SEDUTA DI LUNEDÌ 12 OTTOBRE 1970 - "Camera...

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Atti Parlamentari 20219 - Camera dei Deputat i V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970 331 . SEDUTA DI LUNEDÌ 12 OTTOBRE 197 0 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUZZATTO INDICE PAG . PAG. Disegni di legge (Trasmissione dal Senat o e deferimento a Commissione) : PRESIDENTE 20221, 2022 2 NATOLI 20221, 2022 2 Disegno di legge (Discussione) : Ratifica ed esecuzione dello scambio d i note tra l'Italia e la Jugoslavia, ef- fettuato a Roma il 30 aprile 1969 re- lativo alle liste « C » e « D » anness e all'accordo del 31 marzo 1955 sugl i scambi locali tra le zone limitrof e di Trieste da una parte e di Buje , Capodistria, Sesana e Nuova Gori - zia dall'altra (2595) 20229 PRESIDENTE 20229, 2023 5 CANTALUPO 2 0 2 3 7 FRANCHI 2022 9 PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl i affari esteri 2023 7 VEDOVATO 20236 Disegni di legge (Discussione) : Ratifica ed esecuzione degli accordi in- ternazionali firmati ad Arusha i l 24 settembre 1969 e degli atti con- nessi, relativi all'associazione tra l a Comunità economica europea e l a Repubblica unita di Tanzania, l a Repubblica dell'Uganda e la Repub- blica del Kenia (2591) ; Ratifica ed esecuzione degli accordi in- ternazionali firmati a Yaoundé i l 29 luglio 1969 , e degli atti conness i relativi all'associazione tra la Comu- nità economica europea e gli Stat i africani e malgascio associati a tal e Comunità (2686) 2024 0 PRESIDENTE 2024 0 BERSANI 20247 CANTALUPO 20252 LATTANZ I 2025 6 PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl i affari esteri . . . . 20257, 2025 8 20262, 20266, 20267

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Atti Parlamentari

— 20219 -

Camera dei Deputati

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

331 .

SEDUTA DI LUNEDÌ 12 OTTOBRE 1970

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUZZATTO

INDICE PAG .

PAG.

Disegni di legge (Trasmissione dal Senat oe deferimento a Commissione) :

PRESIDENTE 20221, 2022 2

NATOLI 20221, 2022 2

Disegno di legge (Discussione) :

Ratifica ed esecuzione dello scambio dinote tra l'Italia e la Jugoslavia, ef-fettuato a Roma il 30 aprile 1969 re-lativo alle liste « C » e « D » anness eall'accordo del 31 marzo 1955 sugliscambi locali tra le zone limitrofedi Trieste da una parte e di Buje ,Capodistria, Sesana e Nuova Gori -zia dall'altra (2595) 20229

PRESIDENTE 20229, 2023 5

CANTALUPO 2 0 2 3 7

FRANCHI 2022 9

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri 2023 7

VEDOVATO 20236

Disegni di legge (Discussione) :

Ratifica ed esecuzione degli accordi in-ternazionali firmati ad Arusha i l24 settembre 1969 e degli atti con-nessi, relativi all'associazione tra l aComunità economica europea e laRepubblica unita di Tanzania, laRepubblica dell'Uganda e la Repub-blica del Kenia (2591) ;

Ratifica ed esecuzione degli accordi in-ternazionali firmati a Yaoundé i l29 luglio 1969 ,e degli atti connessirelativi all'associazione tra la Comu-nità economica europea e gli Statiafricani e malgascio associati a tal eComunità (2686) 2024 0

PRESIDENTE 2024 0

BERSANI 20247

CANTALUPO 20252

LATTANZ I 2025 6

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri

. . . . 20257, 2025 8

20262, 20266, 20267

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Atti Parlamentari

— 20220 --

Camera dei Deputat i

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 197 0

PAG .

SANDRI 20243, 2026 7

STORCHI 2024 0

VEDOVATO, Relatore 2025 9

Proposte di legge :

(Deferimento a Commissione) .

. 2022 2

(Trasmissione dal Senato) . .

. 2022 2

Interrogazioni e interpellanze (Annunzio) :

PRESIDENTE 2026 8ARZILLI 2026 8

TEMPIA VALENTA 20268

PAG .Interrogazioni (Svolgimento) :

PRESIDENTE 20224

CESARONI 2022 7

Di LEO 20225

FLAMIGNI 20238IOZZELLI, Sottosegretario di Stato per

l'agricoltura e le foreste . . 20224, 2022 5

20226

SARTI, Sottosegretario di Stato per l'in -terno 2023 8

Sulla stampa e distribuzione del testo di u ndisegno di legge:

PRESIDENTE 20259

Ordine del giorno della seduta di domani 20268

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— 20221 —

Camera dei Deputati

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

La seduta comincia alle 16,30.

TERRAROLI, Segretario, legge il processoverbale della seduta dell'8 ottobre 1970 .

(È approvato) .

Trasmissioni dal Senatoe deferimenti a Commissione.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato h atrasmesso alla Presidenza il seguente disegn odi legge approvato da quel consesso :

« Conversione in legge, con modificazioni ,del decreto-legge 27 agosto 1970, n . 621, re-cante provvedimenti per il riequilibrio dell aattuale situazione congiunturale con partico-lare riguardo alla finanza pubblica ed all aproduzione » (2744) .

Sarà stampato, distribuito e trasmesso all aVI Commissione permanente (Finanze e te -soro) in sede referente, con il parere dellaIV, della V, della XI, della XII, della XIII edella XIV Commissione .

Il presidente della VI Commissione perma-nente (Finanze e tesoro), a nome della Com-missione stessa, ha chiesto che il disegno d ilegge :

Assegnazione al Mediocredito centrale d isomme per la concessione di contributi sugl iinteressi per operazioni ordinarie » (approvatodalla V Commissione del Senato) (2652) ,

assegnato alla Commissione in sede legi-slativa, le sia trasferito in sede referente, pe rpoter procedere all 'abbinamento con il dise-gno di legge n . 2744 testé deferito alla VI Com-missione permanente (Finanze e tesoro) i nsede referente .

Il disegno di legge n . 2652 è pertanto asse-gnato alla VI Commissione permanente (Fi-nanze e tesoro), in sede referente, con il pa-rere della V e della XII Commissione .

NATOLI . Chiedo di parlare .

PRESIDENTE. A che proposito ?

NATOLI . Sulla sua comunicazione, signorPresidente, relativa alla trasmissione dal 'Se -nato del disegno di legge, approvato ieri dal

Senato, di conversione in legge del decreto-legge sui provvedimenti per il riequilibrio del -l'economia .

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare .

NATOLI . Desidero chiedere, signor Presi -dente, se ella sia in grado di assicurarci cheil testo del disegno di legge potrà essere mes-so a disposizione dei deputati con congruo an-ticipo rispetto all'inizio dell'esame in Com-missione, in modo che esso possa essere stu-diato compiutamente e tempestivamente .

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Na-toli : sarà stampato e distribuito al massim oentro domani mattina; e se la Commissione ,alla quale testé ho assegnato il disegno di leg-ge in sede referente, dovesse convocarsi prim ache sia stato distribuito, sarebbe in quella sedeche eventualmente si dovrebbe sollevare l aquestione. La Presidenza farà stampare il te -sto con la maggiore sollecitudine possibile .Essa lo ha anche assegnato alla Commissionein sede referente . Non vi è quindi, su questo ,da aprire alcun dibattito .

NATOLI . Non vogliamo aprire un dibatti-to, signor Presidente, soltanto . . .

PRESIDENTE . La Presidenza, a sua do -manda, onorevole Natali, risponde che prov-vederà alla stampa appena possibile, al piùtardi non oltre le prime ore di domani matti-na. Sarà cura del presidente della Commis-sione convocare la Commissione stessa e, i nquella sede, ove il tempo fosse stato tropporistretto, si potrà – ripeto – far presente la si-tuazione eventualmente determinatasi .

D'altronde ella, onorevole Natoli, forse s a(gliene do comunque notizia io) che tra poch iminuti, i presidenti dei gruppi sono convocat ipresso il Presidente della Camera appunto pe rdeliberare sull'ordine dei lavori .

NATOLI. Sarebbe di grande interesse sa -pere se sarà fatta comunicazione alla Camer adelle decisioni che saranno prese dalla con-ferenza dei capigruppo .

PRESIDENTE. Delle conferenze dei presi-denti dei gruppi, salvo che essi decidano di-versamente, non viene data comunicazione

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Atti Parlamentari

— 20222 —

Camera dei Deputat i

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

pubblica ; viene data se la conferenza stessadecide di farlo . Non posso quindi io darle unarisposta su questo prima che la conferenza de ipresidenti di gruppo, alla quale anche lei sarà ,come tutti i deputati, rappresentato . . .

NATOLI . Solo indirettamente .

CAPRARA. No, non siamo affatto rappre-sentati .

PRESIDENTE. Il gruppo misto è rappre-sentato nella conferenza .

NATOLI. Ma ella sa bene, signor Presi-dente, che il gruppo misto non è una unit àpolitica .

PRESIDENTE . I gruppi sono così come i lregolamento li prevede ed io non posso mo-dificare la situazione esistente . Ognuno è rap-presentato nella conferenza dal presidente de lgruppo al quale è iscritto .

NATOLI . Ci riserviamo di sollevare anchequesta questione alla prima occasione.

PRESIDENTE . Onorevole Natoli, su ciò ionon sono in grado di darle in questo mo-mento nessuna comunicazione. Posso darlesoltanto la notizia che la conferenza dei pre-sidenti è convocata per esaminare l 'anda-mento dei lavori .

NATOLI . Grazie, signor Presidente . Sui ri-sultati dei lavori della conferenza potremo di-scutere in Assemblea, naturalmente, se nonaltro in sede di fissazione dell'ordine delgiorno.

PRESIDENTE. Questo è evidente .

CAPRARA. Signor Presidente, « stam-pato » non vuol dire « fotocopiato » 7

PRESIDENTE . Stampato vuol dire stam-pato secondo le norme consuete : sarà stam-pato e distribuito .

NATOLI . Grazie, signor Presidente .

Trasmissione dal Senato.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha

trasmesso, altresì, il seguente disegno d ilegge :

« Applicazione del regolamento comunita-rio n . 79 del 1965 in materia di contabilità

agraria » (approvato da quella VIII Commis-sione permanente) (2743) .

Sarà stampato, distribuito e trasmesso allacompetente Commissione permanente, con ri-serva di stabilirne la sede .

Trasmissione dal Senatoe deferimento a Commissione .

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato hatrasmesso alla Presidenza la seguente propo-sta di legge già approvata dalla Camera e mo-dificata da quel consesso :

FORTUNA ed altri : « Disciplina dei casi discioglimento del matrimonio » (1-B) .

Sarà stampata, distribuita e trasmessa all aIV Commissione (Giustizia) in sede referente .

Deferimenti à Commissioni.

PRESIDENTE . Sciogliendo la riserva, ri-tengo che il seguente provvedimento possa es-sere deferito alla III Commissione permanent e(Esteri) in sede legislativa, con parere della I ,della V, della VIII e della XIII Commissione :

« Iniziative scolastiche, di assistenza scola-stica e di formazione e perfezionamento pro-fessionali da attuare all'estero a favore dei la-voratori italiani e loro congiunti » (Approvatodal Senato) (2734) .

Se non vi sono obiezioni, rimane così sta-bilito .

(Così rimane stabilito) .

I seguenti altri provvedimenti sono, invece ,deferiti alle sottoindicate Commissioni perma-nenti, in sede referente :

alla I Commissione (Affari costituzio-nali) :

CERUTI : « Inquadramento degli impiegat idello Stato nella categoria corrispondente altitolo di studio posseduto » (1296) (con pareredella V Commissione) ;

GUNNELLA ed altri: « Istituzione di un aCommissione parlamentare d'inchiesta sull estrutture, sulle condizioni e sui livelli remu-nerativi dell ' impiego pubblico e dell'impiego

privato » (2617) (con parere della V e dellaXIII Commissione) ;

DURAND DE LA PENNE : « Valutazione del ser-vizio militare ai fini della progressione nell acarriera degli impiegati civili dello Stato »(2655) (con parere della V e della VII Com-missione) ;

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Atti Parlamentari

— 20223 —

Camera dei Deputati

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 197 0

alla II Commissione (Interni) :

GUNNELLA e COMPAGNA : « Istituzione delServizio nazionale per le attività di ricreazion esociale (SNARS) e soppressione dell ' ENAL »(2422) (con parere della V, della VI e dellaXIII Commissione) ;

alla III Commissione (Esteri) :

BERSANI ed altri : « Norme per il riconosci -mento del servizio volontario nella coopera-zione tecnica internazionale » (2360) (con pa-rere della I, della V e della XIII Commis-sione) ;

alla VI Commissione (Finanze e tesoro) :

GRAMEGNA ed altri: « Estensione delle di-sposizioni in materia di pensioni di guerra a icivili caduti nel corso di dimostrazioni avve-nute dopo il 25 luglio 1943 » (Urgenza) (2017 )(con parere della Il e della V Commissione) ;

GIoMo ed altri : « Agevolazioni fiscali peri contribuenti ciechi in considerazione dell especifiche esigenze derivanti dalla minora-zione » (2137) (con parere della Il e della VCommissione) ;

GIoMo ed altri : « Estensione del trattamen-to assistenziale e pensionistico di guerra a icittadini rimasti vittima, degli attentati terro-ristici di Roma e Milano del 12 dicembre1969 » (2152) (con parere della V Commis-sione) ;

CATTANEI e BOFFARDI INES : « Estensionealle vigilatrici d'infanzia dei benefici previst idalla legge 22 novembre 1962, n . 1646 » (2640 )(con parere della V e della XIV Commissione) ;

alla VII Commissione (Difesa) :

Gozzi : « Interpretazione autentica dellalegge 3 aprile 1958, n . 472, e successive modi-ficazioni, concernente la valutazione, ai fin idel trattamento di quiescenza, dei servizi res idai militari delle categorie in congedo dell eforze armate » (1121) (con parere della V Com-missione) ;

PALMITESSA : « Disposizioni su] tratteni-mento in servizio – a domanda – degli ufficial idi complemento dell'esercito, della marina edell 'aeronautica » (2500) (con parere della VCommissione) ;

alla VIII Commissione (Istruzione) :

SISTO ed altri : « Sistemazione in ruolo d iex direttori didattici incaricati della scuol aprimaria attraverso concorso per titoli ed esa-me-colloquio » (2262) ;

GIoMo e BONEA : « Immissione nei ruoli del -la scuola media delle insegnanti stabili di ap-plicazioni tecniche femminili » (2386) (conparere della V Commissione) ;

alla IX Commissione (Lavori pubblici) :

LA MALFA ed altri : « Provvedimenti per l atutela di Venezia e della laguna veneta » (1708 )(con parere della I, della II, della IV, della V ,della VI, della VIII e della XIV Commissione) ;

alla X Commissione (Trasporti) :

BOFFARDI INES ed altri : « Provvidenze con-cernenti il personale dell'azienda di Stato pe ri servizi telefonici assunto in base all ' artico-lo 3 della legge 14 dicembre 1965, n. 1376 »(2419) (con parere della I Commissione) ;

AMODIO : a Norme integrative della legge16 febbraio 1967, n . 14, concernente la disci-plina dei diritti dovuti all'ispettorato genera-le della motorizzazione civile e dei trasport iin concessione » (2427) (con parere della I ,della V e della VI Commissione) ;

CALDORO : « Proroga del mandato dei rap-presentanti del personale nel consiglio d'am-ministrazione delle ferrovie dello 'Stato »(2735) (con parere della I Commissione) ;

alla XII Commissione (Industria) :

MALAGODI e Glomo :, « Concessione di uncontributo statale annuo di lire cento milion iin favore della " Società incoraggiament oarti e mestieri " di Milano » (2183) (con pa-rere della IV, della V e della VIII Commis-sione) ;

alla XIII Commissione .(Lavoro) :

LAFORGIA ed altri: « Estensione ai pensio-nati ex lavoratori autonomi delle quote d imaggiorazione della pensione nella misur adegli assegni familiari corrisposti ai lavora -tori dell'industria » (2441) (con parere dellaV Commissione) ;

LAFORGIA ed altri : « Norme sulla corre-sponsione degli assegni familiari agli arti-giani » (2442) (con parere della V Commis-sione) ;

GUNNELLA e COMPAGNA : « Norme per il ri-scatto degli anni di studio universitario daparte del personale laureato addetto alle im-poste di consumo, iscritto al fondo di pre-videnza di cui al regio decreto 20 ottobr e1939, n . 1863 » (2574) (con parere della V edella VI Commissione) ;

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Camera dei Deputati

V LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

TAMBRONI ed altri : « Proroga della legge18 marzo 1968, n . 294, riguardante la riduzio-ne dei premi dovuti all'INAIL dagli artigian isenza dipendenti » (2729) (con parere della VCommissione) ;

alla XIV Commissione (Sanità) :

LAFORGIA ed altri : « Nuove norme per l 'as-sistenza ospedaliera e per l 'avviamento allasicurezza sociale » (2443) (con parere d'ella I ,della V e della XIII Commissione) ;

alle Commissioni riunite Il (Interni) eIX (Lavori pubblici) :

GUNNELLA ed altri : « Costituzione di un aCommissione di inchiesta parlamentare sull ostato dell'urbanesimo in rapporto all'emigra-zione interna e nelle prospettive delle grand icittà ed aree metropolitane » (2274) (con pa-rere della I Commissione) ;

alle Commissioni riunite II (Interni) eXIV (Sanità) :

GUNNELLA e COMPAGNA : « Concessione d iuna indennità di profilassi antilebbra a favo -re degli ispettori provinciali dermosifilografi »(1774) ;

alle Commissioni riunite XII (Industria )e XIV (Sanità) :

GUNNELLA ed altri : « Provvedimenti perfavorire la ripresa del settore agrumicolo »(1753) (con parere della V, della VI e dellaXI Commissione) .

Comunico, infine, che la seguente propo-sta di legge è deferita, in sede referente, all aCommissione speciale incaricata per l'esam edei provvedimenti in materia di locazioni :

SPAGNOLI ed altri : « Blocco dei contratt idi locazione e riduzione dei canoni » (2731) .

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca :Interrogazioni .

Cominciamo da quella dell ' onorevole D iLeo, al ministro dell 'agricoltura e delle foreste ,

per conoscere quali provvedimenti intend adisporre per agevolare la ripresa economica eproduttiva di migliaia di aziende agricole acoltura specializzata ricadenti nei territor icomunali di Bivona, Ribera, Caltabellotta ,Calamonaci, Lucca Sicula, Villafranca Sicula ,Burgio, Sciacca e Menfi, le quali, a seguit odi violentissime ed eccezionalmente gravi

grandinate, verificatesi il 6 gennaio 1970 ,hanno subìto la distruzione totale delle pro-duzioni pendenti, danni cospicui agli stess iimpianti arborei e pregiudizio per gli stessiraccolti futuri . Poiché la gravissima calamit àha particolarmente prostrato le speranze d ireddito e di lavoro di molte migliaia di pic-coli coltivatori, agricoltori e lavoratori, e ,poiché dagli stessi accertamenti compiuti dal -l'ispettorato provinciale agrario di Agrigento ,viene confermata l'entità dei danni abbattutis isu di una zona che trae le proprie risorse esclu -sivamente dall 'attività agricola, l'interrogant echiede di sapere dal ministro se intenda pro -muovere, anche a favore delle aziende dan-neggiate ricadenti nei suddetti territori, l'ap-plicazione di quanto disposto con decreto-legg e30 settembre 1969, n . 646, per altri comunisimilmente colpiti da calamità . In particolarechiede di conoscere se il ministro intende ren-dersi interprete di un doveroso sentimento d isolidarietà e di giustizia verso le popolazionidell'Agrigentino i cui cespiti sono stati annul-lati dall ' eccezionale evento calamitoso, ricor-rendo al provvedimento su richiamato, ch edimostri a tali popolazioni che il Governo nondiscrimina fra cittadini e cittadini ma a cia-scuno rende uguale giustizia, con tempestiv asollecitudine . Se infine, in attesa del complet oaccertamento dei danni, non si intenda, inlinea di assoluta urgenza, d'intesa con gl iorgani della regione siciliana, provvedere :1) alla immediata sospensione dei termini peril pagamento dei tributi erariali e comunal ie al successivo sgravio delle imposte gravant isui terreni coltivati : 2) alla concessione d icontributi a fondo perduto e di mutui a tassoagevolato per la rimessa in opera delle coltur edistrutte ; 3) alla sospensione dei termini pe ril pagamento delle rate di mutui di creditofondiario » (3-02659) .

L'onorevole sottosegretario di Stato pe rl'agricoltura e le foreste ha facoltà di ri-spondere .

IOZZELLI, Sottosegretario di Stato pe rl'agricoltura e le foreste . In relazione ai grav iproblemi sollevati dalla sua interrogazione ,l 'onorevole Di Leo certamente sa che il Mini-stero dell 'agricoltura e delle foreste, d ' intesacon quello del tesoro, sulla base delle rela-zioni inviate dal competente organo tecnicodella regione siciliana in merito alla natura ,all ' entità e alla dislocazione dei danni causat ialle colture agricole della provincia di Agri-gento dalla grandinata del 6 gennaio 1970 ,ha emesso il decreto del 9 febbraio 1970, pub-

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Camera dei Deputati

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

blicato sulla Gazzetta ufficiale n . 80 del 31marzo successivo, con il quale sono state de -limitate le zone agrarie della provincia, com-prendendovi, per l ' intero territorio, il comun edi Villafranca Sicula e, per numerose loca-lità, i comuni di Bivona, Calamonaci, Calta-bellotta, Lucca Sicula, Ribera e Sciacca, aifini della concessione, alle aziende agricol ecolpite, delle provvidenze contributive previ-ste dall 'articolo 1 della legge 21 luglio 1960 ,n . 739, nonché delle provvidenze contributiv ee creditizie previste dall ' articolo 2 del decreto-legge 30 agosto 1968, n . 917, convertito, conmodificazioni, nella legge 21 ottobre 1968 ,n . 1088, per il ripristino degli impianti arbore ie per la ricostituzione dei capitali di con-duzione .

Con un secondo analogo provvedimentodel 6 maggio 1970, sono state delimitate, aifini accennati, altre zone dello stesso comun edi Sciacca, nonché del comune di Burgio .

Non è stato possibile includere fra le zon edelimitate il territorio del comune di Menfi ,in quanto i danni in tale comune hanno avut ocarattere sporadico, interessando singol eaziende sparse, per le quali, quindi, non erapossibile adottare un apposito provvedimentodi delimitazione .

Peraltro, anche in questo comune, _ all eaziende che abbiano subìto danni di tal eentità da compromettere il loro bilancio eco-nomico, possono essere accordati, su domandada presentare all ' ispettorato agrario, prestit iquinquennali di esercizio, con il concorsodello Stato nel pagamento degli interessi, ai .sensi dell'articolo 2 della legge 14 febbraio1964, n . 38, e successive integrazioni .

Come è altresì noto, con tali prestiti gl iagricoltori interessati potranno non solo farfronte alle esigenze di conduzione aziendaledell 'annata in corso e di quella successiva ,ma anche provvedere all'estinzione dell eeventuali passività aziendali derivanti daprestiti agrari di esercizio e da rate di prestitie di mutui agrari di miglioramento, conscadenza nelle anzidette annate agrarie .

Quanto alla richiesta della sospensione delpagamento dei tributi e dei successivi sgrav ifiscali, risulta che il competente ufficio tecnicoerariale ha instaurato la procedura previstadall 'articolo 7 del citato decreto-legge n . 917del 1968 .

Per completezza di esposizione e non certoper informazione, l'onorevole Di Leo precisaanche che il Ministero dell ' interno ha, nellacircostanza, disposto l' assegnazione straordi-naria della somma di lire 20 milioni, che laprefettura di Agrigento ha già ripartito fra

gli ECA dei comuni interessati, per l ' eroga-zione di sussidi alle famiglie dei lavorator iagricoli venuti a trovarsi, in conseguenza del -l'evento atmosferico, in particolari condizion idi bisogno.

PRESIDENTE . L'onorevole Di Leo ha fa-coltà di dichiarare se sia sodisfatto .

DI LEO. Signor Presidente, onorevoli col -leghi, a seguito delle gravissime conseguenz eprodotte da un evento calamitoso, che distrus-se quasi tutta la produzione degli impiant iarborei di una vasta zona agricola dell 'Agri-gentino, rivolsi, con immediatezza, la richiest aal Governo di manifestare la sua solidarietà ,essendosi distrutte completamente tutte l esperanze di lavoro e di reddito di numerosefamiglie di coltivatori diretti e di agricoltori ,in una area che, coperta da colture intensive ,subiva danni non soltanto attuali nella pro-duzione, ma danni che si sarebbero protratt inel tempo per la distruzione degli impiant iarborei . Debbo dare atto al Governo che, co ntempestività, dispose l'invio sul posto di du eispettori, che effettuarono accertamenti, a se-guito dei quali emanò il provvedimento d idelimitazione delle zone colpite .

Ringrazio il sottosegretario Iozzelli per l eassicurazioni fornite ed esprimo la mia sodi-sfazione per la risposta datami a nome de lGoverno .

Ma vorrei in questa occasione, signorPresidente, se mi è consentito, invitare il sot-tosegretario per l ' agricoltura ad intervenir epresso l ' ispettorato agrario provinciale d iAgrigento, affinché le relative procedure ine-renti alla istruttoria, alla quale ormai pu òessere dato inizio, vengano svolte con estrem aspeditezza; e non soltanto con la maggior ecelerità possibile, ma anche con la maggiorecomprensione, poiché a distan2a di dieci mes isi può ben dire che l ' ispettorato agrario pro-vinciale abbia il dovere di dare immediat oinizio alla definizione dell ' istruttoria affinchési possa provvedere al più presto all 'accerta-mento e alla liquidazione dei danni .

IOZZELLI, Sottosegretario di Stato perl'agricoltura e le foreste . Chiedo di parlare .

PRESIDENTE . Ne ha facoltà .

IOZZELLI, Sottosegretario di Stato pe rl'agricoltura e le foreste . Assicuro l 'onorevoleDi Leo che la sua richiesta sarà senz'altroesaudita e che si interverrà presso l'ispetto-

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Camera dei Deputat i

V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 197 0

rato provinciale agrario di Agrigento nel sen-so da lui richiesto.

PRESIDENTE . Segue l'interrogazione de-gli onorevoli Cesaroni, Beragnoli e Milani, a lministro dell ' agricoltura e delle foreste, « persapere se sia a conoscenza della preoccupantesituazione che si va determinando nel camp ovenatorio a seguito del costante aumento dell asuperficie di territorio idoneo alla caccia co-perta dalle riserve . Infatti tale superficie ècresciuta negli ultimi 4 anni di oltre 400 mil aettari di territorio superando i 2 milioni e100 mila ettari complessivi . Risulta inoltreche negli ultimi tempi da parte del Mini-stero sono state costantemente concesse riser-ve di caccia anche quando il parere dei co-mitati provinciali della caccia era nettamentecontrario . Risulta inoltre che le decisioni de icomitati provinciali della caccia di revocar ele riserve non funzionali sono state e vengon ocostantemente disattese dal Ministero del -l 'agricoltura. Se ritenga opportuno, anche i nvista del passaggio dei poteri in materia d icaccia alle istituende regioni, ed in prossimit àdell'apertura della stagione venatoria 1970 -1971, al fine di non compromettere ulterior-mente la situazione in tal campo bloccar eogni concessione di riserva di caccia e re-vocare tutte quelle non idonee all'assolvimen-to dei compiti che la stessa legge le affida »(3-03189) .

L'onorevole sottosegretario ' di Stato perl ' agricoltura e le foreste ha facoltà di ri-spondere .

IOZZELLI, Sottosegretario di Stato pe rl'agricoltura e le foreste . Signor Presidente ,preliminarmente mi permetto di ricordare chea norma dell ' articolo 75 del testo unico delledisposizioni sulla caccia, modificato dalla leg-ge 2 agosto 1967, n . 799, il territorio pro-vinciale riservabile non può superare i lquinto del territorio effettivamente utile all acaccia .

Il Ministero dell 'agricoltura e delle foresteha di norma rispettato tale limite mantenend opertanto la proporzione tra il territorio riser-vato e quello destinato a libero esercizio ve-natorio . Come è altresì noto, con l'entrata invigore della citata legge 2 agosto 1967, n . 799 ,che la competenza in materia di concession edi riserva di caccia è stata trasferita ai comi-tati provinciali della caccia i quali per altro ,in mancanza di elementi in contrario, è d aritenere che abbiano anche essi, almeno fino-ra, osservato le disposizioni di cui trattasi .

Per quanto concerne il rilievo circa la con-cessione di riserva di caccia da parte del Mi-nistero dell'agricoltura e foreste, nonostante ilparere contrario dei comitati provinciali dellacaccia, penso che gli onorevoli interroganti s iriferiscano al periodo precedente all'entrat ain vigore della citata legge. A questo propositodebbo precisare che se sono state concesse al-cune riserve di caccia nonostante il parere con-trario di alcuni presidenti delle giunte pro-vinciali (e non dei comitati provinciali dell acaccia in quanto con la precedente legislazionequesti ultimi non erano chiamati ad esprimer etale parere), ciò è da attribuirsi al fatto che ipareri stessi non erano motivati da sufficient iragioni tecnico-giuridiche o se lo erano nonsono apparse fondate, così come di volta involta è risultato anche dagli accertamenti ef-fettuati tramite il laboratorio di zoologia ap-plicato alla caccia, dal Consiglio superior edell'agricoltura e foreste .

Non è esatto poi dire che il Ministero di-sattenda costantemente le decisioni dei comi-tati provinciali della caccia con le quali ven-gono revocate riserve non funzionali . Infatt ivengono disattese soltanto le deliberazioni ch esono viziate di legittimità o che sono privedi fondamento tecnico oppure in genere hannoorigine da motivi del tutto estranei al camp odella tecnica venatoria . Basti a tale propositopensare che in alcune province le-riserve d icaccia sono state revocate per il semplice mo-tivo che il comitato della caccia (cito testual-mente) « non condivide la validità di dett oistituto anche se previsto dalla legge » . Valu-tazione questa discutibile, ma che ovviamente

compete al potere legislativo e non ad organ iesecutivi che hanno il preciso ed esclusivocompito di applicare in modo sereno ed obiet-tivo la legge vigente .

Quanto infine all'ultima parte dell'interro-gazione, nel far presente che sembra davverodifficile accedere alla richiesta di bloccare ogn iconcessione di riserva di caccia fino a ch ela legge non ne preveda la costituzione rico-noscendo ad essa un carattere di interesse pub-blico, posso assicurare che è appunto compitodei comitati della caccia del Ministero di re-vocare le riserve non idonee all'assolviment odegli scopi in vista dei quali sono state pre-viste e che sono state anche per questodate di nuovo precise direttive che richia-mino tutti al rispetto delle vigenti norme d i

legge .

PRESIDENTE . L'onorevole Cesaroni ha fa-coltà di dichiarare se sia sodisfatto .

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CESARONI . Signor Presidente, onorevolicolleghi, onorevole sottosegretario, devo di-chiarare la mia insodisf azione per la rispost afornita all ' interrogazione da me presentataunitamente ad altri colleghi, oltretutto per i lritardo con cui essa è stata data, ritardo orma iconsueto in materia di interrogazioni, e a causadel quale le risposte del Governo perdono avolte valore rispetto al momento in cui eran ostate sollecitate : in questo caso il moment oprecedente l'apertura della caccia e l'elezion edei consigli regionali, cui competono per l'av-venire - e credo che su questo si sia tutt id'accordo - alcuni poteri primari in questamateria .

L ' interrogazione cui è stato testé risposto ,d'altra parte, è una delle tante che io ed altr icolleghi del mio gruppo abbiamo presentat oa proposito dei problemi venatori ed in parti -colare sulla situazione relativa alle riserve d icaccia . In altre interrogazioni abbiamo anch edocumentato casi particolari e specifici di pa-reri, di decisioni del Ministero dell'agricoltur ain netto contrasto - e non solo per i motiv icui si richiamava l'onorevole sottosegretario -con le decisioni dei comitati provinciali dell acaccia, ed anche delle amministrazioni pro-vinciali, le quali non poche volte sono inter -venute esse stesse attraverso voti deì consigl iprovinciali . ,Io comprendo che questi voti nonpossono avere valore vincolante, ma di ess ibisognava pur tener conto . Questi voti son ostati espressi frequentemente e qualche volt aanche in provincia di Roma : voti unanimi de lconsiglio provinciale ed anche del comitatodella caccia, voti nei quali si richiedeva larevoca di decisioni relative a riserve di cacciache anche dal punto di vista tecnico non eran oconsiderate funzionali .

Vorrei ricordare a questo proposito - equesto è uno dei motivi che ci hanno spint oa presentare l'interrogazione - che nel 1964le riserve .di caccia erano (ed era già un nu-mero rilevante) 2 .389, e coprivano una super-ficie di 1 milione 655 mila e 584 ettari . Nel1968 erano salite a 2 .783 per una superficie d i2 milioni 91 mila 448 ettari . La gravità ecce-zionale di questa situazione apparirà in tutt ala sua evidenza se si tiene conto che i 2 mi-lioni 91 mila 448 ettari sono i migliori de lnostro territorio dal punto di vista venatorio .Cade a proposito l'osservazione del sottose-gretario secondo cui il Ministero ed i comi-tati provinciali della caccia si atterrebber osempre al rispetto del quinto riservabile . Inmerito vorrei ricordare che, se c'è una pro-

vincia nella quale questa percentuale non è

rispettata, questa .è la sua provincia, onore-vole sottosegretario, la provincia di Viterbo .Se ella avrà la bontà di leggere il bollettinodell ' Istituto centrale di statistica, si accor-gerà che nella provincia di Viterbo (poiché i lquinto riservabile viene determinato provinciaper provincia) già dal 1967 questa percentual eera superata, perché il territorio coperto dall eriserve era superiore al 20 per cento . E c'èanche qualche altro caso . Ma non si trattasolo di questo ; se si esamina da un punto d ivista astratto il problema del quinto riserva -bile, facendo il calcolo della superficie agra -ria e forestale di tutto il territorio, per poideterminare la superficie coperta dalle ri-serve, ci accorgiamo che, probabilmente, lapercentuale è rispettata, perché sul piano na-zionale la porzione di territorio coperta dali eriserve mi sembra costituisca il 7 o 1'8 pe rcento di quella agraria e forestale . Rara-mente - salvo che per la provincia di Vi-terbo e per qualche altra - la superficiecoperta supera il quinto del territorio agrari oe forestale .

A questo proposito è sorto un contrasto tr acomitati provinciali della caccia e Minister odell'agricoltura circa la determinazione dell asuperficie agraria e forestale, da effettuare i nbase a dati aggiornati. Non vi è dubbio, infatti, che la superficie agraria e forestale, edirei anche quella venatoria, negli ultimi tem-pi si sia notevolmente modificata, in rapportoallo sviluppo urbanistico, ad alcuni tipi dicoltivazioni (in alcune zone vi sono, ad esem-pio, centri militari che hanno ridotto di moltol'attività venatoria) . In altri territori giocanopoi altri fattori facilmente comprensibili . I lsuddetto contrasto - che ha ad oggetto no n

tutto il territorio nazionale, ma le sole region ie province più ricche dal punto di vista ve-natorio - riguarda appunto l'interpretazion e

del quinto riservabile .

Ricordo che, soprattutto nella provinciadi Roma, vi fu una precisa contestazione d aparte del comitato provinciale della cacci anei riguardi del Ministero circa la superficiedel territorio venatorio . Non vi è dubbio ch eci troviamo di fronte ad un fenomeno molt o

preoccupante : la restrizione costante del ter-ritorio venatorio destinato alla libera caccia .

L 'onorevole sottosegretario ha accennato ad

una funzione di interesse pubblico cui assol-verebbero le riserve di caccia . L'affermazio-ne secondo cui le riserve di caccia assolvonoad una funzione di protezione della selvag-gina, di ripopolamento e di irradiamento(tesi che abbiamo ascoltato già altre volte)

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per quanto riguarda la zona circostante alleriserve stesse, ha sempre rappresentato un atesi di comodo; ma credo che lo sia ancoradi più oggi, perché è a tutti noto che, a se-guito della legge del 1955 sul decentramento ,da parte delle amministrazioni provinciali edelle stesse associazioni venatorie è stat ocompiuto uno sforzo notevole per il ripopo-lamento e delle apposite zone di ripopola -mento (le famose « zone 52 ») e dello stess oterritorio libero .

In considerazione di ciò si può affermarein tutta tranquillità che le riserve di cacci aoggi, oltre ad essere uno strumento di privi-legio intollerabile, anche se ancora consen-tito dalla legge, costituiscono anche esemp ieclatanti di irrazionale utilizzazione del ter-ritorio, non consentendo ai comitati provin-ciali della caccia di utilizzare nel modo mi-gliore il territorio della propria provincia .Sono, inoltre, uno strumento di parassitism ovenatorio (e questo va detto con grande for-za) perché consentono a pochi privilegiati l acaccia alla migratoria su una zona vastissi-ma del territorio venatorio e perché attiran o- per le considerazioni che ho fatto circa l eloro caratteristiche - la stessa selvaggina im-messa sul territorio libero e nelle zone d iripopolamento dalle amministrazioni provin- .ciali e dalle associazioni venatorie .

Le riserve di caccia, inoltre, sono oggiuno strumento di speculazione economica edi pratica antisportiva (credo sia noto ancheall'onorevole sottosegretario che l ' attivitàche ivi si svolge non ha niente di sportivo) .

dall ' accettazione o no di queste premes-se che discende un determinato atteggia -mento politico da assumere nei loro riguardi .

Ora, la realtà che i comitati provincial idella caccia e le amministrazioni provincial inegli ultimi anni hanno adottato una seri edi provvedimenti di diniego di concessioni edi ampliamenti, di revoca o di riduzione del-le superfici, applicando gli articoli 16 e 2 1della legge 2 agosto 1967, n. 799, che loonorevole sottosegretario ha citato . Quasisempre, per quello che a me risulta - e no nè il caso di fare un elenco in questa sede ,perché si tratta di dati facilmente accerta -bili e neppure smentiti dall'onorevole sotto -segretario - il Ministero, prendendo a pre-testo motivi tecnici e a volte anche giuridici ,non ha accolto queste decisioni dei comitat i

provinciali della caccia . Di qui l'estensione ,direi, a macchia d'olio delle riserve . Ciò èapparso tanto più grave (ecco uno dei motividella nostra interrogazione) in quanto all avigilia della istituzione delle regioni a sta-

tuto ordinario - cui, com'è noto, spettanocompiti primari nel settore venatorio - l'at-teggiamento del Ministero ci è parso positivonei riguardi delle richieste dei riservisti econtrario nei riguardi delle sollecitazioni edei comitati provinciali della caccia e dell eamministrazioni provinciali. Ciò riguardasoprattutto la provincia di Roma, l 'Umbrianel suo complesso (in particolare, la provin-cia di Terni), l'Emilia ed altre province to-scane .

Il motivo che ci ha spinto a presentar el'interrogazione nasceva dal fatto che erava-mo seriamente preoccupati (e lo siamo tut-tora) poiché l'atteggiamento del Ministerotendeva (e mi pare che tuttora tenda) a pre-costituire una situazione per la quale le re-gioni si troveranno in difficoltà nell'affron-tare questo problema. Come è noto, infatti ,l'orientamento generale del mondo venatorio ,e anche di una grande parte dei comitat i

provinciali della caccia, è contrario al man-tenimento dell ' istituto della riserva. Mi au-guro quindi che le regioni a statuto or-dinario adotteranno in materia decision iche vadano incontro alle esigenze dei cac-ciatori .

Desidero poi sollecitare il Governo affin-ché gli stanziamenti previsti per il settor edella caccia siano più rispondenti - non i n

astratto ma da un punto di vista concreto -alle accennate esigenze e al dettato della

legge. Ho infatti notato ancora una volta ch e

nel progetto di bilancio per l 'anno finanzia-rio 1971 è iscritta la somma di 3 miliardi dilire per sovrattasse sulle licenze di caccia edi uccellagione, da ripartire tra le ammini-strazioni provinciali e i comitati . provincial i

della caccia, in applicazione di una dispo-sizione contenuta nella legge n . 799, mentr eè noto che le entrate (cui devono corrispon-dere uscite di pari ammontare) hanno rag-giunto negli scorsi anni, in questo settore ,

un importo molto superiore ai 3 miliardi d i

lire. Poiché la legge stabilisce che, una voltaiscritta in bilancio, la somma deve essere ri-partita entro tre mesi tra le amministrazion iprovinciali, la mancata iscrizione della som-ma stessa, nel maggiore ammontare da m e

indicato, di fatto ne ritarda l 'erogazione avantaggio dell'amministrazione provinciale e

dei comitati provinciali della caccia .

PRESIDENTE. Lo svolgimento dell'inter-

rogazione Flamigni ed altri (n . 3-03591 )è rinviato ad altro momento della presente

seduta .

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Discussione del disegno di legge : Ratificaed esecuzione dello scambio di note tr al'Italia e la Jugoslavia, effettuato aRoma il 30 aprile 1969 relativo alle liste« C » e « D » annesse all'accordo de l31 marzo 1955 sugli scambi locali tra lezone limitrofe di Trieste da una parte edi Buje, Capodistria, Sesana e Nuov aGorizia dall'altra (2595) .

PRESIDENTE . L'ordine del giorno recala discussione del disegno di legge : Ratificaed esecuzione dello scambio di note tra l'Ita-lia e la Jugoslavia, effettuato a Roma il 30aprile 1969 relativo alle liste « C » e « D » an-nesse all'accordo del 31 marzo 1955 sugl iscambi locali tra le zone limitrofe di Triest eda una parte e di Buje, Capodistria, Sesan ae Nuova Gorizia dall'altra ..

Dichiaro aperta la discussione generale .iscritto a parlare l 'onorevole Franchi .

Ne ha facoltà .

FRANCHI. Signor Presidente, onorevol icolleghi, non è la prima volta che il grupp odel Movimento sociale italiano parla contr ola ratifica e l'esecuzione di accordi commer-ciali con la Jugoslavia. Anche in questa oc-casione vogliamo ribadire con molta serenit àe con altrettanta fermezza la nostra opposi-zione alla politica del Governo nei confront idella vicina Repubblica federativa di Jugo-slavia .

Desidero anche dichiarare che il nostro at-teggiamento è determinato da molteplici eprofonde ragioni politiche ed economiche, enon da considerazioni ideologiche . Noi respin-giamo infatti l'assurdo sistema di concepiree di condurre la politica estera in funzionedelle ideologie e quindi della politica inter-na ; sistema caro al Governo che, proprio pe rmotivi di politica interna, discrimina tra Sta-to e Stato e addirittura tra Stati pariment ieretti a regime dittatoriale accordando simpa-tia e fiducia ai regimi dittatoriali comunisti ofilocomunisti e condannando sistematicamen-te quelli anticomunisti .

Noi riteniamo che la politica estera debb aessere costantemente tesa ad un unico fine ,la tutela degli interessi permanenti della na-zione al di sopra degli assetti politici intern idegli Stati con i quali si stabiliscono rap-porti e si concludono negoziati .

Non- ci meraviglia, perciò, né ci appare cri-ticabile a priori il fatto che l'Italia intrapren-da traffici commerciali con paesi comunist iquando ciò si traduca in un concreto interes-

se politico ed economico del nostro paese ; maci stupisce e ci indigna che si intrattenganosdolcinati rapporti e si intraprendano intens itraffici commerciali non dico senza questo in-teresse ma addirittura in danno del nostropaese .

Ed è questo il caso della politica del Go-verno verso la Jugoslavia, una politica cheappare tanto più assurda quanto più si con-siderino i reali interessi dei due Stati . Dauna parte, la repubblica di Tito in cerca d icompiacenti amicizie occidentali per uscire dauno scomodo stato di isolamento, ottenere ge-nerosi finanziamenti per risanare la propri aeconomia, avviare industrie, modernizzare lestrutture, tacere, consolidando il proprio ar-bitrio, sulle questioni territoriali, alimentar ee gradualmente realizzare l'antico sogno del-l'espansione slava verso l 'Italia, della qual etende tra l'altro a porsi come concorrentesempre più insidiosa in importanti settor iquali la cantieristica, il piccolo e grande ca-botaggio e il turismo . Dall'altra parte, l'Italia ,interessata alla tutela della propria sicurezzaal confine orientale, a salvaguardare l'econo-mia delle zone di confine, a contenere e re -spingere le manovre espansionistiche slave, achiedere, prima di tutto, il rispetto del trat-tato di pace (è molto mortificante che si deb-ba parlare così del Diktat, ma siamo al puntoche siamo noi che dobbiamo invocare nei con-fronti della Jugoslavia il rispetto di quest otrattato !), a reclamare la definizione dell ecocenti questioni territoriali, a recuperare i lperduto prestigio della bandiera mercantil enell'Adriatico, sia che si tratti della flott apeschereccia o delle grandi linee di naviga-zione, sia che si consideri il carico di lavor odei nostri cantieri o che si guardi al quoti -diano morire del porto di Trieste .

Orbene, di fronte ad una situazione di cos ìcontrastanti interessi, il Governo italiano at-tua una politica ad esclusivo vantaggio dell aJugoslavia e l'onorevole Moro si esalta par-lando di quella che chiama una delle frontier epiù aperte del mondo . Ricordo bene un inter-vento del ministro degli esteri in questa ma-teria e mi permetto di richiamarlo alla cor-tese attenzione della Camera, per trarne po idelle considerazioni e delle conclusioni .

Nella seduta del 21 ottobre dell'anno scor-so, durante un dibattito sulla politica estera ,l'onorevole Moro, riferendo sulla visita de lPresidente della Repubblica in Jugoslavia, co-sì si esprimeva : « Ogni visita di Stato rap-presenta di per sé un evento di grande signi-ficato politico ; ma questa, forse, per alcun iaspetti peculiari, merita più di ogni altra di

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essere sottolineata, inserendosi essa in un par-ticolare contesto storico e venendo a suggella-re una ritrovata amicizia tra popoli che all eorigini avevano lottato per uno stesso ideal edi libertà e di indipendenza e che, poi, vicen-de della storia e distorsioni nazionalistich eavevano contrapposto . È stato giustamente os-servato che quella con la Jugoslavia è un adelle frontiere più aperte del mondo . Quest aaffermazione però giustifica una sottolineatu-ra . Anche le altre frontiere dell'Italia sonoaperte e i rapporti con i nostri vicini sono ec-cellenti . Si tratta, però, di frontiere con Stat iaventi regimi consimili, mentre quella con l aJugoslavia è una frontiera fra paesi a diversastruttura politico-sociale e in passato divis ida una aspra contesa . È qui che il nostro rap-porto costituisce un fatto esemplare e pienodi significato in Europa e nel mondo. È dun-que possibile, ogni volta che esista una volon-tà politica costruttiva, stabilire tra popoli vi-cini, anche se retti da diversi sistemi, una sin -cera ed amichevole cooperazione, benefica pe rentrambe le parti . La nostra sicurezza, in un azona così delicata, è perciò garantita, più ch eda una ragione di forza, da una profonda in -tesa politica » .

È tempo che il Governo spieghi alla nazio-ne che cosa significhi questa « profonda inte-sa politica » e in che cosa consiste per l'Italiail vantaggio di questa cosiddetta benefica coo-perazione. Onorevole sottosegretario, tra poc oricorderò tanti dei nostri documenti, al ri-guardo, rimasti lettera morta, ma voglio pro-prio augurarmi di sentire una parola del Go-verno. Penso che il paese abbia diritto di ap-prendere in che cosa consistano i benefici pe rl'Italia, dal momento che di questa frontier asi parla come della più aperta del mondo, da lmomento che l'Italia è in testa a tutti i paes idel mondo nell ' interscambio con la Jugosla-via. Ci dovete spiegare bene quali sono quest ivantaggi mentre noi ci stiamo premurando d ifar toccare con mano in che cosa consistan oi gravissimi danni che la politica governativ asta procurando all'Italia .

A dimostrazione del fatto che la coopera-zione fra Italia e Jugoslavia è assai intensa ,basterà addurre la eccezionale proliferazion edi accordi, stipulati di volta in volta, di front eai singoli problemi, senza che vi sia stata d aparte dell'Italia una visione globale dei rap-porti, così da condurre ad una situazione spes-so paradossale .

Basti pensare, ad esempio, al fatto ch el'Italia ha subìto e subisce la pirateria jugo-slava sul mare senza che da parte nostra si astata nemmeno inviata al governo di Belgrado

una nota di protesta . , Inoltre l'Italia ha favo-rito l'armamento di una grossa flotta -pesche-reccia jugoslava a danno dei nostri pescherec-ci, ripetutamente spogliati di reti, di strumen-ti, di pescato . In proposito esiste un'ampia do-cumentazione e il nostro gruppo ha più volt epresentato interrogazioni in materia, metten-do in evidenza l'arbitrarietà del fermo dei pe-scherecci italiani. Nonostante ciò, da parte no-stra non è stata mai inviata nessuna protest ae l'Italia ha continuato a pagare somme enor-mi per pretese violazioni delle acque territo-riali e continua a versare ancora oggi un agrossa somma per poter pescare in acque ter-ritoriali italiane, come sono quelle che ba-gnano la cosiddetta zona B .

La riprova più evidente di questa situa-zione di svantaggio dell'Italia la si desum edall'esame dell'andamento dell'interscambio .Indubbiamente bisogna riconoscere che vi èstato nell'ultimo anno un parziale riassorbi -mento del deficit della nostra bilancia com-merciale verso la Jugoslavia, nella misura dicirca 2 milioni di dollari ; ma si tratta di unriassorbimento fittizio, creato apposta per evi -tare critiche all'impostazione dei nostri rap-porti commerciali con la vicina repubblica .Sta di fatto, però, che il 1969 si è chiuso co nun saldo attivo per la Jugoslavia di ben 100milioni di dollari e che il lieve riassorbiment odel deficit, per la citata somma di 2 milioni didollari, è stato favorito dall'Italia attravers oun aumento delle importazioni dalla Jugosla-via di merci che danneggiano. la nostra eco-nomia, contrastandone lo sviluppo .

Mentre infatti noi esportiamo verso la Ju-goslavia (che non paga) prodotti che potrem-mo esportare a pronto pagamento in qualsias ialtro paese del mondo – come macchinari, pro -dotti tessili, prodotti chimici, strumenti di pre-cisione e così via – le importazioni dalla Jugo-slavia riguardano merci di cui non abbiamobisogno o per le quali vi è un bisogno fittizia -mente creato, come è il caso delle carni d ifronte al voluto fallimento di una nostra po-litica degli allevamenti .

Vi è inoltre il dato preoccupante della cre-scente espansione dei cantieri navali jugoslav ia danno dei nostri . È interessante osservar eche, mentre il lavoro affidato ai cantieri nava-li jugoslavi e in particolare a quello di Fium eaumenta, in maniera corrispondente diminui-sce il carico di lavoro dei cantieri italiani . Connostro danno, quindi, noi potenziamo un paesevicino nei confronti del quale, ripeto, dal pun-to di vista ideologico non abbiamo nulla dadire quando si tratta di traffici e di commerc ima che non è certo il caso di agevolare con il

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nostro danaro, creando un concorrente che di-venta sempre più pericoloso per la nostra in-dustria cantieristica .

Appare sotto questo profilo inspiegabile i lprestito di 70 milioni di dollari concesso all aJugoslavia, così come il tanto reclamizzat oaccordo di cooperazione tecnica, economica eindustriale fra i due paesi, che risale al 196 4e in ordine ad alcuni aspetti veramente miste-riosi del quale attendiamo ancora una spiega-zione. Va infatti rilevato che questo accord oprevede non solo la costituzione di commis-sioni miste, di commissioni permanenti e d igruppi di lavoro, ma anche la creazione di u nfondo comune al quale l'Italia ha contribuit ocon 20 milioni di dollari e la Jugoslavia, innome di non si sa quale principio perequativo ,soltanto con 5 milioni .

In altri termini, nonostante la pesantezzadella nostra situazione economica, noi stiam ofavorendo la Jugoslavia con l'impiego di in -genti mezzi finanziari, senza ricavarne benefi-cio alcuno e precludendo ogni giorno di più l apossibilità di tutelare i nostri molteplici diritti .

Il disegno di legge in esame è la confermadi queste nostre tesi . Nella relazione si diceche lo scopo degli accordi è la ripresa econo-mica delle zone confinanti . Ma di quali zone ?Non certo di quelle italiane !

Basti dare uno sguardo alle voci della li -sta C e della lista D (importazione in Italia eimportazione in Jugoslavia) . Il Governo nonha avuto neppure il coraggio, ricorrendo a u npiccolo artificio tipografico, di sottolinear el ' aumento spaventoso della importazione d ibovini. Infatti tutte e due le colonne, siaquella relativa allo scambio di note del 25aprile 1964, sia quella relativa allo scambiodi note del 30 aprile 1969 (che stiamo pe rratificare) sono logicamente rapportate a mi-lioni . Così per il latte fresco abbiamo 40milioni nel 1964 e 60 milioni nel 1969 .Per i bovini e carne fresca, invece, ab-biamo 260 milioni nel 1964 e 40 mila quin-tali nel 1969; poi il relatore, molto obiet-tivamente e serenamente, ci dice che i 40mila quintali del 1969 significano quasi 2 mi-liardi di lire . Si passa, cioè, da 260 milioni a2 miliardi, per difendere, tutelare e poten-ziare l'economia delle zone confinarie, dadove i poveri allevatori ormai potranno an-che andar via definitivamente !

Non so se sia un dato esatto, ma pare chel'Italia importi un miliardo al giorno di carne ,quindi mi rendo conto anche della necessitàdi nuove importazioni di carne : comprate peròla carne da tutte le parti fuor che dalla Jugo-slavia, finché con la Jugoslavia non siano state

chiarite determinate questioni ! E l 'occasioneper chiarirle è data proprio dalle trattative pe rstipulare accordi. Altrimenti la Jugoslavia tro-vi altri paesi dove fare le sue esportazioni !

E noi, se dobbiamo aumentare le importa-zioni, facciamolo con altri paesi ; comunquesi potenzi una seria politica degli allevament iin Italia e non si condannino i nostri alleva -tori, dopo averli in passata tanto incoraggiati ,a svolgere la loro attività, mentre, d 'altro can-to, si ricorre a importazioni indiscriminate emassicce, come voi state facendo .

Se bisogna dare alla Jugoslavia, lo si fac-cia, ma bisogna anche chiedere qualcosa ! Esiccome, tra l 'altro, si tratta dell 'unico paeseal quale noi abbiamo da chiedere tante cose ,perché siamo noi i creditori, usciamo, onore-vole sottosegretario, da questa specie di com-plesso di colpe verso la Jugoslavia : è la Jugo-slavia che deve avere gravi complessi di colp averso l'Italia !

Per quanto riguarda poi il pesce di mare ,sembra che si tratti addirittura di una barzel-letta . Noi stiamo facendo morire le nostre flot-tiglie pescherecce dell 'alto e medio Adriatico !Paghiamo ogni anno una forte somma per pe-scare in acque che dovrebbero essere conside-rate acque nostre, e poi dobbiamo addirittur acomperare quel pesce che noi dovremmo pe-scare con le nostre barche ! E siccome non sie-te contenti di 97 milioni di lire, passate a 11 0milioni . Questa è un 'offesa per le flottigli epescherecce dell'Adriatico, che voi state facen-do morire .

Vi è qui, poi, un aumento del latte fresc o

da 40 a 60 milioni . Che cosa vuoi dire ? Quel-

la di importare latte fresco per 60 milioni èuna decisione assurda. L'Italia e tutto il mer-cato comune in generale - di cui a quanto par eci dimentichiamo di far parte - stanno nuo-tando nel latte, di cui c 'è una grande super-

produzione che porta all ' accumulo annuo diingentissime scorte di burro ed altri derivati .Non parlo delle uova, per le quali il discors oè identico a proposito dell'economia delle zonedi confine, ma la cifra non merita un inter -

vento . Il discorso va fatto, però, per la frutt afresca, dove pure troviamo un notevole au-

mento .Lo Stato spende miliardi per acquistar e

dagli agricoltori surplus di pesche, pere e cos ìvia, che poi vengono distrutte : lo Stato l ecompra per distruggerle ! Appare quindi de ltutto assurdo che si importi in esenzione doga-nale altra frutta fresca, quando non sappiamocosa fare della nostra.

Per quanto riguarda il vino, la produzion ei è attualmente una delle pochissime che diano

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un certo reddito agli agricoltori ; però, anch esu tale coltura si addensano fitte nubi Infatti ,assistiamo in Italia ad una pericolosa corsaall ' impianto di vigneti su terreni che il piùdelle volte non sono adatti per produrre vin idi qualità e dovremo pertanto attenderci ne iprossimi anni un grande aumento di produ-zione, che sarà assai difficilmente assorbita da -gli altri paesi del MEC, perché non è stat oancora predisposto quel catasto vinicolo cheda essi ci viene chiesto come condizione pe raccogliere i nostri prodotti .

In questo mercato, ancora sodisfacente pe ril momento, l ' introduzione in esenzione doga-nale di rilevanti quantitativi di vini prove-nienti da paesi sottosviluppati, dove l'operaiopercepisce bassi salari, può portare a perico-lose corse al ribasso. Già ora nelle zone de lconfine orientale assistiamo all'invasione d ibottiglie di vini abusivamente denominati connomi - italiani, di mediocri caratteristiche m adi bassissimo prezzo, che scacciano i più qua-lificati vini locali . Per questo motivo siamocontrari all ' importazione in esenzione doga-nale di 150 milioni di lire di vini comuni (an-che se ho preso atto di una lieve riduzionein questo settore) e siamo ancor più contrar ia quella dei 50 milioni di lire di vini per acet oe dei 30 milioni di lire di vini per uso indu-striale, perché sotto queste voci, infatti, si pos-sono registrare le frodi più vergognose . Unavolta entrato in Italia, il vino per aceto puòdiventare Chianti o Barbera e quello per usoindustriale, spumante o quel che si vuole .

In ogni caso, poi, se vogliamo che la nostr aproduzione sia pregiata e ricercata, è neces-sario che gli acetifici e i distillatori sgom-brino il mercato di tutte le partite difettose .Se invece facciamo importazione di vini alte -rati, evidentemente in maniera diretta o in -diretta si abbassa il livello medio quantitativodei nostri vini .

Queste le voci delle importazioni in Italia .Ma vorrei richiamare l 'attenzione sulla listadelle importazioni in Jugoslavia : i prodottichimici sono aumentati da 100 a 150 milioni ,i filati di cotone da 100 a 163, i filati e pet-tinati di lana da 125 a 180, le attrezzatureper barche da zero a 20 e il materiale elet-trico da 30 a 130. Scopriamo, inoltre (non s itratta di un aumento, perché si comincia oracon questa importazione in Jugoslavia), chefigurano nuovi prodotti, quali le lingottiere ele forme per metalli e prodotti plastici, iprodotti sanitari, la rubinetteria, le macchin eagricole e i cavi per ormeggi . Insomma, no istiamo mettendo in piedi l 'economia jugo-slava, senza nessuna concreta contropartita .

E qui la domanda è evidente: perchéaumentare così il nostro credito verso la Jugo-slavia ? Potrei capirlo se fosse un buon paga-tore questo paese nostro vicino di casa ! Einvece non lo è . E allora per quale motivoaumentare così questo credito ? evidentel'obiettivo del Governo italiano di dare unappoggio economico, che diventa appoggi opolitico, alla Jugoslavia . La Jugoslavia da no iriceve quello che le è indispensabile e ci d àquello che a noi non occorre o che addirittur acompromette la nostra produzione, soprattuttolocale . Questo appoggio politico-economicocoincide, del resto, con il potenziamento aspese della regione Friuli-Venezia Giulia dell einiziative propagandistiche delle minoranze ,che più che essere minoranze linguistich esono minoranze politiche, con precisi obiettivi .

Se si può capire che il governo jugoslav oprema in questo senso, e lo ha sempre fatto ,anche sotto diversi regimi, senza mai rinun-ziare ad ulteriori rivendicazioni (basti pen-sare al discorso tenuto da Tito il 3 maggi oa Fiume), è doloroso che la maggioranza, insede locale (regione) e quindi in sede nazio-nale (dato che il Governo non interviene ,nonostante le nostre sollecitazioni e le nostr einterrogazioni), provveda addirittura a soste -nere le tesi politiche della Jugoslavia e a con-tribuire ad inventare minoranze che non esi-stono e che non sono mai esistite, come quelledelle valli del Natisone, in provincia di Udine ,che hanno sempre unanimemente respint oogni contatto con il mondo slavo .

Mentre la Jugoslavia non esita a richieder ead ogni piè sospinto all ' Italia interventi d inatura economica, a sostegno evidentement edel proprio regime, e l'Italia generosament ee supinamente accoglie ogni istanza, il Go-verno italiano non ha mai posto seriament esul tappeto i gravi problemi che interessanol'Italia, anzi dopo ogni incontro ad alto li-vello ha regolarmente dichiarato che non sonostate affrontate le questioni territoriali .

Mi permetto di sottolineare queste cose ,senza approfondirle, ma solo per dimostrar equanto di contropartita avremmo da chieder ealla Jugoslavia per poter continuare in un astrada di traffici e di generosi aiuti economici .Le questioni territoriali - e le dobbiamo sol -levare noi, non la Jugoslavia : per la Jugo-slavia le cose vanno- bene così - riguardanoda una parte l 'amministrazione e non la so-vranità del territorio noto sotto la denomina-zione di ex zona B che tuttora appartieneincontestabilmente all'Italia, anche se il go-verno jugoslavo vi esercita l'amministrazione ;i cittadini della zona B, infatti, colà residenti

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alla data del 10 giugno 1940, e i loro figl isono rimasti cittadini italiani, esattamentecome i cittadini della zona A, e ciò per i lsemplice fatto che tanto gli uni quanto gl ialtri avrebbero perduto la cittadinanza italia-na solo se si fosse costituito il Territorio li-bero di Trieste, che molta gente, tra l 'altro ,crede sia stato costituito e che sia una realt àgiuridica, mentre si sa che il Territorio li-bero di Trieste non è mai esistito se non ,mi pare, in qualche targa automobilistica ;dall ' altra parte i territori che il trattato d ipace ha assegnato a noi e che la Jugoslavi aabusivamente detiene .

Per quanto riguarda la zona B, in sededi trattative per accordi di questo genere ,ricordo che io una volta pronuncia,i anche unabattuta : c'era un grosso treno pieno di cro-stacei alla frontiera, ed io dissi di fermareil treno di crostacei — andavano tutti a ma-le — che li mangiassero i lavoratori jugoslavi ,purché otteneste almeno che la Jugoslavia .abbandonasse quelle sacche che abusivamen-te detiene e che violano il trattato di pace .

Il fatto è che voi non ci degnate nemmenodi una risposta ; tutti i governi hanno sempr etaciuto : ma verrà poi il giorno in cui qual-cuno — o i 300 mila profughi che stanno inItalia o gli italiani che non intendono subire ,perché almeno ci vorranno concedere che si arispettato il Diktat — queste cose le grideràancora più forte .

Per la zona B c'erano i cartelli con lascritta : « Confine provvisorio » ; un giorno l ihanno tolti e vi hanno sostituito dei cartell icon la scritta : « Confine di Stato » . Il Governoha subito, è stato zitto . Hanno tentato a Capo-distria di modificare le carte d'identità pertrasformare i cittadini italiani in cittadin ijugoslavi e il Governo ha taciuto . Si è parlatoanche del consolato di Capodistria; ma i con-solati si aprono in terra straniera, e a Capo-distria, zona B, sotto la sovranità italiana ,anche se sotto l 'amministrazione jugoslava ,non si apre un consolato . Il Governo italian o— non mi riferisco solo all'attuale, ma ancheai precedenti — con una serie di atti sta favo -rendo e consolidando le manovre di Tito, d icui la più scandalosa fu proprio quella rela-tiva alla sostituzione dei cartelli. E l 'Italiasta zitta, è felice, parla della frontiera piùaperta del mondo, rinnova prestiti di 70 mi-lioni di dollari, manda macchinari, impiant aindustrie, demolisce i nostri cantieri per favo-rire lo sviluppo di una cantieristica jugoslava :infatti ci hanno liquidato nel campo dèi gran-di traffici — del piccolo cabotaggio non par -

liamo, è scomparso del tutto — e per il Govern oitaliano va tutto bene, anzi esalta la grandeamicizia con questo popolo . Benissimo, no isiamo felici di questa grande amicizia, m aprima viene la giustizia, prima si deve rista-bilire il diritto: poi viene l'amicizia, vengonogli scambi commerciali .

La stampa italiana indipendente ha cantatovittoria e ha esaltato le prove di amicizia diTito quando egli si è dichiarato disposto a daccedere alle correzioni di confine . beneprecisare però che le esaltate correzioni dìconfine non sono quelle relative alle condi-zioni-capestro del trattato di pace, ma sonocorrezioni, e ndn tutte, del tracciato abusivo ,perché molti ignorano che l'attuale tracciatoè un tracciato abusivo che Tito si è fatto dasé con i mitra spianati : e se non vi fossestato in quel periodo il coraggio di qualch ebravo soldato — non mi interessa sapere d iche colore fosse la camicia che egli portava— Tito sarebbe andato ancora più avanti ; enelle sacche così acquistate è rimasto, bast ipensare allo scandalo della stazione Monte-santo a Gorizia . Si sa dove il trattato di pac eaveva segnato il confine : Tito è andato nelpiazzale, lì ha piantato il filo spinato che èrimasto lì . Per il Governo italiano in tutt iquesti venti anni queste cose sono sempre an-date bene .

Quante cose, quindi, si possono chiedere !La Jugoslavia vuole il nostro aiuto, il nostr oappoggio, generosi traffici in suo vantaggi osoprattutto ? Va bene, cominciamo a fare iconti per tutte queste questioni, poi spalan-chiamo pure la frontiera, quando però i con-fini siano stati precisati .

Allora gli spostamenti di confine — e, ri-peto, non si tratta di rivendicazioni — son o

questi : Coglio, ettari 160 assegnati all'Itali adal trattato di pace, occupati dagli jugoslavi

nel 1947 dopo la partenza degli alleati : terredi ingente valore perché coltivate a viti d i

vini pregiati .

Sabotino : il trattato di pace segna il con-fine sulla cresta del monte Sabotino ; gli jugo-slavi hanno occupato 70 ettari al di là di talelinea . Stazione Montesanto — Gorizia : il trat-

tato di pace stabilisce il confine su di un alinea che passa da quota 5 sull'Isonzo e co-steggia immediatamente ad ovest la ferrovia ;gli jugoslavi hanno occupato abusivamente et-

tari 16 di terreno in questo settore . Monte Co-lovrat : il trattato di pace dispone che la line adi confine debba correre sulla cresta del mon-te ; gli jugoslavi hanno occupato nella zona ,oltre alla cresta, 115 ettari. Bosco Monte

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Lubia : gli jugoslavi hanno occupato, oltre il

confine del trattato di pace, 80 ettari di ter-reno boschivo .

Ci sono poi altre sacche minori . Comples-sivamente gli jugoslavi occupano in manier aabusiva, perché ci sono andati, ci_sono rimast ie nessuno li ha mandati via, 750 ettari asse-gnati all'Italia dal trattato di pace .

Quanto alla crescente penetrazione slavain Italia basti osservare la proliferazione dell eorganizzazioni slovene ed il compiacente aiuto

che la regione Friuli-Venezia Giulia - ci man-cava anche quella regione - porta a tale svi-luppo in perfetta armonia con il Governo d iRoma . Io ho qui un elenco - noi abbiamo pi ùvolte interrogato il Governo, ma non c 'è maistata risposta - elenco che non leggerò perintero ma che trasmetterò, se il President eme lo consente, agli stenografi perché rimang aagli atti, .di contributi che sono stati concess ia 48 - ogni settimana ne inventano una -organizzazioni slave . L'elenco è iI seguente :

Centro culturale cattolico sloveno Trieste

Congregazione mariana di Madonna delle Grazie di Via Risorta

Bollettino degli sloveni in Italia

Associazione slovena cori parrocchiali Trieste

Comuni minori della provincia di Trieste per manifestazioni agricol e

Centro musicale sloveno Trieste

Orfanotrofio sloveno Marianna di Opicina

Circolo Cattolico giovanile sloveno di Barcola

Rivista culturale Most, Trieste

Circolo culturale cattolico sloveno di Opicina

Società sportiva Primorje, Prosecco

Associazione sportiva Primorec di Trebiciano

Unione culturale slovena Trieste

Circolo sportivo Sokol di Aurisina

Centro mariano sloveno di Roiano . . . . . . . . . . . . . . .

Kasta - Circolo dei diplomati dell ' Istituto tecnico sloveno di Trieste . . . .

Collegio suore scolastiche di San Giovanni a Sant'Antonio in bosco e Sa nDorligo in Valle

Almanacco Jadransky Koledar, Trieste

Opera culturale di Servola

Opera mariana Regina del Sacratissimo Rosario di San Giovanni

Scouts sloveni di Trieste

Biblioteca nazionale slovena degli studi - Trieste

Coro Vasili Mirk di Contovello

Centro sloveno giovanile A. M. Slomsek di Bassovizza

Unione agricoltori slovena di Trieste Teatro sloveno di Trieste

Cooperativa agricola slovena di Trieste Oratorio sloveno parrocchiale di Cattinara

Società slovena di beneficenza

Rivista culturale slovena Zaliv di TriesteSettimanale Novi List di Trieste

Ricreatorio sloveno parrocchiale di San Giuseppe della Chiusa

Mensile culturale sloveno Germoglio di Trieste

Conferenza slava di San Vincenzo di Trieste

Complesso corale polifonico sloveno Jacobus Gallus di Trieste

Associazione alpina slovena di TriesteScuola di musica di Santacroce

L . 3 .700 .000

» 800.000

» 5 .400 .000

» 1 .500.000

» 1 .400.000

» 1 .100.000

» 1 .100.000» 400.000

» 800.000

» 800.000

» 150.000

» 200.000

» 3.300 00 0

» 600.00 0

» 700.000

» 200.000

» 1 .000 .000

» 500 .000

» 800 .000

» 1 .500 .000

» 700 .000

» 1 .200.000

» 100 .000» 1 .000.000

» 1 .500 .000

» 3 .000 .000

» 1 .000 .00 0

» 500 .000

» 1 .100.000

» 400.000

» 800.000

» 800.000

» 500.00 0» 600 .000

» 500 .000» 200 .000

» 200.000

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Circolo sportivo sloveno Dom di Roiano L .

200.000

Oratorio giovanile della parrocchia di Trebiciano »

150 .000

Associazione di beneficenza Slokad di Trieste »

1 .000.000

Centro sloveno giovanile di Caresana »

300.000

Unione sportiva Bor di Trieste »

2 .300 .000

Oratorio sloveno di Santacroce »

600.000

Oratorio giovanile sloveno di Bagnoli della Rosandra »

1 .500 .000

Circolo giovanile sloveno della parrocchia di San Dorligo della Valle Dolina »

2 .000.000

Società sportiva Kontovel di Trieste »

150.000

Società sportiva slovena Breg di Bagnoli »

300 .000

Società sportiva slovena Gaja di Padriciano »

300.000

Totale .

L. 48.250.000

Mi consentano gli onorevoli colleghi d irichiamare l ' attenzione sulla politica di que-sto Governo . Non si dica che è la regione cu icompetono queste cose, perché la politicaestera la deve fare il Governo . Tra poco di-mostreremo, invece, che la politica estera or -mai la fa la regione che manda le delega-zioni dall ' altra parte e stipula accordi : il Go-verno italiano poi li segue e li benedice .

In ordine a questi gravi problemi, ch edovrebbero essere sempre posti sul tappetoda parte italiana, ad ogni occasione di trat-tative per accordi commerciali con la Jugo-slavia, noi non possiamo tacere le gravi re-sponsabilità di questo e dei precedenti go-verni che hanno sempre finto di ignorare l enostre reiterate segnalazioni e richieste . Deb-bo in proposito ricordare i nostri più recentistrumenti parlamentari rimasti sempre lette-ra morta. Vorrei sapere veramente con qual ecoscienza il Governo ha sempre ignoratoqueste nostre richieste. Qui si tratta di gra-vissimi problemi, si- tratta della vita di tantagente, si tratta di diritti irrinunciabili di un oStato e voi non sentite neppure il bisognodi compiere il dovere elementare di dare so-disfazione a chi si interessa di queste cose ,almeno sul piano formale delle risposte . Il14 luglio 1970 vi fu una nostra interroga-zione sui contributi della regione alle orga-nizzazioni slave ; il 2 luglio 1970 una nostrainterrogazione in tema di politica estera del -la regione. Onorevoli colleghi, una delega-zione della regione Friuli-Venezia Giulia ,guidata dal presidente Barzanti, è stata da l29 giugno 1970 per tre giorni in visita a Za-gabria su invito del presidente della repub-blica croata, e in occasione dei colloqui, pre-ceduti da un saluto del presidente Barzant iche ha voluto rendere testimonianza della vo -

lontà di pace, di comprensione, di civile con-vivenza che ispira le popolazioni del Friuli -Venezia Giulia nei confronti delle altre gent ied in primo luogo di quelle più vicine, sonostati affrontati alla presenza del console ita-liano a Zagabria, e quindi in un clima d iufficialità, problemi di rilevante importanza ,quali quelli dell ' interscambio commercial etra l'Italia e la Jugoslavia, del turismo, dèll acooperazione nel campo industriale, ed an-chè avvalendosi della legislazione vigente inJugoslavia che prevede la possibilità di co-stituire società con capitale estero fino al 49per cento . 5 maggio 1970 (voi non vi dat emai pensiero e noi queste cose ve le mettia-mo ogni tanto davanti perché possiate trarneprofitto nei numerosi contatti che avete co nle delegazioni della repubblica jugoslava) :chiarimenti sul discorso pronunciato da Tit oil 3 maggio a Fiume .

PRESIDENTE. Onorevole Franchi, debb oricordarle che qui siamo in tema di ratific ae non di interrogazioni. Quanto a queste, s ecrede, ella dispone dei mezzi regolamentar iper sollecitarne lo svolgimento .

FRANCHI. Non credo di essere uscito dal-l'argomento, signor Presidente . Noi diciamono alla ratifica perché chiediamo, puntualiz-zando, che alla ratifica di ogni accordo com-merciale in vantaggio della Jugoslavia cor-risponda un vantaggio per l 'Italia, e cerchia-mo di darvene gli elementi, signori del Go-verno. Che poi vi faccia male sentirvi ricor-dare queste cose, questo lo sapevo anch ' io ;che poi mi auguri anche che abbiate vergo-gna di queste cose, non deve dispiacervi, per -ché non si tratta di problemi di poco conto .Voi state conducendo con la Jugoslavia una

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politica estera in funzione della vostra poli-tica interna per fare piacere ai socialisti eai comunisti .

BOIARDI . Perché non le dichiariamoguerra ?

FRANCHI. Nessuna guerra, onorevole col -lega, non fraintenda . La guerra ce l ' ha già di -chiarata Tito, da 20 anni, e Tito ogni giorn ofa un passo avanti . Quando poi un solo ope-raio di un cantiere rimarrà disoccupato, l aguerra la dichiarate voi sulle piazze. Nellamia premessa avevo detto che non ci inte-ressa la politica interna, il regime interno d iun paese. Non si deve fare una politica este-ra in funzione delle ideologie . Si commerc ipure con la Cina, con chi si vuole, ma primadi tutto debbono essere difesi gli interessi per-manenti del nostro Stato, e voi non li tute-late, anzi, ogni giorno, accettando di fattoquello che Tito fa, li pregiudicate .

Tito pronunzia un discorso con cui assu-me di aver ragione . Chiedete allora chiari -menti . Tito desidera l'impianto di industri enel suo paese, l'armamento dei suoi pesche-recci e delle sue navi (naturalmente per di -struggere la nostra flotta) : bene, mettiamoc ia tavolino e facciamo i conti . Che discorso èquello di Tito con cui si dichiara – bontà su a– pronto a rettifiche di frontiere ? Quali ret-tifiche ? Tito detiene delle sacche di territoriomanu militari contro perfino il Diktat . Ogn igiorno si inventano delegazioni fasulle ed oraTito scopre che nelle valli del Natisone ci so -no minoranze di lingua slovena. Orbene, s ec'è una valle italianissima, che non ha datomai un soldato disertore, è proprio questa de lNatisone .

Ecéo la guerra che fanno gli jugoslavi .Come si vede, esistono molti e ben gravi

motivi per non dover continuare a favorir elo sviluppo economico e il regime politicodella Jugoslavia in danno della nostra econo-mia e con pregiudizio dei nostri irrinuncia-bili diritti territoriali .

L 'onorevole collega che poco fa mi ha in-terrotto deve sapere che io non ho parlato d irivendicazioni (perché le idee spesso non so -no chiare) . Io non ho parlato della Dalma-zia, di tutta l'Istria, anche se sarebbe serioper un Governo che sa di avere in Italia 300mila profughi spendere una parola . Si spen-dano parole per interrompere delle prescri-zioni, per far capire che noi vogliamo viverein serenità e in pace con il nostro vicino, m ache non rinunciamo ai nostri diritti . Non si

tratta di rivendicazioni, si tratta di nostri sa-crosanti diritti per i quali non c'è bisogn odi discutere perché sono stati già sanciti i nun capolavoro che si chiama Diktat . Approfit-tiamone quando si stabiliscono questi rap-porti . Un paese serio se ne dovrebbe ricor-dare. Un Governo serio farebbe bene a me-ditare. Ieri sera ho sentito annunziare dall atelevisione l'imminente viaggio di Tito inItalia . State attenti : a parte che sarebbe brut-to per Tito dover venire di corsa, come hafatto nella repubblica di Bonn, di nascosto ,furtivamente. Venga pure Tito in Italia, m aprima sistemiamo le cose lassù; prima resti-tuiamo all'Italia ciò che le è dovuto per i trat-tati di pace. Io non faccio questioni di riven-dicazioni, anche se mi auguro che lo Stat ospenda ogni tanto una parola per dire che ,anche se vogliamo vivere in buona armonia ,non vogliamo però fare delle rinunce .

Ma non commettete l'imprudenza di fa rvenire il maresciallo Tito in Italia, quand oabbiamo 300 mila profughi, quando abbiam ocittà come Gorizia, che da Tito è stata marto-riata, o come Trieste e Udine, quando tant iitaliani potrebbero ritenersi insultati . CheTito se ne stia tranquillo a casa sua, oppur evada furtivamente a farsi ricevere dai socia -listi in giro per il mondo . Altrimenti, veng asereno e tranquillo in Italia solo dopo avereristabilito rapporti sul piano del diritto .

Ecco per quale motivo, nell'augurarvi ch equesta visita non debba avvenire per non tur-bare la situazione italiana (mi pare che d igrane la nostra Italia ne abbia già abbastan-za e altrimenti il Governo dovrà assumerse-ne per intero la grave responsabilità), h ol'onore di annunciare il voto contrario de lgruppo del MSI alla ratifica in esame . (Ap-plausi a destra) .

PRESIDENTE. Non essendovi più iscritt ia parlare, dichiaro chiusa la discussione ge-nerale .

Ha facoltà di parlare per la Commissione ,l'onorevole Vedovato, in sostituzione del re -latore, onorevole Orlandi .

VEDOVATO. Il provvedimento in esameè stato approvato all'unanimità in Commis-sione esteri . Ricordato questo, mi limito arichiamarmi alla relazione scritta dell'onore-vole Orlandi .

PRESIDENTE . Ha facoltà di parlare l'ono-revole sottosegretario di Stato per gli affar iesteri .

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PEDINI, Sottosegretario di Stato per gliaffari esteri . Signor Presidente, onorevoli col -leghi, ricordo anch'io – come l'onorevole Ve-dovalo – che il provvedimento è stato appro-vato all'unanimità in Commissione e desider oanche osservare che si tratta di un provvedi -mento a carattere esclusivamente commercia -le . È ovvio che iI Parlamento, nella sua so-vranità, può discutere tutti i temi di politic aestera quando meglio lo ritenga ; esprimoquindi attenta considerazione per le osserva-zioni che qui sono state fatte dall'onorevol eFranchi, anche se osservo che esse sarebber ostate probabilmente meglio collocate in un di -battito dedicato alla politica estera o, addi-rittura, ai rapporti con la Jugoslavia . Poiché,però, si tratta di valutazioni che servono amotivare un voto negativo che si riferisce adun accordo commerciale specifico, mi permet-to di avanzare qualche osservazione di ordin eeconomico-commerciale .

Gli onorevoli colleghi sanno che ormai, perciò che riguarda la politica commerciale in ge-nere con i paesi terzi, ai sensi dell'articolo 11 3del trattato di Roma, la materia è rimessaalla competenza della CEE. Gli accordi bila-terali che ancora esistono tra l'Italia e la Ju-goslavia devono ricondursi quindi ad una pro-cedura di carattere generale . Circa la ratific ain esame, desidero precisare che si tratta d iuna materia che si riferisce (mi si consental'espressione) esclusivamente ad un traffico d iconfine, operante entro limiti molto ristretti ,rivolto a rendere meno disagevole l'approvvi-gionamento delle popolazioni di confine . Segli italiani di Buje importano carne in esen-zione di dogana dalla Jugoslavia, benefician odi un « contatto di frontiera », in una condi-zione meno disagevole di quanto non accadaper noi (ed è bene che così sia) . È vero che s itratta di prodotti ai quali l 'economia italian aè sensibile, ma è certo che il mercato dell acarne, oggi, in Italia, è in gran parte condi-zionato dalle importazioni dall'estero .

Chi legga poi con attenzione questo docu-mento, osserverà come le importazioni e l eesportazioni in esenzione di dogana siano per-fettamente bilanciate fra loro . Non è quind icon questi strumenti che si favorisce lo svi-luppo dell ' economia della Jugoslavia (per l aquale tuttavia il Governo italiano auspica ch epossano verificarsi le migliori condizioni d isviluppo) . Non è con uno strumento di quest ogenere che si fa una politica commerciale che ,come ho detto, è ora in gran parte demandat aalla CEE .

Rispettando quindi le valutazioni testé fat-te dall'onorevole Franchi nella sua libertà, e

auspicando che esse siano meglio riprese i nsede più idonea, voglio assicurare gli onore -voli colleghi che, votando questo disegno d ilegge, essi non fanno altro che instaurare un ostrumento che rende più facile l'approvvigio-namento delle popolazioni di confine e chequindi viene incontro alle loro esigenze . -

Lasciando salve e impregiudicate, quindi ,le altre valutazioni che potranno essere discus-se in sede più opportuna, mi permetto anch'i odi raccomandare, a nome del Governo, all aCamera l'approvazione di questo disegno d ilegge .

PRESIDENTE . Passiamo agli articoli ,identici nei testi del Governo e della Commis-sione .

Si dia lettura dell'articolo I .

TERRAROLI, Segretario, legge :

Il Presidente della Repubblica è autoriz-zato a ratificare lo Scambio di Note tra l'Italiae la Jugoslavia, effettuato a Roma il 30 aprile1969, relativo alle liste « C e « D » annesseall'Accordo del 31 marzo 1955 sugli scamb ilocali tra le zone limitrofe di Trieste da un aparte e di Buje, Capodistria, Sesana e NuovaGorizia dall'altra .

CANTALUPO. Chiedo di parlare per di-chiarazione di voto .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà .

CANTALUPO . Signor Presidente, poich él'onorevole Vedovato e l'onorevole sottosegre-tario hanno ricordato che nella Commissioneesteri il provvedimento fu accolto all'unani-mità, desidero precisare, per l'esattezza dell aposizione liberale, che quel giorno non potett ipartecipare alla votazione perché ero impe-gnato all'estero e quindi non vi fu un votodel nostro gruppo . Però oggi noi diamo votofavorevole, con una riserva e con un chiari -mento di carattere generale che potrei fare ,pur stando io all'opposizione, con le stess eparole con cui l'ha fatto il sottosegretari oper gli affari esteri qualche minuto fa .

Si tratta prima di tutto di un provvedi -mento limitatissimo e locale per agevolare irapporti di frontiera sul piano rigorosamentecommerciale, che perciò non investe la- poli-tica generale fra l'Italia e la Jugoslavia, sull aquale noi restiamo dell'opinione che abbiamoespresso tante volte in Parlamento e che ri-peteremo se l'occasione, come speriamo, s ipresenterà .

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V LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 12 OTTOBRE 1970

Secondo : è esatto quel che è stato dettoe che mi dispiace di dover confermare : cioèche noi abbiamo perduto recentemente i nJugoslavia alcune posizioni e che siamo stat isostituiti, nelle posizioni perdute, dalla Ger-mania . Quindi quello che non facciamo noi lovanno a fare altri, e lo vanno a fare altrisenza guardare troppo alla politica, perch ésia noi sia gli altri paesi che hanno rapport iimportanti sul piano commerciale con laJugoslavia, come ha ricordato l 'onorevolesottosegretario Pedini, devono ormai unifor-mare anche il tono generale dei rapporti bila-terali a quella che è la politica generale de lmercato comune e alle norme non dico d iadesione, che sono casi specifici, ma di svi-luppo armonico dei rapporti con il terzomondo .

Quindi è inutile ampliare oggi il discorso .Il che non vuoi dire che non siano esatt emoltissime delle cose che sono state dette . Manon è il momento di metterle in discussioneperché l ' importanza dell 'accordo che ci s ichiede di ratificare è limitata e tocca sem-plicemente un rapporto diretto e, vorrei dire ,immediato fra le popolazioni di frontiera .Perciò con questa riserva, e senza voler direche con ciò noi approviamo tutta la politic aitaliana sul piano economico, commerciale efinanziario nei confronti della Jugoslavia, ap-proviamo il provvedimento perché è di carat-tere puramente pratico, riguarda un limitat ocontenuto, è sollecitato dalle popolazioni d ifrontiera e dalle due parti .

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'arti-colo 1 .

(È approvato) .

Si dia lettura dell ' articolo 2 .

TERRAROLI, Segretario, legge :

Piena ed intera esecuzione è data alloscambio di Note di cui all'articolo precedent ea decorrere dalla sua entrata in vigore in con-formità al punto 6) delle Note stesse .

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione .

(È approvato) .

Il disegno di legge sarà votato a scrutiniosegreto in altra seduta .

Seguito dello svolgimentodelle interrogazioni.

PRESIDENTE. Poiché è presente in aul ail sottosegretario di Stato per l'interno onore-vole Sarti, potremmo, se la Camera lo con -

sente, passare allo svolgimento della seguent einterrogazione degli onorevoli Flamígni, Bol-drini, Lodi Faustini Fustini Adriana, Sgarb iBompani Luciana e Venturoli, al President edel Consiglio dei ministri, « per conoscere l eragioni per le quali il commissario del Gover-no presso la regione Emilia-Romagna non h aancora ottemperato alla norma dell'articolo 5 5della legge 10 febbraio 1953, n . 62, non haprovveduto a nominare i membri di sua spet-tanza nel comitato per il controllo sugli att idelle province, a 2 mesi da quando il con-siglio regionale ha eletto gli esperti dellediscipline amministrative . Gli interrogant ichiedono di sapere quali provvedimenti inten-da prendere per garantire il sollecito funzio-namento dei comitati di controllo, presidi co-stituzionali delle autonomie locali » (3-03591) .

Lo svolgimento di questa interrogazione ,iscritta all 'ordine del giorno era stato già rin-viato al prosieguo di seduta per assenza de lrappresentante del Governo .

Se non vi sono obiezioni, rimane cos ì

stabilito .

(Così rimane stabilito) .

L'onorevole sottosegretario di Stato perl'interno ha facoltà di rispondere .

SARTI, Sottosegretario di Stato per l ' in-terno . Il commissario del Governo ha comu-nicato in data 7 ottobre 1970 – quindi in dat asuccessiva alla presentazione della interroga-zione – al presidente della giunta regionale l edesignazioni dei membri effettivi e del mem-bro supplente in seno al comitato per il con-trollo sugli atti delle province .

Per quello che riguarda il tema più ge-nerale sotteso dalla interrogazione, desider odichiarare che il Governo è consapevole dellaesigenza democratica di assicurare una ordi-nata ed armonica attuazione della nuova di-sciplina dei controlli sugli atti degli enti lo -cali, la quale richiede, sia in sede locale si ain sede centrale, la soluzione di alcuni pro-blemi giuridici, organizzativi e funzionali, eciò soprattutto nell ' interesse precipuo dellasollecita e completa attuazione dell'ordina-mento regionale .

PRESIDENTE. L'onorevole Flamigni hafacoltà -di dichiarare se sia sodisfatto .

FLAMIGNI. Prendo atto della decisione ,finalmente adottata il 7 ottobre scorso da lcommissario del Governo presso la region eEmilia-Romagna, di nominare i membri d isua spettanza nel comitato di controllo sugl iatti delle provincie e degli enti locali . Ma

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mi debbo purtroppo dichiarare insodisfattodella risposta che mi è stata data dal Governo ,perché nessuna spiegazione mi è stata fornit acirca il grave ed inammissibile ritardo - d ioltre due mesi e mezzo - nel procedere all asuddetta nomina. Se per ogni decisione im-portante il commissario del Governo presso l aregione Emilia-Romagna - e in generale icommissari del Governo presso le altre re-gioni a statuto ordinario - impiegheranno du emesi e mezzo, noi avremo una situazion edi confusione e di paralisi nel funzionament odell 'ordinamento regionale . La regione nonpuò certamente affrontare il suo lavoro co lpasso lento e ritardatore del prefetto di ieri ,oggi diventato commissario del Governo . Laistituzione della regione- risponde ad unaesigenza di trasformazione democratica, d irinnovamento e di efficienza e questa esigenzanon va d 'accordo, non si può assolutamenteconciliare con il vecchio modo di procederedei prefetti .

All'atteggiamento pigro e volutamente ri-tardatore del commissario del Governo ne lmettere in atto il nuovo sistema dei controll isugli atti degli enti locali, ha corrisposto, i nEmilia-Romagna la sollecitudine dei prefett inell ' invitare i comuni e le province a convo-care al più presto i relativi consigli ondeprocedere - entro il 30 ottobre per i comun iinferiori ai 100 mila abitanti, entro il 30 no-vembre per quelli con più di 100 mila abi-tanti ed entro il 15 dicembre per le ammini-strazioni provinciali - all 'approvazione deibilanci del 1970. Da tutto ciò traspare la vo-lontà del Governo e dei prefetti di mantenereil controllo sui bilanci del 1970, togliend oquesta potestà alle regioni .

Voglio ribadire in questa sede la necessitàdi rendere subito operante quanto previst odall ' articolo 130 della Costituzione che affer-ma : « Un organo della regione, costituito ne imodi stabiliti da legge della Repubblica ,esercita, anche in forma decentrata, il con-trollo di legittimità sugli atti delle province,dei comuni e degli altri enti locali . In cas ideterminati dalla legge, può essere esercitat oil controllo di merito nella forma di richiest amotivata agli enti deliberanti di riesaminarela loro deliberazione » .

Ebbene, io credo che non ci siano parti-colari problemi giuridici o altre difficoltà perprocedere con sollecitudine all'attuazione del -l 'ordinamento dei controlli sugli enti locali ,così come è previsto dalla Costituzione . Pro-prio per attuare questo disposto della Costitu-zione, immediatamente dopo la decisione de lcommissario del Governo di nominare final -

mente i membri di sua spettanza nel comitatodi controllo, il presidente della giunta regio-nale Fanti ha provveduto a emanare il de-creto di costituzione del comitato di controlloe ha comunicato, sabato scorso, in un con-vegno di tutti i sindaci e di tutti i presidentidelle province dell'Emilia-Romagna, di prov-vedere alla costituzione delle sezioni decen-trate provinciali e circondariali, subito_ dopol'approvazione dello statuto, da parte del con-siglio regionale che si ritiene possa avvenir everso la metà del mese di novembre prossimo.Sulla necessità di costituire le sezioni decen-trate del comitato di controllo sono d'accordoanche gruppi di minoranza, compreso quell odella democrazia cristiana .

Il gruppo comunista coglie pertanto que-sta occasione per invitare il Governo a far sìche il commissario non ritardi ancora per altr idue mesi e mezzo la nomina dei membri d i

sua spettanza in seno alle sezioni decentrat eprovinciali e circondariali .

Purtroppo mi debbo dichiarare insodisfatt oanche per la risposta data al tema dei con-trolli in generale . Oggi come oggi vi sono sol-tanto tre regioni nelle quali i comitati di con-trollo sono regolarmente costituiti : la To-scana, l'Emilia-Romagna e l'Umbria . Nume-rose altre regioni, come la Lombardia e l eMarche hanno anch'esse provveduto alla no -mina degli esperti nelle materie amministra-tive, ma il commissario del Governo ritard ala nomina dei membri di sua spettanza . Sideve invece procedere a questi adempiment i

con la massima sollecitudine, e a questo pro-posito debbo rilevare una netta contraddi-zione tra l'atteggiamento tenuto dai commis-sari del Governo inadempienti - rispetto all esuddette nomine e quello dello stesso Govern oe dei prefetti volto a sollecitare gli enti localiad osservare le norme della legge 22 dicem-bre 1969, che stabilisce i termini per la ap-provazione dei bilanci .

Desidero richiamare l'attenzione del rap-presentante del Governo sulla pratica impos-sibilità, per diversi consigli comunali, di ap-provare entro quelle date i rispettivi bilanci ,poiché vi sono giunte che si sono solo da poc otempo costituite e alle quali è praticamenteimpossibile poter presentare bilanci nei ter-jnini fissati da certi prefetti .

Ritengo che si possa e si debba intervenir eper superare questa situazione ed invito per-tanto il Governo a provvedere con sollecitu-dine, e non con il contagocce come avvieneattualmente, alla piena attuazione del nuov oordinamento dei controlli sugli alti degli ent ilocali, secondo l'articolo ±30 della Costitu-

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zione, così come si impegnò a fare, di front ea questa Camera, il Presidente del Consigli oquando chiese la fiducia per l'attuale Go-verno .

PRESIDENTE . È così esaurito lo svolgi-mento delle interrogazioni all'ordine de lgiorno .

Discussione dei disegni dì legge : Ratificaed esecuzione degli accordi internazio-nali firmati ad Arusha il 24 settembre1969 e degli atti connessi, relativi all'as-sociazione tra la Comunità economicaeuropea e la Repubblica unita di Tan-zania, la Repubblica dell'Uganda e laRepubblica del Kenya (2591) ; Ratificaed esecuzione degli accordi internazio-nali firmati a Yaoundé il 29 luglio 1969e degli atti connessi relativi all'associa-

zione tra la Comunità economica euro-pea e gli Stati africani e malgascio as-sociati a tale Comunità (2686) .

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ladiscussione dei 'disegni di legge : Ratifica edesecuzione degli accordi internazionali firmat iad Arusha il 24 settembre 1969 e degli att iconnessi, relativi all'associazione tra la Comu-nità economica europea e la repubblica unit adi Tanzania, la repubblica dell'Uganda e larepubblica del Kenya (2591) ; e Ratifica ed ese-cuzione degli accordi internazionali firmati aYaoundé il 29 luglio 1969 e degli atti con-nessi relativi all'associazione tra la Comunitàeconomica europea e gli Stati africani e mal-gascio associati a tale Comunità (2686) .

Se non vi sono obiezioni, la discussione ge-nerale di questi due disegni di legge sarà fatt acongiuntamente .

(Così rimane stabilito) .

Dichiaro aperta la discussione generale .Il primo iscritto a parlare è l 'onorevole

Storchi . Ne ha facoltà .

STORCHI. Signor Presidente, onorevol icolleghi, la discussione su queste due con-venzioni che interessano i paesi africani ela Comunità economica europea, credo poss aoffrire l'occasione per alcune valutazioni che ,se manifestano il nostro interesse per i du eprovvedimenti, manifestano altresì le ragion idel nostro voto favorevole e - se possibile -del nostro incoraggiamento perché si prose-gua in questo tipo di relazioni e di rapport iche la Comunità europea ha stabilito conpaesi del terzo mondo. Mi limito pertanto

ad alcune considerazioni di carattere gene-rale, dato che altri colleghi entreranno po inei particolari degli accordi .

La prima considerazione che desidero far eriguarda la politica della Comunità europe anei confronti dei paesi africani . L'onorevoleVedovato, nelle sue attente e precise relazio-ni scritte, ha già rilevato questo caratter eaperto della politica della Comunità europea ,non chiusa in se stessa in forme autarchi-che, non chiusa neanche nell'ambito euro-peo, ma aperta, al di là dell 'Europa, ai paes idel terzo mondo. E questa apertura è realiz-zata con le varie forme che il trattato con -sente, da quella dell'associazione a quell adegli accordi bilaterali, e ciò senza discrimi-nazioni di alcun genere . Se noi vediamo i lrapporto di associazione inizialmente apert ocon i paesi di origine coloniale francese, oggiesteso se pure in modo più limitato attra-verso la convenzione di Arusha a quelli d iorigine britannica, e se teniamo conto d itutta la rete degli accordi bilaterali, di rela-zioni che la Comunità europea sta stabilend ocon tutti i paesi del Mediterraneo, dalla Gre-cia alla Spagna, al Marocco, alla Tunisia ,alla RAU, al Libano, possiamo agevolment erenderci conto di questo carattere aperto del -la Comunità europea, che mi pare debba es-sere rilevato come uno degli elementi pi ùimportanti di una nostra concezione che no nguarda soltanto al nostro continente, ma s iproietta anche al di là dei suoi confini . Edel resto, la stessa convenzione di Yaoundé,che rappresenta il documento più important ee significativo nel rapporto di associazion e

con diciotto Stati dell 'Africa, è anch'essa un

documento aperto alla possibilità di adesion e

da parte degli altri Stati africani . Ed in que-sto senso, mi pare che le preoccupazioni ch epotevano essere state espresse da taluni paesi ,di vedersi quasi discriminati o esclusi da unacòmpartecipazione nei confronti della politi-ca della Comunità europea, debbano esser echiarite proprio attraverso questa imposta-zione di apertura e di non discriminazione ,

che noi pienamente condividiamo .Il secondo aspetto che vorrei brevemente

richiamare all'attenzione dei colleghi, m ipare possa essere quello dello spirito con i lquale la Comunità europea ha affrontato i l

problema dei suoi rapporti nei confronti de i

paesi in via di sviluppo . Sì tratta di uno spi-rito certamente innovativo, decisamente op-posto alle forme ormai superate e lontanedalla nostra volontà quali quelle del colo-nialismo d'un tempo, e che si identificano odevono identificarsi in forme di collaborazio-

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ne alla

pari, realizzate

attraverso accordi, ma comunque per stabilire certe particolar icon strutture anche politiche,

che associano relazioni .

Per

questo è tutta

l'Europa chesia i

governi che i

parlamentari dei

vari deve presentarsi con una sua politica unita -paesi . La convenzione di Yaoundè, come an - ria

e solidale,

con

accordi

presi

nelle

sediche quella di Arusha, stabilisce infatti de iconsigli di associazione e delle conferenz eparlamentari che, pure coi limiti che essi in-dubbiamente possono avere, rappresentanopur sempre dei punti di contatto fra uomin ipolitici europei ed africani impegnati tuttia risolvere problemi di comune interesse .Per questo, come già giustamente è stat odetto, mi pare che possiamo considerare que-sta convenzione come una delle forme pi ùmoderne della risposta dei paesi sviluppat idal punto di vista, industriale, ai paesi in vi adi sviluppo . Questo concetto di una collabo-razione alla pari, che si estende oltre a icampi del commercio e dell ' industria, de ifinanziamenti e delle opere pubbliche, perarrivare fino al campo delle relazioni anchesociali, culturali e, vorrei dire, soprattutt oumane, con questi paesi, mi pare debba es-sere un elemento da sottolineare dato checolloca l 'esperienza della Comunità europe ain una precisa posizione, che deve essere d anoi particolarmente valutata in tutti i suo iaspetti altamente positivi e costruttivi . Sem-mai, potremmo aggiungere una qualche ac-centuazione per quanto riguarda il proble-ma dell ' assistenza tecnica . A mio parere, nel -l 'attuazione pratica della convenzione d iYaoundè si potrà vedere in quale modo e inquali forme sia possibile l 'opera di assisten-za tecnica, con una adeguata concentrazion edi sforzi e di mezzi soprattutto umani, e di-cendo questo intendo riferirmi in modo par-ticolare anche alle possibilità offerte da u nservizio civile che sia rivolto soprattutto sul -la base di concreti e coordinati programm idi utilizzazione e di impiego . Si potrà, così ,stabilire un insieme di iniziative che rende -ranno possibile anche a quelle economiche efinanziarie di trovare, nell 'ambito dei var ipaesi, l ' ambiente preparato e soprattutto l'ele-mento umano pronto e disposto a far sì ch eesse raggiungano i loro obiettivi, che devonoessere di sviluppo autonomo e responsabil edei singoli paesi .

Ed è importante notare altresì che in que-sto differenziarsi dall'esperienza del passato ,in questo stabilire non più un rapporto bila-terale, ma una azione globale e coordinatadei paesi europei, sia possibile evitare quelloche pure potrebbe accadere nella pratica at-tuazione degli stessi accordi, e cioè che v isia un peso prevalente di questo o di que lpaese, non dico per ristabilire vecchi legami,

opportune, perché ciò può veramente rappre-sentare la migliore attuazione di una poli-tica nuova di rapporti cordiali, amichevoli e

in condizioni di parità con tutti i paesi .Ma vi è anche da pensare - e potrebb e

essere questa l'ultima considerazione - che a ldi là dei paesi del SAMA o al di là dei paes i

della convenzione di Arusha vi sono tanti altr i

paesi, e in sostanza l'Africa intera, di cui pur e

bisogna tener conto . E difatti le relazioni pre-sentate dal Governo e dal relatore onorevol eVedovato ripetutamente richiamano la nostr aattenzione sull'intero problema dell'Africa ,quando ci parlano di cooperazione regional einterafricana e di integrazione economica del

continente africano. Dando la nostra adesione ,

pertanto, a quanto è stato fatto e a quest anuova convenzione di Yaoundé, nonché allaconvenzione di Arusha, noi esprimiamo al-tresì l 'augurio che questi strumenti sian o

operanti sia per i paesi direttamente interes-sati sia al di là di essi, per creare una pi ùvasta unità di rapporti e di relazioni con tutt o

il mondo africano .Detto questo, signor Presidente, desider o

aggiungere qualche altra breve considerazione

su un problema che, anche se direttament enon fa parte delle convenzioni in questione ,ne fa tuttavia parte per talune obiezioni che

ad essa vengono mosse. A volte, infatti, ab-biamo sentito da parte di certi paesi e mi

riferisco a quelli dell 'America latina, attri-

buire a questa politica dell 'Europa verso

l'Africa quasi un significato di antitesi ad una

eventuale politica con l'America latina ocomunque di scelta preferenziale fatta dal -l'Europa nei confronti dell'Africa, trascuran-do invece o addirittura abbandonando, com e

taluni dicono, i paesi dell'America latina,

che invece, per tante altre motivazioni d i

storia e di tradizione avrebbero potuto esser epiù direttamente associati agli sforzi e all a

collaborazione europei. Credo che non dob-biamo porre in questi termini il problema ,cioè in termini di una antitesi o di una scelt ache sarebbe stata fatta dall'Europa vers ol'Africa per voler trascurare o abbandonare

l'America latina . Ma, detto questo, mi sembra

che questa occasione del rinnovo della con-venzione di Yaoundé e della firma della con-venzione di Arusha, possa essere un richiamo

a noi stessi per poter affrontare con lo stesso

impegno e la stessa decisione il problema deirapporti tra Comunità europea e America

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latina. Tanto più che forse siamo in un mo-mento che può essere anche particolarment efavorevole, sia per l ' attuale posizione delmercato comune europeo e della collabora-zione nella Comunità europea, sia per quell osforzo di unità svolto dai paesi dell 'Americalatina, superando anche da parte loro le lor oben note difficoltà interne per arrivare in for-ma unitaria alla dichiarazione firmata aBuenos Aires il 30 luglio 1970 da parte deiministri degli esteri della Commissione spe-ciale di coordinamento latino americana . Ame pare che questo documento così concretoe responsabile, possa effettivamente costituir ela base per l 'apertura di un dialogo e la ri-presa di contatti su quanto oggi gli Stati del -l 'America latina chiedono alla nostra Europae che riguardano particolarmente i settori de lcommercio, delle relazioni finanziarie e dell acooperazione scientifica e tecnologica fr al ' Europa e l 'America latina .

Il nostro paese è stato il primo o fra iprimi che ripetutamente in sede comunitari aha posto il problema dell 'America latina, acominciare dagli interventi dell 'allora mini-stro degli affari esteri Fanfani, al Consigli odei ministri dell'UEO nel 1965, per arrivareal memorandum italiano del 1968 presentat oal Consiglio dei ministri e all ' intervento de lministro Moro nel 1969, in cui si chiedevauna commissione mista tra Comunità euro-pea e America latina, e ciò solo per indicarealcuni momenti di questo nostro vivo interes-samento per i problemi che si pongono i nquesto quadro così ampio e significativo dellerelazioni internazionali .

Ecco perché, onorevole sottosegretario, con-cludendo questo breve intervento sulle con-venzioni di Yaoundé e di Arusha ho deside-rato aggiungere qualche parola nei confront idell'America latina, augurandomi che sia pos-sibile la ripresa dei contatti e l 'avvio di unaccordo, sotto la forma della collaborazione ,della quale già gli accordi precedenti dell aComunità europea ci hanno dato prova e te-stimonianza . Così, la Comunità europea com-pleterà un suo quadro e un suo impegno d iassistenza a paesi in via di sviluppo, e lo com-pleterà estendendo la sua azione ad un con-tinente tanto vicino a noi e per tante ragioni ,apportandovi anche, al di là dei rapporti eco-nomici e commerciali, un elemento di intes ae di solidarietà che abbia significato di pac ee di collaborazione fra tutti i popoli .

Per questo, se questa occasione può esserecolta dal Governo per avviarci ancor più de-cisamente su una strada, che del resto è quell asempre seguita dal nostro paese, credo che

alle altre benemerenze della comunità euro-pea potremmo aggiungere anche questa : diavere allargato il suo , orizzonte a paesi ch eci sono così particolarmente vicini ed aver estretto, naturalmente nell'ambito delle possi-bilità, una collaborazione che, se sarà fonda-mentalmente economico-finanziaria, forse co nl'America latina potrà andare anche oltre, asostegno dell'indipendenza di quei popoli eper facilitare il loro completo sviluppo . (Ap-plausi al centro) .

PRESIDENTE. iscritto a parlare l'ono-revole Sandri, che ha presentato il seguent eordine del giorno, firmato anche dagli ono-revoli Bartesaghi e Pistillo :

« La Camera ,

udite le dichiarazioni rese dal Govern oin sede di dibattito sulla ratifica ed esecuzio-ne degli accordi di Yaoundè e di Arusha ,

considerato che l'esperienza ha dimo-strato non infondate le preoccupazioni e lecritiche espresse, nei confronti dell'associa-zione tra la Comunità economica europea egli Stati africani e malgascio associati, da par -te di altri paesi in via di sviluppo, segnata -mente dell'America latina, qualora la CE Enon approfondisse il suo interesse a collabo-rare anche col subcontinente americano ,

prendendo atto che già con il " consen-so di Vina del Mar " e poi con la " dichiara-zione di Buenos Aires " dello scorso luglio ,paesi dell'America Latina hanno in sostanz aproposto l'apertura di trattative per la defi-nizione di accordi economico-commerciali conla CEE ,

raccomanda al Governo di accentuare l egià intraprese iniziative in sede comunitaria ,volte a sollecitare e ottenere che la CEE s iimpegni, nei confronti di tutti i paesi del -l 'America latina orientati a realizzare la pro-pria indipendenza e quindi il proprio svilup-po, all'adozione di una politica organica fon -data sulla estensione del sistema preferenzia-le per i prodotti tropicali ; sulla ricerca di ar-monizzazione tra le diverse esigenze dellaagricoltura comunitaria e dell'agricoltura la -tino americana per quanto attiene i prodott idella zona temperata, omologhi e concorrenti ;sull'incremento del finanziamento pubblic o

europeo; sulla incentivazione di quegli inve-stimenti o crediti europei e sulle altre misuredi cooperazione finanziaria e tecnica che pos-sono favorire le condizioni per lo svilupp odell'industria e dell'economia di tali paesi ,

auspica che il nuovo rapporto di colla-borazione effettivamente paritaria che deve

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stabilirsi tra la CEE e l 'America latina pos-sa concorrere al realizzarsi delle fondamen-tali richieste avanzate dai paesi del terzomondo nell'incontro che si tenne ad Algeri i nvista della II conferenza UNCTAD, all aespansione degli scambi su scala mondiale ,per la sovranità e per il progresso dei popol iin lotta contro la minaccia neocolonialista ,per la effettiva e volontaria cooperazione in-ternazionale, per la pace » .

L 'onorevole Sandri ha facoltà di parlare .

SANDRI . Signor Presidente, onorevoli col-leghi, la riflessione su entrambi gli accordisottoposti al nostro esame per la loro ratificasi svolge non già sul filo di previsioni per i lfuturo, ma prima di tutto come verifica d iun bilancio, di una esperienza già compiut acon la prima convenzione di Yaoundé, la cu istruttura e la cui concezione ispiratrice si ri-trovano pressoché intatte nella seconda con-venzione e parzialmente in quella di Arusha .Ebbene, per questo ci sembra tuttora validala nostra critica di fondo alla struttura dell aassociazione tra la CEE e gli Stati SAMA ; cri-tica di fondo che derivava da un duplice ordi-ne di ragioni che mi permetto di richiamar erapidamente .

Innanzi tutto, abbiamo colto in questa co-munità il peccato o vizio originale derivant edal fatto che essa costituiva un'associazion etra la CEE e un gruppo di paesi africani l acui omogeneità era data in sostanza, prevalen-temente se non esclusivamente, dal fatto ci ;essere stati colonie francesi, con tutto quantoa ciò consegue, come tenterò di dimostrar esuccessivamente .

La nostra seconda critica derivava dall'opi-nione che l'associazione avrebbe pressoché ine-vitabilmente deformato i rapporti tra la Co-munità economica europea e il restante de lterzo mondo (utilizziamo questo termine pe rcomodità di esposizione), con danno per il ter-zo mondo, con danno più in generale per quel -la liberalizzazione degli scambi, per quell osviluppo che nulla hanno da guadagnare, aparere nostro, dal costituirsi di zone chiuse oper lo meno protette da barriere preferenzial inei confronti di paesi terzi .

Cercherò ora di seguire un certo ordine ne ltentare di documentare la fondatezza di que-ste critiche. Si dice che l'associazione CEE-SAMA è di straordinaria importanza, ch esenza di essa non esisterebbe nemmeno l aCEE . L'affermazione è giusta . Ci è stato ri-cordato che essa è prevista dall'articolo 3 de ltrattato di Roma. Ecco però il peccato origina-

le . Era prevista allora con un atto unilaterale ,rivolgendosi a paesi che non esistevano i nquanto entità indipendenti : c 'erano le provin-ce, i territori d'oltremare, ma in sostanza co-lonie francesi . La convenzione si è stipulat adopo la cessione all'indipendenza politica d itali territori trasformatisi in Stati . ,Ma taletrasformazione è avvenuta con il mantenimen-to della fisionomia della classica sfera d'in-fluenza, nella fattispecie dell'influenza fran-cese, che ha trovato la cornice o l'avallo comu-nitario proprio in questa associazione . A no iè sembrato che essa abbia posto in luce anzi -tutto il pericolo del costituirsi di un circuitochiuso che ha riprodotto il meccanismo del-l'anteriore dipendenza di quelle province o d iquei territori d'oltremare dalla metropol ifrancese .

Naturalmente quella convenzione ha risen-tito del fatto di essere stata stipulata attraver-so la mediazione paternalistica e sostanzial-mente neocoloniale rappresentata dal trattat oSAMA-CEE, trattato che a nostro giudizio h asoprattutto offerto giustificazione e sostegn oalla cosiddetta « presenza francese » nelle e xcolonie .

L'onorevole Storchi, nel suo intervento, hsostenuto la necessità che in quest'area si evi -ti la tendenza al prevalere degli antecedent iequilibri di potenza, degli antecedenti interes-si, auspicando una presenza effettivament ecomune nell'Europa . Prima di formulare que-sto auspicio, onorevole Storchi, dovremmoperò verificare insieme se effettivamente que-sto vecchio equilibrio sia stato rotto . Viceversal'esperienza compiuta negli anni passati di -mostra come nei confronti dei paesi firmatar idela convenzione di Yaoundé vi sia stata un aeffettiva preponderanza della presenza fran-cese, sostenuta anche da noi . Se infatti si con-sidera l'arco di tempo trascorso dalla prim aconvenzione di Yaoundé e il funzionament odelle istituzioni previste da tale accordo, l asua esecuzione, la gestione e l'impiego de ifinanziamenti del fondo europeo di svilupp o(FED) ; se si considera il regime degli appalti ,che sono scritti in lingua francese (ma, ono-revoli colleghi, non si tratta soltanto di unfatto linguistico!) ; se si considerano i rapport icomplessivi stabilitisi all'interno di questa as-sociazione, sembra a noi che non per ictuspolemico, ma serenamente si possa concluder eche la convenzione si è risolta fondamental-mente a vantaggio della Francia, o meglio de imonopoli francesi .

Nel corso della discussione svoltasi la set-timana scorsa dinanzi alla Commissione esteri ,il sottosegretario Pedini ha rilevato che il co-

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lonialismo è un fatto storico, che come tal enon può essere cancellato dalle imprecazion io dalle invettive moralistiche. Dobbiamo peraltro domandarci se veramente il moment oneocoloniale debba essere presente nel pro -cesso di trapasso dal vecchio colonialismo al -l ' indipendenza . Ora noi, pur non nasconden-doci le tremende difficoltà e l ' estrema gravit àdei problemi oggettivi che i paesi i quali han -no da poco raggiunto l'indipendenza hann odinanzi a loro, riteniamo che il persistere de lcolonialismo non sia inevitabile .

Osservava l 'onorevole Vedovato nella su arelazione che entrambe le convenzioni al no-stro esame possono essere considerate com eun ponte tra il passato coloniale e il futurodi indipendenza. L' immagine è suggestiva .ma perché la si possa accettare è necessari auna verifica preliminare, occorre cioè accer-tare in quale misura la convenzione di Yaoun-dé, che ha già una sua storia (è ancor atroppo presto, invece, per esprimere un giu-dizio sull ' accordo di Arusha) abbia favoritola diversificazione dell ' economia, lo sviluppoagricolo e soprattutto l 'espansione industrial edei diciotto paesi del SAMA, creando quind ile condizioni minime perché l ' indipendenz anon si riduca ad una pura forma, ad un purosimulacro .

Noi attendiamo che il Governo, in attua-zione dell'impegno assunto, documenti comequeste condizioni favorevoli allo sviluppo de ipaesi del SAMA siano state create, almeno inparte, attraverso la convenzione di Yaoundé ;attendiamo dunque una documentazione ch eci smentisca .

Ora sembra a noi fuori discussione, senz aentrare nel dettaglio, che sia mancata un asensibile incisività degli strumenti e dei ser-vizi posti in essere in virtù dei meccanism iprevisti dalla convenzione .

Non ci risulta che questi paesi abbianoconosciuto un tasso di crescita o di decrescit ache si distingua nel nero mare della situa-zione dei paesi del terzo mondo . Certo, vi son ostate facilitazioni nel meccanismo degli scam-bi, ma – ripeto – nella riproduzione sostan-zialmente del rapporto tra la metropoli e l acolonia .

Prescindendo poi, in questo discorso, dall eforme estreme per cui la metropoli ha saput oo ha voluto intervenire nella colonia o nell'e xcolonia; prescidendo dal parlare dell'inter-vento francese nel Gabon o della guerra se-greta del Ciad, materia che certamente esul ada questa convenzione, ma che tuttavia ci ri-chiama a considerare qual è la realtà dell erelazioni tra il lupo che sta a monte e la

pecora che sta a valle . Questo per quantoconcerne il primo ordine di ragioni della no-stra critica circa la struttura e la concezioneispiratrice della convenzione .

Circa il secondo ordine di ragioni delle no-stre critiche, anch 'esse ci sembrano larga-mente confermate dall 'esperienza . Ricorderòcome abbiamo sollevato, in diverse sedi e indiversi momenti, i problemi che la conven-zione di Yaoundé aveva posto ai paesi in vi adi sviluppo e segnatamente ai paesi dell 'Ame-rica latina, colpiti dalla diminuzione degl iinvestimenti dell 'Europa dei sei, danneggiat inella esportazione dei loro prodotti dalle pre-ferenze tariffarie innalzate proprio con la con-venzione di Yaoundé .

Se noi controlliamo il diagramma e degl iinvestimenti dell 'Europa comunitaria in Ame-rica latina e delle esportazioni dall 'Americalatina verso l ' Europa, potremo verificar ecome, in una continua alternanza, vi è tutta -via una tendenza alla caduta . E questo è stat oavvertito negli ambienti comunitari più sen-sibili .

Ricorderò per tutti il convegno promoss odell'Istituto italo-latino americano nel 1968 su ltema: « Integrazione europea : Italia-Americalatina ii . In quella sede parlarono rappresen-tanti che oggi siedono qui . L'onorevole Pe-dini riconobbe, ad esempio, la fondatezz adella lamentela dell'Argentina nei confront idella esportazione di quei 60 milioni di ton-nellate di grano avvenuta in Brasile ad oper adella Francia, a prezzi bassissimi, resi possi-bili dal sostegno del FEOGA a questa espor-tazione francese . Così lo stesso onorevole Pe-dini, in quel suo intervento all'Istituto italo -latino americano, prevedeva le discussioni e l erimostranze da parte dell 'America latina chesarebbero insorte in vista del rinnovo degl iaccordi che stiamo ora discutendo per la ra-tifica; a nome del Governo espresse la possi-bilità di regolamenti speciali, almeno per iprodotti di maggiore interesse reciproco, tr al'Europa e l'America latina .

Queste idee erano certamente important ie fondate, ma le idee camminano pure sull egambe degli uomini o meglio, in questo caso ,per così dire, sulla gambe della Comunità :la Comunità è rimasta sostanzialmente sord aalle petizioni dell ' America latina.

Riconosco senza dubbio che vi sono stat edelle esagerazioni, degli atteggiamenti a volt edi petulanza da parte di questo o di quel go-verno latino americano; abbiamo assistito all aamara disputa, tra i poveri, per il favore deipaesi ricchi, però la sostanza di quelle posi-zioni rimane tanto giustificata da essere rece-

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pita dai rappresentanti italiani, tuttavia di-sattesi in sede comunitaria .

Certamente la riduzione delle tariffe ester-ne decisa dalla Comunità per prodotti tro-picali provenienti dai paesi terzi (l'elenco ènoto e si sa che le riduzioni sono sensibili )costituisce un fatto significativo, ma ci sem-bra che occorra ben altro . In complesso ,dunque, l'esperienza compiuta dimostra – agiudizio nostro – che la prima convenzione diYaoundé non ha modificato i termini dei pro-blemi che si pongono anche nei SAMA, pro-blemi che attengono al quadro degli scamb itra aree industrializzate ed aree in via d isviluppo . Ci sembra che dalla prima conven-zione di Yaoundé siano conseguiti ben pic-coli vantaggi per i SAMA rispetto ai lorobisogni e rispetto all 'utile politico ed econo-mico che invece ne ha tratto il capitalismofrancese . Così ci sembra che le frizioni conle altre aree del sottosviluppo, anche se avolte strumentalizzate ed esagerate, sianoemerse nella loro effettiva e significativa con-sistenza .

Ora, il nuovo testo di convenzione che ciè sottoposto tiene conto in parte delle vari eesperienze . Oltre alla riduzione della tariffaesterna comune per una serie di prodotti tro-picali, il nuovo testo inserisce nella conven-zione un protocollo – ce lo ricordava in Com-missione l'onorevole Vedovato – che è senzadubbio importante, cioè quel protocollo ch eafferma la compatibilità del sistema preferen-ziale associativo con l 'eventuale accessionedei SAMA ad un sistema di preferenze gene-ralizzate . Un fatto senza dubbio importante .Importanti sono anche i criteri di favorir egli investimenti per progetti regionali a ca-rattere multinazionale, come pure i criteridi appoggio alle piccole industrie locali .L'Italia, d'altra parte, sarà maggiormente pre-sente con la sua quota nel FED, che pass adal 13,70 al 15,62 per cento dell'entità com-plessiva .

Ma, per rimanere nell'ambito del testo- d iquesta convenzione, ci sembra che comunqu esiano decisivi l'orientamento e la direzion edegli investimenti, in primo luogo . L'onore-vole sottosegretario ci diceva in Commission eche possono esservi stati dei disguidi e degl iscompensi, ma che questo deriva anche dalfatto che la Comunità economica europea èrispettosa delle decisioni dei governi locali equindi non poteva intervenire per determi-nare in un certo senso gli investimenti, evi -tare gli sprechi, ecc . Vorrei dire che questoè soltanto molto relativamente vero, perché insostanza i governi o buona parte dei governi

di questi 18 paesi fanno quello che Parigidispone . L'intervento su questi paesi avvien ead opera soprattutto della Francia, tanto ch enoi abbiamo apprezzato il riconoscimento fatt odal relatore in Commissione della validitàdella nostra richiesta circa la necessità d imaggiori controlli, di controlli più rigoros isulla gestione dei fondi .

Diceva l'onorevole Vedovato che verrà pre-stigio all'Italia se l'Italia darà dei pugni su ltavolo per pretendere l'accentuazione d'i questicontrolli . Ma questo significa riconoscere ch ei controlli non hanno funzionato in passato .D'altra parte, questa volontà di esercitare unmaggiore controllo come si traduce nel testo ,nella lettera della convenzione ? Vorrei richia-mare alla vostra attenzione un solo aspetto ,quello concernente le istituzioni dell'associa-zione ed il loro funzionamento .

Le istituzioni si articolano – come è noto– in tre organi : il Consiglio, assistito dal

Comitato ; la Conferenza parlamentare ; laCorte arbitrale . Ebbene, vorrei sottolinear eche dall'articolo 42 all'articolo 51 di questotrattato abbiamo una dettagliata definizionedei compiti, delle responsabilità e del funzio-namento del Consiglio dell'associazione .

L'articolo 53 si occupa lungamente dell aCorte arbitrale, della sua composizione, de imetodi di elezione, dei criteri di delibera-zione ecc . ; addirittura, poi, vi è l'ottavo pro-tocollo aggiuntivo che concerne appunto l aCorte arbitrale . Vi è invece un solo articolo ,l'articolo 52, che si riferisce alla Conferenz aparlamentare, in modo del tutto generico, i nmodo del tutto sommario, tanto che quest aConferenza parlamentare appare poco più ,anzi, poco meno dello spolverino su decision iche vengono adottate al di fuori, cioè in sed edi Consiglio . Si riproduce qui, peggiorato, i lrapporto tra le Comunità e il Parlament oeuropeo .

Noi ci permettiamo, onorevole sottosegre-tario, di chiedere una spiegazione, in prim oluogo, sul modo in cui concretamente si co-stituisce la Conferenza parlamentare e su lmodo in cui essa funziona, perché questo no nappare dal testo ; in secondo luogo, noi–avan-ziamo la richiesta formale che tutti i settor idel Parlamento europeo siano rappresentat iin questa Conferenza, in quanto noi ritenia-mo questa non la sola, non l'unica, ma certouna delle condizioni per assicurare un mi-nimo di controllo sulla esecuzione della con-venzione, sulla gestione dei fondi, sull'orien-tamento degli investimenti,e sull'assolviment odei compiti, quanto meno, che il trattato s iprefigge .

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Per concludere, noi non siamo d 'accord osulla dichiarazione fattaci dal rappresentant edel Governo, secondo cui questa associazion ecostituisce la risposta più moderna ai pro-blemi dello sviluppo : è questa, infatti, l'affer-mazione che sta alla base delle due conven-zioni di Arusha e di Yaoundé . Certo, nel-l 'ambito degli attuali rapporti tra le areesviluppate e le aree sottosviluppate del mon-do, si può senza dubbio riconoscere chequesta associazione rappresenta una tapp arelativamente avanzata : ma, ripeto, nell ' am-bito degli attuali rapporti . Esaminiamo invecela questione da un altro punto di vista, cioè :questo processo di aggregazione inevitabil-mente subalterna delle ex colonie alla metro -poli favorisce veramente il superamento de lbaratro che divide i paesi sviluppati dai paes isottosviluppati ? Ieri Yaoundé, oggi Arusha :preavviso, auspicio o strumento di pression eper l 'adesione dell ' Inghilterra al mercato co-mune europeo, che viene, ripeto, anticipat ada questo allargamento dell ' associazione all esue ex colonie; ma non si esce dal quadr osegnato dal fallimento del primo decenni odello sviluppo, proclamato dalle Nazioni Uni -te; fallimento che qui certamente non pos-siamo esaminare nelle sue cause, che son ocomplesse, che rifiutano la facile mistic a« terzomondista », che comportano problem igiganteschi, non risolubili nemmeno con l adevoluzione dell'uno per cento del prodottonazionale lordo da parte dei paesi sviluppat ia sostegno dei paesi sottosviluppati ; ed è giu-sto pure registrare in questa sede come quel -l ' impegno non sia stato mantenuto da molti .

La verità è che in questo cosiddetto de-cennio dello sviluppo il terzo mondo non èstato aiutato, bensì ha aiutato le aree svilup-pate, soprattutto gli Stati Uniti d 'America .I dati, le cifre, la realtà, dimostrano nonl ' ipocrisia soltanto, ma il rovesciamento dell averità implicito nel termine di « aiuto » a ipaesi sottosviluppati . Ricorderò soltanto ch egli Stati Uniti d ' America, su 7 miliardi 815milioni di dollari investiti in un decenni onell'America latina, in Asia e in Africa, han -no rimpatriato in termini di profitto 22 mi-liardi 520 milioni di dollari .

Ricorderò infine che il più alto tasso d iprofitto gli Stati Uniti lo hanno ricavato pro-prio dagli investimenti in Africa, tasso ch econtinua ad aumentare passando dal 7,3 pe rcento del 1966 al 9,6 per cento del 1968 . Sa-rebbe interessante verificare in quale misuraquesto processo si è determinato anche pe rgli investimenti francesi .

Ora noi ci troviamo in complesso dinanz ia un terzo mondo la cui economia è minac-ciata di soffocazione, di schiacciamento tra i lpeso dei crescenti bisogni, da un canto, el'egemonia e la penetrazione dei grandi com-plessi, dei grandi monopoli industriali, dal -l'altro . 'Ora, qual è la risposta che la Comu-nità economica europea dà a questo proble-ma, che trascende certo le due convenzion ioggi in discussione ? Io credo che il discors onon esca dal tema, perché una delle risposteda parte della Comunità economica europeadovrebbe essere proprio quella di respinger ela costituzione di zone di libero scambio ch efiniscono per contrapporsi l'una all'altra ,quella di superare la tendenza alla costitu-zione di circuiti chiusi, indicata dalla secon-da conferenza dell'UNCTAD come uno de ipericoli più gravi di turbativa per l'armoni-co sviluppo del commercio internazionale, eperché una delle risposte che la CEE deve da-re - e proprio per questo noi non possiamoapprovare i due trattati - dovrebbe esserequella di aprirsi veramente ai paesi del terz omondo . Così noi poniamo un problema d ilungo respiro, ma vorremmo concretizzarlo -e così condividiamo le proposte e i suggeri-menti avanzati dall'onorevole Storchi - comin-ciando ad aprirci nei confronti del subconti-nente americano, nei confronti dell'Americalatina .

Noi diamo atto al Governo di aver com-piuto dei tentativi in questo senso e non sol-tanto in sede di seminario dell'istituto italo-latino-americano, tentativi che sono stati ri-cordati dall'onorevole Storchi e che sonò ca-duti - noi forse faremo un processo alle in-tenzioni, ma non credo che sia malignità -in sede di Comunità economica europea si aper la pressione degli Stati Uniti d'America ,che hanno considerato e considerano l'Ame-rica latina come il loro grande orto riserva-to, sia perché i nostri partners all'interno del-la Comunità economica europea preferiscono ,nei confronti dell'America latina, l'allaccia-mento di rapporti bilaterali all'elaborazionedi una politica globale effettivamente comu-nitaria . Ebbene, ci troviamo da una parte conl'America latina che è già un partner consi-stente per l'Europa, un'America latina in cu istanno maturando le volontà e le spinte a dun nuovo rapporto con l'Europa - ricordo i nproposito gli articoli recentemente compars isulla stampa italiana, da quelli della Stampadi Torino a quelli perspicui pubblicati dall aAvanti ! nei giorni scorsi a firma di un di-rigente dell'Istituto italo-latino americano, ar-ticoli che documentano questa volontà, senza

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per altro nascondere le difficoltà che l'aper-tura di un nuovo rapporto tra l 'Europa el'America latina comporterebbe - ; e dall'al -tra parte con gli avvenimenti che si stannosvolgendo in Cile, in Perù, in Bolivia, avve-nimenti che, quale che ne sia il giudizio chese ne dà, costituiscono comunque un appell oper l ' Europa a intervenire a sostegno del bi-sogno di indipendenza, del tentativo che que-sti paesi compiono di scrollarsi di dosso l apesante, insopportabile tutela o rapina de imonopoli statunitensi . Noi crediamo quind iche l 'Europa debba rivolgersi al subcontinen-te americano con una politica globale, natu-ralmente verso i paesi orientati all'indipen-denza e allo sviluppo .

Per tutto questo, onorevoli colleghi, i lgruppo comunista dichiara che esso si aster-rà nei confronti della ratifica e della con-venzione di Yaoundè e della convenzione d iArusha . Il gruppo comunista ritiene che que ldibattito di politica estera richiesto dai socia -listi in sede di Governo e su cui il Govern oconvenne, dovrebbe avvenire sia all'intern odella maggioranza sia - noi ci auguriamo -nel Parlamento, dando largo spazio ai pro-blemi dei rapporti di cooperazione dell'Itali acon il terzo mondo, i quali costituiscono, sututti i piani, da quello umano a quello sto-rico, una delle chiavi essenziali per la solu-zione del problema del nostro tempo : il pro-blema della pace .

In terzo luogo, il nostro gruppo si per-mette di sottoporre all 'Assemblea l'ordinedel giorno di cui sono primo firmatario, d icui è già stata data lettura, di raccomanda-zione al Governo, che mi auguro sia dal Go-verno stesso accettato e dalla Camera appro-vato, e la cui formulazione da parte nostr anon è rigida, ma suscettibile delle modifica-zioni che i colleghi riterranno di suggerire ,fermo restando per noi lo spirito essenzial-mente ispiratore dell ' ordine del giorno stesso .

Quest'ordine del giorno, a parer nostro ,contiene un primo indirizzo per tradurre unimpegno all 'apertura della Comunità econo-mica europea al terzo mondo nel suo com-plesso, con i suoi problemi, i suoi drammi ,ma anche con il suo avvenire . (Applausi allaestrema sinistra) .

PRESIDENTE . È iscritto a parlare l'ono-revole Bersani . Ne ha facoltà .

BERSANI . Signor Presidente, onorevol icolleghi, vorrei anzitutto esprimere la mia so-disfazione perché alfine siamo arrivati a que-sta discussione per la ratifica delle due con -

venzioni . Siamo purtroppo gli ultimi fra ivari paesi interessati - i 18 africani e i 6 eu-ropei - e non posso non sottolineare quest oaspetto negativo, anche, perché ormai è la se-conda o la terza volta che ciò si verifica e in -dubbiamente non si tratta di un fatto positivo ,soprattuto se teniamo conto dell'ansiosa attes acon cui in questo momento tanta parte del -l'Africa attende l'inizio del funzionamento de lterzo fondo europeo .

II problema della ratifica coinbolge unanumerosa serie di problemi procedurali, si ain sede europea, sia in sede nazionale, ch ecerto meriterebbero di essere debitamente ap-profonditi . Mi rendo conto che ci troviamo i nuna fase intermedia, in cui ancora le compe-tenze tra le diverse sedi parlamentari atten-dono di essere definite ; e ci rendiamo ancheconto che potranno esserlo allorché si arriver àalle elezioni a suffragio universale del Parla -mento europeo e a una sua completa investi -tura di facoltà legislative . Tuttavia in quest afase, in sede di Parlamento europeo, si è pi ùvolte sollecitato il prolungamento della duratadella convenzione e si è auspicato che, pe rquanto riguarda le sue parti essenziali, si po-tesse arrivare ad una sua estensione temporal eillimitata, almeno da parte europea .

Questa discussione ci offre una eccellent eoccasione non solo per esaminare i contenut idelle due convenzioni, ma anche per accen-nare, sia pur brevemente, ai problemi che toc-cano la nostra politica estera in-questo settore .Sono d'accordo sul fatto che non si tratta tan-to di politica di aiuti, quanto di veri e propr irapporti internazionali che assumono un anuova dimensione, di una politica estera chesperiamo lasci sempre meno spazio a certi pro-blemi che appartengono al passato e si con-centri sempre più sui grandi problemi de irapporti tra il nostro paese e il resto de lmondo .

Credo inoltre che sia veramente importan-te il fatto che, sia pure di sfuggita, oggi no ifacciamo un discorso sulla politica da tener enei confronti del terzo mondo . I problemi de lterzo mondo, i problemi della giustizia inter -nazionale, i problemi di un nuovo equilibri oe di nuove utilizzazioni più giuste e razional idelle risorse del mondo, costituiscono i pro-blemi più importanti del nostro tempo . Tutt iaffermiamo la necessità di superare il pian odegli accordi bilaterali e di accentuare le for-me di collaborazione multilaterale ; tutti affer-miamo la necessità di superare gli aspetti epi-sodici per ricondurre quello che facciamo adun quadro più organico e globale ; tutti affer-miamo la necessità di inquadrare ciò che fac-

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ciamo sul piano regionale nelle dimensioni or -mai mondiali dei problemi . Tornerò più tard isu questo aspetto, che è stato ampiamentetrattato dal collega Sandri, per sostenere un atesi alquanto diversa dalla sua, e cioè che no idobbiamo, sì, puntare verso una dimension eglobale e universale di questa politica e fina-lizzare tutto ciò che facciamo a questo tra -guardo ; ma che entro questa direttiva fonda -mentale resta valida oggi, e lo resterà do -mani, una politica regionale graduata e spe-cializzata a seconda delle esigenze concrete ch esi riscontrano nelle varie aree del mondo .

Resta aperto il problema del modo con cu ipossiamo e dobbiamo agire in questo settore .In questa discussione sono stati evocati tutt ii problemi che una cooperazione internazio-nale portata avanti su un piano effettivament eparitario e che si ponga come obiettivo la rea-lizzazione di una migliore giustizia nel mon-do, pone a tutti noi : essa infatti implica unarevisione radicale di tanti aspetti di ciò ch eabbiamo fatto, fino ad oggi, nei confronti de Iterzo mondo, e richiede che si tenga conto d itutta una serie di fatti nuovi e delle tension iche vengono a noi da sempre più larghi stra-ti della gioventù .

Ebbene, in relazione a questa problema-tica, quale è il significato, quale la portat adi queste due convenzioni, soprattutto d iquella di Yaoundè, che è la convenzione ma-dre ? La risposta a questo interrogativo è ne lfatto che oggi abbiamo oltre il 60 per centodei paesi africani associati alla Comunità eu-ropea . Questa cifra, questo fatto di per s édice l 'enorme importanza pratica, politica esociale di queste convenzioni .

Queste convenzioni – diceva il collegaSandri – hanno in sé un vizio, un peccat ooriginale : cioè che sono nate in un moment ostorico nel quale dei paesi africani interes-sati erano in una condizione coloniale anch ese ormai già prossimi a raggiungere l'indi-pendenza . Esiste dunque un peccato di ori-gine coloniale e di pesanti inizi neocoloniali .Io non ho nessuna difficoltà a condivider equesto giudizio del collega Sandri . Non v ' èdubbio che noi siamo partiti di là; e dire iche è proprio dalla constatazione realistic adel punto di partenza – di questa massicci aipoteca che veniva da secoli di storia e ch equindi era profondamente radicata nelle con -dizioni di quei paesi – è partendo di là e mi-surando ciò che abbiamo fatto fino ad ogg iche, a mio parere, si può ricavare quello ch eoggi deve costituire il nostro criterio per giu-dicare l'esperienza compiuta .

A mio parere, cioè, non v'è dubbio che ,all'interno di queste convenzioni e di quest osistema di rapporti in una certa misura isti-tuzionalizzato e variamente regolamentatodalle convenzioni stesse, ha operato una ten-denza positiva che mira alla liberazione gra-duale e progressiva da quella ipoteca inizia -le, che tende ad una correzione di quel vin -colo orizzontale – in particolare fra la Fran-cia e gli altri paesi – che era così duro, dire iesclusivo all'origine, e che certo esiste anco roggi in una certa misura, ma va gradual-mente riducendosi . E questa tendenza ha'operato anche nel senso di accentuare la col-laborazione democratica e dialettica fra l eparti . Io, come del resto il Presidente di que-sta seduta della nostra Assemblea, facci oparte di quelle istituzioni che qui sono stat espesso evocate : la conferenza e la commis-sione . Ebbene, credo che obiettivamente dob-biamo constatare come, man mano che s isvolge la vicenda di queste istituzioni, la ca-pacità dialettica dei partners africani, la lorocapacità critica, è indubbiamente aumentataal punto che ormai sono in grado di svol-gere un ruolo di protagonisti, alla pari con

i paesi europei con i quali entrano in rela-zione . C ' è stata dunque una evoluzione altermine della quale i principi che sono all abase della Comunità europea hanno vinto l agrande sfida contro la realtà coloniale e neo -coloniale che costituiva il vizio originario d iqueste convenzioni .

Certo che con molto realismo ci rendiam o

conto di quanta strada ancora dobbiamo com-piere. Però credo che proprio questa evolu-zione costituisca la dimostrazione che cam-miniamo nel senso giusto (e questo a mio

parere è importante) ; e che camminiamo ne l

senso giusto non siamo noi a dirlo : sono i

nostri partners africani e i fatti stessi . Quan-to ai primi, potrei qui citare decine e decinedi dichiarazioni pubbliche (perché sonoquelle che più contano), soprattutto di cap i

di governo africani violentemente contrar i

alla Comunità europea su un piano di poli-tica generale dal punto di vista ideologico;

partners della associazione che in solenni oc-casioni pubbliche hanno fatto importanti ri-conoscimenti . Rammento, fra tutte, una di-

chiarazione : quella di Keyta, allora presi -dente della repubblica del Mali, – i cui con-sulenti principali erano cinesi – il quale ebb ea dire in un discorso ufficiale : « Io ci tengo,

in coscienza, a dichiarare che mai in diec ianni abbiamo avuto il benché minimo con-dizionamento politico nelle scelte che siam ostati chiamati a fare dentro il quadro della

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Comunità » . E arriviamo fino a Nyerere i lquale, dopo aver tenuto per dieci anni u natteggiamento drasticamente critico nei con-fronti del trattato di Yaoundé, ha riconosciu-to poi che dentro il sistema delineato da que ltrattato agiva una forza positiva che gradual-mente riscattava dalle ipoteche e dai vizi ini-ziali l ' insieme dei rapporti : e ciò lo persuas ea due passi che di per sé parlano più di qua-lunque ragionamento. A disciplinare i rap-porti tra il suo paese e il Kenia e l 'Ugandaadottando una formula comunitaria simile aquella della CEE ; e in secondo luogo a chie-dere, con viva insistenza, di entrare in unaassociazione che, se originariamente era ri-dotta, ora, con la nuova convenzione, si al -larga e che nelle intenzioni di tutti i parte-cipanti dovrebbe gradualmente avvicinarsi aquella derivante dagli accordi di Yaoundé .

C'è quindi indiscutibilmente un processoevolutivo in atto all ' interno di queste conven-zioni, caratterizzato dalla multilateralità de irapporti e dal rispetto della neutralità poli-tica, il che consente la coesistenza fra paes iche hanno le più disparate forme di govern oe di regime, senza che ciò costituisca ostacol oall'esplicarsi dell 'attività delle istituzioni co-munitarie, che è proseguita in un modo asso-lutamente imparziale . E questo, lo ripeto ,è riconosciuto unanimemente dai dirigent iafricani .

La caratteristica di queste convenzioni èche, sul piano economico, i meccanismi daesse previsti consistono per lo più in don isenza contropartita. La reciprocità delle con-venzioni, infatti, non va oltre esigenze mera -mente tecniche poste dall 'esistenza del GATT ;ma il nucleo essenziale della cooperazione ècostituito dal milione di dollari, dagli oltr e800 miliardi, che nei 5 anni verranno erogat iai partners africani . In proposito l'onorevoleSandri ha giustamente sollevato due proble-mi: il modo in cui questi fondi sono impiegati ,le tecniche strutturali degli investimenti, l aloro finalizzazione e il problema del controllo .

Francamente io vorrei dire che non v ' èdubbio che nella vasta gamma degli investi -menti che si sono fatti e che si faranno s ipotrà incorrere in qualche errore (io ho fatt oparte di una commissione di verifica dell evicende piuttosto disgraziate dell 'ospedale d iMogadiscio e sono il primo a fare delle aspr ecritiche sui fatti emersi in quella come in altre .occasioni), però dando un giudizio d'insieme ,io credo che questo debba essere fondamental-mente positivo. Il primo fondo ha operat oprincipalmente sulle infrastrutture, sull egrandi infrastrutture che mancavano (porti,

aeroporti, scuole, ospedali, ecc .) . Il secondoha operato fondamentalmente sulla diversifi-cazione agricola e certo alcuni paesi ne hann otratto grandissimi vantaggi : non v'è dubbioche dalla monocoltura, da questa maledizion edel periodo coloniale, da questo condiziona -mento estremizzato dello sviluppo economic oe delle sue strutture, si è giunti gradualmentead introdurre larghe forme di diversificazione .E qui potremmo, se volessimo addentrarci nel-l ' analisi (ad ogni modo, esiste una ricchis-sima documentazione), arrivare alla conclu-sione che si è operato in diverse direzioni conrisultati a mio parere veramente eccellenti an-che dal punto di vista tecnico .

La terza fase di attività del fondo saràtutta centrata sull'industrializzazione, ch epone problemi formidabili, come ognuno d inoi può ben capire. Essa va certo vista inmodo molto differenziato a seconda delle di-verse zone in cui si dovrà operare . Ma recen-tissimi colloqui ed incontri da noi avuti cihanno offerto un 'ennesima dimostrazione chegli investimenti sono sempre stati fatti secon-do le scelte dei paesi dèstinatari, con rispettodelle loro opzioni, con un controllo molto rav-vicinato attraverso i delegati del fondo euro-peo che operano in ciascuno di questi paesi ,e con criteri medi di investimento notevoli .

Io credo che, confrontando i criteri di in-vestimento e i risultati ottenuti in Africa conquelli sperimentati nel quadro della politicaregionale delle zone più depresse del nostrocontenente, dobbiamo riconoscere che il bi-lancio dei primi può essere ritenuto sostan-zialmente positivo, sia pure, ripeto, con unacasistica negativa che, data la situazione, puòessere comprensibile .

Il problema del controllo è risolto sul po-sto da delegati del fondo e, sul terreno par-lamentare, è affidato alle istituzioni di cui s iè parlato: l'organo fondamentale è la confe-renza parlamentare, una vera e propria isti-tuzione parlamentare che si è data un suoregolamento molto minuzioso realizzando unapositiva collaborazione fra 24 parlamenti . Chiha partecipato fin dalle origini alle riunion idella conferenza credo possa qui rendere te-stimonianza del fatto che tale organismo h avia via migliorato i suoi meccanismi e la su acapacità critica, incrementando soprattutto l aelaborazione di relazioni, curate dai nostr icolleghi parlamentari africani, che costitui-scono importanti documenti ricchi di osserva-zioni costruttive .

Sarebbe veramente interessante se quest erelazioni potessero essere messe largamente adisposizione anche dei deputati della nostra

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Camera. Vorrei qui ricordare in modo par-ticolare due relazioni : quella dell ' onorevoleSisoko e quella dell'onorevole Ebagmitchie ;due relazioni che ritengo fondamentali, oper adi due parlamentari di diversissimo orienta-mento ideologico, ma nelle quali le conclu-sioni mi pare fondamentalmente convergano .Il lavoro della conferenza parlamentare èpreparato da una commissione più ristretta ,che si riunirà, ad esempio, tra dieci giorni aLibreville per un dibattito serrato, argoment oper argomento, con diversi relatori, articolan-dosi in varie sottocommissioni .

Costituisce una vittoria, una prova di vita-lità per l'istituzione parlamentare il fatto ch ela nuova convenzione di Arusha preveda l aistituzione di un organo come la conferenz ache la prima convenzione ignorava e di cu itanto i governi africani quanto quelli europe inon volevano sapere. da un' istanza nat aparallelamente dal parlamento federale dell acomunità est-africana e dal Parlamento euro-peo che è stata imposta in un certo senso a igoverni l'istituzione di questo organismo d icontrollo .

Credo che dobbiamo perfezionare quest istrumenti . Solo attraverso un controllo e un averifica più ravvicinati sarà possibile toccar eil fondo dei problemi. Perciò il discorso ègiusto ed anzi deve essere approfondito eallargato. Negli ultimi due anni è avvenut osistematicamente che ogni incontro di parla-mentari europei e africani in Africa o inEuropa si sia svolto anche attraverso contatt icon i partners sociali interessati alle opererealizzate : e quindi, ad esempio, con i sin-dacati operai e contadini dei paesi africani ,con le istanze di carattere regionale rappre-sentative delle varie forze sociali e profes-sionali .

Ciò ha costituito un'esperienza eccellente ,che ha permesso di far sì che il controll onon si limitasse solo alla parte tecnica o am-ministrativa, ma investisse anche riflessi dnatura sociale delle opere in corso di realiz-zazione. Il tipo di aiuto che con i mezzi di-sponibili si è prestato si è dimostrato sostan-zialmente efficace e serio . Esso comprend emisure di carattere commerciale, non trascuranemmeno le borse di studio : la Comunitàeuropea dà ai giovani dell 'Africa più borsedi studio di quante l 'ONU non dia ai giovan idi tutto il mondo .

Il fondo europeo di sviluppo - come hodetto - si è caratterizzato via via in una gam-ma sempre più larga di interventi, con misu-re precise, analitiche, che disciplinano le di-verse forme operative e finanziarie . Vi è poi

la banca europea di sviluppo, che può inter -venire sia con finanziamenti diretti, sia conprovvidenze destinate ad attenuare i sagg id'interesse dei crediti soprattutto di caratter eindustriale ; si attua inoltre una vasta gamm adi forme di assistenza tecnica . dunque unastruttura che tende a diversificarsi, ad allar-garsi ; ed anche in questo senso quella ten-denza evolutiva, progressiva, di cui parlavo ,mi pare emerga in termini obiettivi . La con-venzione di Arusha è generata da quella d iYaoundé; ed è significativo che sia scaturit ada una comunità nata, in un certo senso, a dimmagine e somiglianza della Comunità eco-nomica europea, anticipandone determinat isignificati e strutture nel senso federale . Essaha questa conferenza parlamentare di control-lo, che è, direi, l'elemento tipico della se-conda convenzione rispetto alla precedente ,ed ha accolto, in alcune misure, un criteri odi coordinamento, di maggiore parallelismocon quella di Yaoundé.

Vorrei brevemente replicare - e termino -alle osservazioni fatte riguardo all'Americalatina, e cioè al quesito circa la compatibi-lità delle politiche regionali con la necessariasoluzione mondiale del problema del sottosvi-luppo, a cui tutto dobbiamo finalizzare s evogliamo dare una risposta pertinente e com-pleta ai problemi del terzo mondo . Durantele conferenze di Algeri e Nuova Delhi, i pae-si africani associati alla Comunità europea ,di fronte alle critiche che li investivano d aogni parte - dagli altri paesi del terzo mon-do, dagli Stati Uniti e dalla Russia - hann orisposto con questo ragionamento : nel mon-do noi sentiamo parlare di programmi, di di-segni, di prospettive, ma fino ad oggi nes-suno ha fatto niente ; l'associazione con l aCEE ha significato per noi l'esperienza di unapolitica che non solo ci dà aiuti in misur anotevole - anche se non certo sufficiente -ma ci chiama a gestirli alla pari, avendo inol-tre istituzionalizzato in forme democratich equesta collaborazione ; un'assistenza che la-scia a noi le opzioni di fondo, che non ci po-ne condizionamenti politici ; orbene noi rite-niamo che tra le speranze di domani, nell equali crediamo e per le quali ci battiamo insolidarietà con gli altri popoli delle zone po-vere del mondo, e la realtà di oggi, quest arealtà debba essere intanto difesa, tanto piùche i connotati di questa esperienza, sia pur econ i loro difetti, sono quelli che dovrannoispirare le forme di domani .

Credo che questo, in definitiva, sia un ra-gionamento giusto. Se noi veramente vedes-simo, in questa proiezione dell'esperienza di

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Yaoundé, dei dati negativi, dei condiziona -menti gravi, delle storture dal punto di vist ademocratico o delle contraddizioni fondamen-tali in ordine a princìpi sui quali tutti ci ri-troviamo, direi che questa esperienza non do-vrebbe essere tenuta come punto di riferi-mento da noi e soprattutto dai nostri amiciafricani. Ma se è vero, come io credo, che ,al di là dei difetti e degli errori, vi è questonucleo positivo anticipatore del futuro, nonmi sembra saggio cominciare a smantellar equello che di buono esiste col pretesto di co-struire qualcosa di nuovo . Lo dicevo, nonmolto tempo fa, in una riunione proprio i nAmerica latina, ad autorevoli amici latino-americani che consideravano come offensiv oper loro il trattato di Yaoundé, sostenendoche per una questione di principio noi dove-vamo liquidarlo, e questa sarebbe stata la pre-messa per cambiare i loro rapporti con la Co-munità europea . Io facevo loro rilevare ch eerano completamente fuori strada . Il proble-ma non è quello di demolire quel tanto d ipositivo che si è venuto facendo nel mond o(e questo in definitiva è l'unico esperiment oche si è fatto in concreto) . Il problema è d iallargarlo, e questa è la tesi dell'Italia : èstato qui ricordato che anche in recentissimeriunioni abbiamo sostenuto che si debba ipo-tizzare una diffusione di qualche forma d iquel genere anche per l ' America latina .

Se la convenzione di Yaoundé ha trascinat odietro di sé quella di Arusha, e poi quella d iLagos (per varie ragioni rimasta accantonata ,ma che dovrà al più presto rivivere), quell adi Tunisi, la convenzione in gestazione con l aRAU, quella con il Libano, quelle con tutti gl ialtri paesi africani che spontaneamente e pe rlibera decisione hanno deciso dopo dieci ann idi chiedere di entrare a far parte del sistem adi accordi CEE, è evidente che il problem anon è quello di demolire o di bloccare quest oprocesso verso forme più evolute di solida-rietà e di collaborazione internazionale, ma èquello di estenderlo ad altri paesi . Il proble-ma è quello di creare un fondo europeo di svi-luppo per l 'America latina, come auspica l oonorevole Vedovato, con organi in cui una ge-stione effettivamente paritetica e istituziona-lizzata possa presiedere alla linea politica d itale rapporto.

Gli Stati Uniti combattono in tutte le sed iquesta forma di assistenza ai paesi sottosvi-luppati ; così come, del resto, la combatte laRussia . Gli Stati Uniti in nome di un 'astrattalibertà dei commerci mondiali ; e la Russiadenunciando discriminazioni o interessi poli-tici regionali . Io credo che dobbiamo riscon-

trare errori di fondo in queste due posizioni .La politica regionale apre la via ad una di-versa sistemazione mondiale, secondo un 'evo-luzione positiva. È attraverso politiche regio-nali in una consapevole prospettiva mondial eche noi troveremo una soluzione completa ,conseguiremo un accordo mondiale delle pre-ferenze generalizzate, otterremo l'eliminazionedelle preferenze inverse (sono perfettament ed 'accordo), avremo un insieme di accordi ge-nerali, fondi mondiali per lo sviluppo e, a lloro interno, forme particolari che non deb-bono contraddire quella logica, che struttural-mente debbono essere omogenee e cooperant ia tale disegno più largo . È in questo senso, amio parere, che potremo andare avanti : daquesto punto di vista io credo che l 'esperienzadi Yaoundé sia un contributo importante no nsolo alla soluzione dei problemi della ricerc adi forme nuove di collaborazione tra popol ipiù sviluppati e popoli meno sviluppati, maanche un utile punto di riferimento (non dir òun esempio, perché sarebbe parola tropp ogrossa) e sicuramente una forma tipica a cu iinvitare altre zone del mondo, a cominciaredall'America latina e dal Mediterraneo .

Farò un brevissimo cenno ad un dibattit oche si è tenuto dieci giorni fa al Parlament oeuropeo. Io posi al ministro Scheel tre do-mande : se non riteneva che il problema de lMediterraneo avesse una sua importanza pe rla Comunità europea ; se non riteneva che oggi ,in un momento in cui tutti i paesi del Medi-terraneo, esclusa la Siria, hanno - o stann oper avere - rapporti di associazione con laComunità europea, sia il tempo di superare i lmomento episodico e frammentario per ritro-vare un quadro organico di collegamento fr aqueste diverse esperienze ; se non riteneva ch edovessimo cominciare a guardare ad un con -testo politico in cui i problemi del Mediter-raneo fossero gestiti solidalmente dai paes idell 'una e dell 'altra sponda . Egli rispose 'ch econdivideva questo punto di vista, e che rite-neva urgente affrontare il problema perché -egli disse - non vi è dubbio che la CEE nonha una sua politica del Mediterraneo .

Indubbiamente, bisognerà impostare ed av-viare a soluzione per tappe il problema, maesso è ormai posto ed è importante . Le con-venzioni di Tunisi, di Algeri, di Dakar, quell adi Algeri in preparazione, quella con la RAU ,quella che si va profilando con la Libia, quel -la con tutti gli altri paesi della sponda afri-cana tutte nate da Yaoundé, e che non sareb-bero mai nate senza Yaoundé - sono una di-mostrazione della fecondità di certi princìpi :principi di una collaborazione nata in un qua-

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dro storico di cui noi realisticamente abbiam opreso atto e che dobbiamo valutare con tutt ele sue implicazioni e con tutte le lotte che c iimporrà in prospettiva, trasfondendo quest ielementi di collaborazione alla pari in unaproiezione finalistica che tenda a superare l eremore e le ipoteche di ieri e a servire la cau-sa di un mondo più giusto nel domani . (Ap-plausi al centro) .

PRESIDENTE . A iscritto a parlare l'ono-revole Cantalupo . Ne ha facoltà .

CANTALUPO . Signor Presidente, vorreiin via pregiudiziale esprimere un vivo com-piacimento nell'aula della Camera italiana(anche se è vuota o quasi : questo, però, èun fatto ormai abituale, qualunque sia il pro-blema in discussione), un vero compiaciment oe anche una particolare sodisfazione, a nomedi tutti noi che facciamo parte anche del Par -lamento europeo, per il fatto che i problem iche ci tengono impegnati qualche volta – di-ciamolo pure – a fondo nell'assemblea parla-mentare di Strasburgo, finalmente trovino un aeco nel Parlamento italiano . Una eco contra-ria, una eco favorevole, una eco mezzo con-traria e mezzo favorevole come può essere l amia; ma, finalmente, quello che si fa nelleistituzioni comunitarie viene preso in consi-derazione nel Parlamento italiana.

Ci troviamo sempre di fronte al problem a– che viene sempre rimandato alle calendegreche – della elezione del Parlamento euro-peo a suffragio diretto . Sì, un giorno ess oavrà luogo, ma non si sa ancora quando . Perora, almeno, si stabilisca quindi un legam etra i lavori e le posizioni politiche del Parla-mento italiano e degli altri parlamenti, equelli del Parlamento europeo ; altriment iavremo la sensazione di lavorare a vuoto neiconfronti dell'opinione pubblica nel nostropaese . Mi compiaccio quindi – ripeto – ch equesta sera, in occasione della ratifica deitrattati .di Yaoundé e di Arusha, si sia avutafinalmente in quest'aula un'eco che merita d iessere rilevata .

Alcune cose dette dall'onorevole Sandrisono vere e fondate, ma – come dimostreròin prosieguo – esse non valgono a scardinare ,ad annullare il valore politico di questo im-portante tentativo dell'occidente – non è an-cora un'impresa – di allacciare nuovi rap-porti con l'Africa, sia mediterranea, sia orien-tale, sia occidentale . A perfettamente vero in -fatti, onorevole Sandri, che la posizione chela Francia aveva in alcuni dei paesi con i

quali abbiamo più rapidamente allacciato, at-traverso queste convenzioni, i nostri rapport ieconomici, fosse una posizione di privilegio, eche essa tenta di mantenerla . Però l'onorevoleBersani, che in questa materia è diventato ve-ramente il numero uno, il colosso del Parla -mento europeo e il maggior competente (com eè riconosciuto da tutti gli altri paesi) ha dett ouna cosa molto giusta, e cioè che l'influenz adella Francia in quei paesi era stata in pas-sato quasi esclusiva, senza rivali ; adesso, in -vece, con il varo di queste convenzioni, l aFrancia deve per lo meno fare i conti _conle iniziative – se vi saranno – degli altri paes ioccidentali che partecipano alle ' convenzion istesse .

Se poi gli altri paesi occidentali – come i lnostro od altri – non prenderanno alcuna ini-ziativa in quei paesi e non parteciperanno all aeffettiva attuazione di questi trattati, è logicoprevedere che la Francia manterrà la posi-zione monopolistica che ha finora goduto . Madi ciò non si potrà certamente dar colpa all aFrancia, alla quale vorrei anzi inviare un aparola di ringraziamento per averci dato i lpassaporto (non parlò dell'Italia in partico-lare, ma di tutti i paesi che hanno negoziatola convenzione è che la ratificheranno) perentrare in quei paesi, con i quali non ave-vamo precedenti rapporti coloniali . Senza que-sta posizione francese di privilegio, proba-bilmente nessun rapporto sarebbe mai statoallacciato tra questi paesi africani e la CEE .È stato, quindi, utile a questo fine che al-meno un paese della Comunità europea go-desse già in quei paesi di una posizione diprivilegio, che voleva difendere magari innome di un neocolonialismo. Sono disposto adammetterlo. La conseguenza però è stata ch ela Francia ha dovuto accettare la partecipa-zione degli altri par'tners europei, il che si-gnifica che l'esistenza della CEE costituisceun ostacolo a che ciascun paese membro acqui-sisca, di propria isolata iniziativa, posizion idi neocolonialismo in certi paesi dell'Africa ,poiché fa partecipare tutti ad uno sforzo glo-bale che impedisce a un singolo di avere unaposizione di privilegio . A meno che non l ameriti contribuendo, con il gradimento diquei paesi, al loro sviluppo economico .

Questa parola « gradimento » va tenut amolto in considerazione. L'onorevole Bersan iha detto una cosa che risponde esattament ealla verità : uomini politici africani che sonoperfettamente maturi, che sono all'altezza d idiscutere con uomini politici e tecnici de ipaesi occidentali, appartengono a diverseideologie .

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Alcuni simpatizzano per la Cina e non pi ùper la Russia, che è considerata ormai u n

' paese moderato ; sono gli estremisti del marxi-smo, e tuttavia sono venuti spontaneamentea domandare l 'associazione alla CEE . E nonl'hanno domandata in nome di una ideologia- questa è una verità fondamentale - ma d iquella fatale parentela economica, non tant oattuale quanto prossima futura, speriamo, fr aoccidente europeo e gran parte dell 'Africa .Qui c'è un fatto geografico che determina gl iavvenimenti, non soltanto una iniziativ apolitica .

È stato fatto il paragone con l'Americalatina: a mio parere, esso non regge . Nonsi può fare un paragone se non in questosenso: che l'occidente, come ha preso una ,iniziativa attraverso la Comunità economic anei riguardi dell 'Africa, così può prenderneuna anche nei riguardi dell 'America latina .Questo è certo, non c ' è ombra di dubbio ; maun paragone fra il continente nero e il con-tinente latino-americano è assolutamente im-proponibile. Sono realtà completamente di-verse, strutture che non hanno nulla i ncomune. Ho passato alcuni anni della mi avita in Africa e parecchi anni nell'Americ ameridionale, ma trovo assolutamente incon-cepibile che si possa anche solo pensare a dun risentimento dei popoli di quest ' ultima peril fatto di non aver potuto godere per prim idei benefici di siffatte convenzioni . Il para-gone non si tiene in piedi . indiscutibile lanecessità per l 'occidente di allacciare rapport icon l'America latina, purché questa lo voglia .Ma in questo caso le basi sarebbero comple-tamente diverse . Esistono, infatti, paesi del -l'America latina già sufficientemente indu-strializzati, mentre in Africa siamo ancoraben lontani anche da questi pur modesti li -velli di sviluppo, che costituiscono la condi-zione necessaria e sufficiente per allacciar eproficui rapporti di scambio con i paesi pi ùprogrediti, siano essi democratici, comunisti ,liberali o governati da cattolici . Ormai il feno-meno che distingue la condizione dei popol iè quello dell ' industrializzazione o della nonindustrializzazione . Non si può quindi - ri-peto - paragonare il livello e il grado di svi-luppo economico addirittura elementari digrandissima parte dell 'Africa con quelli del-l 'America meridionale, a prescindere, poi ,dall 'alto grado di cultura che questi ultim ipaesi presentano per l ' apporto dell'occidenteeuropeo e latino in particolare . Quindi, limi-tiamoci a parlare dell 'Africa, avendo però acuore anche le sorti di quella che è stata la

regione prediletta dell'occidente per circa du esecoli, e cioè l'America latina .

stato anche detto che queste convenzion ihanno rappresentato una sorta di imposizion epolitica. Devo ripetere quel che ha detto i lcollega Bersani : nessuna imposizione politic aè stata mai fatta . Dirò di più . Se fosse stat acommessa l'enorme gaffe di fare delle im-posizioni politiche ai negoziatori degli Stat iafricani con i quali ci siamo poi accordati ,essi non le avrebbero subite . Infatti, l 'attualestato d'animo di quei paesi non è fatto persubire imposizioni politiche. Essi hanno biso-gno di progredire, sentono che attraversol'occidente possono ottenere questo progressocon maggiore rapidità e a condizioni - diciam ocosì - di liberalizzazione politica totale, per -ché l 'occidente non impone loro nessuna con -dizione politica .

I colloqui, le trattative con questi paesiafricani sono durati mesi ed anche anni . Piùo meno direttamente vi ho partecipato an-ch ' io, al pari di altri colleghi, e posso direche di politica non si è parlato mai . Tantomeno di ideologie . In quelle occasioni si parl adi affari, di possibilità tecniche, di creazionedi fonti di ricchezza, di innalzame,nto de llivello della vita civile, umana, morale . Ditutto si parla, e anche con molta franchezza ,ma discorsi politici non se ne fanno mai . Essinon li accetterebbero, perché sentono ancor afortemente il sentimento nazionale di indi -pendenza, il patriottismo, il cui rispetto rap-presenta per essi addirittura la condizion epregiudiziale per ogni discussione, per ognitrattativa . Solo quando avvertono che non c 'ènessun tentativo di forzare questo loro statod'animo, allora comincia il discorso tecnico .

Ella ha una prova di tutto ciò, onorevoleSandri, nel fatto che lo stesso Egitto - mal -grado la pesante influenza sovietica che su diesso si esercita, e che è arrivata a un puntotale da fare impallidire il « neocolonialismo »- ha chiesto di essere associato al MEC, tant oche già sono cominciate le relative conversa-zioni. L'impeto di libertà e di indipendenzasopravvive a tal punto che l ' Egitto, nonostant eche si trovi completamente nelle mani deirussi per quel che riguarda i suoi armament ie le sue forniture militari e strategiche, cerc ain occidente una sorta di conguaglio e tenta i nquesto modo di instaurare un rapporto diret-to con l'occidente, uscendo dalle attuali con -dizioni di sottomissione a Mosca. Il che signifi-ca che l'Egitto avverte chiaramente che l'Eu-ropa occidentale è ancora la culla della libertà .

Queste osservazioni, ovviamente, non an-nullano i rilievi, le riserve che sul piano tec-

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nico ella, onorevole Sandri, ha mosso alla con-venzione di Yaoundé e che sono in gran part evalidi ; ma quelle riserve, pur presenti in sededi trattativa, non hanno reso inutili le nostrefatiche e non hanno incrinato la nostra volon-tà di giungere ad una conclusione positiva .

Le osservazioni dell'onorevole Sandri son ole stesse di noi liberali ; ciò, per altro, no nannulla il reciproco bisogno (perché di questosi tratta) dell'Europa e dei paesi africani d iarrivare a forme di associazione che non rap-presentino una unificazione. Vi è una sorta d igravitazione generale, morale ed umana, de ipaesi africani verso l'Europa, che non puòessere soppressa dalle difficoltà tecniche e dal -le differenze politiche .

Non è dunque un caso (il dato è stato gi àcitato ma non è inopportuno richiamarlo an-cora, perché è quanto mai indicativo) che i l60 per cento dei paesi africani sia associato a lMEC. E ciò significa che, nonostante le posi-zioni ideologiche assai varie dei singoli paes iafricani, è stato ad essi possibile raggiungereuna forma di associazione con l'Europa. Il 60per cento di paesi africani che ha deciso d itrattare con il MEC e di stipulare accordi co nesso ha voluto soprattutto, in questo modo,entrare nell'ambito di un determinato clim adi civiltà industriale, nel quale soltanto i paes iafricani possono trovare la garanzia e la spe-ranza del proprio avvenire . La soluzione de iproblemi dei paesi africani dipende infatt idalla capacità dell'Europa di distribuire pro-gresso : quei paesi non possono risolvere senz adi noi i loro problemi . Questo è il fatto obiet-tivo che riesce non ad annullare, ma a far su-perare tanti motivi di critica .

Ecco perché noi abbiamo condotto per lun-ghi anni questi negoziati, delle cui conclusio-ni sono veramente lieto si possa parlare o gginella Camera italiana ; e non lo dico per ragio-ni di vanità, ma perché realmente si è trat-tato di una grossa fatica, come lo stesso ono-revole Luzzatto, che presiede questa nostra se-duta, ben sa, poiché anch'egli è membro d iquell'assemblea di Strasburgo cui dà l'appor-to di una critica costruttiva della quale, com edi quella dei colleghi politicamente a lui vi-cini, noi dobbiamo tenere conto perché si trat-ta, in sostanza, di un incitamento a far me-glio. Sono per altro critiche che non privanodella loro ragion d'essere il tentativo che sista compiendo di associare all'Europa occi-dentale una parte quanto maggiore possibil edei paesi africani .

Non si tratta dunque di annullare le diffi-coltà, ma di compiere tutto il possibile per su-perarle . Devo dire, al riguardo, che quando

veniva meno il nostro entusiasmo, quando va-cillava la nostra fede nella possibilità di riu-scire nell'intento, proprio dall'altra parte, ecioè dai paesi africani, veniva l'incitamento acontinuare ed a giungere a una conclusione .

Se ciò è avvenuto, è stato perché quei go-verni hanno acquistato coscienza di sé e hannocompreso che i loro popoli non possono pi ùvivere nelle condizioni in cui ora vivono, enello stesso tempo hanno compreso che l'uni-co modo per sottrarli alle condizioni di infe-riorità in cui versano, l'unica via per dare all eloro popolazioni la speranza di una dignitànuova, è quella di attuare un dialogo conl'occidente, che può consentire ai paesi afri-cani di progredire .

Ciò non significa che questi paesi voglia -no mettersi al nostro servizio, tutt ' altro : vo-gliono migliorare la loro condizione rispettoalla loro condizione attuale . Il loro intent onon è quello di permettere a noi di fare de lneocolonialismo. E se qualcuno degli Stat ieuropei – ne è stato citato uno ed io non vo-glio ripeterlo, non ce n ' è bisogno – vuole ap-profittare dell ' occasione per riprendere unsuo tema colonialista, gli altri Stati occiden-tali che fanno parte del mercato comune de-vono impedirlo, partecipando anch'essi e nontirandosi indietro, come taluno consigli -a . Ciòsignificherebbe infatti da una parte lasciar ela strada libera ai paesi che vogliono ridiven-tare neocolonialisti per l'instaurazione di unnuovo monopolio economico nei paesi afri-cani, e dall 'altra parte significherebbe lascia-re aperta la strada all 'URSS e alla Cina, cheavanzano in nome di un neocolonialismo benpiù grave e ben più schiavizzatore di quant onon sia oggi quello dell 'occidente, in ognicaso non militare, cioè non armato, che nonsottopone la vita anche fisica di interi po-poli alla pressione delle armi esercitata dal -l ' interno .

Ecco dove è, a mio parere, il segreto mo-rale di queste convenzioni, che io non debb oillustrare tecnicamente perché altri colleghi– il relatore, l ' onorevole B'ersani, collegh idell'opposizione – ne hanno fatto un esam eassai dettagliato . Desidero soltanto affermar equal è la forza vitale e la naturale carica d iattuabilità che questa politica presenta . Essava incontro alle necessità di popoli che han -no identificato nell 'occidente libero e demo-cratico la sede in cui possano trovare almen ol'avvio per la soluzione dei loro problem ifondamentali, che non trovano altrove . Leesperienze fatte con altri paesi che si son opresentati loro come amici offrendo aiuti pe rrisolvere i loro problemi sono risultate ne-

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gative, perché si sono tradotte in una schia-vitù politica senza precedenti o con prece-denti soltanto nella storia del vecchio colo-nialismo .

Ecco la consapevolezza della realtà rag-giunta dai popoli africani ! Questo forse si-gnifica che tutte queste convenzioni sono per-fette ? Certamente no; esse saranno probabil-mente sottoposte a revisioni continue e a tra-sformazioni graduali, sempre però in seguit oaI progresso che richiederà i necessari adat-tamenti .

Noi abbiamo invece il dovere di porci u nproblema subiettivo: siamo noi capaci dieseguire il mandato che questi popoli ci vo-gliono affidare ? Abbiamo nei nostri paesi levolontà politiche, lo stato d'animo morale ,le capacità tecniche, le disponibilità finan-ziarie, lo spirito di sacrificio e l ' altruismonecessari per questa crociata missionaria ,perché di questo si tratta ? 0 crediamo sol -tanto di andare a fare degli investimenti ca-pitalistici immediatamente redditizi ? Se no imuoviamo questa enorme macchina con que-sto intendimento, falliremo ; perché la sensi-bilità e lo spirito difensivo di quei popoli ,proprio perché hanno avuto un lungo perio-do di colonialismo, sono estremamente acuti ecapaci di immediate reazioni . Sono essi checi danno, in un certo senso, la misura nell aquale possiamo operare se vogliamo arrivareal buon fine ; perciò il problema è di carat-tere soggettivo, per ciascuno dei nostri paesi .

Per ora noi possiamo dire che tutte l evolte che ci siamo trovati in difficoltà nell aconclusione di trattative, l ' iniziativa della ri-presa è venuta sempre dalla parte africana .

Voglio concludere dicendo che i contatt iche abbiamo tenuto con uomini politici afri -cani (quasi tutti formati nelle università del -l 'occidente o nelle scuole superiori che i nAfrica l ' occidente aveva fondato anche ne lperiodo colonialista, cioè uomini che hannoassorbito la cultura, il modo di pensare, lamentalità, la dignità ed anche la libertà oc-cidentali) indicano che con tali uomini poli-tici la trattativa è agevole perché hanno un afreschezza di idee, una gioventù intellettual eed una spinta morale che molto spesso in -cute rispetto anche a vecchi politici e vecch itecnici che forse erano partiti per i negoziat icon l 'animo ben diverso .

Questo è un fatto morale che probabil-mente spiega il perché diciamo la parola -della corsa dei popoli africani verso l'Europa .Devo dire che attribuisco, per esempio (l'hogià detto, ma lo voglio ripetere, perché m ipare un fatto indicativo), molto valore al fatto

che la RAU domandi di associarsi alla Comu-nità economica europea e abbia iniziato l etrattative. Perché ? Perché la RAU, attraversola protezione armatissima e soggiogatrice del -la politica sovietica, ha sentito che la strad adella sua libertà è quella verso l'occidente enon l 'altra, a meno che anche l'altra part enon senta, ad un certo punto, il bisogno d irivedere alcune sue posizioni di partenza .

Devo dire (lo dico a titolo personale, per-ché queste sono esperienze che io faccio com epersona in ambienti dove sono molto impe-gnato) che se la proposta della conferenza pe rla sicurezza europea dovesse arrivare ad u nallargamento del discorso, noi potremmo es-sere grati all ' esperimento che abbiamo fatt oin Africa, se ci desse la chiave per aprire i ldiscorso, onorevole Pedini, anche con l'orien-te. Nessuna pregiudiziale vi è mai stata ne lParlamento europeo (ella può domandarlo a icolleghi che rappresentano il partito comuni -sta a Strasburgo), da parte di nessuno . Io perparte mia ho preso ripetutamente la parola s uquesto argomento . L'onorevole Scheel, mini-stro degli esteri della Germania federale, n eha parlato - come ha ricordato l 'onorevoleBersani - rispondendo a nostre domande pre-cise fatte in assemblea. Noi non abbiamo unamentalità preclusiva. Per ora lavoriamo suquello che spontaneamente è il materiale cheè venuto verso di noi, cioè le proposte afri-cane. Se poi il discorso si allargasse e desse lagaranzia che anche nell 'Africa mediterranea e

nell 'oriente vicino le conseguenze politiche d iquesta iniziativa economica potessero svilup-parsi sino al punto di consentire, nel loro com-plesso, un incentivo verso quella che voi chia-mate la politica del superamento dei blocch ianche in Africa, noi ne saremmo lietissimi ,perché siamo convinti che i più danneggiat iin Africa sono proprio i popoli africani, sedovesse continuare, per esempio, quella cheè l'attuale politica di confronto nel medio

oriente .Aspettiamo le prove . È un discorso che sem-

bra troppo largo a proposito delle convenzio-ni che dobbiamo ratificare, ma non è vero ,perché queste convenzioni fanno parte di unapolitica generale dell'occidente alla quale no idobbiamo sapere se corrisponde un'altrettal ebuona volontà da parte dell 'oriente . Devo dir econ molta sincerità che, siccome ritengo (pos-so anche sbagliarmi) che nei prossimi mes ianche il blocco orientale, per non entrare inuna via senza uscita dovrà prendere una deci-sione sulla politica generale nell'Africa medi-terranea ; se in quel momento lo sviluppo dell econvenzioni e dei rapporti economici che ab-

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biamo iniziato (senza enorme successo, perch éil successo è già nel fatto di averli potuti ini-ziare : si tratta ora di dar loro una consistenzastrutturale più organica) dovesse allargare i ldiscorso e portare il cosiddetto confronto – ch esta diventando pericoloso – tra le due super -potenze, nel vicino oriente e nell 'Africa medi-terranea, ad una fase di distensione, pens oche con queste convenzioni avremo dato u ncontributo che mi auguro con tutto il cuorestia per diventare veramente fecondo . (Ap-plausi dei deputati del gruppo liberale) .

PRESIDENTE. 1i; iscritto a parlare l 'ono-revole Lattanzi . Ne ha facoltà .

LATTANZI. Signor Presidente, onorevol icolleghi, ritengo che le considerazioni che inquesta Camera da più parti sono state fatt ein relazione alla ratifica dell 'accordo interna-zionale di Yaoundé del 29 luglio 1969 propon-gano un discorso più generale, del quale inquesta sede intendo toccare soltanto gli aspett iche più direttamente sì riferiscono al nostrotema .

L 'associazione tra la Comunità economicaeuropea e gli Stati africani e malgascio nonporta, a parere mio e del gruppo del PSIUP ,a valutazioni positive. Noi siamo contrari aquesto tipo di convenzione per la sua chiar anatura quanto meno paternalistica, a voleressere benevoli, e più propriamente – dirò po iperché – neocolonialistica . Questo non vuol es-sere un disimpegno da parte nostra di frontealla necessità che anche l 'Italia intervengasui problemi dei popoli africani e dia il su ocontributo affinché si determini una condi-zione nuova in quei paesi . Questo nostro at-teggiamento vuole invece sottolineare l ' esi-genza di un impegno serio e conseguenteall'obiettivo che si afferma di voler perse-guire: cioè l ' effettiva indipendenza e lo svi-luppo economico, sociale e civile di quei paesi .

Noi riteniamo che la convenzione, cos ìcome ,è concepita, non vada in questa dire-zione. Essa perpetua infatti un tipo di rap-porto che, se pure diverso per molteplici ra-gioni rispetto a quello coloniale di un tempo ,tuttavia lascia in piedi forme di intervent oche non aiutano i popoli verso i quali son odirette . Proponendosi in teoria di far avan-zare i popoli africani sulla via della lor ounità, in pratica l 'accordo, così come è con-cepito, non rappresenta un aiuto e un con-tributo in questa direzione, perché crea mo-tivi di dissenso grave all'interno dello schie-ramento degli Stati africani, all'interno degli

stessi Stati che si sono associati alla CEE ,dove sono in contrasto forze clhe concepisconol 'avvenire del loro paese in termeni antago-nistici e diversi .

Non abbiamo presente, ad esempio, il mo-vimento a carattere squisitamente popolareche in molti di quei paesi si contrappone all aborghesia nazionale che detiene il potere, so-vente in connivenza con interessi neocolonia-stici o capitalistici del mondo occidentale, inparticolare francesi : perché in questo accordosi parla appunto per la maggior parte del -l'Africa ex francese .

Siamo quindi contrari alla linea politic ache si esprime attraverso l'accordo CEE-paes iafricani: una linea che spesso si può deter-minare sulla base di una necessitata acquie-scenza di quei paesi, i quali ricercano dispe-ratamente il modo di sollevarsi da condizion idi estrema arretratezza . Quando ci si vantadel fatto che gli africani stessi facciano ri-chiesta di fissare e concretare l'associazione ela convenzione, evidentemente si trascura d iconsiderare quello che sono quei paesi, il tip odi particolare depressione che li caratterizz ae come scarsa o non completa sia la sovranit àdi quella classe dirigente, la quale non è li-bera, tutto sommato, di decidere autonoma -mente le sue scelte . Quindi è una richiest asospetta sul piano dell 'autodeterminazione ,dell'autonomia effettiva di chi la scelta stess apone in essere . Non siamo certo contrari, pe rle ragioni che brevemente ho accennato, aquei popoli che invece ricercano faticosa -mente, nelle loro enormi difficoltà, il mod odi affermare una vera, completa autonomia ,una vera e completa indipendenza, che avver-tono come al di là dell ' indipendenza si pong ail problema della costruzione di un tipo d isocietà che affermi sempre di più certi prin-cìpi socialisti, anche se l 'aggancio all ' ideolo-gia è spesso confuso e non catalogato ne lmarxismo o nel maoismo . C'è una spinta adandare oltre lo stesso fatto dell ' indipendenz ae ad affermare l'esigenza di una forma collet-tiva e socialista di organizzazione della so-cietà .

Ma perché diciamo che la convenzione d icui ci stiamo occupando ha un carattere eperpetua certi connotati neocolonialistièi ? In-nanzi tutto c 'è un vizio d'origine nella con-venzione di Yaoundé, che non pare scomparsonelle versioni successive né in questa ch estiamo oggi esaminando . I colleghi sanno me-glio di me che la convenzione all 'origine fustipulata in termini impropri sul piano deldiritto internazionale . Sorse nel 1957, quandoquesti Stati non erano ancora sovrani : tanto

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che Io stesso sottosegretario Pedini, nella di-scussione in quest'aula del marzo del 1964 ,definì quella convenzione una specie di att oamministrativo- tra la Comunità economicaeuropea e i cosiddetti « territori d'oltremare » .Non si poteva evidentemente allora, nel 1957 ,non convenire sul fatto che quel tipo di ac-cordo rientrava nella logica del colonialism oche' ancora perdura di fatto in quei paesi .Questa concezione del rapporto è stata, sep-pure in termini attenuati ovviamente, ripro-dotta nell 'accordo del 20 luglio 1963, così comenoi riteniamo permanga in questo accordo del29 luglio 1969 .

Il Parlamento europeo - è stato qui ricor-dato - si occupò nel giugno 1969 di questoproblema . In quella stessa discussione f uespressa una serie di pesanti motivi di per-plessità, non soltanto dalla nostra parte o daicolleghi parlamentari comunisti che alloraintervennero .

Esaminando - e lo farò velocemente - al-cuni aspetti di sostanza dell 'accordo, mi par eche emerga chiaramente un carattere di ini-quità, nel senso che non ci troviamo di front ea una parità di diritti tra i contraenti . Sonosancite norme e clausole che con tutta evi-denza pongono in posizioni diseguali i con -traenti . Evidentemente la Comunità assum eposizioni privilegiate in questo tipo di rap-porto. E stato mantenuto, in questa conven-zione, il principio della zona del libero scam-bio, che è alla radice del trattato stesso . Mavediamo più da vicino i termini di questaconvenzione. L'articolo 1 del protocollo n . 1stabilisce che « la Comunità fissa caso pe rcaso, previa consultazione in seno al consigli odi associazione, il regime di importazione pe ri prodotti o gruppi di prodotti previsti all'arti-colo 2, paragrafo 2, della convenzione » : cioèla Comunità, con atto unilaterale, fissa casoper caso, previa consultazione (ogni tanto ri-corre questa consultazione, che in sostanza ,però, non riesce a spostare i termini dell'uni-lateralità dell 'atto), il regime di importazione .In più, nello stesso articolo 1, paragrafo 2 ,si concede una possibilità altrettanto unilate-rale di deroga a questo principio che purprivilegiava la Comunità : « Tuttavia, se perun determinato prodotto la situazione econo-mica della Comunità lo giustifica, la Comunitàpuò eccezionalmente astenersi dall ' istituire unregime speciale per tale prodotto degli Stat iassociati » .

Ora, questo dovrebbe avere come pendantun analogo diritto da parte degli Stati as-sociati .

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri . C'è. Vi sono le clausole di salva -guardia .

LATTANZI. A me non pare di ritrovarequesto diritto nel trattato . Forse sarà conte-nuto nell'articolo 4 del protocollo n. 3. Leg-giamo insieme tale articolo 4, per renderc iconto, così come io ritengo, di come soltant oin apparenza esista questo diritto di recipro-cità : « Quando lo smercio di un prodott o

determinato incontra difficoltà sul mercatointerno di uno Stato associato, tale Stato può ,in deroga all'articolo 3 e previa consultazionein seno al consiglio di associazione, sospen-dere le importazioni di tale prodotto per unadurata limitata » (non si parlava di durat aaI protocollo n . 1, articolo 1, paragrafo 2 ; quisi parla di durata limitata) « da determinar ecaso per caso, purché esso dimostri l 'esistenzadi tale difficoltà e fornisca tutti i chiariment inecessari per valutare la necessità di vietar ele importazioni » . E messo cioè in essere unonere gravoso di prova in relazione a questaassunta necessità od opportunità di limitareper un certo periodo l ' importazione di pro-dotti dagli Stati della Comunità . Mi pare evi-dente questo squilibrio di trattamento in rela-zione ad un aspetto estremamente important edel rapporto commerciale che si stabilisce conquesti Stati . Queste perplessità, d ' altra parte ,anche se non si sono concluse con un parer econtrario, sono state espresse nel Parlamentoeuropeo dalla Commissione per le relazionieconomiche esterne la quale, proprio in rife-rimento a questo aspetto, così si è espressa :« E stato stabilito che la Comunità fissi, previaconsultazione in seno al consiglio dell ' associa-zione, il regime di importazione per i prodott iin questione quando gli Stati associati hannoun interesse economico all 'esportazione di tal iprodotti . . . Il regime che la Comunità riserv aa tali prodotti deve essere più favorevole delregime generale applicato agli stessi prodott i

originari dei paesi terzi . Tale formula puòquindi essere paragonata a quella usata al -l'articolo 11 della prima' convenzione » . Questoè il giudizio che desidero porre in evidenza .La relazione prosegue : « L'esperienza ha in-segnato che l'applicazione dell ' articolo 11non ha portato a risultati sodisfacenti per gl iStati associati . Le preferenze, spesso moltoridotte, di cui hanno beneficiato gli Stati as-sociati rispetto ai paesi terzi, sono appars eassolutamente insufficienti a mantenere illivello delle loro esportazioni ; anzi, non son onemmeno riuscite a sodisfare gli scambi com-merciali » . E ancora: « Le nuove disposizioni

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non danno certo di per sé alcuna garanzia d iun futuro cambiamento della situazione » . LaCommissione esprime il suo parere sulla bas edelle esperienze .

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri . La preoccupazione in verità èquella inversa . Ad ogni modo, riprender òquesto argomento che è molto interessante .

LATTANZI. La Commissione, nel suo pa-rere, tocca punti che ho già trattato, come l apossibilità di determinazioni unilaterali d aparte della Comunità, e contemporaneamentedel diritto, molto più ristretto e limitato e ,tutto sommato, oneroso, degli Stati associat idi sottrarsi agli obblighi della convenzione .Mi pare che anche per queste considerazioni ,che sono parziali, ma anche importanti, per -ché investono il nodo stesso degli accordi, no nsi possa parlare di condizioni di parità di di -ritti . Inoltre, mi pare peggiorativo rispett oalla convenzione del 1963 il testo degli arti -coli 13, 14 e 15 della convenzione, relativi a lproblema degli Stati terzi . Mi pare, in defi-nitiva, che si ponga un forte freno alla pos-sibilità per questi Stati di istituire di fatto erendere operanti zone di libero scambio a ldi fuori di quella della CEE .

Sono del resto paradigmatiche le parol efinali del parere della Commissione che :« esprime il proprio rammarico per il fatt oche le buone intenzioni della Comunità nonabbiano trovato una più chiara espression enel testo della convenzione . Ciò non solo sa-rebbe stato importante dal punto di vista psi-cologico, ma si sarebbe rivelato positivo a ifini della certezza del diritto degli Stati asso-ciati » . E conclude : « Resta per altro indi-spensabile una politica generale di sviluppo .Tale politica, svolta dalla Comunità europea ,deve avere come obiettivo la realizzazione d iun più giusto ordinamento sociale ed econo-mico del mondo ». Si tratta di un ' affermazio-ne di principio che però mi pare suoni i nsenso critico rispetto al modo in cui in con-creto le buone intenzioni della Comunità sa-rebbero poi trascritte e precisate nel test odell'accordo .

Io credo che l'esperienza non ci porti a duna conclusione e ad un giudizio positivi . Noncredo, ad esempio, che alcune argomentazio-ni e alcune aspettative, che chiaramente po-neva l'onorevole Zagari il 12 marzo 1964 i npolemica con l 'onorevole Galluzzi, si sianorealizzate. I dubbi erano forti anche allora .Diceva l'onorevole Zagari che la convenzionenon andava vista in termini statici, ma dina -

mici . « Ecco dunque perché noi - diceva l'ono-revole Zagari - diciamo che questo trattatova giudicato soprattutto dinamicamente, cio èsulla base delle nostre aspettative, dello sche-ma europeo che abbiamo dibattuto in questaCamera e che seguitiamo a perseguire ne lmodo più deciso : sul piano cioè di un 'Euro-pa che si ponga come alternativa democrati-ca e dinamica all ' Europa gollista, la qual einvece si fonda su un terzaforzismo politicoe militare e su un certo tipo di espansion eeconomica da sviluppare nel mondo . Eccoperché noi socialisti abbiamo detto in Com-missione esteri che questo trattato, per la su anatura, può essere sviluppato in diverse di-rezioni, e che a seconda che si operi in unmodo o in un altro, a seconda che l'Europ aassuma una fisionomia o un 'altra, evolverà inun modo o nell'altro, cioè verso un autenticosviluppo dell'autonomia oppure verso vecchi eimpostazioni di tipo paternalistico e autocra-tico . . . . » .

Ora io credo che in effetti ci troviamo d ifronte a questo secondo tipo di sviluppo : cioènon si è posto in essere, attraverso la prim aconvenzione, un elemento di novità che con -senta oggi di definire positivo l'esperimentoe quindi degno di essere riprodotto attravers oil rinnovo della convenzione. Pensiamo d'al -tra parte che il contenente, cioè la convenzio-ne, potrebbe anche - tutto sommato - lascia-re aperta, come diceva allora Zagari, anch ela possibilità di un certo tipo di sviluppo .Ma il contenuto che noi Italia abbiamo dat oo siamo in grado di dare non ci lascia cert otranquilli . Noi diamo un giudizio assoluta -mente negativo sul tipo di intervento italian oin questo discorso che pure - volendo acco-gliere la tesi di Zagari - poteva prestarsi adun certo tipo di sviluppo . Non abbiamo fidu-cia in generale nella scelta e negli indirizz idi politica estera del nostro paese, e quind inella capacità del nostro paese di far diven-tare questo strumento, manchevole e - secon-do noi - in molta parte arretrato, uno stru-mento di progresso e di reale avanzament oper i popoli africani e per il nostro paese .

Non nascondo quindi che nel nostro giu-dizio negativo sul trattato entra anche il giu-dizio negativo globale sulla politica estera esulla iniziativa in politica internazionale de lnostro paese . Sul piano di questa linea ge-nerale abbiamo esperienze che ci rendono as-sai sfavorevoli ad un tipo di accordo o d iintervento che non sia estremamente chiar oe precisato nei suoi fini, tale da consentir eanche al nostro paese di dare un contributoveramente positivo .

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Anche se forse in modo un po' affrettato ,credo di aver chiarito i motivi di fondo dellaposizione del gruppo del PSIUP sui trattati a lnostro esame, perfettamente coerente con lalinea di politica estera che portiamo avant ida tempo, che non ci trova concordi con l econvenzioni che dovrebbero essere ratificat ee che richiede invece, come è ormai neces-sario e come da più parti è stato sollecitato ,un discorso più completo e più generale sul-l'indirizzo di politica estera del nostro paese ,soprattutto in momenti come questi che sonoforieri di importanti mutamenti e di impor-tanti novità . (Applausi all'estrema sinistra) .

PRESIDENTE . Non essendovi altri iscritt ia parlare, dichiaro chiusa la discussione ge-nerale .

Sulla stampa e distribuzionedel testo di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Rendo noto, in relazionealla richiesta formulata dall'onorevole Natol iall'inizio della seduta, che il testo del di -segno di legge n . 2744 è stato stampato e di-stribuito .

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il re-latore, onorevole Vedovato .

VEDOVATO, Relatore. Signor Presidente ,onorevoli colleghi, l'ora tarda e l 'ampiezza deldibattito finora svoltosi dovrebbero consigliar eil relatore di rimettersi alla relazione scritta ,anzi, nel caso specifico, alle relazioni scritte ,le quali per altro - ed è stato riconosciuto -ancorché sintetiche, hanno messo in evidenzagli aspetti più importanti e sostanziali che ca-ratterizzano sia la nuova convenzione d iYaoundé, sia la convenzione di Arusha .

Io pertanto assolverò al mio compito ne lmodo più sollecito possibile, evitando di en-trare nei particolari tecnici perché, se ci do-vessimo inoltrare nel labirinto dei particolar itecnici, evidentemente dovremmo chiedere alnon certo folto uditorio di ascoltare una re-lazione di almeno un paio d'ore. La partetecnica, quindi, la affronto solo per dire po-chissime cose . Intanto confermo quello cheè stato detto : che cioè senza l'associazione de iterritori d ' oltremare, il trattato di Roma no nsarebbe sorto . Si trattava infatti di un condi-zionamento preciso posto da De Gaulle. Con-fermo altresì che se questa richiesta di alcuniStati fondatori della Comunità economica

europea relativa all'associazione delle propri ecolonie non fosse stata accolta, a prescinderedal fatto che sarebbe caduta la Comunitàstessa - anzi essa non sarebbe mai nata -sarebbero sorti dei problemi particolarment egravi per la stessa evoluzione ,di quei paesi a iquali noi facciamo riferimento . E poichéspesso si è parlato dell'Italia, vorrei anche ri-cordare che l'Italia non accettava condiziona -mento proprio perché si preoccupava forte-mente delle implicazioni politiche che un con-dizionamento del genere poteva avere nel mo-mento in cui la Francia si trovava impegnat anel Nord Africa, nella guerra di Algeria .

Con queste condizioni nacque il trattatodi Roma, nel quale venne inserito un parti-cólare riferimento ai territori d 'oltremar eche avevano un legame particolare con ipaesi membri della Comunità . Nel 1963 - èbene ricordarlo - la grandissima maggio-ranza di questi territori aveva raggiunto l aindipendenza senza obblighi nei confront idella Comunità, non fosse altro perché quas itutti i paesi membri della Comunità stessa ,e in prima linea l'Italia, sostennero la tes iche gli impegni che essi andavano ad assu-mere con riferimento ai territori d'oltremareavrebbero dovuto limitarsi semplicementefino al tempo in cui sarebbero durati quest irapporti di carattere particolare .

Ottenuta l'indipendenza, quei paesi chie-sero di partecipare al regime comunitario .Perciò si posero da questo punto di vista si apure formale in posizione di perfetta parità ,la quale perfetta parità, ripeto, formale, èstata riconfermata con la nuova convenzionedi Yaoundé. Perché dico formale ? Perché èevidente che in queste forme di associazion e

si è sempre di fronte a rapporti particolar iche si instaurano e che non possono esser epesati con la bilancia del farmacista sul pia -no sostanziale per stabilire una parità asso-luta. Basti pensare alle disparità quantita-tive e qualitative, ai motivi stessi che hann oispirato questi paesi, una volta territori d 'ol-tremare e poi Stati associati, a chiedere laistaurazione di questo rapporto collaborativo .Il fatto però che essi, nella pienezza dellaloro indipendenza, abbiano richiesto di en-trare a far parte di un accordo di quest ogenere, credo possa tranquillizzare circa al -cune questioni che sono state profilate in que-sta sede a proposito della disparità che met-terebbe in una nuova condizione di suddi-tanza questi paesi di recente indipendenz a

nei confronti della Comunità .Guardando un po' più a fondo le cose ,

credo che si possa desumere da tutto quello

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che è stato detto, che si tratta di un proble-ma molto interessante, istruttivo e impegna-tivo, più di quanto non appaia in superficie .Mi sia consentito fare una breve analisi a lriguardo .

Sulla base del precedente rapporto colo-niale si era istituito un circuito chiuso tr ai singoli paesi coloniali e i singoli Stati me-tropolitani . Ma con l 'acquisizione dell ' indi-pendenza, quel cordone ombelicale, qualeche sia il giudizio che si possa dare di quest olegame, che prima esisteva, è stato rotto .Perciò quando i territori d'oltremare hann oraggiunto la loro piena indipendenza, que lcircuito che si realizzava soprattutto nel set-tore economico (questo spiega perché le gran -di potenze si siano rese responsabili dell amonocoltura) aveva bisogno di una differen-ziazione, aveva la necessità di diversificars iin modo tale da poter consentire a quei paesi ,che intanto avevano celebrato la festa dell aloro indipendenza politica, di potere celebra -re anche la festa dell'indipendenza econo-mica. Evidentemente questa indipendenz aeconomica voleva significare emancipazion eprogressiva dal circuito coloniale preesisten-te, eliminazione dei pericoli per la stabilitàdei prezzi, possibilità di investimenti, au -mento del tenore di vita, e così via .

Ora, dopo il raggiungimento dell ' indipen-denza si è assistito alla contemporaneità didue politiche, la politica realizzata con i lrapporto bilaterale e la politica realizzat acon il rapporto multilaterale . La politica rea-lizzata con rapporti multilaterali si è mani-festata, direi, più per la spinta dei paesinuovi che non per un programma dei paesiex colonizzatori, innanzi tutto per eliminare ,ridurre, o quanto meno rendere meno pe-sante la preoccupazione che attraverso unrapporto bilaterale potesse manifestarsi unaforma di ipoteca diplomatica nei confrontidell 'altro partner, e quindi una specie d ineocolonialismo . In tutte le sedi internazio-nali, in tutti i dibattiti internazionali, sonosempre stati i paesi nuovi che hanno chiestodi multilateralizzare un rapporto, propri oper depurarlo da questa preoccupazione .

Ecco, a mio giudizio, il significato dell aprima convenzione di Yaoundè : il fatto ch ei paesi europei, che avevano avuto questorapporto coloniale, il fatto che paesi europe iche avevano tagliato questo cordone ombeli-cale, il fatto che paesi europei erano indott inella tentazione, chi più chi meno, di rista-bilire sotto altri aspetti un rapporto, che po-tesse profilarsi, di neocolonialismo, il fattoche tutti questi insieme si siano trovati di

fronte, non singolarmente, i paesi africani ,ma tutti quelli - non solo quelli dell'orbit afrancese - che avevano raggiunto l'indipen-denza, ha consentito di dare un contenuto -sempre relativamente parlando - anche so-stanzialmente di parità nel rapporto instau-rato tra i due gruppi .

-In che cosa la seconda convenzione d i

Yaoundé rappresenta un progresso rispett oall'altra ? A parte gli aspetti tecnici, sui qual isi sofferma la relazione scritta, essa rappre-senta un perfezionamento per una clausol aestremamente importante : la nuova conven-zione di Yaoundé, infatti, prevede l'apertur adell'associazione all'adesione a tutti gli altr ipaesi africani . E questo è un dato di fatto, d iuna portata veramente storica, perché così siconsente ai paesi africani rimasti finora fuor idall'associazione di entrarne a far parte e d iusufruire così dei vantaggi derivanti da essa .Che questo avvenga oltre che auspicabile èuna necessità, direi, che si presenta all'oriz-zonte, perché la Comunità europea' nel frat-tempo ha continuato a mantenere il rapport obilaterale, sia pure differenziato in vario modo .Ciò è evidente, basta guardare anche il mod odi origine, la giustificazione di origine de lrapporto associativo : è molto diversa, infatti ,l'associazione della Grecia e della Turchia d aquella del Marocco e della Spagna, o se vo-lete, di Malta e della Jugoslavia, come pur esi tratta di un rapporto associativo molto di-verso da quello che potrebbe aversi con il Li-bano, con Israele o con la RAU . Ma quest orapporto bilaterale non sfugge alla legge fer-rea della bilateralità, per cui il consentire- come la seconda convenzione di Yaoundéconsente - l'adesione ai paesi terzi, significal'allargamento progressivo e generalizzato, re-gionalizzato di una preferenza, di un vantag-gio. Qui è inutile fare evocazioni di caratterestorico ; ma l'assetto politico del secolo scors oda che cosa è stato determinato ? Quando sor-geva uno Stato, soprattutto quando uno Stat osi trovava in condizioni di minorità nei con -fronti del concerto europeo, nei confronti dell aSanta alleanza, la prima cosa che chiedeva ,qual era ?

Nell'adozione degli accordi di caratter ecommerciale, chiedeva l'introduzione dell aclausola della nazione più favorita . Tale clau-sola era lo strumento che permetteva allo Stat oin condizione d'inferiorità di poter profittar edegli eventuali vantaggi che l'altra potenz aaccordasse a terzi . Se, onorevoli colleghi, ri-flettete attentamente sulla convenzione d iYaoundé, sulla possibilità che essa ha di aper-tura a nuove adesioni di terzi, potete notare

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che arriviamo con essa al sistema della gene-ralizzazione delle preferenze, dei vantaggi, de ibenefici derivanti dall'associazione .

Questo è, a mio giudizio, il portato storic opiù rilevante - nonostante Ie pecche che pos-sono sussistere, e che abbiamo denunciato -del sistema dell'associazione . Che cosa signifi-ca ciò, in sostanza, dal punto di vista politico ?Significa che effettivamente i paesi associat ivedono aggiunta alla parità formale la parit àsostanziale, e quindi entrano a far parte di un afamiglia di Stati a pieno titolo .

Qualcuno degli intervenuti ha sollevato, in-cidentalmente, la questione delle misure pro-tettive in caso di difficoltà di smercio per sin-goli prodotti . In primo luogo, si tratta (comeabbiamo sottolineato anche nella relazionescritta) di casi eccezionali; in secondo luogo ,se anche nell'ambito dei Sei, quando questoavviene, si consente il ricorso alla clausola d isalvaguardia, perché ciò non deve consentirs iin un regime più allargato, in un sistema pi ùgeneralizzato, dove cioè motivi di preoccupa-zione e di danno per alcuni dei paesi con-traenti, specie per quanto riguarda le bilancedei pagamenti, si potranno verificare ?

Un simile allargamento, del resto, non è, amio giudizio, scevro di pericoli . Poiché l ' oriz-zonte di osservazione si è allargato durante i lnostro dibattito, sia consentito anche al rela-tore di lanciare lo sguardo verso il futuro . Ri-cordo che proprio in quest'aula, quando s ivarò il trattato di Roma, essendone uno de irelatori, sostenni la tesi che quel trattato er aun congegno potentissimo, una macchina po-tentissima, che aveva dei potentissimi motor ie anche dei potentissimi freni . Prevedevo an-che che la bontà del sistema avrebbe richiestomoderazioni ed equilibri fra la potenza de imotori e la potenza dei freni. Dal punto di vi -sta quantitativo oggi assistiamo a questo feno-meno : .che una comunità accolta da principiocon tante riserve rischia oggi di allargars itroppo, perdendo in profondità ciò che gua-dagna in estensione. Tale discorso vale, a miogiudizio, soprattutto per quanto attiene al con-tinente latino-americano, sul quale tutti i col -leghi che sono intervenuti hanno soffermato laloro attenzione .

La storia di questi anni ci mostra comedalla politica economica nazionale e dagli ac-cordi commerciali bilaterali si sia passati im-provvisamente ad una concezione, non realiz-zata, universalistica, e poi - anche per meritodell ' organizzazione delle Nazioni Unite - s isia aperta una terza fase, ossia quella di ca-rattere « regionale » . Orbene, il sistema del -l ' apertura delle organizzazioni multilaterali

regionali alle successive adesioni esterne intanto ha un valore, in tanto ha un'efficacia, i nquanto non vada oltre certi limiti . Il volerconsiderare la convenzione di Yaoundé com euno strumento che possa essere utilizzato sicet simpliciter per i rapporti dell 'Europa conl'America latina sarebbe un non senso, pe rtanti motivi . È vero che qualcuno potrebbe es-sere indotto a giustificare una tale prospettivaargomentando dal fatto che la stessa conven-zione di Arusha è un legame fra un 'organiz-zazione internazionale e un altro gruppo d i

Stati . Ma va osservato che si tratta in questocaso di un arrangiamento con tre Stati afri -cani, e che la convenzione di Arusha, pur col -legata intimamente con quella di Yaoundé ,costituisce un primo passo per rimuovere al-cuni ostacoli che si presentano all'orizzontein vista dell ' allargamento della CEE alla Gran

Bretagna . Ben diversamente va impostato i lproblema quando oggi con lo sguardo versol'avvenire si fa questione dei rapporti tra laCEE e un nucleo organico di terzi Stati

Non siamo noi a dire questo, sono gli inte-ressati che si muovono su questa strada . Finoal 1959 i contatti con la CEE, anche se spessopolemici, erano tenuti dagli Stati latino-ame-ricani attraverso le delegazioni diplomatiche :

dall ' inizio del 1969 i latino-americani insisto-no perché questo rapporto venga in qualch emodo istituzionalizzato .

È stato ricordato - e giustamente - cheproprio nel mese di luglio di quest 'anno, at-traverso la dichiarazione sottoscritta a Bueno sAires, i 22 paesi latino-americani - insieme ,quindi, non isolatamente - hanno propost o

alla Commissione della CEE un piano moltopreciso che si articola sulla politica agricol acomune, sull 'apporto di capitale europeo all osviluppo latino-americano, sulla collaborazio-ne industriale e tecnologica e sulla riduzionedel costo dei noli marittimi . Orbene, è unacomunità, sia pure occasionata da un desi-derio comune di risolvere insieme certi co-muni problemi, che bussa alla porta dell a

CEE ; non sono singoli .E devo dire - ne abbiamo discusso al Con-

siglio d'Europa - che l'impostazione enun-ciata dai paesi latino-americani è'per l ' Europaun campanello d'allarme. Delle due l'una : osi risponde all ' invito dell'America latina, m aa questo invito bisogna rispondere in manier aglobale; o altrimenti le condizioni dei rap-porti con l 'America latina rischiano di dete-riorarsi .

Sarebbe sommamente grave che si arri-vasse a qualche forma di trattativa ai fini del -l'istituzionalizzazione del rapporto senza una

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previa intesa tra gli Stati europei . È dunqu earrivato il momento di decisioni che devon oessere di carattere globale .

Ed in ciò io vedo l ' aspetto dinamico o, sevolete, la capacità produttiva della conven-zione di Arusha. Questa convenzione, infatti .pur conclusa con paesi che non avevano rap-porti con il mercato comune, perché si trat-tava di territori dipendenti da Stato non en-trato a far parte della CEE, indica una stradaverso l ' instaurazione di un dialogo più co-struttivo e più efficace con altri continenti .Se dico « altri continenti » è perché il mi opensiero non va soltanto all 'America latina ,ma anche all 'Asia. Non è il caso in quest asede di sviluppare questo aspetto del proble-ma, che esiste specie e soprattutto dopo cheil Giappone ha fatto i passi che tutti cono -sciamo in vista di allacciare anch 'esso qual -che forma di rapporto associativo con la CEE .

Ora, se questi sono i termini del problema ,a me sembra che si debba salutare con unaparticolare sodisfazione e, direi, con partico-lare interesse, il fatto che, in questo trava-gliato cammino verso l 'adozione di formuleche possano risolvere in modo adeguato iproblemi che premono alle porte della stori acontemporanea, sia la convenzione di Yaoun-dé, sia quella di Arusha, per le prospettiveche esse presentano, si pongono, se non comeun esempio da imitare, come uno schema dastudiare attentamente in tutte le sue implica-zioni concrete e teoriche .

E ciò perché c'è un altro aspetto da con-siderare. Questi tipi di convenzioni riducon ofortemente la tentazione di potere, non sol oeconomico, manifestato dai grandi, da tutti igrandi . Se si fa un esame attento - e dovremofarlo una volta in questa Camera, signor sot-tosegretario - del passaggio dal primo a lsecondo decennio dello sviluppo, che propri oin questi giorni sarà discusso ed esami-nato dall ' organizzazione delle Nazioni Unite ,potremo renderci conto di quanta parte dell edifficoltà che si riscontrano nell'attuazione d iorganizzazioni del genere di quelle che stiamoesaminando sia individuabile nel particolar eatteggiamento assunto dalle grandi potenze .

Ho ricordato in Commissione e ricordo an-che in quest'aula che, ai fini dello sviluppodei paesi dei quali si parla, non interessatanto il qucintum ; deve indurre a meditazion ee forse a preoccupazione l ' esaminare comequesta collaborazione si realizzi, quali obiet-tivi cerchi di raggiungere, a quali scopi servae come concretamente si atteggi . L ' OECE hafatto uno studio recentissimo sulla politica d iaiuti al terzo mondo, con riferimento anche

a Yaoundé, e fornisce notizie, finora nonsmentite - si tratta di un organismo estrema-mente serio - che denunciano come nel temp osi siano manifestate deformazioni in quell ache doveva essere semplicemente una politic acommerciale b una politica di aiuti . Peresempio, un giudizio che si dà - e, ripeto ,non mi riferisco alla quantità, che pure po-trebbe essere eloquente - in questo studio èche la politica di aiuto sovietica si preoccup a- testuale ! - meno del problema dello svilup-po che di quello dell 'ottimizzazione degl iscambi, analizzata sulla base degli interess icommerciali del paese che fornisce l 'aiuto .È una nuova tattica di politica economic a« triangolare », come si potrebbe definirla .Infatti, l 'aiuto sovietico tende a creare u ncircuito di scambi triangolari : l 'URSS ac-quista materie prime a basso prezzo dai paes iin via di sviluppo (l'Egitto ne sa qualche cosa) ,vende loro beni di investimento non a bass oprezzo, e utilizza il saldo attivo così acqui-sito per acquistare dai paesi occidentali altr eattrezzature necessarie al suo sviluppo eco-nomico .

Quindi, onorevoli colleghi, se vogliam oguardare con serenità, come è obbligo, all econvenzioni che sono state sottoposte al nostroesame, e vogliamo inquadrarle, come sonostate inquadrate in questo dibattito e in Com-missione, nel più vasto contesto di ciò ch esi muove sotto il velame qualche volta oscur odi queste convenzioni, io credo non si poss anon dire, con aderenza alla verità, che l edue convenzioni meritano il consenso dellaCamera. Per questo proponiamo che ne vengaautorizzata la ratifica . (Applausi al centro) .

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'ono-revole sottosegretario di Stato per gli affar iesteri .

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri. Signor Presidente, onorevoli col -leghi, l'interesse del dibattito che qui si è svol-to e la qualità veramente notevolissima degl iinterventi confermano l'importanza delle con-venzioni che la Camera, come il Governo s iaugura, si accinge ad approvare .

Le parole dell'onorevole Vedovato - cheringrazio vivamente per le pregevolissime re-lazioni scritte e per la sua esposizione oral enella quale ha testé puntualizzato così benela natura delle convenzioni di Arusha e d iYaoundé - hanno richiamato tutti, indipen-dentemente dalla parte politica cui ciascunoappartiene, ad una constatazione, e cioè ch ein questo primo decennio di attuazione di una

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politica a favore dei paesi sottosviluppat inessun paese al mondo è ancora riuscito atrovare la formula adeguata ai problemi ch esi vogliono risolvere. Pertanto, prendendo attoche il corso della storia è cambiato, occorr eche noi troviamo formule nuove e più ade-guate per aiutare il decollo dei paesi del terzomondo usciti dal processo di decolonizzazione .

Gli Stati - Uniti d 'America non sono riuscit iad impostare una politica globale dell'aiutoai paesi sottosviluppati . L'esposizione del -l 'onorevole relatore ci conferma che ancheda parte dell 'Unione Sovietica non si è fatt onulla di meglio che realizzare formule colo-nialistiche da altri già sperimentate nel pas-sato. Anche le Nazioni Unite, per parte loro,lanciando il secondo decennio dello sviluppo ,constatano sostanzialmente l ' insufficienza de irisultati del primo decennio .

Il Governo italiano, che si onora di averefirmato le convenzioni di Arusha e di Yaoun-dé, non ritiene che la formula dell'associazio-ne così esperimentata costituisca, onorevol eSandri, qualcosa di miracoloso; ritiene tutta -via che essa sia la formula meno imperfett acon la quale oggi un gruppo di paesi altamen-te industrializzati possa cercare di assumerel'impegno di farsi propulsore dello svilupp odei paesi più poveri .

Certamente tutti riconosciamo le imperfe-zioni di queste convenzioni ; ma se oggi il Go-verno italiano chiede su di esse il voto favo-revole della Camera, lo fa in quello spirito d iapertura e di collaborazione che ha sempreanimato l 'azione dell 'Italia, in questo campo ,già negli anni passati . Parlo, in questo mo-mento, come ex componente del Parlament oeuropeo e sento nelle parole dell ' onorevoleBersani l'eco di battaglie che insieme in quel-la sede abbiamo condotto . Sono quindi con-vinto che i rappresentanti italiani negli orga-nismi comunitari europei si adopereranno af-finché queste convenzioni siano applicate nonin modo da dare adito all ' accusa di neocolo-nialismo, ma in modo da realizzare forme d iautentica collaborazione libera e paritetica tr al ' Europa ed i paesi africani .

Che cosa vi è di particolare, onorevole Lat-tanzi, in queste convenzioni, sia pure con tutt ele loro imperfezioni ? Mi consenta di dire che ,mentre accetto alcune delle riserve e delle cri-tiche da lei fatte (segno, anche, di attento esa-me dei testi) non mi sento di accettare laopinione secondo la quale le convenzioni i nquestione tenderebbero prevalentemente all acreazione di una semplice zona di liberoscambio .

In verità la caratteristica principale dell aconvenzione di Yaoundé è che con essa no icontribuiamo a sviluppare una politica di in-tervento globale per la lotta al sottosviluppo .La differenziazione tra una concezione pura-mente economicistica della collaborazione trapaesi industrializzati e paesi sottosviluppat ie la concezione alla quale noi ci ispiriam osta proprio in questa impostazione globale del -l'intervento, e cioè nella determinazione di unapolitica di collaborazione commerciale accantoad una politica di collaborazione finanziaria ,economica, culturale e di assistenza tecnica .

Il carattere istituzionale dell'associazionegarantisce che essa è il tentativo di dare an-che ai rapporti tra popoli diversi una imposta-zione informata a principi di pari dignità giu-ridica. Se è vero che qualche articolo dellanuova convenzione di Yaoundé e dei proto -colli che l'accompagnano può prestarsi alle in-terpretazioni avanzate dall 'onorevole Lattanzi ,vorrei però osservare che bisogna leggere co nattenzione anche l'articolo 4 del trattato, làdove si osserva che quell ' istituto della clauso-la di salvaguardia che vale per molti paes imembri della Comunità vale, a pieno titolo ,anche per qualsiasi membro associato dell aComunità .

Se vi sono cautele particolari nell 'appli-cazione della clausola di salvaguardia pe ralcuni prodotti soprattutto delle zone tropi -cali, onorevole Lattanzi, esse esistono pro-prio per impedire che di questa associazion esi faccia qualche cosa di chiuso e che sifaccia preclusione all 'esercizio di quei dirittie di quelle aspettative degli altri paesi sot-tosviluppati – estranei all'associazione – neiconfronti della Comunità stessa, diritti edaspettative che sono stati ritenuti giusti d atutti i colleghi intervenuti nel presente di -battito .

Riteniamo quindi che con la nuova con-venzione di Yaoundé si perfezioni una istitu-zione che, senza essere completa, pur essen-do suscettibile di ulteriori perfezionamenti ,costituisce una risposta valida e interessanteai problemi dei paesi africani, alla cui solu-zione l'Italia è indubbiamente chiamata adare un contributo concreto. Basti osservared'altronde come il testo di Yaoundé accentu iquell'intervento economico a correzione dell amonocoltura tipica dell'antico regime colo-niale dei paesi africani .

Ringrazio l'onorevole relatore per averfatto una così pertinente puntualizzazione de lrapporto che esiste tra la convenzione d iYaoundé e quella di Arusha . A nessuno devesfuggire che la Comunità economica europea,

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come istituzione aperta, si apre a tre form edi collaborazione : il rapporto bilaterale (de ltipo di associazione che abbiamo con i paes imediterranei) ; il rapporto multilaterale pre-valentemente a carattere economico-commer-ciale (come quello configurato nella conven-zione di Arusha) ; il rapporto economicoistituzionale (come quello che si ha nell aconvenzione di Yaoundé) .

Ci fa piacere che per un complesso di cir-costanze di tempo le' due convenzioni giun-gano alla ratifica contemporaneamente, per -ché di fronte ad una Comunità economicaeuropea, che noi speriamo possa allargarsicon l'ingresso dell ' Inghilterra e di altri paes ieuropei, si pone il, problema, infatti, di far s ìche la nuova unità dell ' Europa possa contri-buire ad una maggiore unità dell'Africa nuo-va, in un rapporto di collaborazione che hale sue dimensioni regionali . Se oggi infatt il 'Europa si pone in un rapporto di collabo-razione con l'Africa, tale rapporto nasce, oltr eche dalla continuità geografica, anche da lfatto che - credo ne siamo tutti convinti -per la soluzione del problema del sottosvilup-po nel mondo bisogna passare attraverso solu-zioni di carattere regionale; e in una di-mensione regionale la collaborazione Europa -Africa ha certamente un suo senso .

Desidero ringraziare l 'onorevole Storchiper ciò che ha detto soprattutto auspicand oun ' accentuazione della nostra politica di colla-borazione con i paesi in via di sviluppo, par-ticolarmente in materia di collaborazionetecnica e di formazione dei quadri. Questaè sempre stata una preoccupazione del Gover-no italiano; sia certo, onorevole Storchi, ch eanche nell'applicazione degli interventi de lFED al problema della scuola e della forma-zione dei quadri i rappresentanti del Governoitaliano saranno particolarmente sensibili, edel resto in questa materia sanno di pote rcontare sull'appoggio anche del Parlamentoeuropeo .

Faccio mie le sue osservazioni per ciò ch eriguarda l'America latina, ma su questo pun-to tornerò in seguito . Anche se l'ora è avan-zata e se mi riservo di fornire personalmenteall 'onorevole Sandri tutta la documentazion eche egli vorrà richiedermi, voglio precisareche se è vero che noi, come Comunità econo-mica europea, portiamo alla ratifica una con-venzione che ci lega con i SAMA, è vero per òanche che non solo in questa convenzione -come osservava l'onorevole Vedovato - vi ègià la prospettiva di una partecipazione al -l'associazione di altri paesi ed è vero ancheche nel periodo di tempo successivo al 1968

la Comunità economica europea, per ciò ch eè di sua competenza, non ha lasciato null adi intentato per la risoluzione del problemadel sottosviluppo nel mondo, quale emersonelle conferenze dell 'UNCTAD e in altre sediinternazionali .

Mi si consenta quindi di ricordare che ,proprio in coincidenza con la conferenza del -I'UNCTAD, la Comunità economica europe asi è impegnata a fornire un aiuto annuale d icereali, secondo un programma che fino a dora è stato onorato .

Mi sia consentito anche ricordare che, d ifronte agli impegni assunti nel 1968 per l ageneralizzazione delle preferenze tariffari enei confronti dei paesi in via di sviluppo, l aComunità economica europea ha già presen-tato a Ginevra la sua offerta di preferenz egeneralizzate a favore di tutti i paesi in vi adi sviluppo. L'entrata in vigore di esse è sol osubordinata ad un accordo con gli altri , paes i

industrializzati, accordo cui, proprio in- que-sti giorni, la Comunità economica europeasta portando il suo contributo .

Per ciò che riguarda l'atteggiamento circ agli accordi internazionali, a carattere anchemondiale, sui prodotti di base, confermo chela Comunità economica europea è stata part eattiva in tutti tali accordi specie in tema d igrano, zucchero, caffè, stagno, olive, gomma ,ecc. Ed in coincidenza con l ' entrata in vi-gore, anzi con la firma, del trattato che st aoggi per essere ratificato, la Comunità ha de-ciso anche la riduzione tariffaria esternacomune erga omnes (quindi compresi anche ipaesi dell'America latina) per una serie di

prodotti tropicali, ed in particolare per i lcaffè, il cacao e l'olio di palma .

Se, onorevole Lattanzi, talvolta si introduc euna cautela procedurale allorquando i SAMArispondono con una richiesta di esenzione a dalcune facilitazioni tariffarie che vengono loroofferte, quella cautela è dunque determinataanche dalla preoccupazione di non ostacolar euna futura applicazione generale delle prefe-renze a tutti i paesi terzi, dato che si vuol etener fermo il principio di non fare della par-tecipazione all'associazione uno strumento d i

privilegio permanente .Il ministro degli esteri ha già per questo

confermato a Bruxelles come l 'Italia sia favo-revole ad un'estensione dell ' associazione an-che ai paesi che fanno parte del Common-wealth, ed anche per quanto riguarda gli ac-cordi commerciali, gli onorevoli colleghi san -no come talvolta, proprio su iniziativa ita-liana, la Comunità economica europea abbi apromosso accordi commerciali con paesi so-

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prattutto del Mediterraneo . Quanto all 'Ame-rica latina, il Governo non può che ringra-ziare del conforto che trae da questo dibattit oad insistere sui temi che fecero oggetto de lmemorandum italiano, in sede di comunità ,sin dal novembre 1968 .

Per quanto concèrne l'ordine del giorn oche è stato presentato, anticipo che, se l'ono-revole Sandri sarà tanto cortese da accettar ealcuni suggerimenti di carattere formale, i lGoverno sarà ben lieto di accettarlo a titol odi raccomandazione . Proporrò alcune modifi-cazioni di carattere formale perché evidente -mente — come osservava l'onorevole Vedovat o— dobbiamo discutere di un rapporto di col-laborazione che non tocca solo noi italiani ed'altronde non è detto che tutti gli Stati del -l 'America latina abbiano chiesto un rapport ospeciale di collaborazione con l 'Europa. Nonpotrei inoltre accettare un ordine del giorn oche ci impegnasse fin da questo moment osugli aspetti tecnici, i metodi, le procedure ,le esenzioni, le riduzioni tariffarie .

Opportunamente l'onorevole Sandri si èchiesto quello che molto spesso ci chiediam oanche noi : l 'associazione, così come ha fun-zionato fino a questo momento, ha recato qual -che vantaggio ai paesi associati dell'Africa ?È, questa, ' una domanda ovvia e doverosa :doverosa anche per il fatto che l ' impegno fi-nanziario italiano è consistente e che il Go-verno non propone al Parlamento oneri finan-ziari a carico del nostro bilancio per soste -nere posizioni neocolonialistiche . o posizion idi privilegio. Se noi interveniamo, infatti, i nAfrica, noi lo facciamo con il desiderio d ipotere aiutare il « decollo » economico d iquelle popolazioni .

Devo anche osservare, tuttavia, che i paes iassociati alla nostra Comunità, a parte alcun eeccezioni, sono anche tra i più poveri del -l 'Africa e stanno tra quelli che, per un com-plesso di circostanze geografiche, meno d ialtri possono beneficiare di quell ' incrementodi sviluppo che pur ha caratterizzato alcun edelle antiche zone coloniali dell 'Africa e dellastessa Asia .

Ma, a parte l 'aumento di esportazioni e diimportazioni documentato da tutta una seri edi atti del Parlamento europeo (vi è ancheuna pubblicazione della Commissione delleComunità europee, dove si indicano anche iprogetti più interessanti oggi per far sì cheil fondo europeo intervenga — fatta salva l aadesione dei paesi interessati che sono Stat isovrani — su progetti di sviluppo regionale) ,in genere noi calcoliamo che, nel periodo d iapplicazione della prima convenzione, nei pae-

si associati si sia verificato un aumento de lreddito pro capite tra il 4 e il 7 per cento .Abbiamo punte molto alte, come quella dellaCosta d ' Avorio, dove in 5 anni si è notato unincremento del prodotto nazionale lordo de l130 per cento ; abbiamo paesi ad economi astanca e faticosa, come la Somalia, come l arepubblica centroafricana, il Ciad, l 'AltoVolta, paesi dove progredire è molto difficile ,dato anche l'alto tasso di natalità . In mediacalcoliamo comunque che in questi anni s isia raggiunto, come dicevo, e grazie anch ealla nostra associazione, un incremento de lprodotto nazionale lordo tra il 4 e 7 pe rcento . Abbiamo fiducia che un ' amministra-zione più razionale del fondo europeo d isviluppo, con controlli più attenti — ma desi-dero anche precisare che il fondo è un 'orga-nizzazione che fino a questo momento ha fun-zionato con sodisfazione dei paesi utenti edanche, sufficientemente, delle imprese, com-prese quelle italiane, che hanno potuto lavo -rare sotto i suoi auspici — una più puntual ecapacità di intervenire là dove ne esiste effetti-vamente il bisogno e là dove si possa' operareattraverso un moltiplicatore sociale più eleva-to, ci possano far conseguire risultati migliori .

Per i particolari del dibattito, resto a di-sposizione dei colleghi che volessero maggior iinformazioni sulle diverse caratteristiche de ipaesi associati .

Quanto al fondo del problema, onorevol icolleghi, non credo di dover aggiungere molt ealtre cose a quelle che sono state dett etanto opportunamente dall ' onorevole Canta-lupo. Condivido il suo voto a che attravers oquesta associazione l 'Europa sia pronta do-mani ad estendere la sua 'collaborazione in al -tre zone del mondo . Bisogna qui, però, esser eanche molto precisi : il problema del sottosvi-luppo va affrontato con un approccio global ee in dimensioni geografiche regionali . Questonon ci impedisce, come Europa, di partecipar eanche in tutte le altre zone di responsabilit àdel mondo ad una funzione di promozione .Ma l'imponenza del problema fa sì ch evi siano poche alternative : o esso viene sen-tito come problema di cui sono responsa-bili tutte le comunità già altamente industria-lizzate del mondo, o diversamente è impossi-bile credere che l'Europa possa arrivare a ri-solverlo dovunque attraverso le sue risorse ,anche se, ripeto, l'Europa è oggi in grado, at-traverso l'esperienza di Arusha e di Yaoundé ,di portare nella sede internazionale un mo-dello di partecipazione al problema del sotto-sviluppo che può essere di utile esempio anch eper altri paesi .

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È quindi ovvio per il Governo italiano l 'au-spicio che alle organizzazioni internazionali .quale la banca mondiale, la FAO, le agenzi edelle Nazioni Unite, che seguono questi pro-blemi particolari, si associno sempre di piùtutte le grandi potenze, ivi compresa la Rus-sia, ivi compresi gli Stati Uniti d 'America eivi compresa la Gran Bretagna . E certo saràcompito del Governo italiano far sì che propri ol 'applicazione di questi trattati venga intesanon come una risposta che si esaurisce inquesti anni, ma come un contributo ad unadiscussione più ampia sul problema del sotto -sviluppo, di fronte al quale, d'altronde, l 'Eu-ropa ha anche il vantaggio di presentarsi oggicome una comunità che può apparire in s estessa, in un certo senso, risposta originaleal problema dello sviluppo .

L'onorevole Vedovato ha magistralmentechiarito nel suo intervento il perché l 'asso-ciazione con i paesi africani è per noi uncompito al quale non possiamo sottrarci . Al-l 'onorevole Lattanzi, che ha sollevato rilieviin ordine all ' autonomia di giudizio dei paes iassociati, faccio osservare la diversità dell aposizione di essi rispetto a quella degli Stat imembri della Comunità economica europea .Mentre per noi l'associazione è un vincoloal quale non possiamo venire meno,- per ipaesi associati essa è una facoltà che gli asso-ciati africani e malgascio esercitano ogni cin-que anni allorquando sottoscrivono il rinnov odelle convenzioni . Essi possono recedere quan-do lo vogliano dall 'associazione. Se non l'han-no fatto, come è stato messo in rilievo dal -l'onorevole Storchi, dall'onorevole Bersani eda altri colleghi, vuol dire che, tutto som-mato, essi che sono costruttori di un 'Africanuova hanno sentito che, attraverso quest acollaborazione, trovavano come loro partnerun' Europa nuova, al pari di essi desideros adi promuovere un equilibrio sociale nuov onel mondo.

Queste sono le ragioni per le quali, signorPresidente, mentre ringrazio la Camera peri pregevoli interventi con i quali si è volutoarricchire il dibattito, mi permetto di racco-mandare a nome del Governo l 'approvazionedei due disegni di legge di ratifica . (Applaus ial centro) .

PRESIDENTE. Dell'ordine del giorn oSandri, unico presentato, è già stata data let-tura nel corso di questa seduta .

Qual è il parere del Governo su quest ' or -dine del giorno ?

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gl iaffari esteri. Come ho già accennato, signor

Presidente, mi auguro che l ' onorevole San-dri voglia accettare talune modificazioni d iordine formale, richieste — più che altro — d aconsiderazioni di correttezza, dato che siam opartners nella Comunità economica europe adi altri cinque paesi che con noi operano perla associazione .

Il testo dell'ordine del giorno Sandri, conle modifiche che il Governo propone, risul-terebbe, quindi, il seguente :

« La Camera ,

udite le dichiarazioni rese dal Governoin sede di dibattito sulla ratifica ed esecuzion edegli accordi di Yaoundé e di Arusha ;

considerando che l 'esperienza dimostre-rebbe non infondate le preoccupazioni e l ecritiche espresse nei confronti dell'associa-zione tra la Comunità economica europea egli Stati africani e malgascio associati, d aparte di altri paesi in via di sviluppo, segna-tamente dell'America latina, qualora la CE Enon approfondisse il suo interesse a colla-borare col subcontinente americano ;

prendendo atto che già con il " consensodi Vina del Mar " e poi con la " dichiarazion edi Buenos Aires " dello scorso luglio, paes idell 'America latina hanno in sostanza pro -posto l'apertura di trattative per la defini-zione di accordi economico-commerciali conla CEE ;

raccomanda al Governo di accentuare l eopportune e già intraprese iniziative in sed ecomunitaria, volte a sollecitare e ottenere chela CEE si impegni, nei confronti dei paes i

dell'America latina che lo desiderino, per unapolitica economica che ne aiuti l ' indipendenzae lo sviluppo ;

auspica che il nuovo rapporto di col-laborazione effettivamente paritaria che devestabilirsi tra le CEE e l'America latina poss aconcorrere al realizzarsi delle fondamental irichieste avanzate dai paesi del " terzo mon-do " nell'incontro che si tenne ad Algeri i nvista della II conferenza UNCTAD, all 'espan-sione degli scambi su scala mondiale, per l asovranità e per il progresso dei popoli in lott acontro la minaccia neocolonialista, per l ' effet-tiva e volontaria cooperazione internazionale ,

per la pace » .

In questo testo, il Governo è disposto adaccettare l'ordine del giorno Sandri a titolodi raccomandazione .

PRESIDENTE. Onorevole Sandri, accett ale modificazioni proposte dall'onorevole sotto -segretario al testo del suo ordine del giorno,

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che il Governo si è dichiarato disposto adaccettare, in tal caso, a titolo di raccoman-dazione ?

SANDRI. Sì, signor Presidente, e noninsisto per la votazione .

PRESIDENTE . Sta bene. È così esaurit ala trattazione degli ordini del giorno.

Si dia lettura degli articoli del disegno d ilegge n . 2591 (identici nei testi del Governoe della Commissione), che, non essendo stat ipresentati emendamenti, porrò successiva -mente in votazione .

TERRAROLI, Segretario, legge :

ART. I .

Il Presidente della Repubblica è autoriz-zato a ratificare i seguenti atti internazional ifirmati ad -Arusha il 24 settembre 1969 :

a) 'accordo che crea un'associazione tr ala Comunità economica europea e la Repub-blica unita di Tanzania, la Repubblica del -l'Uganda e la Repubblica del Kenya, con al -legati cinque protocolli, un atto finale e novedichiarazioni ;

b) accordo interno relativo ai provvedi -menti da prendere ed alle procedure da se-guire per- l'applicazione dell'accordo ch ecrea un'associazione tra la Comunità econo-mica europea e la Repubblica unita di Tan-zania, la Repubblica dell'Uganda e la Repub-blica del Kenia .

(È approvato) .

ART . 2 .

Piena ed intera esecuzione è data agl iatti internazionali indicati nell'articolo pre-cedente a decorrere dalla loro entrata in vi -gore in conformità agli articoli 34 e 9 degl iaccordi rispettivamente indicati nelle letter ea) e b) dell'articolo I .

(È approvato) .

ART. 3.

Il Governo è autorizzato ad emanare, pertutta la durata dell'accordo di associazione ,con decreti aventi forza di legge ordinaria ,le norme per dare esecuzione alle decisionidel consiglio di associazione previste dall'ar-ticolo 23 dell'accordo stesso, nonché le norm eper dare esecuzione alle misure transitori epreviste dal paragrafo secondo dell'articolo 2 6dell'accordo stesso .

(È approvato) .

PRESIDENTE. Il disegno di legge sarà vo-tato a scrutinio segreto in altra seduta .

Passiamo agli articoli del disegno di leggen. 2686 .

Il Governo accetta il testo della Commis-sione ?

PEDINI, Sottosegretario di Stato per gliaffari esteri Sì, signor Presidente .

PRESIDENTE . Si dia lettura degli arti-coli, che, non- essendo stati presentati emen-damenti, porrò successivamente in votazione .

TERRAROLI, Segretario, legge :

ART. 1 .

Il Presidente della Repubblica è autoriz-zato a ratificare i seguenti Atti internazional irelativi all'Associazione tra la Comunità eco-nomica europea e gli Stati africani e mal-gascio associati a tale Comunità, firmati aYaoundé il 29 luglio 1969 :

a) Convenzione . di Associazione tra l aComunità Economica Europea e gli Stati afri -cani e malgascio associati a tale Comunità ,con Protocolli allegati ed Atto finale ;

b) Accordo relativo ai prodotti di com-petenza della Comunità Europea del Car-bone e dell'Acciaio ;

c) Accordo interno relativo ai provvedi -menti da prendere e alle procedure da se-guire per l'applicazione della Convenzione d iAssociazione tra Ia Comunità Economica Eu-ropea e gli Stati africani e malgascio associat ia tale Comunità ;

d) Accordo interno relativo al finanzia-mento e alla gestione degli aiuti della Co-munità .

(È approvato) .

ART. 2 .

Piena ed intera esecuzione è data agl iAtti internazionali indicati nell'articolo precedente a decorrere dal giorno della loro en-trata in vigore in conformità agli articoli 59 ,5, 9 e 25 degli Accordi di cui alle lettere a) ,b), c) e d) dello stesso articolo .

(È approvato) .

ART. 3 .

Per dare esecuzione agli obblighi derivan-ti dall ' attuazione della presente legge viene

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autorizzata la spesa complessiva di lire 8 8miliardi, ripartita come segue :

anno 1970 lire 5 miliardi ;anno 1971 lire 8 miliardi ;anno 1972 lire 10 miliardi ;anno 1973 lire 10 miliardi ;anno 1974 lire 12 miliardi ;anno 1975 lire 14 miliardi ;anno 1976 lire 14 miliardi ;anno 1977 lire 15 miliardi .

(Ii approvato) .

ART . 4 .

All 'onere derivante dall ' attuazione dell apresente legge, valutato in lire 5 miliardi pe rl'anno finanziario 1970 ed in lire 8 miliard iper l ' anno finanziario 1971, si provvede me-diante riduzione di pari importo degli stan-ziamenti rispettivamente iscritti al capitolon. 3523 dello stato di previsione del Minister odel tesoro per gli anni finanziari medesimi .

Il ministro del tesoro è autorizzato ad ap-portare, con propri decreti, le occorrenti va-riazioni di bilancio .

(R approvato) .

ART. 5 .

Il Governo è autorizzato ad emanare, condecreti aventi valore di legge ordinaria e se-condo i principi direttivi contenuti negli Att iinternazionali indicati nell ' articolo i dell apresente legge, le norme necessarie per dar eesecuzione agli obblighi derivanti dagli Att istessi nonché le norme per dare esecuzion ealle misure transitorie previste dal secondocomma dell 'articolo 62 della Convenzion estessa .

(È approvato) .

PRESIDENTE. Il disegno di legge sarà vo-tato a scrutinio segreto in altra seduta .

Annunziodi interrogazioni e di interpellanze.

TERRAROLI, Segretario, legge le interro-gazioni e le interpellanze pervenute alla Pre-sidenza .

TEMPIA VALENTA . Chiedo di parlare .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà .

TEMPIA VALENTA . Signor Presidente ,vorrei pregarla di sollecitare il Governo arispondere ad una interrogazione che ho pre -

sentato 15 giorni or sono, riguardante la gra-ve situazione venutasi a creare nel Biellesecon molte centinaia di licenziamenti e parti-colarmente nel lanificio Bozzalla di Coggio!a ,che ha licenziato 280 dipendenti e la cui fab-brica è occupata da 15 giorni ; e nel lanificioGallo Olivetti, che ha minacciato il licenzia -mento di 250 dipendenti con la chiusura dell ostabilimento. Proprio in questi giorni si son oaggiunti altri stabilimenti, come il lanifici oFaudella, la pettinatura italiana di Vigliano ,con altre centinaia di licenziamenti .

Pertanto, stante la gravità del problem ae stante la pressante richiesta avanzata a lGoverno, sollecitiamo una risposta a quest ainterrogazione sugli impegni che si intendo -no prendere .

ARZILLI . Chiedo di parlare .

PRESIDENTE. Ne ha facoltà .

ARZILLI . Signor Presidente, vorrei pre-garla cortesemente di sollecitare la rispost aall'interrogazione già due volte presentata alPresidente del Consiglio e al ministro dellepartecipazioni statali in ordine alla ventila-ta operazione tecnico-finanziario-produttiv atra la FIAT e l'ITALSIDER, ed in partico-lare allo scorporo della siderurgia piombine-se che questa operazione prevederebbe .

Ho detto che già ho presentato due volt equesta interrogazione : dato che il contenutodi questa ventilata operazione e le attese ch eci sono, mi permetto di pregarla di interes-sare i ministri competenti a dare rispostaall'interrogazione stessa .

PRESIDENTE. La Presidenza interesserài ministri competenti .

Ordine del giornodella seduta di domani .

PRESIDENTE. Comunico l'ordine de lgiorno della seduta di martedì 13 ottobre 1970 ,alle 16 :

1. — Svolgimento della proposta di legge :

GREGGI ed altri : Provvedimenti in fa-vore dei cittadini italiani espulsi dalla Libi a(2689) .

2. — Discussione del disegno di legge :

Conversione in legge, con modificazioni ,del decreto-legge 28 agosto 1970, n . 622, con-cernente provvidenze a favore dei cittadini

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italiani rimpatriati dalla Libia, integrazion idelle disposizioni per l'assistenza ai profughi ,nonché disposizioni in materia previdenzialea favore dei cittadini italiani che hanno svolt oattività lavorativa in Libia e dei loro fami-liari (Approvato dal Senato) (2730) ;

e della proposta di legge :

ABELLI ed altri : Proroga per la durat adi un triennio della legge 27 febbraio 1958 ,n. 130, sull 'assunzione obbligatoria dei pro-fughi (2684) ;

— Relatore : Salvi .

3. — Svolgimento della mozione Giannan-toni (l-00099) e della interpellanza Spitella(2-00543) sull 'università di Roma.

4. — Discussione del disegno di legge co-stituzionale :

Modificazioni e integrazioni dello Statut ospeciale per il Trentino-Alto Adige (2216) ;

e della proposta di legge costituzionale :

BALLARDINI ed altri : Modifica dell'arti-colo 63 dello Statuto speciale della RegioneTrentino-Alto Adige (277) ;

— Relatori: Ballardini, per la maggio-ranza; Scotoni e Malagugini ; Luzzatto, di mi-noranza .

5 . — Seguito della discussione del disegnodi legge :

Delega legislativa al Governo della Re -pubblica per la riforma tributaria (1639) ;

— Relatori : Silvestri e Bima, per la mag-gioranza ; Raffaelli, Vespignani e Lenti, di mi-noranza .

6. — Discussione del disegno di legge co-stituzionale:

Modifica del termine stabilito per la du-rata in carica dell 'Assemblea regionale sici-liana e dei Consigli regionali della Sardegna ,della Valle d'Aosta, del Trentino-Alto Adige .del Friuli-Venezia Giulia (1993) ;

e della proposta di legge costituzionale:

LIMA e SGARLATA : Modifica del terminestabilito per la durata in carica dell'Assem-blea regionale siciliana e dei Consigli regio-nali della Sardegna, della Valle d 'Aosta, de lTrentino-Alto Adige, del Friuli-Venezia Giu-lia (1258) ;

— Relatore : Bressani .

7 . — Votazione a scrutinio segreto dei di -segni di legge:

Ratifica ed esecuzione dello Scambio diNote tra l'Italia e la Jugoslavia, effettuato aRoma il 30 aprile 1969 relativo alle liste « Ce « D » annesse all 'Accordo del 31 marzo 1955sugli scambi locali tra le zone limitrofe d iTrieste da una parte e di Buje, Capodistria ,Sesana e Nuova Gorizia dall ' altra (2595) ;

Ratifica ed esecuzione degli Accordi in-ternazionali firmati ad Arusha il 24 settem-bre 1969 e degli Atti connessi, relativi all 'As-sociazione tra la Comunità economica europe ae la Repubblica di Tanzania, la Repubblicadell'Uganda e la Repubblica del Kenya (2591) ;

Ratifica ed esecuzione degli accordi in-ternazionali firmati a Yaoundé il 29 lugli o1969 e degli Atti connessi relativi all 'Associa-zione tra la Comunità economica europea egli Stati africani e malgascio associati a tal eComunità (2686) .

8. — Discussione delle proposte di legge :

BoNIFAZI ed altri : Norme per l 'attivitàe il finanziamento degli enti di sviluppo (Ur-genza) (1590) ;

MARRAS ed altri : Misure per contener eil livello dei prezzi nella distribuzione de iprodotti agricolo-alimentari (Urgenza) (1943) .

9. — Discussione delle proposte di legge :

Senatori DE MARZI ed altri ; CIPOLLA edaltri : Nuova disciplina dell ' affitto di fondi ru-stici (Testo unificato approvato dal Senato )(2176) ;

PIRASTU ed altri : Norme per la riform adel contratto di affitto pascolo in Sarde-gna (117) ;

ISGRÒ : Modifiche per la disciplina deicontratti di affitto dei terreni per uso di pa-scolo in Sardegna (2161) ;

ANDREONI ed altri : Norme in materia d iaffitto di fondi rustici (2378) ;

BIGNARDI ed altri : Norme in materia d iaffitto di fondi rustici (2404) ;

— Relatori : Ceruti e Padula.

La seduta termina alle 21,10 .

IL CONSIGLIERE CAPO SERVIZIO DEI RESOCONTI

Dott . MANLIO ROSS I

L'ESTENSORE DEL PROCESSO VERBAL E

Dott . ANTONIO MACCANICO

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INTERROGAZIONI E INTERPELLANZEANNUNZIATE

INTERROGAZION IA RISPOSTA SCRITT A

PINTUS. — Al Ministro per gli intervent istraordinari nel Mezzogiorno e nelle zone de-presse del centro-nord e ai Ministri dei la-vori pubblici e dell'interno . — Per sapere :

1) se siano informati dei gravi inconve-nienti che si verificano in occasione delle par-tite di calcio per accedere allo stadio Sant'Eli adi Cagliari data l ' assoluta mancanza di qual-siasi sistema viario ;

2) cosa intendano fare perché gli stan-ziamenti, già approvati da anni, sul pian odi rinascita della Sardegna e da parte dell aRegione e del comune, siano finalmente uti-lizzati nell ' intento di costruire il previsto e dapprovato asse di scorrimento lungo il trac-ciato del viale Colombo con i relativi sbocch iintorno allo stadio, e di sistemare l ' interazona;

3) se, nell'attesa che tutto ciò sia com-piuto, non ritengano, nell 'intento di attenua-re i gravissimi inconvenienti, di favorire l arealizzazione di un piano di emergenza chepotrebbe consistere :

a) nel costruire altre due passerelle pe-donali sul canale delle Saline ;

b) nel bitumare il viale Cristoforo Co -lombo ;

c) nel bitumare lo spazio che circondaimmediatamente lo stadio anche nell'intentodi ricavarne un vasto parcheggio . (4-13775 )

GIOMO . — Al Ministro della pubblic aistruzione. — Per conoscere quali provvedi-menti ritenga di dover adottare in favore de i65 studenti dell'istituto professionale Berta-relli per i servizi turistici di Milano, la cu iiscrizione alla quarta classe serale del corsooperatori turistici (post-qualifica) è stata re-spinta .

Detti studenti infatti, dopo tre anni d istudio hanno conseguito un diploma di qua-lifica e in base alla legge n . 754 del 27 otto-bre 1969, sono ammessi a frequentare duecorsi supplementari di perfezionamento post -qualifica, che permettono loro di acceder epoi all 'università .

La quarta classe serale venne istituita nel -l 'anno scolastico 1969-70 e proseguirà quest oanno la quinta sempre serale .

Alla fine dell'anno scolastico 1969-70, 9 5studenti si iscrissero alla quarta classe (parte

alla diurna, parte alla serale) e hanno attes ofiduciosi l'inizio del nuovo anno scolastico .Soltanto il 15 settembre 1970 è stato loro comu -nicato che la quarta classe serale era stataabolita e che sarebbero stati ammessi all aquarta diurna non oltre 30 studenti .

L'interrogante fa presente inoltre che laabolizione a sorpresa della quarta classe se-rale impedisce a questi giovani, prevalente -mente lavoratori, di continuare gli studi nel -l'istituto liberamente scelto e, quel che è più

grave, vieta loro di accedere ad altri istitut iessendo ormai da tempo scaduto il termine pe rgli esami integrativi di ammissione .

Tale assurda situazione, oltre tutto, vìol ail principio costituzionale che sancisce esser ela scuola un diritto di tutti aperto a tutti .

(4-13776 )

LUCCHESI. — Ai Ministri del bilancio eprogrammazione economica, dei lavori pub-blici e della marina mercantile . — Per saperecosa è avvenuto dei 10 miliardi previsti all o

elenco n . 6 del capitolo 5381 del bilancio 1970 ,che dovevano servire per « l'esecuzione di ope-re portuali » e sui quali ben due erano stat ipromessi per il porto di Livorno .

Tale porto – come è noto – soffre oggi d iuna carenza di opere veramente grave, mentr eil volume dei traffici si è raddoppiato nell'ul-timo decennio .

(4-13777 )

LUCCHESI . — Al Ministro dei lavori pub-blici . — Per sapere quando ritiene che l'ANA Spossa provvedere a realizzare la variante ester-na all'abitato di San Donnino nel comune d iPiazza al Serchio (Lucca) sulla statale n . 445 .

Già da giorni il compartimento ANAS d iFirenze ha provveduto a rimettere alla dire-zione generale dell'ANAS la richiesta di que l

comune .Si deve aggiungere che tale variante s i

rende del tutto urgente per ovviare ai grav ie qualche volta tragici incidenti che si veri-ficano sull'attuale percorso .

(4-13778 )

LUCCHESI . — Ai Ministri dell'interno edei lavori pubblici . — Per sapere come ma inon sono stati applicati per le frazioni d iSasso Pisano (comune di Castelnuovo Val d i

Cecina) e di Lustignano (comune di Poma-rance) in provincia di Pisa, gli stessi bene-fici di legge adottati per il comune di Monte -

rotondo M . in provincia di Grosseto, a se-guito del terremoto del 19 agosto 1970 .

Data la vicinanza di dette frazioni a Monte -rotondo, i danni subiti sono stati quasi al-

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trettanto gravi e, comunque, non sostenibil idalle popolazioni danneggiate .

Basti pensare che la chiesa parrocchiale d iSasso Pisano — quella antica — è stata chius aal culto perché pericolosa e quella di Lusti-gnano ha subìto un danno valutato in 4 mi-lioni .

Per non dire delle case lesionate e forte -mente danneggiate che dovranno essere com-pletamente demolite .

(4-13779 )

SKERK. — Al Minist'ro' della marina mer-cantile . — Per sapere se è a conoscenza dell epreoccupanti notizie su un riassetto di ser-vizi marittimi di preminente interesse nazio-nale da parte della FINMARE, con un ridi-mensionamento delle linee facenti capo aTrieste . Poiché questo proposito si muove nel -la logica della progressiva diminuzione del -l'intervento pubblico nel settore dell'arma -mento e, al tempo stesso, dello smantellamen-to sistematico dell'economia triestina, si vuolesapere se non si intende sospendere ogn iprovvedimento in questo senso e quali propo-siti vi sono per il futuro della flotta di Stato ,in particolare per quanto concerne Trieste .

Per sapere infine se non ritenga ormai in -differibile la convocazione della più volte pre-annunciata conferenza del mare Per affron-tare in modo organico tutti i problemi dell oarmamento, dei trasporti marittimi, dei traf-fici portuali e delle costruzioni navali ed i ngenerale della politica marinara del nostroPaese .

(4-13780 )

DELFINO . — Al Ministro dei lavori pub-blici . — Per conoscere i motivi della mancataassunzione della invalida civile di guerra DiGirolamo Emma da Loreto Aprutino (Pescara )che, in data 6 dicembre 1968, ricevette dal Mi-nistero dei lavori pubblici (Direzione general eaffari generali del personale divisione terzasezione prima con foglio n . 20917) la richiestadella documentazione necessaria per l 'assun-zione .

(4-13781 )

NICCOLAI GIUSEPPE. — Al Ministrodella difesa . — Per sapere i motivi per i qual isi nega agli eredi del Tenente Pilota dell a46a Aerobrigata Tenente Angelo Ferretto, ca-duto nella tragedia di Rivolto (Udine), il pre-mio di congedamento previsto dalla legge 2 1maggio 1960, n. 556 ;

per sapere come possa lo Stato ritenereperento un diritto conseguito in servizio, mese

per mese, percependo la indennità mensiledi aeronavigazione, perché il titolare cade inservizio; con ciò statuendo un lucro macabroda parte dello Stato, che da quella « morte » ,al servizio della Patria, guadagna quelle in-dennità accantonate, mese per mese, con i lrischio della aeronavigazione .

(4-13782 )

SERVELLO E GUARRA. — Ai Ministridei lavori pubblici, dell ' interno e della sanità.— Per sapere se non ritengano di affrontar econ urgenza l 'annosa questione del Canal eRedefossi, assumendo iniziative intese a mag-giorare lo stanziamento di 700 milioni già de-liberato dal Ministero dei lavori pubblici ; perconsiderare la possibilità d'un intervento su lcomune e sulla provincia inteso a promuover eun più congruo finanziamento delle opere pre-viste e mai iniziate .

Gli interroganti chiedono, altresì, di sa-pere se la gravità della situazione igienico -sanitaria delle zone di San Donato e di SanGiuliano e la vana esasperata attesa delle po-polazioni funestate dall'anzidetto canale nonmeritino più che parole e promesse uh con-creto inizio dei lavori di sistemazione, supe-rando ogni e qualsiasi intralcio burocraticoed ogni pretesto di competenza .

(4-13783)

MILIA. — Al Ministro del lavoro e dell aprevidenza sociale. — Per sapere se sia a co-noscenza del rilevantissimo numero di inci-denti sul lavoro verificatisi in questi ultim ianni negli stabilimenti della Petrolchimica d iPortotorres .

Molti di questi incidenti sono risultat imortali ed hanno gettato nella disperazione ,anche materiale, numerosissime famiglie ch esino ad oggi — stante la lungaggine dell eistruttorie civili e penali — ben poco, o nulla ,sono riuscite ad ottenere a titolo di risarci-mento di danni .

L'interrogante chiede di sapere se il Mi-nistro ritenga indispensabile disporre la piùrigorosa inchiesta sui detti incidenti sul la-voro, tutti dovuti a negligenza e colpa dell aimpresa .

Da notarsi che contro imprese e impresar idel genere, che dispongono di migliaia di mi-liardi è troppo difficile lottare per la tuteladei propri diritti da parte di famiglie che vi-vevano e vivono col salario che non supera l enovantamila lire mensili .

Siffatta situazione ha ormai creato l'allar-me e la sfiducia nei lavoratori e nelle loro fa-miglie .

(4-13784)

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TRIPODI ANTONINO. — Al Ministro de ilavori pubblici . — Per conoscere se rispondaa verità che tre ispettori generali del servizi otecnico del genio civile, in una relazione su ilavori del porto di Sibari (Cosenza), abbianoconcluso affermando essere preferibile il rico-noscimento degli errori finora compiuti con l osperpero di circa un miliardo 600 milioni d ilire, anziché continuare a spendere altri mi-liardi per un'opera tecnicamente irrealizza-bile per la natura dei fondali in località Schia-vonea; se è vero altresì che il gabinetto de 3ministro abbia svolto pressioni sui predett iispettori per indurli a modificare il loro giu-dizio ; se è vero infine che essi siano rimasti ir-removibili nel loro parere tecnico .

(4-13785)

TOZZI CONDIVI . — Al Presidente delConsiglio dei ministri e al Ministro per gli in-terventi straordinari nel Mezzogiorno e nell ezone depresse del centro-nord. — Per saperese non ravvisino di somma urgenza il provve-dere al rilancio della Cassa per il Mezzogiorno– attualmente priva di mezzi – considerandole condizioni nelle quali si trovano i vari con-sorzi dei nuclei industriali nella impossibilit àdi acquistare le aree, di provvedere alle in-frastrutture per la installazione degli impiant igià progettati – per i quali esistono precisi edindilazionabili impegni – e pronti per esser erealizzati con la sistemazione di ingenti masseoperaie ; chiede assicurazioni tali da dissiparela sfiducia che si sta diffondendo tra color oche intendono operare .

(4-13786)

DELLA BRIOTTA. — Al Ministro dellaagricoltura e delle foreste . — Per chiedere s enon ritenga di modificare la circolare n . 8del 14 febbraio 1970 che esclude la possibilitàdegli ispettorati provinciali dell'agricoltur adi stanziare fondi per la distribuzione di pre-mi di allevamento e produzione di giovench eselezionate .

Tale provvedimento, a parere dell'interro-gante, colpisce in modo grave gli allevator idelle zone di montagna, in percentuale elevat aaderenti al libro genealogico, per i quali dett ipremi costituivano un notevole incentivo all aricerca di tori miglioratori e all 'allargamentodella selezione .

L 'interrogante fa altresì presente il casodella provincia di Sondrio, la quale vant aaltissime tradizioni zootecniche, che viene atrovarsi in condizioni di evidentissima infe-riorità rispetto alle province limitrofe della

regione Trentino-Alto Adige e della confinan-te Confederazione elvetica, dove la produzion edi giovenche selezionate continua a essere so-stenuta con incentivi diretti e indiretti .

(4-13787 )

CESARONI E POCHETTI . — Al Ministrodell ' interno. — Per sapere quali sono i mo-tivi per i quali a tutt ' oggi non sono stati con-vocati i comizi elettorali nel comune di Fra-scati ed altri comuni della provincia di Romai cui consigli comunali scadono alla fine d inovembre 1970 .

Se non ritiene opportuno intervenire per -ché il prefetto convochi entro i termini pre-visti dalla legge i comizi elettorali per i co-muni i cui consigli comunali scadono entr oil mese di novembre 1970 .

(4-13788)

COVELLI, CASOLA, CUTTITTA, DE LO-RENZO GIOVANNI, GATTI E MILIA . — A lPresidente del Consiglio dei ministri e ai Mi-nistri dell'interno e delle finanze. — Per co-noscere quali concreti, organici ed urgent iprovvedimenti il Governo intenda promuove-re – oltre quelli di emergenza attuati – pe ralleviare i gravi disagi e riparare gli ingent idanni subiti dalla popolazione di Genova edel retroterra in conseguenza della spavento -sa alluvione dell'8 ottobre 1970 .

In particolare, considerando che l'entit àdei danni causati dall'alluvione e dal nubifra-gio nel centro della Liguria non è certament einferiore, per distruzioni e numero delle vit-time, a quella verificatasi a Firenze nel no-vembre 1966, l ' interrogante chiede se non s iritenga doverosa l 'estensione alla provincia diGenova delle agevolazioni creditizie in favor edegli artigiani, commercianti e piccole e me -die industrie a suo tempo elargite alla provin-cia di Firenze ed altri centri della Toscana .

Gli interroganti chiedono altresì che veng adisposta immediatamente l'erogazione di con-tributi a fondo perduto alle famiglie e alleaziende colpite dal nubifragio e dall'alluvion ee che infine venga deliberata la sospensionedel pagamento dei tributi per almeno un pe-riodo di sei mesi a favore dei danneggiat idalla tremenda calamità atmosferica . (4-13789 )

GIOMO. — Al Ministro della pubblicaistruzione . — Per conoscere le ragioni in basealle quali gli organi direttivi dell'Opera uni-versitaria abbiano deciso di aumentare la ret-ta degli studenti residenti presso la casa dell ostudente, provocando con ciò non soltanto le

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proteste degli studenti ma anche l'occupazion edella mensa e della stessa sede dell'Operauniversitaria .

L'interrogante chiede, altresì, di sapere s esia a conoscenza della situazione verificatas inella suddetta casa dello studente dove, no-nostante le continue richieste degli interessati ,non è stata ancora convocata, da parte de ldirettore, la Commissione mista di funzionar ie studenti universitari « per la stipula e i lrinnovo dei contratti per l 'acquisto di alimen-tari » nominata nel giugno 1970 con decretodell 'allora commissario governativo e di cuifanno parte, per la prima volta, in rappre-sentanza degli studenti, tre membri effettivi .

In considerazione di quanto sopra si chie-de di sapere quali iniziative intenda adottareil Ministro della pubblica istruzione per eli -minare il grave stato di disagio in cui versanogli studenti universitari « fuori sede » iscritt ipresso l 'Ateneo romano .

(4-13790 )

MARINO. — Al Ministro dei lavori pub -blici . — Per conoscere quali provvediment iintende adottare in ordine a quanto segue :

La cattedrale di Agrigento, costruita d aSan Gerlando nel secolo XI (1092 =1104) in

stile arabo-normanno, è il simbolo dell aChiesa agrigentina nel secondo millenni ocristiano. Oggetto di cure amorose e dispen-diose da parte dei 68 vescovi che si sono suc-ceduti, è stata il centro della vita cristianadella vasta diocesi .

La cattedrale, monumento d'arte e di fede ,restituita all 'originale stile, da monsignorLagumina, arricchita d 'un grandioso organ oa tre tastiere e cinquemila canne, restaurat arecentemente nel prezioso soffitto ligue-trecen-tesco, è stata sconvolta dalla frana del 1 9luglio 1966 ed altri danni si sono verificat iper il terremoto del 15 gennaio 1968. Vescovo,sacerdoti e fedeli hanno chiesto ripetutament eche la cattedrale sia riaperta al culto .

Purtroppo sono già trascorsi quattro annie due mesi dagli eventi che l'hanno seria -mente danneggiata ed ancora nulla, letteral-mente nulla, si è fatto nonostante gli im-pegni assunti varie volte dagli organi respon-sabili . Il clero, la popolazione, attende quind icon ansietà che sollecitamente e sul serio, s iprovveda al restauro della cattedrale, che oltr ead essere la casa del culto è monumento ad-ditato da tutte le guide turistiche come testi-monianza artistica non inferiore ai templi .

(4-13791)

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INTERROGAZION IA RISPOSTA ORAL E

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro dei lavori pubblici, per conoscere :

se non ritenga opportuno sollevare dal -l'incarico l'ingegnere capo del genio civile d iCaserta, avendo egli ampiamente dimostrat ocon la nota trasmessa al provveditorato all eopere pubbliche - sezione urbanistica - d iNapoli, in ordine alla revoca delle licenz eedilizie, disposta dal sindaco di Castelvolturnonei confronti della società Coppola Pinet aMare, di ignorare o di voler deliberatamenteignorare, precise disposizioni di legge e diret-tive contenute in circolari ministeriali ;

se non ritenga doverosa una decision ecome quella richiesta sopra in considerazion edella esigenza di spezzare un atteggiamentodi compiacenza, se non addirittura di collu-sione, di alcuni uffici pubblici nei confront idello scempio compiuto dalla società Coppolain una zona come quella di Castelvolturno ,caratterizzata come quadro paesistico di note-vole interesse e soggetta da anni ad una atti-vità di rapina da parte di privati speculatoriche sta distruggendo beni collettivi che do-vrebbero invece trovare nei pubblici poter iuna tenace difesa .

(3-03634)

« RAUCCI, JACAllI » .

(i Il sottoscritto chiede di interrogare i lMinistro degli affari esteri, per sapere :

1) se non giudichi ormai indilazionabilela opportunità di rompere gli indugi per l aistituzione di normali relazioni diplomatichedell'Italia con la Repubblica popolare cinesenell'interesse politico ed economico dei du eStati e della pace mondiale ;

2) se non ritenga di servire la causa dell adistensione e dell'equilibrio internazional eappoggiando nel corso della presente sessionedell'Assemblea generale dell'ONU l'ammis-sione della Repubblica popolare cinese, co nil rango che le compete, fra le Nazioni Unite ,in modo da porre fine ad una assurda assenza ,i cui pericoli per la pace mondiale sono fintroppo evidenti come anche l'interroganteebbe già a sottolineare il 9 ottobre 1963 par-lando alla Camera dei Deputati in occasionedella discussione sul bilancio del Minister odegli affari esteri .

(3-03635)

« PINTUS » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro dell'interno, per sapere se egli sia aconoscenza del fatto che la sera di domenic a27 settembre 1970, nella sede del 1° distrettodi polizia in Roma, alcuni cittadini, prece-dentemente rastrellati durante le manifesta-zioni di protesta che coincisero con l'arriv oin Roma del presidente Nixon, sono stati sot-toposti, senza alcun motivo e ripetutamente ,ad ingiurie, maltrattamenti e percosse d aparte di agenti in divisa e in borghese ;

e in caso affermativo, se e quali prov-vedimenti intenda assumere nei confronti de iresponsabili .

(3-03636)

« NATOLI, BRONZUTO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i lMinistro dell'interno, per sapere se sia a su aconoscenza l'atteggiamento antidemocratico eilliberale del sindaco socialista di Sesto SanGiovanni che esclude il rappresentante delMovimento sociale italiano dalla riunione deicapi-gruppo .

« L'interrogante chiede quale interventoil Ministro intende fare in merito, affinch éla parità di diritti e di informazione per tutt ii gruppi politici sia rispettata anche da par -te della giunta frontista di Sesto San Gio-vanni .

(3-03637)

« SERVELLO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare iMinistri dell'interno e di grazia e giustiziaper sapere se sia stata disposta un'indagin eper accertare le responsabilità dell'autoritàdi pubblica sicurezza in relazione agli att idi violenza di cui è stato vittima a SanBabila e davanti allo stabilimento dell 'AlfaRomeo, l'operaio Angelo Penati di Milano,reo di aver tentato di sottrarre a dimostrant iarmati di caschi, di bastoni, catene, ecce-tera la bandiera americana, fatta segno -sotto scorta protettiva della polizia - ad ogn isorta di dileggio.

L'interrogante chiede se sia ulterior-mente ammissibile che ogni manifestazion epatriottica delle forze giovanili nazional ivenga vietata o repressa con azione provo-catoria e violenta delle forze dell'ordine; s ichiede, altresì, di sapere se sia conforme all alegge uguale per tutti che decine di giovan irimangano in carcere per avere subìto i l24 maggio 1970 un'iniziativa siffatta della po-lizia, mentre i responsabili di oltraggio all abandiera italiana e a quella americana, non-

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ché di vili atti di teppismo verso un coraggio -so cittadino, siano solo fatti oggetto di de-nunce blande e meramente formali .

(3-03638)

(c SERVELLO » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro dell'agricoltura e delle foreste, pe rsapere :

a) quali misure intende prendere, nellaimminenza della nuova campagna olearia, perl'immediato pagamento dell'integrazione del -la campagna 1969-70 ai produttori di olio d ioliva, operando con la rapidità che si rendeindispensabile dato il grave stato di fermentoesistente fra gli interessati, particolarment enelle regioni meridionali ;

b) se non ritiene necessario dare le op-portune disposizioni perché sia data la prece-denza ai piccoli produttori per i quali la in-tegrazione rappresenta remunerazione del la-voro e che, in ogni caso, anche per la man-canza di credito di conduzione a tasso agevo-lato, in questi ultimi mesi hanno dovuto ricor-rere – pur essendo creditori dello Stato – aprestiti bancari con forte aggravio di inte-ressi ;

c) se non ritiene urgente emanare lenuove norme per l ' integrazione relativa allacampagna 1970-71, tenendo presenti le grav ispeculazioni che si sono verificate a danno de iproduttori negli anni scorsi, e quindi adottan-do le opportune, radicali modifiche, ed in par-ticolare :

decentrare l ' istruttoria delle praticheed i controlli con la costituzione di commis-sioni comunali alle quali potrebbe essere de-

-voluto questo compito ;snellire le procedure, mantenendo l'ob-

bligo di denuncia di coltivazione soltanto ne icasi di variazioni della superficie olivetata ;

riconoscere anche alle associazioni de iproduttori debitamente costituite i compiti d ipatronato relativamente all ' istruttoria e pre-sentazione delle pratiche ;

affermare nel provvedimento il princi-pio che mentre ai piccoli produttori l ' integra-zione va data come elemento di remunerazion edel lavoro, per quanto riguarda i grossi pro-duttori essa è condizionata all ' impegno d ipresentare piani di trasformazione ;

affermare il principio che anche l ' in-tegrazione sull 'olio prodotto dalle sanse spett aai produttori d 'oliva e non agli industrial itrasformatori .

(3-03639)

« OGNIBENE, ESPOSTO » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro delle partecipazioni statali, per co-noscere quali passi abbia compiuto o intendacompiere – di fronte alla quarta serrata ope-rata dalla direzione dello stabilimento Cha-tillon di Porto Marghera (Venezia) a poch i

giorni dalla terza serrata in meno di un anno ,sulla quale ebbero a presentare altra recenteinterrogazione – perché sia posta fine a tal earbitraria grave pratica repressiva, e perch é

sia data giusta soluzione alla vertenza in attocon i lavoratori dello stabilimento stesso.

(3-03640)

« LUZZATTO, LATTANZI, ALINI » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare il Mi-nistro degli affari esteri, per conoscere qual iistruzioni il Governo italiano abbia pensatodi dare al rappresentante italiano all'Assem-blea dell'ONU in ordine alla imminente di-scussione della mozione domandante il rico-noscimento del governo della Repubblica po-polare cinese come solo legittimo rappresen-tante del popolo cinese con le ovvie conse-guenze in tutte le sedi, ivi compreso il Con-

siglio di sicurezza .« Per conoscere in particolare se sia inten-

zione del Governo che ancora una volta, comegià nel passato, le proclamate intenzioni d iristabilire la situazione di diritto riconoscend ola rappresentanza del governo di Pechin osiano frustrate con un contraddittorio com-portamento della delegazione italiana in sededi votazione pregiudiziale circa il caratter edella deliberazione e il conseguente ricors oad una maggioranza qualificata di due terz i

in sede di assemblea .

(3-03641)

« LOMBARDI RICCARDO » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lPresidente del Consiglio dei ministri e il Mi-nistro del lavoro e della previdenza sociale ,per sapere quali provvedimenti intendanoprendere nei confronti della Socit-Solvay (Li-vorno) per la " serrata " della fabbrica effet-tuata, senza nessun valido motivo, la setti-mana scorsa, e per la tutela dei diritti sinda-dali e di libertà dei lavoratori .

« Il provvedimento di " serrata " e di so-spensione messo in atto dalla direzione azien-dale, nei confronti di oltre 3.000 dipendent iunitamente ad altri 1 .500 circa dipendenti daditte appaltatrici, è da considerarsi un gestointimidatorio e di ricatto antisciopero nei con-fronti dei sindacati e delle maestranze, le qua-li, per rivendicazioni integrative aziendali

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come previsto dal contratto nazionale di la-voro, dopo oltre 4 mesi di trattativa e di osti -nata resistenza della direzione aziendale ,sono state costrette a proclamare un primosciopero di 32 ore .

Inoltre, l ' irrazionale atteggiamento del -la società Solvay, si evince dal suo netto ri-fiuto, rispetto all'esistenza in fabbrica di al-cuni pericolosi cicli di lavorazione, ad ac-cogliere la responsabile decisione dei sinda-cati ad assicurare la presenza in questi repar-ti di un certo numero di maestranze . Rifiutoche ha generato tra la stessa opinione pubbli-ca - del resto rimasta priva di energia elettri-ca nelle prime ore della " serrata " - no npochi timori e preoccupazione .

« Pertanto, considerando la giustezza del -la vertenza, il senso di responsabilità dell eorganizzazioni sindacali e delle maestranze -anche per il modo con cui si è teso a sbloc-care la situazione - ; individuando invece, ne lcomportamento della società Solvay, la vo-lontà (non giustificata nemmeno sul pianodel positivo andamento produttivo aziendal ee di mercato) di opporsi - " costi quel che co-sti " - alle esigenze dei lavoratori e ai lorodiritti sindacali, gli interroganti ritengono do-veroso l ' intervento sollecitato, onde evitare i lripetersi di tali negativi comportamenti e i lconseguente inasprimento che ne potrebbederivare, e per garantire il diritto al lavoro .

(3-03642) « ARZILLI, MARMUGI, GIACHINI, D I

PUCCIO, LOMBARDI MAURO SII.VA-

NO, MALFATTI FRANCESCO » .

« Il sottoscritto chiede di interrogare i lMinistro dei trasporti e dell 'aviazione civileper conoscere se corrisponde a verità la no -tizia in base alla quale le ferrovie dello Stat ointenderebbero, entro il 1971-72, attrezzareuna linea a containers tra Livorno e Cagliar ie successivamente tra Livorno e Porto Torres .

« In caso affermativo, l ' interrogante desi-dera conoscere le ragioni di un programm ache richiede notevoli investimenti, quandosono ben note le difficoltà che le stesse fer-rovie incontrano per far fronte alle necessit àfinanziarie più urgenti di adeguamento deipropri impianti . Prendendo in esame soltantoil settore containers, l 'Azienda delle ferrovienon è stata finora in grado di attrezzare ade-guati terminals nei maggiori scali ferroviari(fatta eccezione per il limitato impianto d iMilano) che le permettano di inserirsi ne itraffici internazionali ed è oggi, tra le ferroviedei paesi appartenenti al MEC, quella ch epresenta le maggiori carenze nel settore .

« In una situazione di insufficienza di mez-zi finanziari si chiede in base a quale principi osi è deciso questo programma di sviluppo acontainers che implica notevoli investimenti :tre terminals marittimi, 2 o 3 navi, ecc ., persvolgere un servizio che non è assolutament eferroviario ; infatti date le caratteristiche del-la Sardegna, i containers portuali a destinoviaggeranno quasi per intero via strada, percui il servizio ferroviario terminerà di fattonel porto di Livorno ed il proseguimento Li-vorno domicilio Sardegna ' o viceversa sar àsvolto dalle ferrovie, senza impiegare mini-mamente attrezzature ferroviarie .

« Si fa osservare inoltre che non vi sonomotivi di ordine generale nella situazion edella Sardegna che richiedono questo inter -vento straordinario delle ferrovie . Infatti icollegamenti merce tra la Sardegna ed il con-tinente sono ampiamente garantiti da mezz isia pubblici sia privati .

« Il massiccio investimento delle ferrovieper realizzare una linea a containers oltre arichiedere un impegno finanziario non giu-stificato al di fuori del settore di propria com-petenza, appare anche inutile e, sotto cert iaspetti, controproducente perché da una parterischia di mettere in crisi interessanti inizia-tive sia pubbliche sia private, dall'altra sot-trae alle ferrovie disponibilità finanziarie in -dispensabili per investimenti urgenti e indi-lazionabili .

(3-03643)

« MONACO » .

« I sottoscritti chiedono di interrogare i lMinistro delle partecipazioni statali per sa -pere, in riferimento alla recente nomina de lviceprefetto dottor Natale Valente a commis-sario straordinario dell'Ente gestione cine -ma, se risponda a verità che il precedent ecommissario dell'Ente gestione cinema, dot -tor Lauro Laurenti, nella sua qualità di rap-presentante degli azionisti della società, s isia per mesi rifiutato di approvare il bilan-cio dell'Istituto Luce società per azioni rite-nendolo artefatto e gonfiato in molte voci ;

per conoscere in base a quale valuta-zione giuridica si sia proceduto al rinnovodella gestione commissariale, posto che l'ar-ticolo 4, comma quinto, del vigente statutodell'Ente gestione cinema afferma testual -mente che " la gestione commissariale nonpuò protrarsi oltre un anno " ; che già laprecedente gestione commissariale si pro -traeva da oltre due anni e dunque era ille -gale da oltre un anno, e che, quindi, con

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tutta evidenza, la designazione di un nuov ocommissario, essendo fin dall'inizio in pien oe totale contrasto con lo statuto, è da con-siderarsi atto illegale ed impugnabile pressoil Consiglio di Stato .

(3-03644) « NAPOLITANO GIORGIO, BARCA, CO-LAJANNI » .

INTERPELLANZ E

(( Il sottoscritto chiede di interpellare il Mi-nistro della pubblica istruzione, per saper e- rilevate le gravi esigenze dell'Università d iRoma, accentuatesi in rapporto alla crescentedilatazione delle masse studentesche che hareso più evidente la deficienza di dotazioni ,di attrezzature scientifiche e didattiche, edello stesso spazio vitale entro cui l'universi-tà possa svolgere materialmente i propri com-piti - nell ' ambito della politica universitari aquali provvedimenti intende adottare, nel set-tore della propria competenza od in collega -mento con gli organi di governo dell'univer-sità, per portare a soluzione :

a) i problemi relativi all'edilizia, sia pe rquanto riguarda la realizzazione delle opereedilizie in corso, sia per quanto riguarda l adibattuta questione del comprensorio di TorVergata nonché lo sviluppo di altri insedia -menti universitari nel Lazio ;

b) i problemi relativi al personale no ndocente, con particolare riguardo al meccani-smo delle future assunzioni che si renderannonecessarie per il previsto aumento della po-polazione studentesca .

(2-00543)

« SPITELLA » .

« Il sottoscritto chiede di interpellare i lGoverno per conoscerne il pensiero sull 'ubi-cazione del V Centro siderurgico ripetutamen-te assicurato alla Calabria da uno dei partit idella coalizione di centro-sinistra, ma tuttor aincerta, affermando l ' IRI che la decision espetta ai politici, mentre autorevoli membridel Governo la dichiarano di competenza de itecnici .

(2-00544)

« TRIPODI ANTONINO » .

« Il sottoscritto chiede di interpellare i lPresidente del Consiglio dei ministri ed il Mi-nistro del bilancio e della programmazioneeconomica per conoscere se non ritengano, an-che in relazione all'impegno preannunciato

dal Presidente del Consiglio, di dover pre-disporre con l'urgenza che la gravità dell asituazione comporta una riunione del CIPEda dedicare esclusivamente all'esame ed all adefinizione del programma di sviluppo dell aCalabria .

« L'interpellante - tenuto conto della de -pressione economica della regione calabrese ,le cui province si collocano tra 1'87° e 92° po-sto della graduatoria nazionale decrescent edella produzione del reddito pro capite; nellaconsapevolezza che il problema della sceltadel capoluogo non è né l 'unico né il più im-portante tra i problemi della regione e ch ela sua definizione non può, comunque, essereil risultato di una scelta episodica ma va in -quadrato in un programma globale ed equi -librato nel cui ambito vengano contestual-mente decisi anche l'ubicazione dell'univer-sità, l'insediamento di iniziative industrial idi largo respiro e la predisposizione di pian iorganici di sviluppo turistico, al fine di asse-condare il progresso economico della Calabri asenza determinare turbative e nuovi squilibrinell'ambito della regione; ribadendo il con-vincimento che il problema della scelta de lcapoluogo non può essere disgiunto dalla pre-disposizione contestuale del piano di assettoe di sviluppo della regione - esprime l'avvisoche la definizione e l'avvio della concretizza-zione del piano sopra citato, costituiscono laormai indispensabile premessa per evitar eesasperazioni emotive, insoddisfazioni- ed im-pazienze comprensibili che comportano il tur-bamento dell'ordine pubblico anche con re-pentaglio di vite umane, la paralisi del fun-zionamento dell ' istituto regionale in Calabria ,la sfiducia nello Stato e nel sistema rappre-sentativo .

(2-00545)

« ORLANDI » .

« I sottoscritti chiedono di interpellare iMinistri delle finanze e dell'agricoltura eforeste, per sapere se sono a conoscenza ch e- in presenza della nuova realtà determinatanel settore della tabacchicoltura a seguito delregolamento comunitario n . 727/70 il qual eabolisce la licenza di coltivazione e l'istitutodella concessione, liberalizza la coltivazione ela vendita del tabacco e stabilisce che il ta-bacco invenduto sul mercato venga acquista-to dall 'organismo d'intervento che avrebb edovuto essere costituito fin dal 1° giugno 1970- tra i coltivatori esiste un forte malcontentoperché non è stata ancora detta una parol achiara su come si conciliano le vecchie con lenuove norme .

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« Desiderano sapere inoltre se sono a co-noscenza che questa situazione ha reso finoraimpossibile ai coltivatori di esercitare il lorodiritto di contrattare la vendita del prodotto ,che l'azienda dei monopoli di Stato non si èavvalsa dell ' annullamento giuridico dell'isti-tuto della concessione speciale per estender eil suo approvvigionamento con rapporti di-retti con i coltivatori .

« Poiché la vendita e la consegna del pro-dotto è urgente così come necessita migliorarela qualità della produzione, far scomparirel ' intermediazione, raggiungere un reddito piùelevato per i coltivatori e prezzi competitiv inello stesso mercato comunitario gli interpel-lanti chiedono ai Ministri interessati se nonritengono urgente intervenire per :

garantire ai coltivatori con precisi impe-gni l ' acquisto di tutto il tabacco, il diritto dicontrattarne la vendita e percepire il prezzod ' obiettivo ;

stabilire fin dalla presente campagna u nnuovo e diretto rapporto tra azienda di Stat oe produttori accogliendo la richiesta di trat-tative da tempo avanzata dal Consorzio Ta-bacchicoltori e dalle organizzazioni professio-nali e sindacali ;

revocare subito almeno le norme de lvecchio regolamento che si riferiscono ai con-trolli fiscali per consentire il rapido iniziodel ritiro del prodotto ed evitare che i colti-vatori subiscano denunce per contrabbando ;

annullare le elezioni del perito nelle con -cessioni a manifesto e rendere possibile l'im-mediato esercizio del diritto del perito di part eanche nelle agenzie del monopolio ;

annullare le vecchie commissioni di pe-rizia di seconda istanza ; costituirne di nuoveche abbiano carattere arbitrale, siano compo-ste da due periti di parte – uno del coltivator evenditore é uno del centro acquirente – e daun presidente eletto da tutti i produttori dell azona o territorio di competenza del centro d iintervento ;

predisporre un incontro immediato conle organizzazioni dei produttori per concorda -re la istituzione dell'organismo di intervent oe la localizzazione dei centri di intervento i nmodo che ne sia garantito il carattere pub-blico e sia impedito che gli ex concessionar isvolgano tale attività per conto dello Stato ;

aprire subito una prima fase di consul-tazione sui problemi di ammodernamento edi riforma dell'azienda monopoli di Stato contutte le organizzazioni interessate al settoreaffinché si pervenga a soluzioni – stante l astrettissima interdipendenza fra coltivazione eproduzione industriale – globali ed organich erispondenti agli interessi dei coltivatori e de ilavoratori e alle esigenze del Paese .

(2-00546)

« OGNIBENE, ESPOSTO » .

« Il sottoscritto chiede di interpellare i lPresidente del Consiglio dei ministri e il Mi-nistro dell'interno, per conoscere se non ri-tengano che la ripresa del movimento di pro -testa nel Reggino e il suo estendersi alla quas itotalità dei centri della provincia sia stato de -terminato dal comportamento del Governo ch eridimensionando volutamente il dibattito par-lamentare non ne volle trarre le indicazion iofferte per dare una soluzione di democrazi aa quel grosso caso, persistendo irresponsabil-mente a considerarlo come un fatto da risol-vere in termini di provvedimenti di poliziae al fine di ristabilire l'ordinamento pubblico ,disattendendo l'istanza profonda di un popoloangariato, mortificato per decenni di sopraf-fazione, di abbandono, di soprusi e di miseri ead appelli di personaggi clientelari e gover-nativi che in Calabria, così come avviene oggi ,come sempre, ebbero il potere di spadroneg-giare ed ergersi al di sopra della legge e dell oStato .

« Per conoscere come giudicano le parol epronunciate e l 'atteggiamento assunto recen-temente da uno dei più spregiudicati perso-naggi " clientelari " che recentissimamente a lConsiglio comunale di Cosenza contro Reggi oCalabria azzardò di formulare un 'oscura mi-naccia.

« Per conoscere, e con estrema urgenza, s eil Governo intenda ricorrere al provvedimento

.inconcepibile del coprifuoco contro le popola-zioni del Reggino e della provincia .

(2-00547)

« MINASI » .

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO