Relazione al bilancio 2012

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Relazione al bilancio 2012

Non è semplice iniziare la relazione che illustra il bilancio del nostro Comune per l’anno in corso e per il prossimo triennio perché tutt’altro che semplice si presenta il quadro di riferimento nel quale ci ritroviamo.

Dimostrazione ne è che siamo oggi qui, il 30 ottobre 2012, a discutere di un bilancio di previsione, a soli due mesi dalla fine dell’anno di riferimento, il che, di per se, è assolutamente estraneo, ad ogni logicità in materia di fiscalità per gli Enti locali.

Proponiamo l’approvazione di un bilancio non facile, che deve fare i conti con un contesto nazionale e internazionale che assume contorni e caratteristiche di natura recessiva. Ma, in realtà, io credo che la crisi che ci attraversa non abbia una matrice esclusivamente economica. È crisi sociale, politica. Emerge una evidente disagio nei confronti stessi dei principi di delega e rappresentanza democratica. Le forme tradizionali stesse di organizzazione collettiva sono caratterizzate da un crollo generalizzato di fiducia e di consensi. Come dimostra anche l’esito del voto in Sicilia di domenica scorsa.

Gli Stati sovrani appaiono oggi vittime delle Agenzie di rating, e sottomessi alle dinamiche di equilibrio delle burocrazie europee, che sembrano sempre più lontane da quelle che sono le reali esigenze della collettività, incapaci di dare risposte alle aspettative e ai bisogni della società, e soprattutto alle legittime aspirazioni dei giovani.

In questo contesto di diffusa incertezza a livello nazionale e comunitario, il “Comune” , l’istituzione “Comune” diventa una nuova forma di spazio collettivo, diventa il nuovo paradigma sociale, sancito anche dalla riforma del titolo V della Costituzione che mette proprio il Comune al centro della identità collettiva, Un terreno nel quale la cittadinanza, in ogni sua forma ed espressione, cerca una risposta politica. Il Comune diventa, contestualmente, e a tutti gli effetti il terreno delle contraddizioni e del confronto. È il Comune, l’Istituzione Comune, al quale si rivolge chi, a vario titolo, vive situazioni di esclusione. Esclusione dovuta a povertà, alla mancanza di lavoro, alle differenze culturali. Ed è solo a livello comunale che possiamo e dobbiamo moltiplicare le prassi civiche e sociali, sperimentare nuove

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forme di partecipazione, dare pienezza al concetto di democrazia e cittadinanza.

Lo Stato centrale sembra è oggi lontano e indifferente a quello che è stato ed è il grido dall’allarme lanciato dall’Anci sulla grave situazione che gli Enti locali sono costretti a vivere, nonostante siano proprio loro ad essere i soggetti che devono far fronte ai bisogni e alle esigenze dei cittadini.

Assistiamo invece dall’agosto del 2011 a un vero e proprio terremoto, con i vari decreti approvati dal Governo Monti, i cosiddetti decreti “salva italia” “cresci italia” “semplificazioni”, che se da un lato probabilmente serviranno a salvare il nostro Paese dalle devastanti politiche fiscali imposte dall’Europa, dall’altro hanno di fatto causato e prodotto un vero e proprio anno orribilis, in materia di politiche fiscali, che hanno avuto un peso e un riflesso specifico in particolar modo sugli Enti locali, che finiscono per essere le uniche vere vittime di tali interventi. Politiche che, analizzando anche l’ultimo decreto , avranno ripercussioni di non poco conto anche per i prossimi anni.

E tutto ciò accade, nonostante gli Enti locali sono solo responsabili di circa il 6% del debito pubblico, eppure le varie manovre che si sono succedute negli ultimi anni hanno eroso fortemente i trasferimenti statali, mettendo in seria difficoltà le municipalità nella capacità di dare risposte ai bisogni della collettività. Una vera aggressione che è pesata, in termini percentuali, circa il 19% sugli enti locali, mentre ben poco si è fatto per ridurre gli sprechi della spesa pubblica a livello centrale.

Tagli che solo per il nostro Comune hanno significato negli ultimi due anni, una riduzione di trasferimenti di circa 2 milioni e mezzo di euro.

A questo prosciugamento di trasferimenti di risorse che sta caratterizzando la politica fiscale del Governo centrale nei confronti degli Enti Locali, si sono aggiunte altri interventi decisamente e fortemente limitative dei residui margini di autonomia: a cominciare dall’Istituzione anticipata ed in via sperimentale dell’IMU, in sostituzione dell’ICI; la riforma della tassazione sui rifiuti che obbligherà gli Enti locali con la nuova disciplina, la cosiddetta TARES, a coprire l’intero servizio per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Senza dimenticare gli ulteriori provvedimenti sul Fondo di riequilibrio che sono già costati per quest’anno una riduzione del fondo di 500 milioni di euro, e che costeranno per il 2013 un ulteriore taglio di 2 milioni di euro, di 2.100mila euro nel 2014 e ulteriori 2.100mila euro nel 2015. Senza dimenticare l’obbligo per i Comuni, dal 2012, di inserire in bilancio un capitolo destinato al fondo di svalutazione crediti, pari almeno al 25% del totale dei residui che includono per quest’anno il 2006. Senza contare il sostanziale

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azzeramento del fondo per le politiche sociali, altro provvedimento a dir poco deprecabile. Tagli e riduzioni ai trasferimenti agli Enti Locali che nell’ultimo biennio ,secondo una stima fatta dalla Corte dei Conti, è stato pari al 20%.

Con l’IMU ritorna quindi la tassazione su tutti gli immobili, contestualmente vengono abrogate l’ICI e l’IRPEF con le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari degli immobili non locati. Una nuova imposta che è stata oggetto di dubbi e di non facili interpretazioni sulle modalità di applicazione, incertezze che hanno costretto il Governo a emanare diverse circolari, non ultima quella del 18 maggio 2012, per chiarire legittimi dubbi che l’ANCI, in particolar modo, aveva espresso. Perplessità che emergono ancora in questi giorni nei quali è in atto la discussione sulla legge di stabilità, giorni nei quali sia le parti sociali che la stessa ANCI hanno chiesto una deroga al Governo per prorogare il pagamento della rata di dicembre dell’IMU al 31 e non al 16 visto che numerosi Comuni non hanno ancora stabilito le aliquote.

L’IMU che, in verità, è una vera e propria patrimoniale artatamente mascherata da imposta municipale propria, considerato che metà del gettito sulle seconde case va direttamente nelle casse statali, e stando ai dati diffusi dall’IFEL, i Comuni rispetto all’ICI perderanno, in realtà, circa il 30% del gettito. Senza dimenticare un fattore importante, vale a dire che le eventuali riduzioni delle aliquote sulle seconde case, e quindi del relativo minor gettito, sono a carico esclusivo dell’Ente.

I Comuni, pertanto, finiscono oggi per essere gli esattori per conto dello Stato, contraddicendo in maniera plateale lo stesso aggettivo “municipale” che si è voluto attribuire alla nuova imposta. Ed è errato ritenere che con l’IMU i Comuni usufruiranno di maggiori risorse finanziare, atteso che questa presunto maggiore introito sarà compensato da riduzioni di pari importo delle risorse assegnate ai Comuni attraverso il Fondo di riequilibrio. Come anche sono opinabili le scelte fatte sulla possibilità da parte dei comuni di manovrare le aliquote, concessa entro certi limiti, senza mettere comunque in discussione la quota di spettanza erariale. Altro aspetto che rafforza la sostanza di un tributo che potremmo definire a sovranità limitata. Ed è proprio per la sua natura per niente trasparente, complicata, anche sui meccanismi di destinazione del gettito, ma oggi cristallina sul profilo che ha tutti interessa, vale a dire il peso che essa avrà sui contribuenti. Un peso che , non più di alcuni giorni fa, la Corte dei Conti ha nuovamente evidenziato a causa dei tagli che hanno provocato un consequenziale inasprimento della stessa IMU, ma anche di altre imposte per circa il 90% dei Comuni.

Ma le novità introdotte si alimentano con ulteriori provvedimenti di sicuro impatto sociale ed economico tra le quali vanno evidenziati:

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1) Sblocco dell’aliquota dell’addizionale IRPEF sino al massimo dello 0, 8%, aliquota già al massimo nel nostro Comune. Ma vorrei ricordare che dal 1 gennaio 2013, le Regioni sottoposte al Piano di rientro, potranno incrementare l’aliquota regionale da un minino dello 0.6% ad un massimo 1,1%. Pertanto tale possibilità rischia di produrre un’ulteriore incremento della pressione fiscale;

2) L’eliminazione della compartecipazione IVA, da sommare al Fondi di riequilibrio;

3) L’eliminazione dell’addizionale all’accisa dell’energia elettrica, trasferita anch’essa nel Fondo di Riequilibrio.

4) E non da ultimo lo scippo sulla tesoreria unica. E in attesa di sapere cosa accadrà alla fine per le deduzioni e le detrazioni in questi giorni al centro di un acceso dibattito tra le forze politiche e il Governo Monti.

Un quadro, quindi, non certo roseo. Ma anzi a tinte oscure, Considerato anche l’inasprimento dei parametri del Patto di Stabilità, che limiteranno ancora, e non siamo oggi in grado di fare alcuna previsione in tal senso, la capacità di spesa dei Comuni. Quella che stiamo vivendo è che probabilmente vivremo anche nel prossimo futuro, è una vera e propria emergenza fiscale, della quale conosciamo l’inizio, ma non certo la fine.

Siamo qui, il 30 ottobre, ad approvare un Bilancio di previsione figlio delle interminabili proroghe concesse dal Governo centrale, quanto meno conscio delle enormi difficoltà arrecate agli Enti locali. Mai, infatti, era accaduto che si concedesse una proroga così ampia per l’approvazione dei bilanci di previsione. Che ci ha costretti, come d’altronde buona parte dei Comuni italiani, a proseguire nell’esercizio provvisorio, operando nella disdicevole gestione per dodicesimi della spesa.

Fatte queste premesse, che auspico siano servite a comprendere il quadro generale nel quale ci stiamo muovendo, passando a quel che attiene il Bilancio del quale questa sera proponiamo l’approvazione, esso presenta una duplice “particolarità”. La prima è che si tratta di un bilancio di passaggio, considerato che al nostro insediamento lo stesso Bilancio era sostanzialmente già redatto.

La seconda è che questa città, dopo l’esperienza commissariale, ha un nuovo Governo che ha espresso, con le linee guida, dei principi e degli obiettivi che si auspica perseguire e raggiungere attraverso un processo e un progetto di discontinuità rispetto al passato. Processo che potrà cominciare a esplicarsi con pienezza nel bilancio nel 2013 sul quale stiamo già lavorando.

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Ma entrando nel dettaglio del Bilancio 2012, nel primo schema di bilancio, approvato in Giunta nel luglio scorso, avevamo dovuto far fronte ad un disavanzo di amministrazione ereditato dalla gestione commissariale di 3.442.000, 00 dovute principalmente al taglio di trasferimenti erariali pari a 1.200mila euro, a 900mila euro dovuti ai maggiori costi per il conferimento in discarica dei rifiuti. Ai quali vanno aggiunti 400mila euro di debiti fuori bilancio e 200mila euro per maggiori spese per contenziosi che rappresentano, purtroppo, una delle maggiori criticità del nostro ente, considerati i circa i 500 contenziosi ad oggi pendenti.

A bilancio approvato e in attesa di approdare in Consiglio, nel mese di agosto ci siamo trovati a far fronte all’ennesimo taglio di trasferimenti, dal Fondo di riequilibrio, pari ad un importo di 1.129.998€, ai quali, a fine settembre, si sono aggiunti ulteriori 150.000€ di tagli derivanti dalla spending review , più 44 mila euro per conguagli di consumi energetici, risalenti agli anni scorsi, per i campi sportivi e il palazzetto dello sport. Eventi che ci hanno costretti a rivedere lo stesso schema di bilancio.

Ritengo opportuno sottolineare che il taglio sul Fondo di riequilibrio di 1.129.998 è stato dovuto oltre alla riduzione del Fondo, per quest’anno pari a 500milioni di €, anche dal fatto che, rispetto alle previsioni del MEF, il nostro Comune ha incamerato maggiori introiti sulla prima rata dell’IMU. Maggiori introiti che invece di rimanere nelle disponibilità dell’ente, sono stati rastrellati ufficialmente, e sottolineo ufficialmente, per andare a compensare i minori introiti di altri Comuni, destinazione sulla quale abbiamo qualche dubbio.

Pertanto, a conti fatti, il disavanzo complessivo al quale abbiamo dovuto far fronte, è stato di 4.765 mila euro.

Uno sbilancio sul quale già nella prima fase della redazione del previsionale, avevamo intrapreso un percorso il meno invasivo nei confronti dei contribuenti. Prevedendo infatti una maggiore previsione di introiti relativi all’IMU, una maggiore previsione di introiti per accertamenti ICI e TARSU. L’adeguamento delle tariffe TOSAP e di quelle sulla pubblicità e sulle pubbliche affissioni, una riduzione del fondo di svalutazione crediti, rispettando comunque i parametri imposti dalla normativa vigente e un maggior sforzo fiscale, derivante da un incremento di un solo punto percentuale delle aliquote IMU sulle seconde case, rimanendo pertanto invariate le aliquote sulla prima casa. Tutelando così le famiglie con una bassa capacità reddituale.

Un cenno va fatto all’adeguamento delle tariffe TOSAP e a quelle sulla pubblicità e le pubbliche affissioni. Va infatti sottolineato che le tariffe vigenti risalivano ad un regolamento comunale del giugno del 1996, e che mai, d’allora, si erano adeguate. Considerando che dal primo gennaio del 2012 è stato definitivamente superato il blocco degli aumenti dei tributi locali, stabilito dall’art. 1 comma 123

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della legge del 13.12.2010 n.220, si è deciso, opportunamente, di incrementare le tariffe prendendo in considerazione esclusivamente l’indice di rivalutazione ISTAT. Pertanto è finanche inesatto parlare di aumenti su questi tributi, trattandosi di un mero adeguamento. Anche perché, e lo dico con ferma convinzione, è apparso francamente anomalo che il nostro comune introitasse, su questi tributi, le stesse somme che incamerano comuni con caratteristiche sociali ed economiche nettamente inferiori rispetto alla nostra città.

A bilancio già approvato in Giunta, come già accennato, si è dovuto prendere atto di ulteriori tagli e maggiori spese, pari complessivamente a 1.323mila euro che hanno rappresentato una vera sciagura. Non è stato facile, e lo dico con estrema franchezza, trovare soluzioni che ci consentissero di andare a compensare questo ennesimo taglio nella maniera meno traumatica possibile.

Pertanto il lavoro svolto si è concentrato principalmente nell’intervenire su alcune voci di spesa corrente sui quali gli impegni, fino ad oggi assunti, ci consentivano di operare, quali, ad esempio, una riduzione di 100mila euro sul capitolo relativo alle spese per liti e arbitraggi, una riduzione del fondo per corsi di formazione dei dirigenti, una riduzione delle risorse destinate al potenziamento della rete telematica dell’Ente, pari a circa 40.000€, una riduzione delle spese per cartografie e digitalizzazioni e una riduzione del fondo di riserva passato da 249.000mila a 200mila euro, comunque nei limiti e nelle percentuali previste dall’art. 166 del TUEL (non inferiore allo 0,3% e non superiore del 2% del totale delle spese correnti previste in bilancio). Mentre sul fronte delle entrate abbiamo previsto un maggiore gettito, considerate anche le superiori entrate rispetto alle previsioni del MEF, sull’IMU passato dagli 8milioni agli 8.300mila euro

Tutti interventi che, ripeto, gli impegni di spesa assunti ci consentivano di attuare e che ci hanno permesso di ridurre lo sbilancio di 673mila euro. Interventi che non sono bastati, però, a coprire il disavanzo. Non avendo alcuna possibilità di intervenire ulteriormente sul fronte della spesa corrente, già fortemente contratta, l’unico percorso perseguibile è stato quello di operare sui capitoli delle entrate, incrementando l’aliquota IMU di uno 0,50 che ha portato l’aliquota base, sulle seconde case, dal 7.60 al 9,1. Ben lontani comunque dalle scelte operate dalla maggior parte dei Comuni che hanno fissato l’aliquota al massimo della soglia prevista che equivale al 10.60. Manovra che ci ha permesso di recuperare 650mila euro che ci ha consentito di quadrare gli equilibri finanziari.

Una scelta non facile, in una situazione non facile, una scelta che comporterà, e ne siamo consapevoli, sacrifici ai cittadini, in particolar modo in un contesto sociale qual è quello della nostra città.

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Ma non avevamo alternative, ne tanto meno potevamo agire su altri fronti che avrebbero danneggiato le fasce più deboli per capacità reddituale. Facendo la precisa scelta di lasciare invariata l’aliquota sull’abitazione principale.

Noi oggi chiediamo questo sforzo ai cittadini, ma con la ferma convinzione che quando il quadro sarà più chiaro, quando avremo contezza di quello che sarà il reale gettito dell’IMU, e soprattutto portando a termine il percorso, già attivato, del recupero dell’elusione fiscale che rappresenta una non più tollerabile abitudine di una percentuale importante di potenziali contribuenti, siamo certi che ci saranno i margini e la possibilità di rivedere al ribasso le aliquote sulle seconde case. Auspicando che, nel frattempo, non si materializzino altri provvedimenti di finanza allegra da parte del governo centrale a danno dei Comuni.

Un bilancio, quindi, che se da un lato prevede unno sforzo fiscale, dall’altro ha mantenuto inalterate le tariffe sulla TARSU, grazie anche all’annullamento del regolamento commissariale che abbiamo approvato durante l’ultimo consiglio comunale. Come sono rimaste invariate le tariffe per i servizi a domanda individuale e, come già ricordato, l’aliquota IMU sulla prima casa.

Particolare attenzione sarà data anche alla situazione relativa ai mutui attivati dal nostro Ente negli anni scorsi, è in corso una analisi approfondita della loro effettiva utilizzazione, e stiamo valutando quanto una loro estinzione anticipata potrebbe incidere positivamente sulla spesa.

Scelte coraggiose, ma responsabili. Abbiamo scelto con fermezza di adottare politiche fiscali non demagogiche o populiste, nonché inutili come quelle adottate da qualche Comune che hanno da un lato ridotto le aliquote sulla prima casa, producendo di fatto un risparmio irrisorio alle famiglie, considerate le detrazioni già previste dalla normativa, ma dall’altro portando al massimo l’aliquota sulle seconde case.

Riteniamo che le decisioni adottate vadano nella direzione di una equa e congrua politica fiscale, in una situazione, come già più volte ricordato, del tutto eccezionale e che costringe le municipalità ad operare in condizioni di assoluta difficoltà e incertezza.

Rilievo va dato anche all’utilizzo dell’avanzo di amministrazione che, nella parte non vincolata, è stato pari a 3.997.354€, che proponiamo di utilizzare per sanare alcune situazioni irrisolte, delle quali alcune si trascinano da tempo.

260.000€ per le elezioni amministrative;

555.000€ derivanti dai debiti con la Cisa;

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167.577€ debito nei confronti del Consorzio dei “Trulli e delle Grotte”;

471.573€ per il fondo svalutazione crediti delle cooperative edilizie;

1.279.804€ per il fondo di svalutazione crediti relativi alla TARSU 2006;

1.100.000€ per il fondo svalutazione crediti;

163.400€ per l’adeguamento ISTAT dei servizi resi dalla Miccolis.

Ma compito di un’amministrazione non è solo quello di quadrare i bilanci, compito di un’amministrazione è soprattutto quello di programmare il futuro. Ed è proprio in questa direzione che, contestualmente, stiamo lavorando.

In primo luogo si sta già lavorando per attivare le procedure per l’appalto sulla pubblica illuminazione, che rappresenta una delle grandi incompiute nella nostra città. Attualmente il nostro Comune paga 850mila euro di costi per i consumi derivanti dalla pubblica illuminazione, un costo esorbitante e ingiustificabile considerato anche il pessimo servizio erogato. Come è in corso, nonostante la sopravvenuta legge regionale sui servizi pubblici locali, un intenso lavoro sul versante del nuovo appalto sulla gestione dei rifiuti che, come già precedentemente ricordato, andrà realizzato con la massima attenzione considerata anche l’imminente entrata in vigore della nuova disciplina in materia; la cosiddetta TARES che entrerà in vigore tra mille incognite considerata la sua duplice natura di “TARES rifiuti” e “TARES servizi”, nuova di zecca, che servirà a pagare i servizi indivisibili (pubblica illuminazione, strade e così via). Tornando alla programmazione assoluto rilievo va dato all’investimento per la riqualificazione del centro servizi, sul quale l’assessore Convertini sta già lavorando per renderlo fruibile e funzionale. Rilievo va anche dato al tavolo di concertazione, già attivato, per definire un nuovo Piano sulla pubblicità e le pubbliche affissioni. Un campo nel quale regna, ad oggi, un disordine inenarrabile. Molto si sta facendo anche per ridurre il peso del contenzioso che, come già ricordato, rappresenta una vera e propria spada di Damocle che ci costringe a inserire in bilancio somme ragguardevoli.

Grande priorità si sta dando anche sul versante del personale, sono ormai in via di definizione tutte le procedure di mobilità, che auspichiamo possano terminare entro fine novembre. Termine che ci consentirà di implementare l’organico di alcuni uffici fortemente destrutturati, quali, ad esempio, l’ufficio tecnico e quello dei tributi.

Senza dimenticare il progetto, anch’esso in atto, per l’informatizzazione degli uffici un’altra delle grandi incompiute del nostro Ente, a breve, infatti, partirà l’informatizzazione del protocollo, e grazie ad un finanziamento intercettato in

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extremis in Area Vasta sarà possibile finalmente informatizzare tutti gli uffici comunali, con tutte le conseguenze positive in termini di efficienza e di operatività.

Un plauso va anche dato per il grande e qualificato lavoro che l’assessore Scialpi sta realizzando sul piano della cultura e nell’ambito scolastico. Martina si sta riprendendo quello spazio, quella dinamicità e quella centralità che nella storia ,non solo della provincia, ha avuto in passato. Una centralità che si è toccata con mano già l’estate scorsa, grazie non solo alle attività culturali, ma anche alle attività correlate che hanno visto la nostra città, stando ai dati diffusi nei giorni scorsi, l’unica della provincia che ha incrementato le presenze di turisti.

È chiaro che per il futuro massima importanza, in un ottica di sviluppo e di crescita, dovrà essere data anche alle opportunità che sono rappresentate dai fondi europei, che sono oggi uno dei pochi, se non l’ unico canale, dal quale attingere e intercettare risorse che potranno essere utilizzate alla riqualificazione e alla rigenerazione urbana, alle politiche ambientali, alla valorizzazione del territorio, alle politiche per l’inclusione sociale.

I dati relativi alla capacità progettuale del nostro Ente riferiti alla programmazione 2007-2013 non sono certo confortanti, considerati i soli 4.700€ di finanziamenti intercettati, a fronte di Comuni a noi viciniori che sono riusciti ad attivare in questo senso politiche sicuramente più valide e virtuose e ottenendo finanziamenti ben più corposi, basti pensare a Locorotondo, Crispiano, Noci, Grottaglie, Fasano solo per citarne qualcuno.

Abbiamo vissuto mesi non facili, e probabilmente altri ci attendono, la definizione e i termini di approvazione di questo i bilancio ne sono la prova lampante.

Al di la del gioco delle parti, siamo certi che in una visione d’insieme e nell’ottica della salvaguardia degli interessi collettivi, saremo in grado grazie anche al contributo delle opposizioni, di operare al meglio, in una costruttiva e collaborativa dialettica politica.

Noi agiremo supportati dal senso di responsabilità, responsabilità dalla quale non ci sottrarremo. Il nostro compito di amministratori è quello di traghettare questa città in un momento difficile, un momento di passaggio, lavorando al meglio per donarle nuove opportunità, in una prospettiva che non può esaurirsi all’oggi, o al domani, ma che deve andare ben oltre. Abbiamo il dovere di consegnare ai cittadini e agli stessi amministratori del futuro, una città diversa, un Comune con servizi efficienti che siano di supporto e motore per rispondere al meglio alle esigenze dell’intera collettività.

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