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QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO Settembre 2009 S alute del bambino EDITORIALE INTRODUTTIVO: Il ruolo del “nuovo” pediatra di famiglia. Dott. G. Mele Presidente Nazionale FIMP Le nuove vaccinazioni contro rotavirus, il vaccino quadrivalente e antipapillomavirus Prof. G. Zuccotti Il ruolo della nutrizione ottimaleProf. M. Giovannini Diarrea acuta e stipsi del bambino. Aspetti pediatrici della celiachia Le calzature del bambino e le loro funzioni fondamentali

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QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

Settembre 2009Salute del bambino

EDITORIALEINTRODUTTIVO:Il ruolo del“nuovo” pediatradi famiglia.Dott. G. MelePresidente NazionaleFIMP

Le nuovevaccinazionicontro rotavirus, il vaccinoquadrivalente eantipapillomavirusProf. G. Zuccotti

Il ruolo della“ nutrizioneottimale”Prof. M. Giovannini

Diarrea acuta estipsi del bambino.

Aspettipediatricidellaceliachia

Le calzaturedel bambinoe leloro funzionifondamentali

Tale “mandato assistenziale” non solo pone lo specialista pedia tra che lavora sul territorio come punto di riferimen-to per ciò che concerne tutta la sfera della salute psico-fi sica (dalla prevenzione alla cura e riabilitazione) ma lo impegna anche culturalmente in uno sforzo continuo di aggiornamento, ricerca, tutoraggio, docenza, affi n ché le conoscenze di base possano divenire “vere competenze qualifi cate” in ogni ramo del l’intervento sanitario. L’ambito di intervento del PdF, si riferisce non solo ai bam-bini e alle loro famiglie, ma anche agli adolescenti, rece-pendo appieno quel lo che 25 anni fa la Società Italiana di Pediatria progettò col nome di Area pediatrica e che è defi -nita, ormai anche nel Piano Sanitario Nazionale 2003-2005,

“l’ambiente in cui il Siste-

ma Sa-nita-

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Nazionale si prende cura della salute dell’infanzia con caratteri stiche peculiari per il neonato, il bambino e l’ado-lescente”.Purtroppo il “binomio pediatria-adolescenza” non ha ancora espresso il massimo delle sue potenzialità, dato che l’area di interesse e di competenza del PdF, secondo l’ultimo Accordo Collettivo Nazionale, comprende solo parzialmente l’intera età adolescenziale, avendo il PdF l’esclusività dell’assistenza fi no al 6° anno, la possibilità facoltativa di segui re i propri assistiti fi no al 14° anno, con l’ulteriore estensione (ma di non uniforme attua zione, a seconda dei diversi Accordi Regionali) fi no al 16° anno per casi particolari e/o per patologia cronica.Eppure, secondo il Progetto Obiettivo Materno-Infantile collegato al PSN 1998-2000, i PdF dovrebbero essere gli operato ri sanitari che si occupano anche dell’adolescente, in quanto bisognerebbe “garantire ad ogni bambino-ado-lescente il suo pediatra e la continuità terapeutica esten-dendo l’area pediatrica all’adolescenza.Se la pediatria di famiglia rientra a pieno titolo come de-putata a occuparsi di questa fascia d’età, solo da pochi

anni la cultura adolescentologica del pediatra territo-riale ha ini ziato ad aff ermarsi. Con l’aumentare del-

la fascia adolescenziale in carico al PdF e con l’in-troduzione in molte Regioni dei bilanci di salute per gli adolescenti, il PdF aff ronta oggi questi pazienti (e anche i loro genitori) con un approc-cio clinico e relazionale sempre più specifi co e appropriato.Il PdF non dimentica che l’età adolescenziale presuppone una dinamica diversa di approccio al “paziente”, in quanto l’interlocutore non è più solo il(i) genitore(i), ma è l’a dolescente stesso con cui bisogna mediare, a volta contrattare o scendere a compro messi. Anche sul versante delle competenze assistenziali il PdF oggi tende ad aff rontare con modalità specifi che questo paziente, ponendosi come il punto di riferi-mento e di sintesi clinico-relazionale delle varie competenze interdisciplinari tipiche dell’età adolescenziale, sia sul versante organico che su quello psicosociale.Dunque, l’attuale PdF, così come si va delinean-do nel panorama dell’assistenza prima ria, assu-me caratteristiche peculiari che lo rendono uni-co in quanto possessore di quelle “competenze qualifi cate”, con approcci e specifi cità d’inter-vento peculiari per ogni fase cronologica.Prevenzione ed educazione sono allora due

parole chiave nell’attività quotidiana del PdF, in quanto grazie al “pediatra educatore” si punta a ottenere una co-scienza sanitaria consona all’epoca di sviluppo psicofi sico del bambino (quindi rivolta alla sua famiglia), non ché del giovane adolescente; con il ruolo preventivo del pediatra si cerca di contrastare tanto gli eff etti di quei comporta-menti familiari “a rischio” per i più piccoli, quanto quelli propri degli adolescenti così frequenti ed estremamente contagiosi tra i teenager stessi, sviluppando sempre più un’azione pedagogica diretta sugli adolescenti e una fun-zione di “ponte radio” verso la famiglia.Figura unica, in quanto ogni singolo Pediatra che si occupa di Assistenza Primaria, lavo rando sul territorio, non pren-de in carico un “assistito” ma per l’appunto una “famiglia”; perché dietro ad ogni bambino o ad ogni adolescente che varca la soglia dello studio c’è sempre la “sua famiglia”, il suo vissuto quotidiano, carico delle ansie dei suoi genitori (e dei nonni), impregnato delle gioie e dei problemi che giornalmente ciascuno di noi vive.Se si considera poi che viviamo in un momento storico in cui è palpabile il continuo aumento del senso di insicu-rezza delle famiglie, ecco che la fi gura del pediatra assu-me un ruolo ben preciso: quello del medico di “fi ducia”, la persona a cui confi dare non solo i pro blemi di salute fi sica ma l’esperto a cui chiedere consigli, il “confi dente” capace di ascolta re e mediare tra tutte le fi gure che si occupano di quel bambino o di quell’adolescente.Il PdF deve essere quindi un professionista capace di una buona e valida comunicazio ne che segue tanto i canoni della comunicazione verbale, quanto quelli della comunicazio ne non verbale, fatta di gestualità, di atteg-giamenti, di partecipazione. Un pediatra capace di ascol-tare e disponibile al dialogo con sin cerità, pazienza, chia-rezza, lealtà e rispetto, capace di rimodulare nel tempo un rapporto iniziato con i genitori di quel neonato, quindi con il bambino stesso e, infi ne, con l’adole scente nel qua-le quel neonato si è trasformato.

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SALUTE DEL BAMBINO- UNA PUBBLICAZIONE DI MEDIAPLANETProject Manager: Elisa De Donno, Mediaplanet 02-36269426Production Manager: Gianluca Cò, Mediaplanet 02-36269443Produzione/Layout: Daniela Borraccino,Mediaplanet [email protected]: Henry BorziStampa: Il Sole 24 OreDistribuzione: Il Sole 24 OreFoto: istockphoto.com

EDITORIALE

Dott. Giuseppe MelePresidente Nazionale

FIMP

Il mondo della pediatria ha visto negli anni, svilupparsi un “nuovo” pediatra di famiglia (PdF) con una mission ben pre cisa, di assistenza “globale” al suo piccolo paziente, sia nel momento della malattia acuta o cronica che nel percorso costante di preven-zione ed educazione alla salute che coinvolge anche il nucleo familiare e la comunità sociale in cui il minore è inserito, nell’am-bito del rapporto convenzionale con il SSN.

2 La Salute del Bambino

QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

QUESTO SUPPLEMENTO È STATO REALIZZATO DA MEDIAPLANET. IL SOLE 24 ORE NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÁ PER IL SUO CONTENUTO

Settembre 2009Salute del bambino

EDITORIALEINTRODUTTIVO:Il ruolo del“nuovo” pediatradi famiglia.Dott. G. MelePresidente NazionaleFIMP

Le nuovevaccinazionicontro rotavirus, il vaccinoquadrivalente eantipapillomavirusProf. G. Zuccotti

Il ruolo della“ nutrizioneottimale”Prof. M. Giovannini

Diarrea acuta estipsi del bambino.

Aspettipediatricidellaceliachia

Le calzaturedel bambinoe leloro funzionifondamentali

Le nuove vaccinazioni pg 3

Il ruolo della “nutrizione ottimale” pg 5

La stipsi pg 7

La diarrea acuta del bambino pg 7

Le infezioni respiratorie ricorrenti pg 10

Aspetti pediatrici della celiachia pg10

Nuovi sviluppi della pediatria di famiglia pg14

Il bilancio sociale pg15

SOMMARIOSOMMARIO

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Le nuove vaccinazioniLe vaccinazioni, pur diff eren-do nelle modalità e nei tempi di somministrazione, off rono una protezione completa e persistente. La maggior parte delle vaccinazioni è praticata nei bambini, con l’obiettivo di proteggerli dalle gravi malattie infettive tipiche dell’infanzia. È bene ricordare, però, che i vac-cini non riguardano solo la fa-scia d’età pediatrica e che pos-sono essere somministrati con successo a qualsiasi età. Le caratteristiche principali di un vaccino effi cace sono la sicurezza, la facilità di sommi-nistrazione, ma soprattutto la capacità di fornire una prote-zione effi cace. Accanto alle vac-cinazioni off erte da tempo alla popolazione, recentemente si sono resi disponibili in commer-cio nuovi vaccini la cui effi cacia e sicurezza è supportata da stu-di clinici che hanno coinvolto vastissime coorti di soggetti. Uno dei più recenti vaccini in-trodotti in commercio è quello contro il Rotavirus. L’infezione da Rotavirus rappresenta la causa più frequente di gastro-enterite nei bambini in tutto il mondo e colpisce principal-mente sotto i due anni di età. Grazie all’assistenza sanitaria capillare disponibile nei pae-si industrializzati, la mortalità per l’infezione da Rotavirus è trascurabile mentre purtroppo, rimane molto elevata nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, oltre al disagio cau-sato alle famiglie, Rotavirus rappresenta una delle princi-pali cause di ospedalizzazione nei paesi sviluppati e quindi si associa a enormi costi sanitari nonché “psicologici” se pensia-mo all’ansia generata nella ge-stione di un’infezione acquisita in una così tenera età.

I due vaccini orali contro ro-tavirus attualmente in com-mercio vengono somministrati a partire dal secondo mese di vita, proprio per proteggere i bambini più piccoli nei quali l’infezione ha un decorso più severo. L’esperienza di vacci-nazione universale contro Ro-tavirus maturata in altri paesi, in particolare in America (USA ed America Latina) fornisce già segnali molto positivi con una riduzione notevole della pato-logia in pochissimi anni.

Un altro vaccino recentemente commercializzato è il vaccino quadrivalente contro morbil-lo-parotite-rosolia e varicella che ha come principale van-taggio quello di favorire l’ade-sione alla vaccinazione contro la varicella poiché combinato al vaccino morbillo-parotite-rosolia già off erto da più anni nei centri di vaccinazione. Per-tanto, questo nuovo vaccino si affi anca a quelli già disponibili: il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia, per il quale è in atto una campagna mondiale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, ed il

vaccino monovalente contro la varicella, di introduzione più recente nelle strategie di vac-cinazione. Infatti, la varicella, seppur considerata benigna, è una malattia che presenta delle complicanze nel 3-5% dei casi. Il decorso può essere grave in tutte le fasce di età ma lo è par-ticolarmente negli adulti (per esempio gravi complicanze in gravidanza), perciò una ridotta circolazione del virus attraver-so la vaccinazione dei bambini può indirettamente proteggere gli adulti che non hanno mai avuto la malattia. Negli ultimi tempi si è sentito parlare spesso di infezioni provocate dal Papil-lomavirus (HPV). Questo virus si trasmette per via sessuale ed è responsabile di molte patologie del tratto genitale, quali il can-cro del collo dell’utero, il cancro della vulva e della vagina, i con-dilomi (verruche) genitali. Il cancro della vulva e della vagina, meno diff usi di quello cervicale, sono malattie deva-stanti per la qualità di vita delle donne, che spesso richiedono interventi mutilanti e per le quali non esiste un programma di screening organizzato che ne consenta la diagnosi precoce.I condilomi genitali sono una patologia non tumorale, che colpisce sia donne che uomini in giovane età e che spesso in-cide pesantemente sulla vita di relazione di chi ne è colpito.Esistono molti tipi di Papillo-mavirus, distinti tramite un numero; tra questi i principali responsabili delle patologie so-pra menzionate sono i tipi 6, 11, 16 e 18.

I due vaccini antipapillomavi-rus attualmente in commercio, uno bivalente e uno quadriva-lente, proteggono entrambi dai

tipi di Papillomavirus 16 e 18 re-sponsabili di circa il 70% dei casi di tumore del collo dell’utero. Il vaccino quadrivalente è indi-cato anche nella prevenzione delle lesioni precancerose della vulva e della vagina e dei con-dilomi genitali causati nel 90% dei casi dai tipi 6 ed 11 di Papil-lomavirus. L’epoca ideale per la sommi-nistrazione del vaccino HPV è l’inizio della pubertà, quando la probabilità di aver contratto l’infezione naturale è quasi nul-la. In Italia, tutte le regioni of-frono gratuitamente la vaccina-zione contro il papillomavirus per le ragazze dodicenni. Molte regioni prevedono la sommi-nistrazione gratuita anche ad altre fasce di età o comunque l’accesso alla vaccinazione a prezzo agevolato fi no ai 26 anni. I vaccini sono infatti in-dicati per la somministrazione fi no ai 26 anni.

Poche misure di medicina pre-ventiva possono essere comparate alle vaccinazioni in termini di effi -cacia, rapporto costo-benefi cio e impatto sulla salute pubblica. L’attuazione su larga scala delle vaccinazioni può consentire non solo il controllo delle malattie ber-saglio, ma anche la loro eliminazio-ne o addirittura l’eradicazione dell’infezione a livello mondiale.

Prof Gian VincenzoZuccottiDirettore ClinicaPediatricaDirettore Dipartimento Materno-InfantileUniversità di Milano - AO Luigi Sacco

3La Salute del Bambino

Il ruolo della “nutrizione ottimale”Ma non basta.È necessario comprendere come il concetto di nutrizione ottimale debba essere applica-to sin dalle prime tappe dello sviluppo dell’individuo, parten-do dalla vita fetale. Una corret-ta alimentazione della madre durante la gravidanza prima, e l’allattamento al seno poi, rap-presentano il giusto inizio di un percorso nutrizionale che garantirà lo sviluppo migliore possibile del bambino secondo il suo piano genetico (l’Organiz-zazione Mondiale della Sanità raccomanda un’alimentazione esclusiva al seno fino al 6° mese di vita) e ne preverrà lo sviluppo di malattie croniche e cardiova-scolari in età adulta.Il divezzamento, raccomandato a partire dal 6° mese di vita per una subentrante insufficienza del solo latte materno ad assi-curare un adeguato intake di proteine e oligoelementi, rap-presenta un altro momento de-licato nel cammino nutrizionale del bambino. L’errata abitudine di introdurre inizialmente la sola frutta per complementare il latte mater-no (riducendo così l’assorbi-mento intestinale di zinco e fer-ro), invece che introdurre una prima pappa nutrizionalmente

bilanciata, con verdure e carne di manzo, ricca dei suddetti oli-goelementi, rappresenta solo uno dei comuni errori che quo-tidianamente osserviamo.La precoce introduzione del lat-te fresco vaccino è stata associa-ta a microemorragie intestinali, sviluppo di allergie e squilibrio proteico: è fondamentale per questo che il bambino assuma, in sostituzione del latte mater-no, la formula adattata (preferi-bilmente liquida) più adeguata per l’età e che almeno per tutto il primo anno di vita non venga introdotto il latte fresco.E poi ancora l’educazione nu-trizionale da parte del pedia-

tra continua con l’alimentazione del bambino du-rante l’età scolare e l’adolescenza, sempre più in-fluenzata negati-vamente da stili di vita scorretti.In particolare, le più recenti inda-gini hanno di-mostrato come l’alimentazione della popolazio-ne pediatrica in Italia si discosti sia in quantità

che in qualità da quanto racco-mandato. Si osserva un eccesso calorico rispetto alla scarsa spe-sa energetica (vita sedentaria), pranzi consumati velocemen-te, spuntini troppo numerosi fra i pasti, associati alla cattiva abitudine di saltare la prima co-lazione, con una conseguente squilibrata ripartizione calorica nella giornata (colazione: 20%; pranzo: 40%; cena: 30%; spun-tini 10%). Un eccesso di protei-ne, di grassi di origine animale (carne, salumi, formaggi) e di carboidrati ad alto indice gli-cemico (pane, patate, riso); un parallelo scarso introito di fibre, pesce e carboidrati complessi

(a basso indice glicemico); un non rispetto insomma della cosiddetta piramide alimenta-re: ecco quindi una delle sfide attualmente più importanti per il pediatra, che grazie ai rapidi sviluppi della ricerca scientifi-ca in campo terapeutico, può e deve dedicarsi ad un campo altrettanto importante, quello della prevenzione. Il pediatra, attraverso l’alimentazione, può condizionare la salute del futu-ro adulto.

Prof Marcello GiovanniniPresidente Società Italiana di Nutrizione PediatricaDirettore Scuola di Specializzazione di Pediatria Università di Milano

Sono ormai noti gli studi scientifi-ci che hanno di-mostrato sempre più fermamenteil ruolo dellanutrizione non solo come com-ponente essenzia-le di un corretto sviluppo fisico e neuropsicomoto-rio del bambino, ma anche come strumento effica-ce di prevenzione delle patologie dell’adulto.

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5La Salute del Bambino

La ricerca Huggies® - marchio Kimberly Clark- ha messo a punto la prima mutandina-pannolino ideata in modo spe-cifico per problemi di enuresi notturna.Huggies Drynites® è infat-ti pensato in particolare per

momenti delicati della vita del bambino che dovrebbe già es-sere autonomo rispetto all’uti-lizzo di pannolini.Tra i 4 e i 15 anni è possibile in-fatti che si manifestino episo-di di incontinenza nel sonno, legati in genere alla crescita

e allo sviluppo della vescica o a periodi di particolare stress emotivo.

Prima che questi “incidenti” (sui quali è bene interrogarsi per risolverli insieme ai bambi-ni) diventino ulteriore fonte di

stress le mutandine DryNites aiutano ad affrontare la notte con più serenità e comfort. DryNites diventa così allo stes-so tempo una soluzione “im-mediata” al disagio fisico e al fastidio del cambio delle len-zuola, ma anche un utile stru-

mento nel trattamento com-portamentale del problema.

Paragonabile alla mutandina tradizionale, DryNites consen-te infatti di limitare l’imbarazzo dei ragazzi specie durante per-nottamenti fuori casa o gite scolastiche garantendo un let-to asciutto.Naturalmente DryNites può essere molto utile anche per problemi di enuresi diurna.

Per sottolineare il valore di supporto alle famiglie Hug-gies ha voluto dare vita a un sito specifico www.drynites.it con informazioni, consigli di esperti, spazio per condividere opinioni e esperienze…

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6 La Salute del Bambino

La stipsi

La diarrea acuta del bambino

Nel definire un bambino stitico, questa difficoltà è molto più importante del semplice “nu-mero” di scariche che il bambi-no evacua. Infatti, se è pur vero che la difficoltà a defecare è generalmente associata a una riduzione del numero di eva-cuazioni nella settimana, essa resta il problema principale. Va ricordato a tal proposito, che nelle diverse fasce di età è mol-to variabile la frequenza con cui si defeca.In linea generale se il bambino evacua almeno una volta ogni due giorni (come il 95-97% dei bambini sani), ma soprattutto finchè le feci si mantengono morbide e vengono evacuate senza difficoltà, non c’è motivo di preoccuparsi.La stipsi è un disturbo piuttosto frequente e non solo in età pe-diatrica; più che una malattia è da considerarsi come un’abitu-dine errata, che è bene combat-tere fin da piccoli.Per evitare questo dolore il bambino mette in atto spesso dei comportamenti abbastanza ripetitivi, tutti finalizzati a trat-tenere l’evacuazione: contrae i muscoli del pavimento pelvi-co (lo si può vedere contrarre la regione posta tra i genitali e l’ano), chiude a forbice le gam-

be, si mette sulla punta dei piedi, ecc. Non di rado cerca di nascondersi (in un angolo, die-tro una porta, ecc.) nel timore di essere “disturbato” mentre si oppone attivamente alla de-fecazione. Questo tipo di com-portamenti è un chiaro segnale che ci conferma che il problema risiede nel dolore associato alla defecazione stessa.

Ma perché il bambino diventa stitico?

Tra le c• ondizioni più fre-quentemente associate alla comparsa di stipsi ci sono:Il passaggio dal latte ma-•terno all’allattamento arti-ficiale; l’abbandono troppo preco-•ce del pannolino (ricordia-mo che, pur non essendo possibile dare indicazioni rigide, l’età “media” a cui si può proporre il vasino per defecare non deve essere inferiore ai 2 anni);Il periodo che segue im-•mediatamente un episodio febbrile;l’inserimento all’asilo, con •conseguente volontaria ritenzione fecale dovuta al fatto che il bambino non vuole evacuare perché

troppo impegnato nel gio-co o perché non si trova a suo agio nell’usare la toilet-te scolastica;Una dieta troppo povera •di fibre alimentari (frutta e verdura) e una vita troppo sedentaria, condizioni che si ritrovano sempre più spesso tra i bambini che vi-vono in città;Spesso vi è una certa fami-•liarità nella stitichezza, a cui contribuisce certamen-te il fatto che le abitudini del bambino (alimentari e di vita) sono in definitiva “imparate” dalle abitudini dei genitori.

A differenza di quello che si cre-de comunemente, solo in una netta minoranza dei casi la stip-si è il risultato di vere e proprie malattie organiche. Tuttavia, pur essendo molto rare, que-ste ultime sono spesso severe, cosicchè è necessario che ogni bambino stitico riceva una va-lutazione completa da parte del suo Pediatra.La terapia della stipsi è molto semplice, ma richiede la “pa-zienza” necessaria a far acqui-sire al bambino delle abitudini corrette. Cardine della terapia è il “rammollimento” delle feci, essenziale perché si rompa il

circolo vizioso feci dure – dolo-re – ritenzione. Per ottenere feci morbide è importante una in-troduzione abbondante di fibre e acqua, ma soprattutto l’impie-go di sostanze, non assorbite dall’intestino, che trattengano acqua nelle feci rendendole più morbide. Tra queste, negli ulti-mi anni si è affermato il ruolo centrale del Macrogol, soprat-tutto nelle preparazioni “sen-za sali”, molto più gradite dai bambini.

La stipsi ostitichezza è una condizione caratterizzata dall’espulsione dolorosa edifficoltosadi feci dure evoluminose.

Dott. Massimo FontanaDirettore di StrutturaComplessa di Pediatria e Pronto Soccorso pediatricoOspedale dei Bambini"Vittore Buzzi"Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano

La diarrea è essenzialmente un aumen-to della perdita di acqua con le feci. Un bambino di 10 kg con diarrea grave può arrivare a perdere un litro di acqua in mezza giornata. Un adulto con il colera può perdere anche decine di litri d’ac-qua in pochi giorni. Queste cifre pos-sono sembrare incredibili, perchè sono largamente superiori alla quantità di liquidi che introduciamo con cibi e be-vande e quindi viene spontaneo chie-dersi come sia possibile che all’interno del tubo digerente possa accumularsi un tale volume di acqua. Dobbiamo però considerare che l’acqua introdotta con l’alimentazione non è rappresenta-ta solo dalle bevande, ma che anche i cibi solidi (anche quelli che ci sembrano “asciutti”, a esempio pasta e riso dopo la cottura) possono contenerne quantità considerevoli. A sua volta, però, l’acqua “alimentare” costituisce solo una quota minore (circa il 15%) dell’acqua che vie-ne a trovarsi nel tubo digerente. Infatti non ci accorgiamo della quota maggio-re, che è rappresentata dalle cosiddette “secrezioni digestive”, cioè dai liquidi che sono necessari alla digestione e che ven-gono prodotti dal tubo digerente stesso o dalle ghiandole annesse (es. la saliva, il succo gastrico, la bile, le secrezioni del pancreas, ecc.); nell’adulto questa quota può arrivare a 8-9 litri al giorno.Poichè l’acqua che, in condizioni norma-li, viene “persa” con le feci arriva al mas-simo a 100-200 ml al giorno, ciò significa che una delle funzioni principali del no-stro intestino è proprio quella di “rias-sorbire” in modo estremamente efficace

(più del 99% !) l’acqua che vi viene versa-ta e che altrimenti andrebbe persa. Si capisce quindi come una “disfunzione” anche modesta della capacità dell’inte-stino di riassorbire liquidi provochi im-mediatamente un aumento anche mar-cato della perdita di acqua con le feci, che a sua volta può rapidamente con-durre a una disidratazione anche severa: nel bambino, una perdita di acqua cor-rispondente al 7-8% del suo peso (cioè, a esempio, la perdita di 7-800 ml per un bambino di 10 kg), è già sufficiente a porlo in condizioni critiche.

Ma quali sono le cause della diarrea?La diarrea acuta infantile ha pratica-mente sempre una causa infettiva, è cioè provocata da un agente patogeno (microbi o virus) che viene trasmesso dall’individuo malato a quello sano. L’agente più comune è rappresentato da una specie di virus chiamati Rota-virus (a causa dell’aspetto a “ruota” che hanno al microscopio elettronico); sono virus estremamente comuni che hanno la massima circolazione nei mesi inver-nali (più o meno da dicembre a marzo) e che hanno un elevatissimo capacità di contagio. Questo spiega le epidemie che spesso si scatenano in inverno nelle comunità infantili (soprattutto Asili Nido e Scuole Materne,). In oltre l’80% dei casi questi virus provo-cano anche febbre e vomito (che per lo più precedono, in quest’ordine, la com-parsa della diarrea) realizzando quel

quadro che va sotto il nome di “gastro-enterite” e che spesso è semplicemente indicato come “influenza intestinale”. Come detto, la contagiosità dei Rotavirus è altissima (sono cioè sufficienti relativa-mente poche particelle virali per provo-care la malattia) e la via di trasmissione è prevalentemente oro-fecale: sono quindi le mani (soprattutto quelle di chi cambia il pannolino sporco) i veicoli principali di diffusione dell’infezione. Anche se non ci sembrano evidentemente contamina-te da feci, queste mani lasciano poi par-ticelle virali nell’ambiente (soprattutto sulle maniglie delle porte, sui rubinetti del bagno, sul fasciatoio, ecc.) che con-tamineranno a loro volta altre mani fino ad arrivare a qualche oggetto (biberon, cucchiaini, succhiotti, ma anche giocat-

toli) che il bambino mette in bocca. L’incubazione dell’infezione da Rotavi-rus è molto breve, intorno ai 2-3 giorni, e il bambino è già infettivo prima anco-ra che compaia la diarrea (oltre che per qualche giorno ancora dopo la sua fine) e, come abbiamo detto, in questa fase iniziale può essere presente solo feb-bre e vomito o addirittura, anche per un giorno intero, solo la febbre. La brevissima incubazione e la possibi-lità che la malattia esordisca solo con la febbre, spiegano perchè sia cosi difficile limitare il diffondersi dell’infezione; in-fatti, quando vediamo la prima scarica diarroica il bambino è già nella fase di massima contagiosità e per lo più serve a poco, a quel punto, isolarlo o allonta-narlo dalla scuola o dall’Asilo.

7La Salute del Bambino

Stipsi: un nuovo farmaco per combatterla

Immunostimolanti per la prevenzione delle infezioni del tratto respiratorioQuando un bambino si ammala più dei suoi coeta-nei esposti agli stessi stress ambientali, si deve sup-porre che abbia qualche cosa che non va. Questo “qualche cosa che non va” è indicato come sindrome delle infezioni respiratorie ricorrenti (IRR). La sindro-me IRR non è una condizione alla quale rassegnarsi, considerandola un segno normale dell’immaturità del sistema immunitario.

Molto si può fare per prevenirne l’insorgenza e com-battere questa condizione che rappresenta una im-portante realtà con la quale i genitori sono chiamati a confrontarsi, sia per la diffusione del fenomeno, che per le conseguenze in termini di sviluppo psico-logico del bambino e spese a carico della famiglia.

Un bambino IRR manifesta, infatti, in media 9.1 episodi infettivi respiratori/anno della durata di 5.7 giorni, ognuno dei quali comporta un periodo di as-senza dalla scuola pari a 7.4 giorni. Siamo convinti che in futuro l’IRR potrà essere sconfitta del tutto. Nel frattempo la battaglia va combattuta con le co-noscenze, i mezzi e i principi attivi di cui disponia-mo.

ESISTE UN NUMERO DI INFEZIONI CHE SI DEVE RITENERE CRITICO PER GIUSTIFICARE UN TRAT-TAMENTO?Nel bambino una diagnosi di IRR deve essere pre-sa in considerazione quando il numero di infezioni delle alte vie aeree respiratorie e dell’orecchio me-dio (riniti, faringotonsilliti, laringite, otite media) è superiore a 6 episodi all’anno.Per quanto riguarda l’incidenza delle IRR nella po-polazione in età alcuni studi indicano che circa il 5%-15% dei bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni presenta un numero di infezioni delle vie aeree superiore a quello considerato normale per l’età. In

generale la vulnerabilità dei bambini alle infezioni raggiunge il picco massimo in età prescolare per poi tendere a diminuire con l’avanzamento dell’età.

É POSSIBILE RIDURRE IL RISCHIO DI IRR CON FARMACI IMMUNOSTIMOLANTI?Bisogna ricordare che interventi semplici (eliminare l’esposizione al fumo, lavare le mani, perdere il suc-chiotto, non star chiusi in casa, masticare chewing-gum allo xilitolo) riducono la frequenza di questa patologia o ne modificano la qualità. Naturalmente anche le interruzioni della frequenza all’asilo o alla scuola materna (decisione in verità non facile da prendere) interrompe la serie delle infezioni.Quindi un genitore che decida di utilizzare un im-munostimolante di fronte a una condizione di alta frequenza delle IRR, non commette una sciocchez-za, ma semplicemente utilizza, allo stato delle co-noscenze, e in assenza di regole migliori, un tipo di intervento largamente sperimentato sul bambino, sicuramente efficace e con un ottimo profilo di si-curezza. Fra gli immunostimolanti un punto di rife-rimento è sicuramente pidotimod.

CHE COS’ É PIDOTIMOD?Nella scelta di un immunostimolante non si può prescindere da alcune caratteristiche che rendono l’utilizzo del prodotto sicuro, maneggevole, costan-te nel suo effetto e con indicatori di efficacia chiari e tangibili. Pidotimod. soddisfa questi criteri e pre-senta caratteristiche migliori e di maggior efficacia rispetto ai preparati a base di lisati batterici.

COME PIDOTIMOD SODDISFA QUESTI CRITERI?Pidotimod ha dimostrato di fornire un reale benefi-cio clinico in termini di riduzione del numero e della durata delle riacutizzazioni infettive; diminuzione dei giorni di terapia antibiotica e delle necessità di

trattamenti antipiretici e antinfiammatori; riduzione del numero dei giorni di assenza da asilo, scuola an-che nei periodi successivi al trattamento. Pidotimod determina quindi un miglioramento della qualità di vita dei bambini e dei genitori e riduce il costo socio-economico della patologia respiratoria.

PIDOTIMO É PRATICO DA ASSUMERE?La facilità di assunzione di pidotimod (nella forma flaconcini bevibili che presenta una buona palatabi-lità rendendo il farmaco facilmente somministrabile ai bambini) e la semplicità dello schema posologico permettono un’eccellente aderenza al trattamento da parte di ogni tipo di paziente.

QUALI CONCLUSIONI?Gli immunostimolanti e in particolare pidotimod sono stati largamente valutati con risultati positivi e senza effetti indesiderati significativi. Dunque usarli è, allo stato attuale delle conoscenze, legittimo. Non usarli è in fondo un po’ meno pratico, e comunque penalizzante sia per il bambino che per i genitori.

QUANDO SI PUÓ PARLARE DI STIP-SI?Spesso il genitore definisce la stipsi in base alla frequenza delle scariche, ma la definizione più aderente alla clinica si riferisce invece alla evacuazione diffi-coltosa o dolorosa di feci di consistenza aumentata.Ne consegue che il fine del trattamen-to, soprattutto nel bambino, non deve essere tanto quello di ottenere evacua-zioni frequenti, quanto piuttosto quel-lo di consentire l’evacuazione regolare di feci morbide: questo infatti consen-tirà al bambino di dimenticare la sen-sazione di dolore e la paura della defe-cazione. Il raggiungimento di questo obiettivo passa attraverso l’aumento del contenuto di acqua nelle feci.

LA TERAPIA DELLA STIPSILa terapia della stipsi si basa su tre fasi successive: l’educazione, il disimpatto, e il mantenimento dei risultati ottenu-ti. Primo compito del vostro pediatra: rassicurare i genitori sulla natura fun-zionale del disturbo; successivamente

dovrà essere rimosso l’ingombro fecale (disimpatto). Fondamentale sarà poi il mantenimento della normalizzazione dell’alvo attraverso il rammollimen-to fecale, ottenuto con l’aumento del contenuto di acqua nelle feci, sia me-diante una dieta ricca di fibre, sia con l’ausilio di farmaci. I più utilizzati sono i lassativi osmotici come il lattulosio ed il lattitolo, zuccheri che dopo essere stati fermentati dalla flora batterica richia-mano acqua nel lume intestinale con un meccanismo osmotico.La fermentazione batterica di questi zuccheri è alla base della loro funzione, ma è anche causa di aumento di gas intestinali ( meteorismo) che ne limita spesso l’uso.

ESISTE UN LASSATIVO “IDEALE”?La terapia ideale per la stipsi è un far-maco che sia sicuro, efficace e man-tenga nel tempo la sua attività, e vi-sto che parliamo di bambini, sarebbe auspicabile che abbia un gusto tale da renderlo ben accetto anche per lunghi periodi di somministrazione.

Recentemente ai lassativi osmotici si è aggiunto macrogol 4000 senza sali (macrogol 4000 s.s. ).Fino a qualche anno fa i prodotti a base di macrogol contenevano sali e questo ne limitava fortemente l’utilizzo in pe-diatria a causa del sapore sgradevole. Oggi è disponibile macrogol 4000 s.s che supera questo problema, diventan-do così il prodotto di riferimento nella terapia della stipsi del bambino.

CHE COS’É MACROGOL 4000 s.s.?É un rammollitore fecale costituito da un lungo polimero assolutamente iner-te, altamente solubile e capace di fissa-re molecole d’acqua in cui è sciolto.Non viene assorbito dall’intestino (è pressoché completamente escreto in forma immodificata con le feci) nè me-tabolizzato ed è quindi privo di effetti indesiderati che accompagnano le al-tre terapie.

COME AGISCE MACROGOL 4000 s.s.?Nel lume intestinale macrogol 4000 s.s. “trattiene” l’acqua con cui viene di-

sciolto senza richiamare altra acqua dalla parete intestinale, cosa che po-trebbe esporre il bambino a rischio di disidratazione. Macrogol 4000 s.s. pre-senta quindi una struttura fortemente idratata che nell’intestino si mescola con il materiale fecale, incorporandovi l’acqua legata nella sua struttura. In tal modo, la massa fecale idratata e morbi-da, sarà espulsa più facilmente e senza dolore.

PERCHÉ UTILIZZARE MACROGOL 4000 s.s.:Rispetto agli altri lassativi osmotici ha una maggiore efficacia e determina una minor incidenza di effetti indeside-rati rispetto al lattulosio.Efficacia e sicurezza che sono stati con-fermati nel lungo periodo di trattamen-to (3-30 mesi) e in lattanti (da 3 ai 17 mesi). Macrogol 4000 s.s. ha mostrato inoltre una migliore accettazione (il 73% dei bambini lo preferisce ad altri).

In età pediatrica la stipsi è il più frequente disordine funzionale dell’intestino (interes-sa da 3 a 80 bambini su 1000).

Dott.Guido ZavattiniDirezione MedicaMarvecsPharma,Milano

8 La Salute del Bambino

Insieme a te per la salute del tuo bambino

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Le infezioni respiratorie ricorrentiIn cosa consiste l’associazione Allegria?Innanzitutto vorrei segnalare che Allegria non è un associazione di pazienti allergi-ci, ma è un associazione per la promozio-ne della ricerca sull’allergia dei bambini. Propone cicli di studio, bandisce borse di studio, supporta giovani ricercatori italiani per cercare di dare un contenuto e far viag-giare su gambe sicure la ricerca nell’ambito dell’asma e dell’allergia dei bambini.

Quali sono le infezioni respiratorie ricor-renti e come curarle?Le infezioni più frequenti nei bambini inte-ressano le alte vie aeree, quindi rinofaringi-ti, tonsilliti, sinusiti e le otiti, che possono essere frequenti in alcuni sottogruppi di bambini. Inoltre vi sono le infezioni del-le vie aeree inferiori come le tracheiti e le bronchiti che si presentano con una certa frequenza. Le infezioni nei bambini si ma-nifestano soprattutto alla prima socializza-zione, poiché si verifica un primo contatto con differenti germi e spesso perché si so-vrappone al periodo in cui non hanno più gli anticorpi materni trasmessi durante il

periodo di allattamento.Il trattamento per questo tipo di infezioni, in ogni caso, prevede l’assunzione di princi-pi attivi tipo antibiotico.Per trattare la condizione di vulnerabilità del bambino e quindi prevenire le infezioni respiratorie ricorrenti, è necessario adotta-re una buona diagnostica per capire se nel bambino ci sono delle cause di infezioni che possono ricorrere. Inoltre è bene valu-tare accuratamente lo stato di nutrizione del bambino ed escludere che presenti al-lergie che sono causa di infezioni più du-rature. L’intervento si differenzia a seconda della causa: se un bambino presenta una carenza di anticorpi verranno prescritte delle cure di supporto specifiche; nel caso in cui il bambino, invece, presenti un pro-blema di nutrizione allora è necessario po-terla riequilibrare. Infine, se il bambino è al-lergico bisognerà identificare l’allergene ed eliminarlo usando farmaci appropriati per evitare che l’allergia si manifesti in maniera infiammatoria ed eventualmente adottare un vaccino appropriato.Per quanto riguarda la prevenzione è pos-

sibile utilizzare degli immunomodulatori, che si rivelano estremamente utili quando il bambino presenta infezioni respiratorie ricorrenti causate da patogeni specifici. Il Pidotimod in tal senso è un ottimo princi-pio attivo che va utilizzato per bocca e può aiutare lo sviluppo e la immunostimolazio-ne cellulare in grado di combattere le infe-zioni da virus. In sostanza usare il Pidotimod equivale a fare un trattamento preventivo.

Quale relazione esiste tra il numero di fi-gli di un nucleo familiare e la probabilità di incidenza nello sviluppo di allergia?Questa relazione ampiamente documenta-ta può essere spiegata sostanzialmente con due ipotesi. La prima è un ipotesi di carat-tere ambientale che si basa sul fatto che i secondi, i terzi figli si ammalano meno dei primogeniti di problemi respiratori e quindi questo può aiutare molto lo sviluppo di im-munità antibatteriche rispetto alle immuni-tà allergiche.Una seconda ipotesi invece di ordine biolo-gico dice che come le mamme che impara-no a conoscere l’immunità del loro partner

con il loro corpo attraverso le gravidanze ogni bambino che nascerà sarà un essere sempre più perfetto e questa potrebbe es-sere la ragione per cui il quintogenito me-diamente ha la metà di probabilità di am-malarsi di allergie rispetto al primogenito.

Dott. Alessandro FiocchiDirettore Melloni Pediatria, Ospedale UniversitarioMacedonio Melloni, Milano

Aspetti pediatrici della celiachiaLa celiachia è per sua natura una malattia pediatrica e fino agli anni ‘70- ‘80 veniva riconosciuta principalmente dai gastroen-terologi pediatri. Oggi questa concezione è cambiata anche perché è ben chiaro che è una malattia che colpisce tutte le età, coin-volgendo anche persone più anziane che spesso scoprono di essere celiache in tarda età. Da un punto di vista medico, per i ga-stroenterologi, quella del celiaco sta diven-tando una condizione più importante per gli adulti che non per il bambino. Questo perché nell’adulto può dare problemi ben più seri, nel senso che solo per l’adulto esi-stono queste forme così dette refrattarie al trattamento dietetico, che richiedono tera-pie molto aggressive, e che possono essere, in realtà, l’anticamera di neoplasie.

Qual è la sintomatologia?Esistono forme che si presentano come ti-picamente gastro-intestinali dal punto di vista dei sintomi (vomito, diarrea, scarsa crescita, addome gonfio). Esiste, poi, tutta una serie di sintomi extraintestinali, che possono essere presenti anche senza una

chiara sintomatologia intestinale come, a esempio, forme di anemie di natura non chiara resistenti magari al trattamento con ferro per bocca, o l’aumento delle transami-nasi oppure segni neurologici oltre che sin-tomi che hanno a che fare con la sfera ripro-duttiva. Inoltre la celiachia è stata chiamata in causa anche per forme di miocardiopatia dilatativa.

A che età si sviluppano i primi sintomi nei bambini?La forma più classica nel bambino è data dall’insorgenza di primi sintomi di natura gastrointestinale, nei primi due anni di vita. Quando ci si sposta verso età più avanza-te incominciano a presentarsi anche forme extraintestinali tra le quali la più frequente è l’anemia. Esiste, poi, una terza possibilità, che non è infrequente, consistente nella completa assenza di sintomi. Solo negli ul-timi anni, grazie a screening approfonditi ci si è resi conto, della varietà di sintoma-tologia della celiachia. Famiglie in cui è già presente un caso, o soggetti con diabete di tipo primo, che è condizione associata

alla celiachia, sono tutti gruppi a rischio nei quali i casi di celiachia vanno identificati grazie a uno screening approfondito.

Come debbono comportarsi i genitori e quali misure dovrebbero adottare?Devono certamente seguire l’unico tratta-mento possibile che è la dieta senza gluti-ne. Prestare quindi molta attenzione e scru-polo nell’applicare questa dieta che può certamente dare dei problemi dal punto di vista sociale ma non certamente da un punto di vista medico in senso stretto, per-ché il glutine di per se non è un elemento essenziale della dieta, anche se alla base della cucina mediterranea. È necessario in-coraggiare un’alimentazione naturale priva di glutine, e quindi favorire l’assunzione di cereali non tossici (mais e riso).

Come fare prevenzione?È ben noto che l’allattamento materno pro-lungato è un fattore protettivo naturale per i bambini che hanno una propensione a sviluppare questo tipo di intolleranza. Oggi è possibile identificare i soggetti a rischio

anche su base genetica. Sono allo studio delle strategie di prevenzione ad hoc.

Prof. Riccardo TronconeDirettore del Dipartimento di Pediatria e del Laboratorio Euro-peo per lo Studio delle Malattie Indotte da AlimentiUniversità Federico II, NapoliPresidente della Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (ESPGHAN)

IL TIRALATTE: la tecnologia va incontro alla naturaGli esperti consigliano di nutrire il bambino con il latte materno almeno fino al raggiungimento dei sei mesi. Esso rappresenta infatti l’alimento più indicato in quanto fornisce sostanze nutritive (grassi, proteine, zuccheri, vitamine e sali minerali) in giuste proporzio-ni ed assimilabili dal bambino, aiutandolo a crescere in modo sano e naturale. Il latte materno è ricco di anticorpi che rafforzano il sistema immunitario e lo proteggono dall’attacco di virus e batteri, prevenen-do così possibili infezioni e rendendo il bebè meno sensibile ad intolleranze e allergie alimentari.Oggi le mamme vanno incontro a svariate problema-tiche che spesso rendono difficile l’allattamento: la ripresa del lavoro o altri impegni che le portano ad assentarsi da casa saltando i tempi prestabiliti all’al-lattamento. Altre volte si trovano impossibilitate ad attaccare il bambino al seno (ingorgo mammario , tensione e dolore al seno) o il bambino stesso, aven-do basso peso corporeo, non riesce a succhiare a suf-ficienza.Philips Avent è sempre stata attenta a creare prodotti funzionali alla mamma durante il periodo di allatta-mento, rispondenti a diverse esigenze.Il tiralatte è uno strumento che permette di estrarre il

latte dal seno materno per poi offrirlo al bambino ed è consigliabile in casi in cui non sia possibile attacca-re il bebè al seno, se ci sono particolari disturbi quali ingorgo mammario o ragadi o se la mamma deve ri-entrare al lavoro.Il tiralatte Philips Avent è clinicamente testato ed ha un design estremamente innovativo che permette di estrarre il latte in modo delicato, indolore, veloce e silenzioso. Il meccanismo di funzionamento ripro-duce la suzione del neonato tramite le coppe brevet-tate in silicone, formate da cinque morbidi petali che permettono di massaggiare delicatamente il seno sti-molando così la produzione naturale di latte (anche in caso di cessazione dell’allattamento al seno), otte-nendo un flusso di latte continuo con minor fatica.Philips Avent propone un’ampia gamma di prodotti che offre soluzioni pratiche, facili da usare e delicate per le mamme ma sicure per il bebè. La linea Philips Avent include tiralatte fisiologici manuali ed elettrici (singolo e doppio), coppette assorbi latte, crema le-nitiva per capezzoli e tanti altri prodotti di ausilio alla neomamma.In aggiunta Philips Avent propone i vasetti conserva latte VIA, contenitori presterilizzati che permettono di

essere utilizzati per estrarre, conservare e dare il latte al bambino, possono essere messi in frigorifero (0-4 gradi fino a 24 ore) o in congelatore (-20 anche per 3 mesi); ideati per avere massima funzionalità e pratici-tà, si adattano anche come contenitori per le pappe nella fase dello svezzamento.

Silvia Menini CustomerMarketingManagerHealth & Wellness Philips Consumer Lifestyle

10 La Salute del Bambino

12 La Salute del Bambino

Le calzature da bambinoPresentazionedel

CimacLe calzature da bambino devono svolgere una funzione fondamen-tale nel prevenire l’insorgenza di possibili patologie non solo al piede, ma a tutto il sistema postu-rale.La pianta del piede trasmette le informazioni ricevute al contatto con il suolo che vengono utilizza-te dal sistema nervoso non solo al fi ne del corretto coordinamento motorio durante la normale attivi-tà fi sica, ma anche per la corretta postura del corpo.Nella persona adulta il piede, du-rante il cammino, esegue un mo-vimento di rotazione sul suolo; il piede prende contatto con il ter-reno per mezzo del tallone e suc-cessivamente la pianta del piede appoggia con tutta la sua superfi -cie portante.Successivamente alla spinta mo-trice dovuta ai muscoli estensori della caviglia ed alla contrazione dei fl essori delle dita il piede la-scia il suolo mentre l’altro piede comincia a svolgere il suo passo.

I bambini iniziano a camminare tra i 12 e i 18 mesi di età con pas-si corti e rapidi, e frequenti pause sui due piedi. La dinamica della deambulazione si modifi ca con l’età per completarsi verso i 7/8 anni.I piedi dei neonati subiscono una serie di importanti sviluppi, che si completano verso i 4/5 anni di età. In generale, la caratteristica più importante da considerare quando si progettano e si pro-ducono calzature da bambino è l’ergonomia, vale a dire il rappor-to dimensionale e strutturale tra piede e calzatura; tale caratteristi-ca permette di ottenere il miglio-re mutuo adattamento necessario ad espletare la corretta postura e l’attività quotidiana. Va inoltre tenuto presente che l’incremen-to della grandezza del piede nei bambini può arrivare a una misu-ra in soli sei mesi: l’evoluzione del piede nella crescita è quindi una variabile di cui si deve sempre tenere conto nella scelta e nella progettazione delle calzature da bambino.

La moda, che diventando gusto prevalente, si impone anche nel-le forme del vestire, non deve compromettere le caratteristiche ergonomia e confort ma deve essere comunque garantita la presenza di uno spazio suffi ciente che permetta il movimento delle dita e la rotazione del piede. I sistemi di allacciatura dovreb-bero inoltre essere di semplice impiego, comodi da stringere e allargare, e capaci al tempo stesso di tenere uniti piede e calzatura, in modo da migliorarne l’adatta-bilità.La progettazione e la produzione di calzature destinate all’utilizzo da parte di bambini di età inferiore a 36 mesi, devono tenere conto al-tresì dei rischi legati alle attitudini dei bambini stessi di portare con una certa facilità gli oggetti alla bocca, con il conseguente rischio di ferimento con parti taglienti o appuntite, di ingestione di piccole parti che si possono staccare dal prodotto confezionato oltre al ri-

schio di venire a diretto contatto con sostanze chimiche pericolose potenzialmente presenti e che possono essere ingerite con con-seguente rischio per la salute del bambino.In mancanza di una direttiva o le-gislazione nazionale specifi ca per le calzature destinate ai bambini inferiori a 36 mesi, ci si attiene alla Direttiva 88/378/CE, relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti la sicurezza dei giocattoli, recepi-ta in Italia con D.L. 27 Settembre 1991 n. 313.Ai fi ni di tale Direttiva, la presun-zione di conformità è legata ai requisiti della norma EN 71. Tale norma, divisa in più parti al fi ne di comprendere i vari aspetti legati alla sicurezza dei giocattoli ed in questo caso di calzature per bam-bini al di sotto dei 36 mesi, fi ssa precisi requisiti di costruzione, con particolare riguardo a pro-prietà meccaniche e fi siche, quali ad esempio la presenza di parti appuntite o piccole parti stacca-bili che possono essere intrinse-camente pericolose, così come requisiti legati alla potenziale

infi ammabilità dei materiali usati nella manifattura e, certamente non meno importante, il rischio di contatto diretto con sostanze chimiche potenzialmente presen-ti nelle parti che compongono la calzatura.A questo riguardo vengono fi s-sati limiti legati al contenuto di metalli e metalli pesanti che possono dare luogo a migrazio-ne nella bocca con conseguente assunzione nell’organismo, così come limiti sono posti per deter-minate sostanze quali ad esempio alcune nitroso ammine poten-zialmente presenti nella gomma ed alcuni plastifi canti derivati dall’acido ftalico (ftalati ben indi-viduati) sostanze anch’esse capaci di essere, se ingerite, accumulate nell’organismo con conseguente potenziale danno alla salute del bambino. Questi limiti rigidamen-te fi ssati ed il carattere dinamico della legislazione in costante ag-giornamento, permette di avere la certezza, quando rispettata, di avere raggiunto un buon livello nello stato dell’arte in materia di sicurezza a riguardo di un settore tanto importante.Negli ultimi tempi, esattamente a partire dal 2008, sebbene l’entrata in vigore è prevista gradualmente, anche per il mercato statunitense si è vista l’introduzione, da parte della CPSC, Consumer Product Safety Commission, organismo

statunitense per la sicurezza dei prodotti al consumo, di una nuova regolamentazione, denominata Consumer Product Safety Impro-vement Act, che prevede carat-teristiche costruttive e limiti per il contenuto di piombo e di ftalati, gli stessi e con gli stessi limiti con-templati nella regolamentazione Europea.Nel caso della legislazione statu-nitense, il settore dei prodotti in-teressati è quello degli articoli de-stinati ai bambini fi no a 12 anni.

Tornando all’Europa, per le calza-ture da bambino di età superiore ai 3 anni non esistono requisiti legislativi specifi ci applicati nella comunità europea, e quindi tali calzature sono soggette ai requi-siti legislativi previsti per tutte le calzature, ed in particolare: Direttiva 94/27/CE, concernente l’immissione sul mercato e l’uso di talune sostanze e preparati peri-colosi (nickel);Direttiva 91/338/CE, riguardante l’immissione sul mercato e l’uso di talune sostanze e preparati pericolosi (cadmio nelle materie plastiche);

Direttiva 2002/61/CE, recante di-ciannovesima modifi cazione della direttiva 76/769/CEE del Consiglio relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi (coloranti azoici);Direttiva 94/11/CEE “sul ravvicina-mento delle disposizioni legislati-ve, regolamentari e amministrati-ve degli Stati membri concernenti l’etichettatura dei materiali usati nelle principali componenti delle calzature destinate alla vendita al consumatore”, intesa a informare e a tutelare il consumatore sulla natura dei materiali utilizzati nei principali componenti delle calza-ture (tomaio, rivestimento inter-no, suola esterna) tramite etichet-tatura delle calzature stesse.

Dal primo Giugno 2009, le Di-rettive 94/27/CE, 91/338/CE e 2002/61/CE sono state abrogate e le prescrizioni contenute sono stati inserite, senza modifi che, nell’allegato ZVII del Regolamen-to 1907/2006/CE, meglio noto come R.E.A.C.H.Nell’ambito della progettazione e della produzione delle calzature è fondamentale tenere presente che le calzature dovrebbero avere idonee caratteristiche qualitative, relativamente alla specifi ca desti-nazione d’uso. Nel particolare caso delle calza-ture per l’infanzia e l’età scolare,

il Comitato Europeo di Normazio-ne CEN TC 309 stabilisce requisiti prestazionali e metodi di prova dei principali componenti della calzatura attraverso la pubblica-zione di normative specifi che, con particolare riguardo alle calzature per l’infanzia e per l’età scolare. Le caratteristiche indicate in tali nor-mative evidenziano requisiti pre-stazionali suffi cientemente ele-vati al fi ne di poter garantire una buona qualità del prodotto, ed in particolare elevate caratteristiche tenso-fl essionali delle tomaie, re-sistenza all’abrasione della suola, capacità di adesione suola/toma-io, ecc... poiché spesso le calzature da bambino vengono sottoposte a maggiori sollecitazioni rispetto alle calzature per gli adulti.Nelle calzature per l’età scolare, in particolare, sono da tenere ben presenti le caratteristiche di re-sistenza all’abrasione della suola e la capacità di resistenza allo scivolamento della suola stessa, in quanto strettamente correlate all’intensa attività fi sica (ludica e sportiva) propria dei bambini.La cura e la manutenzione delle calzature sono due aspetti da te-nere presenti perché le calzature durino a lungo e nelle migliori condizioni possibili. A tal scopo sono utili alcune semplici regole per la manutenzione delle calza-ture:

utilizzare sempre un calza-•scarpe per evitare danni alla zona del tallonein caso di calzature bagnate, •lasciarle asciugare lontano da fonti di calorele calzature in pelle si puli-•scono con un apposito luci-do, mentre per le calzature scamosciate basta una spaz-zolataevitare di utilizzare lo stesso •paio di scarpe per più gior-ni di seguito, allo scopo di lasciare alle calzature il tem-po di liberarsi dell’umidità accumulata nei rivestimenti interni.

Il C.I.M.A.C. – Centro Ita-liano Materiali di Applica-zione Calzaturiera - nasce nel 1985, su iniziativa dell’A.N.C.I. Servizi S.r.l., per off rire alle imprese operanti nel settore calza-turiero servizi “su misura” effi cienti ed effi caci, di consolidata professionali-tà nei settori della ricerca, della sperimentazione e del controllo di qualità.

Rappresenta il braccio operativo in seno alla so-cietà di servizi dell’Asso-ciazione Nazionale Calza-turifi ci Italiani ed oltre a svolgere attività di prove, analisi e studi su mate-riali e prodotti, favorisce la diff usione, l’uso e la comprensione delle nor-mative tecniche, nonché di tecnologie, processi e materiali innovativi. Il Centro opera, altresì, per la Certifi cazione di si-stemi qualità e prodotti in conformità a quanto prescritto dalle norme, volontarie o cogenti, vi-genti a livello naziona-le e internazionale, con particolare orientamento all’attività di Certifi cazione per direttive comunitarie.

Utenti di questi servizi sono sia piccole aziende del settore calzaturiero, per le quali mal si giu-stifi cano gli ingenti in-vestimenti in personale e attrezzature che si ren-dono indispensabili per ef-fettuare in proprio queste attività, sia grandi aziende che non hanno conve-nienza a distogliere risor-se per attività collaterali.

Si tratta di uno strumento per ottimizzare il perse-guimento degli obietti-vi aziendali di qualità e profi tto, in una dina-mica di accrescimento, tendente a mantenere alta la competitività sui mercati mondiali.

Pertanto il Centro ha un ruolo di fondamentale im-portanza nel supportare le aziende calzaturiere e del-la fi liera, che intendono in-novare i propri prodotti e i relativi processi gestionali e produttivi.

Ing. Giuseppe BellottiResponsabile Tecnico Scientifi co di CIMAC (braccio operativodella società di ser-vizi dell’Associazione Nazionale Calzaturifi ci Italiani)

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L’udito è un organo di senso molto importante; attraverso l’udito, infatti, si sviluppa il lin-guaggio, si apprezzano la musica e i suoni della natura e si ricevono segnali d’allarme.Una sordità presente alla nascita impedisce lo sviluppo spontaneo del linguaggio del bam-bino; per questo è indispensabile un intervento precoce. Attraverso lo screening uditivo alla nascita è oggi possibile identifi care precocemente i problemi di udito e arrivare alla diagnosi precisa del grado di perdita uditiva, mediante esami specifi ci, entro l’anno di età. Nel caso di una sordità profonda bilaterale può essere indicato un impianto cocleare. Se il tuo bambino è aff etto da sordità profonda bilaterale, la ditta MED-EL può aiutarti con in-formazioni e supporto. L’azienda MED-EL, leader nel settore dei dispositivi uditivi impian-tabili, ha sviluppato il sistema Maestro, che rappresenta lo stato dell’arte nel settore degli impianti cocleari. La vera innovazione del sistema Maestro è quella di off rire due impianti cocleari con la più moderna tecnologia per un’esperienza di ascolto naturale, l’elettrodo più fl essibili e meno traumatico in commercio e due tipologie di audio-processori. Con il sistema Maestro, MED-EL propone la scelta tra due impianti cocleari: uno in ceramica, il Pulsar Ci100 e uno in titanio, il Sonata Ti100. Entrambi benefi ciano della potente piattaforma tecnologica i-100, progettata per fornire una esperienza di ascolto naturale e incorporano la funzione “Future Ready”, un’innovazione che consente di utilizzare nel modo migliore la tecnologia attualmente disponibile o che verrà sviluppata in futuro, attraverso il semplice aggiornamento di un componente esterno o di un software. Le eccezionali dimensione ridotte di questi due impianti consentono un intervento chirurgico il meno invasivo pos-sibile che garantisce una più rapida e completa ripresa post-operatoria. La compatibilità con apparecchi di risonanza magnetica (RMN) a 0.2, 1.0 e 1.5 Tesla, consente di sottoporsi a tale indagine senza necessità di rimuovere il magnete interno.Il delicato elettrodo standard della MED-EL, con la sua lunghezza di 31mm, è il più lungo in commercio ed è composto da 12 paia di elettrodi; è stato studiato e progettato per stimolare l’intera estensione della coclea ed è il più utilizzato dai chirurghi nei casi in cui la coclea presenti condizioni anatomiche regolari. Inoltre, è disponibile una serie completa di elettrodi che trovano indicazione in particolari alterazioni della coclea. L’audio-proces-sore MED-EL Opus2, di nuova generazione con forma ergonomica, è il più piccolo e sottile disponibile attualmente sul mercato ed è in grado di off rire un confort imparagonabile dato dalla facilità d’uso e dalla durata delle batterie. Supporta i nuovi e innovativi algo-ritmi “Fine Hearing” che forniscono un grande dettaglio d’ascolto in situazioni particolari, come a esempio ambienti aff ollati e rumorosi, e nell’ascolto della musica ed è dotato di una presa standard per il collegamento con i dispositivi FM o accessori come l’i-Pod o dispositivi auricolari bluetooth. L’audio-processore Opus2 consente diverse confi gurazio-ni d’utilizzo, incluso il “Baby-BTE”, studiato specifi catamente per i bambini più piccoli. Il telecomando Fine Tuner, permette di modifi care facilmente le impostazioni dell’audio-processore Opus2. Il sistema “Da Capo” per l’utilizzo con batterie ricaricabili. Per venire incontro alle esigenze di adulti, adolescenti e bambini con impianto cocleare, nonché dei loro famigliari e di audiologi, logopedisti e insegnanti, la ditta MED-EL mette a disposi-zione il programma “BRIDGE” che con-siste in un’ampia scelta di materiale riabilitativo e informativo sviluppato in collaborazione con i principali spe-cialisti nel campo dell’udito di tutto il mondo.

Ulteriori informazioni sul sito:www.medel.com

Una soluzione per la sordità profonda del bambino:il sistema Maestro,MED-ELa cura di: Dott.ssa Nadia Giarbini

13La Salute del Bambino

14 La Salute del Bambino

Questo è il motivo del piccolo vademecum che l’Associazione Educajob di Milano, consiglia ai genitori come guida per orientarsi nella delicata scelta dell’Asilo Nido.

Scegliere possibilmente un nido comodo per la conciliazione 1) dei propri tempi di vita/lavoro, che sia accogliente e in grado di trasmettere serenità e benessere.. Visitarne almeno due/tre valutandone bene le diff erenze.

Durante la prima visita è la coordinatrice del nido ad accogliervi 2) e in sua assenza, un’educatrice esperta. Il loro compito è quello di illustrare chiaramente il progetto pedagogico, e fare visitare gli spazi descrivendovi le varie attività.

È3) fondamentale che esista un progetto pedagogico elaborato

dall’equipe educativa (educatrici, coordinatrice, pedagogista).

È4) diritto dei genitori chiedere di visionare il PSA (Piano Socio Assistenziale) della vostra Regione (anche facilmente scaricabile, sui siti delle Regioni sotto la voce PSA ASILO NIDO)

Durante la prima visita, osservare che gli spazi siano suddivisi 5) in piccoli angoli gioco/attività (morbido, della lettura, del gioco simbolico, del gioco strutturato, dei travestimenti), e spazi per i laboratori grafi co pittorici e per la psicomotricità. Meglio diffi dare di spazi troppo ampi e indiff erenziati che disorientano e non stimolano l’autonomia dei bambini.

Prendendo visione del progetto pedagogico, osservare con 6) attenzione la suddivisione dei momenti della giornata tra routines, attività

Importantissimo è il periodo dell’inserimento, individualmente 7) variabile, ma che non può essere inferiore ai 10 giorni.

Il progetto deve prevedere momenti di incontro e confronto 8) tra operatori del Nido e famiglia: colloqui individuali, riunioni di sala e incontri a tema. Interessante è il progetto che coinvolge la famiglia in diversi momenti dell’anno (laboratori, feste, gite, progetti mirati)

Indispensabili, per il rispetto e la verifi ca in itinere del progetto 9) pedagogico, sono: riunioni dell’equipe educativa (educatrici, coordinatrice, ausiliarie) a cadenza settimanale o bisettimanale, la supervisione da parte della pedagogista a cadenza mensile e almeno un modulo formativo annuo per l’equipe.

Ultimo, ma non meno importante, è bene ascoltare il proprio 10) intuito ponendosi sempre la domanda: “se io fossi un bambino, vorrei passare le mie giornate in questo Nido?”. Un genitore attento e sensibile è in grado di agire la scelta migliore per il benessere di tutta la famiglia.

L’Asilo Nido è un servizio per la prima infanzia, ad elevata valenza educativa e, come tale, necessita di comprovata professionalità e precisi standard qualitativi. Non sempre è facile riconoscere tra le molteplici off erte (pubblico o privato), se un nido è valido dal punto di vista pedagogico e se la qualità viene rispettata in ogni sua forma.

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Nuovi sviluppi della pediatria di famigliaUna programmazione sanitaria mirata alla tutela globale dell’infanzia e del-l’adolescenza, attenta alla prevenzione e all’educazione alla salute, garantita an-che sul ter ritorio da specialisti pediatri convenzionati con il SSN ha consentito un’assistenza medica capillare ed effi ca-ce all’infanzia ricevendo un forte gradi-mento da parte delle famiglie ita liane.Questo patrimonio non va assolutamen-te disperso, ma va adeguato alle mutate condizioni sociali ed economiche del Paese, in cui, a fronte di una costante riduzione delle risor se complessive del sistema, la domanda di assistenza cresce e si modifi ca (urgenza sempre meno dif-feribile, cronicità in aumento, bambini immigrati sempre più numerosi, disagio psicosociale degli adolescenti) impli-cando un impegno sempre più forte da parte della pediatria di famiglia.Sicuramente si dovrà operare per una razionalizzazione degli interventi e un miglior coordinamento delle cure, una maggiore disponibilità assistenziale alle nuove esigenze delle famiglie e l’uso di strumenti tecnologici che consenta-no sia diagnosi più accurate e terapie più appropriate ed effi caci, sia il colle-gamento informativo tra il territorio e l’ospe dale secondo quel concetto di “area pediatrica”, cioè di casa culturale e professionale comune di tutti i pediatri.Sarà cosi indispensabile consolidare e implementare il valore primario e fon-dante della pediatria di famiglia, quello cioè del rapporto di fi ducia e di “alleanza

tera peutica” tra il pediatra e il suo pa-ziente (e, quindi, anche la sua famiglia) che consente nel tempo, attraverso atti medici, educativi e relazionali, di conse-gnare alla società un adole scente sano e con le massime potenzialità psicofi siche per aff rontare la vita adulta.In ambito sanitario pubblico, sono ora-mai diversi anni che l’ampliamento del-la domanda di salute comporta, oltre a problematiche di tipo organizzativo, an-che criticità connesse alla sostenibilità fi nanziaria del sistema.Se da una parte è condivisibile il fatto che il SSN sia un buon sistema posto a protezione della salute collettiva e in-dividuale, dall’altra (specialmente in questo ultimo biennio) lo Stato, ivi com-prese le sue articolazioni regionali, ha avvertito la forte esigenza di realizzare alcuni importanti aggiustamenti funzio-nali e strutturali utili a poter far fronte ad uno scenario in continua evoluzione, anche in termini di struttura demografi -ca e cambiamenti nella morbilità.In questo quadro, l’assistenza distrettua-le assume un ruolo strategico, nel quale, il modello di cure primarie (erogate dai pediatri di famiglia e dai medici di me-dicina generale) risulta centrale laddove si voglia ridisegnare un sistema sanita-rio più funzionale e sostenibile rispetto all’attuale modello.È questa pre-condizione, unita all’evo-luzione scientifi ca e tecnologica, che va modifi cando le caratteristiche richieste all’intervento sanitario dei medici del

territorio, determinando un’estrema spe-cializzazione e diversifi cazione dell’off er-ta alla quale non ha risposto fi nora una suffi ciente integrazione organizzativa. Da un lato, la specializzazione sulla ma-lattia ha permesso notevoli progressi in termini di appropriatezza della risposta sanitaria mentre, dall’altro (quella stes-sa specializzazione) sta aumentando la necessità di un livello di integrazione e collegamento in rete tra i diversi atto-ri del sistema, per fornire una risposta completa ai bisogni socio-sanitari della persona.L’esigenza di un riequilibrio verso il ter-ritorio, quindi, spinge ad un ripensa-mento dei ruoli degli attori esistenti (in primis i pediatri di famiglia e i medici di medicina generale) e a valutare l’oppor-tunità dell’istituzione di nuove fi gure, unità o strutture per meglio rispondere alle esigenze della popolazione: l’orga-nizzazione a rete tra tali soggetti appare una pre-condizione necessaria al corret-to funzionamento di un SSN in evolu-zione, in cui l’integrazione tra l’aspetto meramente sanitario dell’assistenza e quello a carattere sociale assume un ruolo centrale per gestire le complesse problematiche legate alle cronicità e alla fragilità.

In questi ultimi 30 anni le condizioni di vita e salute dell’infanzia e dell’adole-scenza nel nostro Paese hanno avuto una positiva evoluzione. Sicuramente il miglioramento delle con-dizioni igienico-sanitarie, con nuove scoperte medi-co-scientifi che (farmaci, vaccini, dia gnostica) e il progresso economico e sociale hanno contribuito fortemente alla riduzio-ne dei tassi di mortalità e morbilità delle nuove gene-razioni.