^TH:;O 888 mQC??KO?OPOHGO55CMKC?DCmK; · 2020. 7. 27. · ^TH:;O 888 mQC??KO?OPOHGO55CMKC?DCmK; ......

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Luned ì , 28 Ottobre 2019 www.corrieredelmezzogiorno.it Numerochiuso sìono? Si accende il dibattito tra medici e universitari alle pagine 2 e 3 Cacace L’editoriale I test di ammissione sono necessari e imprescindibili di Marco Trabucco Aurilio O gni anno truppe sempre più numero- se di speranzosi neodiplomati si ac- calcano ai cancelli di aule magne, spesso addirittura palasport, per par- tecipare ai famigerati e temuti test di ammis- sione al corso di laurea in Medicina e Chirur- gia. Quattro ore che per molti possono signifi- care realizzare finalmente un sogno, per tanti altri magari inseguire le statistiche sull’occu- pazione, per altri semplicemente accontentare le richieste e le aspirazioni della famiglia. Do- po la prova impazza sempre il dibattito “test di ammissione sì test di ammissione no” con di- chiarazioni ed agenzie che si rincorrono. Rispetto al futuro e ai sogni di tanti ragazzi bisogna essere chiari e sgombrare il campo da posizioni equivoche almeno da parte di chi scrive: il numero chiuso per l’accesso a Medici- na in Italia nel 2019 è necessario e imprescin- dibile. Necessario per offrire uno standard mi- nimo di formazione che possa garantire ai no- stri futuri medici di essere competitivi almeno a livello europeo. Cosa che in Italia le facoltà di Medicina quotidianamente fanno con molte difficoltà spesso strutturali e con un finanzia- mento sottostimato rispetto all’ eccellenza nel- la clinica e nella ricerca dei nostri docenti. Necessario perché in Italia al di là di statisti- che e sondaggi basta girare per gli ospedali, i distretti sanitari ma anche per i centri medici di enti come l’Inps per rendersi conto che spesso interi reparti o attività con grandi re- sponsabilità vengono portate avanti con gran- de passione e dedizione da migliaia di precari ultradecennali. E questo, al di là degli annunci politici che si susseguono negli anni non è più dignitoso ed accettabile. Se pur costituzionalmente sancito non sa- rebbe intellettualmente onesto non ponderare il numero di posti prima della sistemazione di un precariato storico e rispetto quindi non so- lo al fabbisogno ma anche alla reale occupabi- lità post specializzazione. Specializzazioni universitarie, queste ultime che necessitano sì di una rimodulazione ed un ampliamento ri- spetto a branche drammaticamente carenti. In un futuro prossimo ci auguriamo un si- stema sanitario nazionale che non debba rivol- gersi a medici pensionati o medici militari in servizio per colmare carenze di specialisti che in alcune regioni sono diventate emergenze nate da decenni di pessima programmazione sanitaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inserto speciale dedicato a Salute & prevenzione è a cura di Gabriele Bojano E PREVENZIONE Salute Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.press

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  • Lunedì, 28Ottobre2019 www.corrieredelmezzogiorno.it

    Numerochiusosìono?Si accende il dibattito tra medici e universitari

    alle pagine 2 e 3 Cacace

    L’editoriale

    I test di ammissionesono necessarie imprescindibili

    di Marco Trabucco Aurilio

    O gni anno truppe sempre più numero-se di speranzosi neodiplomati si ac-calcano ai cancelli di aule magne,spesso addirittura palasport, per par-tecipare ai famigerati e temuti test di ammis-sione al corso di laurea in Medicina e Chirur-gia. Quattro ore che per molti possono signifi-care realizzare finalmente un sogno, per tantialtri magari inseguire le statistiche sull’occu-pazione, per altri semplicemente accontentarele richieste e le aspirazioni della famiglia. Do-po la prova impazza sempre il dibattito “test diammissione sì test di ammissione no” con di-chiarazioni ed agenzie che si rincorrono.Rispetto al futuro e ai sogni di tanti ragazzi

    bisogna essere chiari e sgombrare il campo daposizioni equivoche almeno da parte di chiscrive: il numero chiuso per l’accesso aMedici-na in Italia nel 2019 è necessario e imprescin-dibile. Necessario per offrire uno standardmi-nimo di formazione che possa garantire ai no-stri futuri medici di essere competitivi almenoa livello europeo. Cosa che in Italia le facoltà diMedicina quotidianamente fanno con moltedifficoltà spesso strutturali e con un finanzia-mento sottostimato rispetto all’ eccellenza nel-la clinica e nella ricerca dei nostri docenti.Necessario perché in Italia al di là di statisti-

    che e sondaggi basta girare per gli ospedali, idistretti sanitari ma anche per i centri medicidi enti come l’Inps per rendersi conto chespesso interi reparti o attività con grandi re-sponsabilità vengono portate avanti con gran-de passione e dedizione da migliaia di precariultradecennali. E questo, al di là degli annuncipolitici che si susseguono negli anni non è piùdignitoso ed accettabile.Se pur costituzionalmente sancito non sa-

    rebbe intellettualmente onesto non ponderareil numero di posti prima della sistemazione diun precariato storico e rispetto quindi non so-lo al fabbisognoma anche alla reale occupabi-lità post specializzazione. Specializzazioniuniversitarie, queste ultime che necessitano sìdi una rimodulazione ed un ampliamento ri-spetto a branche drammaticamente carenti.In un futuro prossimo ci auguriamo un si-

    stema sanitario nazionale che nondebba rivol-gersi a medici pensionati o medici militari inservizio per colmare carenze di specialisti chein alcune regioni sono diventate emergenzenate da decenni di pessima programmazionesanitaria.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    L’insertospecialededicatoa Salute& prevenzioneè a curadi GabrieleBojano

    E PREVENZIONESalute

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  • NA2 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    LasciaperplessilaprovocazionedelministroFioramonticheavevaparlatodiun’eliminazionegradualedelleproveManfredi:«L’accessoindiscriminatonongarantiscequalità»Scotti:«Aumentareipostidisponibilinonrisolvelasituazione»

    Numero chiusoMedici e atenei d’accordo:no all’abolizione dei test

    R agazzi che studianoforsennatamente eche a volte rinuncianoanche prima di met-tersi alla prova. Tutto mentreogni anno impazza sul web, enon solo, l’ormai eterna que-stione: Numero chiuso sì? Nu-mero chiuso no? L’inizio del-l’anno accademico 2019-2020non è stato diverso da quelliprecedenti e gli aspiranti ca-mici bianchi hanno tentato iltutto per tutto per essere am-messi a Medicina e Odontoia-tria. Il neo ministro dell’Istru-zione Università e Ricerca, Lo-renzo Fioramonti deve averfatto battere i loro cuori quan-do in un’intervista al Corrieredella Sera, una decina di gior-ni dopo la sua nomina, hadetto che in futuro si sarebbepotuti andare verso “un’aboli-zione graduale” del test diMedicina. Ovviamente previgiusti fondi per le Università.«Avere un accesso libero al-

    l’università è sicuramente unvalore aggiunto - commentaGaetano Manfredi, rettoredell’Università degli Studi diNapoli Federico II e presiden-te della Crui, Conferenza deirettori delle università italia-ne - quindi il numero chiuso èuno strumento che è utilizza-to per situazioni che osereidefinire particolari. Come adesempio Medicina. Mi spiegomeglio. In Italia c’è un nume-ro di aspiranti medici altissi-mo, uno dei più alti d’Europa,con una media che sfiora le80mila persone. Ecco, un ac-cesso indiscriminato al corsodi laurea non consentirebbedi garantire una qualità for-mativa sempre dovuta ai no-stri ragazzi, e in questo casodovuta ai loro futuri pazientivista la delicatezza della pro-fessione che vanno a svolge-re». Fondamentale per fareun po’ di chiarezza partire dainumeri. Secondo i dati delMiur quest’anno i candidatiiscrittisi ai test di Medicina eOdontoiatr ia sono stat i68694, 7780 quelli iscrittisi aVeterinaria. Meno i ragazziche poi hanno sostenuto iltest ossia 60776 per Medicinae Odontoiatria e 6190 quelliper Veterinaria. Tantissimi sesi considerano i posti dispo-nibili. Sono infatti 11568 i po-sti per Medicina e Chirurgiain Italia, 1133 quelli per Odon-toiatria e 759 quelli per Medi-

    sempre inoltre che la laureain Medicina ha un riconosci-mento europeo. Ciò significache ci sono chiari standard daseguire e noi abbiamo l’obbli-go di garantire una formazio-ne di estrema qualità. Qualitàche è sempre e comunque al

    centro della mission dell’uni-versità italiana. Ma è naturaleche formare un tot di ragazzisia ben diverso che formarnecontemporaneamente decinedi migliaia». Numeri che co-munque andranno a crescerenel tempo. «Abbiamo propo-

    di Paola Cacace

    Il focus

    sto - continua il presidentedella Crui - un progressivo al-largamento del numero chiu-so e già quest’anno il numerodi posti è passato a 12mila eauspichiamo che progressiva-mente si arrivi a 15mila neiprossimi anni, circa il 50% inpiù rispetto ai posti dell’annoscorso. Un numero compati-bile con le nostre strutturecon piccoli investimenti pro-grammati. Questo anche in ri-sposta alla mancanza di me-dici che noi stiamo vivendo eche preoccupa non poco checiò dipendamolto di più dallescuole di specializzazione chedall’accesso alla formazionemedica. Infatti, il vero imbutosi trova lì: nelle scuole di spe-cializzazione. Ecco, bisogne-rebbe aumentare il numero diposti in quest’ambito di qual-che migliaio, così come leborse di studio a disposizionedei ragazzi. E in effetti è pro-prio questa la questione. Piùche i camici bianchi “generi-ci” mancano quelli “speciali-stici”. Secondo un recentestudio Anaao Assomed da quial 2025mancheranno in Italiacirca 16700 medici specialisti

    cina Veterinaria.«Considerate - continua

    Manfredi - che il numerochiuso è proporzionato ri-spetto alla capacità degli ate-nei, la disponibilità di labora-tori e servizi annessi e il nu-mero di docenti. Va ricordato

    ObiettivoBisognaportarequantoprimail numerodei postidisponibilia 15 mila

    GaetanoManfrediRettoredell’UniversitàFederico IIdi Napolie presidenteConferenzadei rettoridelle universitàitaliane

    L’Ego - Hub

    I NUMERIDEL NUMERO

    CHIUSO

    i candidati che si sono iscrittiai test per l’ammissione ai corsi di laureain Medicina e Odontoiatria, e Veterinariaper l’anno accademico 2019/2020

    76.474

    68.694Gli aspiranti iscritti

    a Medicinae Odontoiatria

    nel 2019

    67.005Gli iscritti

    a Medicinae Odontoiatria

    nel 2018

    7.780

    8.136

    Gli aspiranti iscrittia Veterinaria nel 2019

    Gli iscrittiVeterinaria nel 2018

    Fonte: Miur e Anaao

    I RAGAZZI CHE HANNO FATTO I TEST

    I RAGAZZ

    I CHE SI SONO ISCRITTIAITEST

    6.290

    60.776i ragazzi che hanno sostenuto

    la prova di Medicinae Odontoiatria nel 2019

    i candidati che hannosostenuto a prova

    di Veterinaria nel 2019

    I POSTI DISPONIBILI

    LE CARENZE DI MEDICI SPECIALISTI DA QUIAL 2025 SECONDO LA ANAAO

    Medicina e Chirurgia

    Odontoiatria

    Medicina Veterinaria

    11.568

    1.133

    759

    2.251in Sicilia

    1.686in Puglia

    1.410in Calabria

    1.090in Campania

    16.700 In Italia

    SilvestroScottiSegretarioNazionaleFederazioneitaliana medicidi famigliae presidentedell’Ordinedei medicidi Napoli

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA3

    «L a critica sul nu-mero chiuso na-sce dal desideriodi molti di acce-dere al corso di laurea in me-dicina. Se venissero ammessitutti però si creerebbe un im-buto lavorativo oltre che for-mativo». A parlare è il senato-re Pierpaolo Sileri, che dalloscorso 16 settembre è vicemi-nistro della Salute dell’attualeGoverno Conte. Classe 1972,laureato inmedicina e specia-lista in chirurgia dell’apparatodigerente.Allora, qual è il problema?«Il problema a mio avviso è

    il modello per la selezione de-gli iscritti, che andrebbe rivi-sto. Altro discorso è la man-canza di specialisti, che certa-mente non dipende dal nu-mero chiuso , poiché ladisponibilità di laureati inmedicina nonmanca, ma dal-l’impennata di pensionamen-ti e dal numero insufficientedi borse di specializzazione,

    versitario, non ravviso proble-mi di sicurezza per i pazientiperché gli specializzandi inquestione hanno alle spalledieci anni di formazione me-dica e specialistica. La qualitàdell’assistenza in ospedale ègarantita da una gestione delpaziente affidata sempre piùspesso a un team multidisci-plinare. Il medico in forma-zione non opera da soloma insinergia con colleghi che han-no più anni di servizio».In conclusione è possibili-

    sta su un futuro allarga-mento del numero chiuso ?«L’allargamento della pla-

    tea degli ammessi è già statafatta a partire da quest’anno.Rimuovere il numero chiusooggi non è pensabile perché,come ho già spiegato prima,si creerebbe un esubero dilaureati e di specialisti. Sen-z’altro in futuro si dovrà rive-dere il numero degli accessi alcorso di laurea e il numero diborse di specializzazione inbase ai reali bisogni della po-polazione. Per non commet-tere lo stesso errore di pro-grammazione del passato».

    P. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    e di questi circa il 2251 in Sici-lia, 1686 in Puglia, 1410 in Ca-labria, e 1090 in Campa-nia.Guardando al tipo di ca-renze principali, ad esempio,in Sicilia queste riguarderan-no i medici dell’emergenza eurgenza (meno 356 speciali-sti) , quelli di igiene e medici-na preventiva (meno 196), dianestesia e rianimazione(meno 153) sopra ogni altracosa. In Puglia gli specialistiche scarseggeranno sonoquelli di medicina e urgenza(–498). Potrebbero mancareben 245 specialisti di medici-na d’urgenza in Calabria chepotrebbe ritrovarsi anche con150 pediatri inmeno, pochi seconfrontati con i 216 che po-trebbero mancare in Puglia.Guardando al futuro della

    Campania, secondo i dati, lemancanze maggiori potrannoessere sempre nell’emergen-za urgenza con 800 medici inmeno, in pediatria con 278 inmeno, in chirurgia generalecon 129 medici in meno, me-dicina interna con un am-manco di 119 specialisti e or-topedia, cardiologia e aneste-sia con una carenza rispetti-

    «Ilproblema?Lacarenzadispecialisti»Il viceministro: «Per soddisfare il fabbisogno servirebbero altre 2000 borse»

    vamen te d i 98 , 69 e 43dottori».Allargare ulteriormente il

    numero chiuso nonmigliore-rebbe la situazione - com-menta Silvestro Scotti, segre-tario Nazionale della Fimg,Federazione italiana medicidi famiglia, e presidente del-l’Ordine deimedici di Napoli -Il problema, infatti, non ri-guarda i laureati in medicinama invece il dare la giustapossibilità ai giovani colleghidi ottenere i titoli che gli per-mettano di essere inseriti nelServizio sanitario pubblico,magari entrando in modostrutturato, e a tempo inde-terminato nel mondo del la-voro. Tra l’altro specifico Ser-vizio pubblico perché il sog-getto privato non è tenuto amantenere parametri e nor-me europee. In linea teorica,in una clinica privata può es-ser assunto anche uno specia-lizzando o un medico bravo ecapace dal punto di vista pra-tico ma che non abbia lo stes-so titolo. E questa è una que-stione da non sottovalutareperché nel tempo il serviziosanitario potrebbe cedere

    ampie aree di competenza alprivato facendo accreditarequelli che oggi sono servizipubblici a chi, grazie all’elasti-cità della legge nei suoi con-fronti, può superare la caren-za di medici specializzati».In poche parole i medici

    senza specializzazione po-trebbero lavorare lì mentre ilServizio Sanitario Nazionalerischierebbe di rimanere in-golfato nell’attesa di mediciche non ci sono ancora. «Tral’altro considerate – continuaScotti - che questo per i medi-ci stessi potrebbe comportareuna sorta di diminuzionecontrattuale perché una cosaè pagare un medico specializ-zato e un’altra chi ha solo lalaurea in medicina. Inoltre ri-cordo bene i tempi in cui c’erail numero aperto al corso dilaurea in Medicina. C’eranodue tipi di situazioni in atto:studenti che si laureavanosenza vedere mai un pazientee persone in cura pungolatedi continuo da decine di deci-ne di ragazzi che dovevanoimparare, senza alcun tipo diequilibrio».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    frutto della cattiva program-mazione passata».Pare che sia la carenza di

    specialisti il vero problema.Che si sta facendo a riguar-do e cosa si potrebbe fare?«Il precedente governo per

    colmare le gravi carenze in-nanzitutto ha stanziato 1800borse di formazione in più,portando a 8mila le borse to-tali assegnate, che insieme aquelle finanziate dalle Regio-ni e altri enti sono salite aquasi 9mila. Anche se persoddisfare il fabbisogno neservirebbero almeno altreduemila per ciascuno deiprossimi tre anni. Altre duemisure per tamponare la sof-ferenza di organico sono con-tenute nel decreto Calabria.La prima riguarda lo sbloccodelle assunzioni a tempo in-determinato per consentirealle regioni di migliorare i lo-ro servizi sanitari. La secondaintroduce la possibilità pertutti gli ospedali di assumere

    ambulatoriali convenzionatiche oggi prestano servizio inmedia per 23 ore alla settima-na».Ha fatto abbastanza di-

    scutere la proposta di man-dare gli specializzandi incorsia. Che ne pensa?«Per esperienza personale,

    come medico e docente uni-

    Saltoad ostacoliIl numerochiusointerpretatoda DanielaPergreffi

    a termine gli specializzandi alquarto e quinto anno. Tra l’al-tro le loro borse di formazio-ne potrebbero essere recupe-rate per aumentare i posti nel-le scuole di specializzazione.Infine, per ridurre le liste diattesa le regioni potrebberoimpiegare fino a 38 ore setti-manali i medici specialisti

    In corsiaAlcunispecializzandifanno praticain ospedale

    PierpaoloSileriViceministrodella Salute,laureatoin medicinae specialistain chirurgiadell’apparatodigerente

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  • NA4 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    Ladisabilità

    «R appresentarel’Italia vestendola maglia azzur-r a è s emp reemozionante ma forse la cosapiù bella che mi ha dato que-sto sport è la possibilità dipartecipare a partite di calciointegrato. Cosa sono? Quandosi gioca assieme a ragazzi nor-modotati. Magari nella classi-ca partitella tra colleghi. Vi ga-rantisco che non c’è niente dimeglio che notare come dopoi primi minuti di tentenna-mento e perplessità da parteloro realizzano che siamo tut-ti ragazzi che giocano a pallo-ne senza distinzioni». A par-lare è Roberto Sodero, puglie-se, di Tricase, classe 1981 egiocatore della Nazionale Ita-liana Calcio Amputati che hapartecipato anche agli ultimimondiali 2018 in Messico.«Quelli del 2014 - dice - me lisono persi nonostante fossistato convocato, ma non pos-so certo lamentarmi. Infatti inquei giorni io e mia moglieVeronica ci siamo sposati».Ci racconta la sua storia?«Sono nato con una mal-

    formazione genetica moltorara, la sindrome di KlippelTrenaunay Weber. Sin da su-bito si è notato un problemaalla gamba destra. Già 15 gior-ni dopo la nascita i miei geni-tori mi portarono all’ospedalepediatrico Gaslini di Genova.Da lì ho avuto una serie di in-terventi in varie struttured’Italia. Lo scopo era contene-re i gravi problemi vascolaricausati dallamalattia che cau-sa, per sintetizzare, un accre-scimento abnorme dell’arto».A un certo punto però la

    situazione si aggravò.«Tra aderenze, trombofle-

    biti e la malattia ero costrettoa stare praticamente sempre acasa. La gamba destra era più

    lunga dell’altra di 20 centime-tri e piegata a oltre 70°gradicosì il dottore che mi tenevain cura all’epoca dopo avertentato di salvare il salvabilemi ha consigliato l’amputa-zione. Avevo 22 anni e, nono-stante la difficoltà dell’inter-vento durato circa 5 ore è an-dato tutto bene. Dopo l’ampu-t a z i one ho re cupe r a tol’autonomia che mi mancavada anni. Ho terminato gli stu-di e ho iniziato a lavorare. Hopotuto riappropriarmi dellamia vita».E dello sport.

    «Sono sempre stato appas-sionato di sport e da piccolocercavo di praticarlo, poi dai14 anni in poi era già tanto riu-scire a camminare e quindiriuscivo giusto a concedermiun po’ di piscina. Dopo l’am-putazione temevo che nonavrei più potuto praticarlo poiho scoperto lo sport paralim-pico. Ho iniziato con il basketin carrozzinama non è andatoun granché».Comemai?Non mi piace il basket. Ho

    sempre avuto la passione peril tennis, che pratico tuttora, e

    il calcio. Un giorno ho visto unservizio in tv su un gruppo diragazzi che stava mettendo suuna squadra di calcio ampu-tati e mi si è aperto un mon-do. Non pensavo si potessegiocare e correre sulle stam-pelle e spinto da Veronica misono deciso a contattarli eunirmi a loro in quel sognoche poi è diventata la Nazio-nale di calcio amputati. A 31anni e senza una gamba hoiniziato per la prima volta agiocare seriamente».Un’avventura che conti-

    nua.«Certo. Anzi ora gioco an-

    che in una squadra qui a Lec-ce, quest’anno siamo riusciti a

    creare le prime 4 squadre diclub e una proprio qui. Vorreiche questo sport fosse il piùcapillare possibile così dapermettere a quanti più ra-gazzi di praticarlo nella lorocittà o almeno nella loro re-gione consapevoli che nontutti dobbiamo esser campio-ni ma almeno avere la possi-bilità di giocare».Aproposito, cos’è laMedi-

    cal Device Challenge?«Due giorni di sport che

    abbiamo passato con chi lavo-ra nelle imprese di dispositivimedici. Giocando. Un’espe-rienza meravigliosa perchégiocando con loro abbiamopotuto mostrargli i frutti delloro lavoro. Noi possiamo gio-care anche grazie a loro. Ed èstraordinario».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    «Gioco a calcio senza una gamba,che emozione la maglia azzurra»LastoriadiRobertoSodero,classe1981,assodellaNazionaleitalianaamputati«Persi l’artodestroa22anniperunagravemalattia,oggiaiutoquellicomeme»

    Medical Device Challenge sport e solidarietàUna due giorni in Toscana con la partecipazione di alcuni atleti paralimpici

    C orsa alla cieca, staffettain carrozzina, lancio delpeso con il braccio nondominante e calci di rigorecon le stampelle. Gli sportivisono quelli che hanno parte-cipato alle due giornate spe-ciali tenutesi ad ottobre dellaMedical Device Challenge,che ha visto amministratoridelegati, top manager e im-piegati delle imprese di di-spositivi medici insieme agliatleti della Fispes, Federazio-ne Italiana Sport Paralimpici eSperimentali nell’oasi natura-listica Dynamo di Limestre inToscana.La due giorni disport e solidarietà voluta daConfindustria Dispositivi Me-dici per sostenere Dynamo

    Camp, ha visto quest’anno lapartecipazione di alcuni atletiparalimpici, tra cui anche ilcentrocampista della Nazio-nale Calcio Amputati, il pu-gliese Roberto Sodero, e haofferto l’occasione a chi pro-duce dispositivi medici diconfrontarsi con il mondodella disabilità e dello sport inmodo diretto, ossia sfidando ipropri limiti calandosi neipanni degli sportivi disabiliche con la loro determinazio-ne e l’ausilio della tecnologialavorano sulle abilità residue.«Grazie all’investimento

    delle aziende nell’innovazio-ne oggi abbiamo ausili e pro-tesi che consentono a unaplatea sempre più vasta di

    persone con disabilità di af-facciarsi alla pratica sportiva -dice Massimiliano Boggetti,presidente di ConfindustriaDispositivi medici - La tecno-logia unita alla volontà hannotrasformato per molti la disa-

    Eccezionale intervento a FirenzeBimbo nato senza orecchie, ora ne avrà uno in 3DRicostruito in 3D l’orecchio al bambino che ne è nato senza.Lapo (nome di fantasia) paziente 13enne del Meyer, toscano,era affetto da microtia, una malformazione congenita rara(colpisce 5 bambini su 10.000 nati), nel suo caso bilaterale,che porta a un’assenza di sviluppo dell’orecchio esterno. Ilchirurgo plastico che lo ha operato ha potuto ricostruirel’Borecchio a partire da una piccola porzione di cartilagini

    costali prelevate dal bambino dando loro la formadell’orecchio grazie a modelli stampati in 3D. Nei prossimimesi è previsto che possa essere ricostruito anche l’altroorecchio. Quello eseguito al Meyer è il primo intervento inItalia che si avvale di questa tecnologia ed ha visto lacollaborazione del team di chirurghi guidati in sala da FlavioFacchini con Alessandra Martin e Antonino Morabito.

    ❞Sulle stampelleVorrei che questo sportfosse il più capillarepossibile, per farlopraticare a tanti giovani

    In campoRoberto Soderodella NazionaleAmputatiduranteun’azionedi gioco

    ❞La prima voltaIniziai con il basketin carrozzinamanonmipiaceva; vidi un servizioin tv emi appassionai

    bilità in abilità. E questo nonsolo per i campioni paralim-pici, ma anche per i 270miladisabili che praticano sport inItalia. Un numero in costantecrescita ma che rappresentaancora solo il 10% delle perso-ne con gravi disabilità».«Penso che in questomodo

    - aggiunge Sandrino Porru,presidente Fispes - non ci siacosa migliore del mettersi inrelazione e in gioco insieme, elo considero come un donogratuito per il bene comune.Sapersi donare porta ad ungrande arricchimento perso-nale, elemento indispensabi-le per una società che lamen-ta un crescente depaupera-mento di valori nei più vari

    settori sociali. Da qui si do-vrebbe partire con la consa-pevolezza che possiamo por-tare in tutto il paese la bellaesperienza di terapia ricreati-va». «Per questo - concludeBoggetti - abbiamo voluto rin-novare il sostegno al Camp diTerapia Ricreativa di Dynamo,unico in Italia che offre pro-grammi gratuiti a bambini eragazzi con patologie gravi ecroniche». «L’approccio diDynamo - aggiunge SerenaPorcari, presidente di Dyna-mo Academy e DynamoCamp - lavora in modo cru-ciale su elementi che caratte-rizzano ogni gruppo: inclu-sione, diversity, collaborazio-ne, coraggio, capacità deci-sionale». Elementi che, indue giorni di gioco e riflessio-ne, si sono ritrovati in camponella condivisione di un’espe-rienza unica.

    P. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    RobertoSoderoPugliese,di Tricase,classe 1981e giocatoredellaNazionaleItalianaCalcioAmputati

    MassimilianoBoggettiPresidenteConfindustriaDispositiviMedici

    SandrinoPorru,PresidenteFederazioneSport Paralimpicie Sperimentali

    di Paola Cacace

    SerenaPorcaripresidenteDynamoAcademy eDynamoCamp

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA5

    La formazione

    U na missione che è parti-ta dall’Italia per la Cinape r fo rn i re a o l t re400mila medici asiatici unaformazione smart tramite laMediclassroom, piattaformainterattiva per la formazione adistanza che permette di col-legarsi in qualunquemomen-to, e da qualsiasi parte delmondo, e in qualunque lin-gua, così da sfruttare almassi-mo le potenzialità di un for-mat video che vede lezioni re-gistrate in studio grazie allariconosciuta competenza deimedici italiani.È una storia di successo

    quella di Intermeeting, azien-da italiana con sedi a Bari ePadova che da 20 anni operanell’ambito della progettazio-ne ed erogazione di servizi

    per la formazione e l’aggior-namento scientifico dei pro-fessionisti della sanità, che hapresentato durante il piùgrande e importante congres-so di cardiologia dell’areaasiatica, tenutosi a Beijing dal10 al 13 ottobre, la piattaformaMediclassroom che presentaquesto format forte di un co-mitato scientifico che li haaiutati a realizzare progetti diformazione anche in SudAmerica, in Asia e negli Emi-rati Arabi, arrivando a forma-re oltre 65 mila medici.«La riconosciuta compe-

    tenza della classe medica ita-liana e la piattaforma Medi-classroom, appositamentecreata per la formazione a di-stanza – spiegaGabriele Crop-po, Country Sales Manager di

    Lezioni di sanità on lineSu Mediclassroom400 mila dottori cinesiIl successo della piattaforma interattivaCompetenze e conoscenze a distanza

    Università del Molise, la sfida per il futuroIl corso di laurea in Ingegneria MedicaIl rettore: «Oggi le applicazioni informatiche sono utilissime per la cura dei problemi di salute»

    «I l futuro della medi-cina passa dallenuove tecnologie.Serve dunque unadidattica che risponda a que-sta crescente esigenza. Unadidattica multidisciplinaregrazie a materie che vadanodall’informatica alla biomec-canica dei tessuti fino allamedicina più canonica, se co-sì vogliamo definirla. Ancheper questo all’Università delMolise da un paio di anni aquesta parte abbiamo dato ilvia a un nuovo corso di laurea,quello in Ingegneria Medi-ca». A parlare è Luca Brunese,rettore dell’Università degliStudi del Molise, professoreordinario di Diagnostica perimmagini e radioterapia dellastessa università e, a volte, ca-via per gli studenti di Medici-na. Cavia volontaria, ovvia-mente. «Sono giovani mabravissimi e molto promet-tenti. Confesso che quandoavevo la loro età non ero certocosì bravo. Detto ciò, meglioche si esercitino a fare unelettrocardiogramma, eco-cardiogramma e affini a mepiuttosto che di dover affron-tare magari un paziente realecon dei problemi. Eppureogni volta resto piacevolmen-te sorpreso dalla loro compe-tenze».L’Università degli Studi del

    Molise è nata nel 1982 e contaattualmente sei dipartimentie più di ottomila studenti. Tra

    i corsi di laurea ce ne sono al-cuni di storici come quelli diEconomia, Giurisprudenza eAgraria e altri più “recenti”come quello di Medicina natonel 2006. «Un corso - conti-nua Brunese - a dir poco stra-tegico. Infatti considerate cheil nostro è l’unico ateneo dellaregione e quindi avere un no-stro corso di studi in Medici-na risponde a una doppia esi-genza: quella dei ragazzi diformarsi e quella dei pazientidi avere medici all’altezza chepossano fornire loro un’assi-stenza adeguata. Tra l’altronon va sottovalutata una dellenostre caratteristiche princi-pali. La facoltà dimedicina è anumero chiuso ovviamente e

    pratica che certo non è menoimportante di quella teorica».Strettamente connesso a

    medicina c’è il corso di laureain IngegneriaMedica per l’ap-punto. Un corso che guarda alfuturo della medicina e delladiagnostica. «Un corso di lau-rea di moda se così vogliamodire, che abbiamo voluto in-serire direttamente nel Dipar-timento di Medicina quandoio ero ancora direttore del Di-partimento di Medicina. Que-sto perché lo sviluppo di tantisettori della medicina puntasempre di più sulle nuove tec-nologie». Cosa non ignota alprofessor Brunese, in quantoradiologo. «In effetti, sono dasempre affascinato dall’inno-

    vazione in campo medico.Dall’uso degli strumenti emacchinari di aria scientificaextra-medica. Mezzi semprepiù utili in tanti altri settori.Ecco c’è oggi un legame stra-tegico che unisce l’ingegneriae la medicina. Importante peril Molise ma non solo. Parti-colarmente strategico ancheper le possibilità di inseri-mento professionale dei no-stri ragazzi oltre che per lepossibilità di una cura mi-gliore per i loro pazienti futu-ri».Il tutto dunque con un ap-

    proccio quasi olistico delledue materie: l’ingegneria e lamedicina. «Ricordo quandouna decina di anni fa – con-clude il rettore - si iniziava aparlare del progetto Watsondell’Ibm. Si prevedeva che icomputer in pochi anniavrebbero diagnosticato au-tomaticamente lo stato di tut-ti. Un futuro un po’ utopisticoma è vero che oggi le applica-zioni informatiche, i big datasono utilissimi al rilevamen-to, e anche alla cura, dei piùsvariati problemi di salute.Inoltre c’è anche da dire che lavicinanza nel nostro ateneotra Ingegneria e Informaticadà il via a metodi meno tradi-zionali di fare ricerca e di ap-plicare la medicina. In parolepiù semplici? Integrando lenuove tecnologie con le capa-cità di un buon medico a tro-varne beneficio saranno i fu-turi pazienti dei nostri ragaz-zi».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    modalità formative sono statiraggiunti oltre 200 mila di-scenti, sia in Italia che all’este-ro. Uno dei progetti più im-portanti dell’ultimo periodo èsenza dubbio Cardioagorà,che coinvolge alcuni tra iprincipali medici cardiologidelle regioni del Sud, sia inqualità di moderatori sia co-me relatori, e che ha già for-mato oltre 1250 medici».Formazione che però non è

    solo a distanza. «La formazio-ne residenziale resta infattiun aspetto fondamentale nel-la formazione dei medici: so-no più di 3000 quelli formatiin tutta Italia e 2mila nelle re-gioni del Mezzogiorno nel so-lo 2019. Grazie al nostro comi-tato scientifico infatti siamoin grado di operare in ogniambito della medicina, af-frontando le tematiche più di-sparate grazie al coinvolgi-mento di professionisti esper-ti in ogni disciplina prove-nienti dalle più prestigioseuniversità Italiane». Ed è que-sta la differenza di questoprogetto. Il coinvolgimentodei medici italiani che inqualche modo riescono gra-zie alle nuove tecnologie a dif-fondere le proprie conoscen-ze alle nuove leve. Anche aquelle che sono a migliaia dichilometri di distanza.

    M. A.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    zione medica. La sfida deiprossimi anni è arrivare allaformazione di oltre 400 milamedici cinesi attraverso il raf-forzamento della partnershipcon Lee’s Pharm, compagnialeader del settore il cui quar-tiere generale si trova adHong Kong».Numeri importanti che

    partono anche dal Sud Italia.«La nostra sede di Bari in par-ticolare - continua Croppo - sioccupa sia di formazione resi-denziale che di formazione adistanza: attraverso queste

    Intermeeting - sono alla basedel successo di Intermeetingnel mondo. Quando unmedi-co cinese si rivolge a piattafor-me online come quella di In-termeeting lo fa perché sem-pre alla ricerca di formazioneaggiornata e di qualità. Inquesto contesto siamo riuscitia esportare competenze e co-noscenze, con un format in-novativo che ha saputo im-porsi nel mercato asiatico,tanto che oggi siamo in Cinal’unico operatore italiano cheopera nel settore della forma-

    Un ospedale senza epatite C è possibile. Ci crede l’AziendaOspedaliera di Caserta che con “HCV-free CasertaHospital” punta in un anno alla completa eradicazione delvirus responsabile dell’infezione dalla propria strutturanosocomiale. Il progetto vedrà la sinergia di infettivologi,direzione ospedaliera, reparti e Unità Operativa Salute eSicurezza dell’ospedale e verrà realizzato grazie al premioottenuto al Fellowship Program, bando di concorsopromosso in Italia dall’azienda biofarmaceutica GileadSciences per selezionare e premiare i migliori progetti in

    ambito infettivologico e oncoematologico proposti da Entidi ricerca e cura del Paese. Il progetto nasce da unaproblematica che interessa tutte le strutture ospedaliere,quella del mancato trattamento dell’infezione una voltadiagnosticata. Nonostante infatti l’attuale disponibilità diterapie ad elevata efficacia, pressoché prive di effetticollaterali e a carico del Sistema Sanitario Nazionale, visono categorie di persone che, pur positive alla presenzadel virus, non riescono a ricevere ancora l’adeguatotrattamento .

    CasertaSfida in ospedale:debellare l’epatite Cin soli 24 mesi

    La novitàAl viametodimenocomuniper farediagnosie ricerca

    Sul webFormazionesmartper i mediciasiatici

    conta 80 studenti l’anno. Indefinitiva direi che è un nu-mero ottimale perché garan-tisce loro il massimo delle in-terazioni possibili con i do-centi. Pensate banalmente aquante domande ognuno diloro può fare durante una le-zione rispetto a un percorsodi formazione con centinaiadi studenti. Cosa utile speciequando lo studente ha unadifficoltà con una materia, unesame. E positivo anche per lospazio e le opportunità di cre-scita accademica e professio-nale che gli studenti possonoavere all’interno delle struttu-re sanitarie dell’unica Azien-da Sanitaria del Molise du-rante i loro tirocini. La parte

    LucaBruneseRettoredell’Universitàdegli Studidel Molise,professoreordinariodi Diagnosticaper immaginie radioterapiadello stessoateneie, a volte,«cavia»per glistudentidi Medicina

    GabrieleCroppoCountrySalesManagerdi Intermeeting

    di Marina Alberti

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  • NA6 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    Laprevenzione

    Blasi: «Al Sud solo il 60% delle donne riceve l’avviso per sottoporsi alla mammografia»Il ruolo delle reti oncologiche in cui gruppi di specialisti pianificano i percorsi per il paziente

    Diagnosiprecoce,piùconsapevolialNord

    «S e in Italia nel 2019si sono registratecirca 2000 diagnosidi tumore in me-no, rispetto al 2018, è anche me-rito della prevenzione». A dirlo èLivio Blasi, direttore dell’oncolo-gia medica dell’Arnas civico diPalermo e presidente del colle-gio dei primari ospedalieri dioncologia. Ma secondo il profes-sore, per identificare in tempoun tumore o prevenirlo ci vuoleun sistema articolato fatto dieducazione della popolazione,screening e collaborazione traspecialisti.Professor Blasi, cosa signifi-

    ca fare prevenzione oncologicaoggi?«La prevenzione ha diverse fa-

    si, c’è quella primaria, volta adeliminare i fattori di rischio chepossono determinare alcuneneoplasie, ad esempio il fumo.L’altra è la prevenzione seconda-ria, cioè la diagnosi precoce, at-traverso gli screening. Nell’onco-logia c’è anche la prevenzioneterziaria, che è rivolta ai pazientiche hanno già avuto un cancro eserve a evitare le ricadute. Inquesti casi, si affrontano, tra glialtri, temi come quello dell’atti-vità fisica e dell’alimentazione.Sono gli stessi fattori che si valu-tano quando si parla di preven-

    dai 50 ai 69 anni, ma in alcuneregioni si sta ampliando la plateaincludendo donne tra i 45 e i 74anni. Per il colon retto si iniziadai 50 anni. Per la cervice uteri-na, invece, si devono tenere sottocontrollo anche le giovani don-ne».Quali sono le principali diffi-

    coltà che si riscontrano neiprogrammi di screening?«C’è una differenza territoriale

    che riguarda il numero di perso-ne che viene raggiunto dalla let-tera dell’Asl, quella in cui si spie-ga che analisi fare e le modalità,

    ma anche l’aderenza, cioè quan-ta gente effettivamente si sotto-pone alla visita. Prendiamo co-me esempio il tumore dellamammella. Al Nord 98 donne su100 ricevono l’avviso per sotto-porsi ad una mammografia, alSud solo 60 su 100. Poi c’è il pro-blema dell’aderenza, sempreparlando del cancro al seno,l’adesione è del 68% al Nord,mentre al Sud è di circa 24 puntipercentuale in meno. Questascarsa aderenza ha fatto notareche se la mortalità al Nord pertumore della mammella è dimi-nuita, del Mezzogiorno non sipuò dire la stessa cosa. In partequesto può dipendere anche dalfatto che le donne meridionalinon accedono ad una diagnosiprecoce. Identificare presto lamalattia, infatti, vuol dire averepiù possibilità di guarire».Dunque, la prevenzione è an-

    che una questione culturale.Come si può migliorare il datosull’aderenza?«Sicuramente la bassa ade-

    renza dipende anche dalla man-canza di un’educazione alla salu-te. Per questo motivo, tutte lecampagne dovrebbero partiredal sensibilizzare le persone adeffettuare i test di screeningquando arriva l’avviso. Da questopunto di vista, in Sicilia ci sonostati degli accordi con imedici dimedicina generale, per esortarea recarsi alle visite. Ci sono poi

    altri tipi di cancro per cui nonesiste uno screening, in cui ilruolo dell’educazione diventaimportantissimo. Ad esempio,per il melanoma bisognerebbeinsistere nello spiegare quantosia importante per chi ha dei neifare dei controlli periodici daldermatologo, ma anche educarei giovani a prendere il sole re-sponsabilmente. Il ruolo deglistili di vita non va sottovalutato,perché sono tra le cause di alcu-ni tumori. Prevenire poi fa benealla sanità nazionale come siste-ma, perché riduce i costi».Quali sono gli altri fattori

    che incidono sulla buona riu-scita delle campagne di pre-venzione?«É importante che ci siano reti

    oncologiche, cioè gruppi di spe-cialisti di diverse discipline cheredigono percorsi diagnostici epsicoterapeutici per le singoleneoplasie, in cui far rientrare an-che la prevenzione. Questo pia-no deve coinvolgere tutte lestrutture sanitarie della zona.Collaborazioni del genere pos-sono fare la differenza in tutte lefasi della malattia, dall’identifi-cazione alla cura. Tuttavia, in Ita-lia la distribuzione è a macchiadi leopardo, al Sud sono in Cam-pania, Puglia e stanno nascendoin Sicilia, mentre sono molto at-tive in Veneto, Piemonte e Tosca-na».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    La prevenzione è vita. Dietro questoslogan c’è un senologo, il professoreLuigi Cremone, (foto) e il dottor CiroSaccone sempre a disposizione delledonne. Per questo motivo, vistal’enorme richiesta, alla clinica Villa delSole di Salerno, direttore sanitario GianniRicco, è stata aggiunta un’altra data pergli screening gratuiti del mese dellaprevenzione in rosa. Oltre a mercoledì

    30 ottobre, dalle ore 17 alle 20, saràpossibile sottoporsi a visita anchemercoledì 6 novembre, sempre allastessa ora. «Abbiamo fatto tutto ilpossibile e anche l’impossibile peraccontentare tutte le richieste -sottolinea Cremone - Perché ci tengo,perché un piccolo gesto può fare ladifferenza, perché una visita donatapotrebbe essere una donna salvata».

    SalernoVilla del Sole,controlli al senoper due mercoledì

    KatherineEspositoProfessoreordinarioendocrinologiae malattie delmetabolismoall’ UniversitàdellaCampaniaLuigiVanvitelli

    PreVenENDO, la salute inizia nel piattoIl talk show itinerante di Esposito e Giugliano fa tappa al Gran Caffè GambrinusSulla dieta mediterranea confronto tra chi chiede un’informazione e chi può darla

    C i sono domande che ri-guardano il rapporto trala vita di tutti i giorni e lemalattie, che spesso perpaura o soggezione vengono tra-scurate. Ad esempio, ogni quan-to si dovrebbero fare le analisi?Quali valori tenere sotto control-lo? Cosa è meglio mangiare pernon aggravare una patologia?Per sciogliere questi dubbi e for-nire alla popolazione delle indi-cazioni pratiche, KatherineEsposito e Dario Giugliano, en-trambi professori ordinari di en-docrinologia e malattie del me-tabolismo all’università Vanvi-telli hanno dato vita a PreVe-nENDO. L’iniziativa si articola inuna serie di talk show itineranti,tematici, in cui approfondireogni volta una diversa sindromedi natura endocrina o metaboli-ca, come il diabete, l’obesità, latiroide, ma anche le malattie an-drologiche. Iniziata a Napoli nelgiugno di quest’anno, oggi Pre-VenENDO farà tappa al Gran Caf-fè Gambrinus, alle 18, per parla-re di salute della tiroide.«PreVenENDO vuole informa-

    re e insegnare alle persone comesi può vivere bene in salute, noncercare patologie, ma spiegarealla popolazione cosa può fare inconcreto per prevenirle, peridentificarle presto e curarsi»,spiega Katherine Esposito. Nelsuo percorso, il progetto si è fer-

    mato ogni volta in un luogo di-verso, perché -spiega la profes-soressa - «abbiamo voluto por-tare l’università fuori dalle aule,in posti legati al vivere quotidia-no, ad esempio nei circoli spor-tivi, nelle librerie, nei caffè, onelle parrocchie. Entrando nei

    luoghi dove le persone vivonotutti i giorni, non c’è la sovra-struttura della paura della ma-lattia, o quella del si può fare onon fare una domanda, ma soloun confronto tra chi chiedeun’informazione e chi può dar-la».Se quotidiani sono i luoghi in

    cui si discute, immediate e gior-naliere sono anche le indicazio-ni che vengono date, infatti, alcentro di tutti gli eventi c’è il piùsemplice dei gesti di ogni gior-no: l’alimentazione. «Ogni volta,a seconda del tema trattato,

    -continua Esposito -, decliniamoin modo diverso la dieta medi-terranea, in grado, tra le altre co-se, di prevenire la comparsa deldiabete in individui con molte-plici fattori di rischio e, nellepersone già diabetichemigliora-re il controllo dell’iperglicemia eridurre il rischio di morbilità emortalità cardiovascolare».La professoressa ha rappre-

    sentato la dieta Mediterraneanella forma del piatto. Un’imma-gine familiare – aggiunge - «le-gata all’atto quotidiano del man-giare. Il piatto mediterraneo è

    composto per il 50% da verdura efrutta, povere di calorie ma ric-che di fibra, vitamine, antiossi-danti, minerali e numerosi com-posti biologici attivi, come poli-fenoli, antocianine, flavonoidi,catechine, licopene, che aumen-tano le difese dell’organismo.Poco più di un quarto del piattoè composto da alimenti a base dicereali, preferibilmente integra-li, che contengono soprattuttocarboidrati complessi e una per-centuale di proteine. Il restante20% del piatto è composto daproteine di origine animale e ve-getale. Il condimento è sempre esolo l’olio extravergine d’oliva,utilizzato preferibilmente a cru-do».Questo modello sarà di vol-ta in volta adattato al tema tratta-to, si inizierà da qui per spiegareanche ogni quanto fare le analisie cosa tenere sotto controllo.Oltre alle sindromi più comu-

    ni, PreVenENDO vuole occuparsianche di malattie rare, infatti,chiarisce la dottoressa – «abbia-mo scelto come logo una farfal-la, i cuimolti colori rappresenta-no la volontà di tenere insiemetutte le malattie endocrine, daquelle più diffuse fino alle sin-dromi rare. La farfalla ha comestruttura portante un fonendo-scopio, metafora della buona sa-lute basata sulla scienza».

    Al. Cal.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    di Alessandra Caligiuri

    Fuori dall’universitàGli incontri si svolgononei circoli sportivi, nellelibrerie e nelle parrocchie

    zione primaria, cioè quando sidevono abolire i fattori di ri-schio».Per quali patologie è efficace

    lo strumento dello screening?«Attualmente si ricorre allo

    screening per il tumore dellamammella, prescrivendo lamammografia, per quello delcolon retto, con l’analisi del san-gue occulto nelle feci e per quel-lo della cervice uterina, che si in-dividua con il pap-test. Perquanto riguarda il tumore allamammella, gli screening si rivol-gono ad una fascia d’età che va

    LivioBlasiDirettoredell’oncologiamedicaArnas civicodi Palermoe presidentecollegioprimariospedalieridi oncologia

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA7

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  • NA8 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    A nche la forma piùgrave di disfunzioneerettile può essere ri-solta. Certo, il temanon è di quelli semplici datrattare, a volte ci si nascondea causa di tabù culturali osemplicemente per pudore,ma la verità è che non può es-serci una buona qualità di vitasenza aiutare i pazienti a ritro-vare soddisfazione anche nel-la sfera sessuale. Tralasciandoquei casi di disfunzione eret-tile legati essenzialmente a ra-gioni di carattere psicologico,i casi più gravi sono solita-mente legati a interventi di ri-mozione della prostata in se-guito a un tumore o amalattiecardiovascolari e diabete.In questi casi, l’errore che

    solitamente si commette èpensare che, in fin dei conti,se si è sopravvissuti a un can-cro ci si può anche acconten-tare e rinunciare a una vita

    che è impiantata nello scroto,e cilindri idraulici per il pene.Ne esistono vari tipi, ma quel-le che si usano di più sonoquelle che prevedono l’inseri-mento di due cilindri nei cor-pi cavernosi del pene, piccoliserbatoi ai lati della vescica eun attivatore nello scroto».Per evitare che nella fase

    post operatoria si sviluppinoinfezioni, le protesi hi-techsono pre-ricoperte di antibio-tico, che è rilasciato dopol’impianto facendo scenderele possibilità di un’infezioneal 2% dei casi.L’unità dipartimentale di

    Andrologia del Cardarelli ècentro di riferimento europeoper la formazione in chirurgiaprotesica ed è unico in Italiaoltre quello di Bari.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    ne. Poi la protesi è pratica-mente eterna, e se ci sono deimalfunzionamenti non si ri-scontrano prima dei 15 annidall’impianto. Inoltre, nel ca-so di incidenti meccanici laprotesi è sostituita senza co-sti». Per quanto possa sem-brare imbarazzante o difficileentrare nell’ottica di una ses-sualità legata a una protesi, lareale soddisfazione dei pa-zienti trattati è nei numeri.E i numeri dicono che addi-

    rittura il 97% dei pazienti trat-tati rifarebbe l’intervento e,cosa altrettanto importante,lo raccomanderebbe. «Ogniprotesi - spiega Carrino - è undispositivo idraulico che con-sente quella che si può defini-re un’erezione a comando. Insostanza si compone di un at-tivatore, una piccola pompa

    sessuale appagante. Non è co-sì. Anzi, una guarigione com-pleta deve contemplare anchela sfera sessuale come spiegaMaurizio Carrino, direttoredella divisione di Andrologiadel Cardarelli: «La nostraazienda ospedaliera vantaun’eccellenza per quel che ri-guarda la chirurgia protesicadel pene. Nell’ambito del si-stema sanitario pubblico, im-piantiamo il maggior numerodi protesi penine in Italia. Unpaziente oncologico non de-v’essere contento solo perchéè guarito, anche e soprattuttose, come spesso accade, sitratta di ragazzi giovani. L’ere-zione è importante per la qua-lità di vita. Si deve puntare a

    una guarigione globale, guai apensare che questo tipo dichirurgia sia un optional dilusso». Ecco che i pazientioperati a grave rischio di im-potenza sono sottoposti a va-lutazione andrologica nel-l’immediato post operatorio.«Noi facciamo una serie di

    valutazioni cliniche per capirein quale canale inserire il pa-ziente». L’identikit del pa-ziente perfetto è presto fatto:«Sono pazienti che ad esem-pio hanno il diabete - diceCarrino - oppure problemicardiovascolari. O ancora, so-no stati sottoposti a interventidi rimozione della prostata inseguito a un cancro».L’intervento è ormai ben

    standardizzato. «La procedu-ra dura meno di un ora - spie-ga Carrino - e quasi la totalitàdei pazienti è dimessa il gior-no successivo. Ciò che contapoi è la convalescenza. Non acaso i nostri pazienti tornanoa farsi controllare una volta asettimana per circa 6 settima-

    Disfunzione erettile,all’ospedale Cardarellile protesi bio-techIl 97% dei pazienti trattati rifarebbe l’intervento

    Qualitàdella vitaLa chirurgiaprotesicaaiuta a migliorareil rapportoe l’autostima

    L’andrologia La classifica di ExpertScape.comCura del melanoma, Ascierto tra i migliori al mondoUno dei migliori medici al mondo per la cura del melanoma.È Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di OncologiaMelanoma, Immunoterapia Oncologia e Terapie Innovativedel Pascale di Napoli che si è classificato primo in Italia,secondo in Europa e quarto nel mondo su oltre 60milaspecialisti. A decretarlo la classifica di ExpertScape.com, sitoideato dai ricercatori dell’Università del North Caroline che

    basa le proprie valutazioni sulla produzione scientifica neisingoli settori, tra pubblicazioni e affini. Ascierto ha unImpact Factor e un H-Index, i due parametri utilizzati per“misurare” la produzione scientifica, molto alti, paririspettivamente a oltre 3.000 e 60. Nell’ultimo decennio, alPascale, condotte più di 120 sperimentazioni su questotumore, per un totale di oltre 3 mila pazienti coinvolti.

    La sfera sessualeI casi più gravi sonolegati a operazioniper rimuoverela prostata o a diabete

    MaurizioCarrinoDirettoredella divisionedi Andrologiadel Cardarellidi Napoli

    di Francesco Guarino

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA9

    La sindrome

    L imitare zucchero e gras-si e praticare attività fi-sica aerobica per teneresotto controllo il peso:queste le raccomandazionidell’Associazione Medici En-docrinologi per ridurre il ri-schio di sviluppare, nellebambine geneticamente pre-disposte, la sindrome del-l’ovaio policistico. Una patolo-gia che secondo i dati del-l’Ame riguarda, in Italia, unafetta di popolazione femmini-le in età fertile che oscilla dal5 al 20% mentre nel caso digiovani donne in sovrappesoil rischio si innalza arrivandoaddirittura al 50%. Proprio ilpeso corporeo sembra essereun fattore di rischio di pri-m’ordine a cui prestare parti-colare attenzione. Infatti,quando si parla di sindromedell’ovaio policistico, comu-nemente chiamata Pcos, sievidenzia un’alterazione en-docrina funzionale del siste-ma riproduttivo che ne deter-mina un aumento degli or-moni maschili con conse-guenze poco gradevoli da unpunto di vista estetico, meta-bolico e riproduttivo. Conse-guenze che possono essere,

    In particolare occorre fare pa-recchio movimento perchél’eccesso di androgeni nel ses-so femminile porta ad un au-mento della resistenza insuli-nica a livellomuscolare; glice-mia e insulina tendono a sali-re ed è così che si genera unaumento di peso, al contrariocon parecchio movimento siinverte questo sistema».Una volta diagnosticata la

    sindrome dell’ovaio policisti-co è fondamentale agire supiù fronti: «Da una parte tene-re sotto controllo il peso cor-poreo - conclude Toscano -quindi è importante non favo-rire la pratica di un’attività fi-sica che comporti lo sviluppodi un unico tratto muscolare(ad esempio il tennis) mentresono consigliabili nuoto ecamminata, e dare un ade-guato sostegno psicologicoalla giovane donna perché ac-ne, aumento di peso, musco-latura e comparsa di peli ineccesso possono creare nellaragazza un senso di disagio.Ecco allora che è opportunoaiutarla con una terapia chenon si esaurisca con interven-ti estetici, ma che vada a risol-vere il problema con antian-drogeni e con un costantecontrollo del peso».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    seguano con attenzione que-ste bambine per cercare difarle arrivare al peso corporeoidoneo e anche per far assu-mere loro corretti stili di vita.Ad esempio, anche la sceltadell’attività fisica in una ra-gazzina che è esposta per ge-netica a una maggiore attivitàdegli androgeni, deve essereben ponderata perché se alte-ra, ingrossandola, la massamuscolare rischia poi di nonperderla più. Allo stesso mo-do si deve optare per un’ali-mentazione non eccessiva dalpunto di vista degli zuccheri edei grassi». Questo per quan-to riguarda le bambinema ov-viamente l’attenzione nonpuò terminare lì.«In età più adulta, altret-

    tanto importante – continuaToscano – è il supporto dime-dici di base, ginecologi, der-matologi e degli stessi endo-crinologi che devono esserein grado di diagnosticare cor-rettamente la sindrome,escludendo altre patologie in-terferenti, più rare ma a volteanche più gravi, e intervenireadeguatamente, tenendoconto sia delle richieste dellapaziente che del trattamentodegli altri aspetti che potreb-bero influire sul rischio glo-bale amedio e lungo termine.

    inizialmente anche veri e pro-pri campanelli di allarme danon sottovalutare come nelcaso di alopecia androgeneti-ca, irsutismo e disturbi me-struali. Da un punto di vistaclinico, invece, la sindromedell’ovaio policistico si carat-terizza con un ingrossamentodelle ovaie, formazione di ci-sti ovariche multiple e altera-zioni endocrinologiche e me-taboliche con resistenza al-l’insulina e conseguente ipe-rinsulinemia.

    VincenzoToscanoDocente ordinarioEndocrinologia,past presidentAssociazioneMediciEndocrinologi

    Il dato una fettadi popolazionefemminilein età fertileche oscilladal 5 al 20%ha la sindromedell’ovaiopolicistico

    «Si può arrivare ad una sin-drome dell’ovaio policisticosolo dopo il primo menarca –spiega Vincenzo Toscano,past president dell’Associa-zione Medici Endocrinologi –ma è benemonitorare le bam-bine che sono a rischio, peruna predisposizione geneticache è data da obesità o bassopeso alla nascita o ancorame-narca anticipato sotto i 10 an-ni, pubarca precoce e ipertri-cosi prepuberale. In sostanzaè fondamentale che i pediatri

    Ovaiopolicistico limitareigrassiIl peso corporeo è un fattore di rischio di prim’ordine, consigliabile una costante attività fisica

    Rocky Strollo, 34 anni, endocrinologo ediabetologo, professore di seconda fascia presso ilCampus Biomedico di Roma, iscritto dal 2009all’Ordine dei medici e degli odontoiatri dellaprovincia di Salerno è il vincitore della borsa distudio di 20mila euro messa a bando dallo stessoOrdine salernitano. Il suo progetto di ricerca, chesarà finanziato con due erogazioni da 10mila eurociascuna, ha convinto la commissione giudicatrice,affermandosi su quelli presentati dai suoi colleghi

    Vincenzo Prisco, Roberto Cuomo e Elia Guadagno,gli altri finalisti (gli idonei, dopo una primascrematura, erano stati 17) a cui vanno le borse distudio minori, rispettivamente di 2000, 1500 e1000 euro. La proclamazione del vincitore delconcorso è arrivata al termine del convegnoscientifico su “L’onere della scelta. Scienze, etica eeconomia dell’allocazione delle risorse nelle curemediche” a conclusione della XX edizione delleGiornate della Scuola Medica Salernitana.

    Medici SalernoLa borsa di studioda 20mila eurova a Rocky Strollo

    di Carla Pappardelli

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  • NA10 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    U na medicina semprepiù custom made per lacura della fibrosi cisti-ca, una delle malattie geneti-che più diffuse al mondo,tanto da avere un’incidenza diun neonato su 2500 circa, checolpisce principalmente l’ap-parato respiratorio, ma anchequello digerente e riprodutti-vo. Ebbene, le sfide aperte diuna medicina personalizzatanel campo della fibrosi cisticasono state oggetto di una re-view di un team internazio-nale di ricerca coordinatodall’Enea pubblicata sulla ri-vista internazionale Trends inMolecular Medicine - CellPress.«Con questo lavoro faccia-

    mo luce sui progressi rag-giunti dalla scienza mondialenello studio del microbiomain fibrosi cistica - spiega An-namaria Bevivino, responsa-bile del laboratorio Enea disostenibilità, qualità e sicu-rezza delle produzioni agroa-limentari e correspondingauthor della review - Cono-scerne le caratteristiche, ilcorredo genetico e le sue in-terazioni con il singolo orga-no presto consentirà di met-tere a punto cure sempre piùmirate e su misura per il pa-ziente, come dimostra già laricerca oncologica dove le te-rapie basate sul microbiomasono in una fase avanzata».Infatti, a quanto pare nell’ulti-mo decennio, la ricerca italia-na e internazionale si è orien-tata sempre di più verso lo

    studio della grande comunitàdi microrganismi, come bat-teri, funghi e virus, che vivenel polmone del paziente;l’obiettivo è di fare luce sullevariazioni che subisce in se-guito all’avanzamento dellamalattia, alle infezioni e alleinfiammazioni respiratorie eal trattamento con la terapiaantibiotica.Il tutto grazie a in-dagini ultramoderne che pre-vedono una tecnica di se-quenziamento del Dna, meta-genomica, per studiare i mi-

    crorganismi direttamente nelloro ambiente, evitando cosìil problema del prelevamentoe della coltivazione in labora-torio.«Questa nuova tecnica -

    continua Bevivino - ha per-messo finora di comprenderela complessità dell’ecosiste-ma respiratorio e di identifi-care nuove popolazioni batte-riche. In unamalattia come la

    Fibrosi cistica, nuove tecniche per la curaLostudiodelmicrobiomapolmonarealcentrodellaricercacoordinatadaEnea

    Nuovi beneficiper la terapiadella fibrosicistica dallaricerca italiana

    AnnamariaBevivinoResponsabiledel laboratorioEneadi sostenibilità,qualità esicurezzadelleproduzioniagroalimentari

    Sei milioni a letto con l’influenzaVirus meno pesante ma insidiosoL’esperto: dal medico se non si risolve in tre giorni e diffidare dal passaparola

    C on il meteo che ungiorno prevede tem-porali e l’altro sole e30 gradi all’ombra no-nostante sia quasi novembreè già “allerta” influenza. L’in-verno prima o poi arriverà edecco che milioni di italiani sipreparano ad affrontare unadelle sue più insidiose conse-guenze: l’influenza. Sarannocirca 200, tra virus influenzalie simil-influenzali, a costrin-gere a letto molti degli italia-ni. Ed ecco che sorge una do-manda: che influenza farà?«A oggi la stagione in-

    fluenzale in arrivo non sem-bra essere pesantissima - an-nuncia Fabrizio Pregliasco,virologo, ricercatore del di-partimento di Scienze bio-mediche per la salute del-l’Università degli Studi di Mi-lano e direttore sanitarioI.R.C.C.S. Istituto OrtopedicoGaleazzi - con un numero dicasi leggermente sotto la me-dia. Ci aspettiamo di averecirca 6 milioni di influenzati,con un’incidenza leggermen-

    senza di almeno un sintomosistemico come dolori mu-scolari o articolari; presenzadi un sintomo respiratorio,quali tosse, naso che cola,congestione nasale e mal digola.Nonostante quest’anno si

    stimi, dopo un biennio di for-te incidenza, una stagione in-fluenzale meno pesante perla popolazione generale econ dati nella media, i virus

    che colpiranno gli italiani sa-ranno più insidiosi. «Si sonodiffuse - continua Pregliasco- due nuove varianti dei virus,H3N2 e H1N1 che oltre ad ave-re una maggior capacità dif-fusiva, sono quelle forme in-fluenzali che possono provo-care maggiori severità e unpiù alto rischio di complican-ze». Ma come si comportanogli italiani in caso di influen-za? Una ricerca condotta daAssosalute, l’Associazionenazionale farmaci di autome-dicazione che fa parte di Fe-derchimica, delinea alcunidei comportamenti più co-muni. La maggioranza degliitaliani, il 55%, dichiara di as-sumere un comportamentocorretto in caso di influenza:si mette a riposo, assume far-maci di automedicazione econtatta il medico solo se do-po 3 giorni non nota un mi-glioramento.La percentuale di coloro

    che sanno come è bene com-portarsi è più alta tra le don-ne (61,7%) rispetto agli uomi-ni (48,5%).L’indagine per-mette di delineare alcune ca-ratteristiche degli influenzati

    italiani. Gli iper-apprensivisono soprattutto uomini(18,4% contro il 15% delle don-ne) e, in caso di influenza,contattano subito il medico oaddirittura si recano al pron-to soccorso. Gli stakanovistiinvece trascurano l’influenzae sono il 22,4% degli italiani(24,6% tra gli uomini e il20,2% tra le donne). I disin-formati poi si affidano al con-siglio di amici e parenti o an-che ad internet. Un atteggia-mento molto diffuso tra gliuomini e in particolare perl’8,8%, rispetto all’1,2% delledonne. «Anche se non è uncomportamento rischiosoper la propria salute, recan-dosi dal medico o al prontosoccorso ai primi sintomi in-fluenzali, si rischia di intasa-re il servizio e infettare gli al-tri - osserva Pregliasco - Dettociò è importante non faremaigli eroi ed è corretto sia che sitratti di influenza che di pato-logie simil-influenzali, assu-mere i farmaci di automedi-cazione per attenuare i sinto-mi e seguire l’andamento del-la malattia. Fondamentaleperò leggere sempre il fo-glietto illustrativo senza maiesagerare nelle dosi per azze-rare i sintomi, altrimenti si fail gioco del virus, rischiandoche non passi e aumentandoil rischio di eventuali compli-canze. Poi se dopo 3 giorni diriposo e cura con i farmaci diautomedicazione l’influenzanon passa allora è il caso dirivolgersi al medico di base.Mentre è sempre meglio dif-fidare del passaparola».

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    Imalanni di stagione

    te inferiore rispetto agli scor-si anni. A questi 6milioni chesaranno colpiti da vera in-fluenza, vanno poi aggiuntialtri 8 milioni di cittadini checontrarranno gli altri virus si-mil-influenzali».Il ceppo di quest’anno si

    distingue, infatti, da tutte lealtre forme parainfluenzaliper la presenza di tre caratte-ristiche: insorgenza bruscadella febbre oltre i 38°; pre-

    A lettoIl 55 per centodegli italianisi mettea riposo percombattere ilvirus influenzale

    Al via da pochi giorni la campagna anti-influenzale2019-2020. Tutti i cittadini italiani, a partiredall’età di 6 mesi, possono vaccinarsi, tranne inquelle pochissime situazioni in cui il vaccino ècontroindicato. Come per gli anni scorsi lavaccinazione è particolarmente indicata per lepersone con 65 e più anni, per i portatori diparticolari situazioni di rischio, e per chi è a strettocontatto con queste persone. L’influenzarappresenta un serio problema di sanità pubblica e

    una rilevante fonte di costi diretti e indiretti perl’attuazione delle misure di controllo e la gestionedei casi e delle complicanze della malattia ed è trale poche malattie infettive che, di fatto, ogni essereumano sperimenta più volte nel corso dellapropria esistenza, indipendentemente da stile divita, età e dal luogo in cui vive. La scorsa influenzaha colpito tutte le regioni italiane, con 8.104.000casi stimati di sindrome influenzale in tutto ilPaese.

    PrevenzioneDai 6 mesi in su,al via la campagnaper vaccinarsi

    di Emanuele Gennari

    FabrizioPregliascoVirologo,ricercatoredipartimentodi Scienzebiomedicheper la salutedell’Universitàdegli Studidi Milano

    Supplemento della testata

    Distribuito con il Corriere della Seranon vendibile separatamente

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    fibrosi cistica, dove lo statodel polmone gioca un ruolochiave, è fondamentale capirele interazioni all’interno dellecomunità batteriche polmo-nari e il loro ruolo nel deter-minare il peggioramento del-le funzioni respiratorie».In Italia lo studio del mi-

    crobioma polmonare è alcentro della ricerca Enea, fi-nanziata dalla Fondazioneper la ricerca in Fibrosi Cisti-ca. Il progetto, appena con-cluso, ha previsto lo studio

    del microbioma polmonare,ovvero il patrimonio geneticocomplessivo e le sue intera-zioni con l’organismo ospite,su un campione di 22 pazien-ti per 15 mesi per fare lucesulle sue variazioni nel corsodel tempo: la sua evoluzionenel decorso dellamalattia, in-fatti, potrebbe essere deter-minante per mettere a puntoterapie di cura sempre più ef-ficaci e personalizzate basatesulle caratteristiche dei sin-goli individui e sulla diversità

    di risposta al trattamento.«Ora, per definiremeglio le

    complesse relazioni tra com-posizione delle comunità mi-crobiche polmonari, statodella malattia e risposta altrattamento antibiotico, ilprossimo traguardo sarà losviluppo dimodelli computa-zionali che utilizzano le infor-mazioni su geni, microbi,metaboliti, proteine e am-biente di vita della personaper prevenire, diagnosticare ecurare la malattia con inter-venti terapeutici di precisionee personalizzati».

    P. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    E PREVENZIONESalute

    Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco Aurilio

    In questo numero hanno scritto:

    Marina Alberti, Paola Cacace, AlessandraCaligiuri, Giovanni Colombo, Maria Luisa deNotaristefani, Francesco Guarino, EmanueleGennari, Carla Pappardelli, Marco TrabuccoAurilio

    Sono stati intervistati:Gianvittorio Abate, Marino Attini, AnnamariaBevivino, Livio Blasi, Massimiliano Boggetti,Luca Brunese, Maurizio Carrino, GabrieleCroppo, Katherine Esposito, Marina ChiaraGarassino, Giovanni Ippolito, GaetanoManfredi, Erika Martinelli, GiuseppeMatarazzo, Fabrizio Pregliasco, SandrinoPorru, Serena Procari, Simona Russo,Massimiliano Salfi, Silvestro Scotti, PierpaoloSileri, Roberto Sodero, Vincenzo Toscano,Gennaro Volpe

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA11

    La solidarietà

    F ar tornare i bambini asorridere in Libano.Anche se soffrono diun disturbo dello spet-tro autistico. Il tutto grazie aun team specializzato di cara-binieri. Un progetto portatoavanti da un contingente Un-fil, United Nation InterimForce in Lebanon, che ha per-messo a tanti bambini di be-neficiare della Tma, la Tera-pia Multisistemica in Acqua -Metodo Caputo Ippolito. «Ilsegreto? Divertimento, rela-zione e integrazione socialein un ambiente stimolante egiocoso. Ludico non conven-zionale per dimenticare lasofferenza». A parlare è Gio-vanni Ippolito, psicologo psi-coterapeuta sistemico-rela-zionale e psicologo della Poli-zia di Stato oltre che consu-l e n t e s c i e n t i f i c o p e rassociazioni di genitori configli dello spettro autistico eche con Giovanni Caputo,psi-cologo psicoterapeuta cogni-tivo-comportamentale, haideato questa terapia.«La valenza ludica non va

    mai sottovalutata - spiega Ip-polito - tra le altre cose per-ché parliamo pur sempre di

    Contingente Italiano, coordi-nati da unità provenienti dalMultinational Cimic Group diMotta di Livenza, un teamspecializzato dei carabinieriproveniente dall’Italia e che sioccupa da alcune settimanedi prestare assistenza a bimbilibanesi con disturbi dellospettro autistico e disturbigeneralizzati dello sviluppo,provenienti da famiglie disa-giate proprio grazie alla Tma -Metodo Caputo Ippolito. Iltutto nell’ambito della mis-sione Unifil e in collaborazio-ne con le autorità locali e conil centro per disabili Al Hanandi Abbasyah.«Pensate che in quelle zo-

    ne – commenta Ippolito – adacuire i problemi dei bambinic’è una situazione a dir pocodifficile. Questo progetto tro-va le sue origini in una colla-borazione che va avanti già dadiversi anni con il comandogenerale dell’Arma dei Cara-binieri di formazione del loropersonale in questa tecnicaper aiutare i bambini in diffi-coltà. Come è successo per ilteam di carabinieri, coordi-nati in loco da un ufficialespecialista, che ora stannoaiutando questi bimbi in Li-bano».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    zione dei comportamentiproblematici legati all’aggres-sività fino all’aumento dellosguardo diretto, dei contatticorporei e dei tempi di atten-zione. «Potremmo dire chel’acqua ha qualcosa di straor-dinario. Molti di questi bam-bini scoprono il piacere digiocare assieme ai loro coeta-nei mentre la terapia li aiuta agestire l’aggressività e cana-lizza l’iperattività verso qual-cosa di più costruttivo. Comead esempio l’agonismo».Non un riferimento a caso

    visto che c’è una squadra ago-nistica di nuoto, la TmaGroup Italia che ha conqui-stato non pochi successi fino-ra. «I ragazzi poco prima del-l’estate hanno partecipato aicampionati italiani assolutidi nuoto Fisdir vincendo tan-te medaglie ma soprattuttoriuscendo a dimostrare unaforza straordinaria. Hannosuperato i loro limiti e soprat-tutto hanno fatto squadra, co-me dimostrano le medaglied’oro avute nelle staffette».E il fare squadra è all’ordine

    del giorno per uno degli ulti-mi successi in ordine tempo-rale che ha visto la Tma arri-vare fino in Libano nell’ambi-to dei progetti di Cooperazio-ne Civ i le e Mi l i tare del

    bambini e il divertimento so-no fondamentali per approc-ciarli. La Tma in poche paroleusa l’acqua come attivatoreemozionale, sensoriale. Loscopo è aiutare i bambini condisturbi dello spettro autisti-co, della comunicazione, del-la relazione e con disturbi ge-neralizzati dello sviluppo, agestire al meglio le relazioniintervenendo sui loro sistemifunzionali, come quello co-gnitivo, comportamentale esenso-motorio». Aspetti rela-zionali e di integrazione so-

    di Paola Cacace

    GiovanniIppolitoPsicologopsicoterapeutasistemico-relazionale epsicologo dellaPolizia di Stato

    Una storia a lieto fine quella di Yesak Assefa,bimbo di 5 anni che è venuto dall’Etiopia in Italia, ein particolare a Napoli, per esser sottoposto a unintervento salvavita. Il bambino era stato per laprima volta in Italia quando aveva solo un annoper un primo intervento a causa di una gravissimamalformazione: l’assenza della valvola tricuspide ela metà destra del cuore non formata. A distanzadi 4 anni, Gaetano Palma, responsabile dell’UnitàOperativa Semplice di Cardiochirurgia Pediatrica

    dell’Aou Federico II, con l’aiuto dei cardiochirurghipediatrici Raffaele Giordano, Sabato Cioffi e SergioPalumbo, ha sottoposto il piccolo Yesak a unnuovo intervento al cuore durato 5 ore. Coinvoltal’intera equipe della Cardiochirurgia Pediatrica delPoliclinico, in particolare il team anestesiologicooperatorio ed in terapia intensiva, il personaleinfermieristico, gli specialisti ecocardiografistiMarco Mucerino e Veronica Russolillo e il medico informazione Giuseppe Comentale..

    CardiochirurgiaAl Policlinicointervento di 5 oresu bambino etiope

    In piscinaUn momentodell’operadi assistenzaai bimbilibanesicon disturbidello spettroautistico

    ciale della Tma sono frutto dioltre 25 anni di lavoro dei duepsicologi. «Questa terapiafunziona - spiega Ippolito - inseguito alla pianificazione diun intervento individualizza-to fondato proprio sul rap-porto umano, volto ad alle-viare i sintomi modificandopositivamente i processi co-municativo-relazionali. Tantoche l’ultima fase prevede l’in-tegrazione sociale, una dellecose più difficili».Gli effetti sono a dir poco

    sorprendenti. Dalla diminu-

    Autismo la terapia è nell’acquaIbimbidelLibanotornanoasorrideregraziealprogettodiunteamspecializzatodicarabinieri

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  • NA12 Lunedì 28 Ottobre 2019 Corriere del Mezzogiorno

    L’altra sanità

    Di regionalismo differenziato si è parlato a Napoli al convegno nazionale di Card e AnmdoI risultati della Regione Campania in sanità: pareggio di bilancio e raggiungimento dei Lea

    «No ai cittadini di serie A e di serie B»

    I diritti fondamentali devonoesser garantiti sempre e co-munque. A partire da quelloalla salute per tutti e dovun-que. È forse a rischio l’universa-lismo e l’equità del nostro Servi-zio sanitario nazionale? Questa èstata una delle grandi domandeche hanno acceso il dibattito nelcorso del convegno nazionaleorganizzato a Napoli dalla Card,la confederazione delle associa-zioni regionali di distretto e dal-l’Anmdo Regionale, associazio-ne nazionale deimedici delle di-rezioni ospedaliere. In un conte-sto in cui si è parlato a tuttotondo dell’appropriatezza nelServizio sanitario nazionale edella condivisione di strategietra ospedale e territori ci si è sof-fermati a lungo sul regionali-smo differenziato esaminato da-gli esperti presenti tra cui ancheGennaro Volpe, presidente na-zionale di Card e Giuseppe Ma-tarazzo vicepresidente naziona-le Anmdo. Anzi proprio lorohanno ribadito il concetto dellagaranzia dei diritti fondamenta-li: lavoro, istruzione, mobilità,tutela e ambiente e salute nonpossono certo variare da regio-ne a regione. Opinione condivi-sa da tutti anche da chi non è deltutto contrario a un eventualedecentramento, perché non è

    cipio di solidarietà di sussidia-rietà e di coesione nazionale, alfine di assicurare a tutti i territo-ri servizi pubblici e risorse ne-cessarie a garantire l’esigibilitàdei diritti. È allo Stato che spettadi definire i livelli essenziali del-le prestazioni e, quindi, garan-tirli su tutto il territorio, inquanto a essi sono associati ifabbisogni standard necessariad assicurare tali prestazioni.Sostanzialmente, se le risorsesono limitate, bisogna dire cosadeve essere riconosciuto a livel-

    lo di servizi offerti e cosa no».Mentre la determinazione

    della spesa storica può essere re-lativamente agevole, il passag-gio alla determinazione dei fab-bisogni standard comporta unlavoro di analisi e di valutazione,materia per materia, che nonpotrà riguardare la sola regionerichiedente l’autonomia diffe-renziata, ma deve riguardare laspesa dello Stato, proiettata sututti i territori regionali.L’auto-nomia delle regioni non puòrompere il vincolo di solidarietàdel Paese, nondeve accrescere ledisuguaglianze già esistenti.Per quanto riguarda la Regio-

    ne Campania durante il conve-gno sono stati messi in luce i ri-sultati, importanti, ormai acqui-siti, come il pareggio di bilancioe il raggiungimento dei Lea, duemacro obiettivi che fanno rite-nere raggiunti i risultati fissati alivello nazionale e definitiva-mente conclusa la fase di com-missariamento, da certificare daparte di Ministeri competenti,con la nomina di un assessorealla Sanità che manca da oltredieci anni.Certo resta ancora da lavorare

    su problemi ancora fondamen-tali come le liste d’attesa, l’orga-nizzazione dell’emergenza-ur-genza e la rete territoriale deiservizi sanitari. Sfide colte dalpresidente della Regione Cam-pania, Vincenzo De Luca, ospite

    d’eccezione del convegno chesui temi del commissariamentoe delle autonomie differenziateha dimostrato ancora una voltadi avere le idee ben chiare.Il governatore ha spiegato, in-

    fatti, alla platea che il commis-sariamento della Campania èstato determinato da decenni dicomportamenti irresponsabili eha poi aggiunto: “Serve un lin-guaggio verità perché non si ac-cumulano 9 miliardi di debitiper caso. Siamo stati commissa-riati, assieme ad altre Regioni,perché avevamo un bilancio cherischiava di affossare quello del-lo Stato. C’era un uso politicodella sanità, in base al quale iprimari erano scelti per l’appar-tenenza politica e non per meri-to. Così 10 anni di commissaria-mento hanno impoverito le ri-sorse umane, hanno significatofuga dai territori, lassismo gene-rale. Abbiamo lavorato con13500 dipendenti in meno estrutturalmente 300 milioni dieuro in meno del riparto delfondo nazionale. Ora possiamoaprire una seconda fase quellache io chiamo dell’umanizzazio-ne della nostra sanità. Siamopronti ad accettare la sfida, pur-ché non si voglia far passare ilprincipio della spesa storica,che significherebbe penalizzarela Campania in termini di risor-se».

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    Un intervento con l’ausilio di un sistema diassistenza meccanica del ventricolo destro delcuore, denominato Protek Duo, è stato effettuatopresso la Cardiochirurgia d’Urgenza dell’AziendaOspedaliera Universitaria San Giovanni Di Dio eRuggi d’Aragona di Salerno. Frutto di unimportante lavoro d’equipe interdisciplinarebasato sulla ricerca medica in continuaevoluzione, ha coinvolto un paziente di 71 anni,non italiano e proveniente da un paese europeo,

    affetto da una grave malattia che riguardava trevalvole cardiache e prima di giungere al Ruggiera stato anche attivato un crowdfunding persottoporlo al delicato intervento nel suo stessoPaese d’origine. Purtroppo nonostante i fondiraccolti i medici avevano considerato l’interventotroppo rischioso. A quel punto i parenti non sisono arresi e, saputo dell’eccellenza salernitana,hanno organizzato quello che hanno definito“viaggio della speranza”.

    L’innovazioneMalattia cardiaca,al Ruggi si operacon Protek Duo

    GennaroVolpeDirettoregeneraledell’Asldi Beneventoe presidentedella CardConfederazioneassociazioniregionalidi distretto

    La nuova sfida: riorganizzare le cureUno dei nodi che bisogna sciogliere è l’«attrito» tra ospedale e territorioLa via migliore da seguire è quella dell’integrazione per il bene dei pazienti

    «I l servizio sanitario èancora troppo centra-to su unmodello di as-sistenza basato sul-l’ospedalizzazione, retaggio diuna cultura superata da decenniin favore di un sistema integratoospedale-territorio. Ecco perchéla sfida da vincere è ora quelladella riorganizzazione delle cu-re, una sfida alla quale la politi-ca regionale credemolto e per laquale ha programmato un nuo-vo piano territoriale e la riorga-nizzane delle cure primarie.Mettendo in campo, inoltre, in-genti risorse economiche». Aparlare è Gennaro Volpe, diret-tore generale dell’Asl di Bene-vento e presidente della Card, laConfederazione delle associa-zioni regionali di distretto amargine del convegno Anmdo -Card che ha visto oltre al presi-dente della Regione VincenzoDe Luca e a Giuseppe Matarazzodel direttivo nazionale Anmdo,tra gli altri anche Enrico Coscio-ni, consigliere per la salute delgovernatore, Silvio Brusaferro,presidente dell’Istituto Superio-re Sanità; Raffaele Calabrò, ret-tore Università campus biome-dico di Roma; Gaetano Manfre-di rettore della Federico II;Gianluca Postiglione, direttoregenerale So.Re.Sa; AntonellaGuida, dirigente della strutturaStaff - Direzione generale tutela

    della salute della Regione.«Soldi che abbiamo la respon-

    sabilità di investire correttamen-te - continua Volpe - per miglio-rare e far decollare il sistema del-le cure primarie».Ed è in questo contesto che di-

    venta fondamentale ancor di piùil ruolo della medicina generale.

    «Medicina generale - ribadisceVolpe - che dovrà lavorare nel-l’ambito delle aggregazioni fun-zionali territoriali e in sinergiacon le nuove strutture che si sta-no creando proprio per le cureprimarie, come d’altronde sta ac-cadendo a Benevento».Un tema che resta centrale vi-

    sto che in questo periodo ci si staapprestando a mettere a punto ilpiano territoriale. Uno dei nodida sciogliere è in Campaniaquello “dell’attrito” tra ospedalee territorio affidando agli ospe-dali solo le acuzie e mettendo ilterritorio in condizione di gesti-

    re la cronicità. L’esigenza è dun-que accelerare sul potenziamen-to del territorio, certo però non ascapito della funzione ospeda-liera, come avverte GiuseppeMatarazzo vicepresidente nazio-nale di Anmdo: «Abbraccio l’in-dicazione di potenziare il territo-rio ma sarebbe un errore se que-sto avvenisse a scapito dell’assi-s ten za o speda l i e r a . Nondimentichiamo mai che al mo-mento l’ospedale è tra le pochecertezze che restano ai cittadini eil suo ruolo resta centrale per unsistema che garantisca appro-priatezza delle cure». La via è

    quella dell’integrazione dunque,per il bene dei pazienti. Il proble-ma è capire a che punto sia laCampania in questo percorso aostacoli.«Non siamo messi male - dice

    Matarazzo - la nostra situazioneè paragonabile a quella di moltealtre regioni sottoposte a pianodi rientro. Ma ora non possiamopiù permettere che ragioni eco-nomiche influiscano su scelteassistenziali, e in Campania diecianni di tagli e blocco del turno-ver si fanno sentire. In definitiva10 anni di commissariamentohanno strangolato l’assistenza.Abbiamo raggiunto il pareggiodi bilancio e si sta lavorandomolto sui Lea, ma non si puòignorare che anche in questosenso l’asticella è posta sempreun po’ più in alto. Il ministero stagià sperimentando nuovi indica-tori, che alla fine spingono l’or-ganizzazione in un senso o nel-l’altro, e questo a volte può avereeffetti di adeguamento verso lamisurazione di quell’indicatore.Dovremmo provare ad arricchireil ragionamento, ricordarci dimettere al centro del nostro inte-resse il paziente e costruire attor-no a questo dei percorsi. Un’otti-ca nella quale si comprende be-ne che non esistono dicotomieospedale-territorio, ma solo ap-propriatezza».

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    di Francesco Guarino

    Il nuovo corsoLe ragioni economichenon devono influire piùsulle scelte assistenziali

    possibile essere un Paese concittadini di serie A e di serie B, incui non siano riconosciuti ovun-que i diritti sanciti dalla nostraCostituzione. Il diritto a starebene e a esser curati adeguata-mente.«C’è la necessita, prioritaria,

    di definire i livelli essenziali del-le prestazioni per sancire dirittie norme di tutela nazionali indi-spensabili - spiegano Matarazzoe Volpe - e di realizzare un siste-ma di perequazione con fondinazionali che rispettino il prin-

    GiuseppeMatarazzoVicepresidentenazionaledell’Anmdo,associazionedei medicidelledirezioniospedaliere

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  • Corriere del Mezzogiorno Lunedì 28 Ottobre 2019NA13

    Nuovi presidî per i disabiliIl bastone per i ciechiora è diventato smartAl «Make to Care» di Roma vincono due progetti hi-techDalla Sicilia e da Trieste idee per rendere le città accessibili

    La tecnologia

    I l classico bastone biancoper ciechi che diventa hi-tech e smart grazie a duedispositivi inmicroelettro-nica ultraleggera che ne illu-minano l’estremità e lo ren-dono ricettivo ai messaggi vo-cali di autobus, semafori e ne-gozi. E un servizio che integraintelligenza artificiale, teleca-mere e rete 5G per orientare econdurre il viaggiatore condisabilità visiva verso musei etutti i luoghi di suo interessein sicurezza, guidandolo ver-so marciapiedi, strisce pedo-nali e ostacoli. Sono LETI-smart e Tourist Eyes, le solu-zioni che si sono aggiudicatela IV edizione diMake to Care,iniziativa di open innovationideata da Sanofi Genzyme, labusiness unit specialty caredi Sanofi che si occupa di far-maci innovativi e specialisticiper patologie gravi, cronichee invalidanti, con notevoli bi-sogni clinici insoddisfatti.L’idea all’origine diMake to

    Care è proprio quella di inco-raggiare e supportare lo svi-luppo di soluzioni innovativeche rispondano ai bisognidelle persone che vivono unadisabilità. I finalisti del con-test vengono selezionati dallasegreteria tra quelli iscritti aMaker Faire Rome – The Eu-ropean Edition, la grande fie-ra dell’innovazione che si tie-ne a Roma. Gli otto finalisti diquest’anno si sono sfidati acolpi di pitch lo scorso 16 otto-bre a Roma e il Comitato di va-lutazione indipendente ha vo-tato due soluzioni chemiglio-rano l’autonomia delle perso-ne con disabilità visiva.«Lo scopo di LETIsmart è

    molto chiaro: donare autono-mia di movimento ai non ve-denti anche quando le cittàsembrano essere loro ostili»,

    Utile no?»Altrettanto utile è l’altro

    progetto vincitore del contestdi Sanofi Genzyme. Si tratta diTourist Eyes, realizzato davEyes, onlus siciliana fondatada Massimiliano Salfi comeprogetto di ricerca per la rea-lizzazione di ausili tecnologiciper bambini con disabilità vi-siva, a seguito della scopertadi una patologia rara della vi-sta della figlia. «Oggi - spiegaSalfi - la nostra onlus è capil-lare su tutto il territorio italia-no e riunisce circa 10mila per-sone impegnate su tantissimiprogetti. Come Tourist Eyes,che ha vinto Make to Care eche abbiamo presentato an-che allaMaker Faire di Roma,nello stand di Sanofi Genzy-me. Grazie ad algoritmi dicomputer vision, intelligenzaartificiale, telecamere e rete5G, i cellulari su cui è installa-ta la nostra app diventano unasorta di piccola guida turisticapersonale in grado di condur-re con la massima precisioneil viaggiatore non vedente ver-so i suoi punti di interesse co-me musei, luoghi storici e,perché no, anche il ristoranteo un bancomat. Il tutto muo-vendosi sempre in sicurezza,tra marciapiedi e strisce pe-donali, grazie a un segnale so-noro che indica eventualiostacoli».

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    Il riconoscimentoAd Andrea Ballabio il premio Tommaso e Laura LeonettiAndrea Ballabio, fondatore e direttore del Tigem, IstitutoTelethon di Genetica e Medicina di Pozzuoli, è il vincitore dellaXV edizione del Premio Tommaso e Laura Leonetti Unimpegno per Napoli, destinato a personalità che abbianocontribuito alla conoscenza e alla valorizzazione delpatrimonio artistico, scientifico e culturale di Napoli.«Ricevere questo riconoscimento - ha commentato Ballabio

    - è per me un grande onore poiché rappresenta unimportante riconoscimento per la città di Napoli: testimoniainfatti come sia possibile fare una ricerca scientifica dieccellenza in un territorio come la Campania, il cui valore e ilsupporto allo sviluppo dell’intero Paese, soprattutto dalpunto di vista scientifico, viene troppo spesso pocoriconosciuto».

    spiega Marino Attini presi-dente della sezione di Triestedell’Unione Italiana Ciechi eideatore del progetto realizza-to con Scen, azienda dimicro-elettronica, con il supportoproprio dell’Uic e Irifor.LETIsmart, che Attini ha

    chiamato così in onore dellamoglie Letizia venuta a man-care prematuramente, è com-posta da due semplici e legge-ri accessori che vannomonta-ti sul bastone. «Il primo -spiega - è una piccola luce cheva all’altezza della punta e chesi accende automaticamentequando ci si trova in una stra-da buia, rendendo visibile ilnon vedente che cammina. Ilsecondo va montato al postodel classico manico e intera-gisce con segnalatori radiomontati in punti strategici co-me incroci, semafori, fermatedell’autobus e anche negozi.La voce del bastone aiuta adorientarsi, a prendere auto-bus e taxi. Pensate ai semaforisonori. Oggi funzionano pre-mendo un pulsante, cosa nonsempre agevole. Grazie a unaccordo già in corso con unagrande casa produttrice di se-mafori non sarà più necessa-rio. Sarà lo stesso bastone asegnalare al semaforo di di-ventare verde. E può anchecomunicare agli autobus chealla fermata è presente unapersona con disabilità visiva.

    Tree4nb, la piattaforma per ridurre i parti cesareiL’iniziativa vede come capofila l’Innovery Spa, azienda specializzata in Big Data

    I ntelligenza artificiale e bigdata per ridurre il numerodi parti cesarei grazie a unnuovo modello di gestione ealle più moderne tecnologie.La pratica del cesareo in Italia,infatti, rappresenta un pro-blema sia per il Sistema Sani-tario Nazionale che per le pa-zienti e i neonati coinvolti. In-fatti può comportare rischi dibreve e lungo periodo e seb-bene sia una pratica straordi-naria quando necessario nonse ne dovrebbe mai abusare.A questo va aggiunta ancheuna questione economica conun incremento di costi direttie indiretti legati al parto dicirca il 36% rispetto a quellonaturale.

    È nato così i l progettoTree4Nb che vede come capo-fila l’Innovery Spa, aziendaspecia