Roma cultura n° 02

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Con il supporto finanziario del Programma per i Diritti Fondamentali e di Cittadinanza della Direzione Generale per la Giustizia dell’Unione Europea. Questa pubblicazione è stata prodotta con il supporto finanziario del progetto “Conflicts, mass media and rights: a raising awareness campaign on Roma culture and identity – JUST/2011/ FRAC/AG/2743” del Programma per i Diritti Fondamentali e di Cittadinanza della Direzione Generale per la Giustizia dell’Unione Europea. I contenuti di questa pubblicazione sono unica responsabilità dell’autore e non può in nessun modo essere considerato come espressione delle volontà della Commissione Europea. Partner www.romaidentity.org

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Roma cultura n° 02

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Con il supporto finanziario del Programma per i Diritti Fondamentali e di Cittadinanza della Direzione Generale per la Giustizia dell’Unione Europea.

Questa pubblicazione è stata prodotta con il supporto finanziario del progetto “Conflicts, mass media and rights: a raising awareness campaign on Roma culture and identity – JUST/2011/FRAC/AG/2743” del Programma per i Diritti Fondamentali e di Cittadinanza della Direzione Generale per la Giustizia dell’Unione Europea. I contenuti di questa pubblicazione sono unica responsabilità dell’autore e non può in nessun modo essere considerato come espressione delle volontà della Commissione Europea.

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The 2nd congress of romanès and asso-ciations

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Promuovere o inibire la partecipazione attiva dei rom?

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Educare al consumo - il commercio...

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Rom - biondo di carnaggione chiara

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Le relazioni dei fuochi attivi

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Tabelle traduzione lingua romanì

EDITORIalE“La cultura è libertà”. Cosa mai potrà rivendicare una popolazione

o, meglio, una minoranza, se dovesse venire a mancare la cultu-ra? Le parole di Nazzareno Guarnieri rappresentano uno spunto signifi-cativo, che ben coglie lo spirito con cui è nato il progetto di Roma Cultural Magazine. Una cosa, d’altronde, è certa: l’evoluzione culturale è un ele-mento imprescindibile ed indispensabile per salvaguardare un’identità.

Le stesse parole acquisiscono una rilevanza ancor maggiore se si consi-dera che Guarnieri le ha pronunciate a gran voce nel corso del secondo Congresso delle comunità Romanès e delle associazioni, dal titolo “Ana-lizzare il passato per cercare di costruire il futuro. Verso una Romanipè 2.0”, che si è svolto il 7 e l’8 settembre scorsi a Silvi Marina, nel Terama-no.

Emblematico il titolo dato all’iniziativa. Non è possibile, infatti, costruire il futuro, migliorare la condizione sociale, culturale, politica ed economica di una minoranza e, più in generale, di un Paese senza fare i conti con il passato e con la storia.

I temi affrontati da relatori di spicco nei due giorni di congresso fanno anche da filo conduttore di questo secondo numero di Roma Cultural Ma-gazine. Continuiamo, inoltre, a raccontare i rom di tutti i giorni, quelli che, in ogni parte d’Italia, si impegnano e si battono per un Paese migliore.

Parliamo, ad esempio, di un interessantissimo progetto portato avanti in Puglia. L’iniziativa, che ha al centro l’idea di arte rom intesa come ponte tra i popoli, ha visto bambini, genitori e docenti impegnati in quello che è diventato un vero e proprio processo antirazzista e per l’integrazione sociale. Una dimostrazione di come il cambiamento sia possibile e parta dal basso.

Ragioniamo insieme sull’idea di uguaglianza, a partire dal ruolo delle va-rie Costituzioni europee fino ad arrivare ai temi della cittadinanza attiva, della giustizia nei rapporti sociali e dei diritti, con le leggi e i quadri nor-mativi che rischiano di divenire delle mere carte vuote, se i cittadini non le vivono appieno. I principi di uguaglianza, d’altronde, seppur esistenti nero su bianco, spesso non vengono rispettati.

Torniamo inoltre a parlare dell’importanza della formazione e della scuo-la, consapevoli di quanto sia fondamentale iniziare ad educare il cittadino fin dalla primissima infanzia per prepararlo all’incontro con l’altro, con il diverso da sé.

Ecco, poi, un nuovo appuntamento con l’approfondimento sulle comunità linguistiche minoritarie e sulla necessità di un loro riconoscimento. Di nuovo ci soffermiamo sul bisogno di abbandonare le politiche dei campi nomadi, vera e propria “ecatombe della popolazione e della cultura ro-manì” e dell’assistenzialismo, per arrivare all’obiettivo più ampio di una Romanipè 2.0, che significa passare dalla mediazione alla partecipazione attiva e, soprattutto, dal multiculturalismo all’interculturalità.

Buona lettura.Lorenzo Dolce

Rivista registrata presso il tribunale di Pescara, Agosto 2013Registro stampa n. 1223/2013Hanno collaborato:Guarnieri Nazzareno, Ion Dumitru, Baskim Berisa, Focus, Alain Goussot, Enzo Abruzzese, Fiore Manzo, Marco Bevilacqua, Ramo-vic Badema, Marinela Costantin, Corsina Depalo.

REDAZIONE: Via Rigopiano n. 10/B - 65124 - PescaraTel: 085.7931610 | N. Verde: 800.587705 [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE: Lorenzo DolceCOORDINATORE EDITORIALE: Dr. Nazzareno GuarnieriGRAFICA: Andrea Guarnieri

THE 2 nd CONGRESS OF ROMaNÈS aND aSSOCIaTIONS

Presentation by Nazzareno Guarnieri

ANALYSE THE PAST IN ORDER TO BUILD THE FUTUREIf you don’t know where you’re going, remember where you came from

My thanks to all the participants of this 2nd Congress of the Romanès community; I would like to thank Sister Adriana from the Institute of the Sisters of the Sacred

Heart of Jesus, who are hosting us and have welcomed us with affection and helpfulness.

At the opening of the work of this congress I want to remem-ber a very dear friend who past away a few weeks ago: Nicolae Gheorghe who all of us at the Italian Roma Foundation, consi-der, with all our affections, one of the hidden founders of our organisation, because of his precious advice arising from his enormous experience and professionalism, has guided us in the constitution of the Foundation. During this congress we will have all the time necessary for discussions, and therefore, in these opening remarks I will limit myself to some general con-siderations which will be deepened during the next two days of debate.

Why a Congress?We could organise a convention or a seminar and show the ac-tivity that the Italian Roma Foundation achieved so as to glo-rify our personalism, our self referentiality. The Italian Roma Foundation expresses its necessity to debate with other ideas to define its own political programme and the congress is the ideal place where we can “analyse the past so as to build the fu-ture”, because “If you don’t know where you’re going, remem-ber where you came from”.

The end of the congress reveals an event in which a collecti-ve of people have come together for a common objective and for an exchange of ideas, from experience and proposals. The common objective of all of us is to better the conditions of the Roma population, and if year after year the life conditions of the Roma population continue dramatically to worsen, we have to identify the reasons with a careful analysis and to search for the solutions so as to remove the obstacles. We are accustomed to attribute the responsibility to others, and we have easily made recourse to condemn, which has lead

a part of the Romanès community to develop a “Persecutory Fatalism” with social consequences for cultural survival that risks destroying the Roma culture which always leads to the interiorisation and forced adaptation to negative circumstan-ces. On the other side the presence of “Cultural Filters” have entrenched the development of a charitable mentality for “dif-ferentiated political choices” and for “Cultural Dependency”.

Maybe the common objective of all of us to improve the condi-tions of the Roma population is not that united, because there are too many activated strategies that do not make sense and are disconnected and distant from society.

We all have the duty to analyse the past so as to construct the future, looking for “Reasoned answers” to improve the social, cultural, political and economic conditions of the Roma popu-lation, “reasoned answers” inserted within a sensible context, that are not disconnected and distant from society.

The Italian Roma Foundation has posed some questions to look to construct “Reasoned answers”:1. Why is the Roma question irrelevant in the organisations

of Italian politics?2. Why the lack of recognition of the status of a linguistic mi-

nority of the Roma population?3. Why does the national strategy for the inclusion of the

Roma population not produce the desired results?4. Why does a large part of the activated projects not produce

the improvement of the Roma population?5. Why do good local initiatives not reduce prejudices, stere-

otypes, discrimination and exclusion?6. Why are there obstacles to the active and professional par-

ticipation of the Roma population?7. What are the elements that define whether an association

is Roma or not?8. Why the continuous inflaming of division and disinforma-

tion?9. Without the evolution of Roma culture is it possible to im-

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prove the social and cultural conditions of the Roma po-pulation?

10. Is it sufficient to limit ourselves to attributing responsibility to the “other”, to politics, to the institutions, to civil society and to the Roma communities?

11. To denounce is necessary, but is it enough?12. Is the constant repetition of denouncing conducive to dele-

gitimizing demands?

In 2003, with the constitution of the Centre for Gypsy studies of Roma of the F.I.R.S.T. – The Federation of Roma and Sin-ti tikanè- there began the long path of active participation of the Roma with the objective of stimulating political/cultural knowledge and the active citizenship of the Roma people. A path which up until the present has proven to be full of obsta-cles; artistically created to hinder the active and professional participation of those Roma who are competent and conscious and capable of reasoning with their own minds.

Ten years ago in 2003:• The associations/cooperatives that involved the Roma

where more than a hundred• The associations as an expression of the Roma community

could be measured on one hand• Roma cultural mediators were around 50.

Today in 2013:• Today, the associations/cooperatives that involve the Roma

community are more than 400 throughout the whole of Italy (around + 400%)

• The associations as an expression of the Roma community are around 80 (around + 800%)

• There are around 1400 Roma cultural mediators the majo-rity of whom are unemployed (around + 1350%)

In the last decade, to the growth of Roma participation and the commitment of Italian civil society towards the Roma commu-nity, one can add the approval of a national strategy for inclu-sion of the Roma population and the activation of national, re-gional and provincial tables.

Everything leads us to think that we are on the right road to improving the conditions of life of the Roma population, but wi-thout a deeper attention to these initiatives I fear that the Roma cause could “fall from the frying pan into the fire” for two rea-sons that risk giving legitimacy to the exclusion and the discri-mination of the Roma population:• The absence of the active participation of qualified Roma.

• The absence of a politics for Roma culture.• A mistaken reading of the reality and the needs of the

Roma community.

What is more serious today than yesterday is the obstruction of the active participation of qualified Roma under the pretext of encouraging them; today they continue to legitimise the needs of the Roma population as a “Social problem” and do not reco-gnise Roma culture as the basis of the needs of the Roma com-munity. Today they continue to ignore the human and cultural patrimony of the majority of the Roma population who DO NOT live in conditions of segregation.

Therefore, it is evident that today, it is worse than yesterday for the Roma population because, in Italy and Europe there is not the political and institutional will for a radical change with re-spect to the past. Arising from this fact the Italian Roma Foundation was born and whose managerial instrument of Welfare community initiatives and social communication is directed towards the “elaboration of a new Romanipè” so as to avoid the risk of false models and a distorted understanding and knowledge of the Roma being.

A Romanipè 2.0 (two point zero) to remove the convictions that have manipulated reality and Roma culture in the process of perception of information so as to pass over to multiculturalism and interculturalism.

The first congress of the Roma community took place on the 22nd and the 23rd of April 2009 and concluded with a united document which called for:• The recognition of minority linguistic status.• Let’s move from mediation to active participation.• A policy for Roma culture.

evolution, of knowledge and cultural understanding. What has been transmitted in the last ten years of Roma culture?Only stereotypes and folklore which have not allo-wed public opinion to take in basic information re-garding the Roma people and its culture; this has come about through the absence of active participa-tion of Roma professionals as well as the absence of knowledge of active Roma citizens.

THIS KIND OF SERIOUS MISTAKE CAN NO LONGER BE TOLERATEDAnd then people are surprised if the Roma com-munity gets stuck with a strange label or even su-spected of murderous crimes and kidnapping which are alien to Roma culture. The excess of the folklo-ristic risks destroying Roma culture, which are not clothing, the kitchen, music and the violin; Roma culture is composed of lived values by Roma peo-ple in their daily lives. The values of Roma culture are being destroyed by arrogance and ignorance. If Roma culture is destroyed who can lay claim to the Roma population?

CULTURE IS FREEDOMDr. Nazzareno Guarnieri

The recognition of a linguistic minority is an essential prerequisite whate-ver the political and cultural future and of inclusion but, as we have seen, this question has been posed which exaggerated superficiality and falsity. It’s true that some laws were presented but were not transformed into sta-te laws for reasons of confusion and the absence of cultural projects. In particular, because of the absence of projects for the diffusion amongst the Roma people of the standard Roma language, a fundamental element for the construction of unity within the Roma community. Without the coding of a standard Roma and its diffusion throughout the Roma community it will never be possible to plan the unity of the Roma population.For example, in Italy it is the Italian language which unifies the 20 million regional Italian communities who speak 20 different dialects.What has been done to codify and standardise the Roma language? What initiatives? What kind of diffusion has taken place throughout the Roma community?The knowledge of a standard Roma language and the recognition of it as a linguistic minority are questions of freedom for the Roma population. “A people who are free are ready to struggle” I hope that from this congress we can define a path that will take us to-wards the realisation of concrete actions so that the Roma language be-comes the patrimony of the community; for a real recognition of the Roma language, before political and legislative. The Italian Roma Foundation is working in this direction.Let’s pass from mediation to active participation.

In the last ten years in Italy there have been activated around 1400 forma-tion courses for Roma cultural mediators, a large part of who are unemplo-yed and who have been used either in an exploitive way or in a folkloristic manner.In the last ten years it has been the custom to launch formation courses for Roma people, in particular, cultural mediators without determining the basic requisites so as to develop successfully such professional activity. All of this has delegitimized cultural mediation and even more seriously has damaged the Roma cause and active participation.

During the 1st congress of the Roma community in 2009 there emerged difficulties for cultural mediation and it was proposed to invest in the active participation of the Roma people. Therefore, to pass from mediation to ac-tive participation means to pass from multiculturalism to interculturalism which is a choice of freedom for the Roma population.

A policy for Roma culture A policy for Roma culture is inexistent; everything is reduced to pure folk-lore which does nothing to modify the mental image of the culture of the Roma as folkloristic. The mistakes of the past, the blocking of the evolution of Roma culture or to wrongly interpret Roma culture have still not been analysed and understood for the damage it produced. The “Roma cause” is, above all, an intercultural question therefore, of a cultural order: of cultural

The 2nd congress of romanès and associationsThe 2nd congress of romanès and associations

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PROMUOVERE O INIBIRE laPaRTECIPaZIONE aTTIVa DEI ROM?Enzo Abruzzese

ROMA cultural magazine

Il ruolo dell’associazionismo, promuovere o inibire la rappre-sentanza politica e la partecipazione attiva della popolazio-ne Romanì? Cosa possono fare le associazioni e i Rom per

promuovere o inibire la partecipazione attiva della popolazione Romanì?

Il problema fondamentale è che le associazioni e i rom stessi dovrebbero smetterla con l’assistenzialismo, perché a mio pa-rere questo è il problema più grande. Attuando questo modo di fare si renderebbe la persona Rompiù autonoma, più presente e attiva, rendendola partecipe delle decisioni più significative, senza aspettare che tutto gli venga messo sotto il naso. Il Rom stesso deve capire che, da solo, deve poter decidere cosa sia meglio per il presente e futuro, suo e della comunità.

La maggior parte delle volte le decisioni vengono prese per un rendiconto personale delle associazioni e il Rom si accontenta delle briciole, per quieto vivere. In questo modo si pensa di pro-muovere, ma non è così.

Alla fine dei conti la vera promozione è solo per le associazioni stesse, che magari alla fine si vantano per ciò che fanno, non rendendosi conto che l’assistenzialismo porta più svantaggi che vantaggi per entrambi. Una soluzione sarebbe quella di lavorare insieme pensando al bene comune e non a quello el singolo Rom coinvolto, ma di tutta la comunità. Abban-donando questo modo di fare, le associazioni si rende-rebbero veramente utili.

Attuare politiche mirate all’integrazione e alla risoluzio-ne dei problemi e non ad evitarli. Questo purtroppo sem-bra un discorso utopistico da attuare nella nostra società, ma ci sono piccole realtà dove questo metodo è stato

attuato e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ma quanto siamo disposti veramente a sacrificare, tra virgolet-te, il benessere personale per quello comune?

Enzo Abruzzese

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EDUCaRE al CONSUMO - Il COMMERCIO EQUO E SOlIDalE PER UNa CITTaDINaNZa aTTIVaCorsina Depalo

ROMA cultural magazine

Il mio nome è Corsina Depalo, la mia associazione EU-GEMA onlus , che prende il nome da Eugenia (“nata bene”) mia madre, alla quale ho voluto dedicarla, volge

il suo sguardo in particolare all’Intercultura, alla Disabi-lità e ai Nuovi Stili di vita, con sede legale in Giovinazzo (Bari).

Sono un’insegnante impegnata da diversi anni in attività di volontariato in favore delle comunità Rom presenti in Bari, nonchè referente per l’Ufficio Scolastico Regiona-le presso la Prefettura di Bari del gruppo operativo del progetto “accrescere le competenze degli operatori sul fenomeno Rom-fase 2 Networking”.Vorrei parlarvi di un percorso formativo realizzato in di-verse scuole del territorio e socializzato nell’Università degli Studi di Bari ottenendo il pieno riconoscimento dell’ Ufficio Scolastico Regionale e della Prefettura di Bari, che è stato l’arte rom intesa come ponte tra i popoli.

L’intervento formativo è partito dall’Educazione al con-sumo, così come spiega il mio libro “Educare al consu-mo- Il commercio equo e solidale per una cittadinanza attiva”, dal modo in cui si insegna ai bambini, diventati una categoria di grandi consumatori, come diventare fu-turi cittadini attivi, responsabili, attraverso un consumo critico, responsabile e consapevole, quale scelta possi-bile per il consumatore chiamato a valutare ogni prodot-to in base a criteri di giustizia, rispetto verso gli uomini, l’ambiente e di responsabilità sociale. In questo contesto si inserisce il commercio equo e solidale, che prova a costruire rapporti economici improntati al rispetto dei diritti umani, alla provenienza dei beni acquistati, al loro significato culturale e alla provenienza dei beni acquista-ti, al loro significato culturale e alla loro valenza solidale che diventa ancora più forte se ad essere coinvolte sono

anche le minoranze. Tale percorso sperimentale nella scuola primaria, allar-gando i suoi confini sul versante interculturale è diven-tato chiave di accesso per una più ampia comprensione e valorizzazione della minoranza etnica, linguistica rom e del riscatto sociale in particolare delle donne apparte-nenti alla comunità rom di Bari- Japigia.Non una semplice e vuota suggestione strumentale , ma il mezzo culturale per comprendere che la valenza soli-dale di un commercio dei beni prodotti nel sud del mon-do potesse creare una connessione virtuosa in termini di autodeterminazione, anche per un gruppo di donne rom messesi in gioco in una dinamica di riscatto so-ciale, con l’autoproduzione di indumenti e oggetti della Tradizione millenaria rom, che hanno trasferito come vere e proprie maestre d’arte il prezioso saper fare ai bambini stessi nella aule scolastiche dell’I.C. Grimaldi -Lombardi di Bari fino alla pratica commerciale e alla nascita di una “Bottega solidale delle emozioni” con il determinante apporto dell’Associazione di volontariato “Eugema”onlus.

Il risultato? E’ stato Inatteso e strabiliante.

Tutti si sono sentiti coinvolti bambini, docenti e genitori in un processo antirazzista di integrazione sociale che non sta finendo di produrre quelle positive sorprese in-terculturali, doverose, in una società chiamata sempre più ad accogliere e ad essere protagonista dell’ “abitare insieme”.Quelle stesse donne sono diventate successivamente studentesse del corso serale nella stessa scuola in cui insegno e oggi hanno conseguito la licenza media.In questo congresso è presente con me Matteo Magnisi, anch’egli volontario dell’associazione Eugema, nonché

autore del libro “Rom oltre il campo. Storie di inclusione e formazione”, che ripercorrendo gli anni di volontariato al fianco di una comunità rom di Bari, traccia con passio-ne umanitaria e disincantata obiettività, le origini del po-polo rom con le sue persecuzioni e le sue tappe storiche tra nomadismo, erranza e stanzialità, fino a soffermarsi sugli aspetti formativi ed educativi che traggono i punti di forza nella connessione virtuosa tra istituzioni, scuola, volontari e cittadini che è possibile realizzare in un’ at-tuale esperienza concreta . I due libri, in simbiosi per una causa comune (perché vede i due autori impegnati sul versante del volontariato con le comunità rom del territorio), raccontano storie di inclusione Il legame tra i due libri trova, infine, il suo na-turale e forte collante nella scelta condivisa degli autori di devolvere i loro diritti a favore della nascita della sarto-ria delle donne rom del villaggio di Bari- Japigia.

Riporto inoltre una brevissima sintesi dell’intervento di Matteo Magnisi al congresso:Dall’esperienza personale e dal dibattito che si sta svolgendo oggi in questo congresso, traggo alcune mie convinzioni. Se è pur vero che le modalità nei processi di in-tegrazione delle comunità rom presen-ti sui nostri debbano essere portate al di fuori dei luoghi “costretti” dei campi, per i quali si possono co-struire le premesse di supera-mento, è altrettanto necessa-rio partire dalle relazioni tra non rom e rom proprio den-tro tali luoghi fino a porta-re all’esterno vite, cultu-ra, lingua e tradizioni per il riconoscimen-to della condizione rom in un processo naturale avulso da paure e stereotipi. Sulla strategia na-zionale poi, di inclu-sione nazionale dei rom, sinti e caminanti, non get-terei tutto nel cestino. Fatte salve comunque le modalità di coinvolgimento obbligato-

rio delle associazioni, fondazioni, gruppi e comunità rom nell’interlocuzione con le istituzioni a tutti i livelli, su quei quattro temi non piu rinviabili come: accesso al lavoro, istruzione, salute, ritengo lo strumento della Strategia allo stato l’unico strumento istituzionalmente ricono-sciuto anche in termini di risorse, sul quale sta anche al nostro protagonismo e alle nostre capacità “contrattuali” sul territorio, modificarne termini e contenuti.

Corsina DepaloPresidente associazione “Eugema”

Educare al consumo - il commercio equo e solidale per una cittadinanza attiva

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Una bambina rom “BIONDA”, di carnagione chiara, è la protagonista del claim della campagna contro il pregiu-dizio della Fondazione romanì Italia.

Nelle ultime settimane è scattata la caccia ai bambini rom “biondi” e “carnagione chiara”, presunte vittime di rapimento da parte di famiglie rom. Il pregiudizio falso più antico del mon-do negli ultimi giorni ha ripreso quota: i rom rubano i bambini. Nelle ultime settimane in tutto il mondo si è parlato di una bambina “bionda” rubata da una famiglia rom in Grecia e l'e-same del dna ha accertato che NON erano i genitori biologici.Subito è scattata la psicosi dei bambini “biondi” che non pos-sono essere rom.In Irlanda la polizia ha individuato la presenza di una bambina rom “bionda” in una famiglia rom, è scattato il pregiudiziale al-larme, l'esame del dna ha accertato che la bambina era figlia naturale della coppia rom.

La notizia greca della bambina bionda rubata da una coppia rom ha fatto il giro del mondo e dopo qualche giorno la polizia greca, con una ricerca internazionale, ha trovato i genitori na-turali, si tratta di un'altra famiglia rom. La coppia di rom greci incriminata per rapimento della bim-ba ha sempre negato l'accusa, sostenendo che la bambina le era stata affidata volontariamente dalla madre che non poteva prendersi cura di lei, e che la richiesta di registrazione presso il comune greco era stata rifiutata.Chi conosce la realtà rom scopre che a volte, per diverse moti-vazioni, un bambino rom di una determinata famiglia ROM, vive consensualmente e stabilmente in un'altra famiglia ROM, NON per un questione di interessi, ma solo ed esclusivamente per una questione affettiva.

Non è possibile in poche righe spiegare ed illustrare questo

CITTADINANZA ATTIVA ROMANÌ: verso la romanipè 2.0 (due punto zero)

A mio modo di vedere vi sono già delle persone che lotta-no quotidianamente per costruire una nuova romanipè o meglio per avviare una cittadinanza attiva romanì che

deve trovare le radici nel modo di vivere dell’essere Rom nel terzo millennio.Una nuova romanipè per uscire dall’auto discriminazione e auto marginalizzazione ed assumersi le proprie responsabilità per abbandonare le politiche dei campi nomadi e dell’assisten-zialismo e per rivendicare il diritto di riconoscimento di mino-ranza linguistica.I campi nomadi sono ecatombe della popolazione romanì e del-la cultura romanì.FUORI DAI CAMPI NOMADI C’E’ VITA ed i giovani rom devono capirlo e non farsi inghiottire dal folclorismo, dalle illusioni e dalle false informazioni.

Una nuova Romanipè deve essere una partecipazione di cit-tadinanza attiva romanì per un cambiamento delle comunità al passo con i tempi, è ciò non significa perdere i propri valori culturali, ma prendere consapevolezza, sopratutto ai GIOVANI, che fuori da quei campi c’è la vita, c’è l’integrazione culturale con le altre culture, ed è necessario per costruire il futuro e la quotidianità; si, proprio quella quotidianità che manca tanto al popolo rom.Il nostro obiettivo deve essere una nuova romanipè che ci per-metta di acquisire consapevolezza culturale e conoscenze per non essere divisi ed usati e per essere i protagonisti delle no-stre scelte e del nostro futuro.

Marco Bevilacqua

ROM - BIONDO DICaRNaGIONE CHIaRa

lE RElaZIONIDEI FUOCHI aTTIVI

Nazzareno Guarnieri Fuochi attivi

ROMA cultural magazine ROMA cultural magazine

dato che sarebbe importante conoscere.

Non è un caso che la Fondazione romanì Italia nell'azione di sistema TRE ERRE ha costruito il progetto ADOZIONE IN VICI-NANZA, che sarà avviato nell'autunno dell'anno 2014.

Per essere chiaro presento il caso della mia famiglia.Uno dei miei 9 fratelli dopo pochi mesi dalla nascita ha avuto diversi problemi clinici ed è stato costretto alle cure dei sanitari con continui ricoveri in ospedale fino all'età di 4 anni periodo in cui ha iniziato a muovere i primi passi.In tutto questo periodo di malattia mio fratello è stato accudito da due donne rom della mia famiglia allargata che giorno e notte si sono presi cura del suo benessere unitamente ai miei genitori.Mio fratello con il consenso dei miei genitori ha vissuto con loro per sempre. I miei genitori non hanno mai abbandonato o venduto il proprio figlio, ma hanno permesso ad altre persone della propria co-munità rom di dare ulteriore affetto ed opportunità al proprio fi-glio. Oggi mio fratello è una persona serena, felice e realizzata.Le cronache di questi giorni dimostrano quando poco e mal co-nosciuta sia la realtà romanì su tutti i livelli per l'assenza di una partecipazione attiva e qualificata della popolazione romanì.

Dr. Nazzareno Guarnieri - “Rom di carnagione chiara"

“ESSERE E DIVENTARE COMUNITÀ RO-MANÌ: luoghi, relazioni, parole di una identità in cambiamento”

Secondo la mia opinione il Congresso svoltosi nei giorni di 07-08 settembre 2013 è stato un grande successo e quando lo affermo sono convinto anche perché la pre-

senza è stata molto alta con altrettanto rappresentanti delle istituzioni. Questo per noi della Fondazione romanì Italia -Fuochi attivi, è la dimostrazione che il Congresso è stato di largo interesse e una soddisfazione dandoci la conferma che il nostro cammino formativo si muove in una buona direzione. Certamente il la-voro da svolgere sarà lungo e faticoso ma proprio la difficoltà di questo lavoro sarà per tutti noi una motivazione in più che ci darà la forza di affrontare tutti gli ostacoli. Dalle relazioni sono emersi idee e problemi che sono la base fondamentale per poter costruire una nuova “ROMANIPE”, un nuovo futuro, un protagonismo 100% dei rom. Un dato importante è che in questo congresso i Rom hanno avuto la possibilità di farsi conoscere, di esprimere le proprie idee, le critiche, le valutazioni e le proposte.Questo metodo di impostare il lavoro è la base per essere e diventare comunità che non significa essere tutti uguali e pen-sare tutti allo stesso modo.Questo molti vogliono da noi rom ed è una falsità perchè non possibile in un paese democratico.Essere e diventare comunità significa avere le opportunità di presentare le proprie idee e confrontarle con le altre idee, da questo arriva il cambiamento delle identità culturali.Ma se ci chiudono nei campi nomadi, se la politica e le istitu-zioni non parlano direttamente con noi con i nostri professio-nisti rom, ma preferiscono il confronto con persone e soggetti

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Estranei al mondo rom, se ignorano una politica per la cultura romanì, noi non possiamo mai essere e diventare comunità.

Essere e diventare comunità significa essere protagonista at-tivo e responsabile, formare la giovani generazioni verso una nuova Romanipè per essere consapevoli e conoscenti dei propri diritti di cittadini e di quelli degli altri cittadini. Se il quadro politico non ha fatto nulla e non farà mai niente per cambiare la situazione dei rom, noi non dobbiamo più aspetta-re, dobbiamo reagire e questo cambiamento, se lo vogliamo, deve venire da noi, dall’interno delle nostra comunità, perché è solo nelle nostre capacità la possibilità di cambiare. Tutto que-sto assistenzialismo sulla nostra vita e su quella dei nostri figli non dobbiamo più accettarlo. Possiamo dimostrare che per essere “integrati” non dobbiamo essere “guidati” da nessuno ma accettati come soggetti e non come oggetti. E’ il tempo di cominciare a progettare un mondo diverso per noi e per i nostri figli.E’ talmente importante il nostro dovere di trasmettere alle gio-vani generazioni rom i veri valori della cultura romanì, una ric-chezza per essere riconosciuti come popolo.Dobbiamo fare molto di più per la promozione dei diritti cul-turali e dare un empowerment ai rapporti tra le istituzioni e le famiglie rom.Essere e diventare comunità è la sfida per le comunità ro-manès, una sfida che passa attraverso una nuova Romanipè.

Ion Dumitru

“IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONISMO: promuovere o inibire la rappresentanza politica e la partecipazione attiva della popolazione romanì?”

Durante i lavori del 2° congresso delle comunità romanès il ruolo dell’associazionismo è stato uno degli argomen-ti che ha fatto molto discutere. Nella mia relazione ho

espresso il mio pensiero in merito al ruolo delle associazioni che si sono occupate delle comunità romanès ed il loro ope-rato. I dati sono molto chiari: la gran parte delle associazioni che si occupano di rom sono costituite da persone non rom ed in queste associazioni la partecipazione attiva dei rom è qua-si inesistente, senza parlare della totale assenza di coinvolgi-mento attivo delle professionalità rom. Perchè? Hanno paura della presenza dei rom nelle loro attivà?

Credo che la mia domanda sia legittima perchè il lavoro di gran parte di queste associazioni non ha portato a risultati positivi per la popolazione romanì, ma, troppo spesso, ha fortificato il pregiudizio e l’esclusione con una falsa lettura dei bisogni cul-turali.Un’altra domanda che mi pongo è perchè gli enti locali, le isti-tuzioni nazionali ed europee continuano a finanziare progetti i cui metodi e strategie si sono dimostrati sbagliati e non hanno prodotto nulla. Per esempio continuare a finanziare la gestio-ne dei campi nomadi significa che non c’è alcuna volontà di eliminare i campi nomadi. Se gli ingenti finanziamenti per la gestione dei campi fossero usati per costruire case, in Italia non ci sarebbe alcun problema casa per nessuno. La questione dei campi nomadi è una scelta politica che na-sconde un meccanismo perfido, per il fatto che ci sono troppi interessi, in un sistema che non riguarda solo le associazioni.Allora mi viene da pensare che dietro a tutto questo ci sia solo un business e che le comunità romanès siano lo strumento per fare business.Mi chiedo ancora perchè, prima rivendicano i diritti umani e poi si comportano in modo da negare i diritti. Dicono una cosa e ne fanno un’altra.Eppure sono convinto che il ruolo delle associazioni è fonda-mentale, ma è urgente ripensare progetti e strategie di inter-vento per promuovere una reale partecipazione.

Baskim Berisa

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ROMconoscimenti: prospettive, politiche legislative, cultu-rali e sociali delle comunità romanès

Non riconoscimento può danneggiare, oppure può es-sere forma di oppressione che costringe un soggetto a vivere in modo falso, distorto o impoverito.

Questo accade quasi ogni giorno ai giovani rom che si vedono costretti a celare la propria appartenenza altrimenti verrebbe-ro additati e ritenuti Diversi. Tutto ciò porta all’impoverimento della romanipè in quanto il riconoscimento è in parte legato all’identità.Per identità si intende, più o meno, la visione che uno ha di sé, delle proprie caratteristiche, che lo definiscono come essere umano. Secoli di oppressioni non possono essere cancellati in poco tempo e questo si presume sia chiaro per tutti, ma ben pochi hanno compreso che il fare omologazione opprime il fare ro-manès poiché i gaggè (non rom) altro non fanno, ma è doveroso sottolineare che non vale per tutti, che distruggere il modo-di- fare dei rom cercando di omologarlo e dunque impoverendo L’essere-Romanò, distorcendolo ad essere-gagikanò, quindi assimilandolo, costringendolo a vivere in una maniera che non è propria e non fa altro che impoverire la romanipè, tutto ciò avviene mediante il processo del Non-Rom-conoscimento.In questo XXI° secolo, l’unico modo per essere accettati è pro-prio il distorcimento sopra descritto, dunque si viene accettati solo se io modifico il mio modo e lo rimpiazzo con quello del-la popolazione maggioritaria. C’è da dire che i rom stanziali presenti in Italia dal secondo 1300 pur se ormai Italiani hanno

origini rom e quindi hanno la fortuna di avere un doppio essere che bisogna soddisfare per intero e non a metà come regolar-mente avviene. Il soddisfacimento nel senso di completezza porta se non col-mato in toto a vivere sotto falsa identità poiché si è obbligati a trovare una soluzione per essere accolti che per qualsiasi Essere-umano risulta essere di fondamentale sopravvivenza. È dunque pensabile oggi ancora una soluzione al dilemma ?il soggetto-io che non può trovare ruolo nel contesto sociale in cui abita, trova a fine di sopravvivere, dei sotterfugi il cui culmine sfocia nella menzogna e dunque nel nascondimento dell’io-rom,e vive costretto a metà e quindi in modo distorto e finisce nella maggior parte dei casi di costruire un nuovo-io su misura che ha come scopo ultimo: l’essere accettato ed essere accettato significa vivere bene e vivere bene è di fondamentale importanza per l’umanità. Capita sovente sentire famiglie Rom celare l’appartenenza alle comunità Romanès e questo è un male perché finisce a lungo andare per creare una grave crisi identitaria, proprio perché si vive nella menzogna e dunque in un mondo costruito su misura. È pensabile una soluzione a mio avviso solo se si riesce a pen-sare all’alterità come normalità, e dunque adoperando una for-ma di riconoscimento che potrebbe essere tripartita in: 1) conosco 2) interpreto3) valuto/giudico.L’infondatezza del giudizio errato nella maggior parte dei casi, è dato dal sentito dire, e sta proprio nella mancata voglia di conoscere da parte del non-rom le comunità romanès,e dalla mancata voglia di non farsi conoscere da parte dei rom stessi dalla società maggioritaria. Dunque si può evincere che il Ri-

conoscere/Riconoscimento è strettamente legato alla triparti-zione sopra descritta. Altri punti importanti sono:1) riconoscimento come minoranza etnica/linguistica.2) l’importanza di rappresentanti/leadership rom attivi nella politica.3) il superamento dei campi nomadi considerati come la giusta risposta abitativa per la cultura romanìSi dovrebbe superare il contesto creatosi della sopportazione e entrare nell’ottica della con-vivenza pacifica e benevola.Ipotesi interpretativa: forse una colpa che bisogna dare alle co-munità romanès è proprio la mancata capacità di evolversi con la stessa velocità delle altre culture e questo ha fatto si che le comunità romanès divenissero invisibili proprio perché inutili in un contesto di guadagno economico. Si pensi al ruolo che avevano sino a prima della seconda guerra mondiale, periodo in cui i rom di antico insediamento erano di aiuto all’economia del paese e spesso difesi per questo, tanto è vero che molti fu-rono arruolati e non rinchiusi nei lager di sterminio. Dal secon-do dopo guerra proprio perché incapaci di adattarsi alle nuove forme economiche ,sono state trovate nuove metodiche per speculare mediante i rom, ovvero, i campi nomadi che fruttano soldi per chi se ne occupa.Analizzare il passato per costruire il futuroRisulta doveroso citare le politiche persecutorie del passato che trovano il proprio inizio nei primi anni del 1400 sino ad oggi, basti pensare che solo in Italia lo stato pontificio dal 1483 al 1785 ha emanato ben 210 bandi contro le comunità Romanès, trovando il proprio culmine col porrajmos e i lager dell’odierno odio razziale aizzato dalle politiche per speculare sui rom.Una giusta rappresentanza Romanì, delle giuste politiche di

Le relazioni dei fuochi attivi

integrazione seguite da una eccellente comunicazione/cono-scenza della cultura rom potrebbero favorire la con-vivialità pacifica che purtroppo manca, nonché un crescente arricchi-mento dell’io che solo la promiscuità o meglio l’incontro con le altre culture può dare.

Fiore Manzo

VERSO UN NUOVO FUTURO: dal vittivi-smo al socialismo dall’auto commise-razione alla dinamicità

Il 2° congresso organizzato dalla Fondazione Romanì Italia, tenutosi a Silvi Marina (TE) il 7 e 8 settembre 2013, può es-sere considerato un ulteriore baluardo alla lotta per il rico-

noscimento della comunità Rom in Italia, non più come entità a se stante, come un problema sociale da risolvere o contenere o ancora meglio come una presenza non gradita, non voluta ed il più delle volte discriminata. La comunità Rom è sicuramente molto più di tutto questo. Necessita soltanto di un po’ più di fiducia, accoglienza e maggiori possibilità per dimostrarlo. In Italia esistono molte associazioni Rom di promozione socia-le, ma si tratta per lo più di organizzazioni in cui si punta troppo al cosiddetto “leaderismo”, ossia ad accentrare il potere nelle mani di pochi, per lo più uomini e neanche molto giovani.

Questo tipo di associazioni, come ha affermato lo stesso Ba-skim Berisa durante il congresso, giovane Rom di origine ko-sovara, non aiutano affatto le comunità Rom ad uscire dall’e-

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marginazione del loro stato, ma al contrario ne favoriscono ulteriormente l’estromissione; tutto questo perché gli eventi folkloristici da essi pianificati se da una parte possono essere motivo di svago e divertimento, dall’altro non servono a com-battere la discriminazione e l’isolamento dalle altre culture: non è con eventi musicali o folkloristici che si affronta il grande problema dell’emarginazione dei Rom.

La cultura Rom non è soltanto questo, ma è “un insieme di va-lori che formano un’identità culturale e l’evoluzione della cultu-ra romanì è urgente e indispensabile per evitare la distruzione della loro identità” ; queste le parole piene di significato, quasi urlate del presidente della fondazione romanì Nazareno Guar-nieri al congresso di Silvi Marina.Dunque l’aspetto principale preso in considerazione nel con-gresso esaminato è stato sicuramente il riconoscimento di un’identità della cultura Rom, che ne favorisca la libertà di espressione, di manifestazione e soprattutto di inserimento all’interno di una società italiana per troppo tempo esclusiva e poco accogliente. D’altra parte però c’è sempre stata e pur-troppo continua a persistere nel popolo Rom un grande sen-so di vittimismo che insiste nel tenere bloccati molti di loro, costringendoli a rimanere confinati nei loro campi Rom, quasi come se al di fuori di questi ci fosse solo rovina, isolamento, devastazione, senza offrire loro una possibilità di uscire da que-sta sorta di impasse, ma al contrario tentando continuamente di scoraggiare ogni tentativo di emergere dalla loro condizione. Ecco dunque che le uniche due soluzioni possibili sono: farsi travolgere e soffocare da questi vincoli di matrice satura, che non consentono in alcun modo di migliorare il proprio stato e di venire a galla da questi “obblighi”, oppure sentirsi costretti a rinnegare la propria identità Rom; come ha sostenuto Fio-re Manzo, Rom di Cosenza “l’essere Rom è ancora visto come una malattia, che fa allontanare. C’è urgenza di uscire fuori da questa situazione di violenza e discriminazione e aiutare i più piccoli”.Nascono dunque delle esigenze fondamentali affinché si possa permettere un serio riconoscimento della comunità Rom non più come entità da allontanare e di cui spaventarsi, ma come una cultura, come una minoranza linguistica da integrare alla società; ciò può avvenire soltanto attraverso dei passaggi:Innanzitutto il passaggio dalla multiculturalità all’intercultu-ralità, ovvero dalla mediazione alla partecipazione attiva, la mediazione rom in Italia non prodotto cambiamenti positivi; questo presuppone che l’intera comunità Rom si adoperi ad un cambiamento radicale e ad un’adesione generale da parte dei membri delle singole comunità Rom, senza delegare solo poche persone al mantenimento dei contatti, ma favorendo la

partecipazione di tutti.Altro importante elemento è favorire l’istruzione; attraverso l’acquisizione delle giuste competenze e conoscenze si potreb-bero ampliare le prospettive di vita, di lavoro, di miglioramento del proprio status.ü Inoltre è anche importante favorire la nascita di associazioni Rom il cui potere non sia accentrato solo nelle mani di poche persone, ma permettere la nascita di organizzazioni democra-tiche comunitarie, costituite da un consiglio di soci, in cui si possa dare più spazio ai giovani ed anche ai Rom di sesso fem-minile.Infine favorire la necessità di una politica per la cultura Rom; ovviamente è importante che possa esservi una regolamen-tazione che vigili sui vincoli e sulle possibilità delle comunità Rom, che offra loro la possibilità di un reale riconoscimento come identità culturale, come comunità che cresce e si integra alla societàIn definitiva dunque il congresso qui presentato ha permesso ancora una volta di denunciare quelle che sono le reali proble-matiche di emarginazione del popolo Rom e le continue difficol-tà che molti di loro devono affrontare giornalmente per riuscire ad emergere senza per questo perdere la propria identità ed a quante lotte sono costretti ad effettuare per non farsi risucchia-re dall’illegalità e dal circolo vizioso dell’autodiscriminazione. Una speranza rimane: che i giovani Rom, i quali oggi crescono sempre più a contatto con la società e con altri giovani, dato che ormai nella società si convive con altre etnie, possano in qualche modo creare le condizioni affinché questa convivenza diventi sempre più semplice da gestire e porti a diversi livelli di integrazione.

Badema Ramovic

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TaBEllE TRaDUZIONI lINGUa ROMaNÌFondazione romanì Italia

POSATE E OGGETTI

ALIMENTI

FRUTTA VERDURA

BEVANDEtavolosediatovagliapiattocucchiaioforchetta coltellobicchieretazzabottigliacaffettiera

panefarinapastamollicacrostaolioacetosalepeperisoburroformaggiocarneprosciuttolardopizzainvoltino di verza

albicoccaaranciaciliegiaficofragolamelamelonenocciolanoceperapescaprugnauva

acquavinolattetècaffèbirraacquaviteacquavite di prugneacqua mineralepentola

salamepolpettine ai ferrispiedouovopescegranogranoturco (mais)polentacibominestrazuppazuccheromielemarmellatatortadolcelievito

agliocarotacavolocetriolocipollafagiolofungoinsalatalenticchialimonepatatapeperonepisellopomodororapasalviazucca

sinija f., mesali f., tiša f.stolica f.mezalì f.čarò m.roj f.vilica f.čhurì f.taxtaj m., glazo m.fiǧano m.botsa f.spirìterja m.

marò m.varò m.xumèr m.mervenka f.kora f.zet m.šut m.lon m.piperi f.rezo m.khil m.kiràl m.mas m.londanò m.koj m., balevàs m.gibanica f.sarma f.

zimbura f.naranča f.kirèš f.smokua f.jagoda f.phabaj m.herbuzo m.pendèx f.akhòr m.ambròl f.breska f.pruna f.drak f.

panì m.mol f.thud m.čaj m.kafjava f.piva f.rakia f.šlivonica f.panì mineralnuno m.pirì f., kakàvi f.

goj f.čevapčiči pl.ražno m.arò m.mačhò m.giv m.kukuruzo m., karvači f.mameliga f.xabè m.zumì f.supa f.zaro m., šekeri m.avǧìn m.slatko m.mariklì f.ankrustè pl., bokolja pl.jarò m.

sir m.morkòj m.šax m.xirò m.purùm f.bobo m.xuxur m., čiuperka f.salàta f.graško m.limuno m.kompiri f.pipèri m.goroxo m.patliǧàno m.repa f.kušo m.dudùm m.

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