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1 PASQUALE STANZIALE L Y R I C S (Testi teatrali 1990- 2010) Introduzione MERIDIONALI TRIANGOLAZIONI SULL’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI HAMLET-MAJAKOWSKIJ SOTTO IL CIELO DEL SUD AURUNKA BLUES DUE GERANI ROSSI LUNA ROSSA SULL’ASSE MEDIANO Postfazione in forma di manifesto EBOOK OFFICINE KULTURALI AURUNKE www.dramma.it 2012

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Testi teatrali 1990 2010

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PASQUALE STANZIALE

L Y R I C S (Testi teatrali 1990- 2010)

Introduzione

MERIDIONALI TRIANGOLAZIONI

SULL’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI HAMLET-MAJAKOWSKIJ

SOTTO IL CIELO DEL SUD

AURUNKA BLUES

DUE GERANI ROSSI

LUNA ROSSA SULL’ASSE MEDIANO

Postfazione in forma di manifesto

EBOOK OFFICINE KULTURALI AURUNKE

www.dramma.it 2012

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LYRICS © by P. Stanziale 1992- 2012

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Introduzione I testi scritti da Pasquale Stanziale in questo volume non sono che una minima parte della sua cospicua produzione letteraria, poetica, sociologica, antropologica, filosofica. Ma quello che qui ci interessa è il poeta e, nel contempo, lo studioso appassionato di Lacan, la sua indagine poetico-psicoanalitica di una realtà che parla a tutti noi perché riesce a rivelare elementi di una struttura che è l’ossatura del nostro inconscio, la triade strutturale di cui parla appunto Lacan e che è essenziale nella condizione umana: immaginario, simbolico e reale. Struttura che Stanziale riesce egregiamente a trasferire nei suoi scritti e nel “suo” Sud. È il sud che trasmigra nei pensieri, nelle evoluzioni, nei viaggi onirici, fantastici di Stanziale. Un Sud ricco di poesia e di allucinazioni, di speranze e del desiderio che affonda e annega nella speranza dell’appagamento di un divenire sempre immobile e fine a se stesso. Dove le persone si aggrovigliano in una sorta di pulp-fiction che non lascia spazio alle loro naturali aspirazioni. Un Sud pieno di contraddizioni: vita-morte, gioia-tristezza, canto-muto lamento.

“Storie di frammenti di potere, personaggi di collaudate scene finché il tempo, la natura non li prenderà in carico, come sempre, nel tempo dell’ignavia” egli scrive in Aurunka Blues. E ancora “Sabbie mobili in cui affonda l’anima appestata e rancorosa, deliri e rantoli tra apoteosi e sfide inghirlandate di rumorose bande musicali………..Dalla persiana chiusa, Angelo, in un raggio di luce, ha quasi visto il pulviscolo del cosmo e fermenti di molecole”. Realtà, Immaginario e Simbolico dunque.

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Ma non si può ritenere chiuso un ciclo, il ciclo produttivo di Pasquale, che si ispira a una ricerca che, in una persona di multiforme ingegno quale egli è, si esaurirà solo con la fine della sua avventura terrena. Si perché egli non ritiene mai esaurita la sua curiosità di indagine. È uno scrupoloso, attento osservatore della società, dei suoi costumi, della sua evoluzione-involuzione. L’ “oltre” è il suo orizzonte, un orizzonte senza soluzione di continuità. E, nonostante la mole dell’impegno, riesce a descrivere gli aspetti, spesso inconfessabili agli stessi protagonisti, delle varie vicende, rivestendoli sempre di una sottile ironia che non lascia spazio a malinconiche immedesimazioni. Tutt’altro. L’ironia rende i nostri difetti, la banalità del vivere quotidiano, ricchi di una “insostenibile leggerezza dell’essere”. E però scopriamo, nella banalità del vivere quotidiano, anche la sofferenza o l’accettazione dei compromessi come inevitabile interfaccia dei rapporti sociali che limitano la sfera della libertà individuale e la tramutano in una miserabile omologazione. Il lavoro speculativo e di indagine non si ferma alla sfera personale dei personaggi. In un continuo andare tra sogno e realtà, tra ironia e amarezza, l’autore analizza anche gli aspetti antropologicamente deteriori della nostra società. In Luna rossa sull’asse mediano, non tratta solo la devastazione che la camorra opera ai danni della società, il che apparirebbe addirittura scontato. No. Il nostro autore, sempre con quel tratto leggero che contraddistingue il testo, espone con estrema chiarezza la diffusa mentalità camorristica che avvilisce il nostro Sud e le collusioni esistenti tra la boss del clan, Regina, e chi, asservendosi a lei, vuole spasmodicamente contrarre affari illegali. E qui abbiamo una descrizione calligrafica delle varie figure, dall’assessore ai lavori pubblici, all’impresario teatrale, fino alla giovane stakeholder, laureata in scienze ambientali, che ha capito l’enorme business che si cela dietro il traffico dei rifiuti. Figure tristi ed esilaranti al contempo, inconsapevoli di sé e della propria miseria morale. Tutto questo senza mai scadere nel compiacimento o nella voglia di soddisfare la curiosità morbosa del lettore-spettatore. E’ l’immaginario che qui deve funzionare, la capacità di intravedere il dramma che si nasconde dietro tutto questo. Dramma che esiste all’interno stesso dei familiari del clan, esposto quasi come la farsa nella quale, inevitabilmente, scadono le vicende di un familismo amorale. E non trascura, l’autore l’indagine sulle lacerazioni intimistiche della donna del Sud, esplorando i labirinti emotivi dell’interno femminile che, a ben leggere, sono gli stessi labirinti emotivi dell’autore, quasi una stesura autobiografica. La donna del sud, ricca di una ribellione quieta ma non acquiescente, pronta ad esplodere; una donna senza arrendevolezze che si rifugia nei suoi sogni e nella bellezza di una natura stupefacente nel suo contrasto con le miserie umane. Una donna cui nessuno riesce a tarpare le ali perché lei-lui ha la capacità di volare alto senza escludere la varia umanità che in lei vive accorata ma vivida e amata. Una donna in bilico tra il ricordo della

“sua giovinezza, delle sue periferie mentali e il suo sogno americano e il suo grande amore tradito, il suo popolo tradito” e lo squallore del MERCATO “dove tutti vendono e comprano tutto, merci impacchettate e nude, merci vegetali, animali e…merci umane”.

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E qui troviamo anche un Pasquale profetico (ricordiamo che la prima stesura del testo è del 1995). Ma poi si rifugia nel sogno, nell’immaginario dove

“la paura, sulla punta delle dita, ci guida verso insenature d’erba a cui il vento cambia colore” e aggiunge “ho sentito che stanno distruggendo il passato per cancellare il futuro…e allora noi diventeremo clandestini e inventeremo la pace” .

E non si consideri casuale l’uso di questa parola, clandestini che, come l’autore-donna, sono portatori di culture e valori non più riconosciuti, anzi perduti nelle

“periferie del grande impero, nella grande circolazione di capitali…….derive di umane speranze e cimiteri interminabili”

che vengono emarginati ma non rinunciano alla propria diversità. “Diventeremo clandestini del presente, come stasera, qui, dove giochiamo la nostra vita dilatando un momento, qui, dove io, la donna che guarda il cielo meridionale può scegliere di morire, di guardare di giocare di fuggire o forse- destino di tutti- di amare.”

E proprio in questo amare c’è il valore universale che può trarci dal gorgo e salvarci. Qualche riflessione su Meridionali triangolazioni sull’insostenibile leggerezza di Hamlet-Majakowskij. Intanto triangolazioni ci riporta allo spessore psicologico-simbolico dei tre personaggi nei quali ritorna la triade strutturale di Lacan. E ancora triangolazione tra amore-rivoluzione-morte. Ma perché in Hamletkowskij (HK), Amleto e Mayakowskij? Per la lucida follia che li contraddistingue e che si concentra in HK. Uomo che proviene dal Sud e”per sopravvivere bisogna tendere lo spirito filosofico sopra un precipizio, come una fune, e fare l’equilibrista, il giocoliere” Ecco, ancora il Sud, dove la fune si può spezzare e si gioca la propria vita nell’illusione infranta di un riscatto, di un ritorno all’età dell’innocenza. E allora il desiderio di “trovare il non essere in un fiore di piombo” come Amleto e lo stesso Majakowskij. Ma Amleto, di fronte all’oceano dell’infelicità, non sa prendere un’arma e finirla “e, in quel sonno di morte, placare gli spasimi del cuore e annegare tutte le infinite miserie della carne” (Shakespeare) In Majakowskij, gettato in uno stato di estrema prostrazione psicologica dalla sua fede nella rivoluzione d’ottobre, tradita dall’avvento di Stalin e dai borghesucci sovietici, il suicidio (ma fu vero suicidio?) diventa l’approdo dopo essersi rifugiato in un corpo di donna. Questo fermento paranoico si ritrova nell’angosciata notte di HK che, “nella merda locale” intravede il sogno di una Napoli americana-seriale immaginaria dove l’immondizia reale coincide con l’immondizia mentale, dove l’onorevole con la pancetta e la farfalla esce dai bidoni della spazzatura.

“Viciè, nunn’a capisco cchiù ‘sta città” “In un fruscio di gomme attraverso Napoli orribilmente sola, orribilmente deserta come il sogno di stanotte tra letto e palcoscenico mentre la carne marcisce nei supermercati”

C’è tutta l’amarezza di una terra perduta e, con lei, il sogno del mito e della bellezza perché ormai tutto è monnezza, munnezza rinto e fore, senza più spirito né coscienza.

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“E chisto è ‘o mistero ‘e ll’omme”. E in questa notte da sballo mentale, tra schizofrenia e lucidità analitica, tra insonnia e sogno- monnezza, affiora il rimpianto, ossia il desiderio che si rinnovi ‘na bella jurnata.

“’Na bella jurnata è ‘nu suonno che continua con la realtà e ll’uocchie stanno apierte o ‘nchiusi ce è sempre ‘a stessa cosa.Un’armonia insomma di vita e di natura”

Eppure, in tutto questo sfaldamento della realtà, c’è una speranza che ha la chiara luce di certe favole, l’anticipazione di un futuro che prenderà nuova forza, forse, dalle donne. La dedica iniziale dell’autore, stranamente e straordinariamente, va soprattutto

“a chella…vecchia, nera, grassa a Mondragone……’a musica,all’intrasatte se facette comm’’a tarantella e subbit ‘a vecchia s’aizaje dal fondo scuro di vigneti assolati e di vicoli a ragnatela di cuntrora ‘nu sciato ‘e canzone attraversò vari decenni e animò il corpo della vecchia”

Questa donna africana, grassa, vecchia esiste rivivendo i riti magici e ancestrali della sua terra lontana dalla cui civiltà non ha mai staccato il filo. Ella, come la Mariposa, la donna farfalla di una tribù del Nuovo Messico, anch’essa grassa e vecchia, così magistralmente descritta dall’etnologa Clarissa Pinkola Estès, nell’ondeggiare della sua danza sacra, diventa Katsina , spirito potente. È la forza femminile fertilizzante che sparge polline ovunque, sulla mente e sui sogni notturni. In queste donne le sostanze naturali che si trovano nell’organismo vengono attivate da strati profondi dell’anima, quelli che noi abbiamo forse perduto per sempre. Tra questi, la danza rituale che ristabilisce un rapporto con il proprio corpo, lontanissimo dalla vana ricerca di una bellezza esteriore, carne da mercato alla ricerca delle luci fatue dei riflettori. Giulia Casella Sessa Aurunca, gennaio 2012 Officine Kulturali Aurunke 1992 - 2012

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MERIDIONALI TRIANGOLAZIONI SULL’INSOSTEBILE LEGGEREZZA DI HAMLET - MAJAKOWSKIJ (La scena comprende un fondale per retroproiezione angolato con una parete nera, un letto, un tavolino con una pistola ed una valigetta, bottiglie ai piedi del letto, vestiti per terra un filo di fumo da una sigaretta su un portacenere sul tavolo. Una donna bionda dorme sul letto, ogni tanto si sente la sua voce che chiede: Cerveza Monctezuma, por favor. Sul lato opposto alla parete nera sedie per spettatori-coro che intervengono come da copione ma anche a soggetto. L’attore HK recita rivolgendosi al pubblico-coro.) ------------------------------------------------------------------------------------ (Videoproiettore – musica- slide di testo) 1 a) AMLETO (o del dubbio lacerante) b) MAJAKOWSKIJ (o dell'entusiasmo tradito) e) HAMLETKOWSKIJ (o della lucidità inquietante della follia) 2 una triangolazione che incastra vetrini di memoria sotto l'oculare impietoso di un presente rifiutato

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3 narrazione sdoppiata che si dipana su di un assurdo binario prima di fondersi in un ultimo grido-sberleffo all'infinito sconvolto del poeta 4 un lessico-formula che, a tratti, evoca i suoni violenti della lingua dei vicoli della Città nuova che i greci di Cuma vollero intagliare nel giallo tufo campano di Pizzofalcone 5 di buon mattino Amleto si sveglia vicino a una puttana bionda 6 odori pungenti di ciprie sfatte che si mescolano al sentore acido di bicchieri sporchi in cui si è bevuto di tutto.. 7 in una clinica psichiatrica forse 8 unghie impietose laccate di rosso 9 serie infinita di situazioni esistenziali che ci violentano 10 confessione totale senza pudore 11 gesto che si sovrappone alla voce bestemmia del popolano ed al sussulto mortale della canna di un kalashnikov (d’argento) 12 un’anima di Dior su cui Majakowskij avrebbe volentieri fatto pipì 13

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la dilaniata figura femminile che evoca la puttana e la madre (quella presenza dall’altra parte dell'apparecchio telefonico, ma soprattutto dall'altra parte di tutto un universo di pensiero con le sue invalicabili barriere di furore) è pur sempre amore 14 in effetti una performance che l’autore vuole e scrive teatrale pur se il luogo deputato deborda dalle tavole di un palcoscenico per esplodere in un diario-delirio lasciando l’atroce dubbio -amletico s’intende- d’essere stati vittima di un raffinato quanto perverso gioco intellettuale 15 un gioiello rosso e nero fiore del male che qui è ancora rosa ed ha peli umidi Mario Buonoconto (in memoria)

* CORO- noi siamo il coro. come in Grecia siamo chiamati a soffrire per il pubblico, come le lamentatrici lucane, come le tarantate pugliesi, questo perché il pubblico deve andarsene leggero, purificato, come nel teatro del passato, presenza, testimonianza A- Prologo B- A Enzo che a Parigi canta su un sipario mobile a Rosalinda che scende giù per Toledo a quelli che approdarono a queste sponde greco-arabe e ci restarono per sempre a Giacomo Leopardi che a Napoli vide ciò che c'era oltre la collina di Recanati a Caio Luci1io che volle morire a Napoli rifiutando i funerali di stato a Memé che a Napoli vide una morta sirena come fosse a Los Angeles

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A- A tutti questi una lapide di pietra, la dedica dell'effimero, dell'evento senza sostegno magnetico o fotochimico, senza rete, faccia a faccia, acqua di parole bianche e nere ca spero ve rummane ncopp'o stommaco giacché troppo poco se soffre e troppo amore o troppo odio non si possano digerire facilmente. C- Ma soprattutto la dedica va a chella, a chella... Il 28 luglio a Mondragone, lido Pino d'Oro essa, vecchia, nera, grassa ca ’na seggia a stento ’a manteneva ’nu giurnale a ventaglio n’asciugamano ncapo senteva ’a musica d’’o stabilimento e se sciusciava con aria stanca e saggia. Ed ecco all'improvviso ’a musica cagna e cagna pur’essa ’a vecchia , grassa, nera ’mpizz' a ‘na seggia 'e plastica gialla. ’A musica all’ intrasatta se facette comm’a tarantella e subbit’’a vecchia s’aizzaje, dal fondo scuro di vigneti assolati e di vicoli a ragnatela di cuntrora nu sciato ’e canzone attraversò vari decenni e animò il corpo della vecchia che s'aizzaje comm’a ’na molla- ’o cuorpo viecchio di carne cascante nera- cominciò a ballare con lenta eleganza ritmanno cu ‘e mmani nonchalance inconcepibile, immagini venute da lontano ’a vecchia ballava con gesti lenti e misurati, ritmo d’amore ch’è natura d’ innocenza essa ballava ed era altrove: out,

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chella matina a Mondragone. Solo in pochi ci accorgemmo del fatto e aropp’’a musica cagnaje e ’a vecchia s'assettaje continuando a se sciuscià CORO- A essa, a essa…. ------------------------------------------------------------------------ (Pausa, cambio luci, musica) ------------------------------------------------------------------------- A- E cchist’è ‘o mister’’è ll’omme ca Ddio ’o spirito nun fernette mai e ce rompere ’o cazzo. Nun ce sta “arint” ’o spirito e nun ce sta “afora” ’a cuscienza, niente ce sta. ------------------------------------------------------------------------- 1 HK- .. ecco diecimila televisori e diecimila computer si accendono improvvisamente alle quattro del mattino e sia, parliamone così comincia la storia non perché l'odio sia spento ma perché ora nascono le parole della scena in un motel di Durango infine dove ti chiedi chi è la donna che sta con te all'alba, di chi la carne su cui sei passato il fatto è che non puoi vivere la tua vita senza che tentacoli di inquinanti piovre s'attacchino ai tuoi fianchi trascinandoti verso mortali pomeriggi facendo finta di fare, di fare..

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più tardi, forse, al sole puoi liberarti dei tentacoli e buttare tutto sui furgoni della spazzatura che si inseguono sul ponte di Brooklyn più tardi, forse, Amleto gioca con un elicottero Wladimir gioca con una pistola Amleto cercava qualcosa nella merda danese e noi seguiamo lui nella merda locale Wladimir avverte l’urto della vita quotidiana e aspetta di chiudere l’incidente triangolazioni, triangolazioni e intanto posso assicurarti, maledetta, che tutto sta andando per il meglio perché li vedo di notte dormono e di giorno lavorano senza ambizioni piacciono alle mogli e fanno discorsi né stupidi né intelligenti e solo io e tu, forse, vedimmo ’e marinai americani che volano, volano, mmiez’’e cornicioni ’e via Partenope e vanno a sbattere ncoppa ’e vvetrine ‘’e via Roma e intanto passano le notti sull'onda dei giorni confondendo le date verso... è forse tempo che le talpe sottomarine prendano il largo?

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vedo che la luna ormai cammina sul pomodoro delle vecchie rivoluzioni in silenzio marcisce sui consigli comunali del Sud sulle contee di Walt Disney e si spegne -ovvero si astuta sulle unghie spezzate di una puttana messicana che assomiglia alla madre e ’sti femmene nere c’’a faccia secca d'alberi e cu ‘e mani mmane a cui bisognerebbe rotare nel petto un coltello da macellaio e … silenzio dalla mamma malata passano frusci i di gente e bisogna andare via, via, fuori a cantare sulla strada a vedere come muoiono i bambini e per fortuna la notte è venuta bella, insinuante, calda e la folla per le strade di Las Vegas si stringe all'umido del cielo e tu, dormi ma non puoi sognare che gialli confetti e spingole dint’’e braccia e io servirei, dunque a dare la vita a grandi seduttori tra un'orgia e l'altra tra una crociera e l'altra servendo bourbon annacquato nella notte del Bronx o meglio qui, stasera a scoprire che il cuore di una ragazza bolle nel suo sonno alcolico e io resto un frammento pietrificato.. di una vecchia estate e ncoppa a ’na bustina ’e minerva nu nummero ’e telefono

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è ormai senza valore 2 CORO- ingorgo di lengua Messico e nuvole interno americano apologia al nero delle madri meridionali ma che vvò stu giovane dissoluto che cerca l’assoluto ma nunn’’o ssape: oggi la rivoluzione è il casting alla televisione HK- e allora? e allora? a voi tutte che siete piaciute e piacete che al mattino con sicuri gesti disegnate la vostra durezza femminosa e uscite da un monitor travestite da sogni con la vostra anima da passerella un'anima di Dior su cui Majakowskij avrebbe volentieri fatto pipì a voi, per voi agito la mia testa come una coppa di champagne alzo gli occhi inflazionati d'amore e di flash a parte il fatto che spesso, troppo spesso, mi chiedo se non sia meglio trovare il non essere in un fiore di piombo ma avvenga in modo casualmente teatrale un kalashnikov d'argento no, non credo di essere un conservatore né destinato ad esserlo... sono solo un solista dell'addio in ogni caso, nel concerto presente concerto di memorie e di monnezze letterarie ecco, chissà perché mi viene in mente D'Annunzio-Rambo che raduna nel circo del suo cervello liberty schiere di donne di Francesche Bertini di Angeline Joly

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contesse baiadere commesse di piccoli e grandi magazzini amazzoni col mitra mani sulla fronte trash... all'anima e chi ... da un occhio all'altro, ecco, allargo il mio sorriso teatrale certo qui dal palco le cose hanno una prospettiva diversa e deludervi adesso sarebbe atroce e allora? travesti la notte di antiche nozze e di corpo in corpo effondi la gioia gioia a Las Vegas dopo una notte di tutto bottiglie e bottiglie su per le scale e nel letto che nessuno di noi scordi quella notte! che nessuno di noi scordi quella notte! giacché tutti abbiamo giocato a Las Vegas, tutti, anche tu uomo di via Salita a Poggioreale che fai il bidello a Caserta col giaccone di pelle grigia e vinn’’e rilorgi, ll’accendini, marrocchino-napolitano, uomo massa che pure vai a messa e non lo sai, tu, voi, tutti, che stasera suonate il pianoforte della mia colonna vertebrale un poco artrosica ma pur sempre colonna d'artista sperimentale con contributi pubblici e privati e dove andrò, dunque, a nascondere il mio inferno, dove (come si suol dire) se non nella folla

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dove tutti sono nessuno e dove ti nascondi tu, maledetta, vampiro inconcepito.. e questo pensiero striscia via dalla bocca con grumi di sangue io sono qui con voi perché non so con chi andare alla festa con chi camminare per le strade che sono troppo strette per la mia gioia è tardi... e la festa è ormai lontana, sentite le voci, le risate, parole d'amore e d'affari al ventitreesimo piano a Manhattan per tutto c’è una tecnica d'approccio tecnica di dialogo tecnica d'amore tecnica di avanzamento sociale tecnica di nettezza urbana... sul ponte di Brooklyn al mattino presto nel sole una fila di spazzatrici trascina i residui civili verso il mare costruendo nuove penisole e Dio è soddisfatto e invece ogni notte fino all'alba l'orrore che il sangue esca dai rubinetti sconvolge migliaia di uomini di donne tremanti e grida, grida telefoni che squillano

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ambulanze trasfusioni telefilm concerti sassofoni, quando sorge la luce. non ho bisogno di te nessuna cioccolattosa comprensione tra poco creperò, Ofelia è già nel fiume, serrerò la bocca e sarò puntuale, Dio non tarderò di un minuto nato di novembre ho il destino segnato dalla luna del falco novembre, il freddo mese dei segreti come disse il vecchio indiano hopi come disse la vecchia di via Montecalvario voi direte di avere nostalgia ‘e cose ca nunn’avite mai viste e mille diamanti scolpiti dal vento mille giorni di paura alcolica di sogni sudati e di viaggi attraverso la vita che è la lunga strada per Denver le parole d'amore non sono vane e voi qui stasera rilascerete una dichiarazione di affetto sconfinato altrimenti vi bacerò sulla bocca, tutti, fino all'alba, finché non resterai che tu sola e io ti inseguirò di città in città anche se andrai di là dal mare ti bacerò attraverso la nebbia di Londra con le labbra di fuoco delle insegne di Broodway il fatto è che

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non vi sono leoni che escano dalle vostre teste e io sono costretto a restare qui con te maledetta odore di sudore e di Chanel fruscìo di nylon bocca bruciata affonderò nella tua vita mi muoverò dentro i tuoi progetti finanziari leccherò la tua anima azionaria carne rosa e nera di peli umidi umida bocca e mani umide scendendo e salendo tra i tuoi notturni trasalimenti frugando tra i seni con la lingua secca di parole e vai, dentro, sempre più dentro la noia e paesaggi, parole, musiche, strade fino a che non gridi gridi un finto desiderio di morte e finalmente finalmente accendi il televisore inconscio e parli del futuro... ma che me ne fotte che me ne fotte avete avuta la vostra catarsi a prezzo di svendita e intanto guardatemi io getto su di voi la mia gelosia, l'invidia il sesso pronto ed ecco l'occhio morente del toro adesso, adesso, come uno schermo da trenta pollici dove faccio la pubblicità a Stratford all’Angleterre Hotel alla regione Campania forse io sono forte

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forse hanno bisogna di me e mi ordineranno: muori sullo spot! 3 CORO- corpus Amleti, nicths, nichts corpus, la psicologia è la scienza del comportamento si va dallo psichia-logo-lista quando si hanno problemi che impediscono una normale vita quotidiana ma per Wladimir la barca dell’amore si è spezzata contro la vita quotidiana e allora? ah, questi meccanismi consolidati di un’esistenza levigata.. Wladimir ti hanno ucciso, ucciso.. HK- continuando, continuando, facendo finta di svegliarsi facendo finta di recitare di svegliarsi in qualunque modo in un motel di Durango... o meglio di buon mattino Amleto si sveglia vicina a una puttana bionda con la bocca che sa di bourbon e si accende una sigaretta francese e si accorge che dalla finestra si vedono i grattacieli della trentesima strada e... non avresti mai detto che laggiù verso l’East River cresce l'erba e la finestra è quella di una clinica psichiatrica del New Jersey-Frattamaggiore -signò pigliateve ’o ccafè mi sveglio sempre con la sensazione di trovarmi su una nave. con tre marinai negri che lavano il ponte a ritmo di tip-tap

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e... pronto, mamma, mi senti.. il cielo sopra Hong Kong è grigio pensavo di venirti a trovare... ti fa piacere se vengo? si, parto subito ... vivo solo certo che ti voglio bene.. ah è solo per un anniversario che ho messo su questo spettacolo questo carnevale privato fatto di reciproche ipocrisie mentre il tempo cade verso la luce e niente conta se non il desiderio di nasconderai in un corpo di donna Amleto guarda dalla finestra... Wladimir grida: Maria, Maria, Maria e vede le nuvole in calzoni ci sarà l'amore? e sarà grande o piccolo? tra letto e palcoscenico la prospettiva è stimolante è un viaggio che non finisce mai malgrado non canti Steve Wonder e non ci siano affreschi apache alle pareti del teatro il fatto è che mamma! tuo figlio è magnificamente malato e può capitare... Viciè nunn’a capisco cchiù sta città in un fruscìo di gomme attraverso Napoli orribilmente sola orribilmente deserta come il sogno di stanotte tra letto e palcoscenico mentre la carne marcisce nei supermercati

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e un fiume di plastica rosa investe i disoccupati che ingrassano vicino alle vetrine cinematografiche come potrei spiegarti questa situazione terrena, terra-terra, a te basta una assicurazione sulla vita è la domenica dopo pranzo che si litiga in famiglia tu sai cos'è una Luger Blackhawk? sognavamo i treni della Southern Pacific e i passaporti blu e una bugia di tanto in tanta non fa male e se c'è sangue sulla cravatta forse è rossetto potete dire che sono un freddo assassino con gli occhi bruciati dalla polvere da sparo eppure eppure io vi rimbocco le vostre coperte mentali e forse tu mi ameresti di più se non dovessi uccidere questi signori per vivere e... ci siamo tutti nel viaggio io, voi testimoni e... cosa succede nella vostra pancia nella vostra testa nel vostro sesso giacché vi siete avventurati in una saletta teatral cinematografica

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che è luogo sempre più pericoloso... in un triangolo tra un paranoico di carta e un poeta che voi, si voi, avete sistematicamente sfottuto… e recitando si scende giù in fondo in fondo e si fa scena sound rebound soul make up mariage mixage e talvolta recitando si sale si sale sempre più su tenetevi forte... musica! 4 CORO- il nostro immaginario è americano-seriale condito in salsa di canali commerciali ma l’immondizia è reale vira a mezzogiorno esterno giorno interno effetto notte tra immaginario e reale c’è una coincidenza il sogno ormai è monnezza e la monnezza è sogno in termini più veri: l’immondizia reale coincide con l’immondizia mentale HK- per una donna sempre si paga non fa niente se non ti vestirò con un elegante vestito giapponese ma solo col fumo della mia sigaretta

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si, scorderò questa notte, l'evento chiuso nella camera di un motel di Durango con un foglio di carta, la TV accesa la pistola sul tavolo con voci orribili di cartoni animati mentre geme il vento dal mare, dal deserto bisognava conoscere Marguerite Duras in Indocina, a vent'anni un traghetto attraversa il Mekong un traghetto attraversa il Mekong ho paura che questi pensieri possano avverarsi sul serio e dovremo tagliarci la testa con una sega elettrica purtroppo io vengo da una provincia del Sud dove per sopravvivere bisogna tendere lo spirito filosofico dell'anima e chi t’è muorto sopra un precipizio come su una fune e fare l'equilibrista, il giocoliere e succede poi che l'amore consuma la fune e l'eco degli applausi rimbalza nei vicoli dei paesi dove i ragazzini bestemmiano prendendo a calci i bidoni della spazzatura da cui esce l'onorevole con la pancetta e la farfalla c'è una diversa prospettiva da questo posto ma vafammoccaammammeta

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questa sera ho spremuta, come si dice, la mia disperazione fino all'ultima goccia …di sudore ma lasciamo perdere mi avete offerto le labbra o testimoni con molta indifferenza e io le ho sfiorate ghignando mi è sembrato di baciare in penitenza un monastero un bicchiere di birra gelata con dentro una sirena che apre continuamente la bocca in modo osceno e va bene, okay ci siamo tutti guadagnati il silenzio eppure tutti hanno saccheggiato il mio cuore cercando i regali di Natale il caldo delle parole gli sguardi rassicuranti i ristoranti cinesi l'autoroute du Nord i paesaggi marini il mare che straccia il delirio che inchioda i passi sul palco l'immagine sullo schermo la carta con le parole ma chi se ne fotte chi se ne fotte! lo so che mi sparerete addosso senza rancore un ornamento della festa tutti condannati a godere, a godere.. e io non potrò spiegarti

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maledetta perché i furgoni della spazzatura si stanno allontanando per sempre nel sole sul ponte di Brooklyn e intanto ti strappi la parrucca bionda e la getti sul pavimento ti scolli le ciglia finte la pelle umida di sudore un asciugamano azzurro intorno al collo lo slip nero e vieni avanti vieni avanti con la pistola e gli spettatori cominciano a ballare mia madre mi diceva sarebbe il paradiso se tu tornassi a casa mio figlio mi diceva sarebbe il paradiso se tu tornassi a casa e questa e l'ultima scena CORO- l’attore vive per il finale, l’ultima scena è quella che più si ricorda, se poi il finale è la summa di sogni ricordi e ossessioni allora veramente l’attore vive delle sue passioni HK- e questa e' l'ultima scena ci si arriva sempre un prestigiatore spinge l'attore due passi più in là e spara e l'arcobaleno si innesca sui vicoli del paese una risata Wladimir chiude la porta e spegne la luce puzza di fumo… Amleto guarda la puttana messicana

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e avverte un urto nel petto e solo ora mi rendo conto che mi hanno sparato addosso con un certo sollievo comprerò le bretelle rosse e andrò a Rimini e a Berlino sui palchi la sera con te ci faremo due risate mentre sparano dalla veranda e la voce di Tom Waits risuona nei sobborghi di New Orleans-Sanità ma dove, dove andrò a nascondere il mio inferno mentre di cento soli arde il tramonto, come si suol dire e luce, troppa luce sempre mi piace qualsiasi luce è meglio del buio del buio del buio fine maledetta fine (La donna intanto si è svegliata prende la pistola- scena di uccisione di HK- poi si avvicina alla valigetta, la apre, esce una luce violenta – calo di luci- dissolvenza- poi tutto sulla musica dell’inizio.) ------------------------------------------------------------- A- Finale B- Ma che d’è ’na bella jurnata? È ’na jurnata qualunque lunga, azzurra, serena e senza nuvole,

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rispecchio di cielo chiaro aria fresca di verde crepuscolo. Senza rumori violenti solo voci amate facce familiari quando tutto si accetta senza calcolo, ca nun po fa' male. ’Na bella jurnata è ’nu suonno che continua con la realtà e ll'uocchie stanno apierte o ’nchiusi ca è semp’’a stessa cosa. Un'armonia insomma di vita e di natura. CORO- Ebbene, tutto chesto nun ce sta cchiù, la bella giornata si e' dissolta squagliata comm’a ghiaccio sott’’o sole ed è rummasta l'acqua acqua di pioggia grigia e nera. C- L'orizzonte tene sempe ’o stesso culore ed è inutile aizzarese d’o lietto pure si fore ce sta nu bello sole il dormiveglia è chillo d’a malatia d’o respiro affannuso e d’o sudore che stilla p’’a schiena. E sul comodino sigarette spente con strani profumi e nterra buttigle smezzate e tazze e cafè annerite. Le ferite sono aperte e non si rimarginano, la stanza è un acquario con vecchi sospesi che fanno gesti lenti e dicono il futuro

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e fore ’na tarantella 'e colpi e allucchi ma nunn'è Piedigrotta è solo la nuova fortuna dei tempi. CORO- Così, da una persiana chiusa Angelo, in un raggio di luce ha quasi visto il pulviscolo del cosmo il fermento delle molecole e le parole che precipitavano precipitavano, precipitavano… A- E cchist’’è ’o mister’’e ll’omme! ------------------------------------------------------------------------- Riferimenti a: W. MAJAKOWSKIJ, Opere, Ed. Riuniti, Roma, 1958. W. SHAKESPEARE, Tutte le opere, Sansoni, Firenze, 1964. E. MOSCATO, Quadrilogia di Santarcangelo, ubulibri, Milano, 1999. ------------------------------------------------------------------------- Officine Kulturali Aurunke 1992-2010

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SOTTO IL CIELO DEL SUD Avete visto mai il cielo del Sud certi giorni di tardo inverno... Ah! Ho trovato il tempo di guardare il cielo perché sono una donna, semplicemente. Una donna che guarda il cielo.. certi pomeriggi di febbraio, già un odore di primavera.. quando ci si ferma, ci si ferma, si stacca la spina, stop- e allora ecco il cielo meridionale della nostra infanzia, della nostra vita.. e allora? Allora, allora ..nun- me- ne- fotte- cchiù- ’e- niente: punto zero, chi è dinto è dinto e chi è fore è fore.. e io ... stongo fore! Out. Vecchia storia, signori, vecchia storia, già scritta e recitata. Ma il problema e che ritorna, ritorna, come la vita: 'a munnezza cambia di secolo ma è sempe 'a stessa, sulo che adesso è più patinata, più ammacchiata come si dice, ma sempe munnezza è. (Musica)

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Comm' bella sta musica.. ah ’na tazzulella ’e cafè comme diceva Eleonora spruffunnata in una cella della Vicarìa.. ma il problema che oggi nessuno più ti uccide, ti taglia la testa- rullio di tamburi, rumori di ferri, rombo di carrarmati, colonne in marcia, abbiamo perso la battaglia dell'Ebro, sangue e macerie di cui abbiamo sentito parlare, muti ci stringiamo nei nostri gelidi letti, reduci da sogni violenti, al bar una parola, una sola, niente da comunicare, l'equipaggio non ha nulla da segnalare, la periferia risponde all'appello, muti cimiteri meridionali pieni di mimose, troppi fiori e troppo mare, ne abbiamo avuto abbastanza. Cosa diremo a nostra madre quando ci darà un ultimo sguardo... Voglio che mia madre dica una parolaccia, che urli sulla mia vita, che mi chiami stronza perché ho osservato tutte le regole del gioco, perché è uno schifo far portare i gigli ai bambini, perché restiamo muti ad osservare il fumo della sigaretta dopo il sudore dei corpi, dopo parole smozzicate, dopo il sussulto delle carezze ... e quella paura che sulla punta delle dita ti guida verso insenature d'erba a cui il vento cambia colore, ma più da vicino, da vicino, osceni scorpioni che si accoppiano velocemente e poi si suicidano infiggendo, con un secco movimento, il proprio pungiglione nella giuntura delle scaglie: un tremito violento, si rivoltano con la pancia all'in su, e poi rimangono immobili mentre arrivano insetti necrofori.. Ci si perde, ci si perde.. cumm’è bello stu cielo del Sud. (Musica) Rice: "..una mattina gregorsamsa si trovò trasformato in insetto." Rice: "..natura, natura perché di tanto inganni i figli tuoi?"

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Rice: " ..ai em a vertical ..." Rice: " ..io sono impegnato nel sociale" Rice: "..io diverto e aiuto a capire quello che succede." Ma, molto umilmente, chi-te-muorto-aiuti: TU SEI QUELLO CHE SUCCEDE! NOI siamo quello che succede. E io cosa "succedo"? (Musica) Ma vi rendete conto, vi rendete conto in che epoca stiamo vivendo? Ah, interessante, troppo interessante.. voi tutti potrete dire: io c'ero quando ci furono grandi cambiamenti: muri che sono caduti, partiti che sono caduti, simboli cancellati, banche ingrossate, disoccupazione scoppiata, aggregazioni e ammucchiate, intellettuali allineati, seh, pronti per essere fucilati, poeti ammutoliti, politici scappati, politici arrestati, la zia di Pasquale col femore fratturato, tasse aumentate, computer molto diminuiti, ma la televisione, core de mamma soia, a chi, a chi crederanno le massaie rurali, a chi daranno il loro cuore i pastori sardi, i metalmeccanici napoletani, i mobilieri della Brianza, e Fausta, mia nipote, che occupa tre stanze... (Musica) Vedo fiumi di gente, lunghe teorie di gente che aspettano, vado veloce per strade urbane, file infinite di macchine, velocità, una porta … sono in una realtà virtuale, spettacolo ineffabile della nuova vita informatica, i vostri desideri saranno tutti realizzati sapete.. tessere magnetiche, bancomat, ticket, rocket, target,

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ma che succede.. non c'è accesso.. cosa.. la parola d'ordine password.. io.. non ho la parola d'ordine.. il paradiso per una parola d'ordine.. vi prego.. qual’è la parola d'ordine.. oddio ho dimenticato l'estratto conto! (Musica) E un giorno vi parlerò del popolo, questo popolo che ormai non ha più parole (sell'anno arrubbate tutte quante!), popolo che sta bbuono e se ne frega, popolo ca sta male e nun tene voce, popolo che vuole cambiare, ma cosa vuole cambiare, cosa, niente, nulla. (Ritmando) Cuncettina sta nchiusa tutto ’o juorno Dint’all'appartamentino e cucina e lava e stira e s'apparecchia ogni tanto e esce ogni tanto e s'’’a piglia ’o marito ’a notte, ogni tanto e se vere ’a televisione, ’a matina, o juorno, ’a notte, e tene ‘nu solo desiderio ca le coce- ’a matina - o juorno e ’a notte e vuole una casa a beverliills ’na figlia ca se chiammasse samantha ’nu marito ca se chiammasse ridge e spenne, vuole spendere, spendere, spendere, e s’accatta ‘na pistola e vota pe ppippobaudo... cosa deciderà questa donna, sorella sperduta nella nebbia....cosa.. addio, addio, addio, guuudbai, bai, bai. Comm'è bella 'a staggione, comm’è bella ’a cadillac, comm’è bello Vicienzo ca s'è sparato mmocca pecché era troppo felice e oltre la felicità che ce sta? Niente, niente. Comm’’e bello stu spitale chino ’e terminali- ca nun songo computer, no, ma persone, gente ch’adda sulo murì, comm'a tutti quanti, sulo ca loro ce song'arrivati e ’o ssanno, e si ’o ssanno allora.. musica ..

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(Musica) Ieri mentre ero al consiglio comunale quasi ho toccato la storia. Ah, una sensazione di onnipotenza.. no, tutti in democrazia possono fare la storia, la storia sta llà, aspetta solo che uno la faccia, voi la volete fare? Ma già la fate stasera, qui, signori miei eh.. si stiamo facendo la storia di questo grande paese, stiamo discutendo, io discuto, ma in fondo voi pure, sui massimi sistemi, eh si, non vi preoccupate, bisogna solo inventarsi dei problemi, un nemico, l'avversario, eh si, fatevi un avversario, qualcuno che so, da odiare, e costruiteci sopra una teoria, l'importante che ci facciate molte chiacchiere attorno, che mettete che so, dei manifesti, fate interpellanze, scrivete libri, articoli, oppure eh, il massimo della storia, l'apoteosi, con le nuvole, l'aureola, le tuniche azzurre e i canti gregoriani, si, un'intervista televisiva, qualunque canale, o una trasmissione intera.. un'ora di televisione.. e i vostri nipoti, sui libri delle medie e delle superiori il vostro nome, eh la storia, come una malattia subdola, virale, vi si insinua nel sistema circolatorio, si incomincia davanti al bar, poi l'articolo, la conferenza e poi il massimo: ma si signori, maurizio-costanzo-sciò, sciò, sciò, sciò, sciò... ma che vonno sti cciucciuvettole! (Musica) Una donna guarda il cielo del sud, questa immenso coperchio di stelle, profumi d'erba, vecchi amori... abbiamo bruciato la nostra vita credendo in un sogno.. compagni di viaggio, compagni di viaggio .... notti e giorni tra sigarette, maglioni, scarpe da ginnastica, caffè e gente, gente, gente.. strategie, slogan, cortei.. abbiamo navigato in un mare di fotocopie e siamo approdati a chi-songh'io-e-chi-si-tu.. ma chi siamo noi...? Oggi tutto si confuso nelle nebbie di vudiallen, si ombre e nebbie.. la vedete questa nebbia che sale, sale dai televisori, da notti urbane, da inverni tenui tenui.. fumi che vengono da squarci nella madre terra, dai copertoni bruciati sulle strade, da automobili bruciate, da villaggi bombardati mentre mangiamo il dessert.. fumi, miasmi irraccontabili..

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fumo e nebbie.. E gli amici, li vedo tra la nebbia, camminano tutti decisi.. dico i loro nomi che sono parte della mia vita di donna, li ripeto, ma loro vanno, vanno disinvolti, ognuno con un fine, con uno scopo chiaro. (Tra il pubblico) Eccola.. lei lotterà fino in fondo, c'è una spada alla sua vita, i suoi capelli sono fiammeggianti, porta delle carte in una mano e un codice.. Più indietro eccoli, sono loro, si muovono veloci tenendosi per mano, dicono di si e di no alternativamente, arriveranno presto. E ancora, sono tutti amici, ma il loro volto fisso, hanno capito tante cose. Io, invece, la donna che guarda il cielo del Sud, vede che diversa è la sua sorte. Questi amici non mi vedono più, credono che ci possa sempre essere un'italia-germania-quattro-a-tre. Che si possano raggiungere posti pieni di sole e di gente libera. Seguono il cammino-slalom costruito sul percorso, giù fino in fondo. Non mi guardano più, navigano, approdano, sanno, parlano, ridono, smorfiano, tradiscono, e forse uccidono, si, li ho visti più da vicino, hanno coltelli e pistole nascoste.. oddio.. io non ho nulla, guardo il cielo e guardo la terra, non potrò mai combattere contro di loro, non potrò mai guardarli negli occhi e intanto affondargli il coltello nel ventre.. io li abbandonerò nella loro nebbia, io mi perderò nel fumo che sale dalle strade, guarderò i morti sull'asfalto e avrò pietà, forse mi fermerò, forse mi fermerò.. mi sono già fermata.. non mi prenderanno in ostaggio, cercherò di uscire da questa fiumana di corpi, da queste ombre ingioiellate. (Risale) No.. finché c'è confusione c'è speranza..non è vero... per quelli.. diomio, quanti sono, che vogliono arrivare sui confini della storia per cambiare finalmente il guardaroba. Io non potrò combatterli, ma non sarò un ostaggio, sarò una donna che guarderà il cielo e la terra e finalmente potrò bere una cocacola intera. Ah, l'amore, l'amore.. (Musica) E allora andiamo, io e io, andiamo.. ma vi siete mai chiesti dove va, ma addò va tutta sta ggente? Vanno, con grandi macchine, con grandi trucchi, con grandi parole, vanno alla grande, vanno, vanno, tutti.. lo

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sapete dove vanno? Dove vanno casalinghe, impiegati, politici, ragionieri, commercianti, pittori, attori, disgraziati, nevropatici, psicopatici, isterici, paranoici, schizofrenici, scrittori, giornalisti, giornalai, lavandaie, e poi.. apostoli, martiri, tanti martiri locali e nazionali, santi, comparielli camorristi, artisti, magistrati, altolocati.. dove vanno, ma addò vanno... ma .. si.. vanno al MER-CA-TO. Oh, un cammino di luce , un profumo di gigli, ecco, venite, il luogo magico il futuro del mondo, la gioia delle future generazioni, con garanzia divina s'intende, mica ’na cosa accussì.. eh IL MERCATO: una grande radura lucente, larghe strade con marciapiedi mobili, palazzi illuminati giorno e notte, specchi dappertutto, musica dappertutto, felicità dappertutto.. silenzio, non profaniamo, ecco tutti comprano eh, tutti vendono eh, tutti comprano e vendono tutto, merci colorate, merci impacchettate e nude, merci vegetali, animali e .. merci umane.., uomini e donne in confezione regalo, i bulite-o-i-gghietto, razze diverse a prezzi diversi, grande varietà di scelta.. e, in fondo, in alto tra le nuvole, tra due città Standa e Upim ecco, inchiniamoci, un grande monitor celeste, schermo superpiatto a cristalli liquidi, tecnologia digitale matsuscita-mitsubisci-tojota-givuss-nec, un grande schermo in cui ci sono tutti, ma proprio tutti, dai martiri ai ragionieri, soprattutto ragionieri, e c'è una musica solenne e commovente e una voce da brivido, forse quella di totoriina che dice: IO SONO IL VOSTRO SIGNORE E PADRONE E NON AVRETE ALTRA LEGGE SE NON QUELLA DELLA DOMANDA E DELL'OFFERTA CHE REGOLA IL PREZZO. (L'attrice canta una canzone di Nino D'angelo) Periferie, periferie del grande impero, strade secondarie, paesi di campagna e, ogni tanto, grandi discariche di sogni, sogni di camorra e d'arte, grande circolazione di capitali, sogni atomici e sogni rivoluzionari.. Periferie della mente, derive di umane speranze e cimiteri interminabili, ma di tutto ci trovi, di tutto, solo pazienza ci vuole.. Periferie ferme all'800 con piccoli umani che si sforzano di pestare sulle tastiere dei computer… E così la piccola umanità.. una donna ferma sotto il cielo meridionale, si ferma, prova un paio di occhiali a specchio, molto moderni, proprio adatti, occhiali in cui lo sguardo non si tradisce se sguardo d'assassino o di santo.. occhiali a specchio riflessi speculari di cielo.. Una donna che è madame batterflay, che si siede all'orientale e si trucca, che volge le spalle al mondo, si trucca lentamente mentre sale

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la musica (esegue) che ricorda la sua giovinezza, le sue periferie mentali e il suo sogno americano e il grande amore tradito, tradito, il suo popolo tradito, il figlio che non vedrà più, si, (si gira truccata) perché nessuno ha visto che nasconde un pugnale... che.. guardando la grande finestra a nord, i mandorli sono fioriti e il cielo, sempre meridionale, lentamente si infigge, molto lentamente, molto, assaporando la vita in un grande dolore, si infigge il pugnale nel petto e lentamente, sempre, si accascia al suolo (esegue). (Musica) (Si rialza) Ma non così, è solo Cronemberg, un film recente, storie, sempre storie di donne meridionali sotto cieli meridionali mentre i gigli marciscono insieme a carcasse di animali morti, la sabbia piena di insetti e laminati di poliestere che bruciano, bruciano come una metafora infernale.. Macchine sempre pi grandi, supermercati sempre più grandi, psichiatri sempre più ricchi, sempre… (Musica finale) Piccola donna ferma sotto il cielo meridionale.. Diventeremo clandestini e inventeremo la pace, un silenzio senza sottofondi di domenicain fiori artificiali e leggere camicie di cotone tazzulelle di porcellana leggera, quasi trasparente ’e cafè niro niro stanze quasi spoglie e legno di sandalo (musica) ho sentito le sirene di Eliot, ve lo giuro, le ho viste cavalcare onde spumose pettinate dalle maree, vi assicuro che le ho udite cantare ma non cantavano per me questo è certo (musica) ho sentito il mare percuotere il mio cuore (musica) ho sentito che stanno distruggendo il passato

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per cancellare il futuro.. si, e noi allora diventeremo clandestini del presente, come stasera, qui, dove giochiamo la nostra vita dilatando un momento, qui, dove io, la donna che guarda il cielo meridionale può scegliere di morire, di guardare di giocare di fuggire o forse- destino di tutti- di amare. Au revoir. (Per Giulia Casella - 20.2.95)

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AURUNKA BLUES (Primo movimento- andante descrittivo) ah si venuto! e che si venuto a ffà? in salita dal mare alla collina respiro c'affanna e viento c’assecca ’o sudore a giro d'uocchie un grande disegno d'orizzonte terra fiorita e ombrose macchie pioppi timidi e querce annose geometrici frutteti e spianate innaturali solitari villaggi uliveti argentei

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su greti dilavati rivoli sotterranei 'e schiuma bianca 'e morte civili discariche fumi e indicibili umori dismessi arredi purulenti tra polvere e ronzii d'insetti rari rumori folate marine da spiagge ferrose il mare è lontano lontano tutto è campagna distesa di colline dilatazioni mentali mura calcinate di paesi spopolati sta terra nunn'è fatta per chi ha l'anima di vento Silvia Plath, Rimbaud, Moscato no suo naturale destino è l'abbraccio mortale sabbie mobili per l'anima pesante che affonda appestata e rancorosa rantoli e deliri tra apoteosi estive inghirlandate di rumorose bande musicali (Secondo movimento- mosso estenuato) allegre brigate su baccalà volanti sorvolano leggiadre distese d'immondizia bruciano manifesti

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nei vicoli senza cielo vicoli di miasmi sanguigni cumuli di pomodori marci suppellettili infettate di appartamenti abbandonati finestre di plastica inchiodate e lamenti senili esalazioni come residui di storie gloriose erbe e fiori selvatici tra vecchie macerie e antiche mura illusioni che la natura sistematicamente si è sempre incaricata di smaltire campusant’’e campagna che non sbadigliano alla luna ma semplicemente spariscono dint’’a campagna campagna a ondate comm’’o mare radici attuorn’all'ossa fiori gialli che spuntano da occhiaie scafutate eppure eppure di pomeriggio avanzato un'ora neutra s’appicciano ’e lampiune di Piazza Mercato i colombi d'un volo improvviso disegnano il cielo (Terzo movimento- descrittivo sostenuto)

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una tregua ma proseguono le voci sempre le stesse da trent’anni riempiono la piazza tra trent'anni saranno le stesse storie di tradimenti e di potere personaggi di collaudate scene ancora fino a che la natura non li prenderà come sempre in carico nel tempo dell'ignavia libri tiatri musiche comm’’ panni americani spasi ’nterra bancarelle di sogni di seconda mano ’mbruscinate illusioni rrobba a buon prezzo insomma crastule paranoiche rassicurative che lievemente eludono la domanda se ci sono domande eludono la storia ma la storia è andata sperza tra eternità qualunquiste famiglie sempre le stesse e grandi rassicurazioni religiose io i soldi la famiglia

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io Dio la famiglia io la politica la famiglia poche variazioni artisti camorristi onorevoli santi in marcia e questi contadini che bisognava rinchiudere anche loro nel carcere di Turi dieci venti anni fino a che ’a terra fosse addiventata ’n’ata cosa ah si venuto si venuto p’’a festa e che te crir’’e truvà? (Primo intermezzo a gioco) girandula girandulella ma quanno si nata e quanno mai si stata accussì bella statte zitto fa tutto annascuso ca 'o munno è brutto e 'o purtone

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è meglio ca resta nchiuso (Quarto movimento di speranza) non sono palme ma frasche e rami ulivi pac’’e niente rami verdi e grigi nfus’’e vernice argiento accussì accummencia 'a Passione ca ogn’anno simm’ancora vivi e ringraziamm’’a Maronna ’a vesta nera spine sangue chiuovi martiello ah chisto ninno è Gesù ’o tengo mbraccio m’’o cunnuleo e cola ’a cera p’’e basule d’’o vico ’a llumata Chist’anno è cchiù ricca ma il fuoco il fuoco ancora fredda è ’a staggione e semp’a stu posto

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nun me ricordo ’a quant'anni ce scarfammo primma d''a cantina venne e vanno senza requie tra cchiese e cchiese venne e vanno parlano pregano mangiano nciuciano bruciano vanno e venno ma il fuoco ’o ffuoco Chist’anno è alto ’o cchiù bello è chill’’e piazza Mercato ma il ramo d'oro e la fanciulla pallida che lo tiene anche quest'anno sono fuggiti col vento primaverile vanno angeli neri bancarelle luminose statue pesanti zucchero filante volti sudati lampi fotografici donne alluttate ah la paura diavolo a serpente te passa p’’a schiena s’nsinua mpietto e t’assecca nganna

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e llurdemo sciato è solo na preghiera ’a stessa ‘e quann'ieri piccirillo e chest’è tutto (Secondo intermezzo a gioco) scorreno ’e juorni pazzianno e rerenno e scegne stu scuro ma senza paura parole comm’’a ccunt’’e ninni ’a vernata è passata scrocche rosse nfaccia ’a Maronna comme s’è fatto tardi comme s’è fatto tardi (Quinto movimento lirico- brillante) allora comme te fà ll’aria? che è... te si perduto? ma chi ’o ssape chi ’o ssape c’’o quartiere è in discesa Carmine S. Biagio Maciello e ncopp’a tutto vico Sant'Antonio nun ce sta viento ma solo afa e puzza di materia organica disfatta puzza che si trasforma

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continuamente diventando millefiori essenza di angelici gigli che sale saglie fino a ncopp’’e granili aereo limbo marino lenzuoli bianchi immobili come quinte tra cui si sognano e si intravedono amplessi rubati solo ’na voce una ten’’a forza ’e vulà fino alle stanze più remote fino a dint’’o cerviello ’e chilli ca nun dormono mai chille che si trasformano facilmente in macchine di violenza basta ’na meza parola un mezzo bicchiere na sigaretta ca nun se trova basta poco e allora? nu ’nzerrà ’o purtone mo ca te ne vai tanta gente adda ancora passà (26.4.2000)

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DUE GERANI ROSSI ricordando Pierpaolo Pasolini ed Eleonora F. Pimentel non è di maggio questo freddo e questa luce solare che ci accompagnano in questa terra disfatta di venti e di maleodoranti crepuscoli ove razziano grosse macchine di ronda e pace è solo un finto silenzio di paura sui nostri destini in questo decennio meridionale è sorto un orizzonte di vecchie storie e di sangue raggrumato sui palchi fatti di tavoloni da cantiere e di bandiere un orizzonte grigio e giallo: schermo d'Africa e di Los Angeles intermezzo storico sospeso tra fili d'acciaio e brandelli di paesi puzza di marcio e fiori innaturali nuove musiche e vecchie cantilene

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spezzature d'anime e cicli culinari tra Te Deum e incappucciati tra nuovi monaci e vecchie catene e la donna, sempre la stessa, che sale dal vicolo vestita di panni americani con la borsa di plastica e la faccia di tufo- essa è inesorabilmente merce di scambio e non esiste è di dicembre questa tregua musicale quando le teste di legno sono in azione cercando il nuovo che non troveranno mai perché non sanno cosa veramente sta accadendo perché hanno solo imparato a comprare e a negare la storia che pure è apparsa come una donna dolce e nervosa subito cacciata da queste colline di strame come un fantasma inattuale eppure siamo qui a ricercare- per salvarci- il senso delle cose negando le comode abitudini di chi giovane vive da vecchio in questi paesi eternamente sporchi perché non hanno avuto il coraggio di sognare le generazioni che hanno lasciato solo negozi e pizzerie che hanno vissuto solo di messe e di ragù e dunque in questo scorcio di secolo

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nella periferia dell'impero ormai si vive di parole d'ordine qui la storia si ferma- o si trascina- nel quotidiano andamento delle locali vicende un fiume torbido di parole ci attraversa e il senso si ritrae premono le velleità e piccoli masanielli vanno in cerca di padrini certo è più bella l'inquietudine dei piccoli borghesi che non questo popolo che non ha mai fatto nulla se non saziarsi e far finta di pregare e ora che il sole è stato tirato più giù sull'orizzonte i frigoriferi mandano più luce e la notte è diventata giorno per lo splendore dell'oro che luce dappertutto: su nodose mani contadine su colorate cravatte di intellettuali su mani adunche di comparielli al collo di maestri accademici e santi preferisco l'inquietudine dei piccoli borghesi di chi- in silenzio- ha trovato la propria strada di chi non vuole prendersi ad ogni costo una fetta della torta

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e preferisce una vita divertita e capire e soffrire quelli che non hanno paura di parlare del dolore e se ne fregano se qualcuno si annoia o non paga il biglietto preferisco chi loda l'ironia e odia il comico quelli che ad Amsterdam a Berlino a Hong Kong capiscono e tacciono e arricchiscono con pudore il loro cuore e lo offrono semplicemente senza costringere l'universo in idee di plastica pineheads on te move mentre la luce si alza su due rossi gerani in questo momento Eleonora e Pierpaolo un'idea: da una parte Napoli illuminata da una breve stagione di ragione dall'altra la poesia uccisa tante volte e sempre riaccesa per la sua grandezza ma è ora di andare in Terra di Lavoro, perché bisogna andare tra questi che non sono paesi e non sono città tra rancido e ginestre tra escrementi e sole

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tra gigli di sabbia e animali morti bisogna muoversi e dimenticare quel sapore di baccalà in salsa balcanica per il sapore di una piccola mela annurca bisogna affrontare il quotidiano paesaggio di rumori e di parole e gesti acuminati di notti tecnologiche di povere luci e di film in bianco e nero un universo dove ci piace affacciarci per dare connotati diversi all'antico grido umano all'antico e rudimentale progetto di vedere se oltre il mare c'è la terra o altro mare e ancora oltre cosa c'è (In NANIANÀ Prod. O. K. A. 1992)

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LUNA ROSSA SULL’ASSE MEDIANO

Atto unico (1)

Regina Mareschella, detta Donna Regina Teresina, segretaria tuttofare Donna Anna, boss del “sistema” di sud-est Isidora, amica di Teresina Alfonso, detto Foffo impresario Alexandra, figlia di Regina

Prologo

Molto a sud di Roma, tra l’alto casertano e l’area napoletana, nei territori in cui si incrociano le autostrade A1, A30, A3 e poi la statale 7 quater detta Domiziana, tra la costa tirrenica ed un entroterra di pianure e di colline, a ovest del Sannio, a nord di Salerno, a nord est della penisola sorrentina,… Territori franchi, strade mai riportate nelle mappe, quartieri fantasmi, corpi abbandonati ancora vivi, sirene e autoradio a gran volume, grandi macchine che vanno lente, sornione, occhiali scuri, volti immobili, roghi d’immondizia, alti muri gelosi costruiti prima delle case, paesaggio grigio di tufo e di cemento, giardini

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abbandonati, squarci senegalesi, musica tunisina e nenie neomelodiche, leggere arie di tragedie: amore, morte, onore, simboli, messaggi da capire, territori marcati…. Zone franche, non c’è un dentro e un fuori, un prima e un dopo… la paranoia si fa maestosa, generalizzata, ciclicità storica più o meno visibile, ma sempre secondo leggi interne, volubilità proprie, percorsi di un grande, diffuso delirio, scontata epidemia, normale malattia senza sintomi…. Dalle autostrade alle coste l’asse mediano, ex strada statale 162, per trentatré chilometri lascia scorrere dai 30.000 a 105.000 veicoli al giorno, convoglia molte strade rettifica percorsi, accelera itinerari, bypassa paesi, collega, libera, distribuisce, alimenta, concentra, apre… ma le diramazioni secondarie, quelle senza insegne, quelle che si perdono tra casolari di campagne, tra campi deserti costellati di fuochi, le strade sterrate che finiscono in lunghi viali alberati, che portano davanti a cancelli di improbabili ville, luoghi di storie segrete, inconfessabili, ville con eleganti e possenti cancelli scorrevoli che si aprono con rumori ovattati in albe di fumo e nebbie di marzo…

*

(La luce lentamente si alza su una scena spoglia: al centro un lungo tavolo rosso con un notebook chiuso, alcuni cellulari, fogli, carta, una penna stilografica, un pacchetto di sigarette, un accendino prezioso, un portacenere. Dietro una sedia alta da bar, davanti uno sgabello bianco. Più dietro un pannello nero con la scritta

LA GRANDEZZA È ESPOSTA ALLA TEMPESTA Ernest Jünger in alto. Sul pannello, sotto la scritta, due ganci di supporto.) Entra Teresina, segretaria, giovane, completo nero, pantaloni e giacca, occhiali, coda di cavallo. Porta un caffè fumante con piattino che posa delicatamente sul tavolo. Esce e rientra con una spada da samurai tenendola sulle due braccia distese. L’appoggia ai ganci sotto la scritta sul pannello nero. Accende un ipotetico impianto stereo, musica in sottofondo.) Teresina-

Vuie ca state mmiezz'e diente... Vuie ca state mmocc'a Lupa, astrignute accussì forte... Vuie ca nun vedite chiù né ghiuorno né notte... ma sulo o cannarone apierto, scuro comm'a pece ca ve tira a'ffunno... fino a vocca ‘o stommaco... fino ‘e primme giro de' budelle...

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pentitevi... facite ‘na preghiera... chiammate ‘e muorte vuoste... l'anema mettite a luogo ‘e salvazione...(2)

(Gesto di ironica magnificazione- parla tra sé) Accummencia ‘a commedia, incomincia la commedia, come ogni giorno… mettimmece ‘sta maschera… ma… per l’ultima volta… pecché oggi nunn’è ‘nu jorno qualunque… stasera ci sarà la luna rossa, allineamento di pianeti… staserà ci sarà la resa dei conti… ci sarà sangue sulla luna e sull’asse mediano… si cambia… il bilancio si chiude, siamo al capolinea ‘e tutti chist’anni (esce). (Entra Regina Mareschella, età indefinibile, vestita con una tuta da ginnastica gialla con righe nere alle braccia, si siede, solleva lentamente la tazzina di caffè, annusa, apprezza poi chiama Teresina che compare sussiegosa. Regina fa un cenno con la testa, Teresina assaggia il caffè, si ferma alcuni secondi e poi esce. Regina beve quindi lentamente il caffè. Posa la tazzina, si avvicina alla spada da samurai, la sfila dal fodero e prova alcune posizioni di offesa e di difesa. Chiaramente il riferimento è Uma Thurman , Kill Bill di Quentin Tarantino. Poi si siede.) Regina– Teresì , vieni. (Teresina entra e si pone di lato con cartellina, blocco e penna . Regina- E allora? Teresì .. dichiarazione! Teresina- (Secondo un rituale prestabilito)- Siete la mia signora e regina. Vi devo tutto. La mia vita sarebbe nulla senza di voi. Siete la natura che mi circonda, l’aria che respiro, il mio sangue è vostro. Tradirvi sarebbe l’offesa più grande al Signore e l’inizio della mia sofferenza di morte. Così vi dico e così è vero, oggi …. Oggi, dodici … marzo duemilaesette. Regina- Speriamo. Fragranza? (annusa Teresina). Teresina- Shiseido Sudora. Regina- Completo? Teresina- Armani executive. Regina- Scarpe? Teresina- Barcellonette Ya Ya Regina- Orologio? Teresina- Rolex little woman. Regina- E mo’ fammi il monologo di Cicala. Teresina-

LA DEA DELLA DISCORDIA L'ORA DELLA VIOLENZA! E nuie, passanne, facimme scuppià ‘e ponti, cambiamo senso alle frecce indicatrici, chiodi, seminiamo, e tracce di sangue e per tre volte in mezzo spartiamo il mare infuriato alla ricerca di una tana, un nascondiglio

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e alla fine il mare, come agli Ebrei, non ci protegge, no! (2)

Regina- Bene. Per il resto? Teresina- Ho cambiato la macchina, la Fox mi ha lasciato a piedi stamattina presto, così ho tefonato a Don Clemente per una ….Toyota … normale e… color fucsia… mi piaceva accussì… Regina- Teresì e che cazzo, non ti sei imparata niente, la Smart va bene, ma blindata, Teresì, blindata, e nunn’è che vendiamo la verdura qua, ma i giornali li leggi, blindata e nera di colore, va, telefona a Don Clemente, nera di colore…. e quante volte ti debbo dire che ci vuole un basso profilo, hai capito, ma come puoi pensare … color fucsia…. va, disdici subito… Teresina- Va bene… siete voi che pagate… ma prima ci sarebbe un’altra cosa, è arrivata la fattura da Taiwan per quei telefonini, ecco (prende dalla cartellina un foglio di carta e lo mette davanti a Regina sul tavolo). Regina- E questo è stato un affare, dieci telefonini venticiquemila euro. Duemilaecinquecento euro a telefonino e passa ‘a paura. Come si chiamano… Kri…pto…fon… Teresì questi non li intercetta neanche la CIA, sono garantiti da intercettazioni e interferenze, parola di Mister Chang, ah ricordami di mandargli a capodanno la mozzarella di Mondragone quella che, quando te la mangi dopo…. Teresina- Si deve sentire ‘o sciato ‘e bufala… Regina- E quello è l’unica cosa che non potranno mai copiare i cinesi... ‘o sciato ‘e bufala mondragonese… ricontrolliamo a chi abbiamo dato i telefonini riservati. Teresina- Al sindaco Porchelli, all’architetto Gonfalonieri, a Don Cesare Martozzo, a Foffo il regista, a Lanternucci di Teledomani, a mister Fu Fu Chan, alla vostra figliastra Alexandra, all’onorevole Lafellata, Buttiloro della Regione e a Mantellucci del partito a Roma. Regina- Non ci siamo ancora, di più, di più… ordina altri cinque Kripto… comme cazzo se chiamano, stiamo scoperti Teresì, stiamo scoperti, non te ne sei accorta.. ma a che pienz’…. e mister Johnson alle isole Cayman e al ragioniere Vasetti dell’immobiliare, a Kressen a Lussemburgo, allo studio Monnazzi e a Zi Anna a ‘mmare… che facimm’, facciamo sentire i fatti nostri a tutti gli apparati pubblici e privati! Teresina- No… ve ne volevo parlare dopo… il fatto è che in questo periodo sono un poco schizzata ... starò più attenta…. intanto faccio subito la richiesta per i telefonini aggiunti… a proposito, stamattina deve venire quella mia amica. Regina- Ah si, la fresca laureata, aspetta, ma in che si è laureata ‘sta cacchia ‘e amica toja? Teresina- Ah, quella è molto affidabile e decisa, è comm’a vuje, discreta, fattiva e senza fantasie ‘ncapa. Si, si è laureata in scienze… ah, dell’ambiente. Regina- Ah, l’ambiente, l’ambiente... bene, bene, forse in giornata faremo qualcosa di buono per tua amica, intanto falla venire che la voglio conoscere… (Regina prende un cellulare e fa un numero) Regina- Ah, era ora… caro sindaco, vi siete insediato, si... eh capisco… gli impegni… state bene seduto nella prima poltrona del Municipio di Pianaparadiso…

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Ma lo sapete che io sono vincente e voi con me… ora veniamo a noi. Voi state allà… e mio nipote è entrato nella commissione edilizia?... C’è stata ieri sera la riunione… si… è entrato… ma io già lo sapevo un secondo dopo che avevano votato… ma… lo volevo sentire da voi .. si .. e mo’ lo sapete che vi aspetta … al primo punto all’odg… cosa dovete mettere?... Ah lo vedete che siete proprio bravo, prima il cambiamento di indice e poi la lottizzazione Regina del Sud… si, la villetta col vostro prestanome… e siamo già d’accordo… ah, ma per piacere non andate più dietro le processioni masticando la gomma americana… mi hanno riferito questo fatto e non sta bene… ma comm’, vi mettete la fascia, rappresentate... lo stato e… va bene… prendo atto… allora: due passaggi... come… sono troppo evidenti, l’opposizione, la stampa… ma quale opposizione... Enzo ha già avuto quello che doveva avere alla Regione e si deve stare zitto se no lo sputtano pubblicamente, il Corriere di Pianaparadiso lo sapete di chi è... e allora… si, massimo due mesi… che ho fatto già il contratto per il calcestruzzo ad Afragola… e con l’impresa di Villa Literno... Porchelli, cambieremo il volto di questo paese, verranno da tutto il mondo ad ammirare l’architettura del mio villaggio… e lo sapete che l’architetto giapponese mi è costato un occhio… e quello quando ha sentito la provincia di Caserta non voleva l’incarico... poi alcuni amici… cinesi… lo hanno… come dire… convinto… voi capite… qua… ci dobbiamo muovere globalmente nella… globalizzazione... e le pratiche stanno tutte a posto... ci mancano solo due passaggi… a comodo vostro… da voi dipendono tre milioni e mezzo di euro investiti, tre e mezzo, avete capito bene!… Aspetto vostre notizie… se ci sono problemi... ci sono problemi?… Ah prego, prego, il cellulare che vi ho dato… sempre con quello mi dovrete chiamare… statevi bene Porchè! (Posa il cellulare) Lo vedi Teresì, guardalo Porchelli, seduto che suda e parla al telefono e poi attacca e dice sottovoce ‘sta zoccola me sta semp’ col fiato sul collo, all’anema … Teresì prepara la sedia per gli ospiti… (Teresina esce).

Teresì comme si bella Comme t’agg’ fatto bella ‘A figlia segreta ‘e Regina E pare ieremmatina Direttrice a vint’ann’ Del Rosso e Nero a Caracciolo C’’a facette cu Don Tore Allicchetto Omme ‘e rispetto Chillo ca po a Miano murett’ ‘A machina s’appicciaje E a chiagnere c’’a figlia ‘Ncopp’ ‘o lietto

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Regina rummanett’ E allora Regina ‘a figlia pigliaje E ‘a famiglia è Cuncetta ‘a purtaje E pe ‘dduriciann’ Pe ‘stu segreto Soldi, soldi, pavaje E po ‘sta jttatella ‘e figlia s’’a pigliaje E ormai ricca e sistemata, Regina ‘a casa ‘e don Rafele s’’a purtaje Senza niente dicere del passato E mo’, aroppo quinnici’anni Oggi e dimani Teresina sta ‘ccà e veste Armani Storie vecchie, storie antiche Ca rusciulieano p’’e viche Intermezzi di commedia Cose d’occasione Ma… sull’asse mediano La realtà appassa sempe l’immaginazione

Teresina- (Teresina ritorna con uno sgabello bianco che pone davanti e di lato alla scrivania di Regina) Una persona si giudica da come si siede e da come uso lo sgabello… chist’è un nuovo gioco… Regina- Brava… stai imparando… ma cerca di non imparare troppo… chi è che sta aspettando? Teresina- C’è Foffo l’impresario del Teatro Tragico Italiano, è per la rassegna del teatro stabile di Piana che voi sponsorizzate come Mareschella Export-Import. Regina- Ah e facciamolo passare… che dici come si siede ? Teresina- Si siede... si siede… normale senza problemi… da sottoposto… Regina- Vediamo. (Teresina esce, dopo qualche secondo entra Foffo un poco trasandato) Foffo- (Entrando)

ISHTA! ISHTA! Spargite semmenze ‘e lino... Facite cataplasme ‘o mare... Trasite dint'o core de’ muntagne! Guardate: pur'e tronche, pure ‘llevera de' mmure

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manna fora ‘stu veleno... stu veleno ‘e pelle, e ossa, e muscoli scetate pe’ scanna! (2)

Signora… come state… (si stringono la mano poi si gira, vede lo sgabello lo accosta e si siede). Regina- Eh, donn’Enzo Moscato è sempre donn’Enzo, ma quando me lo fate vedere questo spettacolo?(alzando la voce) Teresì hai vinto! Foffo- Come? Regina- No, è una comunicazione di servizio. Foffo- Ah. E quello ci vuole tempo, voi lo sapere, Ragazze sole è dell’85 e c’era Orlando e Ruccello e poi, di questi tempi… storie di travestiti e detenuti… figuriamoci… però… per pochi intimi qualcosa si può fare … ci sto pensando. Regina- Ecco, pensateci, ma non tirate a lungo, io e altri amici sono anni che vorremmo vedere Ragazze sole. Allora, don Alfonso, avete preparato il programma estivo? Foffo- Eccolo, Teatro (prende un foglio dalla tasca ) anche quest’anno ci sarà un appuntamento con la grande cultura… il Tragico non fallisce mai… Regina- Donn’Alfò, intendiamoci bene, abbiamo ricevuto varie lamentele sul vostro management, sul vostro bilancio, voi con la scusa… è overamente ‘na tragedia italiana… vi siete... stornato circa 50.000 euro… e dico per-so-nal-men-te, ma a nome di quella vostra… diciamo… attrice-convivente… che sono transitati regolarmente, dopo vari passaggi a S. Marino, sulla vostra banca di Zurigo, dopo essere passati, a loro volta per i Teatro Tragico… quest’anno bisogna cambiare musica… e poi… ah, prima di procedere vi debbo dire che per voi ci sono due notizie… una buona e una cattiva, cominciamo dalla buona? Foffo- Sapete pure della banca di Zurigo… come volete voi… parlate allora, così mi fate stare sulle spine… Regina- Quella buona è che avrei intenzione, come Mareschella export-Import, anche quest’anno di sponsorizzare la vostra rassegna teatrale autunnale… avrei, ho detto, perché ci dobbiamo chiarire… e qui viene la seconda notizia, quella cattiva… Foffo- Ditemi, ditemi. Regina- Dalle mie… informazioni… risulta che alla Procura di Santa Maria stanno preparando un avviso di garanzia per voi. Foffo- Per me… e che ho fatto… Regina- Donn’Alfò, ma che pensate che le vostre feste notturne a San Vitaliano al Volturno in… margine… alla rassegne teatrali autunnali a base di… candida neve…con annessi e connessi sexy… e foto a fini ricattatori… Foffo- Ma sono cose private, privatissime, e che c’entra… Regina- Ma allora non avete capito niente eppure siete… diciamo… un… intellettuale… le cose private non esistono più… donn’Alfò oggi è tutto pubblico, pubblico… e poi, Pianaparadiso non è Miami Beach… e poi questo succede con i soldi miei… Foffo- E mo’ andate sul pesante… quelli sono avanzi di gestione, utili di bilancio, triangolazioni finanziarie…

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Regina- Nu’’mme facite rirere… il fatto è che se volete il foraggio queste storie debbono finire… finire! Le vostre feste ve le andate a fare a Roma, a Pianaparadiso niente neve nel mio giro, avete capito… sole e mare e basta, solo l’attenzione della procura ci manca! Foffo- Va bene, va bene, se è per questo non vi preoccupate… non avrete più notizie in merito, è successo solo un paio di volte… comunque… ci penso io. Regina- Ecco, pensateci, tanto già ho fatto sapere in giro di non darvi più niente, in zona non troverete più un grammo di niente per voi e per i vostri amici di città. Foffo- E che vi devo dire a questo punto… voi siete tutto… come Dio, date e togliete… Regina- Non fate lo spiritoso… e comunque andiamo avanti, per l’avviso di garanzia vi rivolgerete all’avvocato Lascorza… e poi… allora… va bene, anche quest’anno sponsorizziamo la rassegna ma… l’impostazione, mi dispiace, non funziona… bisogna… deve… cambiare: bisogna incominciare assolutamente a dare alla gente quello che vuole… voi lo sapete quello che vuole la gente ? Foffo- Donna Reggì, è certo, ma la gente deve crescere… la missione del Teatro Tragico… Regina- Si, la missione… ma non con certe produzioni... tipo Cocktail di tenebre… e che diavolo… lasciate perdere quella specie di scribacchini esaltati che fate passare per scrittori e guardatevi di più attorno … Pianaparadiso non è Roma… e poi voi ogni anno ci presentate tutta ‘rrobba vecchia, digerita … riciclata, mettetevi bene in testa che qui siamo in provincia ma non siamo ignoranti… è meglio che vi fate capace. Foffo- Ma la gente viene e ci sono gli applausi, la stampa… sempre commenti positivi. Regina- La solita vostra cricca… diamo una svolta eh… allora... a voi basta la gente che viene dal circondario vesuviano... maglioncino e rossetto… intendo quella accozzaglia di mezzi impiegati che si sente intellettuale e di sinistra… e voi che fate l’imprenditore-intellettuale maledetto… ah, a proposito… per piacere, a qualunque teatro andate, il vostro o di altri … e non ci andate sempre scalcagnato… che diavolo, d’accordo che siete un … intellettuale casual, ma sempre un intellettuale… e non è che potete andare a teatro come uscite dal cesso… stile ci vuole… una camicia Calvin Klein, un pantalone di lino Trussardi, mocassini Paciotti… insomma ve le debbo dire io queste cose… Foffo- E che state a guardare… intanto però quelli dell’accozzaglia votano per chi debbono votare… ogni volta, puntualmente, da anni. Regina- Si, ma io personalmente non è che ci guadagno molto… e neanche gli amici… voi prendete soldi da tutti e inciuciate con tutti… donn’Alfò… voi e il vostro teatro tragico e la vostra banda… Foffo- Si, ma quando è il momento noi siamo a disposizione… E dite voi allora… visto che non siete d’accordo con la mia impostazione… vuol dire che questa volta non vi sarà il dramma dell’anno… e i migliori nomi del teatro italiano… Regina- Si, tutti cadaveri che fanno addormentare la gente.. allora … di Shakspea uno solo, di Pirandello uno solo, il resto ‘rrobba leggera, napoletana, molto

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Dalemme, qualche Schellino, un Bizzo, un paio di nuovi comici e il gioco è fatto. La gente… si deve divertire, non deve pensare... deve ridere, deve piangere, deve scaricarsi e ci … deve essere grata per questo. Foffo- Ho capito, ho capito, sono cose che sento continuamente, ma non so se… Regina- Voi potete sempre rinunciare… prendiamo un altro manager come dire… artistico… Foffo- E a voi, come stanno le cose, non si può dire di no… è la capitolazione della cultura di fronte al potere… sempre così è stato… Regina- Donn’Alfò… io vi posso dire che gli intellettuali sono molto più ambiziosi della gente cosiddetta di potere. Statemi a sentire… quando vedrete il pubblico raddoppiato e la gente che fa la fila… vedete, la gente guarda la televisione, oggi è tutto televisione e pure il teatro deve essere al servizio della TV... prendete dalla televisione e portate a teatro, è questa la ricetta per il mio territorio, per la mia gente… date–alla-gente-quello-che-vuole e… diventerete l’idolo delle folle... fatemi avere il nuovo programma e preparate i comunicati stampa… Foffo- Come desiderate…Prima di andare però vi volevo ricordare… per quella mia amica… Regina- Ah, per la vostra protetta a Roma ho fatto… qualche telefonata e… pare che ci siano buone possibilità per un provino a Mediaset… vi farò sapere… Teresina- (Entrando) Scusate, Donna Reggi vi volevo ricordare la Grecia… Regina- Ah si, bene. (Teresina esce) Donn’Alfò ci sarebbe un’altra cosa… ci sarebbe la possibilità di fare una tourné teatrale in Macedonia… una rassegna di gruppi teatrali dell’area mediterranea… voi sareste disponibile? Foffo- Se siamo coperti con le spese non ci sono problemi, il mio gruppo può fare un buon lavoro… Regina- Bene, solo che oltre al vostro gruppo ci saranno alcune persone mie… tra cui un paio di cinesi… che poi dovranno fare alcune ricerche per conto mio… Foffo- Se è a spese loro va bene. Regina- A spese loro… a spese loro… vi state preoccupando per questo… vi farò sapere a tempo debito… e con voi abbiamo finito, ci vediamo donn’Alfò… e non vi dimenticate Ragazze sole… Foffo- Con qualche esperienza…

E mille janare asciuttano, a capille, o cimitero, e vanno annanze e areto e alluccano c'a voce cchiù spezzata ‘e ‘na bandiera: ISHTA'! ISHTA'! ‘A tempesta s'ha magnato tutt'a rena! Annascunniteve! Nfezzateve int'e bbuche piccerìlle comm’o dito! (2)

È cosa mia. Una settimana e per la rassegna sarà tutto pronto… è stato… un piacere donna Reggì … come al solito…grazie di tutto (esce asciugandosi il sudore).

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Teresina- (Entra) È arrivata una mail dalla vostra figliastra, vuole un accredito di 20.000 dollari …. Regina- Ma da dove ha chiamato? Teresina- E lo sapete voi... non si riesce mai a localizzare… a meno che non incaricate il capitano Merlo… Regina- L’ultima volta era a Singapore, poi Hong Kong, poi Tokio… ma che cazzo va facendo… Va bene… prendi i dollari dalle Cayman e… rispondi alla mail... che deve telefonare… hai capito.. deve chiamare… ho bisogno… se no tagliamo i viveri… sono due anni che se n’è andata e… certo nunn’è che è stata ‘na grande perdita ma… io debbo sapere… quella è sempre stata pericolosa e senza rispetto… Teresì… Teresina- È l’unica cosa che vi è… sfuggita di mano… donna Reggì… e voi vi dovete fare capace… ma non vi preoccupate... torna… tornano sempre dopo la grande fuga… debbono farsi l’esperienza… e poi… dopo si accorgono ‘e chello ca perdono… Regina- Eh… nunn’è ca tutto poteva andare per il verso giusto… ho costruito ‘n’impero… quello che la buonanima aveva iniziato… dieci anni ‘e fatica, mai un attimo di tregua e tu lo sai… ma! Solo Rafele… isso ‘a sapeva piglià …’a figlia… Teresina- E quello è stato il trauma… v’arricurdate quanno se chiudette dint’’a stanza all’oscuro per due giorni, due giorni…. che coraggio… Regina- Se… il coraggio… quella stava fumata… ‘o pate si che era ‘n’omme positivo ma… ce vuleva ‘nato core per fare gli affari, quelli veri, e isso… ‘a malatia…’e machine… Teresina- Eh si, chella notte sull’asse mediano… che disgrazia… Regina- Va buono, va buono, so’ anni ca dicimmo semp’’a stessa cosa… non ti dimenticare l’assegno per il santuario di Pompei e per la chiesa di Casapesenna, ah… e fai scrivere cinquanta messe, due al mese nel giorno in cui se n’è andata la buonanima e nel giorno che Alexandra è partita… e mo che tenimm’ ? Teresina- Sarebbe l’ora del tango signò... così vi rilassate un poco… intanto di là sta aspettando da parecchio Margherita per i massaggi… Regina- Si ma prima vedimmo l’affare di Canton… telefona a mister Chang per la conferma... dunque, 150 dollari a notebook direttamente alla Lenovo, 10.000 pezzi in fabbrica … e 50 dollari a notebook per il trasporto al largo di Napoli, poi ci penza donna Anna allo sbarco… per la distribuzione telefona ai rappresentanti che ti dirà Ciro… prevedo… 3 milioni e mezzo di euro … vado da Margherita (esce). Teresina- Va bene, ma poi c’è il tango … (aspetta un poco, poi prende un cellulare dalla tasca e chiama) Come stai… no, è a fare i massaggi… hai pensato un poco a me… non ci credo… a Barcellona è stato bellissimo… non sono mai stata così con nessuno… non dimenticherò mai quella domenica al barrio… e la tua pelle e il tuo sudore di seta… si… pensa a dopo, a dopo… il mondo, le città… le spiagge…. nostro… certe notti mi sveglio e penso che potresti essere insieme a me… si, ho preparato tutto, sono riuscita a copiare tutto, c’è rimasta sola una cosa ma la risolverò… bene… ti aspetto… non vedo l’ora… ti bacio dove sai… è vero… ciao…

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ciao a stasera… (spegne il cellulare e rimane in silenzio con aria sognante poi, come indurita, recita)

nu popolo e surdate sta criscenne cu ll'ogne fatte a punta di coltello... E ammola, lima, affina, infanzie, adolescenze, viecchìe cu e capille ianche, professure, figliulelle e sarta, maeste ncannaecate. (2)

Regina- (Entrando ) E miett’ ‘sta musica … ma comm’è che si sempe fissata cu ‘stu tango… è ‘nu mese ca me fai perdere tiempo… Teresina- (Parte la musica) Ecco, di nuovo il passo base… (abbraccia Regina) è uno a destra e due a sinistra… poi avanti, indietro, girare, sosta... più lento, trattenuto… Regina- Teresì ma che fai stringi… ma che te si messa n’capo… (Regina si slaccia)… tu devi uscire un poco… frequentare ragazze come te… il tango… la discoteca ci vuole.. si, ‘a discoteca …ma solo... ogni tanto… Teresina- Il tango è la vita donna Reggì, col tango si balla la vita… si balla con la poesia… si balla con voi… ma… che ora s’è fatta... deve essere arrivata Isidora… vado a vedere (esce). Regina- E vai a vedere…. che è pure ora ‘e mangià... si sta facendo tardi oggi... ah ‘sti jurnate infinite… e la tela si allarga… il deserto è pieno di gigli… ma ched’ è…. ‘stu peso ‘a vocca d’’o stomaco… è da stammatina…dev’essere la luna rossa di marzo di stasera… Teresina- (Entrando) Signò c’è Isidora… vieni… trase … Isidora- (Jeans vita bassa, maglietta aderente, scarpe da ginnastica, borsa 24 ore) Posso? Non vorrei… Regina- Vieni, vieni… accomodati… Isidora- (Mettendo da parte lo sgabello ) Teresì… una sedia… Piacere, Isidora Massa… Regina- Mareschella… e così tu saresti la famosa amica del cuore laureata… Teresì, hai sentito, porta una sedia. Teresina- (Entrando con la sedia) Test positivo… signò ve lo avevo detto… Isidora- Teresina vi avrà infastidito… ma ha ragione… un’occasione così, parlarvi, capita ‘na vota sola… solo voi potete... voi siete una che può... accà, attorno, niente si muove senza il vostro consenso… Regina- Si tratta di lavoro, solo di lavoro….. facciamo… conquistiamo… rischiamo… e qualche risultato si ottiene… Isidora- Qualche risultato… ma che dicite… lo sapete, certo che lo sapete, che vi chiamano ‘a reggina, ma non perché vi chiamate Regina… Regina- Si, si … Va bene... e allora ? Tu sei laureata in… Isidora- Scienze ambientali, 110 e lode. Regina- E brava... e adesso, giustamente, ti vuoi sistemare… ma fammi capire... scienze ambientali eh… ambiente… Isidora- Non solo ma anche fisica, chimica, processi industriali…

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Regina- Chimica, industria… Isidora- Si, soprattutto la chimica… vedete signò tutto è chimica… anche il vostro potere è chimica… là fuori è chimica… Regina- In un certo senso… e... dimmi cosa ti piacerebbe… una supplenza, un lavoro d’ufficio… in fabbrica… Isidora- Signora Regina... mi dovete scusare… con tutto il rispetto queste… non sono cose per me, quello che cerco, se mi potete aiutare... è un lavoro indipendente… stare a padrone non fa per me… mi dovete credere ... è contro la mia natura… Regina- Ho capito, tu vuoi diventare una specie di consulente… Isidora- Eh, qualcosa del genere… lavorare, fare analisi, sgobbare ma poi... farsi pagare… buongiorno, buonasera e grazie. Regina- Teresì, st’amica toja tiene le idee chiare... fino a mo’ stai andando bene... mi piace l’approccio… e pure la grinta… mentre parlavi mi è venuta un’idea… Isidora- Donna Reggì, se vi è venuta ‘n’idea per me significa che Dio mi vuole bene… voi non sbagliate mai … Regina- Mo’ non strafare... stai calma… penso che qualcosa si può fare ma ci vuole coraggio e determinazione… osservare, decidere e agire… Teresina- E voi avete fatto il suo profilo… Isidora- Mettetemi alla prova... io aspetto solo n’occasione e non vi deluderò. Regina- Va bene... ma mo s’è fatto tardi, Teresì, fa preparà l’A2, si va a pranzo tutti quanti… un momento che mi cambio… intanto telefona alla forestale per la solita escursione in elicottero per le 18 e 30 in punto, 18 e 30 non ti dimenticare, oggi è una bella giornata… Eh (a Isidora) ma non pensare che andiamo in qualche ristorante raffinato… impara: basso profilo e grandi affari… i vizi sono un fatto privato ma le virtù debbono essere pubbliche, si va all’IKEA di Casoria, sull’asse, ci vogliono cinque minuti, ma non andiamo a comprare i mobili... si va al ristorantino: nisciuno fa ‘a caprese come la fanno gli svedesi! (Uscita Regina Teresina e Isidora si baciano velocemente ed escono) E così siamo discesi nel mondo di sotto, delle formiche umane, dove tutto scorre tranquillo, dio comm’è bella chest’epoca, non avrei mai voluto vivere in un’epoca diversa, è bello stare nel mondo di sopra. Pure pe ‘na maesta comm’a te, eh, ‘na maesta, ‘ na vota era una garanzia di successo, era un sapere su cui potevi costruire tutto… da un impero in camicia nera… alla famiglia… la troppa cultura ingessa, svia, invece poche cosa da sapere, il necessario per orientarsi, per capire quello che succede e poi vai, questo mondo è così grande e pieno di possibilità. Ci sono tante cose da prendere e così si diventa im-prenditore, si fanno gli affari, si investe, si guadagna, si costruisce il potere… Qui, accà, tra Caserta e Napoli c’è il centro del mondo, tutto passa dall’asse mediano, storie, affari, traffici, sogni, noi abbiamo inventato la globalizzazione già da trent’anni, noi del mondo di sopra… qui dove non è né città né campagna…

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strade, incroci, snodi, ci si perde sull’asse mediano, case, muri alti case gelose, giardini segreti… un mondo invisibile che pulsa, produce, vive, muove i tentacoli, traffica, guadagna, decide... e poi apri una finestra e… nel mondo di sotto… città che vivono… che sono la vita di ciò che decidiamo noi… apri una finestra… E le vedete, come sono belle queste giovani signore che guidano tutte ‘ste machine , tutte bionde e tutti i bambini sembrano tante pubblicità americane… e tutti in questi centri commerciali, dalla mattina alla sera, si può vivere giorni e mesi in questi luoghi magici, senza depressioni, senza preoccupazioni... e poi la merce, tanta, sempre di tutto per tutti, colori, forme, desideri…. che grande felicità nel mondo di sotto, puoi avere tutto, puoi diventare tutto… E ormai tutti corrono, corrono, con le loro cuffie, le loro tute, vanno verso il futuro… E li vedo, i loro sogni, sono colorati, sono la televisione, sono i film, sono le pagine colorate dei settimanali, sognano, sognano il mondo di sopra, ma non importa, l’importante è che sognino e si sentano bene, con le loro macchine, le loro villette, i giardini inglesi, vestiti come se scendessero da yacht o se fossero attori di un film, che si sentano del mondo di sopra, anche se non lo raggiungeranno mai… I loro sogni sono il terreno da arare, miniere inestinguibili di potere... noi del mondo di sopra abbiamo bisogno dei loro sogni... senza i loro sogni saremmo finiti, così li faremo felici, noi austeri, invisibili, silenziosi, realizzeremo i loro sogni continuamente, e per questo daremo loro le Kogan a 100 euro, le Bike a 50 euro, villette con piscine e tennis a 300.000 euro, così loro continueranno a correre al mattino, con i loro cani fino a quando non moriranno di cancro nelle nostre cliniche private… E l’immagine più bella è quella di centinaia di uomini, di donne, in un salone immenso, felici, che ballano tutti insieme, armoniosamente, ai ritmi latini, tutti insieme, gli stessi passi, gli stessi gesti, rapiti, estasiati nel ritmo… come un solo corpo moltiplicato per cento, stessi gesti, stessi passi, stessi sogni…

(Rientrano Regina, Teresina e Isidora) Isidora- Ci siamo fatte ‘na bella camminata Donna Reggì, grazie per il pranzo comunque, la caprese era proprio buona… ma perché sull’asse mediano mi dicevate sempre “stai attenta, impara a guardare”? Regina- (Si è cambiata, ora è in completo giaccia e gonna nere) Perché dall’asse mediano ti ho fatto vedere l’oro. Teresina- Si. Regina- Ti ho fatto vedere l’inferno. Teresina- Si. Regina- Ti ho fatto vedere la natura. Teresina- Si.

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Regina- Ti ho fatto vedere il potere. Teresina- Si. Regina- Ti ho fatto vedere l’amore. Teresina- Si. Regina- E il sogno. Teresina- Si. Isidora- Veramente signò ho visto solo muri ‘e cemento armato, negozi, supermercati e tanta munnezza… Teresina- E hai visto giusto, proprio quello che ha detto Donna Regina. Regina- Ragazza mia e quella è l’apoteosi, quando le cose vanno oltre se stesse, tu hai visto, mettiamo, la munnezza, si… Ma essa è…. oro. Isidora- Come sarebbe? Regina- Teresì, questa ragazza deve diventare assolutamente uno stakeholder, comincia a spiegare (Isidora e Regina si siedono). Teresina- (Quasi annoiata) Ragazza mia, la signora ti concede un grande privilegio. Con la tua laurea tu sarai uno splendido stakeholder… vedi la munnezza è… oro… nel senso che smaltirla bene è un affare colossale, l’investimento degli investimenti… il platino poi… sono i rifiuti speciali, industrie, ospedali… tu mi capisci… ora da una parte c’è l’industria che deve smaltire… da un’altra ci sono…. delle persone che hanno soldi, investono… ecco, tu stai in mezzo, sei lo stake… Isidora- E allora? Regina- E allora tu devi imparare a guardare… Teresina- Devi vedere… Isidora- Che cosa? Teresina- Mettiamo che c’è una industria chimica in Toscana che ha dei rifiuti speciali che bisogna sistemare… la fabbrica telefona a Ciro… che chiama … a te… Isidora- A me… e chi è Ciro? Teresina- Ciro ti dice di che rifiuti si tratta e tu allora prendi la Mercedes e ti muovi, ti fai un viaggio e guardi… impari a vedere il vuoto dentro la realtà... mettiamo che ti trovi dalle parti di Molignano e c’è un capannone abbandonato e... siccome sei chimica sai che il terreno è buono per assorbire… interrare i rifiuti toscani… individui il terreno e chiami Ciro e gli dici dove sta il terreno e che è buono per l’operazione e come si deve fare tecnicamente… ma deve essere un posto coperto… Isidora- Così il satellite non ti becca subito. Teresina- Brava! Hai capito subito… e dopo che il tuo lavoro è finito… dopo qualche giorno vai in banca e vedi che il tuo conto si è imporpato diciamo di…10.000, 15.000 euro. Isidora- E che succede intanto? Regina-Succede che gli amici investitori… diciamo che… comprano il terreno col capannone, arrivano i TIR dalla Toscana, il materiale viene sistemato, di notte, e tutti sono contenti, gli investitori, l’industria, Ciro e tu.

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Isidora- Nessuna responsabilità allora… solo consulenza, viaggi… due telefonate... e via. Grandioso. Qualche anno e mi sistemo… signò lo sapevo che voi eravate un‘altra cosa... tutti i politici e le promesse… i concorsi… mi piace, mi piace… Regina- Naturalmente c’è una piccola percentuale… per la nostra export-import… e poi se ci sai fare... oggi c’è la globalizzazione… pure della munnezza… sai... un viaggetto in Africa… certi posti sono OK… ma la Cina è il futuro… là ci sono società che sanno già dove mettere le mani, è solo questione di contatti, tutta l’industria europea deve smaltire… la merce viaggia e i soldi arrivano… tanti soldi. E… intanto… si, tu di devi costruire un look… allora, vediamo… la Mercedes, i soldi li anticipo io diciamo al 9 %, Teresì annota (Teresina annuisce)… due telefonini/ computer normali Nokia e uno a prova di intercettazione che ti farò avere io diciamo a 3000 euro... completi neri o blu, giacca e pantaloni… e fatti vedere in giro sempre in compagnia maschile… vedi tu… qualcosa di non impegnativo... per figurare… va bene? Benvenuta a Las Vegas. Isidora- Ho capito perfettamente, signò siete… grande, grandissima… siamo veramente a Las Vegas… e… ma Ciro chi è? Ciro è tutto, è la natura che diventa forza, fiume, vento.. Ciro c’è e non c’è… Ciro, dicono che è impiegato alla Regione ma fa il portaborse a un sottosegretario Ciro è quasi sempre in malattia ma rientra al momento buono Ciro è al momento giusto al posto giusto Ciro è alto, coi capelli lunghi, ricci, gli occhiali Dior, scarpe Paciotti, jeans Trussardi e camicia Calvin Klein, Rolex falso e Mercedes kompressor nera Ciro, dicono che ha una moglie, tre figlie e due amanti russe Ciro è quello che trovi in tutti gli uffici del mondo, banche, poste, ASL, regione, provincia, comune, ministeri, inps Ciro è quello che passa sempre avanti, non fa file, conosce tutti, impiegati e dirigenti Ciro non mangia mai a casa Ciro ha tre telefonini e un notebook Ciro è… Regina- Ciro è solo una voce, come quella del navigatore Tom Tom! Teresina- E così, tu oggi cara mia ti sei costruita il futuro, un futuro a cinque zeri, per il momento. Regina- Oh non ti dimenticare le percentuali, Teresì provvedi a quanto abbiamo deciso, dagli il numero di Ciro e… amica di Teresina- che garantisce per te- non mi fregare… non ti fare venire nessuna idea, da questo momento saprò esattamente tutto quello che fai… ormai ci sei dentro… sei venuta da me… e allora io ho investito, soldi e nome… non mi deludere… non puoi neanche immaginare i guai che ti potrebbero succedere… Isidora- Signò, voi mi conoscete poco… per me ora siete come una madre e le madri non si tradiscono…

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Teresina- Ohè, ma che stamm’ facenn’ ‘a sceneggiata… signò certo che garantisco io… e mo’ vai, vai a prepararti… che abbiamo da fare… Isidora- Arrivederci signò, a presto… (esce). Regina- Ciao, ciao… giornata non proprio leggera eh… che altro abbiamo per oggi? Teresina- E deve venire donna Anna… Regina- Evento importante… prepara tutto… fai staccare la videosorveglianza… questo incontro non c’è mai stato… speriamo che riesce a liberarsi… quanto manca? Teresina- Una decina di minuti.. Regina- Chissà dove sarà quella… mia figliastra, con chi starà… e io me ne devo stare accussì, in attesa, senza informazioni, senza niente… sai che vuò fa, chiama il capitano Merlo.. (Teresina prende un cellulare, fa un numero e passa l’apparecchio a Regina). Regina- Pronto… capitano… si… sono Regina, come state?.... il trasloco com’è andato?… A Roma tutt’a posto… sono contenta… si, vi chiamavo per il solito favore… se vi potevate attivare per vedere… il solito problema… dove si trova la mia figliastra… (pausa) ah, questo mi fa piacere, così l’avete inserita nell’elenco dei soggetti da monitorare… e dunque… questa è una buona notizia… i Servizi hanno segnalato che due ore fa ha preso un aereo per l’Italia… da Istanbul… sta ritornando… capitano vi sono obbligata… si, ho qualcosa sui cinesi a Napoli… la settimana prossima debbo venire a Roma per altri motivi e parleremo un poco… grazie e arrivederci… arrivederci, ah, non vi dimenticate di mandare i fiori alla moglie del sottosegretario che abbiamo interessato per il trasferimento… ci sentiamo. (Spegne) Oggi è la giornata delle sorprese…Teresì quella sta venendo in Italia… a casa forse… Teresina- E ve lo avevo detto che tornava… tornano sempre. Preparo un poco di caffè (agitazione trattenuta, esce). Regina- Da quando sono arrivata in questa casa è sempe stata spruscita... e quello solo Rafele la capiva… e io sempre fuori dai loro… segreti… e meno male… Ah Teresina mia, ci sarà pure il tuo momento… ma! Odio quello che non riesco a controllare…(spezza nervosamente una matita) ma ched’è ‘stu friddo… ‘stu friddo aret’’e spalle… ‘a luna rossa… Teresina- (Entrando) Sta arrivando donna Anna… è arrivato il segnale… sta entrando nel viale… Regina- Falla mettere dentro la macchina e… nessun contatto con le sue scagnozze... va, valla a prendere (Teresina esce, Regina si alza, mette a posto le cose sul tavolo e si muove nervosa). È un’epoca meravigliosa, un’epoca d’oro per questo nuovo popolo di degustatori, di sommelier, di turisti, di viaggiatori, di yachtman, andate, viaggiate, mangiate, bevete, attraversate le frontiere, andate al mare, in campagna… sulla neve… sempre… Continuate, cantate, ballate, non vi fermate, ballate, pensare non serve più, è robba vecchia, c’è il meglio del mondo che pensa per tutti, questo lo dovete sapere per stare

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tranquilli, comunque abbiamo tutto anche per farvi sentire artisti, intellettuali, critici, attori, manager… E quelli del mondo di sotto incollati alle loro TV, sdraiati sui loro divani svedesi, presi dai grandi reality, che si sentono loro stessi, ormai in un grande reality collettivo, non sapranno mai qual è il vero sogno del reality… il vero reality show, solo noi lo sappiamo, è quando il capo del sistema di Scampia, coi capelli bagnati e la giacca di pelle, scende le scale ammanettato guardando fisso nella telecamera, quando il sangue macchia il marciapiede, quando una mano esce fuori dal lenzuolo sporco di sangue, quando si vedono i fori delle pallottole sulle carrozzerie delle macchine, quando la gente butta i piatti dalla finestra sopra i poliziotti, e tutto questo lo sappiamo… confessiamolo… è meno osceno dei reality televisivi che sono anch’essi violenza, violenza normalizzata dello spettacolo che mangia se stesso, del falso della vita che diventa vita del falso… e sempre di violenza si tratta, con morti invisibili ma sempre morti e in massa… e tutti poi vanno a dormire convinti di essere vivi… Anna- (Entrando- completo scuro giacca-pantaloni, camicia bianca aperta, qualche gioiello eccessivo, occhiali da sole sofisticati)

‘Stu criaturo ‘ntussecuso comm'a guappo, c’’a cravatta, ‘o spezzato, ‘o borsalino e c’’a scarpa, demodé alla De Martino...! Che po' tene? Duje, tre anni? (2)

Regina- E fuma sigari awaiani, schiatta preservativi come palloncini, pazzea c'o Sette e c'o Sissantacinche, tene ‘o Volvo, ‘o Mercedes, zompa ‘e nuvole comm'a uno in ponti luna, nun conosce semafori, signale, e spara, pah! E spara, pah! E spara, pah! E spara, pah, pah, pah!!! (2)

Anna- Spara mmocca, spara dint'e vvene giugularie, Spara sempe e sulo a chi tene ‘o core, o fegato maìsto, a chì ‘o piglia cu doie dete, comm'e na pezza ‘e cisto...! E scetateve! Io vi dico scetateve, scetateve, scetateve!!! (2)

Grandissimo, è sempre grandissimo donn’Enzo ma quann’ ‘a vedimmo ‘sta rappresentazione di Ragazze sole… ti vuoi interessare o no… ‘o teatro è cosa toja… Regina- Forse ci siamo. Foffo mi ha assicurato che farà uno spettacolo per un pubblico ristretto… Anna- E lo possiamo organizzare in una delle ville di Ciccio il casalese, dint’a chella ‘e Molignano ci sta addirittura ‘nu teatro piccirillo… quando vuoi.. aah…c’è sempre un casino di gente sull’asse mediano… mi sono venuti i dolori reumatici a sta’

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rannicchiata nel portabagagli della Mercedes e si che l’ho fatto rivestire di gommapiuma e pelliccia… ah (si stiracchia, posa la borsetta sul tavolo, mette un piede sullo sgabello e si guarda intorno) Reggì e chist’è ‘nu catafalco, sempre lo stesso stile… un poco di colore… vuoi che ti mando il mio arredatore tunisino così quello ti cambia l’arredamento e ti fa vedere come funziona il letto ad acqua… Regina- A te i film americani ti hanno arrosecato ‘o cerviello… non ti arrendi … a cinquant’anni tieni ancora ‘a capa fresca… con tutto quello che te sta succedenno… Teresì porta una sedia! Anna- No, lascia voglio stare in piedi. Ah, vuoi dire gli infami… e quello è compreso nel prezzo… ormai… non è più come dieci anni fa… mo’ tutti vonno fa’ i capi, non c’è più un gruppo di comando nel Sistema, ognuno piglia quattro tossici e cu’ quacche chilo ‘e robba capitalizza e se sente ‘nu capo e… sparano, sparano, mettono ‘a pistola ‘e lato e sparano… so’ tiempi brutti, brutti e l’adrenalina scorre a fiumi, Reggì, bisogna prevedere, organizzare, comandare, selezionare i tanti, tantissimi politici che vonno ‘e voti… comprare professionisti sicuri e… organizzarsi per quando, se va bene, vai dentro e fai il pentito all’albergo femminile di Pozzuoli… oppure… prepararsi la cartella... si, ma con stile... hai visto il capo del sistema di Scampìa.. eh chillo è nu capo vero… ah, scusa (prende un cellulare dalla borsa posta sulla tavola, chiama) Com’è andata la gita? Tutti arrivati? … Va bene (stacca e posa il cellulare). Ma lo sai che… quando mi debbo muovere partono tre Mercedes uguali di colore e di targa e che fanno strade diverse… costa, costa… ah, Reggì, Reggì ascolta… ho l’incarico di dirti che ormai tu sei diventata di rispetto a giudizio di tutti, gli amici vogliono che tu devi entrare del Direttorio… e… ti ho portato pure un regalo (dalla borsa estrae una bustina piena di polvere bianca) ecco, a quantità industriale dove e quanto ne vogliono… Regina- Eh….! Lo sai che sono fuori da questo mercato e personalmente sono già fatta di mio… comunque vedremo se interessa a qualcuno… ma senza stare in mezzo… Anna- Lo so che non ti interessa ma… ci stanno percentuali cos’’e pazzi…. Vedi.. vedi… Regina- Ogni cosa a suo tempo… mo’ è tutto prematuro, il Direttorio, ‘a ‘rrobba… è prematuro, facciamo partire la costruzione del villaggio, fammi sistemare alcune cose di famiglia e poi vediamo… ma sempre affari, solo affari… prima l’economia, poi il potere… niente polvere bianca… niente pistole … ah, vedi che c’è una nuova terra promessa… e ci dobbiamo muovere in fretta prima che arrivano i siciliani, i russi… bisogna portare i soldi in… Macedonia… allà nei prossimi anni ci sarà molto movimento e manodopera a buon mercato…sto mandando già qualcuno a vedere… Anna- Si già me ne hanno parlato…fammi sapere che ci muoviamo come per la Croazia… ma… cose di famiglia… vuò dicere quella tua figliastra … e quella si deve decidere… ormai qua siamo un gruppo chiuso... qua siamo tutti in un elenco… vita morte e miracoli… e … niente deve stare fuori controllo, lo sai… eh, è proprio overo, overo… (indica la frase di Jünker).

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Noi non siamo persone, siamo cadaveri che vanno, imperatori che dirigono stando tra quattro mura… cinque … dieci anni bastano a riscattare sessanta, settanta anni… stare al centro, giocare con la vita al livello più alto, senza limiti, senza morale, senza giudizi, il potere che crea la propria giustizia… vincere il mercato, dominare il mercato… non è questo molto moderno? Confessiamolo… è questo che tutti vogliono… tanti vorrebbero togliersi la cravatta e fare, fare e non possono… che grande libertà, e quanti hanno bisogno di noi… ci corteggiano, vengono a patti quand’è il momento… noi siamo la politica… noi… Voglio che la gente quando passo si deve spostare Voglio il rispetto Voglio negozi, supermercati e tre machine Voglio andare a caccia nelle mie terre in Ungheria Voglio passare l’estate nelle mie ville sulla Costa Brava e l’autunno nei miei alberghi in Scozia Voglio che sulla mia pelle ci siano vestiti disegnati dai migliori stilisti del mondo Voglio una villa a picco sul mare Voglio fare giustizia dei traditori, dei nemici e degli infami Voglio affondare la testa in una montagna di cocaina Voglio morire di subito Regina- Ma veniamo a noi… anzitutto siamo d’accordo sul cemento… Anna- Ci devi aggiungere un due per cento… ci sono altre spese aggiunte… Regina- Va bene… so’ anni che stai semp’a chiagnere percentuali aggiunte… nun te sazzi mai… e lo stesso vale per il resto, ferro, movimenti terra… Anna- Le cose cambiano continuamente Reggì, cambiano. Si, come al solito… pagamento stessi tempi, mi raccomando… Regina- Ti stai lamentando? Anna- Mai, fossero tutti comm’a te. Regina- E poi ci sarebbe… uno sbarco, Napoli, robba cinese, dalla nave al deposito di via Marina, ti faccio sapere con anticipo… Anna- E questo è più complicato … al porto va sempre peggio con la Finanza… una nottata basta? Regina- Anche meno… il solito prezzo? Anna- Te lo posso fare il pezzo di lavoro ma ci vuole il cinque per cento in più. Regina- All’anima… e questo vuol dire che mi debbo rifare con la distribuzione…. va ‘bbuono. Anna- Bene, se ti serve ‘rrobba firmata fammelo sapere… c’è uno stock autunno-inverno fatto per lo stilista che sai tu dalle fabbriche dell’asse mediano... prima qualità... è un investimento sicuro se hai la distribuzione… Regina- Non è il mio campo, comunque ti farò sapere, non si sa mai… Anna- (Guarda l’orologio) Tempo scaduto… e poi non è l’ora della tua… asciuta in elicottero… Regina- E che ne sai…

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Anna- Ma si ‘o ‘ssanno pur’‘e prete! Scherzo, se ne parla, riservatamente, solo nel nostro giro… ecco, quella è donna Regina che va a vedere le sue terre e a trovare le discariche… ma nunn’è pericoloso, basta ‘n’affare… chillo tubo americano ca se mette ncopp’a spalla, se preme ‘nu bottone e donna Regina sta in cielo e ci rimane… Regina- E chist’ è Mission impossible con Tom Cruise … ma ‘a vuò fernì… Anna- Non è Bill Kill, ‘o film tuoio ? (Indica la spada). Tre vote ‘ll’aggio visto, Pazzea tu, pazzea… (prende il cellulare e chiama) sto arrivando. Statte bona Reggì (esce). Teresina- (Entrando, con una certa agitazione) Hanno telefonato che è pronto l’elicottero… la macchina è già pronta… Regina- Teresì ti vedo un poco agitata, è successo qualcosa? Teresina- No, niente, è che ho preso… troppo cafè… se volete andare… stasera ci sarà la luna rossa… Regina- Lo so, lo so, e a me gia me fa ‘nu strano effetto... vado, vado… ma fatte ‘na bella cammomilla che dopo dobbiamo controllare certe cose, ci vediamo più tardi. Ah se c’è qualche novità su quella scassacazzi di Alex chiamami subito (esce). Si tratta del momento più bello, quando sali piano piano, in alto, sempre più su e poi vai. È allora, quando il sole sta per scomparire, è allora che lassù tutto acquista un senso. Sei in alto, guardi la terra che ti appartiene, che ha come confine il mare, guardi i piccoli uomini, le file di macchine che vanno, le luci che incominciano ad accendersi e sai che dalle colline alla costa è tutto tuo, che quelle case sono tue, che gli alberi, i raccolti sono tuoi, che tra qualche anno sorgerà la tua città su queste terre. E allora senti che tutto diventa leggero, il sangue scorre veloce, fluido… che è valsa la pena e sei oltre, l’elicottero va e sei oltre, e sei oltre… tra poco ci sarà la luna rossa… ma… ‘sta malinconia che centra, che c’entra, sarà la stanchezza… (Teresina entra in scena a passo lento, agitata, si siede al posto di Regina, apre il computer, lo accende, molto concentrata, comincia a digitare) Teresina- Altro che paradisi fiscali … diventeranno un inferno fiscale… terra bruciata… ecco. . prima il conto alle Cayman, poi, i fondi lussemburghesi…. e mo’ Ginevra… Bahamas…. è rimasto solo il conto Con.Tra … e qua mi debbo fermare… e quello è il più consistente… codici.. codici… e quali codici… sol’essa ‘e ‘ssape… sol’essa…. qua non possiamo andare più avanti… (spegne il computer e lo chiude, poi prende un cellulare e digita un numero). Tutto fatto… ho spostato tutto quello che potevo spostare, mo’ dipende da te, vieni presto, ho bisogno di te… lo sai… vieni… tornerà tra due ore, credo… ha detto che deve controllare… si, si, è tutto pronto, gli altri sono già andati via… saremo solo io, te e lei… si, la macchina è pronta, la tanica è piena… tu però fatti vedere in giro… ah, l’albergo, il portiere… c’è, si, bene, si può andare direttamente al garage sotterraneo… due ore al massimo… vieni… (spegne il cellulare si guarda intorno cerca di calmarsi, si torce le mani).

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(Una presenza femminile- quella di Alexandra- attraversa la scena in penombra) Un padre è sempre un padre… un padre è un uomo, decide, ha affetto, ti prende sulle ginocchia, ti annoda le trecce… un padre comanda, sa quello che è giusto, organizza, costruisce, compra e vende… ha amici fidati. Ma una macchia, un tossico di merda, una notte, la nebbia, maledetto asse mediano… Erano altri i progetti, erano altri i sogni non certo ‘a munnezza, i cinesi e i mattoni… il sogno erano le stanze di vetro all’ultimo piano, i divani di pelle rossa, i muri LCD, l’alluminio, l’acciaio, la seta, i vetri delle finestre che si muovono come si muove la luce…. Non i computer ma chi sta prima… dove si decide, chest’era, chest’era eh… ma… chella … chi è ? Ah, è ‘a figlia ‘e don Rafele, quella che è tornata proprio adesso col suo aereo privato… viene ogni tanto… Regina- (Entra e si siede) Ah, è sempe ‘na grande emozione… che jurnata… (chiama) Teresì, vieni (si siede, apre e accende il computer, Teresina entra, senza occhiali e coi capelli sciolti, rimane discosta dal tavolo visibilmente tesa) vediamo un poco la situazione… dobbiamo aggiornarla… (comincia a lavorare e man mano che va avanti alterna stupore e agitazione, alla fine molto lentamente chiude il computer e rimane immobile- pausa) E accussì ce simm’ arrivati… ci siamo… pensavo che tutto sarebbe successo ‘cchiù tardi, tra qualche anno… Teresì abbiamo sbagliato i tempi? Teresì? (Teresina si gira di fianco) Allora… l’amore, i soldi o che? Ma il conto Con.Tra eh, quello è difficile da spostare… lo sai che significa con tra… lo sai? Significa contro i traditori comm’a te… allà sta il malloppo… (Regina mette una mano sotto il tavolo e tira fuori una pistola puntandola su Teresina) ma tu… proprio tu non mi puoi tradire… nun po’ fernì accussì, semplicemente… ce stanno tante cose ch’’ea sapè e che ti avrei detto al momento opportuno… ma ‘a cosa ‘cchiù importante che devi sapere e che la pura verità è che tu, tu si’… sei… mia figlia… Teresina- Se… ‘a solita sceneggiata sull’asse mediano… chesta t’’a si ‘nventata mo’ mo’ complimenti… e che è Incantesimo… Beautiful… Regina- Stai attenta… è così… era tutto… destinato a te… tutto, ma hai sbagliato i tempi… tu sei mia figlia… davanti a Dio… e tutto chello ca te vuò piglià … è già tuo, non portare fretta. Teresina- Mia madre è Concetta Verderame… e lassala riposà in pace… nun jucà come al solito… nun jucà comme fai con tutti… non lo fare con me che ti conosco bene… Regina- Concetta ‘ll’aggio pagata io e Tore Allicchetto, tuo padre, pe te tené… allora c’erano i primi affari… doppo t’aggio purtato ‘ccà…. non potevo prima… è stato ‘nu dolore sempre grande e segreto… e mo’ non puoi fare questo a me… che sono tua madre e Dio m’è testimone! Teresina- E truvatenne n’ato è testimone… se pure fosse… È ‘nnata carognata… hai pazziato ‘nata vota… Reggì, si fosse overo allora significa ch’hai jucato pe’ tant’anni cu ‘mme a fare la madre e a fare la padrona... comme cu tutt’’e ‘llate…. Si pure

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fosse…. ‘a scena madre, ‘a confessione… è tardi… e ormai ‘e juochi so fernuti… non ti rendi conto che ormai stiamo a un livello, il tuo, ca nunn’esistono mamme, figlie, parient’, ormai si fernuta… sei… di troppo… è tempo che devi scomparire…. Il fatto è che ti devono trovare dint’’a machina appicciata abbasci’’o burrone ‘e San Nicola, punto e basta …

nu popolo e surdate sta criscenne cu ll'ogne fatte a punta di coltello... E ammola, lima, affina.(2)

Regina- Complimenti… è proprio un odio coltivato, organizzato, calibrato…al di là di tutto… proprio cose nello stile ‘e ‘cca attuorno…’a luna rossa era segno di sangue… ave ragione donn’Enzo…

Sta bbestia, sta Lupa, secca e avara, comm'a ‘na pezzente c'ha figliato, he trasuta ‘e sicco e s'he misa ‘e chiatto dint'a tutt'e case d'a città... s'è assettata a capotavola, c'o vuccularo gruosso, 'e puorco, e allà cumanna... fa sta zitte...fa parlà... a tutte sparte sanghe e mmenesta, pisciazza, cottone mmocca, mmerda.(2)

(Intanto da dietro è entrata silenziosamente Alexandra- scarpe basse nere, pantalone nero, camicia bianca- Alexandra prende la spada da samurai, la impugna con le due mani e la alza sulla testa di Regina rimanendo immobile) Regina- Ma, non è detto… Anna ti troverà una bella sistemazione… essa sape che s’adda fa in questi casi… (poi si accorge di Alexandra) ah, ce stai pure tu, si arrivata… come stai bene… stai proprio bene, vedo e… che fai… ah, ‘a parte del giustiziere… (a Teresina) che bellu quadro familiare stasera: ‘a figlia, ‘a figliasta e ‘a mamma… ah… e così volete tutto … tutto…. da quanto dura ‘sta storia… ah, i fine settimana a Carsano… ma che Carsano… l’andavi a trovare e vi organizzavate alle mie spalle… eh si, ma che storia vecchia con finale tradizionale… come siete state prevedibili in fondo… dovevo immaginarlo… e così… volete tutto eh… ma … allora… è tutto diverso (riflessiva)… diverso… accussì…(posa la pistola sul tavolo mentre Alexandra abbassa la spada ) e allora, allora… a questo punto mi sembra… giusto… tu dovevi tradire (a Teresina) e tu (ad Alexandra) dovevi arrivare alla resa dei conti… mi hai sempre odiata… e va bene… va bene… accussì… va tutto a posto, a posto, ma c’è ancora una cosa… io non voglio sapere niente, non voglio spiegazioni, teng’’a nausea… è ‘o mumento che le chiacchiere stanno veramente a zero… e io qualcosa già avevo previsto, non proprio così, non con mia… figlia… ma… in effetti è ancora meglio che con estranei… portate avanti il progetto del villaggio, si primma nun ve trovano int’a ‘na machina c’’a capa tagliata co’ flex….

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Teresì pigliate ‘a pistola e ascite, jate… io… starò un attimo da sola… riprenderò a fumare per questa grande occasione… poi mi troverete qui… dovete rimanere di spalle perché non vi voglio vedere e la facciamo finita… come deve essere… come deve finire… nella notte di luna rossa sull’asse mediano… a sessantacinque anni … è meglio… senza badanti polacche, senza rincoglionimenti o su una sedia a rotelle…. Ho visto molti, tanti momenti e mi sono piaciuti, mi sono piaciuti assaje… nun tengo pentimenti e nun rimpiango niente… e vuje… a vuje sicuramente vi troveranno tra qualche anno a fare le zoccole ncopp’’a Domiziana coi senegalesi… Auguri, e ricordavi che le cose che nascono nel sangue finiscono nel sangue… E mo’ voglio restà sola … troverete i codici del conto Con.Tra su un foglio (le due escono). (Regina si siede, accende lentamente la sigaretta, aspira, si guarda intorno, ordina gli oggetti sul tavolo, scrive qualcosa su un foglio poi spegne la sigaretta nel portacenere, si alza lentamente, accosta la sedia al tavolo alza la testa) Regina- È il momento! (Rimane di spalle). ‘E vedite? ‘E vedite ‘e spille ca ve nfizza dint'all'uocchie… dint’all’uocchie. (2) (Alexandra e Teresina entrano e si fermano alle spalle di Regina, Alexandra alza la spada e affonda lentamente la lama nella schiena di Regina che cade a terra dietro il tavolo, Teresina e Alexandra si avvicinano, poi, sul ritmo del testo che segue, si abbracciano appassionatamente e si baciano abbandonandosi sul tavolo)

Ma cos’è un uomo, cos’è? Se tutto ciò che cava, come sangue dal suo tempo, non è che respirare, nutrirsi, dormire? Una bestia, una bestia nient’altro! ‘Na carogna, ecco quel che è! Bestiale carcassa scillichiàta dalle mosche, o da ‘st’aria ‘mbarzamata, chest’aria de’ ‘ccanzone, ce souflement morbide, chesti spire, sti ‘vvolute, ‘bbave che si emette, ricamate, dalla bocca, con lo sguardo inebetito, la gola in soprattono, di una pallida Boheme. Indici preziosi, questi. Icone. Segnalatori. Shifters. Strazio/consolatio canoro-criminali. (3)

(Calano lentamente le luci)

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(1) Liberamente ispirato a Gomorra di R. SAVIANO, Mondadori , Milano 2006 (2) E. MOSCATO, Ragazze sole con qualche esperienza in L’angelico bestiario, Ubulibri, Milano 1991 (3) E. MOSCATO, Mal – d’-Hamlé, Quadrilogia di Santarcangelo, Ubulibri, Milano 1999 27.06.2007 17,56

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Postfazione in forma di manifesto Oggi un discorso sul teatro non può non partire, ancora una volta, da una critica radicale della società spettacolarizzante che, anche a fronte di un trentennio di percorsi critici più o meno decentrati, sembra inglobare tradizionalmente tutto e fagocitare quindi la scena, vecchia o nuova che sia ed uniformare lo scenario in un continuum urbana visualizzazione di un mall con vetrine teatrali multiple senza soluzione di continuità alludendo a molte possibilità significanti ma restando in una omologazione di fondo che è quella di un teatro che nonostante le oleografiche e periodiche rivoluzioni storiografiche si presenta sempre di più come un supermercato ipnotizzante in cui la MERCE-TEATRO finisce per ipostatizzarsi nella propria autocontemplazione: immobilizzazione sofisticata e/o consumo regionalpopolare. Il teatro delle riletture, del comico regressivo, dell’usa e getta, dei laboratori tecnici, del turismo comparato, della presenza ad ogni costo, della professionalità come routine, queste ed altre forme di teatro istituzionalizzato sono la classe morta di un teatro che, come proiezione di un pensiero analogico, è funzionale ad una ideologia che consiste in ultima analisi, nella negazione della VITA REALE, con le sue frammentazioni strumentali e del confronto con la complessità del mondo con i suoi spazi critici, le sue virtualizzazioni, la sua crescente complessità. È difficile sfuggire al TEATRO-MERCE-SPETTACOLISTA esso si è ben radicato nell’immaginario più o meno collettivo perché si presenta come un insieme organicamente articolato, sia dal punto di vista economico che da quello ideologico, essendo capace di rispondere alla domanda di teatro anche in forme di sofisticazioni che certamente si configurano come una specie di finto limite-avanguardie più o meno integrate in corrispondenza con la strategia post-moderna di una unificazione della spettacolarità: ciò che costituisce il luna-park globale, il teatro globale. È dunque la ricerca di un varco, di un teatro in cui fondamentalmente si riconosca alla comunicazione teatrale una sua specificità che deve realizzarsi senza alcuna possibilità di strutturarsi come orizzonte di reificazione di un senso che non è pertinente a nessuna crisi ed a nessuna contraddizione della prassi. Un teatro, dunque, che deve deve trovare una combinatoria che renda la rappresentazione sempre più lontana dai reificarsi in una spettacolarità strumentale che, certo, ha i suoi referenti storici teoricamente stabilizzati ed antropologicamente giustificati: tutto ciò che dimostra di essere nient’altro che un vittoria ideologica diretta alla resa finale, alla fine della storia, come si sente dire, che è poi la vittoria del TEATRO-MERCE-SPETTACOLO.

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La malattia di Artaud – ancora una volta- ad esempio - (perenne filo rosso snodato nell’anima europea) e la crisi possono essere pertinenti ad una ipotesi di teatro possibile. È la gioia di una forma di conoscenza che il teatro può e deve costruire. Solo il recupero di una modernità che rifiuti l’uniformità di una scena reificata può dare al teatro il recupero della sua specificità comunicativa. Dal ventre di una cultura teatrale quale è quella napoletana, ad esempio, più che mai esistono discorsi che vanno in questa direzione. Si tratta di vedere con occhi diversi certi patrimoni drammaturgici al di sotto della loro banalizzazione e della loro spettacolarizzazione normalizzante. Si tratta anche di vedere come la poesia possa eliminare la spettacolarità e dare al teatro quella dimensione di autenticità di cui parlava Artaud. Una salvezza, significante, quindi, quella della trasmutazione poesia-teatro e viceversa che, nell’assumere in tutte le sue valenze la coscienza della crisi, della malattia, della sovversione, continua nella direzione di un teatro possibile. Il teatro oggi tende sempre più a diventare il museo di se stesso, come gran parte dell’arte del resto, perché nel reale non si riesce più a distinguere ciò che è effettivamente reale, dato che l’immagine tende alla sparizione insieme al reale. Pasolini ci ha fatto capire come può essere possibile parlare del reale e come cambia il linguaggio delle cose: come i professori che in certe mattinate non hanno voglia di fare lezione e parlano d’altro e fanno della comunicazione lo scambio. Ovvero uscire fuori dal teatro come taluorno per approdare alla violenza di quella scrittura che Enzo Moscato definisce connivente con l’amore, rassomigliante all’amore. E l’altra dimensione, come spazio di conquista della scena non reificata, è con le realtà multiple che nascono dai nuovi linguaggi della mutazione comunicativa. Si tratta di un nomadismo teatrale teso alla costruzione di una innovata specificità comunicativa teatrale anticipata dai glaciali tanghi di Martone degli anni settanta. È quindi teatro di parola, teatro della complessità, del soggetto e della realtà - reale o virtuale che sia - oppure di impianti naturalistici che coraggiosamente si tradiscono per le loro degenerazioni che sono corrispondenti all’erosione del teatro-merce-spettacolo. Erosione che a Napoli è ormai avviata da un decennio. Teatro, allora, di una autentica antropologia che drammaturgicamente si tende a rendere conto di quello che sta effettivamente accadendo, rifiutando la consolazione, la rassicurazione e la fuga. (Officine Kulturali Aurunke 5/2000)

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Pasquale Stanziale

TEATROGRAFIA (Aurunkatelier)

Grappius (da Beckett) 1979, Blue Vierno 1980, Nevejorc 1980/81, Plastic Fiction 1983, Rockaby (da Beckett) 1986, Western Hotel 1987, Nui vulimmo cantà 1989.

TEATROGRAFIA (Officine Kulturali Aurunke)

Nanianà 1992, Kabaret S-koncert 1993, Le isole galleggianti 1993, Situation Comedy (Da Debord) 1993, Eduardo e Pulcinella (da E. De Filippo) 1993, Interno femminile (da N. Ginzburg) 1993, Città invisibili (performance) 1994, Sotto il cielo del Sud 1995, Domani è un’altro secolo 1995, Recitàl 1996, Blues 2001 e Hamlet-action 2001, Burning land e Il cavaliere del tempo perduto 2003, Quartieri residenziali (1) 2004, Quartieri residenziali (2), Luna rossa sull’asse mediano 2007, Grand Hotel Kaserta 2008, Sotto il cielo del Sud 2009.

VIDEO Per un turismo alternativo nell’area aurunca, CEE- Pan-pot 1990, Trashman- Fest Cin. Indip. Bellaria (Forlì) 1992, Periferie 1995, Hamletkowskij 1999, Paris dimanche, 2003, Aurunka blues, 2004. La società dello spettacolo, PON Did. Metacognitiva, Liceo “Majorana Sessa A. (CE) youtube, 2008.

PROD. MULTIMEDIALE

Poetry 1997, Lacan 1997.

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Pasquale Stanziale è nato a Sessa Aurunca in provincia di Caserta, laureato in Filosofia, docente di Storia e Filosofia nei Licei, collabora con Università ed Agenzie di Formazione ed è docente di Filosofia Teoretica presso l’ISSR “S. Pietro” di Caserta. Ha al suo attivo un’ampia pubblicistica nel campo delle Scienze Umane. Collabora con la rivista Civiltà aurunca per la parte socioantropologica. Tra le sue pubblicazioni Omologazioni e anomalie (Caserta 1999), ricerca divenuta un classico degli studi locali, Mappe dell’alienazione (Roma 1995), saggio di filosofia politica, la traduzione del best-seller la Società dello spettacolo di G. Debord (Viterbo 2002). Ha curato anche Il Manuale di saper vivere ad uso delle giovani generazioni di R. Vaneigem (Viterbo 2004) ed una antologia di autori situazionisti (Viterbo 1998). Tra le pubblicazioni più recenti Cultura e società politica nel Mezzogiorno (Caserta 2007), Materiali per un’economia politica dell’immaginario, (Civiltà Aurunca n. 72 . 1012/2008- Latina), Scenari tra economia e scienze umane (Quaderni CRAET n. 11 – Sec. Univ. Napoli- 3/2009) Cyberanalysis (Quaderni CRAET- n. 14 - Sec. Un. Studi Napoli –6/2010), Manuale minimo di economia politica dell’immaginario, (Cirem, Napoli 2011).