Attrazione Roma: come turismo e cultura possono modernizzare la città
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Turismo e cultura di fronte alla modernizzazione della città
Dati, riflessioni e qualche traccia per il futuro di Roma
Antonio Preiti
2 febbraio 2016
1. Il turismo e la cultura a Roma fra opportunità e minacce
È un momento particolare quello che Roma sta vivendo nella cultura e nel
turismo. Particolare, perché si vedono insieme le grandi prospettive che
possono ancora nascere da una loro crescita congiunta e allo stesso tempo
si hanno segnali che la città non riesca neppure a governare i processi in
corso, per cui si teme che il futuro possa essere segnato, ancor prima che si
avveri, dall’incapacità di governare quel che succede qui e ora.
I fenomeni che la coinvolgono maggiormente possono così essere
sintetizzati:
Crescita continua della domanda: anche ben oltre i dati ufficiali
sulle presenze turistiche, Roma mostra una costante crescita di
attrazione, d’interesse, e di conseguenza anche di visite turistiche.
Lo stato dell’arte delle statistiche non ci permette di quantificare
con esattezza i termini della crescita, ma alcuni dati oggettivi ci
consentono di affermare che la crescita è solida e costante;
Grande effervescenza nella speculare crescita dell’offerta di
pernottamenti: c’è un intreccio tra illecito, informale e nuove
forme di ospitalità che ha bisogno di un ripensamento generale sia
della classificazione alberghiera, sia di una semplificazione che
porti ad accogliere nuove forme di ospitalità che possono dare un
grande contributo anche alle finanze pubbliche, oltre che
all’economia delle famiglie. Il punto è che a fronte di una crescita
alberghiera, che si è registrata a ridosso e sull’onda lunga del
Giubileo del 2000, negli ultimi anni l’offerta strettamente
alberghiera non è cresciuta ai ritmi precedenti, anche perché, dato
l’elevato costo dei suoli e degli edifici, chi ha creato alberghi negli
ultimi dieci anni, ha fatto solo 4 e 5 stelle, perciò generando un
vuoto d’offerta sull’80 % del mercato che, sostanzialmente, arriva
fino alle tre stelle (che poi le stelle oggi significhino poco, è un
altro discorso);
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Prossima apertura del Giubileo della Misericordia che, seppure
con toni da evento (ma non di contenuti) più bassi rispetto al
precedente e con presumibile minore impatto di massa,
rappresenta comunque un ulteriore crescita della domanda
turistica per tutto il 2016;
Allargamento del concetto geografico di Roma, sia per lo sviluppo
di offerte alberghiere nei comuni limitrofi, sia per l’eccellente
servizio di collegamento ferroviario con Firenze e Milano, che
rende la città sempre più connessa alle altre, tale per cui la
presenza a Roma (o Firenze) e conseguente pernottamento, non
sono più strettamente legati, perché si può visitare una città per
tutto il giorno e dormire nell’altra, o viceversa;
Esplosione della rivoluzione digitale nel turismo che ha modificato
radicalmente il modello di business del settore, che passa sempre
meno dagli intermediari tradizionali (tour operators, agenzie di
viaggio) e sempre più da quelli digitali delle OTA (agenzie on line)
e alla messa sul mercato delle abitazioni, che adesso hanno
trovato una piattaforma (airbnb) formidabile nel fare matching tra
la domanda e l’offerta;
Legame sempre più stretto tra logistica e offerta di ospitalità, nel
senso che spesso il vincolo alla crescita è dato dalla logistica
insufficiente, questo interroga sul legame sempre più necessario
tra le infrastrutture di trasporto e l’offerta di pernottamento. Basti
pensare alla funzione centrale dell’aeroporto di Fiumicino, alla
scarsa qualità di quello di Ciampino, ai collegamenti Roma –
Aeroporto, ai bus che collegano Roma con i dintorni (oggi
sostanzialmente assenti sul piano della comunicazione turistica),
alla crisi ATAC e alla metro:
Grande domanda verso la cultura, espressa come domanda di
visita ai musei, ma il cui orizzonte si ferma esattamente alla visita,
perché non ci sono valorizzazioni dell’esperienza museale e
culturale, non c’è una digitalizzazione del settore, e una debole
produzione culturale, e del tutto assenza il mix potenzialmente
straordinario tra l’offerta culturale e l’offerta degli altri elementi
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che rappresentano il valore aggiunto italiano (la moda, il food, le
produzioni industriali emozionali);
Grande debolezza sul piano delle mostre, che oggi sono l’arma più
importante per moltiplicare e replicare le visite alla città. Una
volta visto il Colosseo, raramente si torna per vederlo una seconda
volta, si fa se c’è una mostra che richiami e rinnovi interesse verso
la città;
Attesa verso l’autonomia di tre grandi siti dell’offerta di beni
culturali (Colosseo, Galleria Borghese e Galleria Nazionale d’Arte
Moderna) che potrebbero costituire una grande novità, ma di cui,
al momento, non ci sono ancora segnali;
Rimane complessivamente la sensazione che alla crescita dei
flussi, della domanda potenziale, delle opportunità che si offrono
alla città, non corrisponda né un pensiero all’altezza, né una
capacità di management complessivo della città. Come si fosse
davanti a vecchi canali che non riescono a contenere i nuovi flussi,
né per quantità, né per qualità.
2. Alcuni dati di fondo
Prima ancora di arrivare a qualche proposta di lavoro, è forse utile offrire il quadro
essenziale di alcuni dati, proprio per poter focalizzare al meglio la situazione e della
città.
I dati di flusso.
Il dato che solitamente si consulta per valutare i flussi turistici di Roma è quello
EBTL, di cui però non sono evidenti i criteri di selezione delle strutture e di calcolo.
Secondo questa fonte le presenze turistiche a Roma (numero di notti) è di 25 milioni
(2014). L’impressione è che il numero sottostimi ampiamente il fenomeno reale.
Questo sia perché, come vedremo, c’è una moltitudine di offerte di pernottamento,
che probabilmente non sono comprese, sia perché altri indicatori (es. arrivi agli
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aeroporti, arrivi ferroviari, ecc.) hanno avuto in questi ultimi anni dinamiche molto
più espansive. Tuttavia, la sensazione molto netta è che, nonostante i problemi della
città, i flussi sono in continua crescita. Anche perché ci sono elementi che
contribuiscono oggettivamente a creare domanda turistica e immagine positiva
della città (dal mondo del cinema, da ultimo Spectre, l’ultimo film di 007, la visita
solitaria di Obama al Colosseo, che è diventato un video virale del NYTimes, il
successo della grande Bellezza di Sorrentino e, soprattutto, dalla figura e
dall’attrazione suscitata da Papa Francesco).
I dati sull’offerta ricettiva
Come si può osservare dalla tabella, a Roma ci sono circa mille alberghi per
un’offerta complessiva di 50mila camere, perciò il massimo dell’ospitalità della città
(se ci fermassimo alla sola offerta alberghiera) sarebbe di non più di 100mila
persone.
Accanto ai mille alberghi ci sono altre 6mila offerte di alloggio nelle varie forme
giuridiche, anche di difficile definizione. Tuttavia si tratta di micro offerte, perché
all’86,1 % di esercizi non alberghieri corrisponde solo il 34,7 % dell’offerta di
camere, che è il solo indicatore che conti sul mercato. In particolare, la dimensione
media degli alberghi è di circa 50 camere (48,9 % per l’esattezza) e per gli altri
esercizi non alberghieri è di 4 camere (per l’esattezza 4,2).
Tipologia Numero esercizi
Camere % sugli esercizi
% sulle camere
alberghi 1.016 49.678 13,91 65,31case x ferie 261 7.330 3,57 9,64
affittacamere 1.864 8.110 25,52 10,66
ostelli 7 106 0,10 0,14
case vacanza impr 166 1.701 2,27 2,24
case vacanza non impr 2.302 4.447 31,52 5,85
B&B 1.643 3.687 22,49 4,85
residence 45 1.011 0,62 1,33
Tutte 7.304 76.070 100,00 100,00
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I dati economici
(1. il valore degli alberghi)
Sul mercato degli asset una camera alberghiera a Roma è valutata notevolmente
bene. Considerando le principali città dell’Europa e il segmento upscale (nel mercato
internazionale si valuta il prezzo che costa la camera non le stelle, perciò saremmo
sui 5 stelle e sui migliori 4 stelle) Roma è al quinto posto nel valore degli alberghi in
questa categoria, superata solo da Londra, Parigi, Ginevra e Zurigo. Considerando il
valore medio delle prime trenta città europee, la media del valore della camera è di
246mila euro, ma per Roma è 375mila euro, perciò largamente al di sopra.
Dato che spesso s’indica (erratamente) la Spagna come campione, questi dati ci
mostrano che i veri campioni sono le città dove c’è una larga componente di turismo
business, sostanzialmente le grandi capitali, come appunto Parigi e Londra e poi le
città più piccole che hanno un elevatissimo standing internazionale, come Ginevra,
Zurigo, Amsterdam.
Merita un’osservazione anche l’andamento complessivo del valore degli alberghi in
tutte le grandi città europee. Nel 2008 c’è stato il punto di crisi maggiore (- 19 %), il
segno meno è rimasto anche nel 2009 ( - 15 %), per poi riprendere nel 2010 (+3,0
%) e proseguendo la crescita fino al 2014. Perciò siamo davanti a una ripresa del
mercato immobiliare relativo agli alberghi, ben più positivo di quello immobiliare
residenziale che ha dinamiche di crescita minore, e in Italia ancora meno.
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I dati economici
(2. il valore del rendimento delle camere)
Un dato che nessuno (o quasi) considera nel dibattito pubblico sul turismo è il
rendimento delle camere, insomma il dato economico, quello che tecnicamente è il
RevPar, cioè il rendimento per camera, dato fondamentale per capire come va il
settore dell’ospitalità.
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Anche sul piano dei rendimenti Roma non è messa male, perché è superata solo da
campioni dell’hotellerie come Ginevra, Zurigo, Londra e Parigi, mentre si trova
davanti a città come Mosca (che fino a qualche tempo fa aveva battuto tutti i record),
Amsterdam, Francoforte e Barcellona.
Nell’ultimo anno, il 2015 ancora in corso, il rendimento delle camere a Roma è ancora
cresciuto (si ricorda che qui è considerato solo il segmento upscale, per il quale ci sono dati
disponibili). Roma in un anno ha avuto una crescita del 2,0 %, inferiore solo a quella
straordinaria di Londra (+ 5,2 %), che oramai è la capitale mondiale dell’hotellerie, anche
grazie alla spinta delle recenti olimpiadi. (I casi di Lisbona e Dublino sono piuttosto
congiunturali).
Naturalmente ben diverso sarebbe la situazione (se si avessero i dati per valutarla) degli
alberghi più piccoli, che sono sottoposti a una pesante contribuzione verso le agenzie on line
che raccolgono almeno il 20/25 % sul totale incassato dal singolo albergo.
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Il valore alberghiero a Roma dipende soprattutto, come per qualunque asset dell’economia,
dalle prospettive future. Guardando perciò ai dati sul segmento più alto, si può dire che la
piazza di Roma è giudicata avere grandi prospettive sul mercato dell’ospitalità.
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Tracce per il futuro
1. Turismo + cultura = sviluppo al quadrato. Oggi i due settori rimangono distanti.
Abbiamo bisogno di una grande modernizzazione della cultura, che significa migliorare il
display delle opere, l’organizzazione dei musei, la digitalizzazione dell’esperienza di visita. È
necessario che si arrivi a una vera e propria politica industriale per i beni culturali .
Poiché la domanda in questo settore è quasi tutta pubblica, è indispensabile che sia proprio il
soggetto pubblico a mettere l’asticella il più alto possibile, cioè facendo gare su chi è in grado
di proporre il miglior progetto di valorizzazione culturale complessivo. In questo caso i
termini della gara sono rovesciati: non è migliore chi costa di meno al bilancio pubblico, ma
chi offra la migliore valorizzazione, consentendo anche delle entrate al pubblico, che potrà
utilizzare le risorse anche per la garanzia di sopravvivenza e sviluppo di musei piccoli, archivi,
biblioteche, che hanno maggiori difficoltà ad avere una valorizzazione economica. Il concetto
non è (solo) “razionalizzare la spesa”, ma affermare un modello che estragga valore, con
benefici per la comunità locale e nazionale. Ovviamente dentro un quadro di cura e tutela che
va salvaguardato e rafforzato. Il punto è che senza risorse la prospettiva è il degrado. E non
vice versa. Una proposta potrebbe essere la nascita di una fondazione di tipo privatistico a
maggioranza pubblica (con Comune, regione, ecc.) che unisca la Galleria d’Arte Moderna e la
Galleria Borghese, per altro dentro un ambiente comune, per rendere possibile mostre,
attività culturali, fundraising, insomma iniziative guidate anche da una logica di marketing;
2. Decida il mercato dove l’investimento promette di più. Attrarre gli investimenti
internazionali è oggi un imperativo per Roma. La caduta del settore immobiliare non permette
più che imprese “locali” possano portare quell’ammodernamento da città globale di cui Roma
ha bisogno. La città deve perciò dotarsi di strumenti e procedure urbanistiche che consentano
di attrarre i capitali come a Londra e Parigi. Oggi è ancora più urgente, in quanto Roma sta
cambiando pelle (ridimensionamento PA, dissolvimento mondo delle ex Partecipazioni statali,
trasferimento sedi delle ex banche romane). È una grande occasione di riqualificazione delle
zone centrali che, da una vocazione direzionale e di commercio tradizionale, deve passare a
una vocazione di turismo, cultura e retail di livello internazionale. Questo processo di
trasformazione richiede grandi risorse finanziarie ed esperienze che solo gli investitori
internazionali possono portare. Per attrarre questi soggetti è necessario attuare una radicale
discontinuità: nei municipi centrali si dovrebbero equiparare le destinazioni direzionali con il
commerciale e l’alberghiero, così da favorire l’afflusso di capitali esteri non più bloccati da
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regole iper-settoriali che hanno prodotto corruzione e restrizioni del mercato e non hanno più
senso di fronte alla rapidità con cui i capitali si spostano da un settore all’altro. A fronte di
queste semplificazioni, agli investitori si potrebbe chiedere - sulla base di tariffe certe e
predeterminate – il pagamento di consistenti (ben più di quelli attuali) compensazioni
economiche a beneficio del Comune.
3. Liberare le potenzialità dell’industria dell’ospitalità. Nel mondo dell’industria
dell’ospitalità siamo nel piano di una rivoluzione, i cui driver sono dettati da internet.
Abbiamo in rapida successione l’affermazione delle agenzie on line, che oggi sono padrone del
mercato; abbiamo il fenomeno airbnb che ha messo in pista più camere di qualunque catena
alberghiera al mondo e cresce in maniera esponenziale; abbiamo l’auto-organizzazione della
vacanza che fa declinare il ruolo dei tour operators e della agenzie di viaggio. Il mondo
pubblico è molto indietro. Ad esempio, oggi gli albergatori hanno una classificazione che li
obbliga a non poter ospitare l’offerta ristorativa dentro la hall dell’albergo, ma in un locale a
parte, devono avere i letti non più larghi di un determinato numero di centimetri, ecc. nel
frattempo internet ha permesso forme facili di prenotazione, che hanno messo sul mercato
migliaia di abitazioni. La tendenza è a far aumentare la regolamentazione, ma è difficile
pretendere le stesse regole (già soffocanti per gli alberghi) per chi offre due o tre camere. Per
altro la perfetta tracciabilità d’internet permetterebbe grandi ricavi dal semplice accoglimento
delle offerte di ospitalità informali. Inoltre, la trasformazione del lavoro porta sempre più le
persone a considerarsi come soggetti che cercano di garantirsi flussi di reddito piuttosto che
un lavoro uguale nel tempo e da solo in grado di rispondere alle esigenze di qualità della vita e
del consumo. Insomma, è il momento di permettere che ci siano per tutti meno regole, ma più
rispettate e soprattutto che si lasci ogni albergatore di fare il proprio lavoro in piena libertà,
arrivando alla perfezione di offrire a ciascun ospite quello che vuole (un’ospitalità informale o
una formalissima o ancora di lusso internazionale) per essere i migliori in ciascun segmento.
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