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I Santi Libri della Cabalà La Luce della Creazione

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I Santi Libri della Cabalà

La Luce della Creazione

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I Santi Libri della Cabalà

La Luce della Creazione

Di Sebastiano Gulli

Tradotto da Sebastiano Gulli

Edizione integrale italiano ed aramaico

E-mail: [email protected]

WWW: http://www.everburninglight.org/it/

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Casa editrice: Providence University Inc

Prima edizione: febbraio 2008

Copyright © 2008 di Providence University

Tutti i diritti di copia, traduzione, riproduzione ed adattamento sono riservati per tutti i Paesi.

Stampato negli Stati Uniti d’America nel mese di febbraio 2008.

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I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione v

Indice dei contenuti Indice dei contenuti v Preliminari xiv

La formulazione dell’Albero della Vita xv I quattro Mondi xv I Testi: la Ma’aseh Bereshit, lo Yetzirah, il Bahir e lo Zohar xvi

Pratiche Operative xx Ma’aseh Bereshit − L’Opera della Creazione 1 Sefer Raziel − Il Libro dell’Angelo Raziel 12 Sefer Yetzirah − Il Libro della Formazione 25

Capitolo 1 25 Capitolo 2 26 Capitolo 3 28 Capitolo 4 29 Capitolo 5 31 Capitolo 6 32

Sefer HaShiur − Il Libro della Dimensione 34 Sefer Ha-Komah − Il Libro del Corpo 39 Sefer Ha-Bahir − Il Libro della Chiarezza 47

1 47 2 47 3 47 4 48 5 48 6 49 7 49 8 49 9 49

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10 50 11 50 12 50 13 51 14 51 15 51 16 51 17 52 18 52 19 52 20 52 21 52 22 53 23 53 24 54 25 54 26 54 27 55 28 55 29 55 30 56 31 56 32 56 33 56 34 56 35 57 36 57 37 58 38 58

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98 77 99 78 100 78 101 78 102 79 103 79 104 79 105 80 106 80 107 80 108 81 109 81 110 81 111 83 112 83 113 84 114 84 115 84 116 84 117 85 118 85 119 85 120 85 121 86 122 86 123 86 124 86 125 87 126 87

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127 87 128 87 129 88 130 88 131 88 132 88 133 89 134 89 135 89 136 90 137 90 138 91 139 91 140 91 141 91 142 92 143 92 144 92 145 92 146 93 147 93 148 93 149 94 150 94 151 94 152 95 153 95 154 95 155 95

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185 108 186 108 187 109 188 109 189 109 190 110 191 110 192 111 193 111 194 111 195 112 196 112 197 113 198 114 199 114 200 114

Sefer Ha-Zohar 117 Preliminari (Fogli da 1a a 14b) 117 Discorso di Elia su “Mi bara Ele” (Chi ha creato questo) 119 Le Lettere di Rav Hammenuna l’Anziano 122 Il Mondo esiste per mezzo della Chokmah 129 Abram diventa Avraham 130 La visione di Rabbi Chiyà 131

Tecniche operative − Hitut Tsiruf 173 1 – Dal primo al ventiduesimo giorno 173 2 – Dal ventiduesimo al quarantaquattresimo giorno 174 3 - Dal quarantaquattresimo al cinquantesimo giorno 174 4- A partire dal cinquantesimo giorno: 174

La Luce dell’Intelletto 177

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I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione xiii

Is sistema de La Luce dell’Intelletto 177 La Visualizzazione all'interno della serie del La Luce dell'Intelletto. 179 Il Processo di Permutazione 179 La Sequenza Yod 180 La Sequenza della Hey 180 La Sequenza della Vav 181 La Sequenza della Hey Finale 181 Il Risultato 182

Meditazione Sul Nome di Dio 183 Il Nome di Dio e il patto con Abramo 187

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xiv I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione

Preliminari La Cabalà è l’insegnamento per eccellenza riguardo ai misteri più interni di

Dio, dell’Universo e dell’Uomo.

Il punto centrale della Cabalà è l’Albero della Vita che è un’immagine della creazione. Contiene l’integralità delle leggi cosmiche e la loro interazione. Per centinaia di anni la Cabalà è stata inquadrata solo all’interno, della struttura del pensiero ebraico che è un glossario esoterico della religione giudaica. Questo insegnamento è stato passato di Padre in Figlio per molte migliaia di anni come insegnamento orale, le sue origini si perdono nella notte dei tempi e si fanno risalire addirittura al primo Uomo, Adamo, a cui venne dettato dall’Angelo Raziel.

Dopo anni e anni, questo insegnamento è stato messo per iscritto, alcune delle sue istruzioni possono essere trovate nel Bahir, nel Sefer Yetzirah (attribuito ad Abramo) e nello Zohar. Ma la maggior parte dei misteri non è ancora stata messa per iscritto ed è tuttora passata attraverso le linee di scuole molto chiuse e riservate.

Abbiamo detto che il punto centrale della Cabalà è l’Albero della Vita. quest’Albero simbolizza il movimento di emanazione dall’origine dell’Universo all’uomo. Ci sono dieci di queste emanazioni che sono conosciute come Sefirot, queste Sefirot formano una sequenza naturale geometrica che emana dalla sorgente e si manifesta nella materia; questa sequenza muove dal punto alla linea, al triangolo e alla piramide, Incomincia nel vuoto dell’essenza eterna.

Nei testi che seguono, che sono la summa della Cabalà, si delinea il processo della creazione, della formazione e dell’azione in vari termini presi dalla testimonianza delle Sacre Scritture e delineate in dettaglio per gli iniziati. E per questo bisogna far notare che per quanto chiare siano le affermazioni delineate, esse racchiudono sempre molti segreti, non facilmente visibili all’intendimento umano. Per esempio, quando si incontra la parola Israele, non dovrebbe essere intesa come lo stato di Israele, ma come la personalità evolutiva dell’individuo. Infatti Giacobbe fu una personalità fisica che si integrò nell’anima maschile e femminile evolutiva prendendo il nome di Israel. E così questo fatto avviene per tutti gli individui che entrano in contatto con il proprio Volere più Interno, o Santo Angelo Guardiano.

La Cabalà può essere usata in una varietà di modi da un sistema cosmologico ad una mappa spirituale dei piani superiori e questo, leggendo il testo che segue, potrà apparire molto chiaro.

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I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione xv

La formulazione dell’Albero della Vita In principio era il Nulla o Ain. Ain era, è e sarà. Ain esiste come grembo

eterno e quando comincia a pulsare con la vita e la creatività è conosciuto come Ain Sof. Le acque che fluttuano da Ain Sof sono le secrezioni di Ain e sono conosciute come Luce, questo stato di Ain è conosciuto come Ain Sof Or. Insieme questi tre stadi sono conosciuti come “En Sof”, dall’En Sof l’Albero della Vita è formato attraverso movimenti geometrici.

Keter

Chokmah e Binah

Chesed, Ghevurah e Tiferet

Netzach, Hod, Yesod e Malkut

Il punto

La Linea

Il Triangolo

La Piramide

I quattro Mondi L’Albero della Vita può essere diviso in quattro Mondi, questi possono

essere applicati sia ad un Albero, sia ad un Albero all’interno di ogni mondo. I Quattro Mondi possono essere in relazione con le lettere YOD HEY VAV HEY e con i quattro elementi.

I Nomi dei Quattro Mondi sono: Atzilut Beriah Yetzirah Assiah.

Si dice che all’origine dall’infinità di Dio sorsero le Sefirot, i numeri, gli attributi, le sfere che sono intermediari tra l’Albero della Vita, l’Uno e il Mondo. Benché la Cabalà li presenti gerarchicamente, questi non sono dei gradini o delle tappe, ma delle modulazioni armoniche della manifestazione divina.

Le Sefirot descrivono la vita nascosta in Dio, rappresentata dalla Torah, l’insieme della Torah non essendo, in sé stesso, che il Santo Nome di Dio. In principio, l’unità tra Dio e la sua manifestazione o tra Ain Sof e la Shekinah era perfetta, armoniosa, totale.

Dopo la disobbedienza di Adamo, l’unità fu rotta. L’iniziato o lo Tzadik (Giusto) può contribuire a ristabilire quest’unità facendo in modo che il lato sinistro sia unito al lato destro, lo sposo alla sposa, affinché il tutto non formi che un’unità. (Zohar III,26b).

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xvi I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione

I Testi: la Ma’aseh Bereshit, lo Yetzirah, il Bahir e lo Zohar

C’è una lunga lista di trasmissione della Ma’aseh Bereshit, largamente attestata nelle collezioni manoscritte che vanno dal XIII al XV secolo. Appare nell’edizione del Sefer Raziel datato 1701 ad Amsterdam, e per quanto mi risulta fino ad oggi è l’unica edizione stampata.

In generale questo trattato si presenta senza titolo. Si nota (dice Nicolas Sed: La Mistique Cosmologique Juive) semplicemente: “E’ l’Opera della Creazione”, o meglio “Comincio la descrizione dell’Opera della Creazione”: o ancora: “A Te, YHVH, la grandezza. Ciò si rapporta all’Opera della Creazione”.

Le sentenze sulla formazione del Mondo si riducono a poche cose: solo qualche linea sulla creazione delle sei lettere, la creazione con una sola lettera; la descrizione dell’Opera del sei giorni sembra completa, ma non vi è alcuna traccia della festa della Dedica dei cieli e della terra, né delle lodi del primo Shabat.

Comunque è la prima volta che questo piccolo trattato sulle origini della creazione viene tradotto in italiano. La grande difficoltà per interpretare il testo proviene dai tagli che appaiono sovente. Precisamente, la recita è sovente interrotta, anche nel bel mezzo di una frase, per passare ad un altro argomento, senza alcun rapporto con il precedente, mentre il filo del pensiero, lasciato in sospeso, viene ripreso venti o trenta righe più avanti. Questi tagli offrono il più grande interesse.

Il testo comincia con il confronto di due opinioni sulla creazione. Secondo la prima il mondo è stato creato con sei lettere; mentre la seconda ci dice che è stato creato con una sola. Dopo aver compiuto l’atto creatore, Dio sigillò la sua opera con il fuoco della Ghehenna. Descrivendo la composizione di questo fuoco, la recita svia. Invece di continuare la spiegazione dell’opera creatrice, si volge versi i cattivi che attraversano queste ragioni infernali. Il primo legame avviene sul tema del fuoco della Ghehenna.

La recita passa poi alla descrizione dell’inferno. Gli angeli distruttori scacciano i cattivi di era in era, da porta in porta. All’ultimo livello, non potendo sopportare la vista delle sofferenze dei cattivi, i giusti intervengono in loro favore presso Dio. Benché quest’intercessione non possa cambiare il loro destino, ì cattivi, sempre in discesa, lasciano l’inferno e arrivano sulla quinta terra. Quindi vengono descritte la sesta e la settima terra, quella del primo e del secondo cielo. Numerando i nomi degli Angeli che sono a guardia alle porte orientali di questo cielo, dopo la menzione del terzo angelo. il testo si interrompe di nuovo e passa alla descrizione del secondo sigillo con il quale la creazione fu sigillata.

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Il secondo taglio è maggiore del primo. Non ha temi intermedi che giustifichino, almeno in apparenza, il dirigersi verso un’altra argomentazione. Con la spiegazione del secondo sigillo si riprende la recita della creazione, quello dell’opera dei sei giorni e del Shabat celeste.

Dio mette un angelo sulla testa delle sue armate. Il Suo nome non è annunciato, ma si afferma che sia circondato da cori angelici. Per mettere il punto finale a questa recita angeologica che finisce con la creazione, il testo cita il versetto di Abac. III: “La Terra è piena della sua lode” che fa allusione alla Shekinah, il cui irraggiamento segna il compimento dell’opera divina. Questa citazione, in occasione del terzo taglio, introduce un nuovo argomento. Per provare il legame di ciò che segue, fa sapere che questa citazione (Abac.) serve frequentemente per definire la terra inferiore, il gradino più basso dell’edificio cosmico, che è messo frequentemente in relazione con la gloria della Shekinah. In questa nuova prospettiva, dopo il versetto della Profezia di Habacuc, il testo descrive la prima, la seconda, la terza, la quarta e la quinta terra e completa la recita sull’infermo Qui troviamo le parti che permettono di completare il midrash delle sette terre, date parzialmente dopo il primo taglio. Finita la recita dell’inferno, si percepisce il testo che ci fa conoscere il nome del capo degli angeli nei cieli. Si tratta di un frammento sviato che accusa un nuovo taglio e senza elemento di transizione. E’ il quarto.

Queste poche linee sono seguite dal midrash della lunghezza del mondo e appaiono come l’introduzione di un nuovo argomento cosmologico, presentato interamente e senza interruzione fino alla descrizione topografica dei 18 mila mondi. Dopo, bruscamente, ritroviamo il seguito della descrizione tagliata del secondo cielo, proprio dove lo abbiamo lasciato, alla menzione dei nomi degli angeli preposti alla porta orientale. E’ il quinto taglio. Si numerano allora i cieli. dal secondo fino al settimo, poi si traccia l’immagine del mondo della Merkavah messo al di sopra del settimo cielo. Da qui in poi il testo continua senza interruzioni.

Sull’origine invece del Libro della Creazione (Sefer Yetzirah) che conta solo poche pagine, si sono sentite diverse opinioni. Il libro contiene un insieme di capitoletti riguardanti la cosmologia e la cosmogonia.

Questo testo era uno dei libri basilari di studio dei “sapienti di Norbona” ed era la base per l’orientamento preso dai cabalisti, particolarmente per ciò che concerne l’idea delle Sefirot.

La combinazione delle ventidue lettere fa intravvedere che tutto il reale si costituisce nei tre livelli del cosmo: il mondo, il tempo, il corpo umano, domìni fondamentali di tutto l’essere, che deriva in modo particolare dalle “231 porte”, cioè le combinazioni a due a due delle lettere.

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xviii I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione

Da questa cosmogonia e cosmologia fondata sulla mistica del linguaggio, che tradisce ancora così nettamente il rapporto con le idee astrologiche, strade dirette conducono molto evidentemente al concetto magico della forza creatrice e miracolosa delle lettere e delle parole. (Gershon G. Scholom: Le origini della Cabalà).

Qui ho evidenziato solo alcune delle nozioni fondamentali del Sefer Yetzirah; perché esse sono di un’importanza fondamentale per comprendere essenzialmente il testo.

Il Sefer Ha Bahir (scrive G. Scholem), i pochi fogli del quale sono così probanti per ciò che riguarda il mistero dell’origine della Cabalà. si presenta sotto la forma di un midrash, cioè di una raccolta di massime o di brevissimi commenti su versetti della Bibbia. Tutto ciò è svolto in modo quanto mai sciatto, senza alcuna apparenza di struttura letteraria.

Il titolo Bahir proverrebbe dal fatto che il libro tratta della sostanza primordiale della Creazione. La lingua del libro è sovente del tutto rozza, e ciò in misura molto più notevole di quanto le alterazioni dovute alla trasmissione manoscritta possano giustificare.

Ciò che qui conta è sapere che le interpretazioni e le parafrasi del Bahir hanno per oggetto non solo i versetti della Bibbia, ma anche passi del Talmud e dell’Aggadà. Nel Bahir tutto avviene per simbolo. Ogni parola. ogni frase che mette in rilievo si trasforma in allusione a qualche segreto. e questo segreto spesso rimane Inspiegato; altre volte si riesce a decifrarlo non appena enunciato, oppure in altri passi.

In generale, il Sefer Ha Bahir rappresenta una fase nell’evoluzione della Cabalà. e presenta grandi variazioni di dettaglio rispetto al materiale che si trova nelle opere successive. Il Sefer Ha Bahir ha un’importanza grandissima quale unica fonte esistente dello stato in cui si trovava la Cabalà quando venne a conoscenza di un pubblico più vasto.

Il Bahir adotta la concezione del Sefer Yetzirah, per il quale vi sono dieci Sefirot, e procede alla conclusione generale ad ogni attributo o Sefirah si allude nella Scrittura o nei testi rabbinici, con un grandissimo numero di nomi e di simboli, che danno un’idea della sua natura. La prima edizione del Bahir fu stampata ad Amsterdarn nel 1651, l’edizione più recente è del 1987 delle edizioni Arché di Milano (in lingua francese).

Lo Zohar (splendore) è l’opera centrale della letteratura cabalistica Nella forma letteraria lo Zohar è una raccolta di numerosi libri o sezioni che includono brevi affermazioni midrashiche (G. Scholem). La letteratura contenuta nello Zohar si può dividere fondamentalmente in tre strati distinti l’uno dall’altro: a) il corpus principale dello Zohar: b) lo strato di Midrash ha Ne’lam e Sitrei Torah: e) e lo strato di Ra’aya Mehemna e dei Tikkunim. Vi

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sono certamente legami definiti tra i diversi strati che stabiliscono un ordine cronologico, ma un’indagine dettagliata mostra chiaramente che ogni strato ha una sua unità.

Un elemento dell’unità strutturale dello Zohar è quello della scena e delle dramatis personae. Lo Zohar presuppone l’esistenza di un gruppo organizzato di ‘compagni’ che, senza dubbio, in origine erano dieci, ma quasi tutti non sono altro che figure simboliche. (G. Sholem).

L’opinione dei cabalisti circa la composizione e la revisione dello Zohar si formò dopo che il libro ebbe una vasta diffusione. All’inizio predominò la convinzione che si trattasse del libro scritto da R. Simeon B. Yochai mentre si nascondeva nella grotta, o almeno durante la sua vita, e che al più tardi fosse stato composto durante la generazione successiva.

Lo Zohar si affida a nozioni geografiche e topografiche sulla Palestina che sono tratte dalla letteratura precedente. In tempi recenti sono stati effettuati parecchi tentativi per spiegare le difficoltà geografiche e per dare un’interpretazione non letterale delle affermazioni contenute nel Talmud e nel Midrashim al fine di farle armonizzare con lo Zohar, ma nessuno di tali tentativi é convincente.

Comunque lo Zohar è fondato sulla letteratura rabbinica e cabalistica composta prima del 1275. Se fosse possibile provare il contrario in un modo veramente convincente, il nostro compito sarebbe, non è necessario dirlo, grandemente facilitato.

Ci dice E.L. Giraud nella sua prefazione allo Zohar di De Pauly: “lo Zohar non potrebbe essere meglio comparato che ad un fiume immenso e maestoso, le cui acque chiare e limpide alla sorgente sono rese sporche e impure dagli affluenti che riceve nel suo corso. ma che. malgrado questo, porta, nei suoi mulinelli tumultuosi e torbidi, delle pepite di oro puro e pietre preziose che il lettore istruito e saggio può raccogliere”.

Il Mondo non esiste che per il segreto,dice lo Zohar. Ed è cosa buona, per gli uomini del mondo, raccogliere l’oro e le pietre preziose che si trovano in questo fiume di vita e tenerle per sè nel proprio cuore nel massimo segreto, ma ora siamo a fine ciclo e, come dice lo Zohar, “Tutto deve essere rivelato”: è giunto il momento che tutti abbiano quest’oro e queste pietre preziose a rischiarare e riscaldare il proprio cuore.

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xx I Santi Libri della Cabalà − La Luce della Creazione

Pratiche Operative L’interpretazione simbolica delle lettere o il risultato delle permutazioni è

uno degli aspetti pratici più sicuri per il raggiungimento e l’integrazione dell’uomo nel corpo di Dio. La lettera considerata come un legame tra Dio e l’uomo racchiude un aspetto della potenza divina, ed è senz’altro il supporto della meditazione per la pratica della Devekut. L’adesione alla coscienza divina.

La tecnica di meditazione consiste nel fissare ogni consonante concentrandosi su essa.

Abulafia insegnava che con la tecnica il cabalista cerca di entrare nella lettera concentrandosi sulla sua forma. Insegnava che la tecnica mistica di contemplazione delle lettere portava alla più alta delle sommità dell’ascensione spirituale.

Quando si è arrivati alla sommità di questa dottrina, cessa di essere un semplice cabalista per divenire un profeta. Naturalmente per praticare correttamente gli esercizi dati alla fine del testo, bisogna che prima lo studente abbia padroneggiato perfettamente i rituali del Kadur Kadosh (vedi Hekalot, l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, dello stesso autore).

La conoscenza dei nomi e la combinazione delle lettere quindi non gli bastano più per essere in contatto immediato con il mondo degli spiriti.

La pratica esauriente di questi esercizi determina che i vari corpi dell’uomo, dal Guf alla Neshamah, raggiungano un alto potenziale di energia cosmica che permetta al corpo fisico terrestre di integrarsi, piano dopo piano, nella propria coscienza, divenendo così un Baal Shem Tov o il Maestro del Buon Nome.