[02 LECCE - 21] QTDN/CULTURA/01...

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Cultura Spettacoli & Cultura Spettacoli & di Claudia PRESICCE C’è un grande castello che sovrasta un piccolo borgo, un palazzo di città che, tra i tanti segreti, custodisce al suo inter- no un’ariosa Galleria seicente- sca con le volte affrescate con le stelle del più grande ci- clo astrologico dell’Italia me- ridionale. Non solo. A rappre- sentare l’arte barocca nella sua essenza, puntando all’ef- fetto meraviglia, qui c’è an- che un sontuoso apparato scul- toreo di Carlo D’Aprile, arti- sta palermitano, che va a rical- care un’atmosfera già altiso- nante così come contempla ogni luogo di rappre- sentanza come que- sto che si rispetti. Al suo interno que- sta Galle- ria acco- glie dun- que, da quasi quat- trocento an- ni, un dialogo immaginifico tra arti diverse, un colloquio silenzioso tra personaggi del- la mitologia e ritratti di uomi- ni e donne delle antiche fami- glie che commissionarono i la- vori. Mentre quarantotto co- stellazioni stanno a guardare, si confrontano Saturno, Vene- re, Mercurio con Verità, Sa- pienza, Clemenza, Fortuna, e tanti altri simboli legati all’uo- mo, alle virtù e al suo sentire. Pur essendo degno di una “capitale” del Sud, questo luo- go non è né a Napoli né a Pa- lermo, ma in un piccolo comu- ne insospettabile, un po’ più in là di Lecce: nella piazza di quello che un tempo era noto come feudo di Cavallino. “La Galleria di Palazzo in età barocca dall’Europa al Re- gno di Napoli” (40 euro; Ma- rio Congedo editore) è il tito- lo di un grosso volume curato da Vincenzo Cazzato che, par- tendo dallo studio di questo specifico luogo, analizza il ruolo stesso delle “gallerie” nei coevi grandi palazzi sei- centeschi d’Italia ed Europa. Le “gallerie dei palazzi” ari- stocratici vengono indagate in modo trasversale nel loro ma- nifestarsi in Europa, dall’Ita- lia alla Francia e all’Impero asburgico, nelle loro “forme” e peculiarità, nella percezione della propria essenza che han- no lasciato nella letteratura, nella documentaristica, nella Storia più in generale. Il libro infatti raccoglie gli Atti del convegno internazio- nale “Galleria di Palazzo nel Regno di Napoli in età baroc- ca”, promosso dal Centro Stu- di “Sigismondo Castromedia- no e Gino Rizzo”, dal Comu- ne di Cavallino e dal Diparti- mento di Beni Culturali dell’Università del Salento che si è svolto nel 2015 nel Palazzo Castromediano di Ca- vallino su questi temi, con l’attenzione dei curatori Vin- cenzo Cazzato, Marcello Fa- giolo e Massimiliano Rossi puntata sulle “gallerie” dal Ri- nascimento all’età barocca nel Regno di Napoli, parten- do da questa di Cavallino. La galleria come luogo simbolo dell’ostentazione delle classi aristocratiche, ma anche come cornucopia di arte e collezio- nismo, di sfarzo e di estetica, diventa luogo di narrazione, anche in un territorio “lonta- no” come il nostro. Inutile dire che da sempre sono queste le occasioni per territori come il Salento per mostrare i gioielli di famiglia, per aprirsi a studi eclettici di livello internazionale che (per il ruolo periferico che ci è sta- to assegnato dalla storia e che stiamo in un certo senso cer- cando di cambiare) difficil- mente passerebbero da qui. Sono i primi i salentini a non conoscere le proprie bellezze, come possono farlo studiosi o turisti di altre zone del mon- do e d’Italia che solo da po- chi anni hanno contezza dell’esistenza di questa minu- scola penisola tra Ionio e Adriatico? C’è da dire anche che Cavallino in quanto a po- litiche culturali di richiamo mostra da sempre una certa at- tività, rispettando quello che già nei secoli scorsi gli stessi Castromediano, la famiglia lo- cale più rappresentativa, han- no fatto. In particolare in questo ca- so ci si trova di fronte ad una testimonianza dovuta alla committenza di Francesco I Castromediano (1598-1663) con sua moglie Beatrice Ac- quaviva d’Aragona. Come spiega Antonio Lucio Gianno- ne, presidente del Centro Stu- di “Sigismondo Castromedia- no e Gino Rizzo”, la Galleria del Palazzo Ducale di Cavalli- no «si può considerare davve- ro un “unicum” in tutto il Me- ridione per la ricchezza deco- rativa, l’abbondanza di scultu- re e il grande ciclo astrologi- co». Ma non è un caso. Dopo che nel 1628 la Corona spa- gnola concesse a Cavallino la dignità di Marchesato (anche per le nozze che portarono un congiungimento tra i Castro- mediano e la famiglia Acqua- viva d’Aragona), l’antico ca- stello fortificato diventò ele- gante residenza nobiliare, da aggiornare nel gusto e nelle forme di quell’epoca fastosa. La “Galleria” del palazzo di Cavallino diventò allora il luo- go in cui il fervido Seicento salentino dette il meglio di sé. Se non è certa l’identità dell’autore delle pitture a fresco del- la volta, è pe- rò indubbio il valore di questo enor- me apparato scenico, a co- minciare dall’arditez- za degli argo- menti trattati (per i riferi- menti mitolo- gico-pagani) all’apparato simbolico di cui sono portato- ri. Dello stesso tenore anche le trentanove statue a figura intera del D’Aprile e i nove busti che accompagnano l’an- damento delle pareti sono maestosa testimonianza dell’opera dello scultore paler- mitano, la più importante che rimane del suo lavoro. Queste opere in pietra leccese venne- ro richieste esplicitamente all’artista “straniero” di livel- lo per poter competere con le Gallerie delle principali corti europee che già dal ‘500 si erano andate formando pro- prio intorno a sontuosi appara- ti scultorei. Il Regno di Napoli e l’arte barocca Un viaggio nelle gallerie dei palazzi aristocratici, partendo da quella dei Castromediano a Cavallino. in un libro edito da Congedo “Chi vuol apprendere la verità sulla vita immediata - è la premessa di Theodor Adorno - deve scrutare la sua forma alienata”. In tal senso, l’ultimo lavoro del sociologo Stefa- no Cristante si può considerare il tac- cuino di uno scrutatore, nell’accezio- ne dell’attento e profondo indagato- re e ricercatore, che mette in pratica una “sociologia in presa diretta”. È un taccuino che copre le osservazio- ni di un arco temporale di sei anni, dal 2011 al 2017; indagini settima- nalmente pubblicate su queste colon- ne e poi riconfigurate in una forma saggistica organica per l’editore Mi- mesis, con il titolo di “Società low cost”. L’incontro di venerdì alla Cit- tà del Gusto di Lecce per la presen- tazione del libro ha fornito lo spunto per un’estensione della ricerca, in un dialogo molto denso cui hanno contribuito, insieme all’autore, due intellettuali che hanno una lunga mi- litanza in quel discorso sulla realtà che è il miglior giornalismo, Clau- dio Scamardella e Carlo Formenti. La base comune di un panel che ha mostrato nel suo sviluppo vivaci dif- ferenze è comunque costituita dalla premessa adorniana: scrutando la realtà sociale immediata, se ne co- glie la condizione patologica. Nessu- no dei presenti pensa che si stia vi- vendo nel migliore dei mondi possi- bili. L’ultimo ciclo di finanziarizzazio- ne dell’economia ha strategicamente costruito una società “low cost”, ca- ratterizzata da un falso accesso ai be- ni; la crisi della democrazia rappre- sentativa ha evidentemente determi- nato un falso accesso ai poteri deci- sionali; il basso costo della tecnolo- gia produttiva e distributiva delle no- tizie ha fatto dilagare il fenomeno della postverità. Siamo evidentemen- te di fronte a nuove potenze del fal- so; sulla possibilità di individuare delle solide forze contrarie, Cristan- te, Scamardella e Formenti concorda- no solo in parte. Il direttore del Quo- tidiano sente la necessità di una rico- struzione di autorevolezza degli atto- ri sociali che attraversano una fase di delegittimazione: la politica e i media tradizionali dovrebbero in qualche modo riappropriarsi della credibilità perduta, stringendo un nuovo patto con quei cittadini che at- tualmente non attribuiscono valore all’expertise. Per Formenti, autore di uno studio molto controverso e dibat- tuto, “La variante populista”, la frat- tura con la tradizione non soltanto è inevitabile, ma è la sola opportunità di riorganizzare forme partecipative. L’autore di “Società low cost” constata, in merito a questi fenome- ni di transizione, la necessità di un superamento dei precedenti modelli interpretativi, e auspica un salto di paradigma; in politica, la contrappo- sizione tra destra e sinistra è ancora una falsa pista, incomprensibile alle nuove generazioni. Si tratta di schie- ramenti che hanno esaurito la loro funzione storica, così come probabil- mente il conservatorismo e il pro- gressismo non sono più ideologie ma atteggiamenti che hanno rove- sciato il segno del loro originario orizzonte valoriale: conservare il pia- neta e le sue risorse è fondamental- mente più etico che continuare a mo- dificarne e a sfruttarne i patrimoni. In generale, Cristante sembra auspi- care un rilancio forte di una delle tre parole-chiave della rivoluzione francese: l’uguaglianza. La narrazione contemporanea dell’egualitarismo di remota ispira- zione illuminista potrebbe opporsi al- la narrazione fortemente elitaria cui assistiamo e cui in fondo contribuia- mo attualmente: quello del presente è un mondo narrativo in cui pochissi- mi hanno tantissimo, molti si accon- tentano del pacchetto sociale low co- st e tutti gli altri non hanno niente. Come sostiene lo storico Yuval Ha- rari, spesso citato da Stefano Cristan- te, “nel 1938 gli esseri umani poteva- no scegliere fra tre narrazioni globa- li, nel 1968 le opzioni si erano ridot- te a due, nel 1998 sembrava prevale- re una singola narrazione, nel 2018 non ne è rimasta alcuna”. Riempire questo vuoto di storia ci appare non soltanto un’opportunità, ma un dove- re. Luca Bandirali Affrescate sulla volta le stelle del più grande ciclo astrologico dell’Italia meridionale DALLA PRIMA PAGINA M ITOLOGIAE S TORIA INSIEMEIN G ALLERIA La copertina La Galleria di Palazzo Castromediano e, sopra, un particolare degli affreschi della volta. Sotto, a sinistra il lato sud della Galleria e a destra il monumento funebre di Francesco Castromediano e Isabella Acquaviva d’Aragona che si trova nella chiesa di San Domenico a Cavallino LE CURE POSSIBILI CONTRO LE PATOLOGIE...

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Page 1: [02 LECCE - 21] QTDN/CULTURA/01 15/10/18mimesisedizioni.it/rassegna/bandirali-nuovo-quotidiano... · 2018. 10. 18. · Cultura &Spettacoli di Claudia PRESICCE C’è

Cultura Spettacoli&Cultura Spettacoli&

di Claudia PRESICCE

C’è un grande castello chesovrasta un piccolo borgo, unpalazzo di città che, tra i tantisegreti, custodisce al suo inter-no un’ariosa Galleria seicente-sca con le volte affrescatecon le stelle del più grande ci-clo astrologico dell’Italia me-ridionale. Non solo. A rappre-sentare l’arte barocca nellasua essenza, puntando all’ef-fetto meraviglia, qui c’è an-che un sontuoso apparato scul-toreo di Carlo D’Aprile, arti-sta palermitano, che va a rical-care un’atmosfera già altiso-nante così come contempla

ogni luogodi rappre-s e n t a n z acome que-sto che sirispetti.

Al suointerno que-sta Galle-ria acco-glie dun-que, daquasi quat-trocento an-

ni, un dialogo immaginificotra arti diverse, un colloquiosilenzioso tra personaggi del-la mitologia e ritratti di uomi-ni e donne delle antiche fami-glie che commissionarono i la-vori. Mentre quarantotto co-stellazioni stanno a guardare,si confrontano Saturno, Vene-re, Mercurio con Verità, Sa-pienza, Clemenza, Fortuna, etanti altri simboli legati all’uo-mo, alle virtù e al suo sentire.

Pur essendo degno di una“capitale” del Sud, questo luo-go non è né a Napoli né a Pa-lermo, ma in un piccolo comu-ne insospettabile, un po’ piùin là di Lecce: nella piazza diquello che un tempo era notocome feudo di Cavallino.

“La Galleria di Palazzo inetà barocca dall’Europa al Re-gno di Napoli” (40 euro; Ma-rio Congedo editore) è il tito-lo di un grosso volume curatoda Vincenzo Cazzato che, par-

tendo dallo studio di questospecifico luogo, analizza ilruolo stesso delle “gallerie”nei coevi grandi palazzi sei-centeschi d’Italia ed Europa.Le “gallerie dei palazzi” ari-stocratici vengono indagate inmodo trasversale nel loro ma-nifestarsi in Europa, dall’Ita-lia alla Francia e all’Imperoasburgico, nelle loro “forme”e peculiarità, nella percezionedella propria essenza che han-no lasciato nella letteratura,nella documentaristica, nellaStoria più in generale.

Il libro infatti raccoglie gliAtti del convegno internazio-nale “Galleria di Palazzo nelRegno di Napoli in età baroc-ca”, promosso dal Centro Stu-di “Sigismondo Castromedia-no e Gino Rizzo”, dal Comu-ne di Cavallino e dal Diparti-mento di Beni Culturalidell’Università del Salentoche si è svolto nel 2015 nelPalazzo Castromediano di Ca-vallino su questi temi, conl’attenzione dei curatori Vin-cenzo Cazzato, Marcello Fa-giolo e Massimiliano Rossipuntata sulle “gallerie” dal Ri-

nascimento all’età baroccanel Regno di Napoli, parten-do da questa di Cavallino. Lagalleria come luogo simbolodell’ostentazione delle classiaristocratiche, ma anche comecornucopia di arte e collezio-nismo, di sfarzo e di estetica,diventa luogo di narrazione,anche in un territorio “lonta-no” come il nostro.

Inutile dire che da sempresono queste le occasioni perterritori come il Salento permostrare i gioielli di famiglia,per aprirsi a studi eclettici dilivello internazionale che (peril ruolo periferico che ci è sta-to assegnato dalla storia e chestiamo in un certo senso cer-cando di cambiare) difficil-mente passerebbero da qui.Sono i primi i salentini a nonconoscere le proprie bellezze,come possono farlo studiosi oturisti di altre zone del mon-do e d’Italia che solo da po-chi anni hanno contezzadell’esistenza di questa minu-scola penisola tra Ionio eAdriatico? C’è da dire ancheche Cavallino in quanto a po-litiche culturali di richiamo

mostra da sempre una certa at-tività, rispettando quello chegià nei secoli scorsi gli stessiCastromediano, la famiglia lo-cale più rappresentativa, han-no fatto.

In particolare in questo ca-so ci si trova di fronte ad unatestimonianza dovuta allacommittenza di Francesco ICastromediano (1598-1663)con sua moglie Beatrice Ac-quaviva d’Aragona. Comespiega Antonio Lucio Gianno-ne, presidente del Centro Stu-di “Sigismondo Castromedia-no e Gino Rizzo”, la Galleriadel Palazzo Ducale di Cavalli-no «si può considerare davve-ro un “unicum” in tutto il Me-

ridione per la ricchezza deco-rativa, l’abbondanza di scultu-re e il grande ciclo astrologi-co».

Ma non è un caso. Dopoche nel 1628 la Corona spa-gnola concesse a Cavallino ladignità di Marchesato (ancheper le nozze che portarono uncongiungimento tra i Castro-mediano e la famiglia Acqua-viva d’Aragona), l’antico ca-stello fortificato diventò ele-gante residenza nobiliare, daaggiornare nel gusto e nelleforme di quell’epoca fastosa.La “Galleria” del palazzo diCavallino diventò allora il luo-go in cui il fervido Seicentosalentino dette il meglio disé.

Se non è certa l’identitàdel l ’autoredelle pitturea fresco del-la volta, è pe-rò indubbioil valore diquesto enor-me apparatoscenico, a co-m i n c i a r edall’arditez-za degli argo-menti trattati(per i riferi-menti mitolo-gico-pagani)all’apparato

simbolico di cui sono portato-ri. Dello stesso tenore anchele trentanove statue a figuraintera del D’Aprile e i novebusti che accompagnano l’an-damento delle pareti sonomaestosa testimonianzadell’opera dello scultore paler-mitano, la più importante cherimane del suo lavoro. Questeopere in pietra leccese venne-ro richieste esplicitamenteall’artista “straniero” di livel-lo per poter competere con leGallerie delle principali cortieuropee che già dal ‘500 sierano andate formando pro-prio intorno a sontuosi appara-ti scultorei.

Il Regno di Napolie l’arte barocca

Un viaggio nelle galleriedei palazzi aristocratici,

partendo da quelladei Castromediano

a Cavallino. in un libroedito da Congedo

“Chi vuol apprendere la verità sullavita immediata - è la premessa diTheodor Adorno - deve scrutare lasua forma alienata”. In tal senso,l’ultimo lavoro del sociologo Stefa-no Cristante si può considerare il tac-cuino di uno scrutatore, nell’accezio-ne dell’attento e profondo indagato-re e ricercatore, che mette in praticauna “sociologia in presa diretta”. Èun taccuino che copre le osservazio-ni di un arco temporale di sei anni,dal 2011 al 2017; indagini settima-nalmente pubblicate su queste colon-ne e poi riconfigurate in una formasaggistica organica per l’editore Mi-mesis, con il titolo di “Società lowcost”. L’incontro di venerdì alla Cit-

tà del Gusto di Lecce per la presen-tazione del libro ha fornito lo spuntoper un’estensione della ricerca, inun dialogo molto denso cui hannocontribuito, insieme all’autore, dueintellettuali che hanno una lunga mi-litanza in quel discorso sulla realtàche è il miglior giornalismo, Clau-dio Scamardella e Carlo Formenti.La base comune di un panel che hamostrato nel suo sviluppo vivaci dif-ferenze è comunque costituita dallapremessa adorniana: scrutando larealtà sociale immediata, se ne co-glie la condizione patologica. Nessu-no dei presenti pensa che si stia vi-vendo nel migliore dei mondi possi-bili.

L’ultimo ciclo di finanziarizzazio-ne dell’economia ha strategicamentecostruito una società “low cost”, ca-ratterizzata da un falso accesso ai be-ni; la crisi della democrazia rappre-

sentativa ha evidentemente determi-nato un falso accesso ai poteri deci-sionali; il basso costo della tecnolo-gia produttiva e distributiva delle no-tizie ha fatto dilagare il fenomenodella postverità. Siamo evidentemen-te di fronte a nuove potenze del fal-so; sulla possibilità di individuaredelle solide forze contrarie, Cristan-te, Scamardella e Formenti concorda-no solo in parte. Il direttore del Quo-tidiano sente la necessità di una rico-struzione di autorevolezza degli atto-ri sociali che attraversano una fasedi delegittimazione: la politica e imedia tradizionali dovrebbero inqualche modo riappropriarsi dellacredibilità perduta, stringendo unnuovo patto con quei cittadini che at-tualmente non attribuiscono valoreall’expertise. Per Formenti, autore diuno studio molto controverso e dibat-tuto, “La variante populista”, la frat-

tura con la tradizione non soltanto èinevitabile, ma è la sola opportunitàdi riorganizzare forme partecipative.

L’autore di “Società low cost”constata, in merito a questi fenome-ni di transizione, la necessità di unsuperamento dei precedenti modelliinterpretativi, e auspica un salto diparadigma; in politica, la contrappo-sizione tra destra e sinistra è ancorauna falsa pista, incomprensibile allenuove generazioni. Si tratta di schie-ramenti che hanno esaurito la lorofunzione storica, così come probabil-mente il conservatorismo e il pro-gressismo non sono più ideologiema atteggiamenti che hanno rove-sciato il segno del loro originarioorizzonte valoriale: conservare il pia-neta e le sue risorse è fondamental-mente più etico che continuare a mo-dificarne e a sfruttarne i patrimoni.In generale, Cristante sembra auspi-care un rilancio forte di una delle

tre parole-chiave della rivoluzionefrancese: l’uguaglianza.

La narrazione contemporaneadell’egualitarismo di remota ispira-zione illuminista potrebbe opporsi al-la narrazione fortemente elitaria cuiassistiamo e cui in fondo contribuia-mo attualmente: quello del presenteè un mondo narrativo in cui pochissi-mi hanno tantissimo, molti si accon-tentano del pacchetto sociale low co-st e tutti gli altri non hanno niente.Come sostiene lo storico Yuval Ha-rari, spesso citato da Stefano Cristan-te, “nel 1938 gli esseri umani poteva-no scegliere fra tre narrazioni globa-li, nel 1968 le opzioni si erano ridot-te a due, nel 1998 sembrava prevale-re una singola narrazione, nel 2018non ne è rimasta alcuna”. Riempirequesto vuoto di storia ci appare nonsoltanto un’opportunità, ma un dove-re.

Luca Bandirali

~Affrescate sulla volta

le stelle del più grandeciclo astrologico

dell’Italia meridionale

DALLA PRIMA PAGINA

MITOLOGIA ESTORIAINSIEME INGALLERIA

La copertina

La Galleria di PalazzoCastromediano e, sopra,un particolare degli affreschidella volta. Sotto, a sinistra il latosud della Galleria e a destrail monumento funebredi Francesco Castromedianoe Isabella Acquaviva d’Aragonache si trova nella chiesadi San Domenico a Cavallino

LE CURE POSSIBILI

CONTRO LE PATOLOGIE...