VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE ......2018/10/02 · 1 Camera dei Deputati VII...
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VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
AUDIZIONI INFORMALI C. 395 GALLO
Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, in materia di accesso aperto
all'informazione scientifica
MARTEDI’ 2 OTTOBRE 2018
ORE 12.30
Pag.
IOSSG (Italian Open Science Support Group) Prof.sa Paola Gargiulo. coordinatrice
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ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario) Prof. Daniele Checchi, membro del Consiglio Direttivo Prof.sa Raffaella Rumiati, vice-presidente
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Camera dei Deputati
VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione
Audizione informale nell’ambito dell’esame della proposta di legge in materia di accesso
aperto all’informazione scientifica (C.395 Gallo)
2 ottobre 2018
Memoria
Dott.ssa Paola Gargiulo
Italian Open Science Support Group (IOSSG)
Onorevoli Deputati,
la proposta di legge affronta in modo ben documentato il tema importante della disseminazione in
accesso aperto dei risultati della ricerca accademico-scientifica finanziata con fondi pubblici, la cui
piena ed efficace realizzazione necessita una serie di cambiamenti strutturali rispetto agli attuali
meccanismi che regolano la comunicazione scientifica tradizionale e la valutazione della ricerca.
Prima di entrare nel merito della proposta di legge, si ritiene opportuno fornire alcune informazioni
di contesto sulla Scienza Aperta che possano aiutare a formulare meglio la proposta e a porre le basi
per uno chiaro indirizzo politico necessario a guidare e supportare gli interventi che si rendono
necessari a livello interno italiano (interventi legislativi, adozione di buone pratiche, ecc.) e a
rafforzare la posizione del Paese nel contesto europeo.
La disseminazione dell’informazione scientifica ad accesso aperto risultante da ricerche
accademico-scientifiche, costituisce l’aspetto a valle di un processo che inizia a monte con un’idea
a cui fanno seguito la ricerca di fondi di finanziamento, la stesura del progetto, la ricerca vera e
propria che avviene con la raccolta e l’elaborazione di dati e di informazioni, per finire con una
pubblicazione sotto forma di monografia o di articolo. In entrambi i casi la scelta dell’editore o
della rivista scientifica viene operata tenendo conto dell’orientamento della comunità di pratica e
dell’impatto che la scelta editoriale può avere sulla carriera accademica del ricercatore.
Le attività di ricerca possono essere molto complesse e articolate e, a seconda delle discipline,
ricorrere a diverse metodologie, strumentazioni, laboratori, software ecc, ma tutte, oggi si
avvalgono, scienze umane comprese, di infrastrutture e di strumenti digitali.
Quando parliamo di Scienza Aperta, intendiamo condivisione (anche in fase intermedia) da
parte dei ricercatori dei risultati delle loro ricerche, dei dati elaborati e della pubblicazione
dei risultati. Importantissimo è anche l’accesso alla documentazione su attività, metodologie
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e relative tecnologie utilizzate per ottenere i risultati descritti nell’elaborato finale
(pubblicazione e/o dati strutturati). Tale condivisione consentirà la riusabilità e
riproducibilità della ricerca.
L’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche, è una parte essenziale per realizzare la Scienza
Aperta. La pubblicazione scientifica, come successivamente la sua valutazione fanno parte di un
ecosistema ben più ampio, in rapida evoluzione, interconnesso a livello globale, che offre
opportunità e sfide al fare scienza nel 21mo secolo.
In questa sede non si entra nel merito dei meccanismi che tutelano il ricercatore per quanto attiene
alla paternità e originalità della ricerca, l’individuazione degli incentivi per promuovere e premiare
la cultura della condivisione, la presenza di possibili embarghi o deroghe all’accesso aperto,
l’utilizzo di formati e standard internazionali, la scelta di licenze d’uso corrette da assegnare ai dati,
l’adozione di piattaforme con requisiti tecnologici necessari a garantire al dato scientifico
conservazione a lungo termine, sicurezza, affidabilità, riproducibilità e distribuzione.
In questa sede ci preme invece sottolineare che la Scienza Aperta accelera lo sviluppo della
conoscenza scientifica grazie alla sua libera circolazione, più accessibile rispetto all’informazione
scientifica in pubblicazioni a pagamento, sostiene e pratica il riuso delle informazioni rendendo i
dati disponibili in rete, evita sprechi e duplicazioni, permette la verificabilità e riproducibilità della
ricerca, fa suoi i principi della trasparenza e dell’integrità della ricerca, crea nuove opportunità di
business e di innovazione tecnologica, contribuisce alla cooperazione diplomatica e politica tra gli
Stati per affrontare, ad esempio, le sfide globali legate ai cambiamenti climatici, le pandemie e i
fenomeni migratori.
In altre parole, la Scienza Aperta è un ecosistema composto da tre livelli: la governance (che
fornisce e supporta l’assetto di indirizzo), i servizi per i ricercatori (che sostengono con competenze
trasversali le necessità della ricerca), le infrastrutture tecnologiche e di dati (che si avvalgono
massicciamente di tecnologie digitali, di standard e protocolli internazionali, di interoperabilità
delle piattaforme).
Un ecosistema che consente ai ricercatori di condividere con chiunque (studiosi, aziende, cittadini) i
risultati della propria ricerca, prodotti in modo trasparente nel corso di tutta la filiera: ideazione,
progettazione, realizzazione, condivisione, disseminazione, riuso e valutazione.
Questi elementi, fondamentali a supportare la buona scienza a disposizione del cittadino,
necessitano però di attenzione da parte del legislatore, del governo e soprattutto delle istituzioni
accademiche e scientifiche che producono ricerca dal momento che i dati della ricerca sono la
nuova valuta dell’era digitale.
Va evidenziato che nel nostro Paese, per quanto attiene all’accesso aperto, in questi anni sono
mancate :
● partecipazione/presenza italiana attiva sul piano politico in sede europea in materia di
Scienza Aperta, di infrastrutture, servizi;
● politica di indirizzo a livello nazionale, diversamente da quanto già avviene in alcuni
paesi europei e extraeuropei, dove questa politica è attuata, monitorata e sostenuta dai
governi, talvolta anche da agenzie nazionali di valutazione;
● politica di coordinamento per la costruzione di una conoscenza condivisa e
l’implementazione di servizi correlati. Vi è una conoscenza diffusa che si è consolidata,
grazie alla partecipazione dei nostri ricercatori, delle istituzioni accademiche e di ricerca e
delle infrastrutture di servizi (GARR, Cineca per citarne alcuni) a progetti nazionali e
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internazionali e collaborazioni europee di notevole rilevanza, ma è frammentaria, non
sistemica.
● consapevolezza che sono necessarie nuove competenze trasversali e rinnovati servizi nelle
istituzioni per rispondere alle richieste dei ricercatori nel gestire i dati della ricerca e nel
mettere in pratica la Scienza Aperta (i già citati servizi per i ricercatori).
● un’infrastruttura nazionale, conforme ai principi dell’accesso aperto, che aggreghi
informazioni su progetti, dati, pubblicazioni, persone, enti in una piattaforma, sul modello
di OpenAIRE*, la cui tecnologia, tra l’altro, è stata sviluppata dal CNR. Un’infrastruttura
nazionale che porterebbe visibilità alla ricerca italiana e svolgerebbe anche funzioni di
monitoraggio.
In questo ambito IOSSG** sta svolgendo un lavoro attivo di promozione della Scienza Aperta con
azioni concrete di supporto alla gestione dei dati della ricerca (policy e linee guida sulla gestione dei
dati, Data Management Plan e servizi correlati, analisi sulle piattaforme per i dati, corsi e strumenti
di informazione). Per lavorare al meglio, IOSSG ha rapporti stabili con altre realtà internazionali
(LIBER, AOSSG, RDA) ed è stato indicato dalla Commissione Europea membro della “coalition of
Doers” in EOSC.
Vi sono state dichiarazioni di principio da parte del MIUR sui temi della Scienza Aperta, a cui però
non sono seguite azioni concrete. Gli inviti ripetuti della Commissione Europea sia tramite il
Progetto OpenAIRE, le Raccomandazioni, le Comunicazioni citate nella relazione di
accompagnamento, volti a promuovere un ruolo proattivo dei governi nazionali nel sostegno alle
politiche dell’accesso aperto, sono rimasti inascoltati.
Non c’è più tempo da perdere, c’è una rivoluzione in corso alla quale il nostro paese è tenuto a
partecipare in modo consapevole, dotandosi di una visione strategica, di piani di indirizzo, di
politiche, di conoscenze, di formazione, di strumenti, di risorse umane e finanziarie, di
infrastrutture e servizi.
Per quanto riguarda l’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche, è noto che non si sono fatti
molti passi avanti in Italia nella sua pratica, nonostante il decreto-legge 8 agosto 2013, n.91
convertito con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n.112 , le Linee- Guida per la redazione di
policy e regolamenti universitari in materia di accesso aperto alle pubblicazioni e ai dati della
ricerca, redatte dal Gruppo OA della Commissione della CRUI, le raccomandazioni della
Commissione Europea e tante altre linee-guida prodotte da diversi organizzazioni europee e
internazionali.
Le cause principali del ritardo sono individuabili nella forte resistenza culturale al cambiamento
dei diversi attori, nei meccanismi perversi della valutazione della ricerca, nella mancanza di
finanziamenti a sostegno della transizione dal modello reader pays all’accesso aperto tramite la via
aurea. La via verde, quella dell’auto-archiviazione del manoscritto accettato nel repository,
costituisce un modello valido nella fase di transizione all’accesso aperto, ma è ostacolata dagli
editori commerciali che tendono a imporre periodi di embargo ben più lunghi dei sei-dodici mesi
richiesti nelle Linee Guida e nei bandi della Commissione Europea.
A livello istituzionale, diamo atto che sul piano delle infrastrutture (le già citate infrastrutture
tecnologiche e di dati), nel corso degli ultimi anni diversi atenei si sono dotati di piattaforme open
source per la pubblicazione di riviste scientifiche di qualità ad accesso aperto e sono oltre 300 le
riviste ad accesso aperto di qualità pubblicate in Italia, registrate nel registro internazionale
Directory of Open Access Journals.
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Ben oltre il 90% degli atenei italiani e alcuni enti di ricerca, usano archivi aperti (repository)
conformi ai protocolli e standard internazionali e ad OpenAIRE. Questi stessi atenei sono dotati
anche di IRIS, un sistema integrato per la gestione e diffusione della ricerca che colloquia con la
banca dati nazionale del MIUR. Pertanto l’infrastruttura di base è presente e funzionante.
Sul piano invece dell’adozione di politiche a sostegno dell’accesso aperto/Scienza Aperta da
parte delle istituzioni accademiche e di ricerca il processo è molto lento (27 atenei su 80 si sono
dotati di una politica in materia di accesso aperto) e un numero molto più ristretto pratica l’accesso
aperto in modo effettivo ed efficace.
Il numero di pubblicazioni ad accesso aperto (via aurea) e dei manoscritti accettati, depositati negli
archivi istituzionali (repository) dei nostri atenei o disciplinari degli enti di ricerca (via verde) con
l’eccezione di alcune università e settore disciplinare cresce con difficoltà.
Nel caso della via verde, molto pubblicazioni vengono depositate negli archivi aperti istituzionali
ma non sono accessibili, per scarsa familiarità con le politiche di copyright relativamente alla via
verde, per l’esteso periodo di embargo richiesto da editori commerciali e a volte dalle società
professionali che possono arrivare anche a 36 mesi.
Nel caso della via aurea, l’assenza di finanziamenti per pubblicare secondo il modello author pays,
nelle riviste dotate di Impact Factor (IF) degli editori commerciali non permette a molti ricercatori
di adottare questa strada. Inoltre, la possibilità di pubblicare in riviste ad accesso aperto di qualità, a
costo molto più basso o dotato di altro modello di finanziamento, i cui costi non ricadono sul
ricercatore e sui suoi fondi di ricerca, ma senza IF o non presenti nella fascia A (ci riferiamo ai
criteri dell’ANVUR) non viene perseguita a causa degli attuali meccanismi della valutazione della
ricerca.
Gli obblighi previsti in Horizon 2020 per quanto attiene all’accesso aperto delle pubblicazioni,
purtroppo non sempre vengono rispettati dai nostri ricercatori, per le ragioni che sono state più volte
menzionate.
Pubblicare articoli ad accesso aperto in riviste scientifiche commerciali con alto IF risulta costoso e
sottrae fondi che potrebbero essere diversamente utilizzati nel progetto di ricerca. Ad esempio
Horizon 2020 prevede il rimborso delle spese di pubblicazione se l’importo è messo nel budget del
progetto, ma i costi non sono rimborsabili se la pubblicazione ha luogo a progetto finito e
rendicontato. Pertanto, i ricercatori che non dispongono di finanziamenti extra non possono
pubblicare in queste riviste.
Per quanto attiene alla via verde, gli editori commerciali tendono ad imporre alle riviste con elevato
IF, periodi di embargo ben superiori ai sei mesi previsti per le discipline tecnico-scientifiche e
mediche.
Entrando in merito alla proposta di legge, sono condivisibili lo spirito e la necessità di
intervenire. L’adeguamento ai periodi (sei-dodici mesi) entro i quali ripubblicare è in linea
con le politiche ad accesso aperto della Commissione Europea e dei principali enti finanziatori
internazionali.
Si ritiene, inoltre, che prevedere forme di diffusione della più recente informazione culturale e
scientifica tramite il canale televisivo pubblico sia una valida proposta.
Non convince tuttavia l’aggiunta di un comma 2-ter all’articolo 4 del decreto legge 8 agosto 2013,
n.91 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n.112.
<<2-ter. E’ nullo il contratto di edizione se l’editore della pubblicazione realizzata secondo le
modalità di cui al comma 2, lettera a) ha ceduto il diritto di sfruttamento a terzi. Il contratto di
edizione è altresì nullo se uno o più autori della pubblicazione realizzata secondo le modalità di cui
alla comma 2, lettera b) hanno ceduto il diritto di sfruttamento esclusivo.>>
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Non risulta di facile comprensione, ma soprattutto se l’intenzione è quella di conferire all’autore
scientifico il diritto di ripubblicare in archivi ad accesso aperto istituzionali o disciplinari, è
opportuno modificare la legge sul diritto d’ autore (l.22 aprile 1941, n. 633. Protezione del diritto
d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio) secondo il modello tedesco citato nel documento
di accompagnamento alla proposta di legge. AISA ha pubblicato una proposta che potrebbe
rappresentare un modello di riferimento e che prevede di inserire l’art.42 bis sul diritto di
pubblicazione. http://aisa.sp.unipi.it/attivita/diritto-di-ripubblicazione-in-ambito-scientifico/
Il diritto di ripubblicare in archivi ad accesso aperto conferisce all’autore la libertà di depositare
la pubblicazione nel caso di contratti editoriali sottoscritti in Italia, è pertanto auspicabile che queste
modifiche alle leggi sul diritto d’autore siano adottate nel maggior numero dei paesi.
Il diritto di ripubblicare ad accesso aperto modificando la legge sul diritto d’autore, permette di
popolare gli archivi istituzionali e disciplinari, praticando la via verde, l’auto-archiviazione della
pubblicazione nella versione di manoscritto accettato, ovviando alle politiche editoriali che non
permettono di rispettare i termini di ripubblicazione entro i 6 e 12 mesi come abbiamo visto nel
caso di Horizon 2020.
Certamente non affronta il problema della via aurea che richiede risorse finanziarie, la questione
dei modelli alternativi di valutazione delle carriere, nuovi criteri di misurazione e di valutazione e di
incentivi per l’adesione alla cultura della condivisione.
Come è stato evidenziato anche nel documento di accompagnamento vanno previste risorse
finanziarie per incentivare l’accesso aperto. Le università e gli enti di ricerca vanno dotati di risorse
finanziarie necessarie non solo per le infrastrutture ma anche per la creazione di servizi di supporto
nell’implementazione della Scienza Aperta, così come i progetti di finanziamento delle ricerche
devono prevedere un budget per le pubblicazioni in accesso aperto e anche delle sanzioni in caso di
mancata ottemperanza alle indicazioni di legge.
E’ inoltre importante prevedere il monitoraggio dell’adempimento della legge.
Per un monitoraggio effettivo è essenziale, innanzitutto, elaborare un regolamento attuativo
contenente i requisiti tecnici necessari (protocolli e standard internazionali), a cui le pubblicazioni e
gli archivi aperti istituzionali e disciplinari sarà richiesto di conformarsi, per consentire la raccolta
dei dati a un apposito aggregatore nazionale. Serve, pertanto, dotarsi di un’infrastruttura che a
livello nazionale raccolga e renda accessibili dati e informazioni sui progetti di ricerca finanziati,
sulle persone, sulle istituzioni e sulle pubblicazioni e in prospettiva sui dati della ricerca. Tale
piattaforma può essere realizzata in tempi brevi e a costi contenuti, dal momento che disponiamo
della tecnologia e soprattutto delle infrastrutture (gli archivi ad accesso aperto, e sistemi informativi
della ricerca) conformi ai protocolli e standard internazionali, presenti e operanti nella stragrande
maggioranza degli atenei e negli enti di ricerca.
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Informazioni aggiuntive
*OpenAIRE - Open Access Infrastructure for Research in Europe. Progetto europeo iniziato nel
2009 e rifinanziato nel corso degli anni (OpenAIRE Advance per il periodo 2018-2021) la cui
finalità è di dare supporto alle politiche europee su Open Access e Open Data, aggregando risultati
di ricerche accademico-scientifiche (pubblicazioni e dati) e fornendo dati su progetti, persone, enti.
La piattaforma OpenAIRE raccoglie i metadati relativi alle pubblicazioni, ai dati della ricerca, ai
progetti, finanziati da Horizon 2020, ma anche dai finanziatori nazionali (presto anche dal MIUR) e
internazionali, dà visibilità alle pubblicazioni e ai dati che sottendono alle pubblicazioni,
rispettivamente depositati negli archivi istituzionali, disciplinari e nei data repository conformi ad
OpenAIRE.
OpenAIRE mette a disposizione anche un repository per le pubblicazioni e per i dati, denominato
Zenodo , gestito dal CERN per i ricercatori affiliati ad istituzioni che non dispongono di repository.
Grazie alla piattaforma OpenAIRE la Commissione Europea e gli altri enti finanziatori della
ricerca possono monitorare l’output scientifico dei progetti finanziati e l’adempimento ai rispettivi
obblighi di accesso aperto.
OpenAIRE intende essere un’infrastruttura nell’ambito dell’iniziativa European Open Science
Cloud, per quanto attiene agli aspetti relativi ai risultati delle ricerche (dati e pubblicazioni)
http://wikimedia.sp.unipi.it/index.php/OpenAIRE_Advance ( presentazione del progetto in italiano)
http://www.openaire.eu
**Italian Open Science Support Group - IOSSG
E’ gruppo di lavoro trans-universitario, nato dalla collaborazione di professionisti con competenze
trasversali, operanti nell'ambito delle aree: supporto alla ricerca, biblioteche digitali, Open Science,
legale, ICT e provenienti da Open AIRE, Università di Milano, Università Ca' Foscari Venezia,
Politecnico di Milano, Università di Torino, Università di Bologna, Università di Trento, Università
di Parma, Università di Padova, Università di Vienna, Università di Trieste. L'adesione a IOSSG è
assolutamente su base volontaria e non implica un coinvolgimento istituzionale. Fornisce supporto e
strumenti per rispondere alle sfide che la Scienza Aperta pone al mondo della ricerca: processi
della ricerca, ciclo di vita dei dati, loro gestione, questioni relative alla governance, con
particolare attenzione ai servizi e alle infrastrutture. L'attività del gruppo ha come focus l'impatto
a livello locale delle politiche EOSC. IOSSG è stato indicato dalla Commissione Europea membro
della "Coalition of Doers in EOSC.
https://sites.google.com/view/iossg/home
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