Suzzara dai mille colori - L'Eco di Suzzara · rispetto al piano dell’eclittica. Se la Luna,...

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L’ECO DI SUZZARA Mensile di informazione, politica, cultura, sport e tempo libero Anno XIII > N. 4 > Aprile 2015 > e 1,50 Suzzara dai mille colori

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L’ECO DI SUZZARAMensile di informazione, politica, cultura, sport e tempo libero Anno XIII > N. 4 > Aprile 2015 > e 1,50

Suzzara dai mille colori

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2 L’ECO DI SUZZARA > n. 4 > aprile 2015

L’ECO DI SUZZARAPeriodico mensile iscritto al Registro Stampa del Tribunale di Mantova in data 14/12/2002 al n. 14/2002

Direttore responsabile: Vanni Buttasi

Editore: Bruno Melli – via Curtatone e Montanara, 10 Suzzara (Mn) – Tel. [email protected] – www.ecodisuzzara.it

Impianti e stampaPubli Paolini s.r.l. – via R. Zandonai, 946100 Mantova – tel. 0376.380768 [email protected]

Il numero è stato chiuso in tipografia giovedì 9 aprile 2015

NON DIMENTICARE IL TEATRO GUIDOdi Vanni Buttasi

Nell’ultimo numero abbiamo dedicato la copertina al teatro Gui-do: un edificio, di proprietà comunale, che versa in uno stato di evidente degrado. In quei giorni, sulla stampa locale, c’era stato un ampio dibattito sull’argomento. Al cinema Dante c’era stata una serata, organizzata dal Comune, su come procedere per un recupe-ro del teatro. Poi, come spesso accade, è ritornato il silenzio: il te-atro rimane, per fortuna, in piedi anche se sempre più malandato. E il dibattito si è spento. Eh no, cari suzzaresi, non è questo il modo di recuperare il nostro passato. Chiuso da più di 30 anni, il teatro Guido ha fatto la storia di Suzzara e non può finire nell’oblio solo perché mancano i fondi. Ritornare sul passato (perché non fu re-cuperato allora) ci fa diventare solo il sangue amaro: è il presente che conta. E’ adesso che si può e si deve agire: sarà un mio pallino ma il teatro Guido deve ritornare a vivere. Allora, abbandoniamo dichiarazioni di facciata (il teatro c’è a Pegognaga, c’è a Gonzaga: passatemi questa frase “Chissenefrega”, a Suzzara non esiste), uniamo le forze e per prima cosa troviamoci, in un numero ristret-to (non vuole essere una decisione dall’alto ma solo un modo più semplice per agire), giunta comunale, forze politiche di minoran-za, liberi cittadini e lanciamo una campagna per restituire il teatro Guido alla comunità.In precedenza ho propo-sto di mettere all’asta le poltrone del teatro ma non ho ricevuto nessuna risposta dall’ente proprie-tario; ho parlato di crowd-funding civico ma anche qui tutto è rimasto in si-lenzio. Allora, faccio un ulteriore tentativo: aprire una pagina Facebook con il nome “Salviamo il tea-tro Guido” e poi, come è avvenuto a Mantova per la rotonda di San Loren-zo, una sottoscrizione pubblica per l’acquisto di un mattone.Ora spero di ricevere ri-sposte a questi miei ten-tativi. Il degrado del tea-tro Guido, se continuerà, confermerà il lento declino di una città che cresce in popolazione ma perde valore come comunità.

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appuntamento SaBaTo 2 e doMeniCa 3 Maggio “TRa PianTe oRTi e giaRdini”

Suzzara, la città dai mille coloriSarà un weekend tutto a colori quello che Suzzara vivrà nei gior-ni della tradizionale manifesta-zione “Tra piante orti e giardini” organizzata dalla “Pro loco Città di Suzzara”. L’evento che si sno-derà nelle vie e piazze del centro storico, a supporto, prevede un programma di sette iniziative e incontri organizzate da varie as-sociazioni, che iniziate il 27 mar-zo finiranno il 18 aprile. Viste le grandi partecipazioni di esposito-ri e di pubblico nelle edizioni pre-cedenti il successo della “mostra-mercato” sembra garantito.

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astronomia nelle foTogRafie di daVide lodi

L’eclisse di Sole: il mondo a testa in suNon c’è una stima attendibile per dire quanti milioni di persone hanno visto il fenomeno dell’eclisse di Sole di venerdì 20 marzo scorso. Certo è che, all’osservatorio astronomico di Gorgo di San Benedetto Po, sono state molte (un paio di centinaia) le persone a testa in su, con filtri vari in mano, interessate a vedere come il Sole si andava parzialmente coprendo, per tornare normale dopo che la Luna lo aveva in parte coperto.L’osservatorio di Gorgo, gestito dalla Associa-zione Astrofili Mantovani, è un sodalizio che conta ben 160 soci, una trentina dei quali soci attivi, cioè interessati alle scienze astronomi-che e dotati di telescopio personale.A questi ultimi abbiamo chiesto di illustrare l’evento con un fotoservizio che racconti ai no-stri lettori un tema così ampio, non prima di averci spiegato coma funziona la loro associa-zione.«L’associazione – dice il presidente professor Luciano Luppi – è nata nel 1992 per dare un centro di aggregazione ai cittadini dei comuni mantovani appassionati di astronomia e per di-vulgare questa scienza fra il pubblico e le scuole del territorio virgiliano. Nel 1997, grazie alla sensibilità del Comune di San Benedetto e della Provincia, è stato costruito l’osservatorio astro-nomico pubblico nella frazione di Gorgo, di-ventato il punto di riferimento per l’astronomia di tutto il territorio mantovano e di molti co-muni delle province limitrofe. Nelle sere del sabato con cielo sereno, infatti, sono decine e decine le persone in visita all’os-servatorio. Nelle “serate speciali”, organizzate per eventi particolari (serata Giove, serata Luna, serata Saturno, serata Lacrime di S. Lo-renzo) sono diverse centinaia le persone che ar-rivano a Gorgo. L’osservatorio svolge anche la funzione di scuo-la di astronomia. Sono molte le classi degli isti-tuti mantovani che vengono, di giorno, per as-sistere a lezioni su argomenti di carattere astronomico. Per questa attività ci siamo dotati di molti modelli, di strumenti vari e di pro-grammi multimediali che ci consentono di ren-dere gli argomenti (talvolta di difficile com-prensione) facilmente comprensibili. Le lezioni sono previste per le classi delle scuole seconda-rie (superiori e medie) e per le sole quinte delle scuole elementari. Un evento particolare è stato l’eclisse parziale di Sole del 20 marzo. In quell’occasione ci sia-mo organizzati per accogliere il numeroso pub-blico intervenuto e consentirgli non solo di os-servare il fenomeno a occhio nudo (con l’uso di appositi filtri), ma anche di vederlo col grande occhio del telescopio in cupola. Abbiamo infatti proiettato in diretta su grande schermo le im-magini dell’eclisse tramite una telecamera col-legata al telescopio. Ovviamente sono state for-

nite le necessarie spiegazioni affinché l’eclisse venisse compresa dal punto di visto scientifico così da rimuovere ogni aspetto misterioso».

fig. 1

fig. 2

fig. 3

Come e perché avviene questo fenome-no.«La Luna, che gira intorno alla Terra in 29,5 giorni, il 20 marzo si trovava tra la Terra e il Sole (novilunio - fig. 1) e la sua ombra, lunga 375.000 km, copriva la superficie terrestre per una fascia di 150/200 km – continua Luppi – in quel giorno la fascia della superficie terrestre dove la linea di vista coincideva con i centri dei due corpi celesti andava da sud della Groenlan-dia, passava accanto all’Islanda, interessava le isole Far Oer e arrivava fino alle Svalbard. Da una parte e dall’altra di quella fascia, per alcune migliaia di km, l’eclisse era parziale,col disco solare coperto solo in parte, tanto minore quan-to più ci si allontanava dalla fascia di totalità. Alle nostre latitudini - 45° nord - l’eclisse è sta-ta parziale (fig. 2). Va ricordato che l’orbita della Luna non è com-planare con l’orbita della Terra, ma è spostata di poco più di 5°. Allora, pur nella fase di novi-lunio, si verifica l’eclisse solo se la Luna si trova sul piano dell’eclittica (fig. 3). E occorre anche che la distanza Terra-Luna sia inferiore ai 375.000 km, dal momento che il cono d’ombra del satellite non supera quella lunghezza; con distanza Terra-Luna maggiore di 375.000 km si ha un’eclisse anulare.Alle nostre latitudini (intorno a 45° nord), il di-sco solare è rimasto coperto per circa il65%. È importante la posizione della Luna perché av-venga l’eclisse. La linea verde di fig. 3 indica il piano dell’orbita terrestre, cioè dell’eclittica. L’orbita della Luna è inclinata di poco più di 5° rispetto al piano dell’eclittica.Se la Luna, nella fase di novilunio, si trova so-pra - o sotto - il piano dell’eclittica, non c’è eclis-se; pertanto è solo se il nostro satellite si trova sul piano dell’eclittica che si avrà l’eclisse».

Poi Luppi aggiunge: «Le foto, a corredo dell’articolo, sono state scattate da Davide Lodi, un vostro concittadino attivo frequentatore e socio dell’os-servatorio. Operaio, 34 anni, appassionato e esperto di fo-tografia astronomica del si-stema solare e del cielo profondo, nella mattinata dell’eclisse ha puntato il telescopio (munito di uno speciale filtro che riduce l’intensità della luce solare del 99,999%) verso il Sole riprendendo l’intero fe-nomeno. Astrofilo da quasi dieci anni, nel tempo libero Lodi svolge attività non solo con il telescopio principale dell’osservatorio, ma anche da casa sua con una personale strumentazione portando avan-

ti un lavoro di fotografia e monitorizza-zione della superficie lunare e di alcuni pianeti del Sistema Solare (Marte, Gio-ve, Saturno). In febbraio, sfruttando al-cune delle migliori nottate caratterizzate da cielo sereno e con ridotta turbolenza atmosferica, ha scattato una delle sue migliori foto, che ha realizzato a Suzza-ra, del pianeta Giove che dista circa 800 milioni di Km dalla Terra». B.M.

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La Cooperativa ha aperto uno sportello “Pron-toSerenità” con il quale erogare servizi di so-stegno, assistenza e cura. Abbiamo incontrato il presidente di Cooperativa Minerva Paolo Ri-noldi per saperne di più.

Presidente, da che cosa nasce questa nuova iniziativa?«Ci sentivamo pronti. Minerva esiste sin dal 1999 ed è cooperativa riconosciuta a livello pro-vinciale per la puntualità e l’efficienza dei suoi servizi socio educativi. Oggi proponiamo al ter-ritorio un servizio innovativo e qualificato, ri-volto ad una fascia d’utenza diversificata, quel-la degli anziani e dei loro famigliari, offrendo loro una professionale funzione di orientamen-to ai servizi di assistenza e cura e la loro eroga-zione».

La Cooperativa sociale Minervaha aperto lo sportello “Prontoserenità”

Nel dettaglio di che cosa vi occupate?«Solo per indicarne alcune, siamo in grado di offrire, tramite una rete territoriale di ope-ratori qualificati, una vastissima gamma di servizi idonei a soddisfare profili assistenziali molto diversificati. Siamo in grado di spaziare dall’intervento domiciliare di tipo sociale (pulizia dell’appartamento, invio di pasti caldi, supporto psicologico, disbrigo di pratiche amministrative, ad interventi socio-sanitari, quali attività riabilitative, assistenza infer-mieristica, alla fornitura di presidi ed ausili attraverso un portale dedicato, per arrivare al telesoccorso ed alla possibilità di avere un consulto medico 24 ore su 24, Abbiamo inoltre la possibilità di una mutua sanità integrativa che dà la possibilità di beneficiare, oltre ad un rimborso integrale del ticket, di prestazioni specialistiche e prestazioni di diagnostica strumentale, a costi estremamente convenienti rispetto a quello delle tradizionali assicu-razioni. Parliamo di una presa in carico completa dei nostri utenti».

Come devono fare le persone per potere ottenere l’erogazione dei servizi?«Semplice. Con una telefonata e dopo un incontro di orientamento al nostro sportello, siamo in grado di rendere immediatamente disponibili gli esperti e gli operatori più quali-ficati, pronti a rispondere ed a intervenire per garantire la massima serenità all’utente ed alla sua famiglia».

Lo staff. Da sinistra Federica Fiorini, responsabile tecnica. Giulia Barbi, vicepresidente e responsabile del personalePaolo Rinoldi, presidente

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cultura aRChiViaTa la 24ª ediZione già Si PenSa alla PRoSSiMa

Ancora un successo per “Il libro per la testa”Con la serata finale del 21 marzo al cinema Dante, si è conclusa la 24ª edizione del “Libro per la testa”, una manifestazione importante per la città ma soprattutto per i ragazzi che nella competizione fra i libri sono stimolati alla lettura. Con i saluti dell’assessore alla Cul-tura, Raffaella Zaldini, e delle organizzatrici dell’evento, Chiara Azzoni, Renata Lasagna, Attilio Pavesi e Romy Tasca, la serata dedica-ta ai ragazzi e alla lettura ha riscosso un suc-cesso atteso e auspicato. Una parte importan-te è stata quella sostenuta dai presentatori e presentatrici che, con bravura, hanno condot-to la serata:Aurora, Bilkhis, Doha, Hinde, Ilo-na, Luisa, e Mirko, aiutati da altri ragazzi che, a turno, sono saliti sul palco.

«Siamo alla conclusione della XXIV edizione del Concorso e questa sera sapremo qual è il li-bro vincitore tra quelli in gara. Durante il mese

passato abbiamo letto tanto e discusso tra di noi e con i compagni di altre classi, però, non si è solo letto; abbiamo lavorato attorno ai libri in molti modi: scrivendo, disegnando, producen-do video, insomma abbiamo cercato di tradur-re in tanti diversi linguaggi le riflessioni che ab-biamo fatto e le emozioni che abbiamo provato. La passione della lettura è di tutti, per lo meno di tutti noi che siamo qui a parlare di libri». A seguire, proponiamo alcuni pensieri dei pre-sentatori. Doha: Anche se c’è stato un vincitore, comunque ogni anno tutti i libri ci stupiscono e ci fanno scoprire nuovi mondi. Bilkhis: Ma nel-lo stesso tempo i libri è come se parlassero di noi, ci aiutano a capire chi siamo e chi vogliamo essere e diventare. Hinde: I libri ci portano al-trove, ci fanno vivere le storie dei personaggi come se fossimo noi i protagonisti. Luisa: E ci portano davvero fuori perché questa bella espe-rienza ci ha fatto uscire dalla monotonia della

normale programmazione scolastica, anche se abbiamo ugualmente fatto scuola e imparato. Remsha: Questi libri non sono chiamati “Un li-bro per la testa” tanto per dire, perché sono davvero libri che aiutano la testa . Aurora. Ilo-na: Vi ringraziamo per aver partecipato a que-sta edizione dandovi appuntamento alla pros-sima. Doha: La prossima edizione sarà la XXV: pensate 25 anni sono un quarto di secolo, noi non eravamo ancora nati, i nostri genitori era-no ragazzini e ci dicono che non c’era l’euro ma la lira, non c’erano i cellulari, non c’era facebo-ok, insomma, era proprio un altro mondo, ma noi siamo ancora qui, come tutti i vecchi amici che anno dopo anno hanno partecipato al Con-corso, a festeggiare il libro e la lettura! Perciò buona notte a tutti e a tutti bellissime letture in attesa della XXV edizione di Un libro per la te-sta. CIAOOOOOOOOOO».

«Siamo molto felici che il libro “La bomba” vi sia piaciuto e che vi abbiaaiutato ad avvicinarvi, sempre di più, alla lettura. Lettori si diventa e il modo migliore per diventarlo è leggere, leggere e ancora leggere. Con i libri a volte è necessaria un po’ di pazienza e la scelta di un buon libro può risultare difficile, sembra quasi che si nascondano. Chiudere il libro e decidere che quello non è per noi non vuol dire arrendersi. Lasciatevi trasportare delle parole, dalla storia e godetevi i magici momenti che vi regalano. Un famoso scrittore Amos Oz scrive: “I libri loro non ti abban-donano mai tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più comple-to silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale».Vi auguriamo splendide letture.

Roberto CeresiniDirettore Libreria Feltrinelli di Parma

Scott, il protagonista de “La bomba”, è un ragazzo americano di undici anni, la cui vita, scandita dalla scuola e dal gioco, viene improvvisa-mente sconvolta da una drammatica esperienza. Il conflitto nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica che nel corso della Guerra fredda fu solo un’incombente minaccia, in questo libro diventa infatti una tragi-ca realtà. Così, per sfuggire al pericolo delle radiazioni, Scott, la sua fa-miglia e alcuni vicini si trovano a dover vivere per alcune settimane in un rifugio antiatomico, costruito dal padre del ragazzo. Ma la conviven-za tra personaggi tra loro molto diversi non è per nulla facile e scatena imprevedibili tensioni soprattutto nel gruppo degli adulti, mossi prin-cipalmente dall’egoismo. I ragazzi, al contrario, dimostrano un grande coraggio, recuperando profondi sentimenti di amicizia, solidarietà e speranza per il futuro. Pur toccando tematiche molto forti, il libro risul-ta interessante e piacevole da leggere: l’autore riesce a farci provare le emozioni dei protagonisti utilizzando un linguaggio semplice e diretto e ci appassiona grazie a un ritmo incalzate. Particolarmente coinvol-gente la scelta di alternare la narrazione del prima e del dopo l’esplosio-ne nucleare, che crea efficaci momenti di suspance e nel contempo ci permette di riflettere sulle possibilità di distruzione e di sopravvivenza dell’uomo, sulla guerra e la pace. “Che differenza fa?” si chiede a un cer-to punto il protagonista “Domani potremmo essere tutti morti” e tutta-via, giorno dopo giorno, insieme, viviamo.

C L A S S I F I C ALa bomba 518 L’arte ingannevole del gufo 490L’estate in cui caddero le stelle 416Ilaria Alp la ragazza che voleva raccontare l’inferno 408

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Alex Guidetti, direttore della Play School Mu-sic in collaborazione con Claudio Delegati-Ca-io- della C.H.V. organizza per sabato 18 aprile, alle 21,30, nella sede di Palidano, all’“Offside RistorArt” la manifestazione “Sei corde in mu-sica”, un progetto nato dall’amicizia e dalla sti-ma reciproca di vari musicisti apparentemente lontani come stili ma che parlano tutti la stes-

A Palidano “Sei corde in musica”, omaggio alla chitarra

la Play SChool MuSiC e la C.h.V. inSieMe PeR una Cena e TanTa MuSiCa

sa lingua: la musica.Sarà una serata particolare dove i chitarristi si esibiranno in brani che vanno dalla classica alla contemporanea al jazz in una fusione di stili dove verranno affrontati brani di Paco de Lucia, Jobin, B. Martino, Tommy Emmanuel, Stevie Wonder, per arrivare a standard jazz, tarantella napoletana, tango e alcuni brani di tributo a Pino Daniele. La serata sarà aperta dalla “Chitarrorchestra”, diretta dal maestro Franco Tidona. A seguire alla chitarra si esibiranno Franco Tidona, Giancarlo Brioni, Andrea Inchierchia, Massimo Greco, Alfredo D’Errico. Al basso: Alex Guidetti, al pianoforte: Lorenzo Valente, alla batteria Pietro Benucci. Ingresso gratuito. Per informazioni e prenotazioni per la cena ri-volgersi al “Offside RistorArt” di Palidano tel. 340.2201178 (Silvia).

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libri “Solo il TeMPo di MoRiRe”, un noiR inSoliTaMenTe iRoniCo

Presentata l’ultima fatica di Paolo RoversiNon poteva non fare tappa nel suo paese d’ori-gine lo scrittore Paolo Roversi che, nell’incon-tro, presentato dall’assessore alla Cultura, Raf-faella Zaldini, e condotto dal giornalista Vanni Buttasi, venerdì 13 marzo, è stato il protagoni-sta del secondo appuntamento all’interno di “Per leggere”, iniziativa realizzata dal centro culturale “Piazzalunga”. Come confessa l’auto-re, “Solo il tempo di morire” è il romanzo che chiude il dittico “Città rossa”, iniziato nel 2011 con “Milano criminale”. Questo noir offre lo spaccato di una Milano che tra il 1972 ed il 1984, si ritrova toccata da quelle che saranno considerate alcune tra le più sanguinose e cupe vicende della cronaca nera italiana. Nonostante i due volumi siano accomunati da leitmotiv come ad esempio la presenza di un glossario di chiarimento per termini gergali utilizzati nel te-sto, il lettore può comunque sentirsi svincolato da una lettura propedeutica tra le due opere.Quella raccontata nell’ultimo lavoro di Roversi, è una malavita forse meno subdola di quella at-tuale, ma sicuramente più visibile, proprio per-ché più visibili erano i protagonisti delle vicen-de. Ecco allora chi sono i tre personaggi che si spartiscono, con le rispettive bande, la città di Milano in quell’epoca.Renato Vallanzasca. Rapinatore, è una figura che cresce nella sua professione lasciando spiazzata la polizia impreparata del tempo. Ra-pine che evolvono in rapimenti di ricchi indu-striali, sono raccontate attraverso aneddoti tal-volta esilaranti. Francesco Turatello. Figlio di un mafioso americano e rivale di Vallanzasca, si specializza nei “rapimenti telefonici”, pratica forse assurda per il moderno lettore, ma sicura-mente presentata in modo accattivante dallo scrittore. Angelo Epaminonda. Originario di Catania, trasferitosi nella periferia del capoluo-go lombardo, è il più rozzo fra i tre, ma sicura-mente è il primo a fiutare quella che diventerà anche la protagonista della criminalità attuale: la cocaina. Accanto ai tre criminali, non pote-vano ovviamente mancare gli antagonisti e le figure femminili: tra i primi, Antonio Santi

(nome fittizio del poliziotto Achille Serra) ed il Defenestra (il vero Commissario Calabresi); tra le donne, la forte ma comunista moglie di Santi e Nina, la moglie di Vallanzasca, donna capar-bia, già presente in “Milano criminale”.L’autore confessa all’attivo pubblico suzzarese presente venerdì, che il vero motivo scatenante la realizzazione di questo romanzo, è stato l’in-tento di colmare una mancanza d’informazioni

Vanni Buttasi, Giovanni Montessori e Paolo Roversi.

inerenti queste tre personalità malavitose ed in particola quella di Turatello, la più affascinante secondo Roversi. Scritto in capitoli brevi, in uno stile scorrevole ma accattivante, “Solo il tempo di morire”, edito da Marsilio, ha così l’intento di far assaporare a chi legge, quelle tri-sti e note vicende di cronaca, ma in una veste insolitamente ironica. Erika MazzaIl libro è in vendita alla libreria Ulisse di Giovanni Montessori

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Prof. Alberto Caiazza endOcrinOlOgia / nefrOlOgia / terapia dell’ipertensiOne

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Il critico d’arteinternazionaleAlfredo Pasolinodell’arte diSergio Riviera ha scritto:

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personaggio del mese oRfeo falaVigna

Il collezionismo nel cuoreCome collezionista di parecchie cose e amante del passato, quale io sono, ero preparato all’in-contro con il nostro “personaggio del mese”, ma a onor del vero sono rimasto sbalordito da ciò che ho visto a casa di Orfeo Falavigna: una infinità di collezioni sistemate in un ordine perfetto e una preparazione professionale su tutti gli argomenti trattati. Orfeo Falavigna, è nato a Mantova l’8 maggio 1963: la famiglia abitava a Moglia dove lui ha vissuto fino al matrimonio, con Maria Luisa Masella, una ragazza nostra concittadina, dalla loro unio-ne è nato il figlio, ora diciottenne, Andrea. Or-feo, a Moglia, ha frequentato le scuole dell’ob-bligo per poi studiare tre anni a Mantova dove si è diplomato decoratore, diventata in seguito la sua professione. Appassionato di calcio, ha militato nel ruolo di centravanti nella Miran-dolese (serie D), nel Moglia, Pegognaga e San Benedetto Po. Ha praticato il tennis giocando in tornei.

come molte videocassette (VHS) anni ‘80 e ’90 e i fumetti di Diabolik originali degli anni Ses-santa.In una delle due stanze della mansarda fanno bella mostra le mie prime collezioni: il caldo co-lore giallo delle coste dei Topolino dà un’allegra nota di colore a tutto un angolo e fa da cornice al grande plastico del trenino che occupa l’inte-ro pavimento, che per realizzarlo ho impiegato diversi anni, ampliandolo successivamente con l’aggiunta di rotaie, scambi, case, automezzi, alberi, animali e facendomi aiutare da mio fi-glio Andrea quando era piccolo. Adesso posso dire con soddisfazione che il plastico riproduce un bel paesino di montagna attraversato dalla ferrovia. L’angolo opposto della stanza ospita la collezione completa di Diabolik e poi c’è anche spazio per le videocassette e le sorpresine con-tenute negli ovetti Kinder, anche di produzione tedesca, tutte impilate in piccole teche di plasti-ca trasparente a scomparti. Nella camera adia-cente ho sistemato le altre raccolte, tutte ordi-nate secondo il tipo di collezione, in modo da distinguere subito il soggetto, come le racchette da tennis (quelle in legno tipiche degli anni Set-tanta e Ottanta) appese alla parete, palline da tennis e da golf, lattine e bottigliette in vetro della Coca Cola, in edizione limitata e raffigu-ranti particolari soggetti quali i campionati del mondo di calcio o le decorazioni realizzate ap-positamente da famosi stilisti come Fiorucci o Moschino, modellini in scala delle auto da cor-sa Ferrari F1 e modellini di carri armati, tutti posti in teche trasparenti, francobolli con codi-ci a barre, schede telefoniche italiane, arta mo-neta di vari paesi, lamette da barba, biglietti per le giostre, figurine di calciatori e di altri perso-naggi, coloratissimi e buffi gadget abbinati alle uscite di Topolino e tutti perfettamente funzio-nanti, bustine dello zucchero, ognuna caratte-rizzata da una personalizzata stampa pubblici-taria, giocattoli in latta, tra cui un curioso

trenino, con scritte in inglese e fabbricato in Cina, che va continuamente avanti e indietro e una pompa di benzina americana stile anni Cinqunta, alta circa mezzo metro, due modelli-ni giganti che ho “ereditato” dal precedente proprietario della casa: un elicottero funzio-nante a benzina e una nave da crociera, tutti i giochi di mio figlio come Lego, Playmobil, gio-chi di società e robot telecomandati, tutte le coppe e le medaglie vinte a calcio da me e da mio figlio e anche un pallone originale del cam-pionato di calcio di serie B anno 2012/2013, un cappello da bersagliere con originale piuma di fagiano, caro ricordo di mio nonno, modellini Mille Miglia, cartoline augurali, i 2 euro com-memorativi, album completi delle figurine dei mondiali di calcio dal 1982 al 2014, francobolli di tutto il mondo, album completi dei campio-nato di calcio dal 1970 al 2014, tutte le lire dai primi anni fino all’entrata dell’euro».

Una collezione a cui tieni in particola-re?«Tra tutte queste collezioni, quella a cui sono più affezionato è anche quella che mi accom-pagna fin dall’inizio: la serie di Topolino, an-che perché dal 1996, anno di nascita di mio fi-glio Andrea, ho iniziato ad abbonarmi e da allora conservo gelosamente i fumetti ancora confezionati nella loro originale pellicola tra-sparente.Questo multiforme mondo racchiuso in man-sarda non rappresenta solo una semplice rac-colta di oggetti ma è un piccolo scrigno di me-morie: ogni collezione ha, infatti, una sua particolare storia a cui è legato un momento fe-lice della mia vita; così, ogni volta che trascorro qualche ora libera in mansarda (soprattutto nei lunghi pomeriggi invernali), è come fare uno spensierato viaggio a ritroso nel tempo».

Bruno Melli

Dove e quando inizia questa passione per il collezionismo ?«La passione del collezionismo mi accompagna fin da piccolo: i fumetti di Topolino e i trenini sono stati i passatempi della mia infanzia e poi, crescendo, sono diventati le mie prime e uniche collezioni, fino a quando ho conosciuto Mario, il mio vicino di casa socio del Circolo del Colle-zionista di Suzzara. Egli è un appassionato col-lezionista “onnivoro” (colleziona proprio di tut-to!) e mi ha coinvolto e invogliato a seguire il suo esempio.Le collezioni, si sa, sono come le ciliegie: una tira l’altra e così, a poco a poco, sono riuscito anch’io a raccogliere tanti oggetti diversi con i quali ho “riempito” la mansarda di casa, su scaffalature di legno che mi sono divertito a co-struire personalmente.Radunare tutte le attuali collezioni è stata un’avventura lunga diversi anni, passati a tra-scorrere il mio tempo libero tra mercatini d’an-tiquariato in varie piazze dei paesi limitrofi (Gonzaga, Moglia, Mirandola, Carpi), convegni numismatici e filatelici (Verona) e contatti tele-fonici o via internet con altri collezionisti; ma ho avuto anche la fortuna di ricevere in regalo da clienti per cui ho lavorato varie raccolte,

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evento una nuoVa MaRgheRiTa nella PRiMaVeRa SuZZaReSe

Inaugurato il SUPERSTORE CONAD«Con l’impegno dell’Amministrazione comu-nale e della società Conad, siamo riusciti in un momento difficile, a far partire un’infrastruttu-ra di questo tipo». Sono queste le parole essen-ziali con le quali Marzio Ferrari, presidente di Conad Centro Nord, apre il proprio discorso di inaugurazione del Nuovo Superstore Conad di Viale Virgilio, avvenuta mercoledì 18 marzo. All’apertura, hanno partecipato il sindaco, Ivan Ongari, che ha fatto il tradizionale taglio del na-stro, il curato della parrocchia di Suzzara, don Massimo Mattioli, che ha benedetto i locali, e il maresciallo dei carabinieri di Suzzara Giuseppe Balducci. A confermare la grande attesa creata-si attorno a questo evento, è stata la numerosa presenza dei cittadini che fin da subito, accolti da un’atmosfera resa gioiosa dall’animazione e dolce dal rinfresco offerto, hanno avuto l’occa-sione di scoprire le numerose novità del nuovo punto vendita. La struttura, di 1870 mq di area di vendita su un totale di 3200 mq, offre nume-rosi servizi, tra i quali: il forno (attivo tutto il

giorno nella cottura), i salumi, i latticini, la ga-stronomia ricca di piatti pronti, l’ortofrutta, le carni a libero servizio, una ben fornita enoteca e per un servizio celere, 9 casse dotate anche di self scanning (spesa&vai) ed un vasto parcheg-gio di 150 posti auto. A soddisfare sicuramente i suzzaresi, è l’ampio spazio dedicato ai prodot-ti tipici del territorio e della regione, ma soprat-tutto, come ricorda lo stesso Ferrari, la riaper-tura della ricca pescheria. Aperto ogni giorno dalle ore 8 alle 20, il nuovo Superstore Conad, offre due assolute novità: un’ampia e ben fornita “Parafarmacia” all’in-terno del complesso commerciale, che vede re-sponsabile la dottoressa Rosa Bonazzi e colla-boratrici, le dottoresse Erica Bellesia ed Eugenia Trida, specializzate e pronte a fornire il giusto consiglio ai clienti; il bar, luminoso e accoglien-te, accessibile sia dall’interno che dall’esterno del superstore, aperto dal lunedì al sabato dalle 7.15 alle 20, la domenica dalle 8 alle 20, dotato di servizio wi-fi, fornisce l’opportunità di con-sumare colazioni, pranzi, aperitivi e pause pia-cevoli anche grazie ad uno staff gentile e dispo-nibile. «Abbiamo deciso di crescere e credere nel ter-ritorio come il territorio ha creduto in noi in questi diciotto anni, dandoci la sua fiducia ogni giorno» sono le parole pronunciate da Roberto Lugli, responsabile del Superstore che prose-gue dicendo: «Apriamo un supermercato più grande e tutto nuovo, ricco di servizi e di tanta convenienza, ma soprattutto con la professio-nalità della nostra super squadra che da oggi sarà più numerosa e che ogni giorno si impegna per offrire un servizio cortese e pronto a dare consigli e suggerimenti ai clienti». A seguire l’intervento del sindaco di Suzzara, Ongari, che ha sottolineato quanto la realizzazione di que-sto progetto abbia giovato alla comunità: «L’apertura di questo store sicuramente è un

messaggio positivo nel senso che, in un mo-mento di crisi, avere un’azienda che viene ed investe sul nostro territorio credo sia un mes-saggio di coraggio e di speranza in un momento complicato». La nascita del Superstore ha per-messo 19 nuove assunzioni e 24 provenienti dal preesistente e sostituito punto vendita, oltre che da quelli di Guastalla e Gonzaga. Marzio Ferrari ha rimarcato la tecnologia impiegata da Conad nella realizzazione di una struttura av-veniristica ed attenta al risparmio oltre che al sociale. Nel dettaglio, l’edificio è stato progetta-to in modo tale da poter sfruttare al massimo l’illuminazione naturale, mentre l’illuminazio-ne artificiale interna ed esterna è fornita dall’utilizzo di lampade a led a risparmio ener-getico, in grado di ottimizzare gli interventi di manutenzione; l’impianto fotovoltaico della co-pertura del supermercato (con una potenza di picco pari a 15 kwp), riduce notevolmente le emissioni di anidride carbonica in atmosfera; il riscaldamento a pavimento, come anche l’im-pianto di condizionamento, sono alimentati dall’energia recuperata e prodotta dagli im-pianti adottati nei banchi frigo; i frigoriferi sono dotati di chiusura automatica, in modo da ridurre la dispersione di freddo. «È grazie a tutti gli anni passati insieme e alla vostra fedeltà che abbiamo deciso di realizzare il nuovo progetto. Ci siamo spostati di un centi-naio di metri dalla vecchia sede, consapevoli di crearvi qualche disagio, ma certi di mettervi a disposizione uno spazio, che pur mantenendo il clima di famigliarità creato negli anni, vi darà la possibilità i fare la spesa in spazi molto più pratici e comodi». Così ha concluso il suo inter-vento Marzio Ferrari in questa mattinata pri-maverile, trasformatasi in un’occasione di festa e ritrovo per gli abitanti di Suzzara e gli amici della Margherita Conad.

Erika Mazza Marzio Ferrari e Roberto Lugli.

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evento una nuoVa MaRgheRiTa nella PRiMaVeRa SuZZaReSe

Inaugurato il SUPERSTORE CONAD

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manifestazioni gRande PaRTeCiPaZione al CoRTeo delle SCuole SuPeRioRi

Gli studenti reclamano legalitàCirca un migliaio di studenti delle scuole su-periori hanno partecipato, in corteo, alla “Giornata della Legalità e Futuro 2015“. Il corteo, partito dal Manzoni dopo aver percor-so le vie e attraversato piazza Garibaldi, è ap-prodato al Parco delle Scienze trovando la sua conclusione dopo gli interventi di Raffaella Zaldini, assessore alla Cultura, della preside del Manzoni Paola Bruschi e di diversi stu-denti.A fianco dell’evento della “Giornata per la le-galità e contro le mafie” si sono svolti diversi laboratori nelle varie scuole alla presenza di personaggi importanti quali: i coniugi Agosti-no e Rossana Scopelliti, Paola Bruschi, Luigi Gaetti senatore vice presidente commissione parlamentare, Andrea Costa sindaco di Luz-zara, in diretta da Napoli quartiere Scam-pia Ciro Corona, presidente della associazione “Resistenza alla camorra”, Luca Cremonesi re-sponsabile del settore cultura del comune di Castiglione delle Stiviere e lo scrittore Enrico Brizzi famoso per il libro «Jack Frusciante è uscito dal gruppo». Il Manzoni è diventato il centro territoriale per la promozione della le-galità. In corteo oltre agli studenti del Manzo-ni, anche quelli dell’Istituto comprensivo 1 e l’Istituto Strozzi di Palidano. Gli studenti han-no portato anche diversi striscioni con scritte: “Io non ci sto”, “Il silenzio uccide”, “Il peggior

nemico della mafia è la scuola”. Presente an-che uno striscione della Commissione Pari Op-portunità che con i comuni di Suzzara, Gonza-ga e l’Istituto Manzoni in collaborazione con “IContaGIOsi Legalità e Divertimento” hanno organizzato l’evento, al quale era presente Ivan Ongari , sindaco di Suzzara.

R.S.

I ragazzi della media “Pascoli”INCoNtro CoN I CoNIUgI AgoStINo e roSSANA SCoPeLLItI

«In occasione della settimana della Legalità, mercoledì 18 marzo, presso la biblioteca comu-nale, il nostro Istituto ha organizzato un incon-tro-testimonianza con i coniugi Agostino, geni-tori del poliziotto Nino Agostino, vittima della mafia. L’incontro è iniziato con il saluto di Azzo-lino Ronconi, un membro dell’associazione Li-bera che ci ha illustrato in modo semplice e chia-ro che cos’è la mafia. La mafia è un insieme di organizzazioni che utilizzano mezzi illeciti per raggiungere i propri obiettivi. In Italia sono quattro le principali organizzazioni mafiose: “Cosa nostra”, in Sicilia, “La ’ndrangheta”, in Calabria, la “Camorra”, in Campania e la “Sacra corona unita”, in Puglia. Un primo nucleo della mafia nasce al sud già nel 1861 con la proclama-

zione dell’Unità d’Italia, oggi è presente anche al nord del nostro paese.Dopo aver illustrato un quadro generale del fe-nomeno, Ronconi ha dato la parola al signor Vincenzo Agostino che, con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, ci ha raccontato la sua espe-rienza. In seguito alla tragica morte del figlio Nino, lui e sua moglie Augusta hanno deciso di intraprendere un viaggio per l’Italia per incon-trare i ragazzi, far conoscere la loro storia e sen-sibilizzarli ai temi della legalità e della giustizia. Nino era un agente di polizia alla questura di Palermo e stava svolgendo delle indagini sul fal-lito attentato all’Addaura da cui era scampato il giudice Giovanni Falcone. Il 5 agosto 1989, men-tre Nino e la moglie Ida Castelluccio si dirigeva-no alla casa al mare per festeggiare il complean-no della sorella di lui, due sicari li hanno raggiunti e hanno cominciato a far fuoco su di loro uccidendoli sotto gli occhi dei loro cari. Nino e Ida si erano sposati appena un mese pri-ma ed erano in attesa del loro primo figlio.Quella stessa notte furono fatti sparire tutti gli appunti che riguardavano l’indagine che stava conducendo, e ancora oggi non sono stati ritro-vati. Ai funerali di Nino e Ida era presente anche il giudice antimafia Giovanni Falcone che rin-grazierà personalmente il giovane poliziotto per avergli salvato la vita: “Io a quel ragazzo devo la vita”. Oggi, dopo ventisei anni dalla loro uccisio-

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ne, i responsabili non hanno ancora un volto e un nome e da allora Vincenzo ha dichiarato che non si taglierà più barba e capelli finché non sarà fatta giustizia per il figlio, la nuora e il nipo-tino che stava per nascere. Tutti abbiamo ascoltato in silenzio e con parte-cipazione le parole di Vincenzo e Augusta. È sta-to un incontro emozionante: i coniugi Agostino hanno vissuto l’esperienza peggiore per un geni-tore, hanno visto morire il loro figlio sotto i pro-pri occhi e questo dolore ha segnato duramente la loro vita. Nonostante tutto, però, non hanno mai perso la speranza e adesso invitano noi a prendere parte alla loro lotta contro la mafia e a scegliere sempre da che parte stare».

Emma albErini, 2C; lEtizia bEgotti E matildE bonizzi, 2d; mariasolE Faroni, 3C.

IL CorAggIo DI roSSANA Che hA trASFormAto IL DoLore IN ForzA

«Il giorno 28 marzo si è conclusa la settimana della Legalità ed io, insieme agli altri rappresen-tanti che fanno parte del Consiglio dei Ragazzi, ho assistito ad un incontro in biblioteca con Ro-sanna Scopelliti, figlia del magistrato Antonino Scopelliti, ucciso dalla mafia nel 1991.Per me è stata la seconda volta in cui ho avuto la possibilità di ascoltare le sue parole e i suoi inci-tamenti e sono rimasta di nuovo molto colpita e molto coinvolta dalla sua testimonianza. Rosan-na è una ragazza molto dolce ed è rimasta tale, nonostante la sua vita sia stata sconvolta, a soli sette anni, da questo fatto terribile.Parlando della sua storia e del rapporto che ave-

va con suo padre, è riuscita a trasmettermi delle emozioni molto forti e per questo non posso che ringraziarla. Dalle sue parole si è potuto capire il dolore che le è stato provocato, ma anche il co-raggio con cui ha affrontato la perdita del padre, la rabbia provata nei momenti più difficili, quan-do cercava delle risposte che lui non poteva più darle, l’orgoglio con cui ora lei lo ricorda e l’amo-re per la giustizia. Sono tutti valori molto impor-tanti e il modo in cui lei ne ha parlato ha colpito profondamente il cuore di una ragazza sensibile come me. Rosanna rappresenta un modello da seguire per me ma credo anche per ogni perso-na: in lei io vedo una forza speciale, nata anche dal dolore che ha provato. La cosa che più am-miro di lei è proprio questa: il fatto che non si sia chiusa in se stessa, che abbia continuato a cre-dere in quell’ideale di giustizia, lo stesso che ha spinto suo padre a sacrificarsi; perché la cosa più importante in ogni persona è proprio la di-gnità. Con la sua morte il padre di Rosanna ha dato alla sua famiglia e a tutti noi una grande le-zione di vita, dimostrando a tutte quelle persone che scendono a compromessi e non prendono mai posizioni che così facendo rendono sola-mente la mafia più forte . L’invito di Rosanna e anche il mio è questo: “Non è mai né troppo presto né troppo tardi per scegliere da che parte stare“.Grazie Rosanna, spero tanto di rivederti».

Emma albErini, 2C

«Rosanna Scopelliti ci ha raccontato della sua infanzia e di suo padre con racconti toccanti ed emozionanti. Aveva solo sette anni quando suo padre venne ucciso, ma il ricordo di quegli anni è ancora molto forte dentro di lei. Quello che ci ha tratteggiato non è stato il ritratto di un uomo di stato, ma quello di un padre amo-revole che ha amato a tal punto la propria famiglia da morire per loro, in nome di un futuro migliore.Quella sera era come tutte le altre per Rosanna: aspettava come di consueto una chia-mata da suo padre. Ma quella chiamata non arrivò e non sarebbe mai più arrivata. Il

motivo fu chiaro solo quando lei e sua madre appresero dal telegiornale di un attentato ai danni di un noto magistrato.Da sempre Rosanna aveva dovuto tenere nasco-sta la sua identità, nessuno doveva sapere che il magistrato Scopelliti aveva una moglie e una fi-glia. Solo dopo la sua morte, a distanza di quat-tordici, lei ha rivelato per la prima volta la veri-tà. Oggi Rosanna è una parlamentare, lavora nel campo della difesa e fa parte della commissione antimafia. Nel suo discorso Rosanna ci ha inse-gnato che la cosa più importante che abbiamo e che non dobbiamo permettere che ci tolgano mai è la dignità. Suo padre ha scelto di dire no alla mafia nel rispetto di se stesso e della sua di-gnità. Ha sacrificato tutto, anche la sua famiglia, per un ideale di giustizia, di legalità e un futuro vero, dove poter camminare a testa alta. Questo incontro per noi è stato molto interes-sante e ci ha colpiti da un punto di vista emotivo e morale. Ci ha fatto capire che anche se il bene non trionfa sempre, mai niente è perduto e che noi possiamo impedire che altre persone muo-iano ingiustamente, uccise dalla mafia, sceglien-do già da ora da che parte stare. Troviamo che ciò che fa Rosanna, cioè collaborare con le scuo-le per educare alla legalità attraverso la sua sto-ria personale, sia molto importante. Noi ragazzi, infatti, abbiamo il diritto e il dovere di sapere ciò che è successo e succede tuttora a causa della mafia, perché deve partire proprio da noi gwio-vani e dalle scuole quell’ideale di giustizia, di so-lidarietà, di uguaglianza e di rispetto nei con-fronti di noi stessi e del prossimo».

lEtizia bEgotti E matildE bonizzi, 2d

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sisma San PRoSPeRo ToRna a nuoVa ViTa

Il vescovo Busti riconsegna la chiesa alla comunità

La giornata di forte vento freddo ha messo a dura prova i fedeli che han-no partecipato alla cerimonia di riapertura della chiesa di San Prospe-ro avvenuta domenica 15 marzo alla presenza del vescovo di Mantova, Roberto Busti. La cerimonia ha visto la presenza di molti fedeli accolti dal saluto di Claudio Bollani, presidente del comitato per il recupero della chiesa e da monsignor Egidio Faglioni. La chiesa è stata consegna-ta ai parrocchiani dal vescovo, che dopo aver bussato tre volte alla por-ta è entrato seguito dai fedeli ricevuti dai canti del coro parrocchiale. Alla cerimonia erano presenti: Ivan Ongari, sindaco di Suzzara, Ales-sandro Guastalli, assessore al Welfare, Alessandro Pastacci, presidente della Provincia, Giuseppe Balducci, comandante della caserma dei ca-rabinieri, Marcello Errante, comandante della caserma della guardia di finanza, il gonfalone della città con la presenza di due agenti della po-lizia locale Sandra Gorgone e Levino Freddi.

L’inaugurazione della parrocchiale di San Prospero col Vescovo Bu-sti dopo gli ingenti danni del terremoto 2012Le emozIoNI NegLI oCChI DI tUttIeNtrANDo NeLLA “ChIeSA rItrovAtA”

L’appuntamento per tutti era all’oratorio per i discorsi iniziali di una cerimonia che tutto il paese di San Prospero aspettava : l’inaugurazio-ne della chiesa dedicata a San Prospero e Sant’Ignazio dopo gli ingen-ti danni del terremoto del 20 maggio 2012. La parrocchiale chiusa per quasi tre anni sostituita proprio dall’oratorio e da una tenda. In questi anni tutte le messe, le cerimonie, i riti sono stati celebrati pro-prio nel luogo che per l’inaugurazione è stato scelto come punto di partenza per una nuova vita della chiesa parrocchiale. E già negli occhi di tutti vedevi l’emozione e la commozione per un giorno e un evento tanto atteso, e non scontato. Si può dire che tutti i cittadini di san Prospero si sono dati appuntamento qui, sotto sferza-te di vento piuttosto freddo, insieme con tanti altri cittadini di paesi e parrocchie vicine, da Villa Saviola a Brusatasso, da Motteggiana a Sailetto a Suzzara. Anche io come catechista e lettrice liturgica ho vis-suto questi mesi e questi anni di partecipazione alla attesa. E anche le domande delle bambine e dei bambini che in questi tempi sono cre-sciuti senza frequentare la chiesa di mura ma frequentando una chie-sa diversa mi hanno fatto pensare all’emozione che avrebbero prova-to proprio nel giorno dell’inaugurazione. E così è avvenuto. Quando per tre volte il vescovo di Mantova monsignor Roberto Busti ha bussato alla porta della chiesa e poi dietro il pastorale tutti i fedeli sono entrati nella navata che ben presto si è riempita, non c’è stato spazio per i commenti ma solo per lo stupore sul volto della comuni-tà, che ha ritrovato dopo quasi tre anni la sua seconda casa. Una chie-sa che ha ridato il benvenuto ai suoi figli, che col tempo avevano im-parato ad essere chiesa senza avere un luogo prefissato. L’emozione per l’altare rimesso a nuovo, per le cappelle restaurate per le nicchie con i santi e i simboli della devozione ma anche tanto raccoglimento per la celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Busti e concelebrata con il parroco dell’Immacolata monsignor Egi-dio Faglioni responsabile del vicariato di sant’Anselmo e dai parroci del vicariato e da presuli della curia. L’emozione di varcare nuova-mente una soglia come ha ricordato appunto monsignor Faglioni si-gnifica un nuovo inizio, ma anche continuità e memoria. Se potessi-mo stampare una cartolina ricordo dell’evento incornicerebbe l’immagine della Chiesa gremita fin sotto l’altare e i bambini della parrocchia accolti accanto ai celebranti in un grande abbraccio di speranza: di fatto, i Sanprospini non hanno mai smesso di sperare.

Benedetta Binacchi

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Lezione civica al Piazzalunga

STudenTi diCioTTenni all’inConTRo Con il ConSiglio CoMunale

Politici al gran completo per il consiglio co-munale riunito in omaggio agli studenti, neo diciottenni, degli istituti Manzoni, Arti e Me-stieri e Strozzi, convenuti al Piazzalunga per una lezione fuori dagli schemi. La mattinata è iniziata con l’appello dei consiglieri, fatto dal segretario comunale, quindi i saluti e le mo-tivazioni di Federica Binacchi, presidente del consiglio. Lo scopo dell’incontro era quello

di avvicinare i ragazzi alla politica rendendoli consapevoli e partecipi di cose che sono loro lontane, avvicinare due mondi spesso distanti, come ha ribadito il sindaco, che faticano a in-teragire fra loro. Molte le domande degli stu-denti ai consiglieri ma anche al presidente del-la Provincia Pastacci, intervenuto all’incontro. Al termine agli studenti è stato fatto omaggio della “Costituzione italiana”.

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18 L’ECO DI SUZZARA > n. 4 > aprile 2015

in maschera TanTi ColoRi e diVeRTiMenTo Sulle RiVe del Po

Il carnevale di MotteggianaDomenica 8 Marzo, si è svolta la 37ª edizione del Carnevalissimo di Motteggiana organizzato dalla Polisportiva di Motteggiana con la colla-borazione del Comune. A rallegrare la giornata erano presenti i carri “I Pagliacci” della scuola materna di Villa Saviola , “ Il bosco magico”, “ I piccoli pittori di Mirò”, “Gli egiziani” e i “Romani” delle scuole elemen-tari di Motteggiana, inoltre i carri di Pegognaga “Sami il pompiere”, e i “Dalton”, la polisportiva di Buscoldo con il carro “Cose dell’altro mon-do”, da Suzzara “ Arte danza circus”, da Sailetto “Vikkage populus”. Ani-mazione a cura di Miriam e le zumbere di Cloromania di Suzzara, pre-sentatori Daniele Bernardelli e Sara Mazzola,ospite Renato Tabarroni. Alla presenza del vicesindaco Rubens Calzola-ri. incoronato Re Maccherone 2015, “Giba”, di Migliarina di Carpi. L’in-casso è stato devoluto alla scuola materna di Villa Saviola e all’elemen-tare di Motteggiana, per l’acquisto di materiale didattico.

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n. 4 > aprile 2015 > L’ECO DI SUZZARA 19

IL PRESIDENTE DELL’ACI DI MILANOIl Circolo motori con Capelli

I dirigenti del Circolo Motori Suzzara Attilio Davoglio, Bernardelli Giuseppe e Silvio Brusoni, presenti alla serata di premiazione dell’Aci che si è svolta al “Museo Nuvolari” di Mantova hanno preso contatti con Ivan Capelli, ex pilota di F1, commentatore per la Rai delle gare automobilistiche, presidente dell’ACI di Milano, che nella passata stagione ha corso con il team suzzarese “Siliprandi Racing”, e sono riusciti a strappargli la promessa che, impegni permettendo, farà il possibile per essere ospite in una serata degli amici Siliprandi e del “Circolo Motori”.

flash flash flash flash flash flash flash flash flashQUANDO LA PASSIONE SI TRASFORMA IN ARTE

La “trilambretta” di Nelso vanini

Nato a Pegognaga nel 1954, Nelso Vanini esperto carpentiere che ha trascorso anche 8 anni alla Marocchi come addetto alla

manutenzione,oggi pensionato, da anni con la famiglia abita in strada Pioppelle, dedica il tempo libero al restauro di auto e moto d’epoca, di

qui è anche collezionista, il tutto con la collaborazione della moglie Lucia.. Nelso, forte della sua manualità ha realizzato la copia perfetta

del “Trilambretta” un motocarro a tre ruote , che l’Innocenti nel 1970 produsse in 760 esemplari per il mercato dei Paesi orientali, in

particolar modo per l’India, solo nella versione “mototelaio” non allestiti per l’uso . In Italia non c’è stata la commercializzazione del

“Trilambreatta” unici testimoni sono rimasti due prototipi uno prepararta per il trasporto di merce e l’altro per persone. Nelso per

realizzare il suo prototipo, perfettamente funzionante, ha tribolato non poco, prendendo spunto da delle foto trovate su un libretto di istruzioni.

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LA MAESTRA IL 9 APRILE AVREBBE COMPIUTO 96 ANNI La signora Licia Nizzoli, Lupatelli ci ha lasciato

Erano una coppia ben assortita, lui il “maestro”Valentino Lupatelli, lei Licia Nizzoli la “maestra”. Hanno trascorso la vita insieme, insegnando a molte generazioni di bambini, dalla loro unione sono nati Corrado e Barbara. Lui poeta dialettale, fondatore della “Fera dla Pepa”, personaggio eclettico raggiunta la pensione si era dedicato, con successo, a iniziative culturali e ricreative fino alla morte avvenuta nell’aprile 1986. Lei, la “maestra” sempre al suo fianco, si è spenta martedì 31 marzo. Avrebbe festeggiato il 96° compleanno il 9 aprile.

LA COMITIVA DI 100 MANTOVANI GUIDATA DAL MAGO DORIANUn suzzarese da Barbara D’Urso

Lo studio di Barba D’Urso invaso da 100 mantovani, che a bordo di due pullman sono partiti da Mantova per assistere alla popolare trasmissione televisiva. Fra loro in nostro concittadino Francesco Pulvirenti, attore per passione, che ha avuto l’occasione di esibirsi per i presenti, nello studio, in una personale performance, riscuotendo successo e applausi, anche dalla D’Urso stessa.

LIONS MANTOVA DUCALENuovo incaricoper giorgio Bondavalli

L’assemblea elettiva del Lions Club “Mantova Ducale”, per acclamazione, ha nominato nuovo presidente del club il concittadino , già presidente del “Lion club Padania” di Suzzara, Giorgio Bondavalli per quasi quarant’anni stimato medico di famiglia nella nostra città, di recente insignito della Melwin Jones Fellow, la più alta onorificenza lionistica mondiale.

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20 L’ECO DI SUZZARA > n. 4 > aprile 2015

carabinieri il MaReSCiallo PRoMoSSo al nuCleo oPeRaTiVo Radio MoBile di ManToVa

Il comandante Giuseppe Balducci lascia Suzzara

Era arrivato a Suzzara il 23 agosto 2012, con l’incarico di maresciallo comandante della ca-serma dei carabinieri di viale Libertà. Dal 13 aprile dirigerà il “Nucleo operativo radio mobi-le“ di Mantova. Per il maresciallo Giuseppe Bal-ducci, si apre un nuovo capitolo professionale, dopo i successi conseguiti dai carabinieri di Suz-zara sotto la sua guida. Settanta gli arresti effet-tuati in questi quasi tre anni di permanenza, 550 le denunce, 640 i reati scoperti con il se-questro di oltre 50 chilogrammi di sostanze stu-pefacenti. Il maresciallo, in compagnia del capi-tano Antonio Chiofalo, comandante della compagnia dei carabinieri di Viadana, è stato ricevuto in Comune dal sindaco Ivan Ongari per i saluti di commiato e con il quale aveva concre-tizzato una collaborazione importante per il

controllo del territorio, una collaborazione che ha dato risultati eccellenti sul piano della sicu-rezza. Ma Giuseppe Balducci, persona molto di-sponibile, solare e diretta, in forma strettamen-

te privata, è stato festeggiato da colleghi e amici in un incontro conviviale dove hanno regnato l’allegria e la gioia di essere insieme per salutare un caro collega e amico.

Bruno Melli

Da sinistra il capitano Antonio Chiofaloil maresciallo Giuseppe Balducciil sindaco Ivan Ongari

Da sinistra Alessandro Guastalli, Giuseppe Balducci,Ivan Ongari e Francesco Bianchi

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n. 4 > aprile 2015 > L’ECO DI SUZZARA 21

Cena SoCiale di iniZio STagione del CiRColo MoToRi Alla cena sociale organizzata dal Circolo Mo-tori in occasione dell’inizio stagione, sembra-va di essere tornati ai fasti del “Motel Sole”degli anni Settanta. Un pubblico di suzzaresi che ra-ramente vedi insieme a tavola. La forza del Circolo del presidente Attilio Davoglio è stata questa: riunire la suzzaresità. Oltre ottanta i

partecipanti che hanno risposto all’appello, soci e familiari con ospite la stampa: Mauro Pinotti, Roberto Sissa e Bruno Melli. Dopo i saluti del segretario Giuseppe Bernardelli, si sono susse-guiti gli interventi del presidente Attilio Davo-glio, Armando Avossani (Auser), Angelo Scazza (Protezione Civile), Sergio Cantoni (comandan-

Orari: tutti i giorni festivi e domenichecompresemattino 6.30-12,30pomeriggio 16-19.30.Chiuso il lunedì pomeriggio

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te polizia locale), Franco Bigi (Pro loco), Mar-co Marani della Scuderia Mantova Corse e in-fine del sindaco Ivan Ongari. Il primo appuntamento del Circolo Motori con la città, è per domenica 7 giugno per la 12ª edizione dell’autoraduno dell’Oltrepo, mani-festazione dedicata alle auto d’epoca.

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22 L’ECO DI SUZZARA > n. 4 > aprile 2015

libri Paolo BianChi alla SCoPeRTa di faTTi SegReTi o TaCiuTi

Un libro sul campo di concentramento a SuzzaraIn occasione del 70° anniversario della Libera-zione, il prof. Paolo Bianchi con il patrocinio dell’Istituto Mantovano di Storia Contempora-nea e dell’Anpi di Mantova e Suzzara-Motteg-giana pubblica il volume “Altre resistenze. Il campo di concentramento di Suzzara”.

Professor Bianchi, una domanda d’ob-bligo: finora non si è mai saputo di un campo di concentramento a Suzzara du-rante la Seconda guerra mondiale. In cosa consisteva e chi vi era rinchiuso?«La sua esistenza è stata di fatto ignorata dalla memorialistica locale se non per due righe, in-serite nel 1966 in “Suzzara. La sua storia. La sua gente” laddove si parla della fucilazione da parte dei partigiani, il 28 aprile 1945, del bri-gadiere fascista della G.N.R. Vittorio David nel cortile della scuola elementare “contro il muro di cinta che delimitava l’ex campo di concen-tramento per i civili rastrellati e destinati ai campi di lavoro e di sterminio”. Un po’ poco se si pensa all’attenzione da tempo rivolta a que-sti luoghi di dolore da parte di storici, scrittori, registi. Stupisce poi l’assenza della memoria civica ed individuale che pare abbia rimosso persino il ricordo. Nell’universo concentrazio-nario gestito dal nazismo e della R.S.I. in Italia dal 1943 al 1945 si possono distinguere diverse tipologie: più che un “Durchgangslager” (tipo Fossoli), quello di Suzzara si può avvicinare alle strutture di smistamento per il lavoro co-atto, gestite da tedeschi, come quello di Bib-biano (Re). Tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944, mancando un “campo speciale” in Man-tova, i lavoratori della provincia destinati al la-voro in Germania erano tutti concentrati a Suzzara da dove partivano, via ferrovia, per la Germania. L’importante nodo ferroviario suz-zarese era funzionale alla bisogna almeno fino ai grandi bombardamenti alleati sul ponte di Borgoforte nell’estate e nell’autunno del 1944. Se lo scopo iniziale e principale del campo di Suzzara era quello di accentrare, raccogliere e distribuire i lavoratori per la Germania, non-dimeno l’uso reale della struttura era funzio-nale alle mutevoli e varie necessità militari del comando tedesco. Possiamo quindi suddivide-re i carcerati che, a centinaia, passarono attra-verso i luoghi di concentramento di Suzzara in alcune categorie:1) I soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, i cosiddetti I.M.I. poi defi-niti “schiavi di Hitler”.2) I giovani renitenti alla leva 3) I civili rastrellati in diverse parti del Centro-Nord e in particolare nelle Marche, in Emilia Romagna e anche in Toscana e destinati a fini-re in Germania per il lavoro obbligato.4) I civili obbligati dai bandi a presentarsi “vo-lontari” per il lavoro in Germania

5) Gli ebrei e i “politici” destinati ai lager tede-schi».

Dove era situato il campo?«Va detto che, dopo l’8 settembre 1943, il per-sonale militare addetto alla sorveglianza era costituito da soldati tedeschi e dalla milizia fa-scista della R.S.I. I tedeschi avevano l’effettiva gestione e il controllo del campo di Suzzara mentre la milizia fascista fungeva da supporto. Si può parlare di un luogo principale ma anche di diversi altri luoghi. Principalmente il tutto ruotava attorno ad una zona fortemente mili-tarizzata che comprendeva le scuole elementa-ri e l’edificio (oggi Centro Piazzalunga) che al-lora era sede della Scuola Arti e Mestieri e di una scuola magistrale. Questo edificio fu re-quisito dai tedeschi tanto che la scuola Arti e Mestieri cessò la sua attività negli anni scola-stici 1943-44 e 1944-45. Il plesso della scuola elementare era probabilmente utilizzato solo in parte e con maggiore intensità nei mesi esti-vi. Il tutto era circondato da edifici militarizza-ti: la Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) aveva sede del villino C.C. Montecchi separato dalla scuola da una strada (oggi via Marconi). Ubicato nella stessa proprietà vi era un edificio (oggi abbattuto) che fungeva da prigione. Di fronte alle scuole elementari il palazzo Luigi Montecchi ospitava la Brigata Nera. Il coman-do tedesco (OrtsKommandantur o Comando di presidio del luogo) aveva collocato la pro-pria sede nella Villa Boni in via Cairoli. Nella Villa Martignoni era poi situato il ritrovo degli ufficiali tedeschi. Questa “cittadella” militare

distava poche centinaia di metri dalla stazio-ne, luogo strettamente controllato dalle trup-pe d’occupazione per la sua importanza strate-gica: insomma un piccolo quartiere armato circondava e sorvegliava i detenuti. Le struttu-re delle scuole però non erano sempre suffi-cienti e spesso si ricorreva ad altri edifici nella la zona del “Macello” (località Streggia) dove erano acquartierate truppe italiane poi fuggite dopo l’8 settembre. Altri documenti ci parlano dell’uso della Casa del Fascio».

Cosa si sa dei detenuti? Quanti erano? Da dove venivano?«Innanzitutto i detenuti portati a Suzzara ri-manevano per un periodo limitato in attesa che venisse decisa la loro destinazione. Sap-piamo dai documenti tedeschi (relazione n.° 11 della Militarkommandantur 1088) che, nel corso delle operazioni di rastrellamento deno-minate “Wallenstein”, furono deportate in Germania almeno 1798 persone dalle province di Parma e di Reggio Emilia. Di queste furono avviate al campo di Suzzara nel luglio 1944 ben 950 persone. Un altro gruppo consistente di deportati proveniva dalle Marche ed in par-ticolare dalla provincia di Macerata sempre in seguito ad operazioni di rastrellamento. Da noi sono passati anche deportati dalla Toscana ed un gruppo di 15 ebrei stranieri la cui vicen-da, generalmente tragica come quella della fa-miglia Turteltaub, ho cercato di ricostruire at-traverso le tappe della loro lunga odissea. La documentazione delle sofferenze di centinaia di persone, passate attraverso il campo di Suz-zara, è purtroppo andata persa. Ho potuto però utilizzare le memorie ed i ricordi di colo-ro che ne hanno scritto e che si ricordano, con cenni spesso brevi e veloci, della loro perma-nenza e della reclusione nella nostra cittadina. Alcune di queste testimonianze sono poi utili a ricostruire una pagina poco nota della depor-tazione in Germania. Noi tutti conosciamo i racconti dei lager tedeschi. Il libro che ho scrit-to offre invece il racconto delle tappe che pre-cedono l’inferno. Contadini, soldati, operai, studenti rastrellati e sradicati dalla loro terra natale, inviati, con treni o pulman, verso una ancora ignota destinazione. Come quella dei deportati che da Fossoli, passando solo margi-nalmente da noi attraverso la stazione di Suz-zara, gettavano dalle fessure dei carri ferrovia-ri blindati, disperati bigliettini nella speranza che qualche anima generosa li facesse perveni-re alle loro famiglie».

Il volume contiene qualche altra pagina di storia a noi ancora ignota? «Il lettore potrà trovare nel volume anche il ri-sultato di una “inchiesta” svolta da “scienziati“ tedeschi nel nostro comune. Nell’aprile del

Il libro sarà presentatomerCoLeDì 22 APrILe ALLe 17.30

davanti all’ingresso principaledella scuola elementare “Olga Visentini”

(viale Stelvio Zonta) di Suzzara

In caso di maltempo la presentazionesarà all’interno della scuola.

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n. 4 > aprile 2015 > L’ECO DI SUZZARA 23

1944, quando l’Italia era ormai divisa in due, ed il centro nord era controllato dalla Wer-macht, fatto che facilitava il progetto, partì un’inchiesta razziale tedesca. Lo scopo dell’in-dagine era quello di studiare la psicologia, la biologia e le tradizioni popolari di una zona a nord di Verona dove nell’alto medioevo si tro-vavano popolazioni di ceppo tedesco e di dia-letto cimbro. Si trattava di vedere quanto di “tedesco” sopravviveva nel variegato territorio italico. La “task force”, guidata dal capo dell’Istituto, il dottor Huttig di Stoccarda, era già pronta a partire alla metà del maggio 1944 quando fu bloccata dalla notizia che la zona oggetto di studio risultava pericolosamente in-teressata da attività partigiane. Fu allora che il capo-missione Huttig decise di chiedere il per-messo di utilizzare per le proprie indagini una zona dove fosse prevalente una caratteristica “nordica”. La MilitarKommandantur, sezione lavoro, diede il permesso di proseguire l’inda-

gine a Suzzara, campo di transito per i lavora-tori diretti in Germania Quattro specialisti sot-toposero ad una visita sia fisica che psicologica, in tre settimane dal 2 al 24 giugno 1944, 320 uomini e 24 donne provenienti dalle province di Mantova, Reggio Emilia, Cremona, Parma e Ravenna. Lascio alla curiosità del lettore i ri-sultati dell’inchiesta».

A questo proposito, a che lettori il libro si rivolge?«Mi rivolgo soprattutto ai docenti ed agli stu-denti delle nostre scuole. Proprio a loro ho pensato quando ho deciso di aggiungere un’ap-pendice documentaria al volume. Nella prima parte dell’Appendice (intitolata “Lavorare per i tedeschi”) offro una documentazione sulla condizione degli I.M.I. (i soldati italiani de-portati dopo l’8 settembre dai tedeschi), sul la-voro coatto dei mantovani in Germania e nella T.O.D.T. nella nostra provincia. La seconda

parte dell’Appendice è costituita da una “Gui-da bibliografica per lo studio della Resistenza suzzarese” che spero sia utile per tutti coloro che vorranno studiare questa nostra impor-tante e drammatica storia la cui memoria non deve essere perduta».

Perché il titolo “Altre resistenze”?«È un richiamo voluto ad un libro di Alessan-dro Natta intitolato appunto “L’altra resisten-za” pubblicato nel 1954 e dedicato alla deporta-zione dei soldati italiani in Germania dopo l’8 settembre 1943. È perciò un titolo che richiama le sofferenze più ampie del popolo italiano tra la guerra, i bombardamenti, la fame e la guerra civile. La resistenza è anche questa e non può risolversi solo con la storia della lotta armata contro il nazifascismo. A questa e non solo a questa, saranno poi dedicati in futuro, in occa-sione della ricorrenza del 25 aprile, altri volumi che conterranno documenti e storie inedite».

La città ricorda il 70° della Liberazione

23 aPRile 1945 oRe 7 SuZZaRa liBeRa

Per ricordare la ricorrenza del 70° anniversa-rio della Liberazione, il 23 aprile a Suzzara e il 25 a Milano, l’Amministrazione comunale, in collaborazione con l’Anpi e le scuole, or-

Storia Contemporanea. Al Piazzalunga saran-no esposti i lavori dei ragazzi costruiti in mo-menti preformativi fatti in classe.Il 25 aprile, al mattino, celebrazione istituzio-nale al Monumento ai caduti di viale Zonta, con discorsi e accompagnamento musicale. Nel pomeriggio la posa delle corone ai cippi dedicati ai Caduti nelle frazioni, con un corteo preceduto dai “Ciclisti suzzaresi“, che faranno da staffetta fra un monumento e l’altro dove in ognuno verrà letto un testo. In alcune tappe è prevista l’accoglienza organizzata da gruppi o associazioni locali.

ganizza momenti di rimembranza. Le novità di quest’anno sono la manifestazione del 23 e il modo nuovo dei festeggiamenti del 25. Programma: 23 aprile (Liberazione di Suz-zara), al mattino ci sarà il corteo dalla scuola Pascoli al Piazzalunga passando per via XXIII aprile, Monumento ai caduti e viale Zonta. Al corteo parteciperanno classi o gruppi di ra-gazzi della scuola primaria e secondaria dei due istituti e alcune classi del Manzoni, circa 250, accompagnati da insegnanti che hanno partecipato ad un percorso d’aggiornamento tenuto da docenti dell’Istituto Mantovano di

Partigiani suzzaresi in piazza nei giorni della Liberazione

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