Sociologia delle comunicazioni Lavoro autonomo e reti sociali 12.05.2010.

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Sociologia delle comunicazioni

Lavoro autonomo e reti sociali12.05.2010

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Michel Bauwens e la p2p economy al seminario ‘Digital Commons’

• Sharing economy o economia della condivisione (flickr, youtube, facebook etc): cooperazione meccanica e involontaria effetto della piattaforma stessa; monetarizzazione dell’attenzione; massiccia produzione di valore d’uso degli utenti (il ‘comune digitale’) e valorizzazione attraverso il mercato dei dati.

• Tensione attorno alla privacy tra utenti e piattaforma

• Una possibile ridistribuzione: reinvestimento nelle infrastrutture del comune digitale?

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Michel Bauwens e la p2p economy al seminario ‘Digital Commons’

• La p2p economy o ‘economia dei pari’ (open source, wikipedia)

• Cooperazione più avanzata e consapevole

• Proprietà e gestione della infrastruttura

• Rapporto simbiotico col mercato• Graduale possibile

egemonizzazione del p2p: feedback e nutrimento del comune?

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Igiaba Sciego ‘Lettera al presidente Napolitano’e Sergio Bologna ‘Lavoro autonomo di terza generazione’

• Il lamento del precario: lutto e malinconia (perdita della sicurezza del reddito; familizzazione e oedipalizzazione del rapporto con il lavoro)

• La necessità di recuperare ‘capacità di associazione e coalizione’ per fare fronte al degrado del mercato del lavoro

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Andrea Fumagalli Bioeconomia e capitalismo cognitivo. Roma: Carrocci, 2007

“Nel capitalismo cognitivo il lavoro salariato è solo una delle tante tipologie di prestazione lavorativa esistenti. Anzi oggi si assiste ad un superamento parziale della tradizionale figura del lavoratore salariato dipendente a tempo indeterminato con forme lavorative sempre più precarie.” (Fumagalli Bioeconomia e capitalismo cognitivo, p. 137)

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“La distinzione principale tra attività manuale, soggetto ad uno sforzo fisico oppure ad una ripetitività dell’agire lavorativo, e attività intellettuale, basata sull’agire del cervello e su valutazioni individuali e differenziate, stava essenzialmente nell’impossibilità di misurare e di contabilizzare quest’ultima, in quanto l’esito dell’attività lavorativa dipendeva dal grado di istruzione, dal livello culturale e dall’esperienza individuale. L’introduzione delle tecnologie di linguaggio consente di controllare oggi in termini numerici la prestazione intellettuale-“ (ibidem p. 138)

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“Generalmente , tuttavia, si assiste ad uno svuotamento sostanziale dell’attività intellettuale a favore di una sua meccanizzazione che ne banalizza il contenuto, svilendone non solo il risultato, ma anche la ragion d’essere. Per il lavoro intellettuale, quindi, la ‘cultura’ conta sempre di meno.” (ibidem p. 139)

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“Nel capitalismo contemporaneo, più aumenta la formazione professionale, più aumenta il livello di ‘ignoranza’, dove per ignoranza si intende l’incapacità di contestualizzare e sviluppare un pensiero critico.” (anonimo, volantino cit. in Fumagalli p. 13)

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“Il mix di attività manuale, di controllo e di intervento di progettazione necessariamente comporta la detenzione di competenze specifiche, vale a dire di conoscenze relative alla tecnologia utilizzata. Diventa imprescindibile un processo di formazione specializzata, permanente e continua, tanto veloce quanto è veloce la dinamica tecnologica. L’asservimento alla macchina passa oggi non solo tramite le braccia ma anche tramite il cervello.” (p. 138)

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Misurazione, valutazione, eccellenza: controllo del lavoro cognitivo e sua regimentazione.

Quando la valutazione viene ignorata: il caso dipartimento di filosofia alla Middlesex University?

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Il miraggio della meritocrazia“Le risorse necessarie per l’ingresso nel mercato del

lavoro autonomo sono essenzialmente tre: la rete di conoscenze e relazioni personali, familiari ecc., le conoscenze specialistiche del soggetto e la possibilità di dotarsi di un capitale iniziale e di un finanziamento. In particolare, le ultime due consentono al lavoratore autonomo di posizionarsi all’interno della struttura gerarchica del mercato… Maggiore è lo zoccolo monetario d’entrata e maggiore è la specializzazione relativa del soggetto, maggiori sono le sue probabilità di sopravvivenza una volta effettuata l’entrata.” (Fumagalli 2007, p. 143-144)

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Social networks e web sociale: speculari alla frammentazione/individualizzazione del lavoro?

Causa o effetto del crescente isolamento sociale legato a trasformazioni della sfera produttiva?

Possibilità di recupero della capacità associativa tramite le reti sociali?

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“Il web sociale, ossia tutte quelle

piattaforme di social networking che hanno trasformato nel giro di pochi anni il web in una piattaforma sociale, cioè altamente partecipativa, presentano un potenziale enorme per la sperimentazione dei processi di ridefinizione della percezione comune della realtà e per le possibilità che offrono di mettere i corpi letteralmente in movimento.” (T. Terranova ‘Quando la rete muove i corpi’ in Global Project http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Quando-la-rete-muove-i-corpi/2823)

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I movimenti di Facebook in Italia: il ‘popolo viola’ e la difesa della costituzione

Il primo marzo 2010 e il primo sciopero dei migranti

La molteplicità degli ‘eventi’ di facebook

Iran e il caso twitter

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“La posta in gioco è quella delle modalità di costruzione della realtà, concepita non come un qualcosa che è dato naturalmente e oggettivamente, ma come un processo di produzione e modificazione continua che implica una selezione di ciò che viene considerato rilevante e la sua immediata socializzazione in tempo reale secondo modalità di propagazione orizzontale e nonlineare (sfruttando le densità variabili delle reti sociali e di quella che la topologia delle reti definisce la forza dei ‘legami deboli’).” (ibidem)

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“La condivisione di notizie, di musica, di immagini e stati d’animo formano una percezione che è comune, ma allo stesso tempo radicalmente distribuita e non-totalizzante” (Terranova 2009)

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“L’uso delle piattaforme del social web per propagare in tempo reale gli eventi, gli incontri, le iniziative e le riunioni si è dimostrato capace di ‘muovere i corpi’, nel senso di produrre momenti forti di aggregazione fisica negli spazi urbani e non urbani (come le sperimentazioni in tal senso nella città di Napoli da parte del movimento dell’onda e altri ancora ha dimostrato). La caratterizzazione di alcune di queste piattaforme come nuovi media di ‘massa’ (per esempio Facebook) non ha bloccato questi movimenti, anzi ha fornito l’occasione per un utile parassitaggio approfittando della massificazione dell’utenza per ramificarsi orizzontalmente.” (Terranova 2009)

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Limiti delle reti sociali: • il problema della struttura proprietaria privata

delle piattaforme e dei dati sul web sociale• la relazione con i mass media e con le

macchine di produzione del consenso maggioritario

• La produzione potenziale di ‘soggettività impotenti’.

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“Ancora più insidioso è l’affermarsi di nuovi tipi di sovranità ‘trans-territoriale’ per cui queste stesse aziende acquistano diritto di decidere, arbitrariamente e casualmente, spesso mobilitando gli stessi utenti, quali siano i messaggi, i links, gli utenti e le informazioni che legittimamente possono ‘vivere’ sulle loro piattaforme. Rimane dunque importante investire sulla costruzione di piattaforme autonome che possano funzionare come alternative al web sociale commerciale, e possibilmente anche come incubatori per un futuro web sociale che sia radicalmente distribuito anche a livello di struttura proprietaria e di controllo (niente nell’universo liquido del web è definitivo).” (ibidem)

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“Inoltre il web sociale non è un’isola, nel senso che esso vive in una relazione pienamente osmotica e permeabile con i mezzi di comunicazione di massa, cioè con delle macchine d’espressione che tendono a produrre relazioni fisse tra una contesa ‘maggioranza’ e una sterile ‘opposizione’ riducendo la percezione della realtà a una serie di opposizioni binarie pre-codificate. Si tratta di macchine d’espressione che producono soggettività ‘impotenti’ caratterizzate dalla coazione a ripetere enunciati elementari che possono solo entrare in una relazione di opposizione senza uscita con altri enunciati di senso uguale ma opposto.” (ibidem)

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“Questi limiti del web sociale tuttavia non possono essere considerati come definitivi, ma come sfide…due direzioni sembrano imprenscindibili al momento: quella volta a sottrarre le soggettività concatenate dalle reti sociali alle macchine dell’opinione maggioritarie per insistere invece sulla possibilità di una declinazione diversa del flusso di informazione che la rete produce e che è inscindibile dalla produzione di percezione; e inoltre di connettere queste nuove percezioni ad una proliferazione di eventi e di sperimentazione con modalità di partecipazione che siano sia locali che trans-locali, cioè che coinvolgano le realtà e i mondi territorialmente specifici ma sempre in una relazione di trans-duzione con realtà più estese.” (ibidem)