TB Magazine Novembre 2009

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Tutto Brindisi - Anno 14 numero 14

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Questo signore è un contadino. Le sue mani sono nere. Nere come

il carbone, che suo malgrado coltiva. Forse respira carbone.

Due illustri medici locali hanno affermato che l’inquinamento è sicuramente un fattore che incide sull’aumento

di certe gravi malattie.

Di fronte a questa foto e a queste dichiarazioni che facciamo, continuiamo

a preoccuparci solo del palazzetto?

O iniziamo a pensare seriamente alla salute di quest’uomo

e dei nostri figli?

NUOVOINSERTO!

Sport8 PAGINE

SVEGLIA BRINDISI!

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EDITORIALE

TuttoBrindisi

Numero 14Novembre 2009

Autorizzazione Tribunale di Brindisi: n. 4 del 13/10/1995

Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro

e di ritrovo dall’1 di ogni mese(la lista dei punti di distribuzione la trovate sul nostro sito internet)

Direttore Responsabile: FABIO MOLLICA

Grafica: SALVATORE ANTONACI

Webmaster: ANTONIO TEDESCO

Stampa: Tipografia MARTANO Lecce

Redazione/PubblicitàProlungamento Viale Arno, sn

72100 BrindisiTel/Fax 0831 550246

[email protected]@tbmagazine.it

Hanno scritto su questo numero: Francesca Alparone

Daniele GaliffaGuido Giampietro

Emilio GraziusoStefano La Monica

Iole La RosaMario LioceOreste Pinto

Carmen Vesco

La collaborazione a TB è libera e gratuita

www.tbmagazine.it

MollicaStrana città. A Palermo il problema più pressante era il traffico. A Brindisi il palazzetto... Ma siamo seri!

STRANA CITTÁ LA NOSTRA. NEI GIORNI scorsi è scoppiata l’emergenza delle emergenze. L’inquinamento da car-bone? I tumori in aumento e non si sa perché? L’inchiesta sul carbone dell’Enel? Le piccole imprese che chiu-dono? Parchi abbandonati e servizi che non funzionano? Il lavoro che manca? Niente di tutto questo, quelli sono problemi che per i brindisini, anzi, per una consistente parte dei brindisini, sembrano marginali. L’emergenza del momento è il palazzetto: serve un nuovo palazzetto. Subito! È questione di vita o di morte. La città non ne può fare a meno. L’Enel Basket Brindisi lo chiede ad alta voce. I tifosi del basket lo recla-mano. Certe tv e certi giornali dedicano all’argomento pagine e pagine, servizi e trasmissioni, dimenticando qualche altra notizia di secondo piano, o almeno evitando di approfondirla. Mi sembra di rivedere il film Jhonny Stecchino, in cui

Non restate a guardare!

si diceva che il problema più importante nella Palermo dominata dalla mafia era il traffico.Mennitti e D’Attis sono avvisati: sul palazzetto si giocano il loro futuro. È normale una città che si comporta così? Per me no. Se tutti quelli che sono pronti a protestare per il palazzetto lo facessero anche per gli altri problemi cittadini (ben più importanti) questa città sarebbe migliore. E invece no, con-tinuiamo ad incazzarci solo ed esclusi-vamente per il palazzetto. Allora, cari amministratori, presenti e futuri, dateci questo benedetto pala-sport. Fatelo come volete: in tenda, in legno, prefabbricato, bello o brutto, di 5.000 posti, anzi facciamo 7.000, non si sa mai, magari ci candidiamo anche noi per le Olimpiadi, come ha fatto Bari. In cambio, i tanti brindisini che pensano solo al palazzetto continueranno tran-quillamente a prenderselo in quel posto,

come da sempre accade, su tanti altri argomenti e problematiche locali che meritebbero qual-che attenzione. Ne cito solo una: nei giorni scorsi, nella bella tra-smissione condotta da Renato Rubino su Puglia Tv (Rebus) due illustri medici, Giuseppe Latini e Maurizio Portaluri

hanno detto senza giri di parole che i tumori che ci stanno uccidendo sono in qualche modo collegati all’inquina-mento industriale. Stanno uccidendo noi, i nostri genitori e i nostri figli. Eppure nessuno si è scandalizzato o sta pensando di fare qualcosa. A quello ci penseranno i soliti 20-30 ambientalisti rompipalle. Noi, invece, continuiamo a prendercelo in quel posto. L’importante è che il posto al palazzetto sia comodo e garantito.Buona lettura.

PS 1: Chiedo scusa se sono stato poco diplomatico, ma la diplomazia e il finto perbenismo li lascio volentieri ad altri. Magari a quelle persone che vogliono farvi credere che il problema più grave di questa città sia il palazzetto.

Fabio

Noi brindisini meritiamo di essere presi per i fondelli. Siamo contenti. Tuttì a dannarsi per questo cavolo di palasport. E nulla da dire su carbone, tumori, lavoro e altre emergenze cittadine.

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Brindisini del MeseCONFINDUSTRIA

Al momento Flavia Pennetta non ha rivali e stacca gli altri candidati: è lei il personaggio Brindisino dell’Anno, almeno secondo i visitatori del nostro sito web (www.tbmagazine.it). Ma da alcuni giorni al sondag-gio lanciato da TuttoBrindisi il mese scorso è possibile parteci-

PERSONAGGIO DEL 2009

pare anche dalla homepage di Brundisium.net, il sito-commu-nity più cliccato della città. Il termine ultimo per esprimere il proprio voto è fissato per il 15 novembre. Il Brindisino dell’Anno sarà il personaggio di copertina del prossimo numero di TB, quello di dicembre.

La redazione ha suggerito i nomi di Flavia Pennetta (per i suoi successi sportivi), Mas-simo Ferrarese (per l’exploit elettorale), Domenico Mennitti (per essere riuscito a vincere le elezioni), la famiglia Barretta (per aver ridato lustro al calcio brindisino) e Mauro D’Attis (per

essere stato il candidato più votato alle ultime Comunali). Voi però potete suggerirci altri nomi che ritenete degni di menzione, e spiegarci il perché della vostra scelta.Appuntamento al numero di dicembre.

PERSONE

Marinò numero 1Il vice di Ferrarese acclamato leader

Giuseppe Marinò è stato eletto all’unanimità nei giorni scorsi presidente di Confindustria Brindisi, incarico che già ricopriva dal momento delle dimissioni di Massimo Ferrarese, suo predeces-sore. Marinò è grande amico del presidente della Provincia, nonché suo ex socio in alcune attività imprenditoriali (dalle quali Ferrarese si è allontanato dopo l’ingresso in politica). I due hanno finora con-diviso anche l’avventura nel basket. Imprenditore in gamba e persona di alto profilo, Marinò è meno interventista del suo prede-cessore amico, ma presie-derà Confindustria nel solco lasciato da Ferrarese.

Scegliete il Brindisino dell’anno

Votate online sul nostro sito: www.tbmagazine.it.Oppure su www.brundisium.net

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Brindisini del Mese

PERSONE

90% DI ASSENZE

LIBRI

È in distribuzione nelle librerie e nelle edicole “Intervista sulla città” dell’editore Hobos, un libro dedicato alle sfide che attendono la sinistra riformista a Brindisi, ma che offre anche un ricostruzione essenziale degli anni tra il 1997 ed il 2003, basata per la prima volta non sulle carte processuali, ma sui verbali dei consigli comunali e su tutto ciò che le cronache politiche hanno pro-dotto nei passaggi più importanti di quel periodo. Dunque una Brindisi

ricerca di alleanze per governare una transizione della città che pare senza fine, i mutamenti delle categorie del lavoro, dalla classe operaia all’esercito dei precari. Dagli anni di Antonino, alla crisi di identità, all’impoverimento del confronto politico interno al più importante partito del centrosinistra, ai giorni attuali, quelli del “laboratorio Brindisi” e dell’avvicinamento alla bat-taglia delle elezioni regionali del 2010. Una intervista sulla città, con non pochi inediti su passaggi-chiave della vita pubblica ed economica di Brindisi, e nella seconda parte del libro “Sei anni critici”. L’introduzione

è di Vittorio Bruno Stamerra che oltre ad una lunga carriera giornalistica e di tagliente osservatore politico, ha compiuto anche una breve ma intensa esperienza di amministratore pubblico. Nella prefazione, Orlandini spiega come ha raccolto le notizie sul periodo 1997-2003 ma soprattutto come ha conosciuto Carmine Dipietrangelo alla fine del 1970, sino al raffreddamento dei rapporti negli anni delle ammi-nistrazioni Antonino, ed al nuovo incontro nel corso di una delle ultime udienze del processo alla cosiddetta Tangentopoli brindisina.

Gaglione si dimette?L’onorevole sotto accusa dice che lascerà. Ma quando?

Ne avevamo parlato sul numero di ottobre di TB: l’onorevole latianese Antonio Gaglione è il parlamentare più assente dal Parlamento. E la sua latitanza dalla seduta in cui si votava sullo scudo fiscale ha fatto infuriare il capogruppo del PD Antonello Soro, che ne ha chie-sto le dimissioni (annuncian-done l’espulsione dal partito). Il cardiologo, contattato da gior-nali, tv e radio di tutta Italia, ha risposto candidamente: «Sì, sono assenteista e mi dimetto. Stare in Parlamento è una per-dita di tempo, e una violenza contro la persona». A parte il fatto che tutti vorremmo essere violentati da uno stipendio di circa 13mila euro, Gaglione ha dimenticato di specificare una cosa: quando si dimetterà?

NEMO PROFETA IN PATRIA

Parla Dipietrangelovista da sinistra e da uomini di sinistra. Un protagonista di quelle vicende politiche, Carmine Dipietrangelo, e il giornalista che lo intervista, Marcello Orlandini, ripercorrono in maniera cri-tica i processi di trasformazione indu-striale, il controverso tema dell’as-senza di una vera classe dirigente locale, la polarizzazione estrema dello scontro sui grandi temi dello sviluppo e dell’ambiente, gli errori strategici della sinistra ma anche le intuizioni che ne hanno segnato il percorso alla

Ma a Brindisi no!Massimo Guastella cura un’altra grande mostra a Matera. E prepara un grande convegno a Lecce

Conosciuto e stimato altrove, il professor Masimo Guastella, docente di Arte contempo-ranea all’Università di Lecce, continua a curare mostre di grande successo. Dopo quella dedicata ad Andy Wharol, il mago della pop-art, Matera ospita la bella mostra dal tema “Visioni contemporanee

del paesaggio urbano”, con opere di artisti emergenti e già affermati provenienti da Italia, Inghilterra, Francia e Spagna. Dopo Matera la mostra andrà a Palermo e poi a L’Aquila. Nel frattempo Guastella sta ulti-mando (per l’editore Congedo) il primo di due volumi sullo scultore brindisino Edgardo

Simone ed ha iniziato a lavo-rare alla preparazione di un grande convegno che si terrà a Lecce sul tema “La scultura di fine 800 e primi 900 nel Salento, nel confronto con l’Italia meridionale e l’Eu-ropa”. Chissà se un giorno a Brindisi qualcuno si accorgerà di lui.

LAVORO

I bandi di EcclesieOpportunità grazie alla Provincia

In tempi di magra, l’assessorato alle Politiche del Lavoro e alla Formazione professionale della Provincia di Brindisi prova a smuovere un po’ le acque per creare opportunità per l’in-gresso di giovani nelle aziende locali. Nei giorni scorsi infatti l’assessore Enzo Ecclesie ha presentato i sette bandi per tirocini professionalizzanti e formativi. Si tratta di progetti che consentiranno a numerosi disoccupati di poter ampliare le proprie competenze (veden-dosi riconosciuto per sei mesi un gettone mensile che arriva a 750 euro, a carico dell’Ente pubblico). Tutte le informazioni sono sul sito della Provincia.

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PERSONE

Pur essendo uno dei pochi enti “vir-tuosi”, cioé non in rosso, a causa del patto di stabilità l’amministrazione provinciale si vede congelati in banca alcuni milioni di euro che il governo impone di non utilizzare (per poter far fronte un giorno ad eventuali buchi). Per il neo-assessore al Bilancio Enzo Baldassarre (in foto) si tratta di una gran bella gatta da pelare, visto che in alcuni casi risulta impossibile perfino pagare i fornitori, mettendo la Provin-cia a rischio di pignoramenti. E così l’assessore del PD ha preso la forbice ed ha iniziato a tagliare un po’ di costi: meno acquisti di cancelleria, meno spese di rappresentanza, perfino meno carta igienica. È la dura vita di chi deve far quadrare i conti di un ente pubblico.

Brindisini del mese La Provincia al risparmioL’assessore al Bilancio taglia i costi: meno carta igienica

I brindisini prima esagerano nel por-tare sull’altare le persone e poi esa-gerano nel buttarle a mare. Antonello Corso è stato l’ultimo a fare le spese di questi comportamenti schizofrenici. Prima le critiche in tv e sui giornali per la questione abbonamenti, poi le accuse per le insensate dimissioni societarie, e perfino attacchi verbali per strada da parte dei soliti esagerati. Come se fosse il colpevole di tutti i mali. Peccato, perché Corso svolge gratuitamente un incarico che in altre città è remunerato tra gli 80 ed i 120 mila euro. E perché insieme a Perdi-chizzi quest’anno ha messo su uno squadrone, curando personalmente le trattative per l’acquisto dei giocatori. Sarà pure un dentista, ma qualcosa di basket ormai la capisce.

IncarichiproblematiciCorso finisce sotto accusa. Malgrado lo squadrone

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Le trattative per la firma della nuova convenzione con l’Enel, cui faranno seguito quella con Edipower ed Enipower, sono appena iniziate, ma non sem-

bra che all’Enel abbiano capito come stanno effettivamente le cose. Pare che i dirigenti della Spa non abbiano pienamente compre-so, o non vogliono comprendere, o forse non

glielo hanno lasciato ancora intendere, che questa volta la città gradirebbe un risarci-mento congruo per la presenza sul territorio, per il carbone riversato sui campi, per l’aver concesso un tratto di litorale che avremmo potuto utilizzare in ben altro modo.Allora proviamo ad aiutare i dirigenti dell’Enel (ed i nostri amministratori) a capire meglio cosa sarebbe legittimo attendersi

da questa convenzione. Che poi sarebbe nè più nè meno ciò che Enel ha concesso a città come Civitavecchia o Montalto di Castro, anche loro ospitanti centrali.Per esempio, leggiamo la convezione tra Enel e Comune di Civitavecchia, firmata nel 2003: «Enel si impegna ad interrare entro tre anni gli elettrodotti presenti sul territorio, a rispettare i limiti delle emissioni inquinanti, a contribuire alla nascita di un osservatorio ambientale». L’osservatorio è presieduto dal sindaco e “mantenuto” dall’Enel con un milione di euro l’anno.Poi: un obolo di 27 milioni di euro in 4 anni, la partecipazione al Consorzio Universitario di Civitavecchia (a cui Enel ha versato 2 milioni una tantum per la realizzazione della sede dell’Università e 500mila l’anno per l’attivazione di corsi su energia e ambiente); 2,7 milioni annui di Ici al Comune. E poi gli impegni a garantire appalti all’imprenditoria locale e a studiare la fattibilità tecnico-economica di utilizzo gratuito di calore refluo per usi industriali (esattamente quello a cui mira l’imprenditore molfettese Ciccolella per il suo allevamento di fiori).La centrale Enel Torrevaldaliga Nord di Civi-tavecchia funziona a carbone, come quella di Cerano. La differenza tra i due impianti è che a Brindisi il carbone oltre ad alimen-

ENELFUORI I SOLDI E LE OPERE!A Civitavecchia 52 milioni di euro, due carbonili coperti e neanche un grammo di carbone disperso in aria. A Montalto di Castro 173 milioni di euro. E a Brindisi? Finora lo sponsor del basket, il contributo per il teatro, e qualche lampadina.

COVER STORY

tare la centrale alimenta anche i carciofeti circostanti, mentre a Civitavecchia, «ciò che sorprende è che il carbone, protagonista assoluto dell’impianto, praticamente non si vede mai, perché passa dalla nave carbonie-ra al “dome” attraverso il nastro di movimen-tazione che è completamente pressurizzato», recita pomposamente il magazine “Insieme” di settembre, edito da Enel.Il “dome” altro non è che il carbonile della centrale: una cupola avveniristica di 114 metri di diametro. In pratica un palazzetto per il carbone. Anzi due, perché la centrale di “dome” ne ha due, affiancati.A Brindisi ne abbiamo uno, e pure scoperto, che potete ammirare nella foto in basso.Insomma, a conti fatti, Enel ha finora dato al comune di Civitavecchia, secondo quanto stabilito dalla convenzione, circa 52 milioni di euro. Pensate che sia molto? È solo il 3,46 % del guadagno di un solo anno che la centrale assicura alla società.Per la centrale di Montalto di Castro (ve ne abbiamo già parlato su TB di gennaio 2009) Enel ha sborsato 45 milioni di euro una-tantum, più 8 milioni di euro l’anno come Ici. Ad oggi il comune di Montalto ha incassato 173 milioni di euro, serviti a realizzare una casa di riposo, una residenza per disabili, un ostello della gioventù, una rotatoria, un teatro.Cosa ha dato l’Enel a Brindisi negli ultimi due anni è presto detto: uno sponsor per il basket in serie A (600mila euro l’anno per tre anni); un milione di euro per la Fondazione Nuovo Teatro Verdi, e l’illuminazione di alcuni monumenti. Quanto paghi di Ici non è dato sapere. In ogni caso, in confronto a quanto ottenuto dalle altre città, raccogliamo l’elemosina. Chiediamo gli arretrati?

Uno dei due carbonili della centrale Enel di Civitavecchia. A destra quello di Brindisi. Notate diferenze?

QUELL’EDITORIALE SULL’ENEL...

«Gentile Direttore, in riferimento al suo editoriale pubblicato sul numero di ottobre, le confesso che trovo irritanti le sue espressioni: “qualcosa in più si po-trebbe chiedere all’Enel in cambio della sua ingombrante presenza sul territorio”.Forse non è a conoscenza dei danni alla salute di centinaia di leccesi che la “sua” centrale procura, a causa dei venti che da nord spirano come un cono d’ombra sulle città di Squinzano, Trepuzzi, Surbo, Lecce, Campi, Novoli, Carmiano e loro cincondari. I tumori e le infezioni a livel-lo polmonare sono tra le più alte in Italia,

come hanno dimostrato studi scientifici di settore. Oltre ai danni alla salute, ciò che preoccupa è il rischio alimentare: lo sa che nel leccese avviene una sorta di boicottag-gio all’acquisto dei carciofi brindisini?E come non parlare dei forti campi elettrici che si propagano in prossimità della cen-trale! Provi a telefonare con il Suo cellulare sotto i tralicci che per chilometri attra-versano i campi coltivati e le case dei contadini da Cerano a Taranto. Chieda, Direttore, a chi è stato condannato dalla “sua” centrale, se apprezza che l’Enel sponsorizzi realtà di Brindisi. Gli chieda se

preferirebbe l’impegno per la conversione della centrale, se non la sua chiusura!Spero che voglia riprendere con questi argomenti questa “sua” “battaglia persa”».

Fabio Ria, Lecce.

Caro Fabio, come lei, e molti altri cittadini, brindisini e leccesi, farei volentieri a meno delle centrali. Ma il senso dell’ar-ticolo era il seguente: se proprio ce le dobbiamo tenere (perché le contestano in quattro gatti; perché danno lavoro, anche se molto poco; perché creano ricchezza, magari solo per pochi; perché nemmeno

“Direttore, è per caso impazzito?” da Lecce e dintorni si è mai levata una forte voce di protesta da parte di istitu-zioni e cittadini), se proprio ce le dobbia-mo tenere, dicevo, allora obblighiamo l’Enel a sborsare molto più di quel che ha dato finora (l’articolo che trova in questa pagina - e la copertina di questo mese - saranno molto esaustivi). Quanto ai tumori e alla salute di centinaia di leccesi e brindisini, temo anche io che l’inquinamento dei vari insediamenti industriali presenti sul territorio abbia qualche responsabilità, ma ad oggi nessuna grande azienda è mai stata condannata per responsabilità dirette. Chissà, magari un giorno accadrà. E tutti noi ci sveglieremo. (Fabio Mollica)

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Il polverone sollevato dai cinque minuti di protesta dei tifosi della curva Nord del PalaPentassu-glia a qualcosa è servito. A far tornare la ragione a dirigenti che

credevano di poter non dare spiegazioni ai propri tifosi (mai informati o informati male sulla questione abbonamenti), ma soprattutto a far capire a Massimo Ferrare-se che forse allontanarsi dal basket è un bene, perché restare legato alla società, pur non ricoprendo incarichi al suo interno, lo rende facilmente attaccabile da parte dell’opposizione di centrodestra alla Provincia. E non solo.Come ha ben spiegato Mario Scotto (Puglia Tv, 5 ottobre) all’indomani dell’insensata sceneggiata delle dimissioni dei dirigenti dell’Enel Basket Brindisi, «Ferrarese non può sedere al tavolo delle trattative con l’Enel per la firma della nuova convenzio-ne, pretendendo di avere mani libere». Il contratto di sponsorizzazione della sua

squadra con la società elettrica sarebbe un macigno che la stessa Enel gli farebbe pesare. E che gli oppositori del PDL, soprattutto quelli che non vedono l’ora di celebrare la morte politica di Ferrarese (continuando a sottovalutarne la forza e le capacità) userebbero come pretesto per attacchi pesantissimi, sui quali qualche magistrato non esiterebbe ad avviare inchieste.E con l’Enel Ferrarese dovrà trattare non solo la nuova convenzione, ma anche la cessione (a titolo gratuito?) del calore pro-dotto dalla centrale di Cerano, necessario per far crescere i fiori della ditta Ciccolella, un progetto che ha avuto come primo entusiasta “sponsor” proprio il presidente

della Provincia: 1000 posti di lavoro e un incredibile ritorno di immagine per la politica, a cui oggi non si chiede altro che creare, o favorire, nuova occupazione.Ma c’è un’altra ragione che consiglierebbe a Ferrarese di mollare definitivamente il basket: i numerosi sponsor della società. Mettiamo il caso che uno di questi vinca una gara d’appalto alla Provincia: la ditta perdente, e di nuovo l’opposizione, po-trebbero scatenare un putiferio a causa del legame, seppur banale, tra l’azienda che si aggiudica i lavori e il presidente-patròn.Non sappiamo se la fuga di Ferrarese dal palasport con la curva vuota fosse stata preparata. Non lo crediamo. Però sicuramente il presidente nei giorni scorsi

Ferrarese ha fatto la pace con i tifosi. Ma restare lontano dall’Enel Basket gli conviene. Perché altrimenti sarebbe un obiettivo facilmente attaccabile. E l’opposizione di centrodestra non attende altro...

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ha pensato a tutto questo, ed avrà fatto le sue valutazioni. Del resto, può sempre fare come Berlusconi col Milan: nessuna carica nella società, nessun intervento diretto (con conferenze stampa come quella del 23 ottobre, cui Ferrarese ha partecipato) in caso di contestazioni o problemi societari. Potrà conservare il suo posto in prima fila nel parterre. I tifosi e la città continueran-no ad identificare in lui il vero proprietario della squadra, e quindi potrà ancora bene-ficiare del ritorno d’immagine che questo ruolo gli ha già portato. Ma non sarà attaccabile perché formalmente non avrà nessun ruolo dirigente o quote societarie. Così come ha già fatto nelle le sue imprese, cedendo tutto al cognato.L’exit strategy di Ferrarese è molto più semplice del previsto. E non ha bisogno di fughe dal palazzetto e della conseguente sceneggiata che ha rischiato di mandare in frantumi quanto di buono è stato costruito in cinque anni.

EXIT STRATEGY

Foto di Dino Matera

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L’idea di fare del porto interno un approdo per la nautica da diporto, lanciata dall’as-sessore Teo Titi e ripresa da Vittorio Bruno Stamerra, è molto interessante. Se

le navi crociere non posso entrarci, se i traghetti vanno a Costa Morena, qualcosa dovremmo pur farne del nostro porto. E questa è una idea su cui si può ragio-nare». Parole di Marcello Rollo, consi-gliere regionale del PDL, ma soprattutto ex assessore regionale al Turismo, ed in quanto tale contattato da TB per dire la sua nel dibattito lanciato ad agosto dal nostro magazine con l’intervista a Titi e i successivi interventi di qualche operatore turistico locale. Alcuni dei quali, come Carmelo Mergola, titolare del Bahia, hanno lamentato tempi biblici per la concessione delle autorizzazioni.«Ho seguito il dibattito. Mergola ha ragione. Purtroppo i comuni non attivano lo sportello unico del turismo, che garan-tirebbe trasparenza e certezza dei tempi di rilascio delle autorizzazioni. Invece oggi

“COSÍRIUSCIREMO A DECOLLARE”L’ex assessore regionale, Marcello Rollo,è fiducioso: «Con due tre mosse questa città può rilanciarsi nel settore. Ma Titi non deve essere lasciato solo., perché nessuno può fare miracoli»

IL DIBATTITO SUL TURISMO

gli imprenditori sono costretti a girare le sette chiese e a chiedere favori. E intanto in alcune località turistiche europee, come Rodi, costruiscono dentro il mare. Per non parlare delle strutture sorte in Tunisia, in Spagna e via dicendo. Qui invece solo intralci, vincoli e divieti. Come se nel resto d’Europa non tenessero all’ambiente».Anche sulla costa brindisina è impossi-bile intervenire. Per motivi vari.«E sarà così fino a quando non avremo acqua e fogna. Nelle scorse settimane l’assessore ai Lavori Pubblici, Cosimo Elmo, ha presentato alla Regione un progetto per ottenere un finanziamento di 5 milioni di euro, e la Regione si è impegnata a finan-ziarlo. Altri 5 milioni dovrebbero arrivare sempre da Bari per realizzare finalmente i frangiflutti e per bloccare la caduta dei costoni. Dopo questi due interventi avremo una costa appetibile per i privati, e il Comune potrà elaborare il piano della costa, all’interno del nuovo piano rego-latore».Come giudica l’interventismo di Titi?«La scelta di Titi è stata giusta, ma da

solo non potrà fare molto. Deve essere supportato da tutti. Dagli altri assessori, dagli operatori turistici e commerciali, dai cittadini. Da soli non si fanno miracoli, purtroppo».Lo dice per esperienza, immagino.«I due anni da assessore a Bari sono stati un’esperienza incredibile. Oggi in Puglia, finalmente, abbiamo capito che il turismo non è solo mare. È un sistema in cui il turista si sente a casa. È accoglienza, infor-mazione, formazione. È servizi che funzio-nano, beni culturali visitabili, enogastro-nomia di qualità, strutture alberghiere al passo coi tempi».È anche convegni, come ha detto il mese scorso a TB il direttore dell’hotel Majestic e di Tenuta Moreno, Pierangelo Argen-tieri.«Argentieri è un ragazzo molto in gamba e competente e quel che dice è giustissimo: il turismo congressuale oggi è una miniera e ci dobbiamo attrezzare per poterlo acco-gliere. Ho letto che lui chiede strutture di almeno 350-400 posti. Bene, è da anni che chiedo che l’ex Tommaseo sia desti-

nato a centro congressi, ma la Provincia, con l’amministrazione Errico, pensava di farne la sede dell’Università. Spero che Ferrarese cambi idea. Per l’Università abbiamo la Cittadella, e credo che sia un’ottima localizzazione, dove può sorgere un vero e proprio campus. Ma è impor-tante non perdere altro tempo, perché a Bari si stanno già attrezzando: faranno un centro congressi all’interno della Fiera ed un nuovo porto turistico di fronte ad essa».Lei sarà candidato alle prossime Regio-nali e spera di poter rifare l’assessore al Turismo. Se dovesse centrare l’obiettivo, riproporrà la Notte Bianca di Ostillio.«Per carità, Ostillio in tre anni non ha fatto nulla. E la notte bianca è stato il suo flop più grande, peraltro costato 6 milioni di euro. Una spesa enorme, che però non ha portato nemmeno un turista negli hotel pugliesi, o almeno non erano turisti prove-nienti da fuori regione».I suoi detrattori potrebbero dire che lei da assessore ha pensato solo ai concerti del Tim Tour.«Accetto la provocazione, ma ho fatto

«

Marcello Rollo sarà ricandidato alla Regione nel 2010. E spera di rifare l’assessore al Turismo

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molto altro. E comunque il Tim-Tour aveva una logica, che era quella di inserirsi nel circuito del turismo musicale gio-vanile, “comandato” da Radio Deejay. Quell’evento era seguito da centinaia di ragazzi che si spostavano da una regione all’altra».E le altre cose che ha fatto?«Intanto diventai assessore in un momento in cui la Puglia era nota solo per la Scu, gli albanesi e la guerra nel Kosovo. Tutti i tour operator ci scansavano. Grazie ad un lavoro lungo e difficile invertimmo la tendenza. Portammo la Puglia nelle piazze di Londra, Roma, Praga. Inventai la Borsa del turismo religioso, idea che fu subito apprezzata dal Vaticano. E poi varammo la legge sul recupero dei beni culturali. Grazie a quella legge oggi, solo a Brindisi, abbiamo potuto mettere a nuovo il Museo provinciale, Palazzo Nervegna, l’Archivio di Stato, il Castello Alfonsino e alcune chiese. Alla base di tutto questo c’era l’idea che se si puntava a fare concorrenza alle località prettamente balneari, come Sharm El Sheikh, la Croazia, la Sardegna, la Tunisia, saremmo stati perdenti: dovevamo mettere sul mercato la Puglia come sommatoria di mare, cultura, masserie, enogastronomia. E mi pare che oggi i risultati diano ragione a questo progetto. Le cose non si realiz-zano in un anno o due, ma hanno bisogno di tempo. E mi permetta, da assessore regionale ho sostenuto fin dall’inizio il turismo nautico ed il Salone della Nautica, che oggi è diventata una realtà apprezzata e conosciuta in tutta Italia».A proposito, lei crede che il prossimo Salone si terrà a Sant’Apollinare nel nuovo ente fieristico? Io ne dubito.Io invece lo spero. È la localizzazione ideale per eventi fieristici. Ma anche in questo caso bisogna fare in fretta».Due progetti a cui tiene molto.«Si tratta di due idee che non ho fatto in tempo a realizzare. Il primo è il November Fest. Una sorta di Oktober fest ma tutto dedicato al vino, con gemellaggio con i tedeschi a la proposta di pacchetti turistici per loro e per i pugliesi che vogliono invece andare a visitare la festa della birra a Monaco. Il secondo progetto fu presentato ad alcuni operatori crocieristi e piacque molto, ma non riuscimmo a portarlo avanti: la crociera crociata, ovvero un viaggio che ripercorreva il cammino delle crociate, toccando territori di fedi diverse, come l’Italia, la Grecia, la Turchia e Israele».Ritiene ancora importante la Bit?«Ormai è un evento superato, dove la maggioranza della gente va a farsi la pas-seggiata. Credo più alle fiere del turismo tematico: benessere, nautica, enogastro-nomia, turismo religioso. È lì ormai che gli operatori turistici fanno il grosso degli affari».Insomma, ritiene che Brindisi potrà diventare una Città turistica?«Ne sono certo, bastano due o tre mosse».

QUELLE POCHE COSE CHE SO DI TURISMO...Cambiare mentalità, lavorare uniti, fare promozione all’estero. Così, secondo Gaetano Greco, titolare del locale più turistico della città, si può svoltare.

Il suo è sicuramente il locale brin-disino più conosciuto, anche tra i forestieri. Merito della posizione, ma anche del lavoro svolto in 28 anni.

Quando aprì, il bar Betty era un buco di 18 metri quadrati. Oggi sappiamo tutti cosa è diventato: uno dei più bei bar della Puglia, che non fa più solo gelati, ma si propone anche come ristorante-pizzeria. Gaetano Greco, titolare del locale insieme alla moglie Betty, può parlare di turismo a ragion veduta. Perché con i turisti ha a che fare tutti i giorni. Non è un tipo loquace e a cui piace apparire, ma l’argomento lo stuzzica. E non poco.«Guardi, a Brindisi, prima di pensare a qualsiasi evento, iniziativa, associazione, dovremmo capire tutti che il turista è vitale. Va conservato. Ecco, una volta capito questo, allora possiamo iniziare a parlare di turismo».Si riferisce a qualcosa in particolare?«Guardi, ho assistito a certe scenate! Ci sono operatori locali che guardano ancora al turista come una pecora da tosare, dimenticando che se ne freghi uno, poi non ne verranno altri cento».Purtroppo non credo che sia questo l’unico problema.«I problemi sono tanti. Qui dobbiamo com-

Gaetano Greco, fondatore, insieme alla moglie Betty, del locale più popolare della città

battere con tutti. Un giorno il Comune, un giorno la Capitaneria, un giorno l’Autorità. Per carità, ognuno ha le sue ragioni e magari opera in buona fede, però il com-merciante non può andare dietro a 2000 leggi e delibere»Forse se ci fosse un’associazione dei ristoratori che facesse sentire la propria voce, sarebbe diverso.«Concordo, ma anche questa è una carenza frutto del carattere dei brindisini. Preferiamo farci la guerra tra concorrenti».Lungomare chiuso o aperto al traffico?«Il lungomare è un deserto e va rivalutato.

Va bene anche chiuso, ma mancano i par-cheggi. Se è aperto si intasa di auto, se è chiuso si intasa di niente. Eppure gli spazi per i parcheggi ci sarebbero: a Sant’Apolli-nare, su quel piazzale deserto. Dotandolo di un servizio navetta...».Lei è qui dal 1981: cosa è cambiato?«All’epoca c’erano 9, 10 traghetti al giorno che partivano da qui. I corsi erano pieni di turisti e negozi e bar chiudevano all’ora di pranzo. Incredibile! Ma tutto parte dalla mancanza della cultura dell’ospitalità. A Brindisi i soldi hanno sempre girato in altri settori, anche criminali, quindi all’epoca andava bene così. Oggi si piange». Si può invertire la tendenza?Se si lavora tutti insieme. Se si investono soldi per far conoscere all’estero la nostra città. Se capiamo che il nostro pane quo-tidiano non esce dall’industria ma dal turismo»Perché la sua è la dimostrazione che i posti di lavoro li può produrre anche un buon locale...«Ho 35 dipendenti, che vorrei mantenere tutto l’anno, non solo nella stagione estiva. Però nel corso degli altri 9 mesi il lavoro cala. Per carità, io non mi lamento, ma vorrei che lavorassero tutti i locali di Brindisi».

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Sfogliando il dizionario dei sinonimi e contrari,

troverete, alla voce “conservare”: «tenere, mantenere, preser-vare, difendere», con

i contrari: «perdere, gettar via, sciupare, declinare». Alla voce “valorizzazione”: «potenziamento, riconoscimento, esalta-zione» e i rispettivi contrari: «svalutazione, deprezzamento». La laurea in Conserva-zione e Valorizzazione dei Beni Culturali è indubbiamente, il mezzo che aiuta ad imparare, definire e chiarire le reali appli-cazioni di tali concetti. Se mi fermassi a pensare ad un Paese con più risorse del nostro, per concretizzare i miei studi, proprio non mi verrebbe null’altro per la mente. (Le dichiarazioni dell’Unesco ne sono la prova).Frenando il mio senso patriottico, soffer-mandomi, semplicemente, sul mio conte-sto di vita, pensando alla mia città Brindisi, mi chiedo se le risorse sono anche locali, e la risposta è assolutamente affermativa.Le risorse ci sono, sono varie e molteplici, dalla sua posizione geografica, ai suoi monumenti alla sua storia.Ma come tutte le storie, anche quella di Brindisi, prima di esser fruita deve essere preservata, attraverso la conservazione e valorizzazione delle testimonianze, del nostro patrimonio culturale appunto.Per le giornate del patrimonio europeo (26-27 settembre scorsi) Brindisi ha avuto iniziative davvero apprezzabili, come l’apertura serale con performance di attori del Museo Archeologico “Ribezzo”, e

QUESTO È CIÓ CHE MOSTRIAMO AI TURISTIIl Castello Alfonsino potrebbe essere il fiore all’occhiello della città. Ma al suo interno regna l’incuria: topi sgozzati, colombi morti, sporcizia. Come dimostrano il racconto e le foto di Valeria Gatti.

IL DIBATTITO SUL TURISMO

quella domenicale con visite guidate del Castello Aragonese-Alfonsino.Il punto è che le visite guidate dovrebbero essere il punto finale di un continuo, costante e dovuto processo di conser-vazione. La guida, preparatissima, inizia a raccontare la storia di quel Castello, l’epoca di costruzione, la vita dei perso-naggi storici che hanno commissionato quel monumento, lo scopo, il ruolo e ancora, aneddoti sul suo colore “rossastro” all’ora del tramonto. Improvvisamente, mentre il pubblico ascolta esterefatto e affascinato, mentre si prepara a respirare le atmosfere di quel racconto, è costretto a “tornare” nella realtà a causa di un ratto “sgozzato”, un uccello morto, sporcizie varie, tavolini da spiaggia posizionati tra le sale del primo piano, estintori abbando-

nati negli angoli delle stanze e diverse e frequenti bottiglie di plastica.Così ogni persona smette di credere a quelle parole, alla narrazione della storia, al valore e all’importanza del “nostro” patrimonio, che la guida sapientemente sottolineava, perché è una cosa umanamente impossibile che lo stesso contenitore di cultura di cui parlava due minuti prima, fosse lo stesso in cui in realtà s’impone, ora, uno scenario pari a quello di una discarica. Il mio non vuole essere un articolo di protesta o di denuncia, non vuole essere una polemica distruttiva contro le amministrazioni o contro chi ha dedicato il suo impegno a questa iniziativa, non faccio politica e non ne ho la facoltà, ma la mia passione per la storia

dell’arte, i miei studi e le mie competenze mi obbligano a sensibilizzare la cittadi-nanza e chi di dovere, perché la storia deve essere preservata e anche “sfruttata”.Tutelare la nostra storia attraverso piccoli ma costanti interventi di manutenzione e conservazione, significa proteggere noi stessi perché «ognuno è... quel che è divenuto». Questo è il senso della storia, ed è nostro dovere garantire alle genera-zioni future, la conoscenza di essa, non dovremmo permettere che un bambino in gita di domenica con il papà, in un bellissimo Castello, chieda: «Papà come è morto quel topo?». La domanda naturale dovrebbe essere: «Papà quale principe viveva in questo castello?».Non era un principe delle favole, era un uomo che, insieme a tanti altri, ha “dise-gnato” la nostra città, ha “formato” la nostra vita, ha “scritto” la nostra storia, e questo castello è un po’ come se fosse un suo autografo.

IL CASO

Forse al malcapitato ospite che ci ha se-gnalato la sua sventura sarà costato più il taxi che l’aereo. Ha pagato 45 € per una corsa dall’aeroporto Papola Casale fino alla zona industriale: 10 minuti in auto costano più di un volo Brindisi-Londra! Siamo alle solite: la furbizia e il malcostume di pochi rovinano l’immagine di una intera città e il lavoro di tanti. La ricevuta, ovviamente, è senza nome del titolare del taxi, che ha vergato il furto con una firma illegibile. Ci risulta che sui Taxi d’Oro siano saliti anche un paio di magistrati del tribunale di Brindisi, che hanno segnalato la cosa al comando dei vigili urbani. Speriamo che gli accertamenti smascherino i furbi.

Taxi più caro dell’aereo!Per andare dall’aeroporto alla zona industriale pagati 45 €

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fatto parte integrante della sua vita, in modo totale ed avvolgente. Maria Concetta si allontana da Brindisi per intraprendere un percorso di formazione. Frequenta corsi d’alta specializzazione per la lavorazione del vetro presso la “Escuela del vitrio” a Barcellona, la scuola di soffiatura a Zurigo, a Firenze e poi a Venezia, seguita da maestri che le insegnano tecniche tradizionali ma, contestualmente, le schiudono un panorama di potenzialità creative illimi-tato. Sperimenta metodologie e lavorazioni innovative sulle tecniche, il design e l’uso dei materiali, come l’ap-profondimento della fusione e decorazione del cristallo, chiamata “venedego”. Partecipa a numerose esposizioni collettive e personali in Italia e all’estero, lasciando imponente traccia della sua Arte anche presso il Museo Nacional del Vidrio, La Granja de San Ildefonso a Segovia, in Spagna.Da qualche anno, Maria Concetta segue un percorso per-

sonale di studio sull’utilizzo del vetro riciclato nella lavora-zione artistica: «Un’esperienza entusiasmante e, per certi versi, emozionante», dice quasi com-mossa. «Mi sembra di sfidare la natura, di sve-larne il valore assoluto, è una magia che cerco di trasmettere agli studenti durante le

mie lezioni ma che può comprendere solo chi riesce a sentirla nella propria anima».Nel 2007 realizza un’opera, commissionata dalla Camera di commercio di Brindisi, donata al Santo Padre Benedetto XVI in occasione della sua visita in città. Referente della Regione Puglia per l’artigianato artistico della Direzione Nazionale Cna, la Malorzo è tra i pochi artisti ritornati a Brindisi per esercitare la propria arte sul territorio e s’im-pegna con importanti iniziative e battaglie a profondere la cultura della bellezza nella nostra città. «Vivo nella speranza di vedere esplodere il desiderio, la passione da parte di giovani che possano avviare un per-corso artistico personalizzando il proprio stile».

Ogni mese incontriamo grandi personaggi, artisti brindi-sini che hanno raggiunto la fama e il successo in Italia ed all’estero e, di tanti altri, continueremo a parlare ancora. Chi vuole emergere nel mondo della musica, dell’arte o della moda così come nel campo della scienza e della tecnologia, deve, inevitabilmente, avere degli orizzonti ampi e, spesso, muoversi dalla propria terra, nel tentativo di soddisfare la fame di conoscenza, per concretizzare i sogni e realizzare i propri progetti. Tali spostamenti, dovuti all’esigenza di completare il ciclo di formazione, approfondimento, sperimentazione, creano, a volte, un percorso senza ritorno; altre volte, i giovani, dopo aver ricevuto le basi tecniche fondamentali per avviare un’attività professionale, tor-nano nella propria città d’origine, con l’intento di mettere a frutto quanto appreso.Abbiamo intervi-stato Maria Concetta Malorzo, donna che vive ed opera quotidianamente a Brindisi, animata da una grande passione per l’Arte. Maria Con-cetta si racconta e, con il sorriso sulle labbra, ricorda i suoi quattro anni quando, alle prese con forbicine e colla, intenta a ritagliare fogli e quaderni, crea il suo primo giornalino; o, ancora, impegnata a sciogliere i trucchi della mamma, sperimenta la combinazione dei colori, trasformando la stanza in un grande arcobaleno!Crescendo, l’artista brindisina intraprende gli studi univer-sitari: “I miei genitori volevano che diventassi farmacista… Io ero abbastanza brava, ma sempre attratta dai colori, dalle luci, da ciò che di creativo potevo osservare o realiz-zare…”.Durante un viaggio in Francia, folgorata dalle vetrate di Marc Chagall, decide che l’arte ed il vetro avrebbero

BRINDISINI STRAORDINARIdi Iole La Rosa

LA SIGNORA DEL VETROMaria Concetta Malorzo, l’artigiana che incanta creando magie. E pensare che i genitori speravano che diventasse farmacista

Non tutti sanno che l’Amministrazione comu-nale ha di recente ultimato il recupero di una splendida struttura, purtroppo non ancora sfruttata al meglio: il complesso

delle “Scuole Pie”. L’ex convento, conosciuto per tanti anni come sede dei “pubblici studi per la gioventù provin-ciale” ha conservato, quasi intatta, la sua configurazione originaria e potrebbe tornare alla sua vecchia vocazione di struttura che fornisce “il pane dell’intelligenza”, per essere “luogo dove si fa cultura e dove nascono le idee”. L’associazione “La Corte delle Botteghe Artigiane”, costi-tuita da artigiani-artisti brindisini, capitanata da Maria Concetta Malorzo, ha inteso interfacciarsi con il Comune ed avviare, all’interno delle “Scuole Pie”, su indicazione e progettazione dell’Amministrazione, laboratori artistici ed artigianali “per la promozione delle lavorazioni locali”.“Il Comune di Brindisi ha già pubblicato il secondo bando per l’aggiudicazione di locali ad attività di “Botteghe artigiane” - ci dice l’architetto Fabio Lacinio, grande esti-matore dell’ex Convento, accompagnandoci nella visita all’edificio - “ l’Amministrazione provvederà, presto, ad assegnare i laboratori ai richiedenti aventi diritto”. Attribuire i locali agli artigiani è, indubbiamente, una scelta lodevole e ben mirata ma non può essere l’unica finalità che ci si propone di perseguire, sia per il valore che alle attività artigiane ed artistiche locali deve essere riconosciuto, sia perché lo svolgimento di attività, al di fuori di un contesto integrato più ampio, non contribui-rebbero a portare reale sviluppo culturale ed artistico a Brindisi.Un edificio di tale portata e bellezza, con più di 2400 mq d’estensione, sita nel centro storico della città, così come si presenta oggi, non può che svolgere un ruolo centrale e divenire “Il Polo della cultura” a Brindisi, un centro polifunzionale in cui il Comune deve rimanere parte integrante o, meglio, capofila di iniziative legate alla

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LUOGHI & PERSONE

“Il luogo dove arte, tradizione e innovazione convergono per formare nuovi talenti”

Essere creativi a Brindisi si può? L’Arte è associata ai termini di conoscenza, organizzazione e risorse finan-ziarie che sono, senza dubbio alcuno, elementi fon-damentali e decisivi. Tuttavia, ci sono fattori che li precedono e fanno sì che questi abbiano efficacia. Ci riferiamo alla necessità di individuare un obiettivo con-diviso, di creare un clima culturale, ricco di motivazioni, che valorizzi creatività e innovazione. Occorre partire dalla formazione dei giovani, fornendo mezzi e basi perché gli stessi possano esprimere al meglio talento e capacità senza essere costretti ad allontanarsi dalla propria città per ricevere nozioni tecniche e pratiche o, peggio ancora, dover rinunciare a seguire la propria vocazione perché impossibilitati economicamente ad affrontare studi lunghi ed impegnativi. Contempora-

neamente si deve offrire agli studenti la possibilità di incontrare dei maestri, di vedere esperienze innovative in atto e di poter mettere la propria creatività al seguito di qualcuno che ha già fatto un tratto di strada: un po’ come accadeva nelle botteghe artigiane di un tempo. Un giovane artista potrà, in tal modo, ricevere la forza ed il coraggio di sviluppare la propria professionalità, imparando ad osare, sconfinare dalla tradizione, apportando una ventata di novità e d’entusiasmo alla storia. La scelta di avviare corsi universitari a Brindisi segue, indubbiamente, tale linea. Perché, dunque, non estendere alla formazione artistica le attenzioni presenti e future delle Amministrazioni locali, ricono-scendo valenza culturale, sociale ed economica alla creatività ed all’innovazione? (i.l.r.)

LA PROPOSTA

Spazio alla formazione artistica

creatività sul territorio; il “Luogo” dove arte, tradizione ed innovazione convergono per formare nuovi artisti e nuove opere; dove generazioni, idee, culture diverse possano avere l’opportunità di confrontarsi, diffondendo l’amore per l’arte pura, sperimentando metodi e tecniche all’avan-

tigianato tradizionale ed il gusto per la sperimentazione propria dell’arte contemporanea; raffinati laboratori, sale, ampi terrazzi, in grado di ospitare eventi per la promo-zione ed esposizione di opere d’arte contemporanea, di artigianato di qualità, convegni internazionali. Ipo-

di tecniche, design, uso di materiali per la realizzazione di opere d’arte. Pensiamo ad attività espositive, creazione di oggetti speciali, unici, collaborazioni internazionali con artisti stranieri, mostre itineranti. Quanta vitalità può nascere da culture e generazioni a confronto!A due passi dal Teatro Verdi, gli artisti potrebbero agire in stretta sinergia con attività collaterali alle rappresenta-zioni.Le botteghe artigiane devono rappresentare il fulcro di tale ampio e prezioso obiettivo. Selezionate secondo cri-teri qualitativi e produttivi, alternandosi periodicamente per l’attuazione di progetti, di volta in volta, diversi, contribuirebbero allo sviluppo concreto della cultura brindisina. Così come accade in altre realtà, si propone di attuare workshop dedicati alla progettazione ed alla realizzazione di un sistema integrato per la presentazione del territorio, dei suoi prodotti e del suo artigianato; il tutto attraverso la creatività di artisti giovani e meno giovani, selezionati anche tra studenti delle scuole medie secondarie che, coadiuvati da artigiani ed artisti locali, potrebbero creare i prodotti portabandiera dell’identità pugliese. Pensiamo alla tradizione del nostro territorio legata alla produzione di vino o di olio, si potrebbe proporre la lavo-razione di bottiglie eco-compatibili, decorate con attenta maestria, o etichettature artigianali, che possano impre-ziosire i nostri prodotti e rappresentare la Puglia sia fuori che dentro la bottiglia. Bisogna comprendere e credere in ciò che la creatività e l’innovazione possono realmente rappresentare per Brindisi sia in termini sociali che economici. Avere il coraggio di differenziarsi e puntare sulle capacità umane, che rimangono la più grande risorsa del pianeta, significa riuscire a cogliere l’importanza degli strumenti insiti in ogni uomo, utili per vincere la sfida che l’intero sistema internazionale sta affron-tando.Un magico arcobaleno potrebbe spuntare dal vecchio quartiere di San Pietro degli Schiavoni, colorando edifici, strade, abita-zioni. I colori e la fantasia, tramutati in creazioni ed opere d’arte, contribuirebbero a riempire di emozione e di bel-lezza il cuore dei brindisini. Il Commissario europeo Ján Figel, alla vigilia della cam-pagna europea del 2009, dedicata alla creatività e l’inno-vazione, ha detto: «Con quest’anno europeo, vorrei far sì che i cittadini comprendano che promuovendo i talenti umani e la capacità umana di innovare, si può dar vita ad un’Europa migliore ed aiutarla a sviluppare tutto il suo potenziale sia economico che sociale». Noi concordiamo.

Iole La Rosa

guardia che possano dare lustro alla città, ai suoi artisti, proiettandoli nel mondo della creatività. Immaginiamo un edificio che pullula di giovanissimi e meno giovani, di studenti che imparano ed utilizzano tecniche giovandosi dell’incontro tra la manualità dell’ar-

tizziamo l’apertura della sede dell’Università della Terza età che si alterna ad un’Accademia della pittura, della decorazione, della fotografia, lavorazione della stoffa o delle pietre. Brindisi potrebbe divenire un centro di studio e di ricerca

LA CORTE DELLE MERAVIGLIEL’ex Convento delle Scuole Pie ospita alcune botteghe artigiane. Ma potrebbe diventare un luogo di formazione, eventi, cultura, molto più vissuto e vivace di quanto non sia adesso

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Passeggiavo nella centralis-sima via Nassa di Lugano quando, dalla vetrina d’un antiquario mi colpisce la

scritta: “La più grande trasgressione moderna è scoprire emozioni antiche”. Sarà stato l’incanto dei portici sotto i quali mi trovavo o la vista delle antiche botteghe che si alternavano alle moderne vetrine dalle prestigiose griffe o, più semplice-mente, la nostalgia che mi prende quando sono lontano dal mio mare, fatto sta che il pensiero è corso a Brindisi. Che cosa era rimasto, qui, delle botteghe d’un tempo? Quelle che, insieme ai café-chantant, animavano i corsi? Dov’erano finiti i negozi di tessuti con gli scaffali colmi di “pezze” dapprima srotolate sui banconi di noce, poi misurate coi metri di legno e infine tagliate coi forbicioni

IMPRESE

QUELLE BOTTEGHE CHE SCOMPAIONO

da sarto? E le drogherie dai profumi più penetranti dei fumi d’una oppieria della Città Proibita? E i bazar - compresi quelli greci - dove nello spazio di pochi metri quadrati si riusciva a trovare di tutto, dallo spillo all’aeroplano? E le vetrine che, grazie all’esposizione di francobolli e monete di tutto il mondo, permettevano di fare viaggi low cost con la fantasia? Negozi le cui insegne portavano i nomi di Fugazza, Lisco, Limongelli, Abramo, Spunta, Mauro, Locatelli, Sion, Anelli… Spariti! Mentre altri - quali l’Antica Farma-cia Fornaro (fondata nel 1868) o l’Antica Farmacia Doria (del 1870) e, ancora, Brunetti (del 1884), Alfiero (del 1947), De Bernardi (del 1941), Caravaglio, Manfreda, Carlucci… - si adeguavano ai tempi. Insomma, a Brindisi si è ripetuto, anche se in proporzioni maggiori, quello che è suc-cesso nel resto d’Italia. Con la differenza che altrove si è levato per tempo il grido d’allarme. Così che, a Milano, il Comune sta cercando di frenare la morìa della memoria storica cittadina prevedendo, in aggiunta ai vincoli della Sovrintendenza

sugli arredi e all’inserimento nel Pgt di quelli di destinazione d’uso per gli edifici che ospitano le botteghe storiche, anche contributi per aiutare i proprietari dei negozi a pagare gli esorbitanti affitti.A Brindisi, invece, il danno è oramai irreparabile visto che sono solo due gli esercizi del centro che hanno conservato il fascino d’un tempo che non c’è più. Per gli esterni, la gioielleria “Paolo Fischietti” di Corso Garibaldi, che da sempre ci affascina con il verde ramarro delle sue sobrie linee liberty. Mentre, per gli interni, lo storico locale di Largo Angioli, nato ai primi del Novecento come Caffè del Sole (prima che un alto edificio glielo togliesse), e poi da tutti i brindisini conosciuto come bazar Napoletano. Un posto magico che continua ad offrire a un pubblico ahimè disattento la merce “unica” dei suoi antichi scaffali.

E se per la sparizione delle botteghe sto-riche, la “colpa” va cercata anche tra i privati, ricade invece in toto sulla Pubblica Amministrazione - oltre alla imperdo-nabile eliminazione di alcune vestigia del passato - l’abban-dono delle botteghe moderne. Infatti la tanto pub-blicizzata Corte delle botteghe Artigiane di via Tarantini, lungi dal fornire il rilancio delle lavorazioni arti-

gianali, rimane inspiegabilmente chiusa perfino nel periodo estivo in cui i radi turisti vagano spaesati in una città preda d’una quiete simile a quella dello Shabbàt ebraico. Eppure stiamo parlando d’un luogo che risente della bellezza architettonica delle Scuole Pie; ma che spesso rimane visibile solo attraverso le grate dei due cancelli che ne delimitano l’ingresso e l’uscita.“We are all punished!”. Con queste parole (“Siamo tutti puniti”) Escalo, principe di Verona, chiude la tragica storia shakespeariana di Romeo e Giulietta, chiamando tutti i suoi sudditi ad assumere la loro parte di responsabilità. Proprio come dovremmo fare noi pen-sando a ciò che, in buona o cattiva fede, siamo riusciti a fare della nostra incolpe-vole città.

COSE NOSTREdi Guido Giampietro

Ad una ad una, lasciano il posto a nuovi negozi e a nuovi marchi. Ma la più grande trasgressione moderna è scoprire emozioni antiche

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Gli ultimi mesi sono stati critici per moltissime imprese e lavoratori e quella che i giornali chiamano “crisi

finanziaria” ha avuto serie ripercussioni anche sul tessuto sociale ed economico regionale. Molti si sono spesi nel pronunciare parole forti quali “innovazione”, “competitività”, “produttività”, “ricerca”, “internazionalizzazione”. In concreto, però, pochi si sono davvero dati da fare. La Regione Puglia ha, già dallo scorso 2008, predisposto una serie di iniziative di comunicazione e pianificazione volte a definire delle “misure anti-crisi” che sono state avviate a partire dai primissimi mesi del 2009: il bando per favorire la ricerca nelle Pmi (noto come “bando ricerca Pmi”) e quello per l’agevolazione alla nascita di nuove piccole imprese da parte di soggetti svantaggiati (noto anche come bando “Start-up”). Il bando “Start-up” prevedeva l’assegnazione di un contributo a fondo perduto per la copertura del 50% dei costi ammissibili (fino ad un massimo di 150.000 €) per l’avvio di una nuova impresa da parte di donne, giovanissimi e tutti coloro che avessero perso il posto di lavoro alla mezza età. In tutta la Regione sono state presentate 466 domande e fa riflettere il divario e la reattività del territorio brindisino: solo 33 dei nostri hanno presentato domanda. Lecce e Bari, come al solito, hanno dato invece una risposta davvero forte: 114 la prima e 196 la seconda.Se volessimo leggere questo dato secondo un altro punto di vista vediamo che nella provincia di Brindisi è stata presentata una domanda ogni 12.200 abitanti, a Taranto ogni 12.100, a Foggia ogni 9.100. Al di sotto della media regionale (che è di 1 domanda ogni 8000 pugliesi) si sono collocate le province di Lecce (1 ogni 7100) e Bari (1 ogni 6300).C’è da augurarsi che la bassa risposta dei cittadini brindisini e tarantini stia ad indicare che l’occupazione dei “soggetti svantaggiati” sul loro territorio non abbia problemi di sorta e sia florida. Se così non fosse il dato diventa ancora più sconcertante.Se questo è un breve dettaglio della risposta che è stata data dai nuovi imprenditori, proviamo ora a leggere quelli che sono stati i risultati del “bando ricerca PMI” a cui hanno partecipato le imprese già presenti

sul territorio. Un primo riscontro è stato sicuramente l’alta partecipazione da parte delle aziende per riuscire ad accedere agli oltre 27 milioni di euro messi a disposizione della Regione Puglia per sostenere le spese di Sviluppo Sperimentale e di Ricerca Industriale: ovvero per favorire l’innovazione nei diversi distretti strategici inquadrati dai piani regionali di sviluppo.La delibera del 6 agosto 2009 ha indicato che solo 77 imprese sulle 241 ammesse potranno ottenere i finanziamenti richiesi che coprono, in media, il 40% dei costi dei singoli progetti.L’elevato numero di partecipanti (294 domande presentate) ha reso impossibile assegnare il fondo a tutti i progetti. È interessante notare che nella top ten dei progetti più costosi ve ne siano due della nostra provincia (uno della International Aviation Supply IAS di Brindisi e l’altro del Consorzio Subtitle Voice di San Vito) che prevedono di spendere un totale di 5,5 milioni, di cui 1,5 a fondo perduto. Davvero niente male!Se questa differenza può apparire normale in relazione al numero di abitanti, il dato che fa davvero riflettere sono, invece, i 10 milioni di costi in ricerca previsti dalle 9 imprese vincitrici di Modugno: una città di 35.000 abitanti che ospita il 2% delle imprese di tutta la provincia di Bari. Un record!Dalle graduatorie emerge come la provincia di Brindisi sia la seconda per numero di progetti finanziati (11) e come costo medio di ciascun progetto (927.000 euro); è invece risultata terza per i costi previsti: 10 milioni per i prossimi 36 mesi, di cui 4 concessi a fondo perduto dalla Regione Puglia. Soldi da spendersi dalle imprese localizzate in 5 città: Brindisi (4), Mesagne (3), Francavilla Fontana (2), San Vito dei Normanni (1), Fasano (1). Se 10 milioni sembrano un risultato eccellente ricordiamoci che nella sola città di Bari la spesa prevista è di 12 milioni.Per concludere, si può ritenere che questi elementi siano un chiaro invito alla riflessione a chi può e deve gestire la governance dell’economia locale perché, evidentemente, si deve lavorare ancora molto sulla creazione di una sana e diffusa cultura d’impresa. Il dato positivo è da leggere, invece, nella energica risposta ad investire nella ricerca da parte delle aziende (soprattutto quelle medio-grandi), che è stata davvero forte ed è sicuramente di buon auspicio soprattutto per il riflesso occupazionale delle figure più pregiate: i ricercatori che, spesso, non siamo capaci di trattenere nel nostro Paese.

ARIAFRESCAdi Daniele Galiffa

LA SPERANZA VIEN DAI BANDIGrazie ai fondi per Start-up e ricerca nelle Pmi, su Brindisi son piovuti diversi milioni. Ma le altre province, come al solito, l’hanno fatta da padrona

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SportTuttoBrindisi

CALCIO

Serena Licchetta è l’ottava meraviglia della ginnastica mondiale. L’atleta della

Ginnastica La Rosa, società che milita nel campionato nazionale di serie A2, si è ben piazzata ai recenti campionati mondiali di Londra. Un errore le ha negato un piazzamento più prestigioso, magari perfino il podio, nella specialità delle paral-lele asimettriche. Ma c’è di che andare fieri di questa ragazzina e della società in generale, che in soli 13 anni ha saputo raggiungere, con grandi sacrifici e senza poter con-tare su una struttura sportiva degna di questo nome, l’olimpo della gin-nastica nazionale. Grandissima la soddisfazione di Barbara Spagnolo, l’istruttrice di Serena, e di tutto lo staff della società. Società che ogni anno deve fare i conti con la man-canza di fondi e di uno sponsor che assicuri la sicurezza di poter affron-tare in tutta tranquillità gli impegni agonistici.Ulteriori notizie sulla Ginnastica La Rosa al sito: www.webalice.it/gin-nasticalarosa.

Nella foto: Serena durante l’esibizione di mondiali di Londra.

L’OTTAVA MERAVIGLIA

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Sport

IL poStEr

ALIENJoE CrISpIN

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Alieno. In che altro modo definirlo? Eppure Joe Crispin, a vederlo così, piccolo, sempre col sor-riso, sembra più un testimone di Geova che un giocatore capace di infiammare il tifo. È invece è capace di infilarti 10 triple in una sola partita, oppure di far ballare una difesa schierata e andare a canestro contro i pivot avversari, bestie di due metri e dieci centimetri che lo guar-

dano dall’alto verso il basso. Crispin è il nuovo idolo dei tifosi brindisini. Anche se finora non è stato costante nelle prestazioni, come del resto tutta la squadra, ha già fatto vedere di cosa è capace. Ci delizia con i tiri folli, ci fa impazzire con le penetrazioni, ci sorprende con dei passaggi da Nba. Perché lui tra gli alieni ame-ricani ci ha giocato (date uno sguardo su YouTube), e qualcosa di extraterreno gli è rimasto. Per fortuna. Però, malgrado sia un alieno calato sul parquet, ha conservato quel magnifico sorriso da ragazzino, che trasmette serenità, gioia, tranquillità e fiducia. Portaci lontano, Joe! Portaci in un posto che abbiamo già conosciuto, ma è così indietro nella memoria che ci sembra solo di averlo sognato.

Fotografie di Dino MateraALIEN

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BASKEt

Europcar Futura: una realtà solidaCon quattro nuovi arrivi ed il ritorno di Ilaria Bolognese, la squadra allenata da Anna Rita Pagliara e Sergio Gervasi punta ai play-off della B d’Eccellenza. Ce ne parla Carmen Vesco

Dopo cinque anni di attesa la Futura Basket Brindisi torna nel mondo del pallacanestro che conta ed esplode l’euforia in casa biancazzurra. Un’annata al top quella 2008/2009 per le signorine del basket brindisino. Una sola sconfitta dall’inizio del campionato e una vittoria dietro l’altra fino ai play off che le hanno portate di diritto in B/Eccellenza. Sulla scia dei successi sportivi arriva anche il doveroso interesse degli sponsor, che le ha targate Europcar Futura Brindisi, e dell’opinione pubblica, grazie anche alla solidità di un sodalizio societario che porta i nomi di Barretta, Ranieri, Bianco. Nomi che vogliono portare in alto i colori biancazzurri. Nomi legati a un’orgogliosa brindisinità. E ora il nuovo campionato che merita l’attenzione di tutti i cittadini e non solo dei tifosi. Un merito che questa squadra si è assolutamente guadagnata, considerati passione e sacrifici profusi da società e staff tecnico. Un merito concretizzatosi nei circa 500 spettatori che hanno affollato la tribuna del PalaZumbo per la prima, vincente, di campionato il 3 ottobre scorso. Una squadra, quella guidata da Anna Rita Pagliara e Sergio Gervasi, subentrato alla uscente Rosaria Balsamo che ha curato la preparazione precampionato delle ragazze, che punta diritta ai vertici della classifica. Un roster potenziato da quattro nuovi arrivi: Marta Vargiu, playmaker dell’88, cagliaritana di 165 cm, Flavia Castorani, play-guardia, romana di 179 cm, Debora Palmisano, ala-pivot, tarantina di 182 cm, e Sara Lauria, pivot, tarantina di 186 cm, e il ritorno in casacca biancazzurra della brindisina Ilaria Bolognese, ala-pivot di 186 cm. E le dimostrazioni che questa squadra fa sul serio sono le vittorie ottenute su campi difficili con squadre blasonate, in primis come Potenza, che ha messo su un team altamente competitivo, con un impegno finanziario di non poco conto, arricchendo la sua panchina di nomi altisonanti provenienti da piazze importanti di massima serie. Ma le biancazzurre hanno sfoderato una grinta e una concentrazione tali da superare anche simili ostacoli. Il campionato è appena iniziato ma l’obbiettivo è uno: play off.

Nelle foto di Vito Massa-gli: Ilaria Bolognese (so-pra) e Debora Palmisano

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rUGBY

La Nafta parte in quartaLa squadra allenata da Donato Fontò è in grande spolvero e punta ai play-off. Anche quest’anno grande attenzione al settore giovanile, che dà sempre grandi soddisfazioni alla soietà di Alfredo Malcarne

La Nafta Brindisi ha da poco cominciato il suo sesto campionato nella serie C regionale pugliese, competizio-ne in cui la società del presidente Alfredo Malcarne nutre ottime aspettative. L’obiettivo della formazione allenata da coach Donato Fontò non è quello di puntare direttamente alla promozione in serie B, ma quantomeno raggiungere ancora una volta la zona play off. Le premesse sono positive, anche se la squadra è stata rinnovata in molti dei componenti. I biancazzurri hanno dovuto rinunciare alla seconda linea Cassiano, che ha oramai superato i limiti di età per disputare i campionati nazionali e si trovano ad affrontare il nuovo torneo con una seconda e terza linea rinnovata forse meno pesante ma sicuramente più mobile e con una nuova mediana.

Nonostante i tantissimi innesti dalle formazioni giovanili le prime esibizioni della nuova stagione hanno offerto una Nafta in grande spolvero. Nelle gare di apertura i brindisini hanno dimostrato di non temere nessuno e di essere superiori a tante formazioni del girone. Essere competitivi sin da subito costituisce una novità forse inaspettata dallo staff Nafta ma nello stesso tempo rappresenta la conferma dell’ottimo lavoro svolto in questi anni con le formazioni minori.A ben vedere è questa la maggiore soddisfazione della società brindisina, probabilmente una delle poche realtà dello sport locale a destinare ingenti risorse (anche e soprattutto economiche) alla crescita dei tanti ragazzi

che hanno deciso di vivere da protagonisti il mondo dello sport. Il settore govanile della Nafta rappresenta la realtà rugbystica più importante della Puglia e spesso gli osservatori nazionali scendono a Brindisi per osservare da vicino gli allenamenti delle rappresentative. Ed i risultati non tardano ad arrivare: sono diversi i ragazzi che da Brindisi hanno spiccato il volo verso realtà del centro nord che possono vantare una storia importante nel rugby nazionale: l’Aquila e Calvisano in primis.Questi  i nomi e i numeri della società: presidente Alfredo Malcarne, vice presidente Giovanni Andriani; direttore tecnico Mario Spalluto; dirigente accompagnatore An-tonio Di Leo; fisoterapista-massaggiatore Franco Luconi; medico sociale Michele Lisco. Rappresentativa senior serie C: 38 atleti, coach Donato Fontò; rappresentativa Under 18: 32 atleti, coach Piero Giudice; rappresentative Under 16: 28 atleti, coach Claudio Prudentino; rap-presentativa Under 14: 26 atleti, coach Spalluto Mario; rappresentativa Under 12: 20 atleti coach Spalluto, più 2 animatori di primo livello.Da quest’anno la Club House sarà trasferita nei locali vicini al Campo Sportivo Sante. Inaugurazione il 10 novembre prima della partita della Nazionale con gli All Blacks a Roma, che verrà trasmessa in diretta su maxischermo all’interno dei nuovi locali.

La foto è di Maurizio Matulli.

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LA RIVOLUZIONE DEL COMMERCIO

IMPRESE

L’assessore Francesco Renna anticipa i contenuti delle delibere che presto porterà in giunta: affitti più bassi in centro, nuovo regolamento per i dehors, e uno “studio delle opportunità”. Per evitare che aprano negozi destinati a chiudere in pochi mesi. E ai commercianti dice...

Il caro affitti, i parcheggi, arredamenti decorosi per i tavo-lini all’aperto, eventi che richiamino visitatori dai comuni vicini. A tutto questo sta lavorando Francesco Renna, l’assessore alle Attività produttive, che nei suoi primi passi

a Palazzo di Città cerca di coinvolgere quanto più possibile le associazioni di categoria.Il primo obiettivo dell’impegno del giovane assessore è il rilancio del commercio in Centro: «Al momento si pagano circa 35 € al metro quadro al mese. A queste cifre, con la crisi di vendite che si registra, molti hanno chiuso o saranno costretti a farlo. Ecco perché sto pensando ad un intervento che possa convincere i proprietari degli immobili ad abbassare i prezzi di affitto, magari proponendo uno sgravio fiscale sulle tasse comunali. Ma se da un lato chiedo ai privati di ten-dere una mano ai commercianti, dall’altra i commercianti del centro devono sforzarsi di offrire qualcosa di alternativo a quello che la gente trova già nelle gallerie dei centri commerciali. È inutile continuare ad offrire gli stessi prodotti che il con-sumatore trova lì. È un non senso».Gli esempi di negozi che pro-pongono altà qualità e riescono a lavorare con una certa tranquillità non mancano di certo: Tai Tu, Max Varaldo e Zona, le gioiellerie Anna Longo e Lo Scrigno, e poi Noha, Stifani e molti altri ancora.«Anche perché - spiega l’assessore - non è vero che nei negozi di questo tipo entrino solo le persone benestanti». A tal pro-posito, Renna sta pensando addirittura ad uno “studio delle opportunità”, da realizzare ovviamente in collaborazione con le associazioni di categoria, per individuare settori e marchi che possono assicurare una buona dose di successo nelle vendite, e scongiurare così la chiusura di negozi aperti da pochi mesi, oppure la presenza di una scarsa differenziazione dell’offerta tipologica.«Può sembrare poco, ma lungo i corsi ci sono 17 locali sfitti:

significa circa 100 posti di lavoro in meno per la città». Renna ha chiesto maggiore collaborazione anche al direttore del centro commerciale Le Colonne, affinché ci sia più dialogo con l’Amministrazione comunale: «Penso che sia giusto privilegiare i brindisini nelle assunzioni che vengono effettuate dai negozi che aprono nella galleria. Dunque ho chiesto che ci venga comunicata ogni nuova apertura, in maniera tale da pubbliciz-zarla quanto più possibile affinché i ragazzi interessati mandino il loro curriculum alle aziende. Accade la stessa cosa a Mesagne e a Lecce, non vedo perché non dovremmo richiedere anche noi questo trattamento».Ma l’assessorato sta lavorando anche ad un’altra delibera impor-tante, quella che consentirà ai locali pubblici di poter tenere

tavoli e sedie all’aperto per 12 mesi l’anno, ma solo con strutture fisse e decorose, che dovranno tenere fede ai dettami del regolamento in fase di ultimazione. Un regolamento che prevede la realizzazione di dehors, strutture fisse ed eleganti, al posto di tavoli e sedie in plastica che a volte sono francamente inguarda-bili, per non parlare di alcuni cartelli “fai-da-te” scritti a mano con colori improbabili. E sull’argomento l’as-sessore avverte: «Chi non ha pagato

i fitti arretrati non potrà installare i nuovi dehors. Devo tutelare chi è in regola». A proposito di sconcerie, Renna sta pensando di proporre a tutti i paninari di dotarsi di strutture fisse che chiama “gli chalet del mare”: delle casette in legno che faranno la com-parsa durante il mercatino natalizio, ma che saranno proposte anche agli ambulanti che la sera stazionano sul piazzale Lenio Flacco e sul lungomare della Lega Navale.Infine, a proposito del Natale, da quest’anno le luminarie sui corsi e sulle arterie principali della città, compariranno dal primo di dicembre, e la tipologia di luminarie che è stata scelta è dav-vero suggestiva.Nelle foto: Francesco Renna e Alfredo Malcarne.

LE ASSOCIAZIONI

Alfredo Malcarne, presidente Confcommercio.1) Aumento del credito alle imprese (attraverso apposite convenzioni con gli istituti di credito, anche utilizzando il sistema dei Consorzi di garanzia Fidi); moratoria dei debiti a breve termine con consolidamento debitorio da trasformare in impegni a medio lungo termine. 2) Creazione di filiere, di strutture reticolari innovative, sul rilancio delle strade naturali del commercio in antagonismo con le città artificiali della grande distri-buzione. 2) Nuova politica di viabilità dei centri storici e aumento dei parcheggi. 4) Politiche di comunicazione comuni per le micro attività commerciali di vicinato, costruendo un centro commerciale naturale, che possa essere percepito come una galleria di negozi all’aria aperta con adeguate tecniche di costruzione di un “marchio”. Pianificazione e progettazione di attività di marketing comuni dalla pubblicità alla fidelizzazione attraverso gli strumenti delle card o della scontistica.5) Servizi accessori comuni utili alla fruizione degli eser-cizi nelle strade del commercio (kindergarten, isole info e ristori etc).Antonio D’Amore, presidente Confesercenti.1) Marketing Territoriale: migliore arredo urbano, nuove strategie di comunicazione, offrire alla clientela un’im-magine della nostra categoria più compatta, coinvolta direttamente nelle vicende della città. 2) Formazione: da essa possono derivare un miglior servizio, una maggiore competitività ed una riduzione dei costi a vantaggio del cliente. 3) Servizio: non vuol dire soltanto “offrire il pro-dotto” ma deve voler significare aggiungere al prodotto offerto un plus valore dato proprio dalla professionalità dell’operatore, significa offrire consulenza, assistenza, emozione. 4) Aggregazione: stare insieme accresce la propria forza contrattuale (soprattutto nell’acquisto dei servizi) e quindi riduce i costi, garantisce confronto ed aggiornamento, riduce la possibilità di sbagliare e, comunque, in caso di errore significa avere un sostegno, anche solo morale, per trovare la forza e l’entusiasmo di ripartire. L’unica cosa che vorremmo e dovremmo rubare agli Iper Mercati è la capacità di presentarsi alla clientela esterna con un’immagine forte, unica e rico-noscibile.

Proposte anticrisiLe proposte di misure anticrisi urgenti di Confcommercio e Confesercenti

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COMPLICI

LA POLITICA… IGNORO COSA SIA REALMENTE, quale la sua essenza. Eppure la storia, qui e a Roma, è piena di soggetti che fanno i con-siglieri oppure i ministri senza sapere nulla di quell’essenza, del privilegio di porsi a capo di altra gente, di tutelare e proteggere. Allora ho deciso di dire la mia, di raccontare del mio sorriso davanti alle nuove ministre, giovani e belle, salvo poi capire che sono soltanto un telecomando nelle mani di altri. Di altri uomini. Uomini che dovrebbero lasciar per-dere la gioventù e la bellezza, e scegliere con altri criteri, perché di donne con gli attributi ne è pieno il mondo.Ma quali quote rosa, ma quali percentuali di donne in Parlamento! Abbiamo governato la Terra dacché esiste, e ne stiamo sciogliendo i poli e sconvolgendo il clima. Ci fosse mai venuta la curiosità di vedere cosa succede con le donne al comando…Di sicuro ci sareb-bero meno guerre in giro per il mondo, meno vedove di soldati, meno dolore.Tempo fa, in tv, ho ascoltato le menate di un politico che, fingendosi illuminato, propo-neva che la questione della pillola abortiva venisse gestita da sole donne, perché è solo loro che riguarda. Un grembo pieno comporta

la partecipazione di un uomo, certo, ma solo di qualche goccia di seme si tratta. Dell’estir-pazione di quella vita, del trauma che com-porta, di tutto il resto… cosa ne sappiamo noi? Disse. Però non disse altro. Lui. Avrei voluto dirgli di non fermarsi lì, ad una sola pillola ad un solo argomento, perché sono convinto che vivremmo meglio se Lui si facesse da parte per lasciare la scena alla propria moglie. Perché Lui, una volta, andò in televisione e si sbot-tonò la camicia per mostrare una maglietta con delle vignette che pigliavano per il culo i musulmani. E una nostra Ambasciata venne assaltata con le pietre, e persone morirono.Credete che una donna avrebbe mai potuto farlo? Una donna avrebbe significato meno scandali nella Sanità, nei Trasporti, nelle Costruzioni; meno commistioni, meno ele-zioni pilotate, meno nefandezze. In tutto il mondo, a destra e a sinistra.Allora credo che la ricetta per salvare il mondo non la si debba cercare nei Protocolli di Kioto, negli accordi per lo smantellamento dei mis-sili, in un Presidente nero o negli incontri di G7, 8, 20 o quanti sono. Esiste un solo genu-ino ingrediente: uomini, fatevi da parte! Per un po’…

Vampiri di mattina

La MonicaMa quale parità? Gli uomini e le donne non sono uguali

Stefano

LO SBANDAMENTO DELLA NOSTRA SOCIETÀ HA RADICI PRO-fonde e forti. Le cause sono numerose e si perdono nella notte dei tempi ma gli sciagurati effetti sono ben visibili ancora oggi. Prendiamo ad esempio la questione ambientale. Alzi la mano chi osa negare l’esistenza di problematiche annose e sensibilmente pesanti. Restiamo tutti con le mani abbas-sate, vero? È il segno che nessuno sottovaluta la gravità della materia. Eppure vi sono diverse persone che assu-mono comportamenti non consoni alla serietà dell’argo-mento. Guarda caso albergano quasi tutte nelle cosiddette stanze dei bottoni. Ragionamenti ed umori sulla recente vicenda delle “con-venzioni energetiche” spingono a compiere riflessioni poco edificanti sul teatrino messo in piedi negli ultimi mesi. Si avverte un’abissale frustrazione ed un forte senso di inadeguatezza quando si medita sui reali risultati che il territorio potrà conseguire nella trattativa tra aziende elet-triche ed enti locali. L’impressione è che più di qualcuno stia tessendo la tela per evitare di conferire alla questione la rilevanza che merita. E quando non si può proprio fare a

meno di toccare l’argomento accade sovente di essere tra-scinati nel vortice della confusione da chi spaccia il fumo per arrosto per fare in modo che i fiaschi non si accompa-gnino ai fischi.Una dimensione surreale in cui ci ha condotto una classe politica incredibilmente modesta supportata da un appa-rato mediatico di “garanzia”. E laddove i media non sono complici o non lo vogliono più essere fanno fatica a recu-perare la bussola persa in anni di immersioni nell’acqua di rose. Il giornalista argentino Horacio Verbitsky, famoso per le sue verità sulla fine dei desaparecidos, ha scritto: “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia, il resto è propaganda”. I fatti sono chiari. Sembra che stiano lì solo per essere diffusi. Chi dirà alla casalinga del Perrino che gli incontri rischiano di rappresentare l’ennesima farsa, che il carbonile doveva essere coperto anni fa, che l’utilizzo dei sistemi per ridurre le emissioni era già stato programmato dall’azienda in contesti leggermente più elevati? State certi che alla fine della fiera si incarterà il niente mischiato al nulla perché siamo vittime di un sistema che

si auto-sostiene, si auto-riproduce e si auto-flagella. Un sistema che rimorchia sia la politica fai da te, quella con poche idee e zero peso specifico, sia la Politica taroccata e ipocrita dei falsi contrasti che celano quel bipartisanismo teso all’esclusiva conservazione di privilegi e vantaggi. Viene da chiedersi cosa mai possa mettere fine a questa notte lunga e buia, quali fatti riusciranno a denudare una realtà dove sotto il vestito non può e non deve esserci nulla, quanta fiducia si può riporre nella cittadinanza attiva e organizzata.

È INDUBBIO CHE IL NUMERO CRESCENTE DI VOCI NON IM-bavagliate, il movimento “anti rigassificatore”, i “No al carbone”, la moltitudine di ragazzi che manifesta in difesa di un modello di scuola e le tante associazioni che ope-rano nel territorio rappresentano realtà vive e genuine che, potenzialmente, contengono il seme della speranza nel cambiamento. Ma finché restano solo la risposta viscerale a problemi specifici non fanno paura ai direttori d’orche-stra e corrono il forte rischio di mancare l’obiettivo prefis-sato. Ma se si provasse ad unire le forze…

Brundisium.net

PintoGiornalismo e propaganda. Secondo l’argentino Verbitsky, “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia”.

Oreste

SPORCANO ED INFESTANO, CON I LORO ESCRE-menti, balconi, cornicioni, cortili, strade e auto. Portano infezioni, essi stessi sono mala-ti perché molti hanno una sola zampetta. Ma sono specie protetta. La soluzione adottata dal Comune col distribuire mangime steriliz-zante purtroppo non serve a granché, finché ci saranno cittadini che, incoscientemente ed impunemente, continueranno a divertirsi a dar da mangiare pane e biscotti sbriciolati. I piccioni continueranno a moltiplicarsi. E sono specie protetta.Si è parlato tanto di aviaria, ci ha fatto tanta paura da sterminare galli e galline, oltre a non mangiare più pollo o uccellagione. Ci han fat-to paura gli stormi di cigni, cormorani, aironi arrivati nelle varie oasi WWF situate in Puglia, tra cui la nostra Torre Guaceto… ma i piccio-ni non devono farci paura… essi sono specie protetta.Ma l’uomo chi lo protegge? I danni per la salu-te chi li previene? Siamo stanchi di dover rac-cogliere merda di piccioni nel cortile e fuori l’uscio di casa: siamo gente disabile, anziana e non, che abita soprattutto nel centro storico. Siamo stanchi di non poter stendere i panni ad asciugare. Sono stanchi i ristoratori che, in

Scusate il disturbo

MelloneQuei benedetti piccioni. Sporcano, infettano. Ma sono specie protetta

Anna Rita

estate, hanno tavoli all’esterno o un giardino interno da dover disinfestare almeno ogni settimana. E non sono sufficienti girandoline e girandolone, aghini ed aghetti, i piccioni son più furbi… e sono specie protetta.L’anno scorso ho personalmente preso l’ini-ziativa di una raccolta di firme che ho poi pre-sentato a Comune ed Ufficio veterinario della Asl. E ne raccolsi veramente tante, anche se il desiderio di molti era quello, non di apporre una firma, ma di far fuori questi benedetti (o maledetti) volatili. Perché sul serio, in par-ticolar modo nel centro storico, si è arrivati all’esasperazione. Ma non li si può toccare: sono specie protetta, essi.Da che mondo è mondo la sporcizia porta in-fezioni e malattie; di aiuto potrrebbe essere che il Comune, o chi di competenza, facesse di tanto in tanto una pulizia accurata almeno delle strade… ma non si vede nessuno.Allora usiamo i falchi ammaestrati, facciamoli volare su Brindisi e vedi come spariscono! Il Comune un provvedimento efficace lo deve studiare e trovare. Noi cittadini le tasse le pa-ghiamo e abbiamo diritto a vivere nella pulizia e soprattutto nella tranquillità di una preven-tiva salute garantita.

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Ha ragione il nuovo assessore al Turi-smo del Comune di Brindisi, Teo Titi, quando chiede alla Marina Militare di fare un passo indietro, conce-dendo ai cittadini il diritto di poter

usufruire del proprio lungomare, per fare una passeg-giata dalle Sciabbiche alla Lega navale. Ha ragione a chiedere qualcosa che finora nessun amministratore locale ha mai avuto la voglia (e l’interesse) di chiedere, e che potremmo definire con uno slogan: “Sloggiare la Marina”, e non solo lei. Sì perché alcuni insediamenti militari continuano a bloccare lo sviluppo di questa città, e forse è arrivata l’ora di chiedere a lor signori di liberare le aree inutilizzate, abbandonate, e divenute luoghi pericolosi per l’incolumità fisica dei brindisini. E sia ben chiaro, a nostro avviso il Comune dovrebbe chiedere conto di questo andazzo anche al Demanio, che nei giorni scorsi pretendeva di vendere all’asta il rudere che costeggia la torre di Punta Penne, per la modica cifra di 120mila euro (e con rilanci del 10%), manco si trattasse di una villa in Sardegna. Un’asta che, temiamo, sia andata deserta, perché solo un folle potrebbe acquistare a quel prezzo quattro mura deca-dute in mezzo ad una discarica a cielo aperto.

VECCHI ACCORDIUn punto di partenza, per l’amministrazione Mennitti 2, ci sarebbe, ed è quel protocollo d’intesa firmato, e rimasto carta straccia, all’epoca in cui era sindaco Michele Errico. Il notaio-primo cittadino riuscì a far

PROPOSTA N.° 9SLOGGIAMO LA MARINA MILITARE!I suoi vecchi serbatoi bloccano lo sviluppo del porto interno. La spiaggia è stata abbandonata ed è pericolosa. Il castello di terra viene lasciato desolatamente al buio. Non è ora di alzare la voce?

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IDEE

firmare ad un ammiraglio della Marina Militare l’impegno a liberare il porto interno dagli sconci serbatoi ex nafta che bloccano lo sviluppo del porto interno e da tempo immemore non servono assoluta-mente a nulla (però hanno un costo per lo Stato, visto che sono controllati a vista da personale militare). La Marina firmò quel protocollo in cambio della promessa di nuovi spazi, ben sapendo che tanto, con il cambio del sindaco, il successore avrebbe dimenticato quella pratica. Una pratica che Mennitti ora potrebbe ripescare e riaprire, visto che in quel lato del porto Comune e Autorità portuale prevedono la nascita del Polo Fieristico brindisino.Non si può dar vita ad un ente fiera, oppure pensare di creare il circuito unico doganale, se non si smantellano quei ser-batoi arrugginiti.

LITORANEA OFF-LIMITSMa non sono solo i serbatoi del gasolio a dover essere smantellati. L’intervento più incisivo nei confronti della Marina deve essere programmato lungo la litoranea a Nord del capoluogo, quella che si apre con un altro bel regalo lasciato in dono alla città dai militari: la loro spiaggia. Ci siete mai entrati? Beh, è una striscia di sabbia che si affaccia su una baia dall’acqua cristallina, con mare calmo anche quando la tramontana spira

forte. Ma per arrivare sulla battigia dovete superare incolumi barriere di massi, ferri e chissà cos’altro. Chi pagherà se un giorno qualche brindisino dovesse farsi male in quell’area? E la stessa domanda andrebbe fatta se malaugurata-mente un bambino dovesse ferirsi giocando nell’area della ex piscina comunale, abbandonata da decenni, ma sempre con tanto di cartello “zona militare, divieto di accesso”.

IL CASTELLO AL BUIOIl massimo però lo si raggiunge nel cuore della città. E proprio in quel castello di terra che ospita le alte gerarchie marinare locali. A parte il fatto che non si comprende ancora perché la Marina debba usufruire del maniero, che per una città che ama definirsi turistica (senza esserlo) potrebbe rappresentare una delle prin-cipali attrazioni e fonti di guadagno, ci chiediamo per quale arcano motivo nessun ammiraglio o comandante si sia mai preoccupato quanto meno di dare una illuminazione decorosa al castello. Provate a dare uno sguardo di sera dalla Lega navale verso la città: note-rete il capitello della colonna romana,

l’apice della cattedrale, ma nessuna traccia del castello Aragonese, lasciato desolatamente al buio. Ai brin-disini non è consentito nemmeno di ammirarlo da lontano. Ma se nessuno si preoccupa di dare decoro ad un Castello, se la zona nafta non serve più, se pezzi di costa sfruttati per decenni oggi rimangono abbando-nati tra detriti e rifiuti, perché l’Amministrazione comu-nale non presenta il conto alla Marina Militare e non le chiede di sloggiare da queste aree?

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CULTURA

Uomini, donne, persone di Brindisi, che hanno da dire, hanno da dare e che hanno dato, alla città, un pezzetto

delle loro virtù e della loro passione, ce ne sono tante. Ma come parlare di per-sone, dunque, ma in un modo nuovo, inconsueto, originale? Possiamo farlo, per esempio, usando come strumento, la virtù, la passione dello stesso “Raccontato”. Allora, immaginiamo di scrivere una sce-neggiatura intorno al personaggio regista, che ha deciso di fare della sua passione un mestiere e di scegliere come setting ope-rativo, la sua amata città, Brindisi. Attore protagonista di questa sceneggiatura è Simone Salvemini; luogo, Brindisi; cano-vaccio, la sua storia, in una chiacchierata durante un sabato pomeriggio, di un caldo ottobre.“Via XX settembre angolo Cristoforo Colombo” - aveva risposto, con voce ferma ed interrogativa al telefono, schivo ed incredulo di essere motivo d’interesse. “Come mai, io?”. E poi una sequela di domande, quasi a voler scongiurare quello che in quel momento sarebbe stato il suo ruolo; questa volta sulla scena e non dietro e fuori, a deciderne le sorti. Cami-cia a quadri chiara e pantalone sportivo, look casual, brindisino trentacinquenne, sguardo profondo ed intelligente, mani che raccontano e che si auto scrutano, dal volto alla testa, in un movimento ed in un linguaggio non verbale, ricco di spunti che raccontano più del detto, mentre gli scatti della macchina fotografica scandivano il ritmo. Due ore di parole in un piacevole scambio che fluttuava nell’aria inseguendo itine-rari vari non sempre cronologicamente sequenziali, da mete vicine a luoghi lontani: eccoci a Torino a ricordarne le atmosfere, le emozioni, le sensazioni, la città che lo ha formato e da dove tutto è partito; si è infatti laureato in Scienze della Comunicazione ed ha anche lì frequentato la scuola di recitazione di Enza Giovine,

portando per l’esame di recitazione il monologo di Ciampa tratto da ”Il berretto a sonagli” di Pirandello (pensate, quel monologo, glielo aveva dato mio padre). Tra i suoi maestri Tornatore e soprattutto

Edoardo Winspeare, per il quale ha svolto il ruolo di assistente alla regia in “Sangue Vivo”. È a Milano, invece , come assistente alla regia e attore con Andrea Pezzi, nella sit-com per MTV, “Il Bradipo” ; il viaggio

Pierangelo Argentieri, direttore dell’Hotel Majestic e di Tenuta Moreno.

continua poi a Londra, per sei mesi, a respirare un’aria di una città che si sa raccontare.

Le parole vaganti arrivano a Tirana, al “Tirana Film Festival”, dove un incredulo e com-mosso Simone Salvemini, non

nascondendo l’emozione, raggiunge il palco, per ritirare il primo premio per il suo cortometraggio “I fratelli semaforo“. Ma il nostro viaggio è continuato ancora in altri luoghi approdando da ultimo qui a Brin-disi, con la creazione del primo Brindisi International Film Festival, nel luglio 2007 e nel sogno felliniano, attraverso l’orga-nizzazione della presentazione del volume “Federico Fellini - L’Arte della Visione”, in occasione dell’XI Settimana della Cultura il 24/25 aprile 2009, con la presenza di Car-mine Donizelli e degli Autori Goffredo Fofi e Gianni Volpi. Tanti personaggi famosi qui a Brindisi, tanti spunti ed occasioni per rendere prezioso un soggiorno nella nostra città, poi non più ripetuti, non si sa mai bene perché. Questo è il misterioso mondo di Brindisi.Vincitore del concorso Principi Attivi, con il suo progetto “La Bottega dei Piccoli Registi” , Simone Salvemini è impegnato con i suoi piccoli pupilli in questo progetto pilota. Ed il 27 ottobre ha proiettato, presso la Provincia di Brindisi, l’anteprima del suo nuovo cortometraggio “Tieni a bada il lato oscuro”, realizzato in collaborazione con l’Assessorato alle politiche giovanili.Chissà, potrebbe essere anche questa mia sceneggiatura, materiale per un corto-metraggio, uno come Tonino Funtò, per esempio e tutti gli altri, che potrete vedere nel sito www.lakinebottega.it, racconti di una terra e di storie che si intrecciano con essa, nei suoi colori profumi e passioni, una terra, quella di Brindisi, ancora da scoprire e da sentire. Un cortometraggio, “questo”, a cui però, ancora, non ho tro-vato un titolo.

SCENEGGIATURA SU “UN REGISTA” PROFILI. Francesca Alparone ha incontrato Simone Salvemini, giovane regista brindisino, ideatore della Bottega dei piccoli registi. Ecco la sua storia ed i suoi progetti futuri.

Foto di Viaviana Rampino

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LUXE TB

La Montblanc Diamond Jewellery Collection arriva anche a Brindisi: sabato 7 novembre, alle 18.30, la collezione sarà presentata presso la gioielleria Anna Longo (via Filomeno Consi-

glio 10, sotto i portici), per l’occasione sponsor della prima della Traviata in programma la stessa sera al Nuovo Teatro Verdi. Con Diamond Jewellery la maison tedesca ha debut-tato nel mondo dell’alta gioielleria. Un ulteriore passo verso quella diversificazione dalle “tinte rosa” che trova le sue tappe fondamentali nel 1996 con le prime collezioni di orologeria femminile e nel 2005 con il lancio della colle-zione di accessori di gioielleria in argento.L’amore per i materiali pregiati e le pietre preziose fa parte già da tempo del DNA di Montblanc, che da sempre realizza veri e propri “gioielli da scrittura” e che nel 2006 ha brevettato a livello mondiale il Montblanc Diamond Cut, un taglio di diamante esclusivo, con 43 faccette, che riprende la forma della celebre stella bianca. Ed è proprio il Montblanc Diamond Cut la stella che illu-minerà l’emozionante cammino che l’Azienda tedesca ha intrapreso nel mondo dell’alta gioielleria. Femminilità, eleganza e glamour saranno le principali linee guida. Oltre 65 modelli in oro 18 carati e diamanti. Il design italiano dona raffinatezza ed eleganza senza tempo, la passione e la produzione artigianale garanti-scono altissima qualità e passione per la perfezione. La Collezione è suddivisa in quattro linee che rappresentano i diversi volti della donna Montblanc. La Dame Blanche, un’esplosione di luce. Luminosi diamanti purissimi che contrastano con preziosa giada nera in un gioco di chiaro scuri. Magie en Blanc et Noir, classici contrasti. Il più tradizionale dei gioielli, la perla, viene reinterpretata in chiave contemporanea grazie ad accostamenti di perle bianche e perle nere di Tahiti che richiamano i colori simbolo della Maison. Etoile Secrete, ogni stella nasconde

un segreto. Intriganti creazioni in oro bianco o giallo 18 carati, custodi di piccoli messaggi incisi che vengono rivelati grazie ad aperture segrete e insoliti mecca-nismi. Montblanc 4810, la stella Montblanc si colora d’oro, e viene declinata su collane, bracciali, orecchini e anelli, con un effetto inaspettato e raffinato.Completa la Collezione una sele-zione di pezzi unici, capolavori della più fine arte orafa italiana. Una pioggia di diamanti purissimi montati su collane e orecchini dal design pulito ed essenziale, studiato per esaltare le pietre in tutto il loro splendore. Ogni parure è impreziosita da un diamante da 6 carati taglio Montblanc: l’inno-vativo taglio a 43 faccette frutto di otto anni di ricerche.Montblanc Diamond Jewellery Collection è disponibile solo nelle boutique Montblanc e presso alcuni selezionati gioiellieri. Tra questi ultimi Montblanc è lieta di annoverare la Gioielleria Anna Longo di Brindisi, che rappresenta il portavoce in Puglia della Montblanc Diamond Jewellery Collection.La Gioielleria Anna Longo vanta una storia pluridecennale e una collaborazione con Montblanc di oltre 15 anni: un rapporto che iniziò con la distribuzione degli “Strumenti da Scrittura”, prodotto simbolo della maison tedesca.Con la diversificazione del marchio, anche la Gioielleria Anna Longo, ha deciso di proseguire il cammino della

stella bianca, ampliando il proprio assortimento prima con articoli di pelletteria e in seguito presentando le collezioni di orologi Montblanc.Questo percorso di crescita trova il suo apice nella Montblanc Diamond Jewellery Collection, la collezione di alta gioielleria (già disponibile da ottobre presso la Gioielleria Anna Longo) che presentata al pubblico con un evento speciale la sera del 7 Novembre.

In foto: Vittorio e Cosimo Longo.

MONTBLANC SVELA I SUOI NUOVI GIOIELLI EVENTI. Presso la gioielleria Anna Longo, il 7 novembre, la presentazione dell’esclusiva collezione Diamond Jewellery.

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X1: IL MINISUV BMWMOTORI. Da Emmeauto in esposizione l’ultima nata della casa automobilistica tedesca. Sportiva e compatta Se vi siete persi la presentazione ufficiale, potete sempre ammirare la nuova X1 nello show-room della concessionaria BMW di Brindisi Emmeauto di Nando Marino (in viale Enrico Fermi). Ne vale la pena: la X1 è la nuova concept car messa sul mercato dalla casa tedesca, che così completa la linea X, quella dei Suv, con questa compatta. Agilità + Ele-ganza = Piacere: è questa la formula in base alla quale è nata la nuova X1. Sportività citta-dina, data dal profilo delle linee tese, dal lunotto inclinato e gli sbalzi corti, dallo spoiler anteriore dalle linee marcate e pronunciate verso la strada, dall’andamento a freccia delle linee del cofano motore, dai sei fari circolari e dal doppio rene ben contraddistinto.

UN VENTAGLIO ANCORA PIÚ AMPIOCASA. Lo show room si allarga, per offrire un servizio ancora più ricco e migliore alla selezionata clientela

Cresce lo spazio espositivo de “Il Ventaglio”, apprezzato show room di arredamenti d’inter-ni con marche prestigiose e mobili dal design sempre all’avanguardia. Per metà novembre infatti è prevista l’inaugurazione dei nuovi locali, su via Provinciale per San Vito, al civico 41/a. Da sempre meta di clienti che cercano idee di arredamento mai banali, originali ed esclusive, “Il Ventaglio” ha rivolto la propria attenzione anche alle giovani coppie che desiderano arredare la propria casa all’insegna del design pur senza poter spendere somme esorbitanti. Lo staff dell’azienda garantisce inoltre un servizio di alta qualità sia in fase

di progettazione dell’arredamento della vostra abitazione, che nelle delicate fasi di mon-taggio, così come ai servizi post-vendita.

DA TODISCO IL LUSSO SCONTATO FINO AL 70% CASA. Lampadari, complementi d’arredo, idee regalo: nello storico negozio di via Appia continua l’incredibile vendita promozionale

Continua da Cosimo Todisco l’incredibile vendita promozionale cui seguirà il completo rinnovo dell’assortimento della merce in espo-sizione. Anche a novembre sarà possibile accaparrarsi lampadari, applique, plafoniere, complementi d’arredo, quadri, articoli da regalo a prezzi incredibili. Gli sconti infatti arrivano fino al 70%. E così è possibile portarsi a casa con poche decine di euro lampa-dari Lipparini, oppure scegliere tutto il necessario per la cucina, scegliendo tra i tanti “arnesi” firmati Giannini. Insomma, il top della qualità a prezzi mai visti prima. In via Appia 53/55.

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Emilio

COMPLICI

A SEGUITO DI ALCUNI ARTICOLI DELLA RUBRICA “DIRITTI E Doveri” dedicati a particolari aspetti della separazione tra i coniugi, molti lettori hanno chiesto chiarimenti in merito ad alcuni profili di tale istituto giuridico ed in particolare circa le principali differenze tra separazione consensuale e giudiziale.Ritengo quindi opportuno dedicare spazio a questa tema-tica, essendo ormai divenuta la separazione tra coniugi un vero e proprio fenomeno dilagante da analizzare da un punto di vista giuridico e sociologico.La separazione, sia essa consensuale o giudiziale, costitui-sce, indubbiamente, il primo passo per lo scioglimento del rapporto giuridico instauratosi con il matrimonio. Primo passo in quanto con essa non viene meno il vincolo matri-moniale, il quale cesserà solo con la sentenza di divorzio.È bene precisare che nonostante le proposte di modifica legislativa, in Italia tra la separazione ed il divorzio devono intercorrere almeno 3 anni.Ovviamente, il divorzio potrà essere richiesto decorsi tre anni dalla pronunzia da parte del Tribunale della separa-zione. In altri termini, se una coppia è separata di fatto, anche se da oltre 3 anni, non potrà essere chiesto il divor-

zio, non essendo la cessazione della convivenza idonea a produrre effetti sul piano giuridico. Passando ora alle prin-cipali differenze tra separazione consensuale e giudiziale, è opportuno porre subito in evidenza che la prima tipolo-gia è, senza dubbio, la più celere e meno costosa, sia da un punto di vista economico che emotivo, per porre fine al rapporto matrimoniale.Essa, infatti, si basa sostanzialmente nell’accordo dei coniugi che viene manifestato formalmente dinnanzi al Tribunale. I coniugi, infatti, procedono alla redazione di un ricorso congiunto con il quale le parti indicano le condi-zioni alle quali intendono separarsi.Dinnanzi al Tribunale di Brindisi il tempo medio per otte-nere una sentenza di separazione consensuale è di circa 7 mesi dalla proposizione del ricorso, a differenza della separazione giudiziale, per ottenere la quale occorrono, più o meno, 3 – 4 anni.A differenza della separazione consensuale, quella giudi-ziale implica l’instaurarsi di una lite giudiziale. Peculiarità della separazione giudiziale è la possibilità di addebito ad uno dei coniugi.

Può, infatti, accadere che uno dei coniugi chieda espressa-mente al Tribunale di dichiarare l’altro coniuge come unico responsabile del fallimento coniugale. Il Giudice a tal fine dichiara, ove ne ricorrano le circostanze e sia espressa-mente richiesto, a quale dei coniugi sia addebitabile la separazione in considerazione del comportamento contra-rio ai doveri che derivano dal matrimonio.Tra le principali cause di addebito, ricordiamo, ad esempio, l’infedeltà coniugale, gli atti di violenza o i reati posti in essere da un coniuge nei confronti dell’altro, le vessazioni psicologiche e la gelosia patologica.Nella separazione giudiziale, il Tribunale è chiamato a pronunziarsi su vari aspetti, dall’assegnazione della casa coniugale alla corresponsione dell’assegno di manteni-mento a favore del coniuge più debole o dei figli minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti.È importante sottolineare che successivamente all’intro-duzione della legge 54/2006 è prevista la regola generale dell’affidamento condiviso, in virtù della quale i figli, dopo la separazione, vengono affidati, salvo ipotesi eccezionali, ad entrambi i genitori, i quali continueranno ad esercitare la loro potestà genitoriale sul minore.

Diritti & Doveri

GraziusoTra moglie e marito.

Separazione consensuale e giudiziale.

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LA DOLCE VITA

Quante volte vi è capitato, all’estero ma anche in Italia, di fermarvi

sull’uscio di un ristorante per dare una sbirciata ai menù esposti proprio accanto alla porta d’ingresso? Io lo faccio prati-camente ogni volta che decido di entrare in un locale che non conosco. Credo che sia il modo più corretto ed elegante per informare i potenziali clienti sulle specialità che la cucina offre all’interno del locale, su quanto è varia e vasta (o striminzita) l’offerta culinaria, ed ovviamente su quali sono i prezzi a cui si va incontro. Non solo: un cliente già pre-informato farà perdere meno tempo al personale del ristoran-te, perché scegliere più in fretta e senza la necessità di farsi elen-care l’intero menù dal cameriere. Ahimè, nella mia seconda città, Brindisi, questa usanza ormai consolidata nel resto del mondo non è ancora stata adottata dai ristoratori. Anche la maggioranza dei ristoranti brindisini che più apprezzo (e di cui vi ho parlato sul precedente numero di TB) non usa esporre il menù. L’ho

PROPOSTA

ESPONIAMO I MENÚ ALL’ESTERNO DEI RISTORANTIIn tutto il mondo è una regola non scritta ma rispettata da tutti: ogni locale “informa” i clienti, su prezzi e specialità della propria cucina, prima ancora che varchino la porta. “A Brindisi”, ci fa notare il nostro collega inglese Fabius Crumb, “solo qualche rara eccezione”

COVER STORY

Ristoranti, Vini, Eventi e molto altro

trovato solo da Iaccato e al Bar-Ristorante Betty. Sarebbe bello che questa iniziativa fosse fatta propria da tutti i ristoratori brindi-sini. In alcune città inglesi è una regola imposta dal “Town Gover-nment”, il governo della città, che applica forti multe a chi non rispetta la legge. Forse anche il Comune di Brindisi dovrebbe fare altrettanto. In fondo sarebbe un segno di civiltà ed ospitalità che un turista si attende da una città. Ma credo che l’usanza di eporre il menù all’esterno possa essere una buona cosa anche per gli stessi clienti brindisini.

MENÚ ESPOSTI AL BETTY E AL RISTORANTE IACCATO

WINE

Tre vini brindisini sono stati pre-miati dalle guide più prestigiose d’Italia. Per il Selvarossa Salice Salentino delle Cantine Due Palme è arrivato l’ennesimo Tre Bicchieri della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso: la conferma che la cantina presieduta da Angelo Maci resta al top delle classifiche dei migliori produttori

grazie ai sacrifici di pochi produttori brindisini, tra i quali Luigi Rubino. Infine il Patrunu Rò Primitivo 2008 della Cantina Brotrugno, inserito tra i migliori vini d’Italia dalla Guida al Vino Quotidiano di Slow Food, riconoscimento che viene assegnato ai vini migliori per il rapporto qua-lità/prezzo. E quella di imbottigliare vini buoni da poter bere tutti i giorni è esattamente la filosofia che sta alla base della cantina di Sergio Botrugno.

Tre Bottiglie al Topdel Bel Paese. Al Torre Testa delle Tenute Rubino, invece, sono stati assegnati i 5 Grappoli, massimo riconoscimento della guida Due-milavini dell’Associazione Italiana Sommelier. Il Torre Testa è uno dei pochissimi vini ottenuti esclusi-vamente con uve Sussumaniello, un vitigno autoctono che si era estinto e che è stato “reimpiantato”

VENDEMMIA IN “ROSA”Nelle Tenute Rubino la raccolta dell’uva quest’anno è stata tutta al femminile

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I LOCALI DI TB

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L’Araba Fenice uDa anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pe-sce sempre fresco. Dolci da applauso.Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Pantagruele Dal gennaio 1988, data di apertura, sempre al top della ristorazione locale e nazionale. Antipasto di 10-12 porta-te, tutte originali e sorprendenti (come il pesce spada marinato al lime). Tra i primi da provare la caramella di pasta fillo con ricotta, cicoriette, gambero rosso, e riso rosso. Tra i secondi: pescato del giorno cotto in tutti i gusti. Sugli scudi la zuppa di scorfano.Via Salita di Ripalta 1/3, tel. 0831560605. Chiuso il sabato a pran-zo e la domenica (tutta).

Skipper/Betty uLa cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty?Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.

Penny uL’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffi-nata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assorti-mento!) e cioccolateria.Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì.

t La NorcineriaCucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formag-gi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine grati-nate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisi-te, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì.

Ristoranti

La locanda del porto uAmbiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’otti-mo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo.Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì.

t HaraUn locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé.Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì.

t IaccatoLa storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale del-la famiglia Romanelli potrete assag-giare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastrono-mica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo.Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì.

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VOCI DI POPOLOTESORI SMARRITI

QUELLE CINQUE OPERE MANCANTI«Oltre all’Ercole Brindisino, ci sono stati sottratti la Testa di Antinoo, il Caduceo bronzeo, il Vaso in bronzo, e la statuetta che forse raffigura un filosofo. Già me l’immagino nella Sala della Colonna. Ma forse sto solo sognando»

SPAZIO AI LETTORI

I nostri lettori ci [email protected]

«Nel numero di agosto di TB è stato pubblicato un articolo a firma di Guido Giampietro dove si parlava del ritorno negli scan-tinati (!) del Museo Nazionale di Napoli della statua dell’Ercole Brindisino. Purtroppo sono tanti i reperti brindisini sparsi qua è là in vari musei. 1) Testa di Antinoo: la pregevole statua venne ritrova-ta nel ‘57 durante dei lavori di scavo in via Casimiro; in quell’an-no la città di Brindisi non aveva ancora un museo, quindi tutte le opere ritrovate durante quei sette anni furono trasferite al Museo Nazionale di Taranto, la Testa di Antinoo subì la stessa sorte; 2) Caduceo bronzeo: tale manufatto fu ritrovato verso la fine dell’800 durante la costruzione del

piazzale adiacente la stazione. Testimonia l’importanza della nostra città nelle vicende politi-che e militari fra il mondo greco e quello dell’Italia meridionale, in particolare messapico, siamo nel V sec. Sul manico, infatti, reca un iscrizione in greco “Damosion Thourion / Damosion Brende-sinon” (caduceo) pubblico dei Thuri / (caduceo) pubblico dei Brindisini” e cioè l’alleanza tra la città calabra di Thuri eBrindisi contro la rivale Taranto. Questo reperto non so dove si trova, viene ricordato da alcuni pannelli esplicativi nel Museo Provinciale di Brindisi, cisono anche delle immagini, e basta! 3) Vaso in bronzo: venuto alla luce agli inizi del ‘900, è

conservato, pensate un po’, presso il British Museum diLondra! 4) Statuetta bronzea raffigurante forse un filosofo: scoperta nel 1900 nelle acque del porto, alta 53 cm e custodita anche questa nel British Museum di Londra! Viene ricordato da un pannello esplicativo all’interno

del Museo Provinciale nella sala dei Bronzi. Come siano arrivati al British Museum, è un mistero. Già me l’immagino tutti e 5 espo-sti in bellavista all’interno dellaSala della Colonna, ma forse sto solo sognando».

Gianluca Saponaro ([email protected])

Quelli del basket«La cosa che più mi sconcerta della vicenda basket è la sgrade-volissima sensazione che c’è an-cora gente a Brindisi che pensa che la stragrande maggioranza dei concittadini sia una massa in-forme di teste “non pensanti”. E quelle parole, “il basket a Brindisi

è morto!”, a dir poco grottesche, tanto per usare un eufemismo, il tutto alimentato dal “silenzio assordante” di buona parte dei mass media. Nonostante questo però un’altra sensazione, stavolta positiva, si è avvertita subito nel’aria... la gente non è così stupida come qulacuno vuol far credere. E par-tendo da una vicenda comunque assolutamente in secondo piano rispetto ai problemi della città si può cominciare a prendere spun-to dalla reazione di coscienza della maggior parte della gente che ha capito la vera verità della vicenda basket, ed applicarla agli aspetti quotidiani che si vivono a Brindisi su tutti i fronti».

Massimiliano D’Adamo

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SPAM

Intercettazione 1: Corlianò e Ferrarese dopo la partita Brindisi-Rimini.Corlianò: «Massimo, dove sei».Ferrarese: «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Massimo!».C: «Scusami. Patròn, dove sei?»F: «In macchina a piangere, stando bene attento a non bagnare con le lacrime i sedili della Maserati».C: «Ti capisco, hai ragione, è stato un attacco ignobile. Questi tifosi irricono-scenti la dovranno pagare...».F: «Ma che me ne frega dei tifosi, piangevo perché ascoltavo l’ultimo cd di Al Bano».C: «Ah, scusa. Senti, ho fatto una confe-renza stampa dopo la partita, ho detto che il “basket è morto”, come avevi detto prima di andare via».F: «Ma che caz… hai fatto! Avevo detto “li muerti del basket”!».C: «In che senso?»F: «Nel senso che ogni santa domenica che mi siedo su quella sedia al palazzetto mi si ghiaccia il sedere e devo correre in bagno».C: «Scusa, mi stai dicendo che non eri andato via per quello striscione offen-sivo?».F: «Ma scherzi! Per così poco! E allora quando TB mi prende in giro chiamandomi

ESCLUSIVO

FERRARESE-TIFOSI: DALLE INTERCETTAZIONI LA VERITÁ SULLA ROTTURAIl Patròn non è scappato via per lo striscione e la protesta. Sotto c’era ben altro... Dalle trascrizioni emergono le vere colpe di Corlianò, e la grande neutralità di alcuni giornalisti

SATIRA

“Il diritto di sembrare ridicoli è qualcosa a cui teniamo molto...”

LA TOP TEN DEL MESE

Palazzetto & CoI 10 problemi che non fanno dormire i brindisini la notte

10) Brindisi città d’acqua: ma che dia-volo vorrà dire?

9) Domani devo andare all’Ipercoop per prendere quel televisore in offerta. Non ne abbiamo bisogno, ma siccome la compra anche il vicino di casa, io non sono più fesso di lui. Vorrà dire che non mangeremo per tre giorni.

8) Come faccio a parcheggiare in centro senza pagare il ticket?

7) Ma Ferrarese tornerà al palazzetto?

6) È mai possibile che dopo 20 anni che non ho mai pagato, ora devo fare il biglietto per entrare allo stadio?

5) Perché non fanno una pizzeria a Palazzo Nervegna?

4) La fanno la partita in diretta a Studio 100?

3) La ruota panoramica la metteranno a piazzale Lenio Flacco o a Sant’Apolli-nare?

2) Perché per andare a prostitute devo arrivare sempre a Mesagne o a Lecce? Possibile che di noi brindisini non si preoccupi mai nessuno?

1) Il palazzetto. Non si vive senza.

SuperMax cosa dovrei fare?»C: «Io un’idea ce l’avrei, gli manderei Bryan. E adesso che facciamo? Ho combi-nato un casino».F: «Magari proviamo a stare zitti per qual-che giorno. So che per me sarà pratica-mente impossibile, ma parlerò di tutto ad esclusione del basket».C: «Va bene Patròn, sempre sii lodato».

Intercettazione 2: Corlianò e un giornali-sta locale simpatizzante della società.Corlianò: «Tu da che parti stai?»Giornalista: «Sono in centro».C: «Intendevo dire con chi stai?»G: «Con un paio di amici».C (adirato): «Coglione! Intendo dire stai con i tifosi o con noi? Mo’ hai capito?».G: «Ah, scusa presidè. Per me hai detto una stronzata: la morte del basket. Ma come ti è venuto!?! Però sai che io sarò sempre con voi».C: «No perché Massimo è arrabbiato e pre-occupato per le trasmissioni e gli articoli».G: «Ma figurati se io potrò mai parlare male di voi. Non esiste proprio. Guarda, stanotte sono andato in redazione ed ho cancellato le immagini della protesta dei tifosi».C: «Bravo, sei l’unico giornalista imparziale della città. Lo dice sempre Massimo».

G: «Lo so, presidente, però, ti prego, non chiamarlo Massimo, lo sai che si incazza!».C: «Pure tu con ‘sta storia. È vero, scusami. Sei davvero al di sopra delle parti».G: «A proposito, ora gli mando dei fiori. Sai per caso quali preferisce in questo momento?».

Intercettazione 3: Ferrarese e un altro giornalista simpatizzante della società.Ferrarese: «Uè»Giornalista: «Oh»F: «Hai visto?»G: «Ignobile. Non ho altre parole».F: «Grazie, in questi momenti sai che ho bisogno di sentire dei commenti impar-ziali, alla Emilio Fede».G: «E tu sai che da me li avrai sempre! Sei il solo, unico e grande. Ho lasciato un po’ di spazio per una intervista, le solite 6 pagine, vanno bene?».F: «No, credimi, oggi non ne ho proprio voglia. Sono giù di morale. Inizio a pen-sare che questa città non mi meriti».G: «Te l’ho sempre detto, Brindisi non è Francavilla. Qui non sono tutti devoti. Fessi sì, ma pure smemorati».F: «Ti prego, non dimenticarmi anche tu».G: «No, Massimo, no. Saremo sempre una cosa sola. Facciamo 10 pagine? Tolgo anche la pubblicità pur di darti lo spazio che meriti».F. «Grazie, ma davvero non mi va. Magari tra due mesi scrivo un libro e lo distribuisci come supplemento».

La più bella del mese«Oggi a Brindisi il basket è morto». Antonio Corlianò.

«Chiamate Giustizieri». Tifoso.

Parole sagge“Gli uomini di destra sono

diversi da quelli di sinistra.

I primi vanno a puttane. I secondi a trans”

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COMPLICI

LO SCORSO 18 OTTOBRE IL QUOTIDIANO L’UNITÀ HA pubblicato nella sezione dedicata al lavoro un articolo sulla crisi al Sud, in cui campeggiava una sentenza inappellabile: “Brindisi, dove il futuro è il lavoro nero”. Già il titolo era una stilettata al cuore, un’ulteriore e violenta conferma della nostra incapacità di salire alla ribalta della cronaca per questioni edificanti. Il resto dell’articolo era una fotografia impietosa ma indubbiamente reale della nostra condizione sociale ed economica. Prima di provare ad accennare un tentativo di analisi critica delle ragioni di tutto ciò, mi è impossibile sorvolare su quanto appaia stridente e contraddittoria la realtà descritta dal giornalista, fatta di disoccupazione, povertà e disagio sociale e i fenomeni accaduti nei giorni dell’apertura del centro commerciale Ipercoop, in cui si narra siano avvenuti scontri epici per accaparrarsi televisori ultrasottili venduti a prezzi presumibilmente scontati. Tuttavia disquisire di ciò sarebbe fuorviante, poiché ritengo che tali fenomeni siano ascrivibili a cambiamenti nei costumi sociali, che sempre di più impongono l’adeguamento a livelli di vita e consumo non aderenti al limitato salario reale di gran parte della popolazione. Proviamo quindi a cercare di dare una risposta, inevitabilmente parziale vista la complessità del fenomeno, alla domanda che ognuno di noi almeno una volta si è posto: cosa ha determinato una situazione economico-sociale così problematica della nostra città? Nell’articolo menzionato veniva evidenziata come paradossale l’esistenza di un futuro incerto nonostante la presenza di un’area industriale con pochi paragoni. La risposta, o per meglio dire la colpa di quanto avvenuto, è contenuta in questo stesso paradosso. L’industrializzazione della nostra città, avvenuta a partire dagli Anni ‘60 con i soldi dello Stato (cosa già negativa di per sé), si è orientata unicamente verso la chimica. Per cercare di capire gli effetti

devastanti di tale scelta, occorre distrarci un momento per spiegare cosa sono i “distretti industriali” e quali benefici effetti a catena hanno creato e continuano a creare in opposizione alle scelte strategico-industriali che hanno caratterizzato il territorio di Brindisi.

L’ITALIA INDUSTRIALE HA UNA SPINA DORSALE COSTITUITA da imprese piccole e medie che a seconda delle aree geografiche in cui operano si sono riunite in distretti. Possiamo produrre degli esempi citando Biella e Prato per il tessile, il Cadore per gli occhiali, Vigevano per le calzature, Sassuolo per le piastrelle, Pesaro e la Brianza per i mobili, Salerno per le conserve, Arezzo per l’oreficeria e di tante altre potremmo ancora raccontare. Il modello di sviluppo è abbastanza tipico: si apre un’impresa, successivamente il capo operaio si mette in proprio e crea un’impresa identica a quella dalla quale è uscito e nella quale si è formato professionalmente. Così nascono nel tempo tante imprese uguali e complementari tra loro, in cui la vera forza è il saper fare. Realizzare altrettanto nel campo della chimica è impossibile, difatti non ne esistono distretti. L’industria chimica non può andare avanti per imitazione, ma ha necessità di ricerca scientifica e processi complessi. E così i tanti nostri operai e tecnici impegnati nella chimica, non hanno potuto usufruire del meccanismo diretto dell’apprendimento, come invece è avvenuto nei settori precedentemente citati. In questi ultimi, il rapido sviluppo industriale descritto ha prodotto anche altri effetti solo apparentemente secondari: in queste città l’industriale detiene un notevole prestigio ed è noto quanto l’invidia sociale sia uno dei motori dello sviluppo più forti ed efficienti. Non a caso nella nostra città, povera anche di figure professionali da imitare, categorie di basso profilo specialistico - come scrisse qualche numero addietro un

lettore di TB - si sentono supponentemente depositarie di uno status sociale che in altri luoghi farebbe quantomeno sorridere.

IN SOSTANZA, LA PRESENZA DEL PETROLCHIMICO HA UCCISO ogni parvenza di iniziativa privata e con essa la creazione e lo sviluppo di un qualsivoglia know-how alternativo. E purtroppo le attuali generazioni sono figlie della lunga passività alla quale ci siamo incoscientemente abbandonati. Tuttavia anche a Brindisi incominciano in maniera larvale a prendere piede iniziative di distretti industriali che potrebbero rappresentare, seppure tardivamente, un’inversione di tendenza. Nautica, aeronautica, energia possono essere il nostro volano per lo sviluppo: a patto che questo sviluppo sia sostenibile, attento e rispettoso. Non abbiamo bisogno di energia nucleare, dobbiamo investire nel “solare” senza che però questo significhi sottrarre terreni alla nostra agricoltura asfittica, come non dobbiamo continuare a violentare il nostro territorio e la nostra dignità continuando distrattamente a farci considerare come una cloaca in cui è possibile gettare di tutto. Ecco perché ho fiducia nella nuova generazione che si sta affacciando, poiché mostra maggiore sensibilità verso l’ambiente, l’uguaglianza sociale, lo sviluppo sostenibile e al contempo una spiccata avversione per ogni forma di iniquità sociale. L’incapacità di utilizzare pienamente le “risorse umane” e, in particolare, il talento dei nostri giovani, dovrebbe essere causa di lacerante rimorso per la nostra società. La ricetta per uscire in maniera strutturale e non estemporanea dalla situazione drammatica in cui versiamo è difficile ma allo stesso tempo non eludibile: fare sistema tra pubblico e privato, dedicare risorse reali e senza ambiguità alla formazione e, visto che abbiamo una cittadella dedicata, investire in ricerca scientifica.

Turista per casa

LioceLa generazione della speranza. I nuovi giovani mostrano iniziativa e avversione per ogni forma di iniquità sociale.

Mario

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