro traumatica, e il fat-to che il bruxismo avrebbe di-strutto in breve tempo ognieventuale protesi, o quasi.Tant’è che nel centro d’eccel-lenza della Federico II è statopossibile trovare una soluzio-ne. Il professor Zarone hascelto di utilizzare un mate-riale innovativo, ancora pocoutilizzato in Italia, un tecno-polimero di ultimissima ge-nerazione in origine creatoper motivi estetici. Zarone,con il supporto del laborato-rio De Stefano, usa da qualche

Giacomo ringrazia su Face-book anche il professor Mar-cello Esposito, la dottoressaRaiano (per il trattamento delbruxismo) e il dottor Iannuzzi(anestesista) che ha messol’equipe protesica in condizio-ne di «farmi una scansionedigitale 3D… a me!», come asottolineare la straordinarietàdella procedura.Giacomo,comprensibilmente, non na-sconde la sua gioia. «Final-mente – scrive fiero su Face-book - dopo anni di sofferen-za e richieste di aiuto in tuttaItalia, a Napoli le professiona-lità del Policlinico mi hanno“rigenerato”, salvando la mia

di Raimondo Nesti

GaetanoD’OnofrioDirettore sanitariodella Federico II

FernandoZaroneDirettore areaprotesi dentaria

AmbraMichelottiOrtodontista, as-sociata Federico II

«Dopo9annitornoasorridere»Alvinoeraaffettodabruxismo:«Ilwebhaaccolto ilmiosos,grazieaimedicidellaFedericoII»

Ha preso il via nelle scorse settimane la campagnavoluta dalla Federazione nazionale degli Ordini deimedici e realizzata con il supporto degli Ordiniprovinciali per allertare la popolazione sui rischidelle «fake news» in tema di salute. L’Ordine diNapoli ha provveduto ad affiggere in città unaserie di manifesti di 6 metri per 3 nei luoghistrategici della città, così da veicolare unmessaggio che, si spera, possa far riflettere. «Farcapire ai cittadini – dice Silvestro Scotti – quali

danni possano arrivare da queste “bufale” èdeterminante. Ormai tutti noi usiamo i socialnetwork, e spesso è su queste piattaforme checerte “notizie spazzatura” vengono prese per vere.La colpa naturalmente non è delle tecnologie, chesono solo uno strumento, bensì di chi li usa inmaniera impropria, il più delle volte per ragionieconomiche». Tra i temi sensibili, quelli sui qualil’Ordine dei medici di Napoli ha iniziato da anni unavera e propria battaglia: i vaccini e le diete.

L’iniziativaL’Ordine dei medicie i manifesti affissicontro le fake news

Un sognorealizzatoGiacomo Alvinocon gli attoridi Un posto alsole e l’articolo

sul Corriere delMezzogiornodel 23/2/2017

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA11

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NA12 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

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Dalla parte di lei

Progetto Smack e chemioterapiaQuando donare i capelli ti fa più bellaL’iniziativa dell’associazione Underforty per le pazienti

P er contrastare le riper-cussioni sulla psichedell’effetto più comune

della chemioterapia, la perdi-ta dei capelli, l’associazioneUnderforty ha dato vita al pro-getto S.m.a.c.k. L’acronimovuol dire: still marvellous af-ter cancer knock, cioè “ancorameravigliosa dopo la percos-sa del cancro”.Guarire dal tumore al seno,

infatti, per una donna signifi-ca anche vedere la propria im-magine riflessa nello spec-chio e percepire che la nor-malità sta tornando. «L’idea,messa in pratica grazie alladottoressa Emanuela Esposi-to, nasce per venire incontroalle esigenze delle donne chesono costrette a sottoporsi achemioterapia, per consoli-dare il loro percorso di guari-gione dopo l’intervento chi-rurgico. Si stima siano in me-dia più del 40% le pazienti chericorrono a questo trattamen-to. Il progetto ha l’obiettivo diaiutare le donne a mantenereintatta la propria immaginedurante tutto il percorso dellacura», spiega MassimilianoD’Aiuto, chirurgo oncologosenologo, direttore scientifi-co della Onlus che si occupadella prevenzione del cancroalla mammella nelle giovanidonne.Per aderire all’iniziati-

va si possono donare i propricapelli, ci vogliono ciocche dialmeno 25 centimetri tagliatepari e di un unico colore, an-che tinte. In cambio l’associa-zione donerà gratuitamentealle donne con basso reddito,che ne faranno richiesta alproprio medico di base certi-ficando l’Isee, una parruccainorganica.«I capelli artificiali hanno

un costo molto alto e spesso –continua D’Aiuto –le donnenon se la sentono di sacrifica-re alla famiglia una cifra, chesta intorno ai mille euro, perun periodo che di solito va dai2 ai 6 mesi».Questa scelta,dettata da necessità economi-che, può avere delle ripercus-sioni sulla psicologia delle pa-zienti, infatti, la perdita dellapropria immagine obbliga adover parlare di ciò che si stavivendo. Una situazione nonfacile, perché, aggiunge il di-rettore scientifico: «Se la fasedell’intervento chirurgico sipuò nascondere, la perditadei capelli no. Molte volte do-verlo raccontare fa sentire lapersona inadeguata non sol-tanto nella sua femminilità,ma anche nel suo ruolo socia-le. In quest’ottica bisognaconsiderare che se le donne siammalano giovani, si deve co-municare con la caduta deicapelli la diagnosi ai propri fi-gli. Sono argomenti molticomplessi da affrontare quan-

do i bambini sono piccoli».Il progetto S.m.a.c.k. del-

l’associazione Underforty nonha intensione di fermarsi qui.La volontà è quella di pro-muovere un percorso com-plessivo che arrivi a compren-dere più in generale lo stile divita.«Per ridurre il rischio di re-

cidiva e di ammalarsi di un al-tro tumore serve prendere inconsiderazione anche il sup-porto psicologico, l’attività fi-sica e l’alimentazione. L’aiutopsicologico serve per dare allapaziente la percezione dellareale guarigione, spesso, in-fatti, si supera la malattia fisi-camente, ma si resta ammala-ti perché ci si porta dentro lapaura di poter stare di nuovomale. Oltre a questo, aiuta asuperare l’evento traumaticoche il tumore rappresenta e ametabolizzarlo in famiglia, aritrovare la comunicazione dicoppia e con i figli. Sono tuttecose che purtroppo incidonosulla qualità della vita. L’ali-mentazione e una corretta at-tività sportiva, intensiva econtrollata, secondo gli studiscientifici prevengono il ritor-no della patologia», diceD’Aiuto.Questi tre interventi devo-

no agire insieme, quasi a di-mostrare che non c’è recupe-ro fisico che non passi per lamente e viceversa.

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In Italia sono in aumento patologie untempo dimenticate come chlamydia,sifilide, tricomoniasi, infezioni erpetiche evirali come condilomi anogenitali. Neigiorni scorsi, a Napoli, ginecologi,dermatologi, urologi, chirurghi plastici,chirurghi pediatrici, avvocati e medici legalihanno dato vita ad un meeting che hamesso l’accento su ciò che si è fatto e suquanto invece andrà programmato per

evitare che nei prossimi anni le cosepeggiorino. «La recrudescenza di malattiesessualmente trasmissibili – dice PaolaSalzano, responsabile scientifica di questaseconda edizione del Forum - è maggiorenel mondo maschile rispetto a quellofemminile. Serve una politica diprevenzione generalizzata sull’uso delcondom verso eterosessuali e omosessualiper ridurre l’incidenza di tali patologie».

L’allarmeIn aumentole malattiesessuali

MassimilianoD’Aiutochirurgooncologosenologo

di Alessandra Caligiuri

E PREVENZIONESalute

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco Aurilio

In questo numero hanno scritto:Alessandra Caligiuri, MatildeFiammetti, Renato Nappi, RaffaeleNespoli, Raimondo Nesti, GianlucaVecchio, Bruno Zuccarelli

Sono stati intervistati:Giuseppina Annicchiarico, NicolaBrunetti Pierri, Luca Carmignani,Anna Franca Cavaliere, NicolaColacurci, Massimiliano D’Aiuto,Antonio D’Avino, GaetanoD’Onofrio, Andrea Fiorillo,Antonella Guida, FerdinandoLandolfi, Paolo Lepre, GiuseppeLimongelli, Mariarosaria Menafro,Ambra Michelotti, Dora MariaNicotra, Stefano Pignataro,Stefania Pisani, Angelo Sacco,Fernando Zarone

U n’iniziativa per accenderei riflettori sulla condizio-ne delle donne ammalatedi tumore al seno meta-

statico, «da cui non si guarisce everso cui non c’è la dovuta atten-zione». Il prossimo 28 giugno alTennis club di Napoli (vialeDohrn) si svolgerà “La verità oltreil buio, noi che non siamo guari-te”, evento organizzato dall’Asso-ciazione Italiana Tumore al senometastatico “Noi ci siamo”(www.mbcitalia.com), presiedu-ta da Marina La Norcia e affiliataa Europa donna.La manifestazione rientra in

un progetto più ampio che coin-volgerà anche l’Istituto TumoriFondazione Pascale e altri centrioncologici, Federfarma Napoli,Agifar Napoli, Associazione In-contri D.O. Napoli. A promuover-la e sostenerla il Rotary Posillipocon il chirurgo plastico VincenzoArgenzio dell’Università Vanvitel-

po. Dobbiamo ringraziare Vin-cenzo Argenzio del Rotary Posil-lipo per aver coinvolto anche Ro-tary Napoli, Napoli Castel del-l’Ovo, Napoli Sud Ovest, NapoliChiaia, se riusciamo a portareavanti la nostra battaglia. Singolivolontari, semplici cittadini e as-sociazioni ci sono vicini nel no-stro difficile cammino tant’è veroche dopo il successo dello scorsoanno, circa 600 partecipanti,contiamo di ripeterci il prossimo28 giugno».

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li che insieme al a tutto il consi-glio direttivo intendono richia-mare l’attenzione delle istituzio-ni sulle difficoltà quotidiane del-le donne ammalate di tumoremammario in fase avanzata.«Sono donne coraggiose,

spesso sole che nessuno com-prende e ascolta - dice Argenzio -Un’azione concreta quella del Ro-tary che sostiene il progetto cheprevede, attraverso le farmacie diNapoli, la diffusione di un nume-ro telefonico a cui chiamare eraccontare la loro storia di disagie le prime necessità. Un telefonoche ascolta e aiuta a non cadere enon andare lontano dalla speran-za. Il programma prevede la pos-sibilità di accompagnare le don-ne nei centri oncologi di riferi-mento per effettuare visite dicontrollo, chemioterapie e in fu-turo si spera si possa effettuareanche terapie oncologiche domi-ciliari portando specialisti a casasenza creare disagi a donne insofferenza. La giornata si dividein duemomenti: il primo (ore 10-

tumore al seno metastatico nonsi guarisce. In Italia circa 12miladonne all’anno muoiono a causadi questa patologia. «Perché an-cora oggi molti preferisconoignorare questa scomoda real-tà?», si chiedono le pazienti. L’as-sociazione “Noi ci siamo” è natail 13 ottobre 2016 per sensibilizza-re istituzioni e opinione pubblica«sulle malate al IV stadio le cuicondizioni, i disagi e i dolori so-no sconosciuti ai più - aggiungePisani - alla prevenzione bisognaaffiancare iniziative di questo ti-

18) prevede l’allestimento di uncampus medico con la presenzadi medici, psico-oncologi, gene-tisti, nutrizionisti ed estetiste cheoffriranno gratuitamente la loroconsulenza alle donnemetastati-che per la cura degli effetti colla-terali delle terapie nonché a tuttele donne ad alto rischio di muta-zione oncogenetica. Previsto an-che un banchetto informativo suesenzioni, agevolazioni e dirittidelle donne affette da questama-lattia. A seguire (ore 20 in poi) èin programma un ‘discoaperice-na’ per raccogliere fondi da de-volvere all’associazione (bigliettod’ingresso 25 euro a titolo di do-nazione).«Il 15% delle donne che si am-

mala di tumore al seno non tornaa vedere la luce - dice Stefania Pi-sani, portavoce del comitato del-le pazienti ‘Noi ci siamo’ - Dal se-no, il tumore invade altri organi ela vita diventa un vero calvario,un susseguirsi di cure di diagnosie di visite mediche».È necessario far sapere che dal

StefaniaPisaniPortavocedel comitatodelle pazientiaderenteall’associa-zione italianatumoreal senometastatico«Noi cisiamo»

Iniziativa di sensibilizzazione il 28 giugno al Tennis ClubConsulenze gratuite, raccolta di fondi e «discoapericena»

«Noicisiamo»,ledonneeiltumoreallamammellaInsiemeperprevenire

di Matilde Fiammetti

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA13

Glaucoma, c’è la nuova terapiaLa molecola che protegge la vistaLa ricerca si sposta verso sostanze ad azione antiossidante e bioenergetica

S i chiama «neuroprote-zione» ed è una dellenovità più interessantinella lotta al glaucoma.

A parlarne è Paolo Lepre, giàresponsabile di Unità funzio-nale di oftalmologia e pastpresident dell’associazionecampana glaucoma. Serve pe-rò una premessa, è importan-te chiarire in cosa consistequesta malattia che colpiscecirca 600mila persone in Italiae avrà, secondo le ultime sti-me, un incremento superioreal 30% nei prossimi vent’anni.«Il glaucoma – spiega Lepre

– è una malattia oculare cor-relata nella maggior parte deicasi ad un aumento dellapressione dell’occhio. In con-dizioni normali all’internodell’occhio è presente un li-quido (umore acqueo) cheviene continuamente prodot-to e riassorbito. Se questomeccanismo non funziona eaumenta la pressione all’in-terno dell’occhio, a lungo an-dare il bulbo si danneggia a li-vello della testa del nervo otti-

Per tutti i pazienti, però, restail problema di dover fare iconti con unamalattia che in-cide notevolmente sulla qua-lità di vita, persino quandoviene curata. Le terapie, infat-ti, sono croniche e a lungo an-dare possono provocare qual-che fastidio.«La ricerca – prosegue Le-

pre - sta facendo passi inavanti e oggi gli oculisti han-no a disposizione un’opportu-

nità terapeutica in più: la neu-roprotezione, da affiancaresempre e comunque alla tera-pia ipotonizzante, cioè quellache abbassa la pressione del-l’occhio».Anche se la riduzione della

pressione oculare rappresen-ta il “gold standard” per iltrattamento del glaucoma, va-rie ricerche stanno puntandoad altri approcci terapeuticiche agiscano sulla cosiddetta«cellula ganglionare» dellaretina, parte del nervo ottico.«Il glaucoma – prosegue lo

specialista - è una neuropatiaottica cronica progressiva checondivide alcune caratteristi-che con altre malattie neuro-degenerative come lamalattiadi Alzheimer ed il morbo diParkinson. È ormai aperta lavia alla terapia farmacologicadella neuroprotezione, ovveroalla terapia capace di proteg-gere le cellule ganglionari daunamorte precoce. La ricerca,infatti, si sta spostando sem-pre più verso sostanze con ca-pacità di neuro-modulazioneo “neuroenhancement”. Amio avviso la neuroprotezio-ne è un supporto indispensa-

PaoloLepreMedicooculista, giàresponsabiledi unitàfunzionale diOftalmologiae pastpresidentdell’Associa-zioneCampanaGlaucoma

bile e andrebbe applicata intutte le forme di glaucomaperché arreca un reale benefi-cio al paziente evitando laprogressione drammaticadella malattia».Tra le varie sostanze ad

azione anti-ossidante e bio-energetica, il coenzima Q10 èconsiderato una delle mole-cole più promettenti da af-fiancare alla terapia tradizio-nale del glaucoma.Si tratta di una molecola si-

mile ad una vitamina che haun ruolo nei meccanismi dirimozione dei radicali liberi.Alcuni studi sperimentalihanno dimostrato che eserci-ta un’attività neuroprotettivaed è stato ampiamente studia-to in varie forme di neurode-generazione come la malattiadi Parkinson, il morbo di Al-zheimer e la corea di Huntin-gton. Studi recenti hanno di-mostrato l’impatto positivodel coenzima Q10 che attual-mente viene utilizzato per viatopica in gocce con la possibi-lità di raggiungere la retina, ilnervo ottico e le fibre nervoseattraversando rapidamentecamera anteriore, cristallino evitreo.Dolente per la Campania,

infine, è il dato relativo alladiagnosi in quanto allo statoattuale non sonomolti i centrid’eccellenza sul territorio. Co-sì, in alcuni casi è possibileche si arrivi tardi ad una dia-gnosi corretta perché i pa-zienti campani hanno diffi-coltà a rivolgersi a centri di ec-cellenza per la cura del glau-coma.

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L’oculistica

co (che si trova nella zona cen-trale della retina)».In linea di massima l’au-

mento dei casi di glaucoma èlegato all’aumento della vitamedia,ma questo incrementonon è uguale da regione a re-gione: le ultime stime dispo-nibili individuano il 48% circadei pazienti glaucomatosinelle regioni del Nord Italia,mentre il 24% nel Centro Italiae il 28% nelle regioni del Sud.

La visitaUna giovanedonnasi sottoponea una visitaoculistica

Cellule staminali per curare la cataratta neibambini. È l’ultima frontiera della scienza che le hautilizzate per produrre un nuovo cristallino dasostituire con quello malato. A mettere a punto latecnica i ricercatori della Western SydneyUniversity, guidati dallo specialista in cellulestaminali Michael O’Connor, secondo cui saràpossibile coltivare in laboratorio decine di migliaiadi microlenti. La nuova procedura potrà avereapplicazioni per i neonati con cataratte, scrive

O’Connor sulla rivista Development. «Saràpossibile trapiantare in un paziente una cellula delcristallino, che potrà crescere fino a formare unanuova lente». Sarà inoltre possibile svilupparefarmaci che aiutino a ritardare l’insorgenza dicataratte negli anziani. «Potremo studiare – dice lospecialista - tutte le fasi di formazione dellecataratte in base ai vari fattori di rischio e quindiidentificare farmaci che possano rallentare laprogressione».

Nuova tecnicaCellule staminalicontro la catarattadei più piccoli

di Gianluca Vecchio

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NA14 Lunedì 28 Maggio 2018 Corriere del Mezzogiorno

Molto utili nel curare le tendinopatie degli adduttori della coscia

Lenuove tecniche

Ortopedia rigenerativaI concentrati piastriniciper riparare le articolazioni

F ino al decennio scorsol’ortopedico era impe-gnato essenzialmentenell’ortopedia “sostitu-

tiva”, cioè si occupava di sosti-tuire le articolazioni danneg-giate o i legamenti lesi con im-pianti protesici o legamentisintetici.Oggi gli ortopedici hanno

una nuova prospettiva di lavo-ro e di ricerca, la cosiddetta“ortopedia rigenerativa”, cheha come obiettivo rigenerare enon più sostituire ciò che èstato leso dall’usura, dai trau-mi o damalattie delle articola-zioni. Il dottor FerdinandoLandolfi, ortopedico del Ctodi Napoli usa concentrati pia-strinici come fonte di fattori dicrescita autologhi, molto utilinella chirurgia ortopedica peril trattamento delle tendino-patie, in particolare quandoqueste non rispondono aitrattamenti convenzionali.

tesi di collagene e la differen-ziazione cellulare».Sono molte le patologie

che possono essere trattatecon queste infiltrazioni: si vadalle tendinopatie degli ad-duttori della coscia agli esitidel Morbo di Osgood Schlat-ter, ma anche tendinopatiedel tibiale anteriore e poste-riore, fascite plantare e moltoaltro. E in questomodo è pos-sibile evitare l’intervento chi-rurgico. «Sono stati dimo-strati – conclude il chirurgo -risultati molto positivi dal-l’applicazione nelle lesionidei legamenti collaterali delginocchio (di 2° e 3° grado) ein quelle dell’apparato lega-mentoso della caviglia. Ancorpiù interessante è che in nes-sun caso si sono riscontratecomplicanze locali né siste-miche,mentre tutti hanno ot-tenuto risultati incoraggiantiper quanto riguarda la risolu-zione del dolore e il tempo direcupero».

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ortopedico, il Prp viene utiliz-zato per la cura dimalattie os-see e dei legamenti. Più di re-cente anche nelle patologieinfiammatorie tendinee.«Dopo i 30-40 anni – pro-

cede lo specialista - i tendinisono soggetti ad un fisiologi-co invecchiamento con perdi-ta di elasticità e resistenzacausate da un basso turnovermetabolico, scarsa vascola-rizzazione a microtraumati-smi ripetuti (sportivi o lavo-rativi). Ma anche da preesi-stenti malattie dei tendini emalattie metaboliche (iperu-ricemia, ipertiroidismo)».Il chirurgo spiega che la ri-

sposta biologica del tendinelesionato dipende sempredalla vascolarizzazione, all’in-nervazione e dall’infiamma-zione. Comunque, «con i de-rivati piastrinici è possibileottenere importanti fattori diespansione cellulare che sti-molano la migrazione e lacrescita cellulare, la forma-zione di vasi sanguigni, la sin-

iniettato rilasciando fattori dicrescita che possono stimola-re inmaniera naturale e selet-tiva la rigenerazione e la gua-rigione del tessuto lesionato.È anche bene chiarire che lasicurezza di queste iniezioni èmassima, perché il concen-trato di piastrine si ottienedal sangue stesso del pazien-te. Quindi senza nessun do-natore esterno.In particolare, in ambito

«Da alcuni anni – spiega –conosciamo l’importanza deiconcentrati piastrinici neimeccanismi di riparazionetissutale. Sono piccoli fram-menti cellulari ricchi di gra-nuli, contenuti nel sangueperiferico che elaborano, im-magazzinano e rilasciano(quando sono attivati) nume-rosi fattori di crescita capacidi stimolare la replicazione dialcune cellule. La loro capaci-tà di interferire nei meccani-smi di riparazione tissutaleha costituito la base per l’uti-lizzo del gel piastrinico,l’azione terapeutica del Plate-let-rich plasma (letteralmen-te plasma ricco di piastrine oPrp), risiede proprio nei nu-merosi fattori di crescita con-tenuti nei granuli».Questo plasma ricco di pia-

strine si ottiene da un prelie-vo di sangue venoso realizza-to attraverso una proceduradi centrifugazione. Il risultatoè proprio questo concentratodi piastrine che poi verrà

PrpÈ l’acronimodi Platelet-RichPlasma(letteralmenteplasma riccodi piastrineche serve perrigenerare gli arti

L’obiettivoOggi la modernachirurgia non mirapiù a sostituire ciò cheè stato leso dall’usura

La sicurezzaI derivati che oggi siimpiegano si realizzanoprelevando sanguedallo stesso paziente

FerdinandoLandolfiChirurgonei repartidi Ortopedia eTraumatologiaCto di Napoli

di Renato Nappi

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Maggio 2018NA15

Lapatologia

M olto spesso si sente parlaredi bronchite, ma altrettantodi frequente il termine vie-ne usato in maniera impro-

pria Ecco perché è importante cercaredi fare un po’ di chiarezza, e lo si puòfare solo analizzando le diverse formecliniche, la genesi, i criteri diagnosticie i percorsi terapeutici. Dora MariaNicotra, medico specializzato in ma-lattie dell’apparato respiratorio, spie-ga che per bronchite si intende«un’infezione del tratto respiratorioche coinvolge le grandi vie aeree,quindi i bronchi». Sono addiritturaquattro le forme cliniche che si pos-sono distinguere: «Una acuta, nel ca-so di un’infezione del tratto respirato-rio inferiore a carico dei bronchi. Unaforma cronica semplice, caratterizza-ta da tosse con un espettorato muco-so, che ricorra per almeno tre mesil’anno (anche non consecutivi) e peralmeno due anni successivi. Si puòavere una forma cronica muco puru-lenta, che è l’evoluzione della formacronica, e una forma cronica ostrutti-va. In quest’ultimo caso si parla dibroncopneumopatia cronica ostrutti-va. All’infiammazione dei bronchi siassocia una componente disfunzio-nale ostruttiva irreversibile».Ma, cosa c’è alla base di una bron-

chite? A scatenarla nella sua forma

Bronchite ecco le cure per batterlaSono diverse le forme cliniche e ad ognuna deve corrispondere un’adeguata terapiaQuella acuta va sospettata nei pazienti che presentano tosse per almeno cinque giorni

acuta è, nella maggior parte dei casi,un’infezione virale. Nicotra spiegache «i maggiori “indiziati” sono i vi-rus responsabili dell’influenza di tipoA e B, Parainfluenza, Coronavirus,Rhinovirus, Virus respiratorio sinci-ziale, Human metapneumovirus. Ibatteri sono meno coinvolti, tuttaviaquelli di più frequente riscontro sonoBordetella pertussis, Mycoplasmapneumoniae, e Chlamydia pneumo-niae».Ben diversa, chiarisce la specia-lista, è la genesi della bronchite croni-ca. «Il primo fattore scatenante èl’esposizione cronica al fumo di ta-bacco e agli inquinanti ambientali,associata alla suscettibilità individua-le. Il fumo di sigaretta determinaun’iperplasia (un aumento della cre-scita in numero, ndr) delle ghiandolepresenti nella sottomucosa dei bron-chi. Ne consegue l’aumento di secre-zioni che caratterizza l’evoluzione del-la bronchite cronica con associata ri-duzione del riflesso della tosse. L’ef-fetto finale è un ingombro delle vieaeree che facilita il prodursi di infe-zioni e il perpetuarsi dell’infiamma-zione. Si instaura dunque un circolovizioso che sostiene questo processopatologico». Nonostante si tratti diuna patologia frequente, non sempresi arriva celermente ad una diagnositramite una seria “raccolta anamne-stica”.«La bronchite acuta – dice Nicotra -

va sospettata nei pazienti che presen-

tino tosse per almeno cinque giorni(spesso da una a tre settimane) e chenon abbiano riscontri clinici indicati-vi di una polmonite. La bronchite cro-nica viene diagnosticata in relazioneai sintomi descritti dal paziente in as-sociazione a esami di funzionalità re-spiratoria (esame spirometrico) conriscontro di deficit ostruttivo non re-versibile alla somministrazione dibroncodilatatori».Fatta la diagnosi, è importante in-

tervenire sin da subito con la terapiaadeguata. «Per la forma muco puru-lenta è utile l’associazione di una tera-pia a base di antibiotico con un esamemicrobiologico dell’espettorato. Perla forma cronica ostruttiva la terapia èin relazione alla gravità di ostruzionefunzionale riscontrata alla spirome-tria, unita all’entità dei sintomi. Per lostadio lieve la terapia è basata sull’uti-lizzo di broncodilatatori a rapida azio-ne al bisogno, per la forma moderatasi provvederà all’associazione di piùbroncodilatatori a azione prolungata,per la forma severa vanno associaticorticosteroidi inalatori e un pro-gramma di riabilitazione respiratoria.Mentre, per la forma molto severa, laterapia è la medesima della forma se-vera con l’aggiunta di ossigeno tera-pia domiciliare a lungo termine indi-cata per i pazienti che presentano unasaturazione periferica di ossigenomi-nore al 90%».

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Dora MariaNicotraSpecializzatain malattiedell’apparatorespiratorio, èdirigente medicodel Garibaldi (Ct)

Un innovativo intervento di protesi al polso haconsentito ad un uomo di 42 anni, affetto dasindrome di down, di recuperarne la funzionalità.L’uomo da circa due anni soffriva di forti dolori alpolso, con importante limitazione funzionale pereffetto di una grave artrosi radio-carpicasecondaria ad osteonecrosi del semilunare, unpiccolo osso che si trova nel carpo. L’intervento èstato eseguito da Astrid D’Arienzo, ortopedico echirurgo della mano dell’unità operativa semplice

di ortopedia dell’ospedale Betania diretta daGiacomo Negri. L’operazione è stata eseguita inanestesia loco-regionale e il paziente è statodimesso dopo 24 ore. Questo intervento non èancora molto diffuso in Campania, in Italia ne sonostati eseguiti non più di una trentina. Il giovane e lasua famiglia sono stati aiutati attraverso ilprogetto L’Ospedale solidale che si è fatto caricodei costi dell’intervento, l’unico adatto a restituireal paziente la totale funzionalità articolare.

LanovitàProtesi al polso,intervento a Napolisu paziente down

di Raffaele Nespoli

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