L'ECO della scuola nuova n. 1 del 2014

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L’ECO della scuola nuova LXVIII n.1 (230) Gennaio-Marzo 2014 € 3.10 EDITORIALE Periodico trimestrale con supplemento - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Roma. Abbonamento e iscrizione alla FNISM su C.C.B. Unicredit - Iban IT 35 Y 02008 05198 000102040572 intestato a FNISM - Federazione Nazionale Insegnanti Organo della FNISM Federazione Nazionale Insegnanti fondata nel 1901 da Gaetano Salvemini e Giuseppe Kirner LE RAGIONI DI UNA SCELTA Nel corso del suo 33° Congresso la Fnism si è interrogata sulle stra- tegie più opportune per un’asso- ciazione di insegnanti che deve confrontarsi con le difficoltà in cui la scuola si trova a svolgere la sua azione. Costituiscono un’aggra- vante i rapidi avvicendamenti ai vertici del MIUR e l’evidente inca- pacità di procedere a riforme or- ganiche tali da restituire un carattere unitario al sistema scola- stico e da favorire il miglioramento dei percorsi di formazione dei gio- vani alle prese con un mondo del lavoro e delle professioni sempre più ampio e articolato. La frammentazione degli inter- venti rischia di appannare l’idea di scuola in cui la nostra società si riconosce, che non ha bisogno solo di interventi parziali su sin- goli segmenti di scuola o di atten- zione alla pure indiscutibile sicurezza degli edifici scolastici. La Fnism, fondata nel 1902, è SOMMARIO Maggiorenni per la vita… e per la scuola? Appunti per un riordino complessivo Intervento di Maurizio Tiriticco Insieme contro la fame e la malnutrizione di Paola Farina Il sole è sorto a Roma di Anna Maria Casavola 3 domande a... Cosimo Di Maggio Il piacere di leggere di Elisabetta Bolondi Abitare gli antichi di Alessandro Casavola Linguaggi di genere di Barbara Belotti Fnism Sicilia a scuola di Pina Arena 3 5 10 13 21 25 28 29 30 LE ELEZIONI DEL CONGRESSO HANNO PORTATO AL SEGUENTE ORGANIGRAMMA: PRESIDENTI ONORARI Antonino Palumbo e Luisa La Malfa PRESIDENTE Gigliola Corduas VICEPRESIDENTI Domenico Milito e Marco Chiauzza GIUNTA Paola Farina(Roma), Domenico Milito (Cosenza), Marco Chiauzza (Torino), Fausto Dominici (Terni) PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE Elio Notarbartolo VICEPRESIDENTI C.N. Anna Maria Casavola e Fortunata Cristiano COLLEGIO DEI GARANTI Alisia Arturi (presidente), Giuliana Santarelli e Paolo Gravagnuolo COLLEGIO DEI REVISORI Carla Savaglio (presidente), Anna Sauro e Gianni Mautino ISSN: 0012-9496

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Periodico della Federazione Nazionale degli Insegnanti

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L’ECOdella scuola nuova

LXVIII n.1 (230) Gennaio-Marzo 2014 € 3.10

EDITORIALE

Periodico trimestrale con supplemento - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Roma.Abbonamento e iscrizione alla FNISM su C.C.B. Unicredit - Iban IT 35 Y 02008 05198 000102040572 intestato a FNISM - FederazioneNazionale Insegnanti

Organo della FNISMFederazione Nazionale Insegnanti

fondata nel 1901 daGaetano Salvemini e Giuseppe Kirner

LE RAGIONI DI UNA SCELTANel corso del suo 33° Congressola Fnism si è interrogata sulle stra-tegie più opportune per un’asso-ciazione di insegnanti che deveconfrontarsi con le difficoltà in cuila scuola si trova a svolgere la suaazione. Costituiscono un’aggra-vante i rapidi avvicendamenti aivertici del MIUR e l’evidente inca-pacità di procedere a riforme or-ganiche tali da restituire uncarattere unitario al sistema scola-stico e da favorire il miglioramento

dei percorsi di formazione dei gio-vani alle prese con un mondo dellavoro e delle professioni semprepiù ampio e articolato.La frammentazione degli inter-venti rischia di appannare l’ideadi scuola in cui la nostra società siriconosce, che non ha bisognosolo di interventi parziali su sin-goli segmenti di scuola o di atten-zione alla pure indiscutibilesicurezza degli edifici scolastici.La Fnism, fondata nel 1902, è

SOMMARIO

Maggiorenni per la vita… e per la scuola?

Appunti per un riordino complessivoIntervento di Maurizio Tiriticco

Insieme contro la fame e la malnutrizionedi Paola Farina

Il sole è sorto a Romadi Anna Maria Casavola

3 domande a...Cosimo Di Maggio

Il piacere di leggeredi Elisabetta Bolondi

Abitare gli antichidi Alessandro Casavola

Linguaggi di generedi Barbara Belotti

Fnism Sicilia a scuoladi Pina Arena

3

5

10

13

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30

LE ELEZIONI DEL CONGRESSO HANNO PORTATOAL SEGUENTE ORGANIGRAMMA:

PRESIDENTI ONORARI

Antonino Palumbo e Luisa La Malfa

PRESIDENTE

Gigliola Corduas

VICEPRESIDENTI

Domenico Milito e Marco Chiauzza

GIUNTA

Paola Farina(Roma), Domenico Milito (Cosenza), Marco Chiauzza (Torino), Fausto Dominici (Terni)

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

Elio Notarbartolo

VICEPRESIDENTI C.N.Anna Maria Casavola e Fortunata Cristiano

COLLEGIO DEI GARANTI

Alisia Arturi (presidente), Giuliana Santarelli e Paolo Gravagnuolo

COLLEGIO DEI REVISORI

Carla Savaglio (presidente), Anna Sauro e Gianni Mautino

ISSN:

0012

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giunta al suo 112° anniversario fortedi un modello di scuola pubblicacome scuola di tutti, basata sulla lai-cità come metodo di confronto e divaglio critico delle conoscenze, sulrispetto delle differenze e della plu-ralità delle idee.Ma che cosa significa oggi parlare discuola pubblica? Significa innanzi-tutto concentrare l’attenzione e lerisorse su un riassetto sistemico chepermetta ai giovani di uscire dalcomplessivo percorso scolastico ai18 anni d’età e a questo tema èstato dedicato il Convegno, abbi-nato al Congresso, “Maggiorenniper la vita… e per la scuola? Un per-corso scolastico e formativo per di-plomarsi a 18 anni”.Significa anche ripensare e ridefi-nire profili e ruoli dei professionistidi scuola e fornire loro strumenti

adeguati a perseguire obiettivielevati.Significa infine prendere atto dellaforza dei diversi contesti in cui igiovani vivono le loro esperienzefuori dalla scuola e non chiudersinell’illusione che sia sufficiente tra-smettere cultura e sviluppare cono-scenze e competenze. I problemicon cui i giovani si confrontanosono tanti e la scuola non può rima-nere estranea e rifugiarsi in unruolo asettico e specialistico. Per laFnism questo comporta incremen-tare il dialogo “con tutti coloro chesi occupano di processi formativi”(art. 5 dello Statuto riformato) e ri-volgersi non solo alle/agli inse-gnanti, che pure restano gliinterlocutori privilegiati. Significaanche accentuare una scelta difondo, implicita già in alcune inizia-

tive intraprese dall’associazione,che rinviano a forme di collabora-zione con altre strutture non speci-ficamente di scuola ma che sirivolgono ai giovani nella scuola ecoinvolgono quanti singolarmentee come associazioni a vario titolo sioccupano di formazione e hannol’obiettivo di dialogare con i gio-vani sulle tante tematiche a volteparticolarmente difficili con cui essisi confrontano. Ciò comporta of-frire alle/agli insegnanti strumentidi sostegno sul piano informativo edei percorsi didattici. Sono esperienze che stanno por-tando aria nuova nella Fnism e ledanno forza per perseguire quel-l’idea di scuola come luogo di cre-scita delle nuove generazioni che dasempre è il suo punto di riferimentofondamentale.

2 Gennaio - Marzo 2014 EDITORIALE L’ECO della scuola nuova

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È venuto meno a Catania all’età di 93 anni il prof. Antonino Palumbo, che il Congresso della Fnismaveva confermato suo Presidente Onorario. Già Presidente del Consiglio Nazionale della Fnism,ha fondato nel 1957 la sezione Fnism di Catania. Ha sempre dedicato tutte le sue energieall’impegno per migliorare il sistema scolastico italiano e per elevare la qualità dell’insegnamentosia come insegnante e persona di cultura attenta fino all’ultimo al dialogo critico e costruttivo conle giovani generazioni sia con la sua militanza nell’ambito dell’associazionismo culturale eprofessionale. Ha collaborato con la facoltà di Lettere dell’Università di Catania, con la Casa della Cultura el’Assessorato alla Pubblica Istruzione dell’Assemblea Siciliana e ha contribuito all’organizzazionedi numerosi convegni e dibattiti.

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Nell’Aula Magna dello storico LiceoMamiani di Roma, il 21 febbraio2014 si è svolto il Convegno “Mag-giorenni per la vita… e per lascuola? Un percorso scolastico eformativo per diplomarsi a 18anni” abbinato al Congresso trien-nale della Fnism. In apertura dei la-vori la D.S. del Liceo MamianiTiziana Sallusti ha portato il suo sa-luto sottolineando l’importanza dicoinvolgere le scuole in iniziativeculturali e di politica scolastica inuna fase delicata in cui alla scuolasono arrivati prevalentemente taglie riduzioni di risorse mentre c’è bi-sogno di rilanciare entusiasmo eprogettualità.I relatori hanno quindi affrontato idiversi aspetti della tematica propo-sta, analizzandola dal punto di vistadelle diverse prospettive di trasfor-mazione di un sistema rimasto so-stanzialmente inalterato nel tempoe considerandone anche le ricaduterispetto agli organici dei docenti. Leregistrazioni degli interventi sono ri-portate sul sito www.fnism.it.Obiettivo dell’incontro era infattiproporre spunti di riflessioni per ali-mentare il dibattito su un temaormai ineludibile che riguarda tuttoil sistema scolastico e formativo: laconclusione del percorso entro i 18anni d’età.La Fnism è sempre stata favorevole aun’uscita a 18 anni, tuttavia la situa-zione generale in cui ci troviamo su-scita molte preoccupazioni per ilrilancio di questo tema nell’attualecontesto di scelte politiche. In questianni le scuola sono state oggetto diriduzioni e razionalizzazioni e se ilsenso di questa scelta si iscrivesse inuna logica di ulteriori decurtazioni,magari all’insegna del risparmio, ciòcostituirebbe un colpo mortale per unsistema che tutto sommato ancora

tiene, in molti casi grazie all’impegnodi insegnanti e dirigenti che conti-nuano a impegnarsi ma che si sen-tono sempre più soli.Siamo certi che c’è la necessità direstituire alla scuola più senso enon ragionare solo di tempo.È una necessità testimoniata da moltielementi, primi fra tutti i tassi di di-spersione scolastica, quelli dell’insuc-cesso universitario e il numero

incredibilmente elevato di NEET, gio-vani tra i 15 e i 29 anni che non sonoinseriti né inseriti nel mondo del lavoroné impegnati in percorsi formativi. Inoltre non possiamo sottovalutareil fatto che in una notevole quantitàdi Paesi, non solo europei, l’istru-zione secondaria termina a 18 anni(USA, Russia, Giappone, Cina, moltiPaesi d’Europa). Questo determinacondizioni disparità e di svantaggio

Gennaio - Marzo 2014 3IN PRIMO PIANOL’ECO della scuola nuova

MAGGIORENNI PER LA VITA… E PER LA SCUOLA? UN PERCORSO SCOLASTICO E FORMATIVO PER DIPLOMARSI A 18 ANNI

Fnism Federazione Nazionale Insegnanti

Associazione Professionale Qualificata per la Formazione Docenti D.M.1772000 Prot. N.2382/L/3-23052002

Maggiorenni per la vita… e per la scuola? Un percorso scolastico e formativo per diplomarsi a 18 anni.

21 febbraio 2014 – ore 15,30 18,30

Aula Magna Liceo Mamiani

ROMA Viale Delle Milizie 30 �

� Saluto d’apertura Tiziana Sallusti D.S. Liceo Mamiani

� Introduzione ai lavori Gigliola Corduas Presidente Fnism

� Appunti per un riordino complessivo del sistema educativo di istruzione e di formazione

Maurizio Tiriticco

� Da dove viene e come cambia la scuola italiana

Orazio Niceforo

� Le ricadute del riordino sugli organici dei docenti, una variabile sottesa al

confronto Massimo Di Menna

� Ingegneria istituzionale o riforme incisive? Mario Rusconi

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Ai partecipanti sarà rilasciato attestato del MIUR

Per informazioni 338 8989432 339 7712691

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per i nostri studenti. Non a casomolte scuole italiane all’esterohanno dovuto confrontarsi con que-sto problema adeguandosi agli or-dinamenti vigenti.La Fnism ritiene che sia necessarioragionare di scuola e delle sue fina-lità, considerare l’interopercorso dal punto divista degli obiettivi che siintendono raggiungeretenendo ben presenteche la scuola non è soloil luogo in cui si trasmet-tono conoscenze e si in-troducono i giovani allacultura d’appartenenza,ma è il luogo in cui si am-pliano gli orizzonti per-sonali, si diventa cittadinidel mondo e si svilup-pano quelle attitudini dicittadinanza attiva che sono allabase della convivenza sociale. Nel titolo abbiamo voluto eviden-ziare la contraddizione tra il ricono-scimento di diritti e doveri legatiall’acquisizione della maggiore etàe il continuare a rimanere a scuola.

A questa contraddizione già in pas-sato la Fnism ha dedicato il conve-gno “I giovani e la scuola”, il 10-12maggio 1990, e siamo certi chesiamo di fronte a un’impasse non dapoco. Non ha più valore neppurel’esame di maturità, che nelle prece-

denti generazioni costituiva comun-que un momento di passaggiorilevante e il cui ricordo continuavaa tornare alla mente con tonalità po-sitive o da incubo, soprattutto daquando è stato scavalcato nella so-stanza da ammissioni a università al

4° anno di scuola secondaria amarzo/aprile. Riteniamo opportuno manteneredelle scansioni che aiutano gli stessigiovani a orientarsi: quando si di-venta adulti? quando la nostra so-cietà chiede agli adolescenti di

alzare i livelli di respon-sabilità? Ci lamentiamo che per inostri giovani l’adole-scenza non si concludemai, diamo segnali dimalcontento ai nostrifigli, ai nostri studenti,siamo arrivati a definirlibamboccioni ma poi liteniamo a scuola fino a19 anni e magari ci ram-marichiamo che li pri-viamo del loro futuro.In questo contesto la

scuola può svolgere un ruolo impor-tante, poiché è il luogo in cui si di-venta donne e uomini e bisognaragionare delle sue finalità, rinun-ciare a una prospettiva che privile-gia tagli e razionalizzazioni senzaridefinirne la fisionomia.

4 Gennaio - Marzo 2014 IN PRIMO PIANO L’ECO della scuola nuova

ASPETTI INQUIETANTITra gli aspetti più inquietanti segnaliamo: • si ragiona di riduzione del percorso scolastico focalizzando l’attenzione solo sul segmento della scuola

secondario superiore, uscito sostanzialmente immutato nella sua struttura a canne d’organo dalla sta-gione delle sperimentazioni più o meno assistite, volontarie, selvagge Le sperimentazioni avviate dalMIUR, infatti, seppure limitate a poche scuole, puntano su un modello di scuola secondaria superiore di4 anni, mentre i settori dell’istruzione tecnica e professionale seppure rivalutati devono ancora trovareuna collocazione all’insegna della pari dignità con i percorsi liceali

• il dibattito non coinvolge il segmento della scuola media, vero buco nero del nostro sistema, sfasato siarispetto alla scuola primaria sia alla secondaria di 2° grado

• il prolungamento dell’obbligo scolastico è rimasto tutto sul piano formale e non ha minimamente scalfitol’impianto complessivo del sistema

• sta mancando nella politica scolastica qualsiasi attenzione agli insegnanti di cui si mantengono percorsidi formazione differenziati per i diversi livelli e questo costituisce un’ipoteca sottesa al dibattito che con-diziona la disponibilità e il coinvolgimento di coloro che saranno chiamati a tradurre scelte di politicascolastica in comportamenti e relazioni. Riteniamo che la scuola non deve servire agli insegnanti anzideve alzare la posta: chiedere di più e naturalmente dare di più, uscire da patto scellerato del passatoper cui si dava poco in termini di riconoscimento economico e sociale ma con tutte le garanzie a vita. Èun patto che si è ormai sfaldato e che ha visto il grave fenomeno del precariato. I meccanismi della for-mazione iniziale, del reclutamento, della formazione in servizio e della valutazione restano alla base diuna valorizzazione della professionalità di docenti e dirigenti.

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LA PREMESSA

Dall’Unità nazionale (1861) fino alla finedel secolo scorso, gli interventi legislativisulla scuola hanno avuto sempre un carat-tere e un fine occasionale. Infatti, l’istitu-zione e/o la riforma di determinatisegmenti dell’istruzione hanno sempre ri-sposto all’evoluzione dei diversi settori delsistema amministrativo e produttivo delPaese. In altri termini, si sono date semprerisposte parziali ai reali bisogni educativi,istruttivi e formativi della popolazione enon si è mai intervenuti con una prospet-tiva lungimirante e di ampio respiro.Hanno fatto una parziale eccezione: a) lariforma Bottai – peraltro connotata da fi-nalità educative uniformi alla ideologia delfascismo – la quale, avviata nel 1940, nonè mai andata a regime per le note vicendebelliche. Comunque, possiamo ricordareche la denominazione di scuola mediatriennale, tuttora esistente, è un’eredità diquella riforma; b) la riforma Berlinguer,abrogata dal successivo ministro Moratti.Nel nuovo millennio, il succedersi di inter-venti riformatori, condizionati da ideologiedi parte o da esigenze di bilancio, ha vistoancora compromessa la possibilità di pro-gettare un intervento complessivo e lungi-mirante capace di rispondere ai bisognisempre crescenti di cultura e di professio-nalità dei giovani e dell’intera popolazione.Va anche ricordato che il novellato TitoloV della Costituzione ha letteralmente spac-cato l’intero nostro sistema di istruzione eformazione, attribuendo il sottosistema ge-neralista alla competenza dello Stato e ilsottosistema professionalizzante alla com-petenza delle Regioni. Il che, com’è noto,comporta che i percorsi professionalizzantisiano percepiti come percorsi meno impor-tanti e meno impegnativi.

In tale contesto, un intervento riformatoredeve muoversi in una prospettiva ampia eunitaria, in verticale, che veda un processodi educazione, istruzione e formazione incontinuità dai 3 ai 18 anni di età, comeavviene un quasi tutte le istituzioni istrut-tive e formative dell’Unione Europea, e inorizzontale per restituire alla dignità chemeritano sia i percorsi di istruzione gene-ralisti che quelli professionalizzanti.Se occorre impegnarsi per una uscita a 18anni di età, bisogna però guardarsi dal ta-gliare l’ultimo anno senza un ripensa-mento complessivo dell’intero sistema esenza e un progetto lungimirante e credi-bile!!! Ovviamente, occorre evitare chel’uscita anticipata costituisca un alibi pertagliare gli organici. Occorre, invece, uti-lizzarli meglio e implementarli con una di-versa organizzazione del tempo scuola.Occorre adoperarsi per una scuola a“tempo pieno” e a “spazio aperto”, che pertutti i percorsi di studio comporti:a) il superamento delle “classi di età”,

funzionali al sistema della promo-zione/bocciatura che contraddice la re-altà dello sviluppo/apprendimento diun soggetto in età evolutiva. Chi cre-sce/apprende, indipendentemente daltempo scuola, non può mai tornare in-dietro! Occorre costituire gruppi di ri-cerca/studio flessibili in ordine nontanto all’età anagrafica quanto al con-creto sviluppo/crescita di ciascun sin-golo alunno. La ricerca educativa cidice che un gruppo di soggetti in ap-prendimento non può superare il nu-mero di dodici/quindici membri.Ciascun gruppo avrebbe il suo spa-zio/aula e il suo docente guida di rife-rimento, sostegno, orientamento. Un

alunno, a seconda dei livelli di svi-luppo/crescita/apprendimento po-trebbe passare da un gruppo ad unaltro. Non esistono promozioni/boc-ciature, ma a ciascun alunno sono ga-rantiti dieci anni di ricerca/studiofinalizzati a raggiungere: aa) al compi-mento dei 15 anni di età, le compe-tenze culturali e di cittadinanza di cuial dm 139/07 e al livello 2 dell’EQF;ab) al compimento dei 18 anni di etàcompetenze culturali e di cittadinanza,ancora da definire (in sede di riscrit-tura della legge 425/97) e che corri-spondano al livello 4 dell’EQF;

b) l’avvio di una didattica laboratoriale:non sono gli insegnanti “che vanno”nelle aule tradizionalmente organiz-zate per “classi di età”, ma sono igruppi di apprendimento “che vanno”nelle singole “aule laboratorio”, parti-colarmente attrezzate, di italiano, dimatematica, di scienze, di storia, di in-glese, ecc.;

c) l’avvio di tempi quotidiani e settima-nali di ricerca/studio commisuratialle concrete esigenze dei gruppi e deisingoli alunni e non scanditi dai“suoni della campanella” eguali perl’intero edificio scolastico.

I punti suddetti costitscono il clou di unprocesso di riforma che vada in profonditàe su cui occorrono tutti i necessari appro-fondimenti: si tratterebbe di una “riformacopernicana”! Insomma, una “legge Ca-sati” per una scuola del Terzo millennio!!!O, se vogliamo, una “riforma Gentile” peruna scuola inclusiva! Ambedue iniziativedi grande rilievo, per quei tempi e per queicontesti sociali!

Gennaio - Marzo 2014 5IN PRIMO PIANOL’ECO della scuola nuova

Riportiamo l’intervento al Convegno di Maurizio Tiriticco

APPUNTI PER UN RIORDINO COMPLESSIVOUscire dal sistema di istruzione e formazione a 18 anni d’età? SI! Ma…purché sia l’occasione per “ripensare” l’intero percorso, da “realizzare” con una pro-spettiva lungimirante in tempi medio/lunghi… e con un governo autorevole e forte, convintoche l’istruzione è un investimento e non una spesa!

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LA PROPOSTA

a) Una scuola dell’infanzia biennale (3-5 anni) – com’è noto, le attuali sezionidella scuola per l’infanzia in genereospitano un numero elevato di bam-bini e bambine, a volte anche indipen-dentemente dai livelli di età: inoltresono spesso presenti anche alunni an-ticipatari di due anni e mezzo di età.Si sottolinea che: aa) è opportuno checiascuna sezione non superi il numerodi 15 bambini: infatti, non c’è ricercaeducativa che non sottolinei che ungruppo in apprendimento, per essereproduttivo, non dovrebbe mai supe-

rare le 15 unità; il che è particolar-mente significativo per bambini dibasso livello di età; ab) è positivo, in-vece, il fatto, che vi siano anche diversilivelli di età per sezione: il che favorisceil confronto e lo scambio di espe-rienze, di sviluppo/crescita e di ap-prendimento e prefigura anche lanecessità di prevedere per i successivianni scolastici non “classi di età” ma“gruppi di apprendimento”; ac) sa-rebbe anche opportuno avviarsi versoun superameno dell’attuale rigida di-visione dei ruoli tra insegnanti per l’in-fanzia e insegnanti per la scuolaprimaria, in modo da favorire un più

agile e produttivo scorrimento, perciascun bambino, dalla fase dell’intel-ligenza motoria a quella dell’egocen-trismo e del successivo passaggio alleoperazioni formali.

b) Una scuola di base decennale obbli-gatoria (5-15 anni) (scompare la di-stinzione tra un primo ciclo ottonnalee un secondo ciclo quinquennale):non si tratta di anticipare ai 5 anni dietà obiettivi e contenuti dell’attualeprima classe primaria; occorre, invece,progettare un curricolo decennale ver-ticale continuo e progressivo che con-duca un soggetto di 5 anni araggiungere in 10 anni di istruzione le

competenze di cittadi-nanza e culturali di cuial dm 139/07, ovvia-mente da rivedere, cor-reggere, aggiornare,arricchire. Si vedaanche il livello 2 delQuadro Europeo delleQualifiche, EQF (23aprile 2008) e l’Ac-cordo quadro per la re-ferenziazione delsistema italiano dellequalifiche all’EQF (20dicembre 2012).Sarà opportuna un’arti-colazione in due quin-quenni (5-10 e 10-15):dal superamento del-l’egocentrismo alla pa-dronanza delleoperazioni formali dibase); in tal caso oc-corre ragionare sul con-cetto stesso di ciclicitàin fatto di sviluppo/cre-scita di un soggetto edei relativi processi diapprendimento e socia-lizzazione. Tale scuola èeducativa, formativa,istruttiva (vedi ilcomma 2 dell’art. 1 deldpr 275/99) nonchéorientativa nel con-tempo e non si con-clude con un esame ma

6 Gennaio - Marzo 2014 IN PRIMO PIANO L’ECO della scuola nuova

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con una certificazione delle competenze dicittadinanza e culturali acquisite nel de-cennio, per come sono state accertate, aprescindere da giudizi di valore e di me-rito, confortate però da indicazioni perl’orientamento.A partire dal tredicesimoanno di età, sarà oppor-tuno che i singoli alunniaccedano allo studio di di-scipline facoltative e/o op-zionali particolarmentesignificative e caratteriz-zanti (ad esempio latino,greco, filosofia, arti archi-tettoniche, plastiche e fi-gurative, musica, studigiuridico-economici, chi-mica, fisica, informatica etecnologie, altro) in mododa sollecitare e favorirel’orientamento e i neces-sari approfondimenti versostudi che richiedonotempi di apprendimentodistesi nel tempo.Inoltre, l’uscita dal primociclo a 15 anni di età,coincidente con il conse-guimento dell’obbligo diistruzione, consente alsoggetto un accesso più“agevole” e mirato all’ap-prendistato di primo li-vello. Infatti, tale percorsosarebbe finalizzato solo alconseguimento di unaqualifica lavorativa e non,come avviene oggi, ancheal conseguimento dell’ob-bligo di istruzione.Occorrerà considerare ildecennio nella sua conti-nuità con il superamentodelle attuali classi di età,funzionali a quelle promo-zioni/bocciature che nullahanno a che vedere con ireali processi disviluppo/crescita e ap-prendimento di un sog-getto in età evolutiva. Staalle singole Istituzioni

Scolastiche Autonome fare in modo chein dieci anni, con l’attivazione di oppor-tuni gruppi di lavoro e percorsi in diversilaboratori, ciascun soggetto raggiunga ilmassimo delle competenze indicate dalMiur e dall’Eqf in modo che gli sia garan-

tito, in forza di un insegnamento indivi-dualizzato, il suo personale successo for-mativo (vedi il comma 2 dell’art. 1 del dpr275/99). Il che implica il superamentodell’aula contenitore di una data classe dietà e l’attivazione di aule/laboratorio op-

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portunamente attrezzate. Si ribadisce chenon sarà più l’insegnante che si reca nel-l’aula di una classe di età, ma gruppi dialunni che si recano in aule laboratorio at-trezzate (in linea di massima, si tratterà diattrezzature minimali che non escludonol’esistenza e il funzionamento di laboratoriparticolarmente dedicati).Il che implica un progressivo supera-mento dell’attuale organizzazione perclassi di età, cattedre e orari eguali pertutti gli alunni (le tre C, Classi, Cattedre,Campanelle). Sarà anche opportuna unavera generalizzazione di metodologie at-tive, quali una didattica autenticamentelaboratoriale, il team teaching, la peer edu-cation, l’imparare facendo, che saranno fa-vorite da un’organizzazione scolasticadiversa rispetto a quella tradizionale e daun programma di formazione in serviziodegli insegnanti.

c) Un’istruzione secondaria triennale (15-18 anni), che si concluda con la certifi-cazione delle competenze dicittadinanza, culturali e pre-professio-nalizzanti conseguite dall’alunno, diffe-renziate a seconda dei diversi percorsi.Si veda al proposito il livello 4 dell’EQF.Si tratta di percorsi che garantirebberoa ciascun soggetto il soddisfacimento deldiritto/dovere all’istruzione e alla forma-zione (vedi art. 2, comma 1, punto cdella legge 53/03).

Occorrerà istituire istituti comprensiviverticali e orizzontali in cui siano attivipercorsi in cui a una solida cultura di baseumanistica e scientifica, eguale per tutti,siano associati indirizzi pre-professionaliz-zanti e/o professionalizzanti. Sarà necessa-rio istituire nel primo anno di studisecondari post-obbligo di istruzione(15/16 anni di età) opportune passerelle

che consentano attività di orientamento eriorientamento, qualora il percorso decen-nale obbligatorio non abbia soddisfattotali esigenze.Occorrerà procedere a una riduzione delle di-scipline di studio (in considerazione del fattoche le “competenze obbligatorie” di base dicittadinanza e di studio sono state acquisiteda ciascun alunno), alla scelta di discipline“mirate” e all’avvio di percorsi anche e soprat-tutto pluridisciplinari.d) Infine, occorre considerare ex novo

l’insieme dei complessi rapporti tral’istruzione secondaria statale el’istruzione e formazione professio-nale di competenza delle Regioni, irapporti tra titoli di studio, qualifichetriennali e diplomi quadriennali non-ché l’effettiva attuazione del QuadroEuropeo delle Qualifiche (EQF).

8 Gennaio - Marzo 2014 IN PRIMO PIANO L’ECO della scuola nuova

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Gennaio - Marzo 2014 9IN PRIMO PIANOL’ECO della scuola nuova

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10 Gennaio - Marzo 2014 UNA QUESTIONE PER VOLTA L’ECO della scuola nuova

Di Paola Farina

In un periodo come questo di ab-bondante produzione mondiale dicibo, è inaccettabile che più di 840milioni di persone soffrano la fame.Troppi bambini muoiono prima diraggiungere l’età adulta, troppiadulti muoiono senza riuscire mai araggiungere le loro piene potenzia-lità, troppe nazioni sono bloccatesulla via dello sviluppo. Solamente 6Paesi nel mondo, tutti in Europa,non hanno il problema della fame,sebbene abbiano quello della mal-nutrizione. L’obiettivo di ridurre della metà il nu-mero di persone affamate entro il2015 è stato adottato durante il ver-tice mondiale sull’alimentazione del1996 e ribadito negli obiettivi di svi-luppo del nuovo millennio. Tuttavia,i progressi sono terribilmente lenti.Ciò che manca è la volontà politica.Molte nazioni si sono impegnateverbalmente a combattere la fame,ma poche hanno fatto abbastanza enella dovuta misura. I Paesi do-vranno adoperarsi di più per crearele condizioni politiche, fornire i finan-ziamenti e implementare i pro-grammi per permettere alle personedi sottrarsi alla fame e alla povertà.Per questo, la comunità internazio-nale ha deciso di lavorare insiemenell’ambito di un’Alleanza interna-zionale contro la fame.Per combattere la fame non sononecessari nuovi meccanismi, maun’Alleanza che rafforzi l’impegnopolitico per le iniziative già esistenti,aiutando i partners a sviluppare unpunto di vista comune sulle misureda adottare. L’idea di un’alleanza in-ternazionale fu proposta da S.E. Jo-hannes Rau, Presidente dellaRepubblica Federale di Germania,in occasione della Giornata mon-

diale dell’alimentazione già nel2001. Sulla base del mancato stan-ziamento delle risorse necessarieper combattere la malnutrizione e lapovertà il Presidente sollecitò la for-mazione di un’alleanza per contra-stare la debole volontà politica dellenazioni. L’Alleanza unisce le forze digruppi differenti in un impegno col-lettivo: i produttori e i consumatoridi prodotti alimentari, con una co-noscenza diretta dei problemi cheaffrontano; le organizzazioni inter-nazionali, fonti di conoscenze tecni-che e consulenze, nonché di forumper i dibattiti; le industrie agro-ali-mentari, gli scienziati e gli accade-mici, che stimolano le innovazioni; imolti donatori che finanziano lo svi-luppo; i capi di governo di paesi ric-chi e poveri, che tracciano la mappadella crescita delle loro nazioni; e in-fine, non meno importanti, i privaticittadini, le organizzazioni non-go-vernative (ONG), gli enti religiosiche sensibilizzano sul tema dellafame e della malnutrizione. L’Alle-anza aprirà forum per la promo-zione delle tematiche, stimoleràazioni congiunte da parte dei suoimembri e faciliterà lo scambio di in-formazioni attraverso siti web, noteinformative e relazioni sugli sviluppi.I partners dell’Alleanza potranno of-frire assistenza nella loro sfera dicompetenza, come la formazionetecnica, le consulenze sulle politiche

o il monitoraggio dei progressi dellestrategie per la riduzione della famee della malnutrizione. L’insieme diqueste attività contribuirà anche adattirare finanziamenti da parte diistituzioni finanziarie, di privati e dialtri donatori. L’Alleanza Contro la Fame e la Mal-nutrizione - AAHM, fondata a Romanel 2003 dalle Agenzie dell’ONUcon sede a Roma, FAO (Food andAgriculture Organization), WFP(World Food Programme), IFAD (In-ternational Fund for Agricultural De-velopement) e Bioversity è unainiziativa globale per favorire colla-borazioni tra Istituzioni e organizza-zioni per combattere la fame e lamalnutrizione, per sviluppare moda-lità operative comuni volte a solleci-tare il contributo politico nella lottacontro la fame e la malnutrizione.L’AAHM è un’associazione volonta-ria/spontanea i cui membri condivi-dono un comune impegno per lacostruzione di partenariati tra la so-cietà civile e le istituzioni governa-tive, per adattare e mettere incampo strategie, politiche e pro-grammi che:• facilitino il dialogo sulle misure

più efficaci per ridurre la fame ela malnutrizione

• contribuiscano a divulgare gliobiettivi di Sviluppo del Millen-nio e l’obiettivo del World FoodSummit, rafforzando l’impegnonazionale, regionale e globale emettendo in pratica azioni perporre fine alla fame e alla malnu-trizione.

Promuovano attività di mutuo sup-porto che coinvolgano i governi edaltri attori nella lotta contro la famee la malnutrizione. La FAO è fautrice di un approccio

INSIEME, CONTRO LA FAME E LA MALNUTRIZIONE

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Gennaio - Marzo 2014 11UNA QUESTIONE PER VOLTAL’ECO della scuola nuova

dal basso verso l’alto, dove le alle-anze a livello nazionale confluisconoin uno sforzo internazionale. Creareun’alleanza nazionale significa unirele forze di molti partners impegnatinella lotta alla malnutrizione. Igruppi della società civile - dalle or-ganizzazioni di agricoltori alle asso-ciazioni laiche e religiose, dagliistituti di ricerca al settore privato -saranno i principali artefici di questoimpegno. La spinta a formare un’Al-leanza Nazionale può venire dallelocali Organizzazioni Non Governa-tive (NGO), da un partner interna-zionale di un’Alleanza o dallo stessoGoverno locale. Il Segretariatodell’Alleanza può fornire supportoamministrativo in questa fase inizialeanche attraverso rappresentanti lo-cali dei partners internazionali. Mo-bilizzare risorse per finanziare leattività delle Alleanze. Una volta for-matesi le Alleanze Nazionali si orga-nizzeranno per proprio conto aseconda delle loro rispettive parti-colarità. Tuttavia ci sono certi obiet-tivi generali che andrannoriconosciuti e inclusi nei piani di la-voro per assicurare che ogni Alle-anza Nazionale possa funzionare almeglio nel proprio paese ma ancheche i suoi obiettivi ed attività sianoallo stesso livello delle altre AlleanzeNazionali. Recentemente la FAO hainvitato le INGOs rappresentate acostituirsi in Alleanza Nazionale Ita-liana con lo scopo di creare una retedi organizzazioni e istituzioni che la-vorino nel Paese. L’obiettivo èquello di condividere informazionied esperienze realizzate, costruireuna volontà politica e prepararestrategie e iniziative concrete permigliorare la sicurezza alimentare ela nutrizione. Ulteriori notizie e infor-mazioni sono disponibili sui siti FAOwww.fao.org / www.theaahm.org equello dell’AHG www.ahgingos.orgche si è fatto promotore presso il se-gretariato, con l’appoggio concretodella base italiana dell’ICW (Interna-tional Council of Women). Il 17 set-

tembre 2011 è stata lanciata l’Alle-anza Italiana conto la Fame e la Mal-nutrizione - IAAHM. Una delledecisioni più importanti che lanuova Alleanza dovrà prendere abreve è la definizione dei suoi scopie dei suoi obiettivi per la cui realiz-zazione il fattore chiave è un lin-guaggio comune che dia forza esostegno per il cambiamento. Que-sta forza può essere applicata per:• Accrescere la consapevolezza di

situazioni nazionali sulla fame ela malnutrizione attraverso imedia

• Costruire la volontà politica persradicare la fame e la malnutri-zione

• Influenzare le istituzioni per au-mentare i fondi per i programmidi riduzione della fame e dellamalnutrizione, degli sprechi

• Organizzare forum per discuteree scambiare informazioni

Il principale scopo dell’Alleanza Na-zionale contro la Fame e la Malnu-trizione è quello di riunire, per larealizzazione di uno o più obiettivicomuni, organizzazioni già esistenti,dando loro l’opportunità di espri-mersi e sviluppare modalità opera-tive comuni volte a sollecitare ilcontributo politico nella lotta controla fame e la malnutrizione.Le Alleanze Nazionali offrono nuovimodi di unire competenze e infra-strutture a livello nazionale e inter-nazionale, dai più alti livelliistituzionali alle organizzazioni dibase, agli individui beneficiari stessi,sviluppando e utilizzando ciò chegià esiste piuttosto che crearenuove realtà.Ad oggi varie associazioni, fonda-zioni, ONG si sono unite nell’Alle-anza italiana. Tra queste oltre allaFederazione Nazionale Insegnanti –FNISM, troviamo Fondazione BancoAlimentare Onlus - FBAO, Coldiretti- Confederazione Nazionale, Wome-n’s International League for PEaceand Freedom - WWILPF Italia, IIDAItalia Onlus, Associazione Liberato

Zambia 2001 onlus, Letizia Onlus,Consiglio Nazionale Donne Italiane- CNDI , Associazione per la Coope-razione Internazionale allo Sviluppo– Coopermondo, Confcooperative,Lega Internazionale delle Donne perla Pace e la Libertà - sezione italiana,Legambiente, C.E.M.E.A. del Mez-zogiorno, Associazione Giuriste Ita-liane – AGI, Comitato diCollegamento di Cattolici per unaCiviltà d’Amore, Guinea ActionOnlus, Centro Servizi Donne Immi-grate. La Fnism che ha ripetuta-mente affrontato i temidell’educazione alimentare nellescuole di ogni ordine e grado, conla certezza che puntando sia sugliaspetti informativi sia sugli aspettiformativi rivolti a tutte le compo-nenti della scuola si possa incidereprofondamente sui comportamentialimentari ,sul consumo di cibo,sulla riduzione degli sprechi, ha ade-rito alla richiesta del SegretariatoFao di aderire all’IAAHM.Il partenariato tra queste figure di-verse, che lavorano attivamente nelsettore sociale italiano, ha l’obiet-tivo, in linea con la mission diAAHM, di promuovere campagnedi sensibilizzazione, organizzare di-scussioni, condividere esperienze einformazioni e sviluppare attività diapprendimento al fine di diffonderela conoscenza sulle tematiche ri-guardanti il cibo, l’alimentazione, lospreco alimentare. L’IAAHM consuggerimenti concreti e pratici cercasoluzioni alle sfide e alle emergenzedei nostri tempi. Anche l’occasionedi Expò 2015 potrebbe costituire unmomento molto importante per larealizzazione della mission dell’Alle-anza italiana.Nel 2010 esistevano già due Alle-anze Regionali – l’Alleanza Regio-nale per la libertà dalla famedell’America Latina e i Caraibi(HFLAC) e l’Alleanza Sub-regionalecontro la fame del West Africa(RAFAO). Fin da quella consulta-zione molte delle nostre Alleanze

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12 Gennaio - Marzo 2014 UNA QUESTIONE PER VOLTA L’ECO della scuola nuova

Nazionali trassero ispirazione percreare partenariati con le altre Alle-anze Nazionali della Regione da cuisono scaturite nuove Alleanze Re-gionali contro la Fame e la Malnutri-zione. Queste Alleanze Regionalisono sostenute da un meccanismoglobale come: il Comitato sulla Si-curezza Alimentare (CFS) Diritto alCibo (RtF), Accrescere la Nutrizione(SUN) e Task Force di alto livello(HLTF). Il 21 e 22 ottobre del 2013il Segretariato di AAHM ha lanciato

l’Alleanza Regionale Europea –EAAHM.Al workshop regionale organizzatopresso la FAO hanno partecipato leAlleanze nazionali europee, tra cui Ita-lia, Francia, Spagna, Portogallo, Spa-gna, Irlanda, Turchia con l’obiettivo di:• condividere conoscenze ed

esperienze su iniziative interna-zionali in merito a sicurezza ali-mentare e lotta contro fame,malnutrizione e povertà

• stimolare ponderate riflessioni su

iniziative per la creazione e ilconsolidamento di alleanze

• capitalizzare le buone pratiche• dare risposte strategicamente si-

gnificative alle questioni con-nesse a scarti alimentari, fame,malnutrizione e povertà

3 Domande a Nanda NobileCoordinatrice dell’Alleanza italiana contro la fame e la malnutrizione

D. Ritieni che sia utile proporre inun unico obiettivo la lotta a unasquilibrata distribuzione delle ri-sorse che è alla base della fame nelmondo e l’impegno alla salvaguar-dia di modelli di consumi alimentariconsapevoli che evitino gli sprechi ele patologie connesse a una scor-retta alimentazione?

R. Sì, ritengo che entrambi gli ar-gomenti debbano essere affrontaticongiuntamente poiché sono stret-tamente interconnessi. Le azioni dilotta alla fame e alla povertà nonpossono prescindere dalla qualitàdel cibo, spesso scartato e in pes-sime e pericolose condizioni igieni-che, di cui si nutrono le popolazionipiù indigenti ovunque nel mondo.

D. Come hanno reagito le associa-zioni Onlus alla proposta di un’alle-anza che favorisca iniziative percombattere la fame e la malnutrizione?

R. Le Associazioni Onlus chehanno aderito all’iniziativa voglionodare il loro contributo di esperienzegià realizzate in aiuto a popolazionicolpite da calamità naturali, guerre,stato sociale di indigenza e povertàcausato in parte anche dalla gravecrisi economica attuale. Inoltre altreAssociazioni possono fornire aiuticoncreti nel campo di diritti negati onelle azioni a difesa dell’ambiente.Soprattutto desidero sottolinearel’importanza dell’adesione della Fon-dazione Banco Alimentare Onlus cheda anni è impegnata nella distribu-zione di alimenti, nel recupero delleeccedenze e nella lotta agli sprechi.

D. Come pensi che la scuolapossa contribuire alla diffusione dicorretti stili alimentari?

R. Penso che il sistema scolasticoed educativo costituisca il pilastroportante per trasmettere modellicomportamentali che combattano glisprechi e promuovano una correttaalimentazione mettendo in evidenza irischi per la salute derivanti da un ec-cessivo consumo di cibi malsani. Inol-tre, le regole di base per una sanaalimentazione sono necessarie perpreservare la buona salute, ma ancheper capire che lo spreco di cibo dan-neggia anche chi non è esattamenteaccanto a noi. Quando i miei figli dapiccoli non volevamo mangiare, io lisgridavo dicendo: sai quanti bambinipotrebbero crescere bene con quelloche voi non volete? Rispondevano di-cendo: ma non è colpa nostra se nonmangiano! Ora, da adulti consapevoli,sanno che se tutti insieme combat-tiamo la fame e la povertà assumendocomportamenti eticamente corretti, sipuò pensare di rifondare quell’equili-brio che deve garantire pari diritti eopportunità a tutti gli esseri umani.

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Gennaio - Marzo 2014 13PER NON DIMENTICAREL’ECO della scuola nuova

La Resistenza necessaria

Rivolgendomi principalmente ad unpubblico di studenti*, vorrei preci-sare subito alcuni punti ormai acqui-siti dalla critica storica e cioè chesenza la Resistenza il nazifascismonon sarebbe stato sconfitto e che inItalia la Resistenza era necessariain primo luogo per espiare la colpadi averlo partorito negli ani venti delsecolo scorso e poi per riscattarciagli occhi del mondo.La Resistenza – è bene ricordare -non è stata un fatto solo italiano maeuropeo, in Italia è nata solo dopol’8 settembre 43, in Europa moltoprima. E ciò perché la secondaguerra mondiale per la sua caratte-ristica di guerra totale non avevacoinvolto solo gli Stati ma anche ipopoli, una guerra di ideologie con-trapposte che aveva sconvolto leforme di esistenza di intere popola-zioni, e man mano che l’occupa-zione nazista avanzava in Europa,con le deportazioni, le stragi, le di-struzioni, si formavano ovunque duefronti, quello dei collaborazionisticon le forze d’occupazione e quellodei resistenti. Infatti il Reich nazistacercava sempre delle solidarietà eun sostegno nei cosiddetti governiQuisling perché non sarebbe statoin grado da solo di controllare tantiterritori e popolazioni, e contempo-raneamente condurre la guerra suivari fronti. Per questo motivo quasidappertutto si verificò il fenomenodel collaborazionismo (ideologico,politico e istituzionale) e parimentinacquero focolai di resistenza na-scosti come “guerra dell’ombra”,(secondo la definizione dello storicofrancese Henry Michel). All’inizio laresistenza fu una resistenza civile odella sopravvivenza tendente a sal-

vare il salvabile, chè non si potevapensare di rovesciare il rapporto diforza con gli invasori, essendo learmi tedesche vittoriose e non rite-nendosi possibile, fino a tutto il1942, una loro sconfitta, ma poidopo i rovesci delle forze dell’Assea El Alamein (novembre 1942) e Sta-lingrado (gennaio 1943), la resi-stenza mutò, diventò ovunqueguerra di liberazione.

L’Italia invasa dai Tedeschi

In Italia la situazione è stata diversaperchè non c’era stato un nemicoentrato a forza nel nostro paese, noieravamo alleati con i tedeschi e suivari fronti i nostri soldati avevanodovuto fraternizzare con i commili-toni germanici, tanto che era natauna canzone fascista “Camerata Ri-chard benvenuto” persuggellare l’insolitopatto con i nostri ne-mici storici (ricor-diamo che nelleguerre del Risorgi-mento gli austriacierano chiamati gene-ricamente tedeschi).Nei 45 giorni del go-verno Badoglio, datal’equivoca formulaadottata ”la guerracontinua” (per nascondere ai tede-schi l’intenzione dell’Italia di trattarecon gli angloamericani), questi conun gran numero di divisioni eranoscesi indisturbati in Italia e ci ave-vano invaso senza che quasi ce nefossimo accorti.Perciò è mancato quel fattoreumano elementare, l’odio per il ne-mico invasore, che si era verificatoin tutti gli altri paesi, (questo è natoin un secondo tempo a seguito

delle stragi perpetrate dai nazisti),ma inizialmente la resistenza è stataun attacco, una iniziativa a voler ab-battere il fascismo, considerato ilprimo responsabile della rovinadella Patria perchè l’aveva trascinatain una guerra barbara a fianco dellaGermania nazista.

Senza Stato, senza re e senzagenerali

Non è storicamente vero che con l’8settembre 1943, cioè con ciò cheseguì alla richiesta di armistizio agliAlleati anglo - americani, si sia veri-ficata in Italia la morte della patria,secondo la formula di uno storicorevisionista, (Ernesto Galli della Log-gia) ma al contrario è cominciata aformarsi negli italiani una nozionemeno fisica meno elementare di

essa, non si trattava di conservarel’ordine esistente, lo Stato naziona-lista e razzista, ma piuttosto rifon-dare lo Stato, trasformarlo in unaliberaldemocrazia e ritornare alle ra-dici della nostra cultura umanistico-cristiana e alle tradizioni risorgimen-tali. Così non è storicamente vero “iltutti a casa“ riferito ai militari delRegio esercito, questi su tutti i fronti(circa seicento cinquantamila uo-mini) furono deportati dai tedeschi

IL SOLE È SORTO A ROMARIEVOCAZIONE DELLA RESISTENZA ITALIANA E ROMANA IN PARTICOLARE

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nei lager di Germania e Polonia per-chè si rifiutarono di continuare acombattere al loro fianco, per ilReich hitleriano, pur avendo pro-messa la liberà e il ritorno in Italia.Quindi il popolo dopo l’8 settem-bre, trovatosi all’improvviso senzaStato, senza re e senza generali,tutti fuggiti a mettersi in salvo,prese lui l’iniziativa della lotta controi fascisti e i nazisti. A Roma si com-battè già dalla sera dell’8 settembresenza aspettare la violenza e lestragi con un bilancio pesante di ca-duti (570 tra militari e civili e a com-battere sono soldati giovanissimi ingra parte e civili) e quindi è a Romache è nata la Resistenza, se la parolad’ordine che poi adotteranno i mo-vimenti partigiani delle città delnord Italia, sarà appunto” Il sole èsorto a Roma”. Dice il giornalistapartigiano Giorgio Bocca ”il popolorestò abbandonato ma libero... li-bero di decidere finalmente di sestesso e da se stesso, cosciente chepoteva fare a meno di re, di mare-scialli e di tutta quell’altra accolitache per anni aveva vissuto alle suespalle”.

Come nacque La Resistenza aRoma

C’è una testimonianza di un parti-giano romano, allora giovane di 24anni, Mario Fiorentini (divenuto poiuno scienziato della matematica,professore universitario e tuttora vi-vente) che ci può illuminare sulla ra-pidità del formarsi di questa

determinazione. Luispesso ha raccontato escritto come sia nata in luila convinzione di dover in-traprendere la lotta ar-mata e come l’abbiacomunicata agli altri. Il 10settembre1943 assiste invia del Tritone all’ingressoda dominatori dei tede-schi, gli vengono i brividi,ricordando i film luce di

quando i tedeschi il 14 giugno 1940avevano occupato Parigi. “È statoper me - egli dice - una impressioneagghiacciante, però il mio cervelloin quel momento ha funzionato euna prima valutazione è stata que-sta: noi dovevamo capovolgere la si-tuazione, cioè far uscire l’Italia dalpozzo in cui era caduta, perchè as-sumesse un nuovo ruolo e unanuova posizione a fianco degli Al-leati” (cosa che poi avverrà con ladichiarazione di guerra dell’Italia li-bera del Sud alla Germania il 13 ot-tobre 1943 e l’accoglimentodell’Italia da parte degli Alleaticome cobelligerante). In quel mo-mento realizzare un fatto del generepoteva sembrare velleitario, quasiimpossibile, non era affatto scon-tato che i nazisti perdessero laguerra, tuttavia prendendo sotto-braccio Lucia Ottobrini, la sua ra-gazza, (che poi diverrà a sua voltapartigiana e comandante di GAPcon il grado di capitano), Mario lecomunica la sua decisione e in-sieme, senza esitare, si gettano alladisperata, tutto intorno Roma, a rac-cogliere armi, esplosivo, bombe. In-somma la caratteristica dellaresistenza a Roma è l’assoluta spon-taneità, almeno a livello iniziale, lascelta è personale, individuale, la ri-volta dell’uomo singolo “armato deisuoi ideali”. A Roma già il 9 settem-bre si costituisce il comitato di libe-razione nazionale con gli esponentidei risorti partiti antifascisti, alla finedi settembre il col Montezemolo haricostituito un esercito italiano clan-

destino che conta fino a diecimilaunità e che opera in collegamentocon gli Alleati, e anche con le bandearmate dei partiti. Ma non è tutto.C’è a fianco la lotta non armata digran parte della città, che si con-trappone, anche qui, al fronte deicollaborazionisti. Lo storico LucaCanali in polemica con certe cele-brazioni retoriche a tutto tondodella Resistenza degli anni 60 delsecolo scorso, ha parlato a Romaprovocatoriamente di una resistenza“impura” perchè fatta da gente co-mune e perché in essa un ruolo diprimo piano, accanto ai militari, agliintellettuali e artisti fattisi partigiani,avevano le donne delle periferie, gliedili, i tranvieri e gli artigiani, i ra-gazzi e i marginali, i religiosi e gli im-migrati e tutti coloro per i quali iltallone dell’oppressore era andatoad aggiungersi alle ingiustizie delregime e della guerra, che avevaportato nelle loro famiglie lutto, do-lore, fame, freddo e malattie. Equella definizione di “Resistenza im-pura” oggi – dice il prof. AntonioParisella, presidente di Via Tasso - cisembra che sia da ripetere con or-goglio. Inoltre le donne che a Romascelgono di entrare nella Resistenzalo faranno con una determinazioneparticolare, ribaltare il pregiudizioche le voleva solo fattrici di figli, edestranee alla vita politica, (lo slogandi Mussolini era stato, ricordiamolo,“la maternità è alle donne come laguerra è agli uomini”). Rivendi-cando la parità dei sessi e gli stessidoveri di cittadinanza impugnanoanche loro le armi. I GAP sono for-mazioni militari, in cui militano uo-mini e donne insieme, e a volte ledonne rivestono posizioni di co-mando superiori a quelle dei lorocompagni come nel caso ricordatodi Lucia Ottobrini.

Gli italiani scelgono di resistere

Gli italiani, non importa se non tutti,ma certo una parte molto consi-

14 Gennaio - Marzo 2014 PER NON DIMENTICARE L’ECO della scuola nuova

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Gennaio - Marzo 2014 15PER NON DIMENTICAREL’ECO della scuola nuova

stente, e di questo dovremmo es-sere orgogliosi e riconoscenti,hanno insomma trovato in quellastagione terribile valori nuovi, valoridimenticati, ma soprattutto presentie da scoprire nell’animo di ciascuno.In nessun altro periodo della nostrastoria si è fatto tanto ricorso a pa-role come coscienza, dovere , di-gnità. Lo storico Mimmo Franzinelliha rintracciato in una lettera testi-monianza di un militare italianosbandato, le motivazioni di unascelta che molti italiani come lui fe-cero. Emanuele Tiliacos, italo-elle-nico, ma nato a Roma, dopo losfacelo dell’8 settembre si rifugia inSvizzera, dove potrebbe ricrearsiuna vita per sé, vivere un amore, maad un certo punto la coscienza gliimpedisce di vivere tranquillo.Scrive il proprio testamento moraleprima di rientrare clandestinamentein Italia, dove sarà catturato in Val-tellina e deportato a Dachau e lìmuore il 31 marzo 1945. In questalettera dell’8 luglio 1944 troviamoun passaggio chiave: “Quale uffi-ciale e soprattutto quale uomo, misentivo assolutamente diminuito edegno di disprezzo se non avessidato un mio pur minimo contributoalla lotta che milioni e milioni di uo-mini combattono per la libertà e lagiustizia. Questo riposare tranquilloin Svizzera mentre tutti soffrono e sibattono per un mondo migliore miera assolutamente impossibile dasopportare”. Nella previsione della

cattura Tiliacos ag-giunge: “Ho cercatoil supremo onore dibattermi contro i te-deschi e di liberarel’Italia. Anche semorirò sono ben fe-lice di aver potutooffrire qualcosa innome della libertà edell’Italia”.Franzinelli com-menta: “EmanueleTiliacos, insieme a

tanti altri, ha voluto uscire dalla zonagrigia dell’attendismo, perché – eglidice - in essa non c’era vita ma solouna sopravvivenza egoistica”.

Le lettere dei condannati a morte

Se leggiamo le lettere dei condan-nati a morte della Resistenza ita-liana, lettere di popolani e diintellettuali, di giova-nissimi e di anziani, stu-pisce questa unitarietàdi ispirazione e questoaccettare il sacrificiodella vita nella spe-ranza che sia utile peruna Italia migliore. Imorituri ora vedono ni-tidamente, nessunopotrà ingannarli. La pa-tria per loro non è piùsolo il luogo dell’ori-gine comune, deve es-sere il luogo dellagiustizia e della libertà, non può es-sere una società barbara e rapina-trice delle patrie altrui. Tutti sidichiarano pronti, addirittura lieti dimorire nella consapevolezza di averspeso bene la propria vita. Così silegge per esempio nella lettera diun certo Renzo, rimasto Ignoto“Queste sono le parole che miescono dal cuore in questo triste enello stesso tempo bel momento dimorte”. Triste e pure bello, perchétutto è nitido e chiaro e il dolore èaccettato per la salvezza di tutti.

Dice lo storico Enzo Enriquez Agno-letti, che commenta le lettere: “È laprima volta che una convinzionecapace di affrontare qualsiasiprova, si forma nella storia italianaÈ una convinzione a cui tutti parte-cipano uomini e donne, come uo-mini e donne partecipano alsacrificio. le donne infatti- come ab-biamo detto - sentono al pari degliuomini il dovere di agire e si dimo-strano capaci di combattere e di ta-cere anche sotto efferate tortureper non tradire la Causa e i compa-gni. Forse oggi dovremmo recupe-rare la memoria di tutti questisacrifici fatti, se vogliamo far risor-gere e tenere unito questo nostrosgangherato paese, Come dicevaErnest Renan nella sua celebre defi-nizione “Che cos’è una nazione?”una nazione è un’anima, un princi-pio spirituale... Una nazione è unagrande solidarietà creata dal sen-

timento dei sacrifici che sono statifatti e che siamo disposti a fare infuturo”. La ricetta è quindi lì, nellelettere che ci hanno consegnato inostri padri, tornare ad avere acuore il bene comune, sopra ognicosa.”Ecco perché è essenziale la memo-ria, perché se i fatti non si cono-scono è come se non fossero maiavvenuti, non possono produrrefrutti e questo ci sembra essereoggi in Italia il vero problema.

Museo Storico della Resistenza

Museo Storico della Resistenza

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16 Gennaio - Marzo 2014 PER NON DIMENTICARE L’ECO della scuola nuova

MUSEO STORICO DELLA LIBERAZIONE

Trascrizione di alcune scritte incise sui muri della cella n. 2 (sgabuzzino usato come cella di isolamentodalle SS) dal S.Tenente Arrigo Paladini

Quando la patria esige che tu sia forte ricordati che non esserlo è tradimentoS.Ten. Arrigo Paladini condannato a morte per aver servito l’Italia

maggio 1944

Lascio la vita quando più il futuro mi sorride alla vigilia del giorno più bello. Nessun rimpianto. Lacertezza di aver compiuto tutto, fino in fondo, il mio dovere di soldato secondo l’imperativo dellamia coscienza, la consapevolezza di aver tutto offerto a quell’ideale che sempre per me ha costituitola unica forma di vita; la ferma convinzione di lasciare dietro di me una traccia di pura onestà e dilineare condotta fanno sì che oggi io possa affrontare la morte con la serenità più grande e lo spiritopiù alto. In queste ore non posso che sentire il privilegio che a me è concesso: poter dare tutto mestesso fino all’ultima energia vitale alla Causa suprema della Patria; poter a lungo meditare sullacaducità della vita e sulla piccolezza delle cose umane prima di lasciarle per sempre.A Dio, che dal Cielo vede e giudica tutte le miserie della nostra anima, che sa comprenderle eperdonarle il mio ringraziamento più profondo per la serena fermezza che oggi mi sostiene.A mio padre, che dall’alto mi guida, la certezza che mai, in nessun caso, suo figlio ha deflettuto daquella linea che lui col suo esempio e il suo sacrificio gli ha voluto indicare.Alla mia mamma che consapevolmente lascio nel dolore e nella desolazione per mantenere fede allamia dignità di soldato, chiedo perdono lasciandole la suprema fierezza di aver dato alla Patria ildono più grande.A Riretta che amo infinitamente la custodia della mia memoria e del mio spirito con la precisaconsegna di far vivere sempre la mia Idea. Che mi perdoni se le ho spezzato la felicità. A tutti gliitaliani l’esempio.Chiedo perdono a tutti coloro ai quali ho involontariamente fatto del male: per conto mio io nonserbo rancore ad alcuno.W l’Italia

S.Ten. Arrigo PaladiniRoma maggio 1944

Ama l’Italia più di te stesso, più del mondo dei tuoi affetti, più della vita tua e dei tuoi cari, senzalimitazione alcuna, con fede incrollabile nel suo destino. Solo così potrai morire per lei serenamentee senza rimpianti come i Martiri che ti hanno preceduto (cella di segregazione al secondo piano)

*Intervento tenuto nell’istituto Leonardo da Vinci di Maccarese ( Roma) il 29/4/ 2014

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Gennaio - Marzo 2014 17DOCUMENTIL’ECO della scuola nuova

On.le Stefania Giannini Ministro della Istruzione Università e Ricerca

Gentile ministro,a pochi giorni dal suo insediamento, dopo la presentazione di un programma di governo che ponegrande risalto al ruolo che l’istruzione assume per la ripresa del Paese ed alla funzione in tale con-testo ricoperta dagli insegnanti come fattore culturale di fondamentale rilevanza nei processi diapprendimento insegnamento il Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della suaScuola costituito da cinque storiche Associazioni Professionali della scuola ANDIS, AIMC, CIDI,FNISM, MCE, e dalle quattro maggiori Organizzazioni Sindacali FLC-CGIL, CISLSCUOLA,UILScuola e SNALS-CONFSAL intende segnalarLe la complessa situazione in cui viene a tro-varsi la nostra scuola dell’infanzia.

L’organismo rappresenta una esperienza unica nel panorama dell’associazionismo scolastico nellasua qualità di struttura interassociativa plurale, aperta al confronto con quanti condividonol’obiettivo di proseguirne la qualificazione, anche in ordine alle raccomandazioni della Commis-sione Europea per la quale “L’istruzione preelementare presenta il rendi mento più elevato in terminidi risultati e di adattamento sociale dei bambini quale mezzo efficace per creare le basi di ulterioreapprendimento, prevenendo l’abbandono scolastico, rendendo più equi i risultati ed elaborando ilivelli complessivi di capacità”.

Il Coordinamento segue con assiduità ed attenzione le politiche educative afferenti l’infanzia, of-frendo supporto professionale a scuole, docenti ed operatori di elevata professionalità, la cui compe-tenza necessita di continui interventi di “manutenzione”, aggiornamento e formazione impostidal rapido modificarsi dei profili socio educativi che la società globalizzata pone alla scuola, edalla scuola dell’infanzia in particolare come primo segmento di intercettazione dei bisogni forma-tivi ed educativi emergenti. Nonostante tale importante funzione, il Coordinamento nota come adessa non venga risparmiato alcun affanno: il processo di generalizzazione è bloccato da anni, ladrastica riduzione di risorse finanziarie e materiali, la difficoltà degli Enti Locali anche solo amantenere gli interventi già in atto stanno mettendo in seria difficoltà il suo buon funziona-mento, mentre si assiste all’inquietante fenomeno per cui le liste di attesa diminuiscono non acausa di un’offerta più ampia bensì per le difficoltà economiche delle famiglie per le quali anche ilsolo pagamento della mensa scolastica, nel modello storicamente più proficuo a 40 ore settimanali,è troppo oneroso.

Occorre intervenire concretamente, dedicare risorse adeguate, mettere in campo tutte le sinergie ne-cessarie a consolidare ed estendere un modello di scuola invidiato in tutto il mondo, che svolge unruolo fondamentale per la progettazione di percorsi di studio in continuità dai 3 ai 14 anni, cherafforza l’identità degli istituti comprensivi, che promuove da sempre l’inclusività, riconosciuta

Coordinamento Nazionaleper le Politiche dell’infanzia

e della sua scuola

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18 Gennaio - Marzo 2014 DOCUMENTI L’ECO della scuola nuova

come fattore caratterizzante dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, che aspetta da sempre ladefinizione di indicatori di qualità organizzativa, che a supporto di tale ricerca si è impegnatanegli anni tramite progetti e pratiche all’avanguardia per qualità di esperienze e per capacità diconiugare la vocazione educativa istituzionale con il rispetto di tempi, modi e ritmi dell’apprendi-mento propri dei bambini dai tre ai sei anni. Lo sguardo di esperti e studiosi ne ha riconosciutol’indiscutibile valore pedagogico maturato con l’elaborazione di modelli di flessibilità derivantidalle sperimentazioni A.S.C.A.N.I.O. , A.L.I.C.E. ed OR.MEIl Coordinamento intende richiamare ora, come nella propria storia ventennale, garanzie di alcuniprincipi essenziali per la qualificazionedella scuola dell’infanziaquali:- il diritto di ogni bambino ad avere la “sua scuola” - la generalizzazione quantitativa e qualitativa- l’organico del personale funzionale al progetto pedagogico delle scuole- il superamento della fase sperimentale delle sezioni primaveraInvestimenti certi per la formazione in servizio dei docenti e per una adeguata edilizia scolastica.

L’offerta educativa tutta, ma ancor più nella fascia dell’infanzia, deve essere centrata sul bambino,soggetto portatore di diritti, ricco di potenzialità, espressione di specifiche istanze educative. Offrireo negare opportunità a seconda della disponibilità dei servizi che gli adulti hanno saputo o volutomettere a disposizione significa pensare che l’andare a scuola - in una buona scuola- non sia undiritto ma una “mera possibilità”ma ciò non appare degno di un Paese che fonda la propria tradi-zione su una cultura pedagogica invidiabile, sulla capacità di inclusione, sul patrimonio culturaledelle paese e delle persone come risorsa inestimabile e vincente.Nell’infanzia di oggi è il paese di domani.

Il Coordinamento nazionale coglie l’occasione per inviare l’augurio di un proficuo lavoro, nell’au-spicio di poterLa incontrare per mettere a Sua disposizione l’esperienza maturata in questi annied approfondire le questioni rappresentate porge

Cordiali saluti.

AIMC Giuseppe Desideri ANDIS Gregorio Iannaccone

CIDI Beppe BagniCISL SCUOLA Francesco Scrima

FLC-CGIL Mimmo PantaleoFNISM Gigliola CorduasMCE Giancarlo Cavinato

SNALS-CONFSAL Marco Paolo Nigi UILSCUOLA Massimo Di Menna

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Gennaio - Marzo 2014 19DOCUMENTIL’ECO della scuola nuova

Il Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della sua Scuola, costituito da cinque sto-riche Associazioni Professionali della scuola ANDIS, AIMC, CIDI, FNISM, MCE, e dalle quattro maggioriOrganizzazioni Sindacali (FLCCGIL, CISLSCUOLA, UilScuola e SNALS-CONFSAL) seguendo con as-siduità ed attenzione le politiche educative afferenti l’infanzia intende offrire il proprio contributo aldibattito sollecitato dal DDL n.1260, meglio conosciuto come proposta di legge 0-6.Prima di entrare nel merito dell’articolato, nella sua qualità di struttura interassociativa plurale il Co-ordinamento intende ribadire alcuni aspetti fondanti da cui qualsiasi intervento legislativo relativo allascuola dell’infanzia non può prescindere :

- la scuola dell’infanzia, come ribadito dalle Indicazioni nazionali del 2012, è pienamente inseritanel sistema scolastico d’istruzione e costituisce la prima esperienza di alfabetizzazione culturale;

- l’esperienza italiana relativa alla scuola dell’infanzia ha richiamato, a livello internazionale, losguardo attento di esperti e studiosi che ne hanno riconosciuto l’indiscutibile valore pedagogico;

- la scuola dell’infanzia, ha offerto esempi di pratiche all’avanguardia per qualità di esperienze e percapacità di coniugare la vocazione educativa istituzionale con il rispetto dei tempi e dei modi del-l’apprendimento propri dei bambini dai tre ai sei anni;

- le sperimentazioni (A.S.C.A.N.I.O. A.L.I.C.E. OR.ME) realizzate sulla scia dei documenti program-matici - dagli Orientamenti del 1991 alle Indicazioni nazionali del 2012 - e del regolamento sullaautonomia scolastica, DPR 275/99, sono state condotte a sostegno di una cultura dell’infanzia at-tenta alla ricerca di modelli organizzativi coerenti ed innovativi;

- la presenza della scuola dell’infanzia negli Istituti Comprensivi, diffusi su tutto il territorio nazionale,ha contribuito alla promozione di una continuità verticale sempre meno formale e più sostanzialecon la scuola primaria e secondaria di primo grado.

Nonostante la complessità del patrimonio culturale rappresentato, questa scuola vive in costante ca-renza per una mancata generalizzazione che impedisce ancora a numerosi bambini la frequenza trien-nale. Il Coordinamento sottolinea l’importanza del ruolo di anello di congiunzione della scuoladell’infanzia con il nido e la scuola primaria in un’ottica di accoglienza e di orientamento da realizzareavendo presente la distinzione tra servizi e scuola e fa propria la considerazione che il nido debba es-sere considerato sempre più servizio alla persona, nell’ottica dei diritti universalmente esigibili, per-tanto non vincolato alla domanda diretta. L’invito,in tal senso, è a utilizzare nell’articolato del DDLn.1260 il termine servizio educativo per il nido e non per la scuola dell’infanzia.Supportato dalla consapevolezza che l’offerta educativa tutta, ma ancor più nella fascia dell’infanzia,deve essere centrata sul bambino, soggetto portatore di diritti, ricco di potenzialità, espressione dispecifiche istanze educative, il Coordinamento propone alcune osservazioni sull’articolato del DDLn. 1260.

Coordinamento Nazionaleper le Politiche dell’infanzia

e della sua scuola

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20 Gennaio - Marzo 2014 IL PUNTO L’ECO della scuola nuova

Martina era una giovane donna, fe-lice ed entusiasta della vita. Ungiorno sentì un piccolo nodulonella mammella, ma a tale rilievonon diede peso; come noto, le pro-babilità di ammalarsi di cancro allamammella al di sotto dei 25 anni dietà sono bassissime, quasi nulle...."evento raro", che però non signi-fica "evento assente"! Poi Martinasentì il suo nodulo crescere e si sot-topose ad esami diagnostici cheevidenziarono la presenza di un tu-more in stadio avanzato. Ora Mar-tina non c'è più, ma ha lasciato untestamento: ha chiesto espressa-mente "che i giovani siano accura-tamente informati ed educati adavere maggior cura della propriasalute e maggiore attenzione alproprio corpo; certe malattie sonorare nei giovani, ma purtroppo pro-prio nei giovani hanno conse-guenze molto pesanti".L'iniziativa di informare i giovani suitumori è iniziata dal 2000 a livello lo-cale in molte scuole di Padova. Mala richiesta di Martina di un mag-

giore impegno da parte di tutti hafatto comprendere ai medici Lionsche l'iniziativa locale meritava di di-ventare un progetto con coordina-mento nazionale.Nel 2006 l'esperienza acquisitaviene strutturata in un programmadenominato "Progetto Martina".Nel 2009 il progetto riceve i presti-giosi patrocini del Senato della Re-pubblica, del Ministero della Salute,del MIUR, della lega italiana per lalotta ai tumori, della fondazioneUmberto Veronesi.In sintonia con le raccomandazionidel MIUR e del Ministero della Salutesulla necessità di promuovere l'edu-cazione alla salute nelle scuole, iLions hanno iniziato dapprima ad in-formare gli studenti delle classi terzee quarte delle scuole superiori - poianche gli studenti piu' piccoli -, ed iloro genitori sui vantaggi che si ot-tengono seguendo stili di vita cor-retti, sugli accorgimenti da metterein atto per evitare alcuni tumori o perscoprire in tempo utile quelli che nonsono evitabili.

Gli obiettivi del progetto Martinasono:• Informare i giovani sulle modalità

di lotta ai tumori, sulla diagnositempestiva, sulla necessità di im-pegnarsi in prima persona

• Dare tranquillità, conoscendocome affrontare una malattia,come difendersi da essa e comepoterla sconfiggere.

Le modalità attuative del progettoMartina sono:• Incontri formativi e informativi

con studenti e genitori• Raccolta di questionari di ap-

prendimento/gradimento• Elaborazione dei dati raccolti• Interazione con gli insegnanti

I Lions hanno coinvolto nella realiz-zazione del progetto numerosestrutture associative di ambito me-dico e non, tra queste la FNISM eun’associazione di genitori. Il Pro-getto è stato presentato a livello na-zionale a Padova il 28 marzo in unincontro pubblico cui è intervenutoun pubblico numeroso e interessato.

PROGETTO MARTINA, UN PERCORSO DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE

di P. F.

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D. Il Progetto Martina mira a dif-fondere tra gli studenti in età com-presa tra i 16 e i 18 anni leconoscenze relative ai tumori nelleloro diverse tipologie per mettere incampo interventi di prevenzione ba-sati su un corretto stile di vita che vadall’alimentazione alla consapevo-lezza di quanto possano inciderefumo, alcool in eccesso, droga. Nelproporre queste tematiche noncerto facili, che reazioni avete daparte di studentesse e studenti?

R. È sufficiente partecipare ad unincontro con gli studenti, osservarele loro facce inizialmente un po’ pre-occupate e i loro occhi pieni di giu-stificati interrogativi, controllare conla coda dell’occhio quelli, in generemaschi, che ostentano indifferenzae si siedono nelle ultime file e poi,man mano che il tempo passa, pren-dere atto della loro sempre mag-giore disponibilità all’ascolto econstatare il loro sollievo appena sidice: “non vogliamo proibirvi lecose belle della vita, non vogliamoterrorizzare; non vogliamo nem-meno dirvi ciò che dovete fare, noivogliamo solo darvi informazionibasate su evidenze scientifiche inmodo che voi possiate fare, in com-pleta autonomia, scelte consape-voli”. Passano i minuti e le ore e sitocca con mano il sempre maggiorecoinvolgimento degli studenti moltidei quali, alla fine dell’incontro, siavvicinano a ringraziare ed a strin-gere la mano a chi ha parlato…quasi a siglare un patto di solida-rietà con le nuove conoscenze…materializzate in chi aveva avuto il

coraggio di rompere un tabù: par-lare ai giovani dei tumori. Le due ore di chiacchierata con igiovani “volano via” senza pause:nessuna frase terroristica, nessun di-vieto, nessuna imposizione, solo cul-tura e spiegazione dei tanti perchéconviene adottare stili di vita cor-retti ed anche del perché è necessa-rio che ci si impegni in primapersona: abbasso gli slogan e viva lacultura. La migliore risposta alla domanda siottiene leggendo i dati che deri-vano dalla elaborazione dei questio-nari che gli studenti compilano altermine di ogni incontro. Il primodato che merita di essere citato, cheè anche forse uno dei più impor-tanti, è che la percentuale delle“non risposte” è inferiore, in ge-nere, al 5%, testimonianza obiettivadell’ampio coinvolgimento e attivapartecipazione degli studenti. L’al-tro dato da sottolineare è che alladomanda: “consiglieresti questo in-contro ai tuoi coetanei”. Il 90%degli studenti risponde molto.Ma ancora più entusiasmante è leg-gere i risultati del questionario chegli studenti compilano un annodopo l’incontro. Molti di loro hannoincominciato a trasmettere le infor-mazioni ricevute ai lori amici ed il50% circa ha cambiato stile di vita(eliminazione/riduzione del fumo,alimentazione più corretta, attivitàfisica iniziata) a testimonianza che la

metodologia di comunicazione uti-lizzata offre risultati anche in terminidi efficacia (cioè riduzione significa-tiva del rischio di contrarre un tu-more nell’arco della vita). I numerisono obiettivi ma leggere i com-menti che gli studenti scrivono nelquestionario o confidano ai propriinsegnanti o che gli stessi inse-gnanti presenti in aula hanno spon-taneamente scritto sono gliingredienti che fanno “amare” ilProgetto Martina.

D. Le scuole e le famiglie dimo-strano disponibilità a collaborare omanifestano resistenze?

R. Per quanto riguarda le scuole,bisogna tener presente che hannoun programma didattico da attuaree che ricevono anche molte richie-ste di interventi. Inizialmente nonabbiamo trovato “porte aperte” edabbiamo spesso aggirato l’ostacoloaffidando ad amici insegnanti, a co-noscenza della validità del Progetto,di presentare la richiesta al dirigentescolastico. Il 10 gennaio 2012 il Ministero del-l’Istruzione, “considerato l’alto va-lore formativo del ProgettoMartina”, lo ha portato a cono-scenza delle scuole con una circo-lare inviata a tutti gli Uffici ScolasticiRegionali; molte scuole hannoscritto chiedendo il nostro inter-vento. Poi, i risultati ed il passa pa-rola hanno fatto il resto e moltescuole hanno già inserito il ProgettoMartina nel proprio POF. In molte città, oggi si verifica la nonsufficiente disponibilità di medici. Atal fine i LIONS stanno siglando ac-cordi di collaborazione con alcunesocietà scientifiche in modo dapoter usufruire dell’aiuto di medici

Gennaio - Marzo 2014 21IL PUNTOL’ECO della scuola nuova

3 DOMANDE A COSIMO DI MAGGIOCoordinatore Nazionale LIONS del Progetto Martina

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esperi anche non soci LIONS.Per quanto riguarda i genitori gli in-contri avuti finora, organizzati dallescuole o dai Comuni, hanno eviden-ziato l’elevato gradimento, l’invito acontinuare ed a coinvolgere anche iragazzi più giovani. Abbiamo peròpreso atto che non è facile “ripor-tare a scuola” i genitori degli stu-denti delle scuole superiori disecondo grado. Convinti peraltrodella necessità di “informare e coin-volgere” anche i genitori in modoche essi stessi siano di esempio infamiglia ed anche in grado di tra-smettere ai figli più giovani le infor-mazioni ricevute, al momento giustoe nel modo giusto, stiamo formandogruppi di lavoro che vedono coin-volti esponenti della FNISM e dellaAssociazione italiana dei genitori, di-rettori generali delle ASL e degliUSR/USP per raggiungere un obiet-tivo che riteniamo di grande utilità.

D. Sappiamo che il Progetto Mar-tina sta raggiungendo Paesi lontanicome la Cina, che progetti avete esu quali alleanze potete contare?

R. Dopo la Cina abbiamo rag-giunto anche la Croazia, la Slovenia

e il Brasile. I governatori LIONS si in-contrano in diverse città del mondo,si parlano, presentano i Progetti chestanno attuando… ed il ProgettoMartina coinvolge e genera inviti.Noi, fin dall’inizio del Progetto ab-biamo affermato che può essereadottato da ogni club LIONS in ogni

22 Gennaio - Marzo 2014 IL PUNTO L’ECO della scuola nuova

COMMENTI DEGLI INSEGNANTI (diretti o indiretti)

• I giovani sembrano spesso superficiali e apatici ma hanno solo bisogno di persone che sappiano coin-volgerli non con i soliti discorsi accademici ma con la passione che contraddistingue tutti quelli che por-tano avanti questo progetto.

• Grazie ancora anche per quello che ho appreso ascoltandovi oggi, ora so che i minuti sottratti alle mielezioni di tedesco sono momenti di guadagno di vita.

• Se volevate far riflettere i nostri studenti, ci siete riusciti.• C’è stata una insospettabile e inaspettata grande attenzione da parte degli alunni.• Durante la riunione del consiglio d’Istituto del pomeriggio, i ragazzi rappresentanti delle classi presenti

stamattina, si sono congratulati per l’interessante conferenza e per la delicatezza del modo di esporreargomenti per loro così importanti e a volte imbarazzanti.

• È auspicabile che simili approfondimenti diventino frutto di percorsi didattici e non solo incontri sporadici.• Sono fortemente convinta della validità della vostra iniziativa ritenendo necessari questo genere di interventi

in quanto fortemente educativi per la formazione umana dei nostri giovani.• Ci complimentiamo per le modalità di approccio agli argomenti delicati trattati che sono stati tradotti e

trasmessi in modo chiaro, diretto e molto coinvolgente.• Il “Progetto Martina” è, a mio avviso, un esempio di strategia vincente: progetti concreti, ben articolati, fina-

lizzati ad operare nel tempo un “cambiamento sociale” come in questo caso: un grosso impatto sulla “salute“modificando il proprio stile di vita.

• È stata una esperienza molto positiva, da ripetere nei prossimi anni; i ragazzi hanno apprezzato il vostrilavoro, definendovi mitici, e vi invogliano a continuare, a coinvolgere i genitori e ad estenderlo alle fascepiù giovani. A detta dei giovani è importante che si abbatta quel muro di silenzio che più delle volte ge-nera timore e molte paure.

• Nonostante la delicatezza dei temi toccati, i nostri studenti le hanno riconosciuto una eccezionale capacitàdivulgativa e l’uso di una modalità comunicativa in linea con l’età degli auditori. È stato veramente unsuccesso e ci auguriamo di poter ripetere l’esperienza il prossimo anno con le future classi quarte.

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Mi soffermerò brevemente su dueragioni per cui un’associazione di in-segnanti – la più antica nel suocampo, fondata da Salvemini e Kir-ner nel 1902 - ha aderito con entu-siasmo al Progetto Martina di cuisicuramente è stata un’esca signifi-cativa la simpatia di Daiana Taddeoe l’entusiasmo di Mino Di Maggio,instancabile animatore anche diquesto Convegno.La prima ragione: ci piace lavorare aun progetto condiviso, insieme adaltri soggetti a carattere associativocome i Lions e con associazione digenitori. Saremmo presuntuosi estolti a pensare che nell’educazionedei giovani si possa prescindere da

una stretta collaborazione con le fa-miglie e da un’alleanza educativa conquanti si occupano di scuola da an-golazioni diverse. La scuola non puòlimitarsi a istruire, è il primo contestosociale allargato con cui i giovani en-trano in contatto, sperimentano re-gole di comportamento, amplianogli orizzonti familiari e il ruolo degliinsegnanti è particolarmente impor-tante perché li sostiene e li guida neipercorsi di costruzione di sé.La scuola è il luogo in cui diventareadulti e crediamo sia necessario chenon sia chiusa in se stessa tantomeno che sia tutta “ministeriale”ma che si costituisca come spazio incui sia possibile confrontarsi con

voci ed esperienze diverse e i gio-vani siano aiutati ad orientarsi in ununiverso plurale. In questo orizzonte ci sono le asso-ciazioni di volontariato, no profit,capaci di intercettare bisogni e didar loro voce e rappresentazione, difarne un elemento di rafforzamentodella società civile, della responsa-bilità diffusa, in particolare verso igiovani che sono il nostro futurocome continuamente si sente affer-mare senza che alle affermazioni se-guano iniziative concrete e non acaso si sottolinea come per loro inmolti casi per essi il futuro abbia fi-nito per assumere i caratteri, più chedi una promessa, di una minaccia.

Gennaio - Marzo 2014 23IL PUNTOL’ECO della scuola nuova

COMMENTI DEGLI STUDENTI

• Molto interessante, peccato per il poco tempo, spero di poter fare altre lezioni di questo tipo.• È stato un bellissimo incontro, divertente e interessante allo stesso tempo: mi ha dato l’imput per migliorare.• Mi immaginavo un incontro noioso ma sono contenta di come è stato svolto e di saperne di più.• La diffusione di queste notizie deve arrivare anche ai nostri professori ed educatori, anche con loro di

queste cose non si parla abbastanza.• Molto istruttivo, sarebbe da estendere come incontro obbligatorio in tutte le scuole e quindi direttamente

dal ministero dell’istruzione

Nel sito www.progettomartina.it sono riportati i commenti e le critiche più significativi scritti dagli studenti;gli studenti hanno anche ricevuto una risposta da parte del medico.

parte del mondo, ma poiché la me-todologia attuativa del progetto èmolto rigorosa e deve essere nonsolo condivisa ma anche rispettata,è necessario evitare fughe in avanti.Prima di proporre ad un’altra Na-zione il Progetto Martina c’è un no-tevole lavoro preliminare dasvolgere: la traduzione delle oltre200 pagine delle varie sezioni pre-

senti nel sito e l’adattamento dellametodologia di comunicazione allerealtà locali, a volte molto diverseda quelle caratterizzanti i nostri “cu-gini” francesi o spagnoli. Alleati dei LIONS possono esserealtre Associazioni di Service ma iLIONS possono raggiungere l’im-portante obbiettivo di coinvolgeretutti gli studenti di tutto il mondo

anche da soli perché i LIONS sonoin tutto il mondo.I Lions hanno accettato la sfida diHelen Keller sono diventati “Cava-lieri dei non-vedenti nella crociatacontro le tenebre”; con il ProgettoMartina i LIONS accettano unanuova sfida: diventare “Cavalieridella lotta contro i tumori con l’armadella cultura”.

COMBATTIAMO L’ANSIA CON L’INFORMAZIONERiportiamo l’intervento della Presidente della Fnism Gigliola Corduas

al Convegno di Padova dello scorso 28 marzo.

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Siamo tutti consapevoli di avermesso molte nubi sul loro orizzonte,ora dobbiamo cercare di riportare ilsereno e restituirgli il desiderio e lapossibilità di progettare la loro vita.Con questa impostazione e forte dinumerose alleanze il Progetto Mar-tina entra nel merito di questioniestremamente difficili e delicate conle quali anche noi adulti stentiamo aconfrontarci, in una concezione cheresta vincolata alla visione della sa-lute come normalità, in una societàin cui è estremamente difficile con-frontarsi con i temi del fine vita,dell’ineluttabilità della morte sentitaper lo più come un evento da ri-muovere e non come inserita nelnostro stesso orizzonte esistenziale.E il valore aggiunto del ProgettoMartina è affrontare queste temati-che in maniera positiva, cercando difar conoscere una delle tipologie dimalattia più difficili e inquietanti delnostro tempo come il cancro e avvi-cinare i giovani a conoscenze e pra-tiche di ascolto e di esplorazione delcorpo mirate a far emergere even-tuali problemi, incrociando i temidella sessualità, dell’alimentazione,dell’uso di droghe e del fumo. Èanche questo un modo di “investirein conoscenza” un altro mantramolto diffuso nelle affermazioni mapoco praticato.A conclusione di questo primopunto del mio intervento voglio ri-cordare un’affermazione del fisio-logo e antropologo vissuto tra l’800e l’inizio del 1900 Paolo Mante-gazza: Di cento malattie, cinquantasono prodotte per colpa, cinquantaper ignoranza.

La seconda riflessione che voglioproporre riguarda la scuola: stiamoattraversando una fase difficile, piùministri si sono susseguiti in tempibrevi e questo ha portato alla diffi-coltà di dare risposte di caratteresostanziale e sistemico ai problemidella scuola. Ma c’è anche una parola d’ordine

un po’ strisciante, molto pre-sente: poiché c’è una concla-mata difficoltà a dare risposte alivello nazionale, lasciamo piùspazio ai contesti territoriali,alle esperienze e alle pratiche dicambiamento già in corso. Il Progetto Martina risponde aquesta esigenza, poiché non ècalato dall’alto, anche se ha pa-trocinio del Miur e del Ministerodella Salute, che costituisconodegli importanti “bollini blu” digaranzia e nei casi miglioriviene consigliato dagli USR. Mafondamentalmente deve es-sere richiesto dalle scuole conle quali dialoga, perché offrestrumenti di conoscenza e diverifica e si presta ad esserecalibrato su esigenze territoriali.Il Progetto Martina, attraverso l’infor-mazione, vuole attivare un atteggia-mento costruttivo dei giovani controuna calamità del nostro tempo per ri-portarla alle sue dimensioni fisiche ecombatterla anche con gli strumentidella prevenzione. Ricordiamo Leo-nardo da Vinci che dice “L’uomopassa la prima metà della sua vita arovinarsi la salute e la seconda metàalla ricerca di guarire.”Cominciamo un po’ prima e in ma-niera positiva. In questo Progetto gli insegnantihanno un ruolo importante, che li in-veste di una responsabilità piùampia dell’istruzione, perché non sipuò istruire o porsi obiettivi cogni-tivi senza guardare in faccia le per-sone che abbiamo di fronte con letante ansie, incertezze che accom-pagnano la loro crescita e solo la fa-miglia e la scuola possono farlo, apartire proprio dalla relazione con ilcorpo un ambito che non rientranegli interessi di imprese commer-ciali con finalità consumistiche per lequali i giovani costituiscono un tar-get ideale.Per la Fnism, associazione d’inse-gnanti, è fondamentale coinvolgeregli insegnanti, pur tenendo presente

le difficoltà che si trovano ad affron-tare, il fatto che godono di un limi-tato sostegno di stima sociale anchese svolgono uno dei lavori più diffi-cili perché a costante contatto congiovani che cambiano, che speri-mentano tutte le difficoltà e le con-traddizioni del mondo adulto e gliinsegnanti non possono limitarsi atrasmettere un patrimonio culturalein cui è racchiusa la ricchezza e ilsenso del nostro passato, serven-dosi per di più di strumenti e lin-guaggi che i giovani nella loro vitaquotidiana sentono lontani (libri ditesto, cultura alfabetica).Devono introdurre i giovani alle re-gole del vivere civile e orientarli inun mondo in rapida trasformazione,abituarli a confrontarsi con le diffe-renze e l’imprevisto e questo signi-fica sviluppare la loro umanità erenderli più consapevoli e rispettosidell’umanità degli altri. Concludo questo secondo puntocon un autore più vicino nel tempo,De Saint Exupéry che nel PiccoloPrincipe dice “L’essenziale è invisi-bile agli occhi. Lo si vede bene solocol cuore”: esercitiamo anche que-sto muscolo e facciamone con la ra-gione la guida della nostra vita.

24 Gennaio - Marzo 2014 IL PUNTO L’ECO della scuola nuova

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A cura di Elisabetta Bolondi

Fulminedi Lello Gurrado

Marcos y Marcos 2014

Peccato non essere più a scuola: illibro di Lello Gurrado sarebbe statoun libro da proporre agli alunni,che, sono certa lo avrebbero amatomolto!Un romanzo esemplare per raccon-tare i temi più scottanti e coinvol-genti della nostra, purtroppo amara,attualità, partendo dalla educazionesentimentale e politica di un ragaz-zino, nato miracolosamente sul se-dile posteriore di una utilitaria, in unnotte tempestosa, nella profondaPuglia degli anni Ottanta. La piog-gia incessante aveva impedito allanonna Domenica di arrivare intempo in ospedale, e la giovane Co-sima aveva partorito il bambinomentre un fulmine illuminava lanotte, e per questo il nome insolitoche era stato attribuito al neonato.La crescita di Fulmine nel paese

d’origine, dove la raccolta delleolive e dei pomodori costituisconol’unica fonte di guadagno, fanno ca-pire molto presto al ragazzo che unaforma di vera schiavitù è il sistemache regge quella economia: mentrelegge avidamente a scuola La ca-panna dello zio Tom, conosce Man-dela e Luther King, grazie alprofessore di lettere, il precario San-tamaria, Fulmine cresce forte e am-bizioso; dopo la maturità lascia persempre il paese, sicuro di tornarcisolo dopo che avrà fatto fortuna, nelsenso che potrà aprire un’attivitàche dia lavoro e stabilità alla societàpovera e sfruttata da cui proviene.Il racconto della vita di Fulmineviene fatto all’autore da una belladonna che essicca i pomodori in unagrande masseria, vicina al luogod’origine di Fulmine. Il racconto èavvincente e propone un colpo discena inatteso nelle ultime pagine,da non rivelare!Il razzismo, l’integrazione degli stra-nieri, lo sfruttamento e la violenzacontro chi quella integrazione la staattuando con calma e pazienza, ilruolo negativo e regressivo di alcuniimprenditori del nord, in questocaso del Veneto, ciechi di fronte aprocessi sociali ineludibili, sono laparte più coinvolgente e commo-

vente della storia che Lello Gurradoci racconta con uno stile asciutto mavibrante; il ruolo svolto dal profes-sore, punto di riferimento del gio-vane idealista Fulmine, ci parlano diuna funzione che scuola e culturapossono/debbono svolgere in unasocietà che si dice democratica e/ocivile, mentre il sindacato dei lavo-ratori, a cui Fulmine si appoggia, fi-nisce per assumere una diversamodalità di intervento e di lotta , at-traverso le grandi manifestazionisimboliche e pacifiche che Fulminee i suoi amici riescono a mettere inpiedi. La vittoria morale sarà la loro,tutto il paese ne sarà trasformato.Libro consigliato di cuore a tutti gliinsegnanti, un aiuto concreto perriuscire ad affrontare con coraggionodi di problemi che appaionoancor oggi di difficile soluzione, apartire da un contrasto Nord-Sud,dal tema dell’accoglienza e della in-tegrazione dei lavoratoristranieri, della mescolanza delleclassi sociali, e, non ultimo, della fun-zione indispensabile che la scuolapubblica può esercitare: il lettoreFulmine, brillante studente, amantedelle storia, ne è un valido e convin-cente personaggio/testimone.

Gennaio - Marzo 2014 25RECENSIONIL’ECO della scuola nuova

IL PIACERE DI LEGGERE

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Pesi massimidi Federico Appel

Sinnos 2014

Dopo la fortunata pubblicazionedel graphic novel “Cattive ra-gazze”, la Sinnos propone con ana-logo formato “Pesi massimi, storiedi sport razzismi sfide” del romanoFederico Appel, che, da insegnante,ringrazio per la sensibilità dimo-strata in questo “fumetto” semplicee ricchissimo, denso di notizie e distoria italiana, europea, americana,africana: una capacità di sintesi dav-vero straordinaria, nel mettere in filaatleti specializzati in diversi sport,tutti campioni, che con le loro gesta,sportive ma non solo, hanno saputoattraversare il secolo scorso dandodignità e diritti a chi da sempre neera stato privato e rendendo losport un veicolo di civiltà e di giusti-zia che continua ad essere una le-zione di etica per tutti noi, in tempiin cui il razzismo negli stadi non èstato debellato e la discriminazionerazziale sconfitta dalle leggi perse-vera nella mente di troppi ragazzi.Il racconto di Appel comincia pro-prio su un campo di calcio dove unepisodio di quotidiano razzismo neiconfronti di un giocatore di coloredà il via alla storia: sarà proprio il mi-tico pugile Cassius Clay, poi Mu-hhammad Ali, a comparire comeinterlocutore / narratore del giovanebianco per “educarlo” alla cono-

scenza di ciò che è stato nel tempol’evolversi nel corso della storiadella battaglia per la parità dei dirittia partire proprio dallo sport. Eccoallora le imprese di Jesse Owens,nelle Olimpiadi del 1936 a Berlino,alla presenza di Hiltler che dovetteconstatare suo malgrado la vittoriadi numerose medaglie d’oro, quat-tro solo da lui, conquistate dallasquadra statunitense formata daatleti neri, Archie Williams, JohnWoodruff, Cornelius Johnson… Maforse il risultato più bello conseguitoa Berlino da Jesse Owens fu lagrande amicizia con l’atleta tede-sco, ariano, Luz Long, amicizia chedurò fino alla morte del tedesco inguerra nel 1943… “Le amicizie natesul campo sono le vere medaglie.Col tempo i premi si coprono di pol-vere, gli amici no, nonostante tutto”Tra i campioni che hanno fatto lastoria dello sport come messaggerodi civiltà Cassius racconta al suo gio-vane amico la vicenda poco cono-sciuta del grande ciclista GinoBartali, atleta straordinario, staffettapartigiana durante gli anni della Re-sistenza, salvatore di ebrei e dichia-rato “Giusto delle nazioni” e poisalvatore della patria quando, in se-

guito all’attentato a Palmiro To-gliatti, sembrava che stesse perscoppiare la guerra civile, e solo lavittoria di Bartali al Tour de Franceriuscì a rasserenare gli animi. Bello ilracconto degli atleti neri che nel1968 alle Olimpiadi di Città delMessico salirono sul podio della vit-toria scalzi e con un guanto nero,simbolo del potere nero, e quell’im-magine fece il giro del mondo a cuifu mostrata l’enorme ingiustizia cheancora regnava negli Usa nei con-fronti della popolazione nera. Menonota la storia del calciatore cilenosotto la dittatura del generale Pino-chet. Carlos Caszely, idolo dei tifosi,unico fuoriclasse capace di far vin-cere la squadra cilena nel campio-nato del mondo del 1982,malgradola sua opposizione alla dittatura; igenerali furono costretti a reclu-tarlo, ma lui sbagliò un rigore du-rante la prima partita delcampionato e fu accusato di averlofatto apposta; salvo poi a divenire inseguito lo sponsor di un referendumcontro Pinochet, che grazie anche alui fu costretto a indire libere ele-zioni ponendo fine a quattordicianni di feroce dittatura.Anche altre storie di atleti compa-iono nel libro, il tennista ArthurAshe, il primo atleta nero a vincerea Wimbledon, il tempio del tennismondiale, e François Pienaar, po-tentissimo giocatore di rugby nelSudafrica razzista… Lezioni di storia,di vita, di amicizia, di lotta politica,quelle che ci regala questo “fu-metto” apparentemente facile, maprofondo e documentatissimo: unnuovo libro di testo per tutte lescuole, pensato per ragazzi lettori ,perfino per ragazzi dislessici, data lasua leggibilità studiata da esperti.Anche i ragazzi più pigri resterannoaffascinati da atleti-testimoni, di cuiforse nessuno ha raccontato loro legesta con tanta leggerezza e tantaconvinzione.

26 Gennaio - Marzo 2014 RECENSIONI L’ECO della scuola nuova

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Gli sdraiatidi Michele SerraFeltrinelli 2013

Quante volte, leggendo la rubricaquotidiana “L’amaca” che MicheleSerra firma su La Repubblica, cisiamo detti che avremmo anchenoi voluto esprimere quei concettiche il giornalista riesce a comuni-care con incisività ed ironia, con unlinguaggio efficace e fortementeespressivo, su temi di attualità con-divisa… Ora Serra con questo brevelibro, un po’ romanzo, un po’ saggiodi costume, arriva in cima alle clas-sifiche perché tocca con lucida intel-ligenza e rara capacità di sintesi untema di estrema attualità, quello delsolco generazionale che si sta sca-vando profondo fra noi, genitori in-tellettuali borghesi di sinistra, e loro,teen agers sconosciuti, autoreferen-

ziali, afasici, abitanti di grandi me-tropoli, in questo caso Milano, doveci si veste, si fuma, si vive, si chatta,si digita, si guarda, si ascolta, inmodi dissonanti e impenetrabili achi non conosce quel linguaggiofatto di modalità comportamentalitroppo spesso indecifrabili.Alcune pagine del libro sono asso-lutamente impedibili. La fila per ilcolloquio con gli insegnanti, adesempio, ci racconta una docenteimpietrita di fronte ad una mammapetulante, lamentosa, complice diun figlio evidentemente compressodalle sue ansie, dalla sua vogliacompulsiva di protezione e di difesaad oltranza, atteggiamenti chiara-mente dovuti all’inadeguatezzadella capacità di interazione con ilpargolo “incapace di concen-trarsi”…e dunque di studiare.L’analisi sociologica delle ragionidelle file chilometriche per acqui-stare una felpa di marca new-yor-kese da parte di ragazzidell’hinterland milanese è un altropezzo di bravura che Serra ci regala.Notevole anche la metafora dellagita in montagna, al Colle dellaNasca, che il padre vorrebbe farecon il figlio, pigro, perennementesdraiato su un giaciglio di fronte aduno schermo al plasma sempreaperto, con le cuffiette nelle orec-chie, un portatile sempre connesso,una massa di abiti sporchi, calze ri-girate, avanzi di cibo e di bevande...

e altri particolari ancor più laidi.La gita in montagna, di fronte allanatura, con la voglia di superare i li-miti naturali attraverso la fatica fi-sica, in una sfida filosofica che èpropria della cultura borghese dellaascensione, viene vissuta dal gio-vane figlio con la sufficienza a losnobismo di chi crede che tutto siastato già sperimentato, visto, per-corso, assaporato e dunque nonvalga la pena di ripercorrerlo; poiperò, il finale del libro riserva unasorpresa, che l’intelligenza di Mi-chele Serra e la sua autoanalisi ciconsentono di capire e condividere.Il giovane diciannovenne “figlio”darà una lezione imprevista al“padre”, che, finalmente, potrà ac-cettare di diventare “vecchio”.“Confuso, e sentendomi ingannatodalla quota e dalla vastità, ruotavolo sguardo ovunque, perlustrandotutti i trecentosessanta gradi deiquali ero lo sperduto centro… Miavevi sorpassato… immerso co-m’ero nei miei complessi rendiconticon i massimi sistemi”Ecco dunque che dopo l’ironia, ilsarcasmo, la penetrante indagine dicarattere sociale, giunge la commo-zione, la consapevolezza della pro-pria superata, per certi versi,adultità, e la voglia di sentirsi dav-vero padre di un individuo che sem-brava sconosciuto ma che invece èancora il proprio figlio.

Gennaio - Marzo 2014 27RECENSIONIL’ECO della scuola nuova

Page 28: L'ECO della scuola nuova n. 1 del 2014

di Alessandro Casavola

Se ci si chiede chi sia stato Marco Tul-lio Cicerone, così si chiamava, po-tremmo rispondere, senza sbagliare,un oratore. Ma non nel senso ridut-tivo di uno che sapeva fare bei di-scorsi... Certamente con i suoidiscorsi doveva conquistare l’udito-rio, se si esibiva nelle aule giudiziarie,ma con la conoscenza delle leggi econ un bagaglio culturale che oggi gliavvocati non hanno più... Poteva par-lare anche solo di filosofia o di moraleo di religione... Alcuni titoli di sueopere ce lo confermano: Della Re-pubblica, Intorno ai Dover, Della na-tura degli dei. Nel dialogo cheprenderò in considerazione, il De Se-nectute, si parla di una situazione esi-stenziale: come ci sentiamoinvecchiando? La vecchiaia non devefarci paura, perché non è un crollo,ma un’evoluzione: anche oggi di-ciamo “la terza età” dopo le altre...Ma quanti l’affrontiamo nel miglioredei modi, nonostante il gran parlareche se ne fa? Non è un crollo purchéla salute non sia stata indebolita dauna precedente vita dissipata. Èl’esordio del dialogo. La vita gli stoicisuggerivano dovesse essere spesasecondo la ragione. Perciò da evitarel’uso smodato e cioè contrario alla ra-gione, dei piaceri che egli accomunanella parola voluttà. Da correggerel’opinione che il carattere non possaessere limato... Che chi è vecchio mafocoso e in buona salute può conce-dersi di fare quello che facevaprima... il vecchio se non va in di-sarmo deve però gestire le sue forze,lo sostiene anche oggi. Allora chi èinnanzi nell’età non dovrà interessarsialle cose amorose... gli sarà consen-tito di farlo se le illanguidirà. Non saràuna gran perdita. Se gli spettatoridegli ultimi posti in un teatro, non siperdono del tutto lo svolgersi della

scena... Bella questa immagine. Ogginelle stesse case di riposo gestite dareligiosi, si osservano con simpatia,con acume psicologico direi gli idillitra vecchi re vecchine innamorati...Nei paesi so che si organizzanodanze tra ballerini di età doverosa-mente disparate... il vecchio nondovrà insaccarsi nei banchetti mapotrà restarvi sino a notte conver-sando con gli amici e centellinandodel vino in minuscole coppe... Bellaanche questa immagine... Se nonpotrà più fare l’’avvocato insegneràagli a parlare, capire, distinguere. Ese anche questo gli sarà impossibile,gli resterà il divano per sostare e pen-sare... Altra bella immagine...! Tantisono gli esempi di creatività che egliporta per riempire il tempo vuoto:Socrate, innanzi negli anni, non fuforse capace di imparare a suonare lacetra? È importante che il vecchio sisenta utile agli altri. E come? Proiet-tandosi per così dire nei giorni avve-nire. Anche senza esercitare un ruoloprofessionale, potrà consigliare i gio-vani a bene comportarsi nella vita chehanno da vivere... Se si darà per puropassatempo, alla coltivazione deicampi, dovrà piantare alberi che da-ranno frutto oltre il termine dei suoigiorni. E il pensarlo lo farà estrema-mente contento! Ma quest’ultimo ar-gomento non è approfondito neldialogo. Gli obnubilamenti della me-moria, uno e non il più grave di-sturbo, Cicerone se li spiega con lamancanza di interessi. Non si è maisentito che un vecchio abbia dimen-ticato il luogo dove ha sotterrato ilsuo tesoro... Comunque la vecchiaiaè anche indebolimento a causa dellemalattie: ipsa senectus est morbus ecome tale Cicerone lo ammette an-drebbe contrastata. Egli però non ac-cenna a farmaci. I consigli di diete,

moderati esercizi fisici, di esercita-zione della mente costituiscono leuniche proposte di prevenzione, cer-tamente tuttora valide. Ma nono-stante questo la morte succede avolte rimandata più in là per via diun’usura, che attenua, incespica ilfunzionamento senza interromperlo.E sarà per i vecchi come lo spegnersilento, a volte inavvertito di una fiam-mella, mentre per i giovani è spessolo schiantarsi di un’onda contro chi sidibatte... La morte può spaventaretaluni, ma tale paura andrebbe supe-rata, pensando che tutto nell’ordinenaturale, lucrezianamente ha unaconclusione... E se pensiamo, conti-nua Cicerone, sulla scia di qualche fi-losofo che ci sia un luogo, doveincontreremo chi abbiamo amato estimato, ammirato, non dovrebbe es-sere questo un sollievo? E solo cosìpensiamo, egli riuscì a sopportare ildolore per la morte della incompa-rabile figlioletta “ Tulliola, deliciae no-strae, mortua est” La nostra esistenzadunque potrebbe continuare. È que-sta un’aspirazione universale, piovutanei pagani chissà da dove,...Lattan-zio, l’erudito, il padre della Chiesa vis-suto tra il secondo e il terzo secolo d.C., si accorse di tutto questo ed ebbea dire di non aver gettato alcun librodegli anni che precedettero la suaconversione, li rilesse semplicementecon altra disposizione d’animo... Perconcludere sul tema, dirò che Cice-rone visse la vecchiaia che i tempiconsentivano, forse qualche anno inpiù. Se i vecchi allora non oltrepassa-vano i cinquanta anni, lui superò dipoco i sessanta,. Nato infatti nel 106a C, morì nel 43. Ma morì ucciso, de-capitato dai sicari di Antonio, il rivaledi Ottaviano. Perciò sarebbe potutovivere più a lungo, e questo noi loavremmo desiderato.

28 Gennaio - Marzo 2014 STORIA E MEMORIA L’ECO della scuola nuova

ABITARE GLI ANTICHIL’uomo in Cicerone

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Gennaio - Marzo 2014 29EDITORIALEL’ECO della scuola nuova

di Barbara Belotti

Ruota intorno alla nonneutralità dei lin-guaggi – verbali e nonverbali - il corso di for-mazione per docenti

delle scuole di ogni ordine e gradoprogettato da FNISM e dal gruppo diricerca di Toponomastica femminile. Finanziato dalla Regione Lazio e dalComune di Formia, con il supportoorganizzativo e logistico del Liceo Vi-truvio Pollione di Formia, la propostadidattica ha preso avvio nel febbraioscorso articolandosi su sette incontririguardanti il tema scuola/genere/lin-guaggi/città. Alcuni interventi formativi si sono giàsvolti tra febbraio e marzo, mentrealtri saranno tenuti a partire dal pros-simo mese di settembre, con l’avviodel nuovo anno scolastico, in modoche le tematiche proposte possanoessere introdotte nelle programma-zioni annuali e sviluppate dal corpodocente durante l’attività didattica. Ilprogetto ha, però, ambizioni ben piùampie. In un secondo momento, in-fatti, l’attività svolta da relatori e rela-trici nel liceo di Formia verràproposta in modalità blended lear-ning e sperimentata nell’area dei Ca-stelli Romani. In questa fasesuccessiva insegnanti di scuole di-verse parteciperanno alle attività di-dattiche proposte dal corso,scegliendo una o più tematiche trat-tate, per realizzare una pubblicazionecartacea, in ottica di genere, relativaal territorio in cui vivono e lavorano.Quali i temi svolti nei primi incontri?Si è partiti dal linguaggio presentenelle realtà urbane, dalla toponoma-stica agli itinerari culturali di generefemminile, fino a giungere alla se-gnaletica e alla pubblicità che ac-compagna i nostri sguardi in ognipercorso quotidiano. Sono formed’espressione non neutrali: parlano

di celebrità e memorie maschili letarghe delle strade in cui abitiamo,lavoriamo, ci incontriamo; i monu-menti e le opere, che si affiancanolungo le nostre vie e intorno alle no-stre piazze, raccontano e mostrano ilvalore di artisti, pensatori, studiosi,eroi. Delle storie femminili riman-gono poche tracce e poche testimo-nianze, oscurate da eventi quasi tuttiscritti al maschile; al contrario le nu-

merose immagini pubblicitarie che cicircondano proseguono nel voler ri-proporre quasi esclusivamente voltie corpi di donne, rinnovando in ogniistante distorte percezioni delmondo femminile. Ma la non neutralità dei linguaggi èpresente anche nelle attività che re-golano a scuola la vita di docenti, ra-gazze e ragazzi. Ecco dunque, tra leproposte del corso, un’analisi sul ses-sismo della lingua italiana, dagliaspetti grammaticali all’uso del lin-guaggio istituzionale, per esempioquello delle circolari ministeriali chesa usare solo il maschile per rivolgersial personale della scuola, ad altadensità femminile. L’esclusione delle donne dai pro-grammi ministeriali stride con la ne-cessità, non più rimandabile, di agiresulla formazione di future genera-zioni consapevoli e rispettose dellediversità e delle pari opportunità fracittadine e cittadini. Anche le espres-

sioni letterarie, poetiche, artistiche,musicali, quindi, offrono occasioni diragionamento. I manuali in uso nellescuole riflettono le Indicazioni nazio-nali sui programmi e contribuisconoa conservare schemi culturali in cui lastoria delle donne rimane esclusa.Negli incontri già svolti si è parlato digenere nelle lingue e nelle cultureclassiche; si parlerà in seguito di lin-gue e culture straniere e di linguaggiartistici, dall’arte alla musica.Il corso avviato a Formia nasce e sisviluppa in termini di condivisione. I docenti intervenuti agli incontrihanno ricevuto, da relatori e relatrici,contributi, materiali didattici e assi-stenza e ogni volta la parte conclu-siva della riunione viene dedicata adattività laboratoriali da realizzarenelle scuole. Docenti dei corsi e do-centi titolari delle classi coinvolteprodurranno congiuntamente unadocumentazione delle esperienze di-dattiche realizzate, modello esporta-bile in altre scuole della regione epunto di partenza di pubblicazionicartacee, in ottica di genere, relativeai territori di appartenenza. Condivisione anche con studentidegli ultimi anni della scuola supe-riore, come già accaduto nell’incon-tro di marzo sulle lingue e le cultureclassiche durante il quale ragazze eragazzi del Liceo Vitruvio hanno se-guito le proposte didattiche insiemealle loro insegnanti. Condivisione anche con la cittadi-nanza, fin dall’inizio invitata a parte-cipare al corso. Al termine delprogetto, infatti, sono previste unapasseggiata urbana alla scoperta diitinerari di genere e una mostra foto-grafica di toponomastica femminilenel Lazio, cui si aggiungerà l’esposi-zione dei lavori prodotti e derivatidagli incontri di formazione.

TOPONOMASTICA FEMMINILE

LINGUAGGI DI GENERE L’APPARENTE NEUTRALITÀ DEL COMUNICARE

Page 30: L'ECO della scuola nuova n. 1 del 2014

di Pina Arena

Due certezze prelimi-nari hanno guidato ilprogetto Fnism-Sici-lia “Uno spot controil femminicidio, in

memoria di Stefania Noce”, realiz-zato dall’IIS ”Vaccarini” di Catania,in collaborazione con i licei cittadini. In primo luogo: della cultura delladifferenza e dell’educazione allaparità si deve prendere carico per-manente la scuola il cui ruolo è fon-damentale perché i processipossano raggiungere tutti e tutte ecollegarsi ai saperi fondamentali dicui la scuola è mediatrice. Nella re-lazione con i saperi, infatti, acqui-stano evidenza le costruzioni dellasottocultura sessista e gli stereotipiculturali che è necessario destrut-turare per una nuova cultura delladifferenza. In secondo luogo: la cultura delladifferenza e della pari relazione digenere va diffusa e condivisa; è ne-cessario coinvolgere e far incontraretutti i soggetti interessati - studenti,

donne e uomini della scuola, deicentri antiviolenza, della cultura,delle amministrazioni - in nome diun progetto condiviso e perma-nente di cittadinanza simmetrica. Su queste premesse è cresciuto unprogetto di educazione all’ascoltodei sentimenti in prospettiva di ge-nere e attraverso il linguaggio cine-matografico. Nella prima fase ungruppo di giovani liceali di diversescuole catanesi si riunisce a scuola,coordinato da una docente espertain didattica di genere che avvia la ri-flessione sugli stereotipi sessisti esui linguaggi giovanili in ottica digenere. Nella seconda, il gruppoviene guidato dal giovanissimo fil-maker Francesco Di Mauro, ex com-pagno di scuola dei corsisti, ancoraallievo della scuola di cinematogra-fia di Roma. Nasce un soggetto chepropone una comunicazione diamore adolescenziale, ordinaria,da tutti riconoscibile, in cui tanti sipossono trovare: via chat lui inseguelei freneticamente perché l’ama “da

morire” ma lei esita, si sottrae e in-fine chiede altro amore: perchél’amore non è morte, è vita, è re-spiro gioioso. Il corto realizzato s’in-titola ‘Love me to live’ e raccontacon delicatezza i segni invisibili chepreannunciano l’esplosione di unamore malato. È stato dedicato aStefania Noce, la ragazza di LicodiaEubea, femminista e vittima del fi-danzato geloso, ed è già stato pre-miato a Venezia con il premio“Immagini amiche” dell’UDI e delParlamento europeo. Così, attraverso un progetto esile eambizioso condotto a costo zero, siè compiuto un circolo virtuoso: dacorsisti di un percorso di formazionee di educazione alle pari opportu-nità, le e gli studenti catanesi si sonotrasformati in attivi ambasciatoridella cultura dell’ascolto della diffe-renza di genere.

Il loro corto è visibile suhttp://www.youtube.com/watch?v=NVe8joD5fY4

30 Gennaio - Marzo 2014 TOPONOMASTICA FEMMINILE L’ECO della scuola nuova

FNISM SICILIA A SCUOLA: PAROLE NUOVE E GIOVANI CONTRO IL FEMMINICIDIO

2014, L’ITALIA IN EUROPAIn vista delsemestre dipresidenzaitaliana delCons ig l i odell’Unioneeuropea, è

decisivo perfezionare sia le prioritàitaliane che quelle del trio di presi-denze che il nostro Paese apre perpoi passare la mano alla Lettonia eal Lussemburgo.Il movimento Europeo - Italia staportando avanti dall’ottobre del

2012 un progetto denominato “Of-ficina 2014: l’Italia in Europa”, un’es-perienza pilota e innovativa, natadalla necessità di coinvolgere i rap-presentanti dei settori economici esociali più significativi della societàitaliana nella preparazione dellaprossima presidenza semestrale.Dal dibattito seguito ai diversi ap-puntamenti, che hanno affrontatotemi cruciali per un Paese, dall’am-biente alla cultura, dai farmaci aitrasporti alle telecomunicazioni, lascuola è stata evidenziata come un

punto chiave per determinare ilcambiamento e l’attuazione di unavera e propria cittadinanza europea.Oltre a sensibilizzare la societàcivile del Paese nei confronti del-l’importante appuntamento, l’obi-ettivo è fare emergere attese edesigenze concrete del “Sistema-Italia” per poi metterle a dispo-sizione dei decisori politici e delleamministrazioni perchè ne tenganoconto nelle diverse fasi, sia dipreparazione che di gestione delsemestre stesso.

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Save the Children ha presentato ilnuovo Indice di Povertà Educativa(IPE) che misura la deprivazione ed-ucativa dei minori in Italia e ha lan-ciato la campagna “Illuminiamo ilFuturo”, finalizzata a rafforzare lecondizioni educative dei bambini suiquali si ripercuote pesantemente lacrisi economica in corso.Sono oltre 1 milione quelli già col-piti da povertà economica estremae 3 milioni e 500 mila a rischio esclu-sione, in buona parte al Sud. Il loropresente e il loro futuro rischiano diessere azzerati. Con l’aiuto di esperti l’Organiz-zazione ha avviato i primi PuntiLuce, spazi educativi in aree svan-taggiate di alcune città. Hannoaderito all’iniziativa molte associ-azioni, aziende, soggetti pubblici eprivati.Tra le regioni con la maggiore“povertà educativa” troviamo Cam-pania, Calabria, Puglia e Sicilia, re-gioni dove più scarsa e inadeguataè l’offerta di servizi e opportunitàeducative e formative per bambinie adolescenti: insufficienti gli asili ele scuole a tempo pieno, pochi ilibri, poco diffusi lo sport, l’arte eperfino internet a occupare il lorotempo libero. È una deprivazioneeducativa che si somma alla povertàeconomica e che riguarda ormaioltre 1 milione di minori in tutta Ita-lia, mentre 3 milioni e 500 mila sonoa rischio di povertà ed esclusione.Al polo opposto della classifica tro-viamo il Friuli Venezia Giulia, seguitoda Lombardia ed Emilia Romagna,le regioni italiane più ricche diservizi e opportunità educative perbambini e adolescenti. Una ric-chezza che rimane però al di sottodegli obiettivi che si è data l’Europa:nessuna regione italiana è in lineacon alcuni obiettivi europei quali,

per esempio, la copertura degli asilinido che dovrebbe essere del 33%,ma arriva al 26,5% in Emilia Roma-gna, mentre la Calabria, con il 2,5%,dista quasi 31 punti percentuali daltarget europeo. Un altro obiettivo mancato nellamaggior parte d’Italia è la riduzionedella dispersione scolastica che do-vrebbe scendere sotto il 10%, mentretroviamo numeri ancora altissimi in Si-cilia (25,8%) ma anche in regioni delNord come la Valle d’Aosta (19%).Sono alcune delle principali evi-denze del rapporto “La Lampada diAladino - L’Indice di Save the Chil-dren per misurare le povertà educa-tive e illuminare il futuro dei bambiniin Italia - che ha avviato un periododi sensibilizzazione e l’avvio di un in-tervento programmatico sul territo-rio con l’apertura in 5 città (Palermo,Catania, Gioiosa Ionica - RC, Bari,Genova) dei primi Punti Luce, per ri-spondere concretamente alla depri-vazione educativa e culturale di tantiminori e dare loro la possibilità diconoscere e coltivare i propri talenti.I Punti Luce sono centri gestiti incollaborazione con una rete di orga-

nizzazioni partner ben radicate sulterritorio (Associazione MamaHappy, CSI-Centro Sportivo Ita-liano-Catania, Associazione Inven-tare Insieme onlus, Associazionedon Milani-Libera, UISP-Unione Ita-liana Sport per Tutti-Genova) e sitrovano in aree caratterizzate dallascarsità di servizi. Presso questi cen-tri “ad alta densità educativa” bam-bini e adolescenti possono studiare,giocare, avere accesso ad attivitàsportive, culturali e creative. Inoltrei bambini e gli adolescenti in condi-zioni accertate di povertà, sarannosostenuti da una dote educativa, unpiano formativo personalizzato checonsentirà ad esempio l’acquisto dilibri e materiale scolastico, l’iscri-zione a un corso di musica o spor-tivo, la partecipazione ad un campoestivo o altre attività educative indi-viduate sulla base anche delle incli-nazioni e talenti del singolobambino. Entro la fine del 2014 Save the Chil-dren prevede di arrivare a 10 PuntiLuce - con aperture a Napoli, Roma(2), Torino, Milano (2) - e di asse-gnare 1.500 doti educative.

Gennaio - Marzo 2014 31STATISTICHE E DINTORNIL’ECO della scuola nuova

LE TANTE POVERTÀ DEI BAMBINI

Stili di vita dei bambini in Italia1 minore su 4 non fa moto e sport nel tempo libero, nel 28% dei casi (+13%)per difficoltà economiche; 4 ragazzi su 10 si muovono in auto, pochi (24%) apiedi, ancora meno (9%) in bici; il 73% sta in casa nel tempo libero.Analizzando l’opinione dei ragazzi, colpisce l’incremento di coloro che asseg-nano scarsa rilevanza e valore all’attività fisica: alla domanda “tra i tuoi amicie compagni come viene considerato uno che pratica sport, fa attività fisica”, il39% (+7% rispetto al 2012) risponde “in nessun modo particolare, non se neparla quasi” a fronte invece di un 40% (-6% in confronto al 2012) di under 18che dichiara un’opinione positiva del fare sport e moto.Rilevante si conferma, secondo la ricerca, il ruolo della scuola nella promo-zione delle attività sportive anche se si registra una maggiore indisponibilitàdi spazi a ciò destinati: il 91% dei ragazzi pratica attività nel contesto del pro-gramma scolastico, prevalentemente con la classica frequenza bi-settimanale,riferiscono i genitori intervistatiIl 9% dei minori, tuttavia, non fa pratica motoria a scuola e ciò si deve,nel 39% dei casi, alla assenza di uno spazio attrezzato (+10% rispetto al 2012).

Page 32: L'ECO della scuola nuova n. 1 del 2014

DIRETTORE e DIRETTORE RESPONSABILEGigliola Corduas

COMITATO DIRETTIVOMarco Chiauzza, Luisa La Malfa, Domenico Milito, Elio Notarbartolo, Fausto Dominici.

REDAZIONEElisabetta Bolondi, Anna Maria Casavola, Paola Farina.

DIREZIONE E REDAZIONE“L’ECO della scuola nuova”via delle Montagne Rocciose, 69 - 00144 RomaTel. 06.7858568 - 06.5910342 - Fax 06.5910342www.fnism.it - [email protected]

A QUESTO NUMERO HANNO COLLABORATOPina Arena, Barbara Belotti, Elisabetta Bolondi,Alessandro Casavola, Anna Maria Casavola, Cosimo Di Maggio, Paola Farina, Maurizio Tiriticco

EDITOREFnism, Federazione Nazionale Insegnanti,Registazione del Tribunale di Roma n. 424/81 del21/12/81

ABBONAMENTIPer gli iscritti FNISM l’abbonamento è gratuito.Il costo di un numero singolo è di € 3.10È possibile sottoscrivere l’abbonamento su- c.c.b. UNICREDIT IBAN:IT 35 Y 02008 05198 000401020572Intestato a Fnism - Federa zione Nazionale Insegnanti

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STAMPAGrafica Di MarcotullioVia di Cervara, 139 - 00155 RomaTel. 06.4515569info@graficadimarcotullio.comwww.graficadimarcotullio.comFinito di stampare Luglio 2014

PUBBLICITÀFnism, Federazione Nazionale Insegnanti,via delle Montagne Rocciose, 69 - 00144 Roma

La FNISM, Federazione Nazionale Insegnanti,fondata nel 1901 da Gaetano Salvemini e GiuseppeKirner, è la prima associazione professionale diinsegnanti costituita in Italia.Ha una struttura federale che si articola insezioni territoriali e associa insegnanti dellescuole pubbliche di ogni ordine e grado,personale direttivo e ispettivo della P.I., docentidell’Università. Offre ai propri associatil’opportunità di partecipare a progetti di ricercae di innovazione scolastica, seminari e corsi diaggiornamento, gruppi di lavoro su argomentididattici e dibattiti, proposte di politicascolastica e associativa.La FNISM, che si richiama alla laicità come metododi confronto e di vaglio critico delle conoscenze,vuole il potenziamento della scuola pubblica, scuoladi tutti, la valorizzazione della professionalità docente,il riconoscimento di uno status di soggetti delprocesso formativo alla componente studentesca,l’attribuzione ai capi di istituto di una funzione dicoordinamento dell’attività didattica e di gestionedelle risorse scolastiche.È affiliata alla Fédération Européenne del’Enseignement et de la Culture, attraverso la qualepartecipa a programmi finanziati dell’UnioneEuropea e organizza scambi e partenariati. L’iscrizione si può effettuare versando la quotapresso una delle sedi locali o utilizzando ilc.c.b. Unicredit Iban: IT 35 Y 02008 05198 000401020572Intestato a Fnism - Federazione Nazionale Insegnanti.Si dovranno indicare, oltre alla causale delversamento, nome e cognome, indirizzo, materia/edi insegnamento, eventuale sede di servizio.

32 Gennaio - Marzo 2014 LE SFIDE CIVILI DELLA FNISM L’ECO della scuola nuova

L’ECOdella scuola nuova

Organo della FNISMFederazione Nazionale Insegnanti

fondata nel 1901 daGaetano Salvemini e Giuseppe Kirner

Articoli, lettere, comunicazioni, messaggi, seg-nalazioni di mutamento di indirizzo vanno inviati alseguente indirizzo:FNISM, via delle Montagne Rocciose, 69 - 00144Roma - Fax 06.5910342 oppure [email protected] articoli devono essere inviati su editoreMicrosoft WinWord o compatibile.Gli articoli non pubblicati non verranno restituiti.L’ECO della scuola nuova Organo della FNISMFederazione Nazionale Insegnanti fondata nel 1901da Gaetano Salvemini e Giuseppe Kirner