Riassunti Mitchell Psicologia Dinamica

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1. LA MATRICE RELAZIONALE Relazionale per destino ”perché siamo costruiti così”. Le persone sono strutturate in modo da essere inevitabilmente e potentemente attratte l’una verso l’altra, e si legano in relazioni reciproche intense e durature. BOWLBY => perché il neonato sopravviva, sono necessarie la PROSSIMITA’ e l’ATTENZIONE più o meno costanti della madre: il bisogno della madre è per il neonato l’esigenza più urgente, più importante, in quanto è la PRECONDIZIONE necessaria al soddisfacimento di tutti gli altri bisogni Bowlby pensa che l’attaccamento alla madre rappresenti un “retaggio arcaico”, codificato geneticamente, risalente agli albori della specie umana. RICERCA SUL PERIODO NEONATALE => oggi appare chiaro che tutti i sistemi percettivi del neonato funzionano già al momento della nascita. Inoltre, ciò che risulta più interessante per il neonato, persino nei momenti immediatamente successivi alla nascita, sono proprio gli altri esseri umani. Sembra che esistano prove decisive che il neonato umano non DIVENTA sociale tramite l’apprendimento o il condizionamento, o grazie a un adattamento alla realtà, ma è PROGRAMMATO PER ESSERE SOCIALE. La relazione non è un mezzo teso a qualche altro scopo (riduzione della tensione, piacere o sicurezza); la natura stessa del neonato lo attira verso la relazione. Inoltre, la relazione sembra essere GRATIFICANTE in se stessa. SULLIVAN => uno degli ostacoli principali alla comprensione di noi stessi è la nostra tendenza a pensarci in termini CONCRETI e REIFICATI. Secondo questo modo di pensare le persone “hanno” una personalità, “sono” una collezione di tratti o caratteristiche che portano in giro da una situazione all’altra. Secondo Sullivan => questo modo di pensare non permette di vedere con chiarezza fino a che punto gli esseri umani sono SENSIBILI ALLE SITUAZIONI che coinvolgono altri individui e si modellano in base ad esse. Gli esseri umani non recitano sempre nella medesima rappresentazione! La personalità non è qualcosa che SI HA, ma qualcosa che SI FA . Le persone non sono entità separate, ma PARTECIPANTI a interazioni con altri individui reali e con le “personificazioni” (o “rappresentazioni”) degli altri derivate da precedenti interazioni con altri individui reali => l’individuo è comprensibile soltanto nel contesto del campo interpersonale. 1

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1. LA MATRICE RELAZIONALE

Relazionale per destino”perché siamo costruiti così”.Le persone sono strutturate in modo da essere inevitabilmente e potentemente attratte l’una verso l’altra, e si legano in relazioni reciproche intense e durature.

BOWLBY => perché il neonato sopravviva, sono necessarie la PROSSIMITA’ e l’ATTENZIONE più o meno costanti della madre: il bisogno della madre è per il neonato l’esigenza più urgente, più importante, in quanto è la PRECONDIZIONE necessaria al soddisfacimento di tutti gli altri bisogniBowlby pensa che l’attaccamento alla madre rappresenti un “retaggio arcaico”, codificato geneticamente, risalente agli albori della specie umana.

RICERCA SUL PERIODO NEONATALE => oggi appare chiaro che tutti i sistemi percettivi del neonato funzionano già al momento della nascita.Inoltre, ciò che risulta più interessante per il neonato, persino nei momenti immediatamente successivi alla nascita, sono proprio gli altri esseri umani.Sembra che esistano prove decisive che il neonato umano non DIVENTA sociale tramite l’apprendimento o il condizionamento, o grazie a un adattamento alla realtà, ma è PROGRAMMATO PER ESSERE SOCIALE.La relazione non è un mezzo teso a qualche altro scopo (riduzione della tensione, piacere o sicurezza); la natura stessa del neonato lo attira verso la relazione.Inoltre, la relazione sembra essere GRATIFICANTE in se stessa.

SULLIVAN => uno degli ostacoli principali alla comprensione di noi stessi è la nostra tendenza a pensarci in termini CONCRETI e REIFICATI.Secondo questo modo di pensare le persone “hanno” una personalità, “sono” una collezione di tratti o caratteristiche che portano in giro da una situazione all’altra.Secondo Sullivan => questo modo di pensare non permette di vedere con chiarezza fino a che punto gli esseri umani sono SENSIBILI ALLE SITUAZIONI che coinvolgono altri individui e si modellano in base ad esse.Gli esseri umani non recitano sempre nella medesima rappresentazione!La personalità non è qualcosa che SI HA, ma qualcosa che SI FA.Le persone non sono entità separate, ma PARTECIPANTI a interazioni con altri individui reali e con le “personificazioni” (o “rappresentazioni”) degli altri derivate da precedenti interazioni con altri individui reali => l’individuo è comprensibile soltanto nel contesto del campo interpersonale.Così, Sullivan considera le persone, dall’infanzia fino alla senescenza, come INTRINSECAMENTE SOCIALI, per destino.La loro stessa espressione di sé li attira all’interno della relazione.

Relazionale per proposito

Noi sviluppiamo forti attaccamenti perché DESIDERIAMO LA RELAZIONE, e questo viene considerato un fatto fenomenologico e una deduzione clinica innegabile.I pazienti CERCANO e VOGLIONO CONSERVARE la relazione a qualsiasi costo.La teoria delle relazioni oggettuali di FAIRBAIRN rappresenta l’approfondimento più sviluppato di questo punto di vista.La libido non è diretta al piacere, ma all’oggetto.Il bisogno fondamentale del bambino non è quello del piacere o della gratificazione, ma quello di una RELAZIONE INTENSA con un’altra persona.

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Se chi si prende cura del bambino gli fornisce l’opportunità di avere esperienze dolorose, il bambino non per questo rinuncia alla relazione per cercare altrove le esperienze piacevoli, ma ricerca il dolore come VEICOLO DI INTERAZIONE con l’altro che per lui è significativo.È il contatto, non il piacere, che è primario.Secondo Fairbairn: la motivazione centrale dell’esperienza umana è la RICERCA e il MANTENIMENTO di un legame emotivo intenso con un’altra persona.Fairbairn pensa che la ricerca dell’oggetto sia INNATA.

Per FROMM => il terrore dell’isolamento sociale era il fattore dinamico più importante nell’evoluzione di tutte le forme di psicopatologia, che egli considerava tentativi REGRESSIVI di sfuggire alle difficoltà esistenziali e agli aspetti terribili della condizione umana.Le persone assumono RUOLI E IDENTITA’ FAMILIARI e CULTURALI in modo da non dover affrontare la realtà della loro esistenza indipendente.

Relazionale per implicazione

Alcuni teorici relazionali considerano l’instaurarsi e il mantenersi di un senso di identità o di sé come la motivazione umana primaria e basilare, il che conduce a considerare un certo genere di relazioni interpersonali, quelle fondamentali per la riflessività, come basi cruciali dell’edificio psicologico.2 caratteristiche della coscienza umana contribuiscono grandemente alle difficoltà implicite nello sviluppo del senso di sé: la sua natura temporale e la sua complessità.La coscienza umana opera nel tempo, è una corrente di pensieri, sentimenti, sensazioni e desideri in flusso continuo.Una cosa che si modifica in continuazione è necessariamente, in ogni dato momento, INCOMPLETA.

Se non è l’esperienza a fornirci una vita mentale organizzata e la capacità di autoriflessione, come ce la procuriamo?Secondo la maggior parte degli psicoanalisti contemporanei => esse vengono acquisite almeno in parte attraverso la RELAZIONE.L’organizzazione dell’esperienza da parte del bambino è mediata dall’esperienza materna.La conoscenza individuale sorge dal RICONOSCERE, e grazie a ciò il bambino impara a conoscere se stesso e trova se stesso negli occhi della madre e del mondo.Così il Sé come entità fenomenologica è una CONQUISTA EVOLUTIVA.

WINNICOTT => giunse a considerare la formazione di un solido senso di sé come la conquista fondamentale di uno sviluppo neonatale normale.Winnicott descrive il neonato nel suo rendersi conto dei bisogni che sorgono spontaneamente.Il perfetto adeguamento della madre al desiderio del bambino crea ciò che Winnicott definisce il momento dell’illusione.Nel sistema di Winnicott, il primo compito evolutivo è l’instaurarsi del SENSO DI SE’.

KOHUT => alcuni pazienti non soffrono a causa dei conflitti tra pulsioni e difese, ma a causa di LACUNE nel loro senso di sé, avvertono il proprio Sé come fragile, mancante di coesione o integrità, soggetto a improvvise cadute dell’autostima.Secondo KOHUT => il Sé si sviluppa a partire da alcune relazioni chiave che egli definisce relazioni di oggetto – Sé, in cui i genitori non servono soltanto come oggetti dei bisogni e dei desideri del bambino, ma come fornitori di certe funzioni “narcisistiche”.

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Le prime formulazioni di Kohut mettevano l’accento su 2 diverse funzioni di oggetto – Sé, e cioè il “rispecchiamento” del senso di grandiosità del bambino, che sorge spontaneamente, e il permettere al bambino di idealizzare il genitore.Secondo Kohut => l’instaurarsi di una stabilità riflessiva rappresenta la spinta motivazionale fondamentale nell’esperienza umana, e le relazioni con gli altri e il ruolo che esse svolgono in questa ricerca costituiscono il contesto primario dell’esperienza umana.

Le configurazioni relazionali fondamentali hanno, per definizione, 3 dimensioni:il sél’altroe lo spazio tra essi.Queste dimensioni sono sottilmente intrecciate e connettono l’ESPERIENZA SOGGETTIVA e il MONDO PSICOLOGICO dell’analizzando.

Gli autori che mettono l’accento sulla relazione per destino => hanno fornito strumenti per comprendere le interazioni specifiche che si manifestano tra il Sé e l’altro, concentrandosi non tanto su uno dei due poli, quanto sullo spazio tra essi.

Gli autori che mettono l’accento sulla relazione per proposito => hanno fornito strumenti per esplorare e comprendere il POLO OGGETTUALE del campo relazionale, il modo in cui i vari tipi di identificazione e di legami con gli altri servono da collante e tengono insieme il mondo personale di ciascuno.

Gli autori che invece mettono l’accento sulla relazione per implicazione => hanno fornito strumenti per esplorare e comprendere il POLO DEL SE’ del campo relazionale.

Le diverse teorie relazionali si concentrano su aspetti diversi della matrice relazionale, e riflettono importanti differenze terminologiche, giungendo spesso a interpretazioni e interventi psicoanalitici divergenti; ciò nondimeno, operano tutte nell’ambito della medesima visione METAPSICOLOGICA.

2. “PULSIONI” E MATRICE RELAZIONALE

Dalla seduzione alla pulsione

Nei suoi primi scritti => FREUD pensava che la mente nevrotica fosse stata sconvolta dall’esterno, dagli altri.

1897 => se il materiale patogeno non viene introdotto nella mente del bambino, attraverso la seduzione, dall’esterno, allora deve sorgere dall’interno.Quest’idea aveva implicazioni enormi.Freud sosteneva infatti che la mente contiene IN SE’ il germe della sua stessa frammentazione.L’innocenza infantile era un’illusione.

Nel passaggio di Freud dalla seduzione infantile alla teoria della sessualità infantile, la mente divenne un fenomeno molto più complesso e dalla trama più fitta, con all’interno drammi e segreti inevitabili.

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Il modello pulsionale che sorse dall’abbandono della teoria della seduzione infantile da parte di Freud raggiunse il suo punto di sviluppo più pieno e più puro attorno al 1910 => alla pulsione fu attribuito il ruolo di ELEMENTO FONDAMENTALE, di materia prima della vita mentale.Le pulsioni sono tensioni FISICHE accompagnate da rappresentazioni PSICHICHE.La pulsione nasce da una “fonte”, che è una specifica parte del corpo, ed esercita una pressione sulla mente affinché quella fonte sia liberata dalla sua tensione.L’eccitamento viene vissuto come qualcosa di spiacevole, e il movimento complessivo di tutti i processi pulsionali è mirato a RIDURRE L’ECCITAMENTO, producendo così piacere.

Freud al bivio

Nel narcisismo primario => il bambino esperisce se stesso come un essere PERFETTO e AUTOSUFFICIENTE, e l’investimento narcisistico che i genitori compiono su di lui permette il mantenimento di questa esperienza.Quando il bambino cresce le aspettative e le richieste da parte dei genitori aumentano; il bambino non si sente più perfetto, ma interiorizza l’immagine di una creatura perfetta fondata in parte sulle norme genitoriali.Questo “ideale dell’Io” e i processi che il paragonare le reali prestazioni del bambino con questo ideale implicano, sarebbero diventati la base del concetto freudiano di “Super – io”.

“Lutto e melanconia” (1915) => l’oggetto viene interiorizzato per tenere in vita l’investimento oggettuale che non è più possibile nel mondo esterno reale, ma che può essere conservato tramite l’identificazione con l’oggetto perduto come PRESENZA INTERNA.L’identificazione serve allo scopo di mantenere un canale per la gratificazione e la regolazione pulsionale.

ECONOMIA PULSIONALE = tutto viene spiegato in termini di gratificazione tramite il PRINCIPIO DI PIACERE: massimizzare il piacere ed evitare il dolore.

“Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921) => Freud descrive le identificazioni più precoci come “la prima espressione di un LEGAME EMOTIVO con un’altra persona”.In primo luogo, Freud estende così il concetto di identificazione, da meccanismo patologico a FENOMENO GENERALE dello sviluppo umano.Inoltre, Freud sembra separare l’identificazione dalla perdita dell’oggetto.

1922 => “L’Io e l’Es”: Freud affrontò il problema fondamentale delle origini psicodinamiche e dello statuto metapsicologico dell’identificazione. Le identificazioni più importanti dal punto di vista della costruzione del carattere sono quelle che risultano dalla risoluzione del complesso edipico.Freud decide di procedere unicamente con un modello della mente che abbia come fondamento la PULSIONE.

Se Freud avesse deciso di assegnare alle identificazioni un ruolo più importante, invece di farle derivare dalle proprietà di regolazione delle pulsioni e di difesa, la sua teoria successiva sarebbe stata molto diversa.

Il destino del concetto di pulsione

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1. La matrice relazionale è tautologica rispetto alla teoria pulsionale, vale a dire che essa è ed è sempre stata IMPLICITA nel modello pulsionale.Secondo questo punto di vista => anche la nozione di “pulsione” è inconcepibile senza un campo relazionale di qualche tipo all’interno del quale la pulsione cerca di scaricarsi o di esprimersi;

2. Le teorie che esplorano la matrice relazionale rappresentano sì un punto di vista preciso, per niente implicito nel modello pulsionale, ma ciò nonostante anche notevolmente compatibile con esso.Secondo questo modo di pensare (psicologia freudiana dell’Io) => il modo migliore per interpretare le spiegazioni fornite dal modello relazionale consiste nel considerarle estensioni naturali della teoria delle pulsioni;

3. La matrice relazionale e la prospettiva pulsionale sono FONDAMENTALMENTE ALTERNATIVE, e in effetti concettualmente incompatibili.Ciò non significa che esse non POSSANO essere unificate.Il problema è se ciò sia economico dal punto di vista concettuale e clinico, se sia utile farlo.Secondo questo modo di pensare, accostare e fondere le descrizioni del modello pulsionale con quelle del modello relazionale è una operazione maldestra ed è fonte di confusione => questa posizione, che rifiuta l’adozione di un modello misto, è la strada percorsa da Freud!

Il costruttivismo moderato

Il problema centrale della storia delle tradizioni psicoanalitiche ha riguardato L’USO DELL’EREDITA’ FREUDIANA.L’affermazione che ciò che SEMBRA diverso nelle teorie del modello relazionale è in realtà implicito nel testo di Freud e da esso derivabile è una forma di costruttivismo moderato molto attraente sotto vari punti di vista.

I moderni seguaci del modello pulsionale spesso dichiarano di voler semplicemente aggiornare il concetto di “pulsione”, quando in realtà lo modificano in modo essenziale, rivendicando nel contempo l’autorità e l’efficacia interpretativa della formulazione originaria.

I modelli misti

Sebbene le teorie contemporanee costituiscono un paradigma separato e un modello decisamente diverso da quello pulsionale, esse sono COMPLEMENTARI e possono essere INTEGRATE senza difficoltà con la teoria più antica.L’applicazione del modello misto implica una RESTRIZIONE del concetto freudiano di pulsione in modo da poterlo porre sotto o accanto ad altre teorie.Il modello misto tende a implicare un ACCOSTAMENTO dei diversi modelli anziché un’autentica integrazione.

GREENBERG e MITCHELL => il modello pulsionale e il modello relazionale sono sistemi interpretativi completi che spiegano tutte le dimensioni dell’esperienza umana, e che sono fondati su presupposti fondamentali molto diversi a proposito della produzione di esperienza e di significato.Entrambi hanno efficacia e ampiezza interpretativa ma organizzano gli stessi dati in modo diverso.

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Ciascuno dei 2 sistemi teorici viene ALTERATO in modo fondamentale quando si cerca di costringere il modello pulsionale e quello relazionale in una cornice comune, facendoli ricadere all’interno di linee o esigenze evolutive specifiche.

Un modello relazionale integrato

Le innovazioni maggiori nel pensiero psicoanalitico dopo Freud si sono formate all’interno di una struttura che ha della mente una visione INTERATTIVA.

1. LA TEORIA PULSIONALE E LA METAFORA DELLA BESTIA

Il sesso prima della pulsione

La nevrosi viene interpretata come un disturbo della regolazione di energia.Freud sostiene sempre che la funzione essenziale del SN è il controllo dell’eccitazione.La malattia nevrotica consiste in un SOVRACCARICO di energia, che si ha quando questa supera la capacità di regolazione del SN.Rifacendosi a Charcot e a Breuer => Freud pensava che la causa delle nevrosi fossero i traumi, intendendo il trauma come un eccesso di stimolazione energetica.

Prima del 1897 => Freud pensava che all’origine dell’eccitamento ci fossero “impressioni” esterne specifiche, “seduzioni sessuali avvenute nella prima infanzia”.Va notato che in questa prima versione “l’altro” svolge il RUOLO PATOGENO CENTRALE.In queste prime formulazioni Freud pensava alla sessualità marcatamente nel contesto delle prime relazioni con ALTRI SIGNIFICATIVI.

Sessualità e pulsione

1897 => svolta decisiva nella comprensione della nevrosi e della sessualità.Freud stabilì infatti che i ricordi di seduzione riportati dai pazienti non corrispondevano necessariamente a verità.Inoltre, molti bambini sono soggetti a esperienze sessuali senza per questo diventare nevrotici => la teoria delle PULSIONI rappresentava la soluzione.La pressione viene generata dall’INTERNO dell’organismo.Il concetto di pulsione permetteva dunque a Freud di vedere il movente sessuale come presente sin dall’inizio, e come premente per scaricarsi, invece che come provocato da stimolazioni esterne.

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In questo modo a un approccio più interattivo si sostituiva una teoria che considerava la vita mentale come modellata a priori; le pulsioni contengono in sé tutta la forza e i principi organizzativi attraverso i quali la mentesi MANIFESTA e si STRUTTURA.

1914: definizione della pulsione sessuale come “la RAPPRESENTANZA PSICHICA di una fonte di stimolo in continuo flusso, endosomatica, a differenza dello “stimolo”, il quale è prodotto da eccitamenti ISOLATI e provenienti dall’ESTERNO”.

Nella teoria freudiana delle pulsioni => la spinta motivazionale fondamentale dell’esperienza umana, alimentata dalle pulsioni, conduce alla RIDUZIONE DELLE PRESSIONI INTERNE, ricercando il piacere e fuggendo il dolore.La sessualità, nelle sue varie forme, è la manifestazione di questa forza impersonale, che utilizza le esperienze interpersonali per esprimere tempi e fantasie preesistenti.La SESSUALITA’ è universalmente problematica non a causa di qualcosa che i suoi oggetti fanno o non fanno, ma perché la sessualità è ANTAGONISTICA e AGGRESSIVA VERSO L’ALTRO per sua stessa natura.La FRAMMENTAZIONE CONFLITTUALE della sessualità non dipende da traumi specifici, ma è intrinseca alla natura rapace della sessualità stessa.

Freud e Darwin

Darwin “spianò la strada” alle teorie di Freud e rappresentò l’influenza dominante sul suo pensiero.Proprio come gli organismi inferiori si evolvono verso forme più elevate di vita => gli impulsi sessuali e aggressivi animaleschi vengono trasformati e danno origine all’interra gamma delle attività umane civilizzate.La teoria della sessualità ispirata al darwinismo che divenne la base della teoria pulsionale fornì a Freud un efficace modello esplicativo per chiarire i conflitti impliciti nell’impotenza psichica.La sessualità è difficile da integrare con altre dimensioni delle relazioni interpersonali perché è un’eredità delle origini umane primitive.

L’Es di Freud diventa il depositario dell’evoluzione filogenetica e storica dell’uomo.L’Es, con le sue tendenze ereditate, rappresenta il passato organico.E il passato che Freud crede essere letteralmente incastonato nell’Es è costituito da una serie di desideri animaleschi.

Il problema della vischiosità

Freud descrive la libido come “perversa in modo polimorfo”, in grado ricambiare continuamente le sue mete e i suoi oggetti, caratterizzata da un’enorme “plasticità”.Partendo da questa VISIONE EDONISTICA => le persone dovrebbero risultare diverse da quello che sono, dovrebbero resistere alle esigenze della civiltà o escogitare stratagemmi per procurarsi piaceri clandestini all’interno della vita civilizzata.Eppure i pazienti di Freud erano infelici!

Il problema, come lo vedeva Freud, stava in ciò che egli definì la VISCHIOSITA’ o ADESIVITA’ DELLA LIBIDO, nella sua tendenza ad attaccarsi, a fissarsi ai suoi primi oggetti, e così a perpetuare per tutta la vita il perseguimento di DESIDERI INAPPAGABILI.

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Noi tutti siamo spinti dalla ricerca del piacere, in modo pressante, urgente; eppure la psicopatologia nella moltitudine delle sue forme è caratterizzata dalla riproduzione sistematica del dolore e dell’infelicità.

Con l’introduzione della pulsione di morte (“Al di là del principio di piacere”, 1920) Freud trovò finalmente una spiegazione per il doloroso attaccamento vischioso ai primi oggetti, che enunciò come una semplice caratteristica della vita mentale: la tendenza a ripetere gli stati precoci, derivante dalla pulsione di morte, che opera “al di là del principio di piacere”.

La sessualità e la teoria freudiana contemporanea

Nella storia della teoria psicoanalitica è sempre esistito uno stretto legame tra la sessualità come oggetto privilegiato di osservazione clinica e la pulsione come concetto metapsicologico, come se le due nozioni fossero necessariamente collegate.Gli autori che hanno completamente abbandonato la teoria delle pulsioni tendono a vedere la sessualità come un fenomeno evolutivo successivo che diventa conflittuale SOLO QUANDO lo si riconduce all’interno di stadi precedenti.

Entrambe le tradizioni teoriche sono state danneggiate dal legame implicito tra sessualità e pulsione:

- quella “freudiana” => perché conservare la teoria clinica freudiana della sessualità significa conservare a tutti i costi il concetto scientificamente anacronistico di pulsione;

- quella neofreudiana e postfreudiana => perché il collegamento tra sessualità e pulsione ha provocato la sottovalutazione del ruolo MOTIVAZIONALE e STRUTTURALE della sessualità.

L’opera di Freud è divisibile in 2 domini, in 2 categorie diverse di concetti e teorie:la teoria clinica o psicologica da una parte e la teoria più astratta, filosofica, metapsicologica dall’altra.Quest’ultima viene vista come un prodotto della filosofia della scienza meccanicistica e finalistica dell’epoca di Freud.

KLEIN (N.B. che NON è Melanie Klein!!!) => afferma che il concetto di pulsione non è affatto essenziale nella teoria freudiana della natura e della funzione della sessualità, ma che fu sovrapposto alla comprensione clinica dei fenomeni sessuali.Egli sostiene che la sessualità non è sollecitata dall’interno, ma suscitata dall’ESTERNO, dagli altri; elabora un modello che sottolinea i significati interazionali e relazionali dell’esperienza e definisce la dimensione “superegoica” della visione freudiana, sostenendo che i fattori sociali non solo determinano ciò che accadrà dell’eccitamento sessuale, ma governano il verificarsi stesso dell’eccitamento.Ridefinisce gli istinti non in termini pulsionale, ma riferendosi a una sorta di reattività intrinseca.“Gli istinti” possono riferirsi alla “capacità, all’attività potenziale”.

HOLT => pensa che l’eccitamento sessuale non dipenda dalla privazione ma dalla stimolazione esterna.Egli sostiene che Freud e i suoi contemporanei fraintesero la natura della sessualità sia UMANA che ANIMALE.

Secondo Freud => la sessualità possiede un’enorme forza motivazionale perché le pulsioni procurano l’energia che governa la mente, e la pressione dell’insieme dei

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desideri sessuali modella l’esperienza secondo le CONFIGURAZIONI PREESISTENTI di quei desideri.Le esperienze e i ricordi sessuali precoci sono strutturalmente formativi perché sono collegati ai desideri primitivi che continuano a cercare una scarica

la cancellazione del concetto di PULSIONE dalla teoria freudiana della sessualità, come nell’opera di Klein, Holt e Schafer => toglie fondamento a queste spiegazioni.La sessualità diventa una risposta o un’azione anziché una pressione interna.

La sessualità è centrale dal punto di vista motivazionale e strutturale a causa dell’intensità e della natura irresistibile delle prime esperienze piacevoli.KLEIN => definisce la sessualità come “la capacità di un’esperienza di piacere primaria, peculiarmente intensa e coinvolgente” e suggerisce che la centralità degli impulsi sessuali derivi dalla stabilità del ricordo delle prime esperienze sessuali.Klein suggerisce che il piacere sessuale non agisce autonomamente nelle motivazioni umane; non viene “perseguito per se stesso”.L’esperienza sensuale non “spinge” una persona, ma la persona “persegue l’esperienza sessuale a causa di significati che si sono ASSOCIATI a essa nel corso del suo sviluppo”.

BRENNER => non vuole lasciar cadere il termine “pulsione”; è d’accordo, tuttavia, sul fatto che pensare che la pulsione abbia una “fonte” organica specifica non è più possibile.Così Brenner afferma che la “pulsione” è un costrutto puramente psicologico, e abbandona gli elementi anacronistici basati sulla nozione di TENSIONE – SCARICA presenti nella teoria freudiana della sessualità, finendo con l’assegnare tutto il peso esplicativo al principio di piacere.Nel sistema di Brenner, a differenza di quello di Freud, non è affatto evidente perché il piacere sessuale sia più importante dal punto di vista motivazionale di qualsiasi altra forma di piacere, o in che senso le attività sessuali e aggressive, molte delle quali generano ANGOSCIA e SOFFERENZA, debbano essere definite “piacevoli”.Brenner afferma inoltre qualsiasi desiderio, una volta attivato, segue il suo percorso di ricerca del piacere fino alla fine.Brenner parte dall’affermazione che l’unico principio che governa la vita mentale è la ricerca del piacere; i desideri libidici e aggressivi vengono perseguiti su questa base.Una volta esperiti, i desideri che spingono alla ricerca del piacere restano attivi per sempre, e il resto della vita viene a essere dominato dai desideri libidici e aggressivi più precoci.Brenner descrive la mente non come qualcosa che persegue il piacere, ma come una STRUTTURA che rimane legata fatalmente a qualsiasi desiderio precoce emerge in essa.

Come manifestazione pulsionale il sesso è problematico a causa della sua natura, poiché è una collezione di residui animaleschi atavici.Senza il concetto di pulsione, la sessualità è la capacità generica di provare piacere sensuale.E allora perché diventa così GRAVIDA DI CONFLITTI?Le nostre risposte sessuali precoci, così irresistibili nella loro intensità, sono TUTTE dirette verso i genitori che si prendono cura di noi; a causa del tabù dell’incesto questi desideri vengono proibiti, e diventano inevitabilmente CONFLITTUALI.È il contrasto tra l’intensità dell’esperienza sensuale infantile e il suo destino, inevitabilmente tragico e votato al fallimento, che genera i conflitti sessuali sottostanti alla PSICOPATOLOGIA.Perché l’amore infantile è destinato al fallimento?

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La SOCIETA’ lo proibisce.

Senza il concetto di PULSIONE => il tabù dell’incesto deve essere spiegato in altro modo.Alcuni autori, soprattutto colore che si rifanno alla psicologia dell’Io => attribuiscono la natura problematica della sessualità e il tabù associato all’amore incestuoso ai rischi e ai conflitti universali delle relazioni primarie precoci, perciò collocano il problema all’interno del dominio interattivo inevitabilmente conflittuale del campo relazionale.La madre che diventa il primo oggetto sessuale è anche la matrice simbiotica da cui il bambino emerge quando sviluppa un rudimentale senso di sé e i primi confini provvisori.

Senza la teoria pulsionale, l’angoscia di castrazione come fenomeno clinico sembra richiedere uno spostamento del peso esplicativo su fattori interazionali come la seduzione genitoriale, il doppio legame, minacce autentiche, paura dell’inghiottimento da parte della madre e della demascolinizzazione, devozioni profondamente divise ed esclusive, intensa competitività e sadismo paterni…

Secondo Freud => l’immagine della bestia non è affatto metaforica!Noi conserviamo IMPULSI ANIMALESCHI nello stesso tessuto di cui è fatto il nostro corpo, e questi impulsi sono sia fonte della forza che della natura problematica della sessualità.La sessualità priva di pulsione è un fenomeno molto diverso: la bestialità diventa METAFORA, diventa un modo per simboleggiare la relazione dell’individuo con se stesso e con gli altri e i suoi sentimenti verso se stesso e verso gli altri.

Cambiare modelli

I diversi modelli teorici orientano l’analista verso diversi tipi di strutture profonde che vengono avvertite come costitutive del tessuto dell’esperienza umana.Il modello pulsionale => considera le pressioni ritmiche, endogene, la loro canalizzazione e il loro controllo, come la struttura profonda dall’esperienza.Il modello relazionale => considera viceversa struttura profonda dell’esperienza l’instaurarsi e la conservazione degli schemi relazionali.

Il modello pulsionale => presuppone che gli impulsi e i significati fondamentali di tutta l’esperienza umana siano forniti, derivati dalle pulsioni parziali.Gli elementi della vita del paziente e le associazioni libere vengono interpretati e raggruppati secondo le categorie delle pulsioni.In sostanza, la varietà della vita è vista come una serie di metafore di desideri sessuali e aggressivi.L’utilizzo del modello pulsionale implica la scoperta, in ogni tratto immaginabile dell’esperienza, di metafore che rappresentano temi somatici, sessuali e aggressivi.

Il modello relazionale => ipotizza che la creazione di forti legami con gli altri, nella realtà o nella fantasia, sia primaria.Le forme di relazione sono considerate fondamentali e la vita viene intesa soprattutto come una serie di metafore per esprimere e manifestare schemi relazionali.Il CORPO rimane comunque di importanza fondamentale.

Secondo Freud => le relazioni oggettuali sono il territorio in cui si esprimono le PULSIONI, in cui queste vengono gratificate o in cui da esse ci si difende.

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Per il teorico delle relazioni oggettuali => la sessualità e altri processi fisici sono il territorio in cui si esprimono le configurazioni relazionali o in cui da esse ci si difende.Entrambe le teorie contengono tutti i dati, organizzandoli però in modo MOLTO DIVERSO.È proprio a causa di questa inversione di mezzi e di scopi che la teoria pulsionale di Freud e le teorie delle relazioni oggettuali (come quella di FAIRBAIRN) non possono essere accostate senza modificare RADICALMENTE l’una o l’altra o entrambe.

Anche se la sessualità infantile, come la sessualità in generale, è stata effettivamente sottovalutata dalla maggior parte dei più importanti teorici relazionali, questo fatto è un prodotto storico più che una necessità dettata dalle premesse del modello.La sessualità infantile, come la sessualità adulta, ESISTE senza ombra di dubbio.

Orientamenti relazionali => l’impotenza psichica non è il risultato della natura degradata, bestiale della sessualità, ma della SCISSIONE, della ANGOSCIA e della FRAMMENTAZIONE nella ricerca e nella conservazione dei legami con gli altri.

2. SESSO SENZA (TEORIA DELLA) PULSIONE

Se la sessualità non è provocata dalla pressione di bisogni che reclamano il soddisfacimento, PERCHE’ diventa così fondamentale nello sviluppo della personalità e nella psicopatologia?Tentativi di rispondere alla domanda: 2 gruppi, quelli che si concentrano sulla dimensione OGGETTUALE della matrice relazionale e quelli che si concentrano sul Sé.Entrambi descrivono la stessa matrice relazionale all’interno della quale il Sé si struttura grazie alle relazioni con gli altri.Il primo gruppo di teorie => sottolinea il legame con l’altro, come si forma e come viene conservato;il secondo mette l’accento sulla continuità del Sé e sulla conservazione dell’identità.

1. LA SESSUALITA’ E L’OGGETTOSecondo FREUD, come secondo la PSICOLOGIA DELL’IO FREUDIANA tradizionale => la genitalità compare soltanto alla fine del periodo della sessualità infantile, dopo che una gran parte dello sviluppo emotivo e della strutturazione psichica ha già avuto luogo.

La KLEIN => colloca tutto il complesso insieme delle relazioni oggettuali (compresi la genitalità, le difficoltà edipiche e lo sviluppo del Super – Io) nel primo anno di vita.Situa la sessualità nel bel mezzo dell’emergere e dello strutturarsi del sé nelle sue relazioni con gli altri.Per la Klein la sessualità non è un fenomeno evolutivo tardivo che procederà indisturbato purché si siano risolte questioni più precoci e fondamentali; la sessualità è il veicolo principale di manifestazione e di elaborazione delle intense lotte tra odio e amore, tra distruttività e riparazione, che costituiscono il nucleo delle prime relazioni oggettuali.

Dare piacere sessuale a un altro ha un significato di RIPARAZIONE nei confronti della madre e implica il superamento dell’angoscia depressiva in quanto procura più gioia che infelicità, più piacere che dolore.

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Nella formulazione kleiniana => per l’uomo fecondare una donna porta con sé significati che implicano la riparazione della madre, la guarigione del suo interno precedentemente distrutto con la fantasia;per la donna la gravidanza significa guarire la madre, tramite l’identificazione con lei come oggetto interno, ed è anche la prova che il proprio interno non è stato distrutto dalla vendetta materna, la prova che è integra e che può generare la vita.

KHAN => fonde alcuni concetti kleiniani fondamentali in una prospettiva winnicottiana, con un accento fondamentale sulla nozione di esperienza “transizionale”.Colloca le perversioni sessuali in questo territorio transizionale.La madre del futuro pervertito ha riversato sul bambino attenzioni e cure in abbondanza, ma in modo DISTANTE, IMPERSONALE.Il bambino interiorizza questa “creazione – cosa” da parte della madre, e a causa del fallimento materno nel legarsi a lui secondo modalità più personali e differenziate diventa dipendente dalle prime sensazioni fisiche e cerca costantemente di riparare il danno, di far rivivere il Sé abortito.Così, la “pulsione riparativa è diretta verso il Sé come OGGETTO INTERNO idolatrato”.Nella visione di Khan => per il pervertito l’altra persona non è mai davvero un “altro”, ma un oggetto transizionale che egli manipola e manovra in modo da ricreare il legame con la madre e sentirsi interoViene stabilita una sorta di controllo illusorio onnipotente sull’oggetto, controllo che è indispensabile: qualsiasi resistenza romperà l’incantesimo.Così, come per la KLEIN, non è la sessualità in se stessa a dare il via all’azione, dall’interno, e a spingere la persona alla relazione con gli altri; piuttosto, le caratteristiche fisiche e fisiologiche della sessualità vengono impiegate per confermare ed esprimere schemi e bisogni relazionali precedenti.

KERNBERG => la struttura della personalità si incentra sulle diverse relazioni oggettuali, e il funzionamento sessuale è una manifestazione e un’espressione di tali relazioni oggettuali.Così, sostiene Kernberg, in alcuni tipi di disturbi caratterologici gravi, il funzionamento sessuale rimane pressoché intatto e serve a rafforzare una profonda scissione delle relazioni oggettuali.Paradossalmente, man mano che l’analizzando migliora e le varie dimensioni della relazionalità si integrano, il funzionamento sessuale si fa più CONFLITTUALE e INIBITO.KERNBERK, come la Klein, pensa che la sessualità rifletta e in realtà sia costituita da configurazioni delle relazioni oggettuali e perciò descrive l’esperienza sessuale come portatrice inevitabile di significati che pertengono a diversi BISOGNI E ASPETTI RELAZIONALI.

2. SESSUALITA’ E ORGANIZZAZIONE DEL SE’FROMM => la sessualità è un veicolo di espressione e conservazione dell’orientamento caratteriale di base.Mentre Freud pensava che le fissazioni libidiche determinassero il tipo caratteriale, per Fromm questo è più fondamentale e si manifesta in particolari stili libidici.

A differenza delle specie inferiori, sostiene LICHTENSTEIN => all’uomo manca un’identità biologica precisa, e deve costruirsela da solo.Proprio a causa della mancanza di un “mandato” biologico, “la conservazione dell’identità nell’uomo ha la priorità su qualsiasi altro principio che determina il comportamento umano, non soltanto sul principio di realtà ma anche sul principio di piacere”.

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Il nucleo dell’identità individuale viene creato nelle prime interazioni sessuali tra il neonato e la madre, che costituiscono “un’alleanza di coinvolgimento sessuale”, la quale “imprime” nel neonato un “tema irreversibile di IDENTITA’”.Il contenuto specifico di questo tema deriva dai desideri materni inconsci, che il neonato è inevitabilmente portato a gratificare.

SIMON e GAGNON => sostengono che tutti gli aspetti dell’esperienza sessuale, tra cui l’eccitamento e il soddisfacimento, derivano da contesti sociali e sono portatori di significati sociali, che essi chiamano “copioni” (SCRIPTS).Sebbene i copioni traggano significato dal campo sociale interpersonale, essi diventano fenomeni intrapsichici che producono motivazione, eccitazione e impegno.

STOLLER => intende i comportamenti sessuali, in particolare le perversioni, in termini di messa in atto di copioni.Secondo Stoller i copioni inscritti nella passione sessuale hanno sempre a che fare con l’intenzione di umiliare un altro, come ribaltamento e trionfo sui traumi e le umiliazioni infantili.Questi eventi dell’infanzia furono così traumatici, sostiene Stoller, perché rappresentano minacce per l’”identità sessuale nucleare” dell’individuo.

La PERSON => ha tratteggiato il ruolo della sessualità nei termini di quelle che chiama “le strutture mediatrici di genere e di impronta sessuale”.L’esperienza e il comportamento sessuale sorreggono l’identità sessuale.Il sesso sarà sempre permeato di significati che si collegano a parametri individuali e sociali.

Perché la sessualità diventa il campo di battaglia in cui si manifestano problemi e lotte relazionali fondamentali?

1. le sensazioni, i processi e gli eventi corporei dominano l’esperienza precoce del bambino. Le prime esperienze corporee divengono la base semantica dell’organizzazione di esperienze successive più complesse; esse diventano paradigmi di tutti gli eventi di psicologia successivi;

2. il fatto che la sessualità implichi una compenetrazione di corpi e di bisogni rende le sue infinite variazioni strumenti ideali per rappresentare i desideri, i conflitti e le trattative nelle relazioni con gli altri;

3. i potenti impulsi biologici nella fenomenologia dell’eccitazione sessuale, la sensazione di essere “spinti” da qualcosa forniscono un vocabolario naturale per l’espressione drammatica delle dinamiche che comprendono conflitto, angoscia, coazione, fuga, passione e rapimento;

4. il senso di PRIVATEZZA, di SEGRETEZZA e di ESCLUSIONE nei confronti dell’esperienza sessuale dei propri genitori ne fa qualcosa di perfettamente adatto ad assumere significati che riguardano una divisione degli ambiti interpersonali, l’accessibile opposto all’inaccessibile, il visibile all’oscuro, la superficie alla profondità.

Ricerca, resa e fuga

Nella letteratura psicoanalitica ci sono riferimenti frequenti al SENSO DI MISTERO che il bambino attribuisce alla vita sessuale dei genitori.Ma per i bambini i genitori sono misteriosi in modo più ampio e comprensivo.L’intensa e profonda curiosità personale nei confronti dell’analista che ogni analizzando sviluppa è sempre una parziale ricreazione della curiosità e della ricerca del bambino, generalmente frustrata e rimossa, rivolta all’esperienza INTERNA e PERSNALE dei genitori.

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FAIRBAIRN => sottolinea la ricerca del bambino che ha per oggetto i genitori; in questo caso il problema è la non – disponibilità dei genitori.

WINNICOTT => descrive il bambino come FELICEMENTE ASSORTO in se stesso, generatore di desideri e gesti spontanei che vengono esauditi dalla “madre adeguata”, che gli procura la convinzione di essere stato lui a creare ciò che desidera.La madre ideale è una madre invisibile.Nella spiegazione di Winnicott il problema non è la non – disponibilità, ma l’intrusione, o interferenza: chi si prende cura del bambino lo fa in un modo che tiene scarso conto dei suoi bisogni e dei suoi gesti spontanei, violando la gioiosa autosufficienza che il bambino avverte soggettivamente.Winnicott afferma che in un ambiente NON RICETTIVO il bambino non può conservare desideri e bisogni autentici: è troppo doloroso.Il vero sé viene trascurato, tenuto segreto oppure rimosso.Inoltre, il bambino deve occuparsi delle priorità che provengono da chi si prende cura di lui.La relazione del bambino con ogni adulto significativo, tutte le successive relazioni intense tra adulti, sono una miscela di adeguamento autoprotettivo alla VISIONE e ai VALORI dell’altro, di tentativi di fuga da quegli adeguamenti inevitabili, e al tempo stesso di ricerca dell’esperienza più PROFONDA e PRIVATA dell’altro.I significati predominanti della sessualità nella vita degli analizzandi spesso derivano da questi schemi relazionali fondamentali di RICERCA, RESA e FUGA.

Poiché l’eccitamento sessuale implica una RISPOSTA FISIOLOGICA tanto potente, e poiché la piena reattività emotiva dell’altro non può mai essere data per scontata, a differenza della sua presenza fisica, gli incontri sessuali contengono sempre elementi di rischio implicitamente drammatici.L’altro ci sarà, e in che modo?Quando la sessualità si avvicina alla vera intimità, cioè alla ricerca non rituale di scambio emotivo sincero, ci si mette l’uno nelle mani dell’altro.Così, la sessualità svolge un ruolo centrale nella maggior parte delle relazioni intime.

L’incapacità di reggere il desiderio verso l’altro è un filo rosso che collega tutta la gamma delle PSICOPATOLOGIE, dalle nevrosi ai disturbi caratteriali più gravi.Nei disturbi più gravi, la minaccia legata all’esperienza del desiderio dell’altro è spesso così intensa da indurre a vietarsi di volere alcunché da qualcuno => sforzi distruttivi allo scopo di evitare di trovarsi nella situazione di avere bisogno di qualcosa di importante da qualcuno che sia importante, perché equivarrebbe a mettersi alla mercè di quella persona.

Le perversioni in una prospettiva relazionale

Nella prospettiva del modello relazionale le perversioni, come tutte le forme della sessualità, assumono significato dal modo in cui si inseriscono nella vasta gamma di schemi relazionali.

Una seconda serie importante di significati relazionali che spesso vengono espressi nelle fantasie e nei comportamenti sessuali non riguarda il desiderio nei confronti dell’oggetto ma la fuga dall’oggetto.Qui la sessualità assume significato in quanto è l’unico ambito in cui è possibile l’indipendenza dall’altro visto come invasore.

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MITCHELL => l’elemento aggressivo così frequente nella pulsione sessuale rappresenta una sfida rivolta alla modalità primaria di relazione oggettuale.

Poiché la coscienza umana individuale è un fenomeno eminentemente temporale, le relazioni personali non sono mai statiche.Nelle migliori relazioni c’è un dramma conflittuale ricorrente di COINVOLGIMENTO e DISTACCO, ADATTAMENTO e SFIDA, RICERCA e SCOPERTA.L’esperienza sessuale più ricca e più integrata è quella caratterizzata dall’apertura nei confronti di questo dramma interpersonale e dall’inclusione di diversi temi relazionali caratterizzati sia dalla scoperta reciproca sia dalla sfida reciproca, in cui i significati che si riferiscono alla ricerca, all’adattamento e alla ribellione trovano posto nella stessa sequenza di azioni.

La metafora della bestia

L’abbandono della teoria pulsionale spesso viene considerato come una RESISTENZA contro l’accettazione della propria natura animalesca, da cui consegue una teoria superficiale.Guardare alla sessualità dalla prospettiva della matrice relazionale non toglie nulla alla centralità della sessualità, ma spiega quella centralità e l’esperienza del sesso come qualcosa di animalesco e pulsionale in modo DIVERSO!

SCHAFER => ha affermato che il concetto di una pulsione aggressiva che si accumula, che cerca una scarica e ci fa ribollire di rabbia, rappresenta ciò che si potrebbe considerare una teoria anale della collera.Le azioni irose dell’analizzando vengono rinnegate, separate da lui in quanto agente, e si vedono assegnare significati anali che servono a vari scopi, tra cui quello fondamentale della sconfessione.

Non è l’analizzando che vuole ottenere l’accesso, penetrare, arrendersi, catturare, provocare, svilire: la causa sono le pulsioni LIBIDICHE, resti filogenetici arroccati nei tessuti del corpo, che hanno origine fuori dalla mente e avanzano pretese su di essa.Invece di infiammare la sessualità, il concetto di pulsione in realtà lo colloca un passo più lontano dalla persona.

Perché sentirsi esseri animaleschi è INEVITABILE?Essere animaleschi suggerisce l’indifferenza verso l’altra persona, il prendere il piacere allo stato puro, in modo animalesco, usando l’altro per questo scopo.Essere bestiali significa liberarsi dalle costrizioni della relazione oggettuale, spersonalizzare l’altro, a volte per raggiungerlo più profondamente, a volte come mezzo per eludere le sue richieste.Essere bestiali insieme può implicare che ci si usi reciprocamente.

La teoria bestiale della sessualità, sia essa legata al concetto di PULSIONE o meno, può essere usata per spersonalizzare e ripudiare i significati relazionali conflittuali impliciti nelle esperienze sessuali, soprattutto in quelle al servizio della sfida e della fuga controggettuale.

Una parte di noi, quella più fondamentale, è sfuggita alla tirannia dell’oggetto ed esiste separatamente e prima dei compromessi resi necessari dalle relazioni interpersonali.La sessualità è un territorio che ha evitato l’invasione della socializzazione.In questo modo il concetto di pulsione e la reificazione della metafora della bestia possono essere utilizzati per oscurare la STRUTTURA e la NATURA degli schemi

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relazionali dell’individuo, il modo in cui la sua sessualità esprime o sfida le configurazioni relazionali.

3. LA METAFORA DEL BAMBINO

L’esperienza psicoanalitica ha dimostrato che i frammenti sparsi e complessi del background dell’analizzando vengono spesso efficacemente integrati e messi in evidenza se li si osserva come se fossero esperienze infantili => Freud solitamente utilizzava il termini “infantile” per rifarsi all’intero arco dell’infanzia, dalla nascita fino alla risoluzione del complesso edipico, a 6 anni circa, anche se la sua attenzione clinica si soffermava specificamente sugli anni “edipici”.Mentre l’analizzando come ADULTO sembra agire in modo oscuro e sconcertante,vedere l’analizzando come BAMBINO spesso ci aiuta a organizzare i pezzi e i frammenti dell’esperienza dell’analizzando all’interno di schemi coerenti e comprensibili.

In molta letteratura psicoanalitica, il presente è considerato come un derivato diretto del passato, come un sottile rivestimento al di sotto del quale il passato, più potente dal punto di vista CAUSALE, indirizza la vita psichica.In questa accezione, secondo la cosiddetta realtà psichica non c’è differenza tra passato e presente; il presente E’ il passato, che continua a essere ripetuto e rappresentato.Anche se i RICORDI del passato possono non essere precisi, le spinte e le esperienze infantili agiscono dietro l’apparenza della maturità, guidando e modellando SENTIMENTI e COMPORTAMENTI.

Dal bambino freudiano al bambino moderno

Il bambino freudiano prima del 1897 => era una vittima passiva delle molestie degli adulti; registrava delle “impressioni” dal mondo esterno e poi ne soffriva.Il bambino della successiva teoria pulsionale, d’altra parte => è essenzialmente di natura animalesca.Il bambino di Freud è necessariamente carico di conflitti.

Negli ultimi decenni, all’interno della letteratura psicoanalitica, soprattutto nei filoni della psicologia dell’Io, della teoria inglese delle relazioni oggettuali, della psicologia del sé => è comparso come metafora organizzatrice un tipo diverso di bambino, un bambino RELAZIONALE.Questo bambino ha bisogno di certe condizioni ambientali e funzioni genitoriali fondamentali per la sua crescita e il suo sviluppo.In questa prospettiva il fornire condizioni ambientali adeguate è sufficiente e rasserenante, e consente uno sviluppo lineare.È soltanto in assenza delle cure necessarie da parte dei genitori che sorgono TENSIONI e DIFFICOLTA’.

Il bambino moderno, oltre alla comprensione portata dall’insight, ha bisogno che l’esperienza reale con l’analista supplisca alle funzioni genitoriali mancanti, o almeno che a queste somigli abbastanza da stimolare la ripresa del PROCESSO EVOLUTIVO abortito.Senza queste esperienze, afferma Winnicott, non può accadere nient’altro.

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Cambiamento teorico e inclinazione evolutiva

Ciascuna teoria propone una descrizione delle passioni fondamentali della vita, una descrizione notevolmente divergente da quella fornita dalla metapsicologia classica, in cui l’esperienza umana viene descritta come una lotta tra le pretese delle TENSIONI PSICHICHE, che hanno sede nel corpo e sono asociali, e le esigenze della REALTA’ SOCIALE.In tutte le spiegazioni relazionali => l’organismo umano viene inteso come intrinsecamente SOCIALE, inserito in una matrice di relazioni e portato a stabilire legami con gli altri in modo PRIMARIO e FONDAMENTALE.

Per la maggior parte dei teorici e dei clinici contemporanei => la teoria pulsionale (almeno come Freud la concepì e la elaborò) non è più, presa da sola, un sistema metapsicologico utilizzabile.Inoltre, nella storia più recente della teoria psicoanalitica => si sono sempre più sottolineate le relazioni con gli altri, passate e presenti, reali e immaginarie, nella serie di teorie che operano nell’ambito della matrice relazionale.Alcune teorie hanno sottolineato l’organizzazione del Sé, altre l’attaccamento, altre ancora le transazioni interpersonali.In generale, la maggior parte dei clinici e dei teorici hanno iniziato ad assegnare alle relazioni con gli altri un RUOLO PIU’ CENTRALE e più diffuso che in passato, e questo ha messo in crisi il progetto.La crescente importanza clinica e teorica assegnata alle relazioni oggettuali ha sottoposto a una pressione enorme il modello classico.

Gli strateghi dell’ALTERNATIVA RADICALE => hanno abbandonato completamente il modello pulsionale e hanno introdotto una struttura concettuale alternativa perché svolgesse una funzione portante e di sostituzione delle fondamenta originali: SULLIVAN, FAIRBAIRN, BOWLBY.Gli strateghi dell’ACCOMODAMENTO => sono rimasti fedeli alla teoria delle pulsioni e hanno elaborato diversi stratagemmi, spesso ingegnosi (costruttivismo moderato e fusione dei modelli) per RINVIGORIRE e RAFFORZARE il modello pulsionale, per ampliarlo e modificarlo in modo da permettergli di contenere l’importanza sempre maggiore assegnata alle RELAZIONI OGGETTUALI.L’analizzando sta meglio non perché qualche desiderio infantile viene soddisfatto, ma perché viene raggiunto il Sé.Il paziente ha bisogno di qualcosa di speciale e adesso è possibile darglielo.Non si soddisfano antichi desideri infantili, ma si fornisce qualcosa di nuovo, che agli inizi era mancato.

Considerare le istanze RELAZIONALI come PRECEDENTI alle istanze PULSIONALI significa scindere lo sviluppo umano in 2 categorie di problemi: i neonati hanno bisogni relazionali;i bambini più grandi e gli adulti sono alle prese con i conflitti tra pulsioni e difese.

BALINT => ha fornito una descrizione dell’incontro psicoanalitico fondata su concetti relazionali e alternativa a quella che si desume dal modello pulsionale.Il paziente non cerca la gratificazione di impulsi specifici, ma la creazione di un certo tipo di relazione: uno stato di amore incondizionato.L’ “amore primario” di Balint fornisce una descrizione illuminante dei desideri insiti nei conflitti relazionali per tutto il ciclo di vita; tuttavia, come accade in molte formulazioni relative alle relazioni oggettuali, queste dimensioni sono state limitate alla prima infanzia, a “una relazione oggettuale molto PRIMITIVA e PECULIARE”.

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Ragionare evolutivamente

Lo sviluppo attraversa vari stadi relazionali, variamente descritti.

PINE => più antica la difficoltà, più precoce la fissazione, più grave la psicopatologia.

STERN => danni e traumi psicologici sofferti in una data età o fase evolutiva dovrebbero essere predittivi di specifici problemi clinici successivi.Di ciò non esistono verifiche sperimentali.

La deprivazione genitoriale, nella maggior parte delle circostanze, non è specifica di una fase.Le madri incapaci di procurare cure adeguate ai neonati, che mancano di calore, costanza e così via, tendono spesso ad avere le stesse difficoltà con il bambino che cresce.Sono spesso gli STESSI tipi di aspetti relazionali fondamentali a essere problematici all’interno di una famiglia, ma in FORME DIVERSE nelle diverse età.

Da questa prospettiva la GRAVITA’ della psicopatologia riflette non tanto la precocità dei problemi, quanto la loro rigidità e pervasività: non tanto l’incapacità genitoriale di procurare le prime cure, quanto il FALLIMENTO nel creare un rapporto e lasciare spazio per la crescita in tutto il ciclo che va dall’infanzia all’età adulta.

Passato e presente

Freud => rimase fedele al principio che si può spiegare nel modo migliore come sono le cose spiegando il modo in cui sono DIVENTATE come sono.

Essere un individuo insieme agli altri individui implica una dialettica costante.Da questo punto di vista l’ambiente interpersonale svolge un ruolo ininterrotto e fondamentale nella creazione dell’esperienza.Le prime esperienze sono significative non perché lascino residui strutturali che rimangono fissati, ma perché sono le prime rappresentazioni di MODELLI DI STRUTTURA FAMILIARE e di INTERAZIONI che saranno ripetuti continuamente in forme diverse nei diversi stadi evolutivi.Comprendere il PASSATO è fondamentale, non perché il passato sia nascosto nel presente o dietro il presente, ma perché la comprensione del passato fornisce indizi per decifrare COME e PERCHE’ il presente viene affrontano e modellato in un certo modo.L’esperienza di sé come BAMBINO riflette il tentativo di dare voce a dimensioni dell’esperienza che, sia nell’infanzia che nel presente, sono conflittuali e vengono perciò rinnegate all’interno delle configurazioni dominanti della matrice relazionale.

4. CONSEGUENZE CLINICHE DELL’INCLINAZIONE EVOLUTIVA

La relazione tra il paziente e l’analista ha occupato un posto centrale in tutte le teorie sulla situazione psicoanalitica e sulla sua azione terapeutica.Il modo in cui tale situazione è concepita, tuttavia, ha subito molte variazioni e trasformazioni complesse.

Negli ultimi decenni => la relazione psicoanalitica è stata intesa come una relazione NUOVA e REALE.

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FAIRBAIRN => affinché il paziente possa abbandonare il suo legame con gli oggetti cattivi (legame che rappresenta il nucleo di tutte le PSICOPATOLOGIE), deve sentire l’analista come “oggetto buono”.

L’analista come oggetto buono

2 problemi principali prodotti dall’inclinazione evolutiva:la psicopatologia viene caratterizzata in termini di esperienze infantili mancanti piuttosto che di schemi limitati di relazione in generale, e i bisogni non soddisfatti vengono visti come esigenze che si trovano ALL’INTERNO del paziente, che spingono per emergere, invece di essere considerati una funzione del campo interattivo relazionale in cui il paziente sente di vivere.

Conflitto e passività

Il disequilibrio della matrice relazionale prodotto dall’inclinazione evolutiva viene spesso accompagnato da 2 ulteriori comportamenti clinici: la tendenza a minimizzare l’importanza del CONFLITTO, e la tendenza a descrivere l’analizzando come ESSENZIALMENTE PASSIVO.

I bisogni relazionali non sono asociali, non conducono inevitabilmente al conflitto con l’ambiente sociale.I bisogni relazionali sono sociali per definizione; ciò che viene cercato è una qualche forma di relazione.Se l’ambiente interpersonale procura opportunità di relazione, allora non ci sono conflitti; se l’ambiente interpersonale non procura tali opportunità, ciò che ne risulta non è il conflitto ma la privazione.

I problemi relazionali descritti dai teorici dell’arresto evolutivo mettono in evidenza le lotte dei pazienti, sia passate che presenti.Tuttavia la tendenza a limitare queste istanze alla prima infanzia e a descrivere il paziente, per mezzo della metafora del bambino, come una persona che attende passivamente e non conflittualmente di tornare in superficie ne distorce la natura e va a detrimento di una comprensione più completa dei processi interattivi attraverso i quali esse si perpetuano.

Il bisogno e il sé come bambino

Parte del fascino che la reificazione della metafora del bambino esercita sia sull’analizzando sia sull’analista consiste nel fatto che essa corrisponde all’esperienza di molti analizzandi, i quali AVVERTONO i propri desideri e bisogni come infantili.

Questa prospettiva del conflitto relazionale permette all’analizzando una terza opportunità, (oltre alla rinuncia o alla gratificazione ad hoc) => l’indagine del modo in cui il desiderio e l’interdipendenza con gli altri sono stati modellati dall’esperienza precoce secondo criteri che rendono questi pazienti incapaci e non disposti a sopportare i desideri attuali abbastanza a lungo per conoscerli, e per negoziare la loro integrazione con i bisogni e i desideri degli altri.

Il bambino che l’analizzando sente di essere o desidera essere è sempre legato alle relazioni e ai valori familiari.

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La metafora del bambino, come la metafora della bestia, è probabilmente UNIVERSALE.

Teorie relazionali: arresto o conflitto?

Gli autori che si rifanno al modello dell’arresto evolutivo, che attingono alla teoria del modello relazionale modificata dall’inclinazione evolutiva => tendono a vedere il paziente come un SE’ INFANTILE in un corpo adulto, fissato al periodo evolutivo e in attesa di condizioni interpersonali che rendano possibile lo sviluppo successivo.In quest’ottica: ciò che mancava continua a mancare e deve essere procurato sostanzialmente nella forma in cui non è stato procurato la prima volta.

L’analizzando inizia il trattamento con una matrice relazionale angusta; cerca connessioni proiettando e ricreando modelli relazionali familiari limitati, vivendo tutte le relazioni importanti (soprattutto quella con l’ANALISTA) lungo linee antiche.Reinteriorizza e consolida continuamente queste configurazioni relazionali.Il processo centrale del trattamento psicoanalitico è la RINUNCIA ai legami con questi modelli relazionali, e dunque il permettere l’apertura a relazioni interpersonali NUOVE e PIU’ RICCHE.

NON è il mancato soddisfacimento di generici bisogni infantili a causare la psicopatologia, MA l’uso successivo che il bambino e l’adulto fanno delle prime esperienze, ricordi e fantasie per stabilire e conservare legami con altri significativi, per tessere fili di eventi e bisogni precedenti in un tessuto di esperienza soggettiva che attribuisca un senso di familiarità, di sicurezza e di connessione.

5. LE ALI DI ICARO

Somiglianze tra:la MEGALOMANIA dello schizofrenico,il PENSIERO MAGICO dei popoli “primitivi” (non occidentali),la CIECA INFATUAZIONE dell’innamoratoe l’ADULAZIONE “infantile”, estasiata dei genitori verso la loro prole (Freud).L’elemento comune a tutte queste situazioni è la “sopravvalutazione”: qualsiasi aspetto si prenda in considerazione, a proposito di se stessi o di un’altra persona, se ne aumenta l’importanza, se ne esagerano i poteri, se ne decanta la perfezione unica.La sopravvalutazione narcisistica dello schizofrenico, del primitivo, del genitore e dell’innamorato, secondo Freud, è sempre un derivato secondario di una condizione narcisistica più fondamentale, che costituisce la prima fase dello sviluppo psichico.Freud descrive la condizione del narcisismo primario come uno stato di onnipotenza, perfezione e completezza totali.Il neonato immagina di costruire l’intero universo, o sicuramente tutto ciò che esso contiene di buono e di piacevole.

L’illusione come difesa

Una parte del narcisismo originario si mantiene intatta, e la considerazione di sé deriva da 3 diverse modalità di conservazione della libido narcisistica

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- parte del narcisismo primario rimane semplicemente allo stato originario e serve quale fonte mai completamente esaurita di risorse libidiche da cui si ricavano gli investimenti oggettuali libidici;

- a volte la libido narcisistica viene trasferita sull’oggetto sessuale;- parte della libido narcisistica viene posta all’interno dell’ideale dell’Io.

Il tratto comune a queste 3 vicissitudini della libido narcisistica è la “SOPRAVVALUTAZIONE”, in cui Freud scorge il “marchio del narcisismo”.

Il narcisismo, nel sistema freudiano, implica l’attribuzione di un VALORE ILLUSORIO.Secondo Freud => le illusioni narcisistiche (anche quando vengono trasferite, tramite l’idealizzazione, sugli oggetti d’amore) alla fine allontanano da un vero coinvolgimento con gli altri e dalle gratificazioni che gli altri procurano.

Proprio perché il narcisismo, per definizione, implica una sopravvalutazione illusoria, esso si sconta con la realtà e invita alla ritirata difensiva, che rappresenta sempre una tentazione.Il ritiro dalla realtà è sempre rischioso: la minaccia estrema è la totale perdita di contatto con il mondo reale (lo stato SCHIZOFRENICO).

La KLEIN => sostiene che il neonato è posseduto da angosce terrificanti relative al CONTENIMENTO DELL’AGGRESSIVITA’, e vede lo sviluppo primitivo come il movimento che porta dalle angosce paranoico – depressive verso un senso della realtà più solido e integrato.Nella visione kleiniana => le illusioni narcisistiche agiscono come difese e ritiri regressivi da queste spaventose angosce primitive: l’idealizzazione rappresenta il rifugio dall’angoscia persecutoria e dalla rabbia omicida contro gli oggetti cattivi; la grandiosità è una difesa “maniacale” contro l’angoscia depressiva implicita nel sentirsi piccoli, impotenti e dipendenti dall’altro in modo miserevole.

KERNBERG => attinge massicciamente a questi concetti.Egli distingue il narcisismo NORMALE da quello PATOLOGICO, e definisce il primo come investimento lipidico del Sé.Ciò che Kernberg intende per narcisismo NORMALE => è la risultante di tutti i processi che riguardano la rappresentazione di sé e la considerazione di sé.Egli vede il narcisismo PATOLOGICO => come un particolare meccanismo dinamico che genera sia un senso di diritto alla grandezza sia l’idealizzazione primitiva.

Le illusioni narcisistiche rappresentano una DIFESA che il bambino erige nella lotta contro uno “sviluppo dell’aggressività orale aumentato in modo patologico”, che genera angosce paranoici e depressive; le illusioni vengono costruite a partire dalla fusione patologica del Sé ideale, dell’oggetto ideale e dell’immagine di sé vera.

Il neonato è sovraccarico di impulsi aggressivi primitivi, dovuti a una “forte pulsione aggressiva costituzionalmente determinata, o a una incapacità a tollerare l’angoscia relativa agli impulsi aggressivi, a sua volta costituzionalmente determinata, o a gravi frustrazioni subite durante il primo anno di vita”.Il neonato si vive e, proiettivamente, vive anche gli altri, come essenzialmente SADICI, e questa visione aggressiva domina la sua esperienza primitiva.

Le illusioni narcisistiche hanno un effetto pernicioso e di sabotaggio sul trattamento psicoanalitico.Esse minano la BASE stessa del processo psicoanalitico, e cioè l’ipotesi che l’analizzando possa ricevere qualcosa di significativo da un’altra persona (in questo caso l’analista).

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ROTHSTEIN => distingue in Freud il ritratto fenomenologico del narcisismo come “percezione di una qualità perfetta” dal suo trattamento metapsicologico di questo fenomeno (come investimento lipidico dell’Io.)Alla spiegazione freudiana del narcisismo primario aggiunge la simbiosi, e vede le illusioni narcisistiche come basate evolutivamente su esperienze preindividuate di un Sé perfetto FUSO con un oggetto perfetto.La perdita di questo stato originario di perfezione è una grande ferita narcisistica, un insulto evolutivo inevitabile, contrastabile soltanto con la reintegrazione della perduta perfezione narcisistica nell’ideale dell’Io.Rothstein sostiene che “la perfezione narcisistica è una distorsione difensiva della realtà”.

Le linee principali della teorizzazione nell’ambito della teoria ortodossa, della psicologia freudiana dell’Io e della teoria interpersonale => convergono tutte verso un approccio TECNICO al fenomeno clinico delle illusioni narcisistiche essenzialmente SIMILE.Queste illusioni sono considerate difese regressive contro la frustrazione, la separazione, l’aggressività, la dipendenza e la disperazione.Le illusioni transferali che riguardano il Sé, oppure l’analista, devono essere interpretate, deve esserne sottolineata l’irrealtà e deve esserne definito lo scopo difensivo.

L’illusione come creatività

WINNICOTT e KOHUT => entrambi, ciascuno secondo modalità particolari, individuano nel narcisismo infantile il nucleo del Sé e la fonte più profonda della creatività.Qui il prototipo del “narcisista” non è il bambino, il folle o il selvaggio, ma l’artista creativo, che trae ispirazione dalle illusioni di sopravvalutazione.

Per WINNICOTT => il processo chiave nello sviluppo primitivo è la costituzione di un senso di sé sentito come reale.Perché questo accada, il bambino ha bisogno di un tipo di relazione molto particolare con chi si prende cura di lui, il cui tratto più caratteristico consiste, ironicamente, nel fatto che il bambino non deve sapere nulla dell’esistenza della relazione, non deve sapere che questa gli viene messa a disposizione da qualcun altro.Il tratto essenziale del necessario “ambiente facilitante” procurato dalla MADRE consiste nel suo sforzo di modellare l’ambiente secondo i desideri spontanei del bambino, di leggere i bisogni del bambino e di provvedervi.

Alla fine il bambino impara a vivere nella realtà oggettiva, mentre diventa chiaro che gli oggetti e le persone hanno una loro esistenza INDIPENDENTE e sono solo in minima parte sotto il controllo del bambino.

KOHUT => descriveva 2 forme di transfert, in cui il paziente non sta semplicemente trasferendo impulsi e conflitti infantili sulla persona dell’analista come oggetto differenziato.Nei transfert SPECULARI e IDEALIZZANTI => l’analista e le sue risposte hanno funzione di SOSTITUTI di strutture psichiche mancanti all’interno della personalità del paziente.Nel transfert SPECULARE => il paziente si vive in termini di grandiosità sopravvalutante e ha bisogno delle risposte di rispecchiamento dell’analista per evitare la disintegrazione del Sé.

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Nel transfert IDEALIZZANTE => il paziente vive l’analista in termini di ammirazione sopravvalutante e ha bisogno che l’analista gli dia il permesso di coltivare quell’idealizzazione per evitare la disintegrazione del Sé.

KOHUT => la comparsa delle illusioni narcisistiche nella situazione psicoanalitica rappresenta il tentativo del paziente di creare opportunità evolutive fondamentali, una relazione di oggetto – Sé che nell’infanzia non era disponibile.Questi fenomeni non rappresentano un ritiro difensivo dalla realtà (come sostengono Freud, Sullivan, Rothstein e Kernberg), MA l’espressione di un processo evolutivo abortito che è rimasto bloccato a causa dell’insuccesso, da parte dei genitori, nel permettere al bambino di vivere le illusioni di GRANDIOSITA’ e IDEALIZZAZIONE.

Tutto ciò che non è accettazione calorosa delle illusioni narcisistiche sul Sé e sull’analista comporta il rischio di arrestare i desideri narcisistici delicati e incontaminati, annullando così la possibilità della ripresa di un sano sviluppo del Sé.

L’illusione come DIFESA, l’illusione come fronte di AVANZAMENTO DEL SE’: questi 2 approcci derivano in generale da 2 più ampie prospettive divergenti a proposito della relazione tra INDIVIDUO e SOCIETA’

da una di queste prospettive (elaborata soprattutto dai filosofi illuministi del XVIII secolo) => la cultura e la civiltà rendono umana la creatura individuale, la cui soggettività personale viene sacrificata a beneficio della superiore OGGETTIVITA’ e della RAZIONALITA’ della società.

Dall’altro punto di vista (elaborato soprattutto dal movimento romantico del XIX secolo) => l’esperienza soggettiva rappresenta una forma più elevata della realtà; la società minaccia ciò che c’è di più PREZIOSO nell’individuo, e la “razionalità” convenzionale viene descritta come una forza insieme OPPRESSIVA e REPRESSIVA.

Questi 2 diversi approcci all’illusione hanno dato luogo a un’accesa controversia nella letteratura psicoanalitica, soprattutto perché le 2 posizioni si trovano agli antipodi e si escludono reciprocamente.

Un approccio relazionale integrato

NIETZSCHE => la vita viene vissuta in 2 dimensioni fondamentali:da una parte, viviamo in un mondo di illusioni, nel quale produciamo incessantemente forme transeunti e significati con cui giochiamo e che poi rapidamente scartiamo => aspetto APOLLINEO;dall’altra parte ci troviamo inseriti in una unità più ampia, in una fonte universale di energia da cui emergiamo temporaneamente e ci esprimiamo, per poi scomparire di nuovo al suo interno => aspetto DIONISIACO. Nietzsche afferma che “il tragico” è il modello di esistenza più PIENO e più RICCO, e ciò che è autenticamente tragico sta in equilibrio tra la dimensione apollinea e quella dionisiaca.L’uomo tragico è colui che è in grado di perseguire le sue illusioni apollinee ed è anche capace di rinunciarvi di fronte alle realtà inevitabili della condizione umana.

Il narcisismo SANO riflette il sottile equilibrio dialettico nietzschiano tra illusione e realtà; le illusioni su se stessi e sugli altri vengono prodotte, godute giocosamente e abbandonate di fronte alle delusioni.Nuove illusioni ci CREANO e si DISSOLVONO in continuazione.Nel narcisismo PATOLOGICO, invece, le illusioni vengono prese troppo sul serio, ci si fissa sopra.

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In alcuni disturbi narcisistici le illusioni vengono mantenute vive attivamente e coscientemente; la realtà viene sacrificata in modo da perpetuare la devozione all’autonobilitazione, all’idealizzazione e alle finzioni simbiotiche, devozione che crea uno stato di dipendenza.

L’elemento cruciale è la FUNZIONE INTERATTIVA delle illusioni nella matrice relazionale del soggetto.

La crescita dell’equilibrio necessario per un narcisismo sano richiede un tipo particolare di relazione con il genitore, in cui il genitore è in grado di sentirsi a suo agio e di vivere il bambino con serenità in entrambe le modalità, sia nelle illusioni giocose della grandiosità, dell’idealizzazione e della fusione, sia nelle delusioni, nei ridimensionamenti e nelle limitazioni realistiche.La risposta genitoriale ideale non è né l’immersione totale nell’illusione né il razionalismo cinico, ma la capacità di giocare con le illusioni senza mai dimenticare che si tratta di un GIOCO.Più il genitore è dipendente dalle illusioni, più queste diventano inevitabili per il bambino, che avverte che l’unico modo per entrare in contatto con il genitore, per legarsi a lui, è partecipare alle sue illusioni.Un bambino del genere deve considerarsi perfetto e straordinario ed essere tale anche per il genitore, se vuole davvero essere visibile per lui; oppure deve venerare il genitore come un essere perfetto e straordinario, per poter diventare REALE e IMPORTANTE per lui.

La dipendenza del genitore da certe illusioni produce dunque nel bambino modalità apprese di contatto, e il bambino giungerà a sviluppare difficoltà narcisistiche, cioè modalità di contatto che sono avvertire come l’unica alternativa all’opzione impossibile dell’assenza di ogni contatto.

Più il genitore dipende dalle illusioni => più è incapace di vivere il bambino in altro modo;il bambino necessariamente si esclude dalle fonti delle fantasie e delle illusioni prodotte spontaneamente, e la sua personalità diventa fragile, e ancorata precariamente alle rigide illusioni genitoriali.

Il genitore sopravvaluta il bambino; il bambino sopravvaluta se stesso.Ma FREUD => non fa derivare il narcisismo del bambino dall’atteggiamento dei genitori!Sottolinea invece il bisogno, spesso irresistibile, dei genitori di usare il bambino come soluzione magica alle proprie limitazioni e delusioni.Eppure egli non considera come quella serie di aspettative e bisogni genitoriali possa contribuire alla costruzione da parte del bambino del senso di chi è e di chi deve essere per gli altri.Freud => fa derivare il narcisismo infantile dalle proprietà intrinseche della LIBIDO rivolta verso il Sé.

Il modello della mente di KERNBERG, che attinge ancora in modo predominante alla struttura monadica della teoria pulsionale, considera il narcisismo patologico come un meccanismo prodotto internamente, creato nei primi anni di vita di fronte a una rabbia orale di intensità estrema.La madre è importante, non per le sfumature del suo carattere e per le particolarità dei modelli relazionali che offre al bambino, ma per il suo RUOLO concreto di persona che frustra i bisogni orali del bambino e di oggetto della sua rabbia orale.

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6. UN EQUILIBRIO DELICATO: IL GIOCO CLINICO DELL’ILLUSIONE

Considerare le illusioni narcisistiche come inviti interattivi pone la risposta dell’analista in una prospettiva diversa.Il paziente richiede all’analista un qualche tipo di partecipazione per completare il vecchio legame oggettuale, per entrare in contatto con l’analista nel modo consciamente o inconsciamente desiderato.La risposta più efficace implica una sottile dialettica tra l’unirsi al paziente nell’integrazione narcisistica e contemporaneamente l’esaminare la natura e lo scopo di tale integrazione, vale a dire sia la partecipazione giocosa alle illusioni del paziente sia la curiosità perplessa rispetto a come e perché sono diventate tanto serie, fino a trasformarsi in elementi indispensabili al senso di sicurezza del paziente e al suo coinvolgimento con gli altri.

La forma più costruttiva di PARTECIPAZIONE PSICOANALITICA deriva dalla scoperta di un sentiero tra i pericoli contrastanti di complicità e sfida, un sentiero che mostra la disponibilità al gioco, l’accettazione dell’importanza dell’integrazione narcisistica come modalità di relazione speciale e privilegiata, e tuttavia anche una messa in questione del perché proprio questa debba essere l’unica modalità.Questo atteggiamento è simile alla risposta genitoriale ideale del bambino.

La capacità di giocare insieme, che comprende la partecipazione alle illusioni dell’altro, è una dimensione cruciale non soltanto nei rapporti adulto – bambino, ma anche nei rapporti adulto – adulto.

Gli analizzandi che integrano le relazioni con gli altri intorno ad affermazioni grandiose tendono a essere convinti che questo sia il MIGLIOR TIUPO di relazione che si possa avere.Cercano ammiratori e scartano come persone poco interessanti coloro che non li ammirano.Le relazioni strutturate intorno alla grandiosità sono PROBLEMATICHE perché mutilano l’esperienza dell’analizzando, non perché sono ingiuste o sconvenienti.L’attenzione dovrebbe essere concentrata su ciò che viene guadagnato e su ciò che viene perso in queste relazioni, e sulla limitata consapevolezza che l’analizzando ha di entrambe le cose.

Anche i pazienti che integrano le loro relazioni attraverso l’idealizzazione degli altri tendono a credere che questo sia il MIGLIOR tipo di relazione che si possa avere.La vita viene vista come estremamente complicata e pericolosa.La strategia più semplice e più sicura per vivere è trovare qualcuno che sembri sicuro di sé e di successo, che abbia tutte le risposte, e iniziare una sorta di apprendistato presso quella persona.È proprio il costo dell’idealizzazione ciò di cui il paziente non tiene conto.I pazienti che compulsivamente stringono relazioni su base idealizzante rimangono eterni discepoli e non possono mai permettersi di mettere alla prova la loro forza e le loro risorse.Inoltre, essi spesso nutrono segretamente il sospetto che l’oggetto della loro idealizzazione sia imperfetto e fragile, che uno sguardo attento alla personalità dell’analista DISTRUGGEREBBE entrambi.

3 tipi più importanti di illusioni narcisistiche:grandiositàammirazione reciproca

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idealizzazioneMelanie KLEIN => l’oggetto buono è un composto di tutte le esperienze positive con gli altri.L’oggetto ideale è l’oggetto buono elaborato tramite la fantasia, e alla bontà vengono attribuiti poteri magici per proteggere il bambino e allontanare i pericoli.

La Klein => sostiene che il bambino non può sopravvivere senza il senso di un legame con un altro che lo ama e da cui è amato, e che se il bambino non vive una relazione di questo genere, se la immaginerà.Così, l’oggetto PSEUDOIDEALE non viene elaborato dall’esperienza del bambino, ma viene creato dal nulla.

7. IL PROBLEMA DELLA VOLONTA’

Da una parte il contenuto della mente (sia normale che patologica) sembra essere un prodotto causale, formato da eventi passati, tratti ereditari e influenze attuali.Dall’altra, il contenuto della mente sembra essere scelto, sembra riflettere convinzioni solide e impegni profondi (sia COSCIENTI che INCONSCI).Come possono essere conciliati questi 2 modi di vedere la mente?I primi lavori di Freud => dimostrarono la povertà del concetto vittoriano di “forza di volontà”: la convinzione che la mente consista soltanto di ciò che è cosciente e che i contenuti della coscienza siano controllabili dalla pura energia mentale.Freud descrive la vita umana come una serie di eventi guidati da forze in gran parte SCONOSCIUTE, un prodotto diretto e inconsapevole delle pressioni e dei compromessi interni.Paradossalmente, egli discredita il concetto vittoriano di forza di volontà, mentre descrive la mente come una serie di potenti progetti intenzionali; fissa il principio del determinismo psichico, e intanto propone una cura il cui scopo è l’aumento delle opzioni e della responsabilità.

La critica esistenziale e le reazioni psicoanalitiche

I critici della psicoanalisi => hanno sostenuto che la teoria psicoanalitica descrive l’uomo in modo meccanizzato e disumanizzato, come la vittima passiva di forze che sfuggono al suo controllo.

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SARTRE => sosteneva che la mente umana non ha contenuto intrinseco, non ha essenza umana: non c’è niente di dato.Al contrario, l’essere è un processo, un fenomeno temporale, una coscienza che continuamente crea e ricrea se stessa.Poiché la mente è vuota e continua ad autogenerarsi, l’essere si trova sempre sospeso sull’orlo del NULLA.In termini clinici, il paziente reclama alcune proprietà strutturali, una natura diagnostica duratura, come ragione per le sue scelte.Per Sartre => i concetti freudiani di determinismo psichico e rimozione, la visione dell’uomo come un essere attraversato e determinato da forze interne ed esterne, è una teoria in “malafede”.La psicoanalisi, con la sua dottrina del determinismo psichico, soffre della medesima patologia (la “malafede”) che presume di comprendere.Definisce le vite e le scelte umane, ma esclude la responsabilità personale, attribuendo quelle scelte, quegli schemi, a forze impersonali.

Tradizionalmente, si pensa che l’analizzando svolga un ruolo ATTIVO nella creazione, perpetuazione e cura della sua patologia (gli esistenzialisti) oppure che sia guidato da cause DETERMINISTICHE (il principio del determinismo psichico).La psicologia dell’Io => tenta di percorrere entrambe le strade assegnano la volontà all’atmosfera rarefatta di una sfera dell’Io libera da conflitti e cercando di fondere due modelli del funzionamento mentale incompatibili nei loro presupposti filosofici.Questa soluzione appare arbitraria e tende a sollevare più domande di quelle a cui dà risposta.

La dottrina del determinismo psichico è stata difesa ed elaborata da HANLY => nonostante le incoerenze di Freud, il principio del determinismo psichico ha senso soltanto se viene inteso come riguardante tutti gli eventi mentali; perciò egli respinge sia l’approccio della psicologia dell’Io sia quello degli autori esistenzialisti.Non c’è discontinuità tra NEVROSI e SALUTE; le vicissitudini dell’energia neutralizzata sono altrettanto determinate dal destino delle energie sessuali e aggressive.Soltanto i FATTORI DETERMINANTI sono diverse.

Una soluzione diversa

FARBER => tutte le psicologie non esistenziali sono deterministiche, in quanto vedono l’esperienza e il comportamento umano come il prodotto di forze (o motivazioni) che influenzano la persona; il contenuto della teoria specifica fornisce il contenuto delle motivazioni.Nella teoria pulsionale classica => l’uomo è il prodotto dell’interazione tra PULSIONI e DIFESE.Tutte le teorie deterministiche, sostiene FARBER, sono afflitte dallo stesso problema; l’analisi delle motivazioni non fornisce una SPIEGAZIONE COMPLETA.C’è un vuoto tra la combinazione di motivazioni che influenzano la persona e l’attività della persona.Questo vuoto, sostiene Farber, è il “regno della VOLONTA’”.Non esiste attività umana che non sia costituita SIA da motivazioni SIA dalla volontà.Gran parte di ciò che accade nel processo psicoanalitico, secondo Farber, consiste nel discernere la volontà dalle motivazioni e nel discriminare tra esercizio della volontà costruttivo e autolesionistico.

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L’analisi delle motivazioni e della posizione della volontà, e un’esplorazione dei loro legami reciproci, sono essenziali per una comprensione autenticamente psicoanalitica di qualsiasi attività o esperienza.

SCHAFER => mette in guardia reiteratamente dalla reificazione, dal trattare concetti astratti e teorici come fossero entità o esseri reali.Il paziente può viversi come abitato da presenze interne potenti; questo è sintomatico della sua patologia.È fondamentale, sostiene Schafer, che la teoria distingua in modo chiaro tra ciò che è reale e ciò che non lo è, tra il paziente stesso che ha un certo potere e fa delle cose e le sue fantasie degli altri, reali o fantasmatizzati, che immagina in possesso di certi poteri e in grado di fare certe cose.Schafer => propone un “linguaggio d’azione” per il discorso psicoanalitico, che elimini tutti i concetti antropomorfici e reificati e collochi il soggetto come agente al centro di tutte le attività.Tutti gli eventi mentali che hanno significato sono intesi nel modo più utile come AZIONI compiute dall’individuo.Le azioni si compiono in molti modi diversi: libidicamente, aggressivamente, consciamente, inconsciamente.Le azioni vengono anche interpretate come “ragioni”; le ragioni non CAUSANO l’atto, ma sono costituenti inseparabili dell’atto.

SHAPIRO => egli dimostrava che i sintomi nevrotici non sono frammenti circoscritti, derivati dai conflitti, isolati nella personalità, ma sono estensioni naturali di modalità di percezione e di pensiero particolari, ognuna con il suo stile distintivo, i suoi vantaggi e i suoi meccanismi di formazione dei sintomi sotto stress.

La psicopatologia deriva direttamente dalla visione del mondo del paziente, che fondamentalmente viene cercata e scelta dal paziente.

Shapiro => si oppone alla visione psicoanalitica tradizionale dell’uomo come di un essere guidato semplicemente dal bisogno.

Shapiro => afferma che la capacità di autonomia si fonda sull’abilità di astrarre, di separare se stessi dagli altri, di “oggettificare” il mondo.Così egli colloca lo sviluppo della volontà all’interno della teoria psicoanalitica evolutiva e della psicologia cognitiva, come una funzione che diventa possibile con l’emergere della differenziazione tra il Sé e l’oggetto e col superamento dell’EGOCENTRISMO.

Volontà e significato

Il sé non è prodotto dalle motivazioni e dalle cause; c’è anche la volontà creatrice dell’individuo.

Il determinista psichico => spiega il materiale e trascura l’artista;l’esistenzialista radicale => descrive l’artista ma trascura il contesto e il mezzo.

Problemi di coscienza e rimozione

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Il modello topico di Freud (“L’interpretazione dei sogni”,1899) suddivide la mente secondo il criterio della coscienza.Freud => pensava che tutta la vita mentale derivasse da potenti conflitti tra forze mentali inconsce (pulsioni) e forze mentali preconsce e consce (difese).La mente è nettamente divisa tra ciò che è accessibile alla coscienza e ciò che è inconscio, e queste forze opposte si danno battaglia.Una delle ragioni più importanti per cui Freud (1922) sostituì il modello topico con il successivo modello strutturale fu il fatto che il primo modello non poteva realmente spiegare come accade che le forze inconsce rimangano INCONSCE.

Il problema della distinzione tra processi mentali CONSCI e INCONSCI non sta nel contrasto tra questi due diversi tipi di eventi mentali, ma nella nettezza e nella polarizzazione con cui di solito si disegna questo contrasto.Sia il modello topico che quello strutturale falliscono perché Freud cerca di descrivere il confine tra la coscienza e l’inconscio come una linea: da una parte c’è il RIMOSSO; dall’altra la COSCIENZA.In realtà il confine tra contenuti mentali consci e inconsci è più permeabile, mutevole e indistinto.

Le nostre vite sono fatte di una sequenza di SCELTE, sempre all’interno di un contesto particolare, sempre nell’ambito di una serie complessa di limitazioni.Ciò nonostante, si tratta di scelte.Mentre procediamo nel tempo, le scelte che compiamo spesso hanno influenza sul modo in cui le scelte passate avranno accesso alla nostra coscienza.In ogni dato momento la volontà è libera, ma libera nel mezzo del cumulo disordinato dei derivati delle scelte passate.La rimozione si interpreta più correttamente non come una forza ma come uno STATO, una condizione prodotta dall’oscuramento di scelte passate fondamentali da parte di scelte successive e attuali.

La volontà ha dunque un RUOLO CENTRALE nell’indagine psicoanalitica, che rende possibile il recupero dei contenuti mentali inconsci.In vari punti critici il paziente deve decidere che VUOLE guardare.

Ciò che fa sì che il rimosso resti sconosciuto è la combinazione degli ostacoli prodotti dai residui delle scelte passate e dalla volontà che non vuole iniziare la ricerca.Le tradizionali teorie psicoanalitiche deterministiche => trascurando il ruolo della volontà, trascurano il potente attaccamento, conscio o inconscio, dell’analizzando al modo in cui la sua mente è organizzata.Le tradizionali teorie esistenzialistiche anti – psicodinamiche => assegnano alla componente cosciente della volontà un potere eccessivo e in questo modo trascurano i gravi ostacoli e le limitazioni poste dalle scelte passate e dagli attaccamenti e impegni inconsci.

Il sé danneggiato

Un altro tema metaforico comune nella fenomenologia di molti pazienti è l’immagine del Sé danneggiato, l’esperienza di essere stati traumatizzati in modo irreversibile da eventi del passato, generalmente nel senso di essere stati SCHIACCIATI nelle prime relazioni con chi si prendeva cura di noi.

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L’analizzando o si vive come profondamente danneggiato, e dunque come bisognoso di cure, comprensione, o a volte di disprezzo, oppure si sente di avere bisogno di considerare un altro come profondamente danneggiato, in modo da potersi prendere cura di lui, oppure provare compassione oppure ancora disprezzo.Si tratta di configurazioni relazionali che spesso vengono fissate molto presto e servono a mantenere e preservare i legami familiari.

La difficoltà del lavoro clinico con la metafora del danno consiste nel fatto che l’analizzando non avverte il senso del danno come qualcosa di desiderato da lui stesso, coltivato e protetto perché ha un ruolo centrale nel tenere insieme il suo senso di relazione con gli altri.Il paziente si vede passivo in rapporto al suo passato, vittimizzato da esso.Vede il danno non come metafora, ma come reale.Perché il processo funzioni dal punto di vista psicodinamico, il paziente deve vedere il danno come reale.

La metafora del danno ha trovato il suo posto nel pensiero psicoanalitico attuale in concetti quali “arresti” evolutivi, “deficit” strutturali, “difetti” dell’Io, i quali suggeriscono tutti un danno EFFETTIVO e SOSTANZIALE.

8. LA TELA DI PENELOPE: LA PSICOPATOLOGIA E IL PROCESSO PSICOANALITICO

Come Penelope => ognuno di noi tesse e disfà, costruendo il proprio mondo relazionale per conservare le stesse tensioni drammatiche, per perpetuare (con molte persone diverse come veicoli) gli stessi desideri, sospensioni, vendette, sorprese e lotteCome Penelope nell’apparente insensatezza del suo lavoro quotidiano, noi sentiamo che le nostre vite hanno una direzione, e sono lineari; cerchiamo di arrivare da qualche parte, di fare delle cose, di definire noi stessi in qualche modo.Eppure, come Penelope con il suo sabotaggio notturno, inconsciamente controbilanciamo i nostri sforzi, complichiamo gli obiettivi che vogliamo raggiungere, cerchiamo e costruiamo gli stessi limiti e ostacoli contro i quali lottiamo.

A differenza di Penelope, che è cosciente di tessere e disfare, l’analizzando è consapevole soltanto delle sue lotte per sfuggire a ciò che avverte come la STRUTTURA DATA dell’esperienza.

L’incastro e la matrice relazionale

La fissità, secondo Freud, è insita nei fondamenti PULSIONALI della vita emotiva.Molti teorici del modello relazionale => spostano la responsabilità sull’ambiente.Il bambino è buono, non cattivo, e se riceve le cure adeguate sarà emotivamente elastico e libero da ATTACCAMENTI INGOMBRANTI.

Tutti i bambini vengono deformati (o, più precisamente, FORMATI) dalle loro relazioni significative precoci, e questo non è il risultato né di una bestialità intrinseca né di cure genitoriali inadeguate, ma delle inevitabili condizioni emotive dell’inizio della vita.

Il TROVARSI INCASTRATO è tipico dell’esperienza umana: io divento la persona che sono nell’interazione con altre persone specifiche.

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Il modo in cui sento che è necessario essere con loro rappresenta la persona che penso di essere.

I fili che compongono la complessità della personalità derivano dagli inevitabili CONFLITTI PRECOCI incentrati su e tra i vari punti di connessione e identificazione con ALTRI SIGNIFICATIVI.I sintomi nevrotici non sono prodotti del conflitto tra desideri e difese, ma fili sciolti, configurazioni relazionali conflittuali, incapaci di essere tessute in sintonia con i temi dominanti nella composizione della personalità, e che trovano forme di espressione contorte, sostitutive, mascherate.

Se ogni persona è una creazione AUTOPROGETTATA in modo specifico, fatta per inserirsi in un particolare contesto interpersonale => non ci sono norme generali a fronte delle quali misurare le deviazioni.

Un confronto tra le varie concezioni dell’azione terapeutica

La guarigione psicoanalitica => viene attribuita da alcuni all’insight, da altri a una relazione che dia NUTRIMENTO, da altri ancora a un incontro – scontro.Secondo alcuni nel trattamento l’analizzando cerca la realizzazione di desideri infantili, secondo altri cerca di rimediare a deficit strutturali, secondo altri ancora desidera e insieme teme il legame nel rapporto attuale con l’analista.

Il pensiero psicoanalitico è stato dominato da 3 concezioni fondamentali dell’azione terapeutica della psicoanalisi, che hanno premesse, storie, metafore centrali e implicazioni cliniche molto diverse:

1. Il modello del CONFLITTO PULSIONALE2 influenze principali: la sua preistoria nell’IPNOTISMO, e le premesse della teoria pulsionale a proposito della motivazione, dello sviluppo e della psicopatologia, che ne rappresentano la struttura esplicativa di base.Dall’ipnotismo => venne l’accentoposto sul recupero dei ricordi.Dalla teoria pulsionale => una serie di premesse a proposito del contenuto di ciò che deve essere ricordato.

L’analizzando viene incoraggiato ad abbassare le difese, a permettere ai derivati dei suoi impulsi di desiderio di comparire non censurati nelle sue associazioni libere.La funzione dell’analista => è di estrarre i desideri e le paure infantili dai derivati mascherati in modo complesso in cui sono rinchiusi.Lo strumento terapeutico primario è l’ “interpretazione”, in cui viene reso chiaro il conflitto tra IMPULSI INFANTILI RIMOSSI e DIFESE contro quegli impulsi.

Il TRANSFERT => è l’esperienza compiuta di nuovo di desideri e paure infantili originarie nella relazione con l’analista.La relazione tra analista e analizzando viene perciò considerata una dimensione FONDAMENTALE dall’analisi, che stimola desideri a lungo sepolti.

L’obiettività e il distacco che il modello del conflitto pulsionale della tecnica psicoanalitica attribuisce all’atteggiamento dell’analista sono richiesti dalle premesse della teoria pulsionale.

L’atteggiamento psicoanalitico adeguato richiede reazioni interpretative, non affettive.

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In ultima analisi il desiderio e la paura della sottomissione all’analista devono essere frustrati e VISSUTI come intensamente frustranti; per permettere la messa a nudo dei desideri infantili e la loro rinuncia finale.

2. Il modello dell’ARRESTO EVOLUTIVOE’ un modello relazionale che pone l’accento maggiore sulla relazione più primitiva del bambino con la madre => l’azione terapeutica opera per guarire la paralisi e le distorsioni prodotte dalle interferenze in quella prima relazione.

WINNICOTT => la psicopatologia rappresenta una fissazione evolutiva.Anche lo sviluppo del Sé, non soltanto quello degli impulsi, si dispiega secondo un corso prefissato di bisogni emotivi.I bisogni precoci insoddisfatti si conservano in un guscio protetto da difese; la crescita è possibile soltanto quando e se le funzioni materne mancanti vengono ottenute in qualche modo.Il tema centrale del modello dell’arresto evolutivo è la RINASCITA e la RIANIMAZIONE del sé – bambino.Winnicott descrive il processo psicoanalitico come la riaccensione dell’onnipotenza soggettiva del vero Sé.Winnicott => vede il processo psicoanalitico come qualcosa che procura le funzioni genitoriali mancanti, sia nella situazione psicoanalitica che nella persona dell’analista, il che rende possibile che la maturazione del Sé bloccata riprenda di nuovo.L’ingiunzione fondamentale che Winnicott rivolge all’analista è: non intromettersi.

Ciò che è importante per Winnicott non è tanto il CONTENUTO dell’interpretazione e la sua capacità di generare insight, quanto il modo in cui l’interpretazione permette al paziente di vivere la relazione con l’analista nei termini della relazione madre – bambino.

Il processo psicoanalitico come lo vede Winnicott è un’AUTOCURA nella quale un ambiente correttivo rende possibile agli adattamenti falsi, difensivi e compensatori di dissolversi permettendo così allo sviluppo bloccato del vero Sé di ricominciare.

Se il modello classico => descrive l’analizzando come una creatura animalesca che deve giungere a una rinuncia, il modello dell’arresto evolutivo => vede il Sé autentico dell’analizzando come qualcosa di informe, che attende le necessarie condizioni per continuare a crescere.

3. Un modello del CONFLITTO RELAZIONALEGli autori che si rifanno a questo modello partono da una premessa simile a quella dei teorici dell’arresto evolutivo, che cioè la ricerca e la conservazione delle relazioni rappresenta la SPINTA MATURATIVA FONDAMENTALE nell’esperienza umana.Ma nell’ottica del conflitto relazionale => i disturbi nelle relazioni precoci con chi si prende cura del bambino sono intesi come qualcosa che DEFORMA gravemente le relazioni successive, non perché congelano i bisogni infantili ma perché mettono in moto un processo complesso attraverso il quale il bambino costruisce un mondo interpersonale (un mondo di relazioni oggettuali) con ciò che ha a disposizione.Questo modello colloca il meccanismo centrale del cambiamento psicoanalitico in una modificazione della struttura fondamentale del mondo relazionale dell’analizzando.

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Dal punto di vista dell’organizzazione del sé => la situazione psicoanalitica permette all’analizzando di recuperare, rimettersi in collegamento con e vivere completamente aspetti di se stesso prima rinnegati, nascosti, ripudiati.

Altri teorici del modello relazionale => descrivono lo stesso processo in termini di modificazioni delle relazioni oggettuali INTERNE.I legami oggettuali precoci vengono conservati come potenti presenze interne; le relazioni oggettuali presenti vengono vissute proiettivamente nei termini di tali relazioni oggettuali interne e successivamente strutturate attraverso una REINTEGRAZIONE delle nuove esperienze in configurazioni antiche e immutabili.Il cambiamento psicoanalitico implica una modificazione di queste strutture e relazioni interne.

Altri teorici del modello relazionale, soprattutto quelli della scuola interpersonale => si sono occupati di come il processo psicoanalitico facilita i CAMBIAMENTI negli schemi di interazione del paziente.Nel dispiegare e chiarire questi schemi => il processo psicoanalitico incoraggia l’analizzando a tentare qualcosa di diverso, a porsi in una diversa situazione interpersonale in cui siano possibili più ricchi esperienze di sé e degli altri.

Dal punto di vista dell’organizzazione del sé => la psicopatologia viene ripetuta perché procura il collante organizzativo che tiene insieme il Sé.

Dal punto di vista dei legami oggettuali => la psicopatologia viene ripetuta perché funziona per conservare le connessioni precoci con altri significativi.

Dal punto di vista delle transazioni => la psicopatologia si ripete perché funziona in modo interpersonale; serve a minimizzare l’angoscia.

La posizione classica colloca l’analista al di fuori della matrice relazionale dell’analizzando.Anche l’approccio dell’arresto evolutivo colloca l’analista al di fuori della matrice relazionale dell’analizzando.Nella terza prospettiva l’analista scopre invece di trovarsi all’interno delle strutture e delle limitazioni delle configurazioni ripetitive della matrice relazionale dell’analizzando.

Nel descrivere la presenza dell’analista, sono centrali 2 dimensioni: ciò che l’analista tenta di fare e ciò che fa effettivamente in questo tentativo, entrando inevitabilmente in varie configurazioni del mondo relazionale dell’analizzando.

L’analista non deve semplicemente CAPIRE l’analizzando, deve anche trovare una voce per comunicare quella comprensione; per farsi sentire dall’analizzando ha bisogno in qualche modo di trovare una via d’uscita dagli schemi convenzionali di percezione e di ascolto dell’analizzandoQuesto processo coinvolge l’arte dell’interpretazione e la lotta contro il controtransfert, 2 processi COMPLESSI e strettamente intrecciati.

Interpretazione, transfert e controtransfert

Nel modello classico => l’interpretazione ha il suo effetto nell’economia psichica interna dell’analizzando; l’info comunicata dall’interpretazione rivela un contenuto

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nascosto, solleva le barriere della rimozione e perciò sposta l’equilibrio interno delle forze psichiche.Nel modello dell’arresto evolutivo => l’interpretazione ha effetto nell’esperienza che produce nel paziente, il quale sente che qualcuno prova un profondo interesse per lui e lo capisce; non è il contenuto, l’info comunicata, ma il TONO AFFETTIVO e il suo IMPATTO EMOTIVO, a stimolare il processo evolutivo bloccato.Nel modello del conflitto relazionale => sia il contenuto informativo che la tonalità affettiva sono considerati CENTRALI, ma i loro effetti vengono intesi in modo un po’ diverso: nei termini del ruolo che essi svolgono nel posizionare l’ANALISTA in rapporto all’analizzando.

L’analizzando deve necessariamente entrare nel transfert prima di poterne uscire.Analogamente, l’analista deve in primo luogo AVERE ESPERIENZA del controtransfert, o piuttosto scoprircisi dentro, prima di trovare una via d’uscita.Non si può resistere o dominare qualcosa dalla quale prima non si è stati trasformati.

Dal punto di vista tradizionale del conflitto pulsionale => non c’è nessun incontro con l’analista, tranne che come schermo nel quale il paziente incontra se stesso.Dal punto di vista del terzo modello => non c’è nessun esame dei processi intrapsichici se essi non vengono trasformati e in un certo senso creati in modo unico nell’incontro con l’analista.Il punto di vista dell’arresto evolutivo => tende a mettere l’accento sull’importanza dell’esperienza interpersonale PASSATA, ma non sulle particolarità dell’interazione PRESENTE con l’analista.

Nel modello classico => il paziente “percepisce, integra, reagisce in modo DISTORTO”.L’analista fornisce una prospettiva “obiettiva”; delle percezioni del paziente non gli rimane addosso nulla.Questo è un modello della situazione psicoanalitica composto da un soggetto e da un osservatore, entrambi intenti a studiare la mente del paziente, e con la loro relazione psicoanalitica strutturata in modo GERARCHICO.

Nel modello dell’arresto evolutivo => l’analizzando, come il “cliente”, ha sempre ragione.Questo è un modello della situazione psicoanalitica composta da un soggetto e da un facilitatore, con quest’ultimo che permette alla mente del paziente di riprendere la crescita interrotta; la relazione psicoanalitica è strutturata in modo benevolmente PROTETTIVO.

Nel modello del conflitto relazionale => c’è una continua oscillazione tra configurazioni relazionali vecchie e nuove, tra l’articolazione delle passioni e delle strutture organizzazionali della fenomenologia dell’analizzando e l’introduzione della prospettiva dell’analista.

Ritorno alla terraferma

Le antiche configurazioni relazionali non scompaiono ma continuano a esistere come possibilità sempre aperta.

I residui psicoanalitici dell’organizzazione limitata del Sé, i vecchi legami oggettuali e i rigidi modelli di interazione esistono tutti come possibilità perpetue.Vivere in modo costruttivo e creativo richiede una SCELTA CONTINUA.

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