Rigenerazione Numero Zero

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INSIEME SI PUO’! di Marco Zampino E ' l'alba. Il sole ap- pena si vede. Sve- glia presto per iniziare il turno, in quello stabilimento a poche mi- glia da casa. La benzina è aumentata, lo stipendio no, anzi. Per fortuna si la- vora, questa cassa inte- grazione non da tregua. Otto ore pesanti, la vo- glia di tornare a casa, la speranza che comunque si continui così, senza troppe pretese. Sentirsi rinfacciare tutto ciò, ogni qual volta si parla di Po- litica è giusto. La crisi non permette di fare tanti discorsi, le parole risultano ripetitive, per- dono di significato. Tutto è svuotato della sua im- portanza. Crisi può voler dire ricostruire quello che si è perso : la volontà di dire, la volontà di es- sere ascoltati. Ascoltare oggi può significare sen- tire banalità, cose che non vorremmo sentire, critiche, per esempio. E molto probabilmente ce ne arriveranno tante per quanto stiamo tentando di fare: Poltica nono- stante tutto. Ascoltare oggi è necessario. La re- torica che questa affer- mazione porta con se potrebbe essere tanta, ma lo sforzo che dob- biamo fare è di slegarla dall'uso improprio che di questa parola se ne fa. Ascoltare significa fare sintesi. Ascoltare signi- fica ricostruire un rap- porto. Ascoltare significa dimostrare di essere umili. La politica oggi deve saper ascoltare e dunque deve saper fare sintesi, deve ricostruire dalle macerie di una crisi che ci sta distruggendo, deve essere umile. Il rap- porto da rinsaldare è il compromesso tra ciò che si pensa e ciò che si de- cide. E questo lo ripete- remo con forza. Quando ciò che si pensa e si dice è diverso da ciò che si decide è evidente una di- sfunzione di fondo. E' vero, parlare di Politica oggi risulta dissonante rispetto ai problemi che le famiglie hanno ogni giorni, rispetto ai pro- blemi dei disoccupati e dei lavoratori, ma tornare a fare Politica oggi è più che mai necessario pro- prio per la necessità di dare delle risposte coin- cise e pragmatiche a chi dalla politica (in partico- lare da quella del Pd) vuole essere rappresen- tato. La politica ha la sua dimensione, metterla in discussione risulta peri- coloso. La dimensione della Politica è il partito. Partiti più che mai marci, collusi, vecchi, corrotti ma unici grandi conteni- tori di esperienze che possono fare dell'ascolto e della sintesi la chiave per ristabilire un ordine più equo in questo qua- dro drammatico nella so- cietà italiana. Credere nell'entità partito signi- fica oggi saper metter da parte il protagonismo e .. "TUTTAVIA LA PRIMA VERITÀ CHE VA RICORDATA A TUTTI I GIOVANI È CHE SE LA POLITICA NON LA FARANNO LORO, ESSA RIMARRÀ APPANNAGGIO DEGLI ALTRI, MENTRE SONO LORO, I GIOVANI, I QUALI HANNO L’INTERESSE FONDAMENTALE A COSTRUIRE IL PROPRIO FUTURO E INNANZITUTTO A GARANTIRE CHE UN FUTURO VI SIA” Enrico Berlinguer Quando l’Italia la fanno i GiovaniQuando l’Italia la fanno i GiovaniVIGNETTA DI MICHELE MATTEO TERRANEGRA LA PAROLA AI GIOVANI di Mauro Basso M ai come oggi la società civile ha bisogno di un contributo da parte dei giovani per creare quell’alterna- tiva a questo sistema fatto di in- teressi personali prima di tutto, fatto di personalismi inutili da parte di gente che non esita a calpestare i diritti di tutti senza curarsi minimamente dei propri doveri. In questo periodo sto- rico, i Giovani Democratici sono chiamati a dare quel nuovo slan- cio fatto di idee e di ideali da troppo tempo messi da parte da una politica che non sa capire più quali siano le reali problema- tiche che stanno portando il no- stro beneamato Paese verso la recessione finanziaria. I Gd di Melfi pur essendosi costituiti da poco, hanno già saputo dare quel giusto contributo che una giovanile di partito deve dare alla cittadinanza, fatto di idee nuove, di proposte concrete e soprattutto di ascolto. E già, ascolto… oggi la politica non è più in grado di ascoltare! Non ascolta il grido di allarme dato dalla società! L’idea di que- sto giornalino nasce proprio dal fatto che i Gd di Melfi intendono esporre periodicamente le loro idee, collaborare con i cittadini al fine di rendere Melfi una città migliore. Da qui anche il nome “Rigenerazione”… cioè rigene- rare il tessuto sociale, dare una scossa forte, un netto cambia- mento alla politica incolore di questi anni e a farlo saranno proprio le giovani generazioni, coloro i quali credono forte- mente che un cambiamento sia possibile. Ghandi diceva: dob- biamo essere il cambiamento che vogliamo vedere. Beh i Gd si propongono come quel cambia- mento, quella rigenerazione fatta in tempi graduali, ma con spirito propositivo e democra- tico. Mensile d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI • SOMMARIO PAG1 La parola ai Giovani PAG1 Insieme si può PAG2 L’inceneritore Fenice PAG3 Faccia a Faccia: Intervista a Danilo Carbone e Ferdinando Laghi PAG4 “Ambiente, quando?” PAG5 Riorganizzazione sanitaria PAG5 Mai più complici PAG6 Imu sui beni della Chiesa PAG7 Legalità PAG7 Associazionismo PAG8 Il brigantaggio: una questione meridionale Continua a pag. 8

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Numero Zero del giornalino

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Page 1: Rigenerazione Numero Zero

INSIEME SI PUO’!di Marco Zampino

E' l'alba. Il sole ap-pena si vede. Sve-glia presto per

iniziare il turno, in quellostabilimento a poche mi-glia da casa. La benzina èaumentata, lo stipendiono, anzi. Per fortuna si la-vora, questa cassa inte-grazione non da tregua.Otto ore pesanti, la vo-glia di tornare a casa, lasperanza che comunquesi continui così, senzatroppe pretese. Sentirsirinfacciare tutto ciò, ogniqual volta si parla di Po-litica è giusto. La crisinon permette di faretanti discorsi, le parolerisultano ripetitive, per-dono di significato. Tuttoè svuotato della sua im-portanza. Crisi può volerdire ricostruire quelloche si è perso : la volontàdi dire, la volontà di es-sere ascoltati. Ascoltareoggi può significare sen-tire banalità, cose chenon vorremmo sentire,critiche, per esempio. E

molto probabilmente cene arriveranno tante perquanto stiamo tentandodi fare: Poltica nono-stante tutto. Ascoltareoggi è necessario. La re-torica che questa affer-mazione porta con sepotrebbe essere tanta,ma lo sforzo che dob-biamo fare è di slegarladall'uso improprio che diquesta parola se ne fa.Ascoltare significa faresintesi. Ascoltare signi-fica ricostruire un rap-porto. Ascoltare significadimostrare di essereumili. La politica oggideve saper ascoltare edunque deve saper faresintesi, deve ricostruiredalle macerie di una crisiche ci sta distruggendo,deve essere umile. Il rap-porto da rinsaldare è ilcompromesso tra ciò chesi pensa e ciò che si de-cide. E questo lo ripete-remo con forza. Quandociò che si pensa e si diceè diverso da ciò che sidecide è evidente una di-sfunzione di fondo. E'

vero, parlare di Politicaoggi risulta dissonanterispetto ai problemi chele famiglie hanno ognigiorni, rispetto ai pro-blemi dei disoccupati edei lavoratori, ma tornarea fare Politica oggi è piùche mai necessario pro-prio per la necessità didare delle risposte coin-cise e pragmatiche a chidalla politica (in partico-lare da quella del Pd)vuole essere rappresen-tato. La politica ha la suadimensione, metterla indiscussione risulta peri-coloso. La dimensionedella Politica è il partito.Partiti più che mai marci,collusi, vecchi, corrottima unici grandi conteni-tori di esperienze chepossono fare dell'ascoltoe della sintesi la chiaveper ristabilire un ordinepiù equo in questo qua-dro drammatico nella so-cietà italiana. Crederenell'entità partito signi-fica oggi saper metter daparte il protagonismo e ..

"TUTTAVIA LA PRIMA VERITÀ CHE VA RICORDATA A TUTTI I GIOVANI È CHE SE LA POLITICA NON LA FARANNO LORO, ESSA RIMARRÀ APPANNAGGIO DEGLI ALTRI, MENTRE SONO LORO, I GIOVANI, I QUALI HANNO L’INTERESSE FONDAMENTALE A

COSTRUIRE IL PROPRIO FUTURO E INNANZITUTTO A GARANTIRE CHE UN FUTURO VI SIA” Enrico Berlinguer

•Quando l’Italia la fanno i Giovani• •Quando l’Italia la fanno i Giovani•

VIGNETTADIMICHELEM

ATTEOTERRANEGRA

LA PAROLA AI GIOVANIdi Mauro Basso

Mai come oggi la società

civile ha bisogno di un

contributo da parte dei

giovani per creare quell’alterna-

tiva a questo sistema fatto di in-

teressi personali prima di tutto,

fatto di personalismi inutili da

parte di gente che non esita a

calpestare i diritti di tutti senza

curarsi minimamente dei propri

doveri. In questo periodo sto-

rico, i Giovani Democratici sono

chiamati a dare quel nuovo slan-

cio fatto di idee e di ideali da

troppo tempo messi da parte da

una politica che non sa capire

più quali siano le reali problema-

tiche che stanno portando il no-

stro beneamato Paese verso la

recessione finanziaria. I Gd di

Melfi pur essendosi costituiti da

poco, hanno già saputo dare

quel giusto contributo che una

giovanile di partito deve dare

alla cittadinanza, fatto di idee

nuove, di proposte concrete e

soprattutto di ascolto. E già,

ascolto… oggi la politica non è

più in grado di ascoltare!

Non ascolta il grido di allarme

dato dalla società! L’idea di que-

sto giornalino nasce proprio dal

fatto che i Gd di Melfi intendono

esporre periodicamente le loro

idee, collaborare con i cittadini

al fine di rendere Melfi una città

migliore. Da qui anche il nome

“Rigenerazione”… cioè rigene-

rare il tessuto sociale, dare una

scossa forte, un netto cambia-

mento alla politica incolore di

questi anni e a farlo saranno

proprio le giovani generazioni,

coloro i quali credono forte-

mente che un cambiamento sia

possibile. Ghandi diceva: dob-

biamo essere il cambiamento

che vogliamo vedere. Beh i Gd si

propongono come quel cambia-

mento, quella rigenerazione

fatta in tempi graduali, ma con

spirito propositivo e democra-

tico.

Mensile d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •

SOMMARIO PAG1La parola ai Giovani PAG1 Insieme si può PAG2 L’inceneritore Fenice PAG3 Faccia a Faccia: Intervista a Danilo Carbone e Ferdinando LaghiPAG4 “Ambiente, quando?” PAG5 Riorganizzazione sanitaria PAG5Mai più complici PAG6 Imu sui beni della Chiesa PAG7 Legalità PAG7 Associazionismo

PAG8 Il brigantaggio: una questione meridionale

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2 RIGENERAZIONE • Quando l’Italia la fanno i Giovani Numero Zero • Giugno 2012

L’INCENERITORE FENICEdi Antonio Pepe

Una strana vicenda quella della costruzione del termo-valorizzatore Fenice e della sua attuale gestione. Citroviamo alla fine degli anni ’80 e l’avv. Agnelli dichiara

di voler insediare nell’area industriale di San Nicola di Melfiuno stabilimento Fiat con sigla SATA. Siamo esattamente tra la fine della giunta regionale Michettie la nuova giunta Boccia, ed è proprio il presidente dellagiunta Boccia che il 2 maggio del 1995, ad elezioni avvenutee a consiglio sciolto, firma la licenza del termovalorizzatorelasciando stupefatti i sindaci del Vulture-Melfese che si op-ponevano alla costruzione dell’impianto, suscitando molteperplessità. Già, perché la vicenda Fenice è costellata di ri-corsi al TAR da parte della Regione e Fiat, di perplessitàespresse da molti amministratori locali del Vulture-Melfesee dal movimento cittadino “No Fenice”.Bisogna ricordare che il termovalorizzatore Fenice è stato ilprezzo da pagare per ottenere l’insediamento Fiat e dare lapossibilità alla Basilicata di fare quel salto di qualità e daresperanza ai molti disoccupati del sud Italia!L’arrivo di Fiat in Basilicata viene inquadrata come la svoltaepocale di una regione priva di vie di comunicazione, di servizie quant’altro. Si prospettano grandi investimenti per le ar-terie stradali,vedi la Melfi-Potenza, denominata tuttora la“strada della morte” ritenuta inadeguata per sostenere iltraffico attuale e per il numero elevato di incidenti. Un di-scorso a parte si dovrebbe fare su Fiat e il mondo che ruotaattorno, ma ritorniamo a Fenice. Si scopre che una società “Fenice” collegata alla multinazio-

nale EDF vuole costruire vicino alla SATA un inceneritore, ilprimo nel Mezzogiorno, per il trattamento dei residui di la-vorazione dei siti italiani Fiat. L’iter burocratico è lungo e com-plesso, tra favorevoli e contrari, per la richiesta dicompatibilità ambientale. La pratica si ferma in regione, forse qualcuno avanza dubbisui possibili pericoli di inquinamento. Dopo un lungo tira emolla arriva l’aut-aut dell’avv. Agnelli “no Fenice no SATA”, lasituazione si sblocca e nel 1993 iniziano i lavori per la co-struzione dell’inceneritore. Nel 1997 l’inceneritore entra in funzione e nel 2001 FiatGruppo vende il termovalorizzatore a EDF. I rifiuti arrivano ingran quantità, degli odori nauseabondi e dei fumi non si co-nosce l’origine, nonostante i dirigenti assicurino che nonsiano pericolosi. Quanto ai controlli è uno scarica barile tra Fiat, Fenice eArpab, dati approssimativi, contrastanti, saltuari, che spessonon vengono comunicati agli uffici regionali competenti. A rendersi conto che qualcosa non va sono gli ambientalistie i residenti dei comuni limitrofi, che segnalano cattivi odorinell’aria, malesseri, malattie respiratorie, aumento di tumori. La bomba esplode nel marzo 2009 quando viene comunicatoufficialmente all’Arpab, in base ai dati in possesso già daqualche anno, c’era chi sapeva ed ha taciuto, che il termova-lorizzatore inquina dal 2002 se non da prima. Le accuse sottostanti all’inceneritore e anche il fiume Ofantorisultano inquinati da almeno nove anni e dopo il danno labeffa poiché i dati, cioè i veri dati, sono rimasti sconosciutio nascosti! Dopo il “terremoto” scaturito con l’arresto, piùprecisamene con i domiciliari concessi a Sigillio e Bove, so-spesi due manager di Fenice-EDF, i quattro indagati tra fun-

zionari regionali, dipendenti Arpab e l’ex AssessoreRegionale all’Ambiente Restaino e l’istituzione di unacommissione che ha il compito di ricostruire questalunga e tortuosa vicenda che attanaglia la nostra Re-gione! Si spera che in questo lungo braccio di ferro,che ormai ha durata ventennale, tra Fenice-EDF e cit-tadini del comprensorio riescano ad affermarsi i valoridi legalità e tutela dell’incolumità della popolazionemettendo almeno per una volta il “dio denaro” a se-condo posto delle nostre gerarchie!

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CEVIGNETTA DI MICHELE MATTEO TERRANEGRA

Page 3: Rigenerazione Numero Zero

INTERVISTA A... Danilo CarboneMembro attivo del comitato “Diritto alla Salute” di Lavello

PERCHÉ HA ADERITO AL MOVIMENTO DI LAVELLO "DIRITTO ALLA SA-LUTE"?"E' stato un fortunato incontro. Il Comitato per il Diritto alla Salute hasaputo rivitalizzare l'opposizione alla presenza di Fenice che era manmano scemata a seguito dell'esito del referendum tenutosi a Melfi nel1998. Ha saputo farlo con intelligenza, umiltà e competenza, studiandoe approfondendo la questione senza pregiudizi di ordine politico o co-munque strumentali. Nel Comitato ci sono persone con diverse espe-rienze personali che hanno trovato un terreno comune nella tutela dellasalute pubblica in un territorio, il nord di Basilicata, in cui il termodi-struttore di San Nicola di Melfi é senza dubbio e di gran lunga il pericoloprincipale. L'avversità all'inceneritore non può e non deve essere unaquestione di campanile: Fenice é un problema che riguarda un interoterritorio sia per l'effettiva ricaduta dell'inquinamento - ben oltre le di-stanze a suo tempo stimate nei documenti ufficiali - sia perché la suapresenza rappresenta una delle massime scelleratezze compiute dalleamministrazioni della nostra regione. Non credo che abbia senso creareulteriori gruppi su base cittadina quando la questione riguarda un in-tero territorio e sono convinto che il Comitato, per il suo atteggiamentotutt'altro che settario, sia la sede associativa più idonea ad una batta-glia civica unitaria di questa portata. Ciò senza nulla togliere ad altrisoggetti che hanno pur rispettabilissime motivazioni aggiuntive."

AVENDO IN QUESTI MESI AVUTO LA POSSIBILITÀ DI PARLARE CON LAGENTE, CI PUÒ FAR CAPIRE QUAL È LA PERCEZIONE CHE I CITTADINIHANNO DI QUESTA SITUAZIONE? “Tra i cittadini della zona non c'é una consapevolezza omogenea. Moltidei protagonisti della scena politica locale hanno preferito evitare diaffrontare seriamente la questione del termodistruttore ed hannospeso la propria influenza sull'opinione pubblica lanciando ingiustificati,inopportuni e talvolta vergognosi messaggi tesi a tranquillizzare, so-prattutto per sottrarsi ad un vero impegno a favore dei propri concit-tadini. Un impegno che avrebbe richiesto coraggio e competenza,elementi in cui la nostra classe dirigente non ha mai brillato, fatte salvesporadiche eccezioni che comunque non hanno riguardatola vicendadell'inceneritore. Per fortuna la gente ancora considera autorevoli leistituzioni pubbliche ma purtroppo i soggetti che le guidano sonospesso molto meno capaci di quanto richiederebbe la funzione che oc-cupano. Ci tocca lavorare molto per diffondere informazione correttasulla questione perché i cittadini sono stati investiti davvero da unagran massa di informazioni scorrette se non palesemente fasulle”.

QUALI SONO SECONDO LEI, LE MISURE DA ADOTTARE PER RIPRISTINAREUNA CONDIZIONE DI NORMALITÀ LEGALE - AMBIENTALE?“La normalità, ovviamente, vuole che un'industria operi entro i limitiche sono imposti dalle norme vigenti e dalle prescrizioni. Trovo intol-

lerabile che si consentaalla Fenice operare al difuori di questi limiti e con misure di garanzia della pubblica incolumitàrisibili o nulle. Gli esiti delle indagini compiute, aldilà delle sanzioni cheverranno assegnate, dimostrano la slealtà dell'impresa nei confrontidella parte pubblica. Va respinta la richiesta della ditta di essere au-torizzata ad aumentare i volumi di rifiuti trattati: il soggetto non dasufficienti garanzie già allo stato attuale. Va respinto il piano di bonificapresentato, a mio parere basato su informazioni insufficienti a garan-tirne l'idoneità. Va respinta la richiesta dell'Autorizzazione IntegrataAmbientale: non é ammissibile che venga autorizzato un soggetto chegià agisce non rispettando i limiti di inquinamento imposti dalle norme.Si rediga un piano regionale dei rifiuti che escluda una pratica comel'incenerimento - comunque nociva a prescindere dal rischio specificodel termodistruttore già presente ed evidentemente mal funzionante- per seguire pratiche più virtuose del riciclaggio e riuso della materiaprima già abbondantemente in atto in molte zone d'Italia. In tal modosi garantirebbe maggior sicurezza per la salute dei cittadini, maggiorivantaggi economici per la collettività, maggiore occupazione. Si met-tano in campo tutte le verifiche più scrupolose sul danno sinora pro-curato, si comminino le più alte sanzioni, si sollecitino tutte le autoritàcompetenti alla massima vigilanza ed alla massima severità nel repri-mere tutte le condotte scorrette dell'impresa e degli attori pubblici chehanno favorito l'aberrante situazione in cui ci troviamo: si tutela chi haprocurato il danno a scapito di chi il danno lo ha ricevuto e lo riceve”.

SECONDO LEI, È UN'UTOPIA PENSARE CHE IL DIRITTO ALLA SALUTEVENGA PRIMA DI QUALSIASI ALTRA COSA, NELLA SOCIETÀ DI OGGI?“Non lo é affatto. Non credo sia un'utopia pensare che le attività deb-bano svolgersi entro e non oltre le previsioni di legge in cui la salute éconsiderata oggetto della massima tutela. Non credo che lo sia atten-dersi una classe dirigente capace di tutelare l'interesse generale anchea scapito di interessi particolari, che non si lasci ne' intimidire ne' cor-rompere da interessi specifici. Non credo che la politica e le istituzionisiano inermi: quando lo sono é a causa dell'insipienza di alcuni espo-nenti ma ho fiducia e farò la mia parte, per quel che conto, perché que-sto non accada”.

INTERVISTA A.. Ferdinando LaghiIscritto all'albo “Medici per l'Ambiente ISDE” ed esperto del-l'impatto sulla salute dell'incenerimento dei rifiuti.

I DATI DISPONIBILI SULL'INCENERITORE FENICE INDICANO UNA CONTA-MINAZIONE DELLE FALDE ACQUIFERE DA SOSTANZE CANCEROGENE?"I rilievi dal 2002 al 2011 mettono in evidenza un inquinamento delleacque da parte di metalli pesanti noti come cancerogeni certi. Ci sonodiossine, sostanze di vario tipo al di sopra della norma nei pozzi permonitoraggio delle acque di falda.

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RIGENERAZIONE • Quando l’Italia la fanno i Giovani Numero Zero • Giugno 2012

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Page 4: Rigenerazione Numero Zero

“AMBIENTE, QUANDO?”di Vincenzo Mongelli

L’aumento dell’inquinamento, i con-seguenti cambiamenti climatici, ilnotevole impatto ambientale pro-

dotto dall’uomo richiedono strategie mi-gliori per la tutela ambientale: adozionedi strategie volte al risparmio energe-tico, l’investimento nelle energie rinno-vabili, una virtuosa gestione del rifiuto,edilizia ecosostenibile. Per fronteggiarequesta situazione la Commissione Euro-pea in data 29 Gennaio 2008 ha lanciatola CONVENANT OF MAYORS – IL PATTO DEISINDACI - patto la cui adesione è statasottoscritta da più di 1500 città italianecompresa la città di Melfi – che forniscedirettamente alle amministrazioni l’op-portunità di impegnarsi concretamentecontro i cambiamenti climatici “attra-verso interventi che modernizzano la ge-stione amministrativa e influisconodirettamente sulla qualità della vita dei

cittadini” si legge sul sito web. Il pattonon impone solamente l’obiettivo e l’ob-bligo per chi lo ha sottoscritto di ridurredel 20% le emissioni di gas serra nocivinell’atmosfera entro il 2020 ma rappre-senta un’occasione di crescita economicaper le amministrazioni locali in quantofavorisce la creazione di posti di lavoroagendo come traino della Green Economysul proprio territorio. Solo l’investimento di risorse economi-che ed umane nelle energie rinnovabili,solare e fotovoltaico può ridurre lo sfrut-tamento delle risorse non rinnovabili daun lato e la dipendenza dai produttori dimaterie prime che comportano un costo

sempre maggiore. Instaurare un regime di raccolta diffe-renziata comporta per un verso vantaggiin termini ambientali con la riduzione deicosti di smaltimento dei rifiuti e conse-guente diminuzione dell’inquinamentoatmosferico e per altro vantaggi per ilcittadino che potrà così godere di un am-biente più salubre. Una proiezione al futuro è rappresentatadall’edilizia ecosostenibile ossia l’inve-stimento nel campo edile in nuove tec-niche di costruzione e realizzazione distrutture più sicure e a minore impattoambientale considerando il “prevedibileesaurimento delle risorse naturali nonrigenerabili (petrolio, gas naturale); l’in-quinamento delle acque e del suolo ecrescenti consumi di acqua potabile; idissesti idrogeologici che si verificano inogni parte del pianeta; la diminuzionedella biodiversità, cioè delle specie ani-mali e vegetali”. Ed infine per quanto riguarda la nostra

zona, una migliore sicurezza nelle co-struzioni antisismiche data la maggioreflessibilità ed elasticità dei materiali uti-lizzati per la costruzione di immobili. La tematica ambientale è molto sentitanel nostro territorio e l’adesione alla con-venzione dovrebbe rappresentare l’im-pulso che stimoli un maggiore dibattitosul tema ambiente da un lato e incenti-vare tutte le forme di risparmio energe-tico e tutela ambientale dall’altro perchéo l’uomo si impegna a tutelare la natura,o la natura penserà da sé.

Nichel, cadmio, cromo e altri sono classificati come cancerogeni dallaIarc (agenzia internazionale di ricerca sul cancro) di Lione che è quelladi riferimento per l'Organizzazione mondiale della sanità. Per le so-stanze tossiche il limite di legge è una mediazione, non c'è un limiteal di sotto del quale una sostanza pericolosa è innocua e subito dopodiventa nociva".

CHE TIPO DI PATOLOGIE POSSONO PROVOCARE? "Tumori a tutti gli organi e apparati, il cancro del polmone, del fegato,malattie ematologiche come i linfomi, tumori gastrici, dell'apparatorespiratorio. Le patologie da metalli pesanti non sono limitate a unsolo organo".

MA ESISTE UNA CORRELAZIONE CERTA E DIMOSTRABILE?"Se il registro tumori non è aggiornato, si può fare una ricerca di clu-ster di certi tipi di patologie per vedere se c'è una concentrazione ec-cessiva in quel territorio rispetto alla media nazionale. E' indiscutibileche i dati a nostra disposizione indicano che Fenice ha immesso inambiente delle sostanze cancerogene certe per l'uomo. Si può ana-lizzare quante persone si saranno ammalate in più rispetto alle medienazionali, ma siccome le fonti di inquinamento sono molteplici, saràimpossibile sapere su 10 persone ammalate di un tumore polmonarequal è la quota su cui è intervenuta Fenice. Però l'inceneritore Feniceè una fonte certa di inquinamento, quindi la prima cosa da fare è bloc-care questa fonte. Questi impianti sono molto costosi per la manu-tenzione. Non mi fiderei dell'autocertificazione dell'azienda,servirebbe una commissione apposita e indipendente che verifichil'intero processo produttivo, in primis per quelli che lavorano nell'im-pianto".

LA SOCIETÀ SMENTISCE L'INQUINAMENTO DELLA CATENA ALIMENTARE,SI PUÒ ESSERNE CERTI? “Le diossine che sono composti gassosi entrano nel nostro organismosoltanto al 10 per cento per via inalatoria, il 90% per via alimentare,sono liposolubili e si sciolgono nei grassi. Se le acque vengono inqui-nate, l'acqua ha dei percorsi imprevedibili, ecco come l'inquinamentoin un sito può avere ricaduta negativa di salute in ambiti territorialio di popolazione imprevedibili”.

LA REGIONE È PRONTA A DARE L'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AM-BIENTALE ALL'IMPIANTO. I CITTADINI CHE NE CHIEDONO LA CHIUSURAESAGERANO? "Bonificare le falde sotterranee non si fa dall'oggi al domani. La con-cessione dell'Aia forse dovrebbe essere subordinata all'arresto delfunzionamento di Fenice alla bonifica e alla verifica. Il comportamentodegli enti di controllo è stato deludente, confuso e sciatto ma anchecontraddittorio. Come si fa a delegare la bonifica a chi ha inquinatofino a oggi, chiedendo poi controlli ex post? È del tutto evidente chequesto tipo di approccio non possa bastare dopo 10 anni”.

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Mensile d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •

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RIGENERAZIONE • Quando l’Italia la fanno i Giovani Numero Zero • Giugno 2012

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articolo sanitàdi Stefano Izzo

Nell'ambito della riorganizzazione ospe-daliera della Regione, i reparti UTIC(otorino e pediatria) sono stati trasfe-

riti dal "San Francesco" di Venosa al "San Gio-vanni di Dio" a Melfi, non senza polemiche.Un'operazione che è sembrata improvvisa allapopolazione e a molti dipendenti, ma che hainvece una lunga storia alle spalle: si discu-teva infatti già da tempo nei vertici delle duestrutture e dell'Asp (Azienda Sanitaria Localedi Potenza) su questi trasferimenti, e ri-guardo all'UTIC, sul paradosso della sua se-parazione dal reparto di anestesia erianimazione, che ha sede nel complessoospedaliero di Melfi. Va aggiunto poi che ilnuovo piano sanitario prevede accorpamentie riduzioni delle Asl di tutta Italia. Nel caso della Basilicata, si è reso necessariol'accorpamento delle cinque Asl preesistentiin due sole Aziende sanitarie provinciali, e, nelcaso della Asp, la formazione a Venosa di unastruttura di lungodegenza, e a Melfi di un

pronto soccorso attivo, che implica la pre-senze di UTIC, di Anestesia e Rianimazione ela presenza dei Servizi diagnostici (Radiolo-gia, Laboratorio Analisi, Centro trasfusionale)in guardia attiva. Vanno registrate le protestedei lavoratori dei reparti interessati per il tra-sferimento avvenuto nel corso di pochi giorni,che ha comportato disagi a chi, dopo anni diservizio nella stessa sede, si è ritrovato pen-dolare. In realtà va tenuto in considerazione cheanche prima di questa operazione molti ope-ratori sanitari si trovavano nella stessa situa-zione, viaggiando per raggiungere il presidioospedaliero di Venosa. Anche diversi pazientiche costituivano il bacino d'utenza dell'ospe-dale di Venosa hanno evidenziato problemi ditipo logistico dovuti al trasferimento dei re-parti. Altri hanno accusato le istituzioni localidi aver chiuso una struttura efficiente qualequella di Venosa. E' necessario ricordare che in Sanità lo scopoultimo deve essere la salute del paziente, e inquesto senso devono essere sfruttate le ri-sorse: la presenza di due strutture simili e

tuttavia incomplete in un bacino di utenza ri-stretto risulta in quest'ottica dannosa per ilpaziente stesso. Per questo non ci si può sof-fermare solo sugli aspetti economico-orga-nizzativi, poichè l'accorpamento dei reparti diemergenza-urgenza in un unico sito ospeda-liero va nell'interesse del paziente, che così èpiù tutelato nel momento del bisogno: senzasoffermarsi sulle difficoltà dei trasferimentitra i vari ospedali, legate alla cattive condi-zioni delle vie di comunicazione, va sottoli-neato come, soprattutto nel caso diemergenza, la tempestività sia fondamentale,e i tempi degli spostamenti da Venosa e Melfio viceversa in tali situazioni possono risultareeccessivi. In conclusione, pur registrando le difficoltàinevitabili sorte da questo trasferimento peroperatori sanitari e pazienti, tale operazionenon va intesa come svolta nel solo interesseeconomico, ma effettivamente utile a garan-tire maggiore efficienza nella cura del pa-ziente.

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MAI PIU’ COMPLICIdi Angela Di Lalla “Cinquantaquattro. L’Italia rincorre primati:sono cinquantaquattro, dall’inizio di questo2012, le donne morte per mano di uomo.L’ultima vittima si chiama Vanessa, 20 anni,siciliana, strangolata e ritrovata sotto ilponte di una strada statale. I nomi, l’età, lecittà cambiano, le storie invece si ripetono:sono gli uomini più vicini alle donne a ucci-derle. Le notizie li segnalano come omicidipassionali, storie di raptus, amori sbagliati,gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti mar-ginali e il linguaggio le uccide due volte can-cellando, con le parole, la responsabilità. E’ora invece di dire basta e chiamare le cosecon il loro nome, di registrare, riconosceree misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze,donne uccise nell’indifferenza. Queste vio-lenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI.E’ tempo che i media cambino il segno deiracconti e restituiscano tutti interi i volti, le

parole e le storie di queste donne e soprat-tutto la responsabilità di chi le uccide per-ché incapace di accettare la loro libertà.”

Con queste parole il Comitato “Se Non OraQuando”, il 27 aprile scorso, ha pro-mosso una petizione a sostegno della

lotta alla violenza contro le donne, in un Paesecome l’Italia che poco sta facendo da questopunto di vista. Viviamo in un Paese in cui il ruolo della donnaè ancora strettamente legato a quello di mo-glie e di madre, uscire fuori da questo modellotradizionale di comportamento ancora troppospesso porta ai casi di violenza che ben cono-sciamo. La vendetta, l’umiliazione, la morte ri-sultano essere la giusta punizione perun’emancipazione ancora mal digerita da certiuomini che, non presi da raptus di gelosia omomenti di follia come vogliono farci credere,bensì incapaci di accettare un rapporto pari-tario con le donne, usano la violenza per af-fermare la loro presunta superiorità esupremazia.

Dice bene lo slogan della FIGC che ha aderitoall’iniziativa di SNOQ: “La violenza sulle donneè un problema degli uomini. Insieme possiamovincere questa partita”. E ne siamo convinti anche noi Giovani Demo-cratici di Melfi che singolarmente e come gio-vanile abbiamo deciso di firmare la petizionea sostegno dell’idea che l’Italia non sia unPaese per donne ma che lo possa diventarecon il nostro impegno.

RIGENERAZIONE • Quando l’Italia la fanno i Giovani Numero Zero • Giugno 2012

Mensile d’informazione dei Giovani Democratici • MELFI •

Page 6: Rigenerazione Numero Zero

IMU SUI BENI DELLA CHIESA: esenzionesolo per scuole e no-profit.di Alfonso Cerone

Con l’approvazione del decreto Salva-Italia è entrata invigore l’IMU (che dal 1° gennaio 2012 ha sostituito l’Ici)e subito si è aperto un dibattito a livello nazionale sulla

necessità di estendere l’applicazione dell’Imu anche sui beniche appartengono alla Chiesa.In questo periodo di crisi economica è necessario che il caricofiscale sia equamente distribuito e per farlo si dovrebbe at-tuare l’art. 53 della Costituzione il quale sancisce che tuttisono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione dellaloro capacità contributiva secondo criteri di progressività, inquesto modo si evita che la tassazione sia spesso e volentieria senso unico e quindi che a pagare siano sempre i soliti noti. L’estensione dell’Imu su beni immobili di proprietà dellaChiesa produrrebbe per le casse dello Stato un ulteriore get-tito di entrate perché con l’applicazione dell’Imu si potrebberorecuperare a regime tra i 700 milioni a poco più di 1 miliardo,che in tempi di crisi potrebbero essere reinvestiti in moltisettori che in questi anni hanno subito tagli per mancanzedi risorse. Nel frattempo il dibattito politico (come sempre)si è diviso tra chi è favorevole all’introduzione dell’impostae chi è contrario. Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha di-chiarato che la decisione di tassare con l’Imu anche gli im-mobili di proprietà della Chiesa è “saggia, ragionevole, moltodeterminata”, mentre la Cei (inizialmente) è stata molto dub-biosa in merito a un possibile pagamento dell’Imu da partedelle scuole cattoliche. A fugare ogni dubbio, in merito alla questione, è stato il Pre-sidente del Consiglio Mario Monti che intervenendo al Senatoin commissione Industria (è il primo premier della storia re-pubblicana che partecipa ai lavori di una commissione in sedereferente) ha indicato il principio su cui si basa l’applicazionedell’Imu per la Chiesa.Il punto da cui è partito il premier Monti è che l’esenzione dalpagamento dell’imposta vale per le scuole paritarie che svol-gono attività in modo concretamente non commerciale, inol-tre sono stati individuati tre parametri fondamentali chefocalizzano i caratteri “non commerciali” per le scuole:1. Svolgimento dell’attività paritaria assimilabile a quella

pubblica (programmi scolastici, contratti nazionali per do-centi, accoglienza alunni con disabilità);2. Il servizio offerto deve essere aperto a tutti i cittadini allemedesime condizioni;3. L’organizzazione della scuola non deve seguire una finalitàlucrativa e quindi eventuali “avanzi” devono essere reinve-stiti nell’attività didattica.Soddisfatta la Cei: “Le dichiarazioni di Monti vanno nella giu-sta direzione. Scuole e oratori sono attività no profit e hannouna chiara rilevanza pubblica e sociale. Al contrario giusta-mente si decide di tassare le attività commerciali”.L’emendamento, per l’applicazione dell’Imu è stato inseritonel decreto legge “liberalizzazioni” e scatterà dal 1° gennaio2013, stabilisce appunto l’esenzione degli immobili di entinon commerciali che svolgono attività assistenziali, previ-denziali,sanitarie, didattiche, culturali, ricreative e sportive. Nel caso in cui l’immobile abbia una valenza mista (commer-ciale e non commerciale), l’esenzione si applica soltanto aquella frazione nella quale è svolta un’attività non commer-ciale, di conseguenza alla frazione in cui si svolge attivitàcommerciale, sarà applicata l’imposta calcolata sulla basedelle rendite catastali.

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IL BRIGANTAGGIO: unaquestione meridionaledi Veronica Basso eMaria De Rosa« Che esista una questione meridionale,nel significato economico e politico dellaparola, nessuno più mette in dubbio. C'èfra il nord e il sud della penisola unagrande sproporzione nel campo delle at-tività umane, nella intensità della vitacollettiva, nella misura e nel genere dellaproduzione, e, quindi, per gl'intimi legamiche corrono tra il benessere e l'anima diun popolo, anche una profonda diversitàfra le consuetudini, le tradizioni, il mondointellettuale e morale. »

(Giustino Fortunato)

Il brigantaggio postunitario è statauna forma di movimento armato che sisviluppò subito dopo l'annessione del

Regno delle Due Sicilie al Regno di Sarde-gna (da cui ebbe origine lo stato Italiano)assumendo la forma di una rivolta popo-lare. Con l'appoggio del governo borbo-nico in esilio e dello Stato Pontificio, laribellione fu condotta principalmente dacontadini ed ex militari che, spinti da di-verse problematiche economiche e so-ciali, si opposero alla politica del nuovogoverno italiano. La Basilicata fu tra le re-gioni con il più alto tasso di brigantaggio.Compiuta l'unità, l'illusione del popolo futradita. Il ventre delle forze dei brigantidivenne il Vulture ed il suo capo più rap-presentativo fu Carmine Crocco di Rioneroin Vulture che, con i suoi uomini miseroa ferro e fuoco la zona del Vulture. Il prin-cipale bersaglio dei briganti erano gliesponenti liberali e i grandi proprietariterrieri: i primi perchè si disinteressarono

dei problemi del popolo mentre i secondimantennero il dominio nei loro terreni. Idemocratici proposero più volte al go-verno (ma invano) la costituzione di unaCommissione d'Inchiesta sulle condizionidel Mezzogiorno. La costituzione dellacommissione d'inchiesta sul brigantag-gio fu decisa dal nuovo governo e del ge-nerale La Marmora (il generale checontrollava l'intero Mezzogiorno). Le con-clusioni della Commissione d'Inchiestasul Brigantaggio furono affidate ad unesponente moderato filogovernativoMassari, il quale nella sua lunga relazionesi soffermò sulle "cause predisponesti esu quelle immediate" che alimentavanoil brigantaggio. Massari indicò tre puntifondamentali per reprimere il fenomenodel brigantaggio: • Creazione delle giunte provinciali diPubblica Sicurezza (assegnazione domi-cilio coatto ad oziosi e vagabondi),• Istituzione dei Tribunali Militari per giu-dicare i rei di brigantaggio,• Diminuzione di due gradi della pena pertutti coloro che si fossero presentati adun mese della pubblicazione della legge. Il fenomeno del brigantaggio nel Vulture-Melfese si avviò ad un rapido declinoanche grazie all’introduzione della“legge Pica”(Procedura per la repres-sione del brigantaggio e dei camorristinelle Provincie infette) e della “legge Pe-ruzzi”. Inoltre con il ritiro di CarmineCrocco, può dirsi concluso il brigantaggiodel Vulture-Melfese. Sconfitto il brigan-taggio, ai contadini meridionali non rima-neva che un'unica via per evitare la fame:l'emigrazione.. la storia la scrivono i vin-citori!

RIGENERAZIONE Numero Zero • Giugno 2012

DIRETTORE RESPONSABILEAngela Di Lalla

PROGETTO GRAFICO EIMPAGINAZIONEAlfonso Cerone

REDAZIONEMarco Zampino , Antonio Pepe,Mauro Basso, Vincenzo Mongelli,Stefano Izzo, Angela Di Lalla, Alfonso Cerone, Pietro Monico, Simone Tetta, Maria De Rosa,

Veronica Basso

PROPRIETARIO ED EDITOREPartito Democratico

STAMPATO pressoArti Grafiche VulturVia V.Veneto, 785025 Melfi (Pz)

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Credere nell'entità partitosignifica oggi saper metterda parte il protagonismo egli interessi particolari in fa-vore di una visione collettivadella società, che può diven-tare concretamente "fatto"nelle scelte amministrative.Il compito di noi tutti oggi è,più che farci prendere dallasmania di dire che "solo noisappiamo (intesi singolar-mente) risolvere i problemi", educare il partito alla lega-lità e farlo ritornare alla suavocazione originaria. Quellache è stata la vocazioneprincipale fino a venti annifa. E questa consapevolezzadeve nascere, per chi non

l'avesse ancora capito, dalfatto che in questi momentidi crisi è difficile sfuggirealla lente dell'opinione pub-blica, sempre più introspet-tiva, sempre più attenta,sempre più incazzata. Noncadere nel "sono tuttiuguali" è necessario altri-menti con questo istinto

qualunquista si brucianoanni di lotta e di conquiste,anni in cui la discussione insezione era fondamentaleper superare gli ostacoli chela società poneva di fronte.Noi Giovani Democratici nonprendiamo parte al ban-chetto che per anni si è te-nuto a sbafo dei cittadini,non osiamo farlo. Crediamoperò nella grande intuizioneche è il Partito Democratico,crediamo nel riformismo enel progressismo che portacon se. E, insieme a chi ri-tiene, che qualcosa di di-verso da quanto si è fatto sipossa fare, insieme a chi an-cora ci crede, tentiamo di ri-

costruire giornalmente lacredibilità del PD e della Po-litica più in generale e cer-chiamo di arricchirel'entusiasmo di chi, libero dacondizionamenti, vuole in-traprendere questo per-corso mettendosi in gioco ein discussione. Insieme sipuò.

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