Il Mugello (Preview)

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Proge7o grafico, impaginazione, inconografia:Giovanni e Kenneth CaselliTesti di Giovanni CaselliIllustrazioni ©Giovanni Caselli Universal LibraryUnlimited se non specificato altrimenti in didascalia.www.giovannicaselli.comwww.giovannicaselli.it

©Giovanni Caselli 2008© di questa edizione: Editrice CastelbecchioISBN ----------------------------Stampato e pubblicato da Editrice Castelvecchiowww.

Dedico questo libro alla memoria deimiei genitori, unici miei docenti.

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Giovanni Caselli

MUGELLOGiardino di Firenze

Edizioni Castelvecchio

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INDICEPag. 7 -Premessa: L’effe7o e la sua causa

Pag. 9 - Capitolo ICos’è il MugelloIl Mugello quello vero

Pag. 27 - Capitolo IIIl nome e l’identità di un territorioI Liguri in Mugello?Gli EtruschiCosa rivela il DNA?Il caso di MurloGli Etruschi fra Arno e AppenninoGli Etruschi a sud ovest del Mugello

Pag. 56 - Capitolo IIIDalla Preistoria agli EtruschiPoggio Colla, Monte Sassi e gli Idoli del Falterona

Pag. 62 - Capitolo IVLe forme economiche tradizionaliLa produzione di cibo nell’antichitàLa pastorizia e la transumanzaLa transumanza forgia l’EtruriaIl bestiame di allevamento in Mugello

Pag. 75 - Capitolo VIl paesaggio “classico” e la sua genesi

Pag. 89 - Capitolo VIL’agricoltura e la mezzadriaL’azienda agricola del PalagiaccioL’epoca d’oro dell’agricoltura toscanaViti e uliviIl paesaggio agrario del XVIII e XIX secoloL’industria e la genesi della cultura subalternaMa la cultura? Cos’è accaduto alla cultura?

Pag. 109 - Capitolo VIILa genesi culturaleLa cristianizzazione del MugelloLa parlata del MugelloIl patrimonio storico, artistico e monumentaleLa casa colonica nel Mugello

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5Pag. 130 - Capitolo VIIIInsediamento e viabilitàI confini di Fiesole e di FirenzeIl Sweeney Todd del MugelloLe vie di transumanza come segni paradigmatici del passato

Pag. 147 - Capitolo IXConsiderazioni sui periodi storici nel Mugello ed oltrePreistoria, da 1.000.000 a 1.000 a.C.L'epoca etrusca: dalla fine del VII al IV secolo A.C.La romanizzazione del territorio fiorentinoL’affermazione del cristianesimoL’iranizzazione dell’Occidente classicoIl processo di iranizzazione dell’Occidente: LongobardiDall'epoca Carolingia alla supremazia di FirenzeLe radici del feudalesimo e il sistema feudaleElementi costitutivi del sistema feudaleL'economia feudale e il sistema curtenseI MonasteriIl Rimancimento e l’era mediceaDeclino e ripresaIl Granducato e l’era modernaIl capitalismo in Mugello dal 1800 al 1950L'industrializzazioneAgonia e morte di una civiltà: dal 1950 al 1986

Pag. 191 - Capitolo XVal di Sieve e Romagna toscanaL’organizzazione del territorio nel MedioevoAlcune statstiche da Emanuele Repe7iLa Val di Sieve da Pontassieve a San GodenzoVicende del territorio a7raverso i repertiLa Romagna toscanaSylvana, la macaca del Mugello compie 5.000.000 di anni

Pag. 215 - Capitolo XIIl territorio descri7o da Emanuele Repe7i

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L'effetto e la sua causa

Noi e tutto ciò che ci circonda siamo effetti di cause pas-sate. Se l'archeologia è la scienza del passato, la storia è l'arte dinarrarlo: ambedue servono ad analizzare il presente, e noi stessi.

Le nozioni di reperto archeologico e di documento sto-rico cambiano nel tempo, esse sono sempre soggettive e tempo-ranee. L'archeologia e la storiografia forniscono elementi oggettivialla storia, ma non forniscono tutti gli elementi necessari a ren-dere la storia oggettiva.

La storia non è quindi lo specchio del passato ma il ri-flesso di chi scrive, della sua ideologia, della sua epoca e dellamoda letteraria della storiografia del momento. Perciò tutta la sto-ria, anche quella del Mugello, va sempre riscritta.

Se per i collezionisti e gli antiquari di un tempo il terminereperto archeologico evocava un monumento, un vaso o un mo-nile, oggi quel concetto corrisponde con tutto ciò che ci circonda,poiché tutto proviene dal passato, remoto o recente, come noistessi, la nostra mentalità, i nostri modi fare.

Non sarà difficile capire come in questa ottica il repertoarcheologico più significativo, quello più valido e interessante, ilvero tesoro nascosto, siamo noi stessi. Noi siamo, ci piaccia o no,archeologia. Chi si interessa al tempo e al luogo in cui vive consi-dera tutto ciò che lo circonda oggetto di indagine e documentoutila alla la conoscenza.

E' davvero riduttivo - se non ingenuo - sostenere che percerte epoche i reperti archeologici siano più numerosi o più si-gnificativi che per altre. Ogni epoca passata ha lasciato i suoi re-perti, ogni epoca futura ne scoprirà di nuovi e di insospettati.

Se è vero che le tracce di certe epoche sono esteticamentepiù interessanti di altre, ciò non significa che chi vuol capire il pre-sente non trovi interessanti tutti i reperti, vetrine e collezionisti in-clusi.

Se la società è fatta di donne e di uomini, questi sono pro-dotto di vicissitudini che noi definiamo “storia”, allo stesso modoin cui lo erano i loro predecessori. Si parlerà quindi della storiache ha influenzato e condizionato una particolare società, piutto-sto che di individui che hanno influenzato la storia.

Questo libro non è una storia del Mugello ma la rifles-sione di chi vuol capire il carattere e l’essenza di un luogo libe-randosi dei pregiudizi e dei vizi di metodo del passato. In questaottica il presente è l’effetto di trascorse vicissitudini politiche, eco-nomiche, sociali e naturali.

Sarebbe presuntuoso da parte di chi si accinge a scriveredel Mugello pensare di poter aggiungere qualcosa di importante

IIDDEEEE SSUULLLLAA SSTTOORRIIAA

Poche sono le cose cheaccadono al momento

giusto, il resto non accade per niente:

spetta quindi allo storico coscienziosocorreggere questi

difetti.EErrooddoottoo

La poesia è più vicinaalla verità che non

la storia PPllaattoonnee

Il presente è la summavivente di tutto

il passato. TThhoommaass CCaarrllyyllee

La ricerca storica hacome scopo quello diregistrare l’ordine e ilcarattere degli eventidi tutto il tempo tra-

scorso ovunque. Tuttociò è francamente

sovrumano

GGeeoorrggee SSaannttaayyaannaa,,

Carta Generale del Granducato di Toscanadella Tipografia Militare - 1858

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8a ciò che è già stato detto di questa area geografica così ampia-mente analizzata. Allora non resta che fare un passo avanti e gua-dagnare un punto di osservazione che faccia vedere le cose con gliocchi della nostra epoca, che consenta una visione più chiara, al disopra e al di là dei vizi di metodo, dei dogmi del determinismo edella nozione di storia come oggettività. Non tento quindi di ag-giungere qualcosa di nuovo a quanto già detto e scritto da altri, nericombino gli elementi per fornire nuove chiavi alla luce delle sco-perte più significative dell'antropologia culturale.

La storia degli Italiani consiste, dal X secolo in poi, in unosforzo collettivo da parte di una accozzaglia di immigrati cheavendo ripopolato l'Italia dopo gli stermini e i genocidi causati prin-cipalmente dalle Guerre Gotiche e quindi dall’invasione dei Lon-gobardi, di accomunarsi, assieme agli stessi barbari, nell’utopia delrecupero di un passato greco e romano che essa ritiene gli appar-tenga. Questa variegata popolazione raggiunge lo scopo nel XV se-colo, diventando da allora una nazione.

Quasi tutte le nazioni d’Europa hanno una simile storia: ilperseguimento collettivo di un ideale di unità in una particolaritàper formare lo Stato. Uno stato acquisisce una sua propria unitàe particolarità culturale (l’identità) soltanto dopo che la sua popo-lazione è stata rinchiusa entro confini insuperabili divenendo unanazione. Così nascono le l’identità e quindi le nazioni, dalla piùvaria accozzaglia di genti di ogni origine.

La popolazione del Mugello non è diversa da ogni altra,l’origine dei suoi abitanti è varia e perciò ricca e interessante.

G.C.

Musici da da una pi7ura di Simone Martini,uno degli artisti del XIV secolo che assai megliodi altri ritrasse i volti di una società italiana informazione. Una Toscana che le Guerre Gotichelasciarono praticamente deserta, viene a ripopo-larsi con immigrati provenienti da ogni paese,ma sopra7u7o dal Levante.Questa gente indu-striosa e civile sarà artefice del Rinascimento.

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MUGELLOe

Val di Sieve

"Dico in prima che 'l Mugello è ilpiù bello paese che abbia il no-stro contado; e di questo ha co-munemente fama da tutti o dalla

maggiore parte de' nostri cittadini."

(Giovanni di Paolo Morelli, "Ricordi", 1393)

CAPITOLO I

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So7o i Pampini, con un libro di versi Un fiasco di vino, un pane, ...e Tu Accanto a me cantando, in mezzo ai Campi ... Ed ecco che i campi si trasformano in Paradiso! Omar Khayam, X sec. d.C.

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11Capitolo I

Cos’è il Mugello?

Il Mugello è stato, assieme al Valdarno superiore fino aSan Giovanni e il Chianti sino a Panzano, Firenze fuori lemura: la campagna più civilizzata del mondo.

Può sembrare paradossale, ma questo territorio,assai meno esteso a ovest che a nord e a sud della ci7à, èstato, storicamente, territorio urbano in ogni suo aspe7oculturale poiché parte della polis Firenze, ispirata dal mitodell’Atene classica.

Il Mugello di oggi è la degenerazione di quello checrebbe nell'alto medioevo e senza capire quello non si puòneppure incominciare a comprendere questo.

Un mercante fiorentino vissuto fra tre e qua7ro-cento, Giovanni di Paolo Morelli, compilando, com'era co-stume allora, le proprie memorie, scrisse sul Mugello,luogo di origine della sua famiglia, parole preziose poichénel loro genere costituiscono la testimonianza dire7a diun'epoca in cui il territorio emerge, dalla no7e della storia.

Eppure non è il quadro che Giovanni Morelli in-tende dipingerci che ci rivela il Mugello in un'epoca in cuiha già recuperato il 'classico', è piu7osto quello che egli in-consciamente ci comunica ad illustraci non solo il Mugellonella sua essenza vera, profonda, ma le radici stesse dellanostra civiltà, una civiltà nata da un proge7o. Il proge7odei nostri antenati del medioevo era chiaro: recuperare glisplendori dell’Età Classica.

Il testo del Morelli è stato da me aggiustato nellaforma e nel lessico per facilitarne la le7ura e per rendernepiù spedita l'acquisizione da parte di chi non è abituato allinguaggio le7erario toscano dell'epoca.

"Dico che 'l Mugello è il più bello paese che abbia il no-stro contado; e di questo ha comunemente fama da tu7i o dallamaggiore parte de' nostri ci7adini. E anche se questa testimo-nianza ci soddisfi in gran parte, nondimeno per più onor di que-sto paese non vogliamo accontentarcene, ma per più certezzaandremo ad esaminarlo nelle sue parti."

Non prenderemo quindi per buono il luogo co-mune, il fa7o noto a tu7i che il Mugello è la parte più bella

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12della provincia di Firenze, ma effet-tivamente andremo ad esaminarlo inogni sua parte, coi nostri occhi peraccertarcene.

"Dico che tale bellezza è chiara emanifesta nelle persone; cioè nel Mugellovi è gran quantità d'uomini che, se purcontadini, sono onorevoli persone, capacie onesti nel loro lavoro, altre7antoquando le loro donne sono belle campa-gnole liete e gradevoli, amorevoli, chesempre ballano e cantano, in conti-nua allegria. Vi sono anchenobili ci7adini di ogni età,uomini e donne, checacciando col falco, incompagnia festosa ecortese, fanno ri-suonare e fiorire ilpaese di bellezza eallegria per tu7ol'anno."

I conta-dini del Mugellonon sono quindi'contadini' nel sensocomunemente inteso,quello dispregiativo, non sonodei rozzi campagnoli, essi e le loro donnesono - contrariamente ai contadini dialtre regioni- civili, competenti, cor-tesi, dotati di senso dell'umorismo.Nel Mugello vi sono anche -più nu-merosi o presenti che altrove- ci7a-dini benestanti, che qui risiedononelle loro tenute, dile7andosi nellacaccia, nel far festa e con ciò contri-buendo a far fiorire il paese tu7ol'anno."Vedrai quindi il paese per quanto ri-guarda il territorio, assai bello piacevole,dotato di tu7o quanto di buono unopossa desiderare. Per cominciare esso ècollocato nel mezzo di una bellissimapianura tu7a coltivata e abitata, provvi-

sta di fru7eti belli e piacevoli, tu7a la-vorata e adorna di ogni bene come ungiardino. Nel mezzo vi scorre un fiumeassai bello, ci sono stagni e altri fiumiche graziosamente discendono dai beimonti che circondano questa pianura."

Il Mugello come giardino didelizie, come giardino concluso, do-mestico, una "Magnesìa" platonicacircondata da monti, irrigata da beifiumi e torrenti. L'ambiente del Mu-

gello è descri7o per gradi. Ilprimo grado è quello del

terreno agricolo, chefornisce i prodo7i es-

senziali, il secondodi quello selvaticoche fornisce lepiante aromati-che e la caccia-gione, il terzo el'ambiente co-

struito, lo spazioarchite7onico ur-

bano: "D'intorno, come

una bella ghirlanda, visono piagge e colli facili da sa-

lire, e altre7anto facili ce ne sono altripiù alti e grandi. Questi sono in parteincolti e in parte coltivati, con armoniosaalternanza. I terreni vicini alle case sonodomestici e ben lavorati, adorni di fru7ie bellissime vigne, dove abbondano ipozzi e le acque sorgenti.

Inoltre, fra i poggi, si trovanoluoghi selvatici, gran boschi e grandiselve di castagni che forniscono castagnee marroni grossi e buoni, in abbondanza.Fra questi boschi si trova numerosa sel-vaggina, come cinghiali, caprioli, orsi ealtre bestie. Nei pressi delle abitazioni visono bosche7i di bei quercioli, molti sonpotati a dovere e so7o, il terreno è pratoper andarvi scalzi senza timore di farsi

Al centro della pagina il Mu-gello idealizzato da Benozzonella Processione dei Magi nelPalazzo Medici-Riccardi a Fi-renze

Qui sopra una scherzosa imma-gine del castello degli inzi delXIV secolo in Toscana, da un di-segno di Daniela De Luca ese-guito per Giovanni Caselli.

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13male ai piedi."

Vi sono poi scopeti e ginestreti,dove si trovano lepri in quantità, fagianie altra selvaggina. Accanto a questi sitrovano aree scoperte dove cresconopiante aromatiche, erbe come il serpillo esermollino, tignamica e ginepri, dovesono belle fonti che irrigano il tu7o. Quisi trovano copiose le starne, le coturnici,i fagiani, le quaglie e le lepri: un luogodile7evole e bello per cacciare e prendereuccelli, che offre enorme dile7o e pia-cere."La descrizione del Mugello comegiardino-paradiso secondo l’anticomodello persiano raggiunge il suoacme con questi bellissimi paragrafi.Dopo la descrizione del paesaggiototalmente addomesticato e quelladel paesaggio naturale, si passa alterzo livello ossia alla descrizione delcostruito, dell'edificato. Qui si tro-vano....

"...edifici grandi e forti, benposti, con notevoli mura, grandi e spa-ziosi con ricchi e nobili ambienti, adornidi ampi spazi a7i a passeggiare per di-le7o a7orno ad essi.Affinché questo ultimo grado, non menobello degli altri, abbia piena rilevanza,seguendo nell'ordine gli altri, dico chenel suo principio, cioè nel mezzo, doveabita il cuore, capo e principio di tu7i imembri, si dimostrano principalmentesei notabili fortezze poste pello Comunedi Firenze a guardia e fortezza di tu7o ilpaese."

A destra, in una illustrazione dida7ica eseguitada Daniela De Luca per Giovanni Caselli, lacampagna fiorentina del’epoca di Giovanni Mo-relli è scherzosamente ma intelligentementeidealizzata.

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14La descrizione è antropo-

morfa ed imbevuta di platonismo. Inmezzo alla pianura, lungo il fiumeprincipale, si trovano i gangli minoridi Firenze, le fortezze, i centri ammi-nistrativi che garantiscono ordine esicurezza affinché la vita si svolga re-golare, sicura, confortevole.

"Le de7e castella sono anzitu7oposte in siti buoni e belli, nobilmente or-dinate nel mezzo del piano, distantil'una dall'altra circa tre miglia. Sonocircondate da un bel fosso profondo elargo, pieno di buona acqua, presso ilquale si ergono le cinte di alte mura,spesse e forti, sopra di queste sorgono po-derose torri, alte e munite di bei becca-telli.All'interno queste castella sono nobil-

mente abitate, piene di case, ordinate conbei borghi che abbondano di opere d'artedi ogni tipo, sapientemente adeguate perricevere e onorare i forestieri. Intorno aqueste castella, per le piagge i colli e ipoggioli, sino a due o tre miglia tu7o at-torno, si trovano le abitazioni dei ci7a-dini, situate in belle e dile7evoliposizioni, ben sistemate, con bella vedutasui campi coltivati, adorne di giardini epratelli, con belle stanze e grandi sale ecamere ada7e per gran signori, con nu-merosi pozzi di finissime e gelide acque."

Ecco le ci7à coloniali dellaci7à-stato circondata dalle dimorerurali della borghesia urbana, la casaurbana trasferita nella campagna,come il modello romano o bizantino.Vive qui la borghesia mercantile, o diorigine mercantile, che durante il se-colo XIV ha allargato il proprio oriz-zonte alla campagna. La civiltà dacui proviene questa borghesia èquella bizantina, che si a7iene al Co-dice di Giustiniano. Più fuori, fuorivista dai centri o "castella" del fon-

So7o, la ci7à toscana della fine del‘300 scherzosamente, ma accurata-mente rappresentata da DanielaDe Luca per Giovanni Caselli.

Nella pagina accanto, alcuni at-trezzi dei contadini del Mugellocom’erano nel XIV secolo e comerimasero immutati fino alla finedel XX

Il fiorino

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15dovalle, si trova la società antitetica.Oltre queste, fra i poggi più alti, lon-tano dalle "castella" fino a sei, o7omiglia.....

"...vi sono molte fortezze grandie nobili e gentili uomini, i quali alle7anoper dignità i paesani, onorandoli affinchéessi stiano dalla loro parte e rimanganovolentieri nelle loro fortezze in loro com-pagnia condividendone i piaceri; e conqueste vi sono nei luoghi più selvaggi edove occorre, molte fortezze tenute eguardate dal nostro Comune, che sonomeravigliosamente forti e belle e a7e agliopportuni bisogni dei paesani."

I castelli della nobiltà anticadei conti palatini di origine germa-nica, di ascendenza nomade, cheaderiscono al diri7o consuetudina-rio, erano ormai, verso la fine delXIV secolo, succubi dei Comuni. Iconti palatini vivacchiano o soprav-vivono, cercando di acca7ivarsi lapopolazione rurale con le loro esoti-che maniere e i loro lussi e i loro co-stumi pi7oreschi. Più oltre, verso i confini dello stato,vi sono invece le fortezze militari delComune che vegliano sulla sicurezzadella polis.

Giovanni Morelli descrive poiil confli7o fra il Comune i "tiranni-chi" Ubaldini, che non è semplice-mente un confli7o politico fra Guelfie Ghibellini, ma un confli7o cultu-rale o, come si direbbe oggi, unoscontro fra civiltà. Si tra7a infa7i diuno scontro fra visioni del mondoopposte. Da un lato vi sono le ci7à risortedalle rovine delle guerre gotichecome ci7à bizantine, popolate dauna accozzaglia di immigrati inmaggioranza orientali, come adesempio i Medici, gli Alighieri e si-

curamente tu7e le altre schia7e dibanchieri mercanti, medici, sarti espeziali.

Nessuna di queste casate po-teva rintracciare antenati precedential XIII secolo, sopra7u7o perchéquesti erano giunti in Toscana sol-tanto due o tre generazioni prima.Genti principalmente di originiebraiche, ma anche siriache, armene,iraniche, egiziane ecc. come l’ante-nato stesso del Morelli, che non pernulla si chiamava Calandro (KaloAndros) ed era greco-siriaco, greco-bizantino oppure ebreo.

Dall'altra parte ci sono legrandi dinastie dei conti palatini edei loro vassalli, tu7i di origini cul-turali "germanico-ariane", i cui ante-nati erano, nei primi anni dell'eravolgare, nomadi delle steppe cheerano stati spinti verso ovest dallapressione turco-mongola. Queste po-polazioni non avevano modo di rap-portarsi con le ci7à e la vita urbana.I longobardi infa7i rasero al suolotu7e le ci7à che incontrarono.

Questi popoli, portarono consé il sistema feudale originatosi nel-l'ambito delle loro radici culturalinord iraniche; essi vivevano di dazi,tasse, obbligazioni, gabelle, balzelli,affi7i, angherie, corvée ecc. ponendocontinui ostacoli al commercio da cuidipendeva la borghesia comunale.Ecco che con lo sviluppo della bor-ghesia mercantile ci7adina, cheadesso colonizza anche la campagna,si genera un confli7o che porterà ine-vitabilmente al collasso della culturafeudale e alla rinascita del sistema"classico".

"Vi sono poi molti fedeli del Co-mune di Firenze, i guelfi, ciò hanno di-mostrato in molti casi con le loro buone

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16azioni. E fra le altre cose, coll'aiuto e volontà del nostro Comune e colla loro buonasollecitudine, si sono adoperati contro i tirannici Ubaldini, ghibellini, nemici e ribellide' guelfi e del Comune di Firenze: e con questi si ritrovarono più volte a molte zuffeassieme ai nostri consorti che abitavano nel Mugello e che avevano subìto moltidanni nelle persone e nei loro averi.

E così questi paesani sono stati tenaci e fedeli devoti del Comune e mai hannovoluto ascoltare le molte promesse e acce7are i gran doni fa7i loro dai de7i Ubaldiniper corromperli: essendo sempre stati contro di loro per difesa delle terre e fortezze,mai è occorso darle in guardia se non ai nostri paesani, che hanno sempre seguito conamore e con zelo la trionfale insegna del nostro Comune assieme alla ca7olica inse-gna dei venerabili guelfi."

La comunità era nata come “chiesa” di Cristo a7orno al Vescovo dopoil disfacimento del sistema della villa schiavistica romana del V secolo. Erauna organizzazione di sopravvissuti priva di stratificazioni sociali e quindi“democratica” fino all’emergere di un ceto borghese.

"Inoltre essi sono fedeli a ciascun ci7adino in particolare, sono nel loro ope-rare leali e onesti, solleciti nel lavoro, costumati, piacevoli, riverenti e pieni di cor-tesia, sapienti in tu7e le cose e specialmente in quelle che divertono i gentiluomini,come il cacciare, l'uccellare, il pescare, sempre a7rezzati con le persone e con le coseopportune a quello che gli si richiede. Le loro donne sono come gli uomini, costumate,piacevoli, oneste, sapienti e laboriose, dotate di tu7e quelle virtù che si richiedono aicontadini."

Il ci7adino arricchito: usuraio, commerciante, artigiano, muratore, di-venta borghese e rifacendosi all’unico modello disponibile, imita il conte delcastello, costruendosi una casa torre in ci7à ed acquisendo gli si e i costumidel nobile da origine ad una nuova nobiltà quella di origini borghesi. A que-sto tipo di nobiltà appartengono i Medici

"Inoltre si vede sui loro terreni la bontà grande dell'abbondanza dei raccoltiche vi si fanno. Per prima cosa vedi nel piano del Mugello i migliori e i più fru7i-feri terreni che esistano nel nostro contado dove vedrai fare due o tre raccolte peranno e ciascuna abbundante: e tu7e le cose che richiedi qui si fanno perfe7e. Oltrea ciò, nei poggi vi sono perfe7i terreni, e vi si produce grande abbondanza di grano,di biada, di fru7i e d'olio, e similmente vi si raccoglie molto vino, gran quantità dilegname, di castagne, e tanto bestiame che si crede che fornisca Firenze per la terzaparte del fabbisogno.""Inoltre esce del Mugello gran quantità di formaggio, molto panno agnellino, moltipolli e altri volatili domestici e selvaggina in grande abbondanza; e tu7e queste cosesono sommamente buone superando tu7e le altre del nostro contado."

All’epoca delle Signorie, il nuovo nobile acquista terreni e costruiscela sua dimora in campagna dove trascorrere l’estate, in mezzo ai suoi ter-reni, lavorati adesso da mezzadri e vende i suoi prodo7i al mercato locale oa quello di Firenze.

"Nella terza parte rimane da considerare la bontà e utilità degli edifici: e que-sta è rappresentata anzitu7o da cinque castelli che, come si è de7o, sono nel piano.Questi sono muniti di fossi, mura e torri da non temere azioni di forza da parte di

Due immaginidi vita ci7adinadio AmbrogioLorenze7i

Stemma di Borgo San Lorenzo

La ci7à sul finire del XIV secolo,vista da Daniela De Luca

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17chiunque; all'interno esse sono beneampie da potere ricevere a seconda deitempi e della necessità, uomini d'armi,persone e tu7i i raccolti assieme al be-stiame. Tu7o ciò vi troverà sicuro rifu-gio, senza scarsità d'acqua o d'alcunacosa opportuna."

"Inoltre vedrai che in tu7i que-sti castelli si fa mercato ogni quindicigiorni, a turno, secondo a chi tocca, e aquesti mercati accorre tu7o il Mugello:ciascuno è per vendere o per compraresue mercanzie. Quivi viene in grande ab-bondanza di ciò che tu sai addomandare.E per levare via molti inconvenienti, iquali potrebbono nascere per molte ca-gioni, a tu7e queste castella istà un po-destà ci7adino di Firenze, il quale tienesomma ragione a tu7i e tiene in pace isuoi so7oposti; e sono tenute queste lemigliori e di più piacere e di maggiorecorte che niuna altra del nostro contado,intendi di quella regione."

Nella pianura, presso la Sieve,Firenze edifica “colonie” su antichefondazioni romane che durante l’altoMedioevo erano divenute “merca-tali”, ovverosia piazze dove le popo-lazioni, sogge7e ai conti dellemontagne a nord e a sud della Sieve,si incontravano per fare mercato incerte occasioni. Queste colonie di Fi-renze, o “terre nuove”, installate suiluoghi di mercato, svolgono trecompiti fondamentali: a) quello difornire prodo7i al mercato di Firenze, b) quello di tenere aperte le viecommerciali della ci7à, c) quello diprendere possesso di tu7o il territo-rio diocesano e di spodestare i conti.

"Tu7o l'altro paese, cioè ne'poggi e per tu7o, ha, com'è de7o, moltiabituri, che oltre alla bellezza sono buonie di abituro e di buono sito e di buonaaria, con molte colombaie e pozzi e tu7e

Sopra, falconiere di Am-brogio Lorenze7i.

A sinistra, ancora undisegno di Daniela DeLuca che illustra la villanella campagna fioren-tina alla fine del ‘500,quando la nuova aristo-crazia di ascendenza le-vantina ha recuperatoideali classici avendo ac-quisito anche quellidell’antica aristocraziagermanica.La villa-fa7oria rifle7einfa7i, assai da vicino,la villa romana, mentrela caccia al cinghiale nel“cafaggio” o “selvatico”rispecchia una tradi-zione germanica.

A sinistra, il cavaliererinascimentale, di ori-gini borghesi, parodiadell’antico nobile distirpe germanica, è iro-nicamente cara7erizzatoda questo disegno diDaniela De Luca.

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18cose utili e buone; e simile, assai fortezze sofficientia tenersi da tu7o il mondo e in tanta quantità chea' bisogni sono, e sufficiente a racce7are tu7o ilpaese con tu7o loro avere: e quest'è somma graziaa tu7i i ci7adini di e quai esse sono."

Ormai al tempo del Morelli la mezza-dria si è estesa sui terreni della pianura e dellacollina. le ville-fa7orie di campagna sono giànumerose, tu7e modellate sulla casa-torre cit-tadina o addiri7ura sulla casa moresca a corte.Gradualmente le due società, quella comitalee quella borghese, vengono ad amalgamarsi ea confondersi, i conti possono essersi stabilitiin ci7à ed occuparsi dell’esercito, del governoo della mercatura, mentre i sogge7i dei contidi origine germanica rimangono per la mag-gior parte contadini o pastori in campagna, orasogge7i ai borghesi.

..."il Mugello ha gran quantità di persone;e veramente credo che comunemente, già fa cin-quanta anni, del Mugello si sarebbe tra7o diecimilauomini d'arme. Ma io credo sieno diminuiti comenegli altri paesi tu7i, e sì pelle mortalite e sì pelleguerre e gravezze, pelle quai è suto forza a una grangente il partirsi per non avere a stentare in pre-gione. Credo che oggi ne trarresti da' sei aglio o7o-mila uomini, e questi comunemente sono grandinell'avere."

Morelli illustra ora una situazione diprosperità, ma anche gli effe7i delle PesteNera, che aveva dimezzato la popolazione eche ad anni alterni si ripresenterà per l’interadurata del XV secolo. Paradossalmente il ricorrere della peste durante tu7i i 150 anni che vannodal 1350 al 1500, è uno dei motivi della vitalità del Rinascimento toscano e rimane un fenomenonon ancora studiato.

“Infine vidi la grandezza del paese: e questo è tenuto grande per lunghezza, cioè da San Godenzo in-sino a' confini di Vernio, di so7o a Barberino, circa di venticinque miglia; e pella larghezza, cioè dall'Uccel-latoio insino al giogo dell'Alpe degli Ubaldini, come che assai dicono si distende molto più oltre, ma pure,pigliando il meno, sono circa di dicio7o miglia. Pochi paesi vedrai nel nostro contado che vantaggino questodi grandezza o eziandio d'alcun'altra cosa."

Secondo Morelli il Mugello si estende da Sangodenzo fino a Vernio incluso, e dall’Uccel-latoio (dal crinale della catena di Monte Giovi) al crinale dell’Appennino noto allora come Alpedegli Ubaldini

"Se è grande di castella e di fortezze o d'altri edifici, di casamenti tu l'hai già veduto: cioè che nel de7oMugello ha sei grosse castella. E bene che mi potesse essere de7o <<Decomano e Barberino non sono ca-

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stella>>, rispondo ch'egli è vero, perchénon sono colle mura ordinate come si ri-chiede a castello, ma elle sono di gran-dezza e d'abitazione grande come grossecastella. Le mura non vi sono perché nonvi bisognano, ché sono forti di terrenoassai, cioè sono in luoghi istre7i e forti.Oltre a queste v'è molte fortezze pure delComune, credo più di dodici: havvi gran

Giovanni di Paolo Mo-relli nasce a Firenze nel1371 da una famigliagiunta in ci7à nel corsodel XII secolo. Sposa unaAlberti e per questo ri-schia l’esilio data l’inimi-cizia di questa famigliacon quella degli Albizi alpotere, ma infinediventaGonfaloniere e nel 1427,Priore di giustizia. Fucapostipite di una dina-stia di cronisti.

La processione dei Magi, di Benozzo Gozzoli,nella cappella privata del Palazzo Medici-Ric-cardi, è una celebrazione di quello che è in re-altà l’apogeo del Rinascimento.

Stemma dei Morelli

quantità di fortezze di ci7adini e d'abi-turi, com'è de7o, perché il paese ne vienea essere forte e grande; e in questo nonha dubbio."

Morelli ci informa infine cheDicomano e Barberino non hannomura poiché non vi bisognano es-sendo la regione prote7a numerosefortezze del comune. Fra queste fi-gurano Scarperia e Firenzuola (for-tezze di ci7adini) e quindi case torri(abituri). Il paese è adesso indubbia-mente forte e grande.

Il proge7o è compiuto, il Co-mune si è assicurato il domino sulterritorio delle antiche diocesi di Fie-sole e Firenze che formerà la Repub-blica. Questa visione utopica delMugello è stata, come molti sa-pranno, illustrata da un artista quasicontemporaneo del Morelli, BenozzoGozzoli, nella “ Cavalcata dei Magi"(1459) in Palazzo Medici-Riccardi -Firenze. L’affresco non ha nulla direalistico e poco ha anche dell’im-magine utopica fornita dal Morelli,essa è una idealizzazione allegoricacorrente nella mentalità fiorentinadell’epoca, la quale ulteriormenterafforza il mio punto.

La le7ura del Mugello che hotentato di fare qui sopra a7raversoun testo medievale l’ho eseguita congli strumenti del terzo millennio, dinatura antropologica, che prendonoin considerazione anzitu7o la men-talità, quindi l’osservazione etnogra-fica del paesaggio antropico,l’archeologia ed infine i documentiscientifici e le fonti scri7e. Perchéuna tale analisi era impossibile anchesolo trent’anni fa? Perché allora eraritenuto metodologicamente erratomischiare l’antropologia con la storiae l’archeologia con le prime due.