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RELAZIONE AGRO-PEDOLOGICA

Indice

1.Premessa

2.Caratteristiche socio-economiche del territorio rurale

2.1 La forma di conduzione e la struttura delle aziende

2.2 La superficie agricola utilizzata e le principali coltivazioni

2.3 Gli allevamenti

3. Sistema ambientale-forestale

3.1. L’ambiente fisico

3.2. Vegetazione naturale e fasce fito-climatiche

3.3 Vegetazione Forestale

3.3.1.Boschi del fagetum-castanetum (piano montano): faggeta e pineta di loricato

3.3.2. Boschi del castanetum-lauretum(piano sub-montano): boschi misti

3.3.3. Rimboschimenti

3.3.4. Cespuglieti, terreni nudi e improduttivi

3.3.5. Indirizzi futuri per la pianificazione del patrimonio forestale

4. Superfici percorse dal fuoco

5. Caratteristiche pedologiche

5.1. Classificazione dei suoli – Ambiti pedologici

5.2.Carta dei suoli

5.3. Uso del suolo

5.4. La capacità d’uso del suolo

5.5 Carta delle sottozone agricole

6. Criteri per la individuazione dell’unità minima aziendale (UMA)

6.1.1. Riferimenti normativi

6.1.2.Individuazione dei parametri

6.1.3. Fonti di riferimento per i dati utilizzati: Rica

6.1.4.campo di osservazione dati rica

6.1.5. Determinazione dei parametri: U.L.U. e reddito di riferimento

6.1.6. Determinazione del R.L.S.

6.1.7.indicazioni per la determinazione dell’UMA in base al R.L.S.

6.1.8.Indicazioni perla determinazione dell’UMA

6.1.9. Note per l’attribuzione delle ore lavorative al bestiame

7. Vincoli sulla destinazione d’uso del suolo

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Allegati:

Tav. A 1 – Carta ambiti pedologici

Tav. A 2 – Carta dei suoli

Tav. A 3 – Carta dell’uso del suolo

Tav. A 4 - Carta della capacità d’uso dei suoli

Tav. A 5 – Carta delle sottozone agricole

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1.Premessa

La relazione agro-pedologica è la sintesi del territorio rurale – intesa come area agricola

e forestale - e rappresenta uno strumento di analisi dei vari aspetti della realtà

agroforestale. Specifica inoltre le metodologie utilizzate fornendo una classificazione

del territorio in relazione alla capacità di uso agricolo dei suoli, e conseguenti

limitazioni.

Presenta lo stato della struttura fondiaria, con una classificazione delle aziende agricole,

le condizioni possibili per una sua eventuale ricomposizione, i sistemi agrari più in uso.

Contiene informazioni in merito all‟assetto fondiario del territorio rurale in relazione

anche alle infrastrutture presenti di servizio per l‟agricoltura, evidenziando aree non più

utilizzate dal punto di vista agroforestale, da prendere in considerazione per un

eventuale recupero per finalità ambientali.

La relazione è corredata da carte tematiche che rappresentano l‟uso dei suoli agricoli

con particolare attenzione alle colture di pregio e a quelle riconosciute per le

denominazioni di origine.

Le carte tematiche indicano le classi di capacità d‟uso dei suoli ai fini agricoli,

utilizzando la metodologia della Land Capability Classification degli Stati Uniti

d‟America.

Vengono date indicazioni per la ripartizione del territorio agricolo in sottozone secondo

il loro grado di omogeneità per caratteristiche produttive, attuali o potenziali,

specializzazioni colturali, assetti strutturali.

Per ogni sottozona viene individuata l‟unità minima aziendale ordinaria per una normale

conduzione e la relativa potenzialità di utilizzazione delle U.L.U. (Unità lavorative

uomo) collegandole alla superficie edificabile.

2.Caratteristiche socio-economiche del territorio rurale

2.1 La forma di conduzione e la struttura delle aziende

La forma di conduzione più frequente è quella della economia diretta con l‟ausilio di

manodopera comune, qualificata e specializzata locale. In taluni periodi di massima

intensità lavorativa le aziende più grosse si rivolgono a cooperative di braccianti delle

vicine Castrovillari o Cassano per le operazioni colturali più comuni come potatura,

legatura della vigna, raccolta del prodotto. In genere le lavorazioni del terreno vengono

effettuate con mezzo proprio o con l‟ausilio di un conduttore.

Nel comune di Frascineto le grosse aziende agricole con maglia aziendale superiore ai

10 ettari sono piuttosto rare: intorno ad una decina.

Molto più frequente la piccola proprietà di 1-2 ettari di cui 0,5 a vigneto il resto a

seminativo ed oliveto, in cui è l‟imprenditore agricolo che provvede direttamente alla

lavorazione e alla conduzione della proprietà, ricavandone principalmente olio e vino

che serve per il fabbisogno proprio e per la vendita alle famiglie locali e dei paesi

vicini nel corso dell‟anno. Questi in genere sono imprenditori che hanno un „altra

attività, per cui quella agricola serve solo ad arrotondare le entrate familiari.

In totale sono attive n. 209 aziende agricole, di cui 188 con manodopera familiare

esclusiva o prevalente e 20 con manodopera extra-familiare esclusiva, ed 1 con salariati

fissi. Il titolo di possesso più diffuso e la proprietà con circa 200 aziende e 1823 ettari di

superficie, il resto sono in parte in proprietà e in parte in uso gratuito. La forma

contrattuale dell‟affitto è praticamente inattuata in questo comune.

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2.2 La superficie agricola utilizzata e le principali coltivazioni agrarie.

La superficie agricola utilizzata (S.A.U) è pari ad ettari (Ha) 1.860, di cui Ha 356 con

conduzione diretta del coltivatore e 1504 con salariati avventizi e fissi.

La coltura principale per importanza economica è la vite con ettari 188 (6,5% del

territorio) il cui vitigno locale “Gaglioppo” concorre con più del 60% della quantità

totale a formare il vino doc “Pollino”, riconosciuto con DPR 4.06.1975 – G.U.

03.11.1975. Altri vitigni locali ammessi nella doc sono: greco nero, malvasia bianca,

montonico bianco, garnaccia bianca, moscato, con uve a bacca bianca nella misura del

20% massimo. Il tasso alcolimetrico minimo deve essere del 12%, mentre la tipologia di

vino Superiore prevede un titolo alcolimetrico di12,50%, con un periodo minimo di

affinamento di 24 mesi. Frascineto rientra nell‟associazione “Citta del vino” che tende

alla valorizzazione sociale, economica, turistica dei centri appartenenti alla associazione

attraverso la promozione di percorsi eno-gastronomici che veicolano la conoscenza del

territorio.

Segue la coltivazione dell‟olivo con ettari 140 in coltivazione specializzata o mista a

coltivazioni temporanee e fruttiferi. Il territorio comunale rientra nella Dop “Bruzio”

per la produzione di olio oltre che nel circuito delle “Città dell’olio”, associazione

quest‟ultima che tende a valorizzare la coltivazione dell‟olivo e promuovere il suo

territorio, un po‟ come succede per il vino. Le cultivar di Frascineto sono

essenzialmente la “verace”, la “corniola”, la tondina, varietà queste da olio, che solo

quando la pianta ha un ridotto carico forniscono olive da mensa, in salamoia o nere

essiccate al sole.

Segue la coltivazione dei seminativi con ettari 139 circa (5% della superficie totale)

principalmente grano ed orzo con rotazioni di leguminose o alternanza a maggesi.

2.3 Gli allevamenti

Data la complessità del territorio dal punto di vista morfologico che raggiunge la

massima altitudine con la cima della Manfriana m. 1981 s.l.m., non esistono sul

territorio allevamenti intensivi da carne o da latte. Sono invece presenti alcuni

allevamenti ovi-caprini con forme estensive di sviluppo, che utilizzano i magri pascoli

di alta collina e montagna delle ultime propaggini del Pollino. Sul territorio nel periodo

estivi è facile trovare capi bovini o cavalli in transumanza dagli allevamenti di pianura

dei comuni di Cassano Ionio, Francavilla Marittima, Villapiana. Gli allevamenti

autoctoni di Frascineto non superano le 10 unità, con prevalenza di pecore sulle capre,

non in purezza ma frutto di incroci reiterati nel tempo, con consistenza di capi che

raramente superano il numero di 200 unità.

3. SISTEMA AMBIENTALE-FORESTALE

3.1 L’ambiente fisico

Il Territorio di Frascineto è incastonato tra tre Comuni: Castrovillari a nord, ovest e sud,

Civita a nord ed a Est, Cassano Ionio a sud.

Gran parte del territorio è montano e si sviluppa sulle ultime propaggini meridionali del

gruppo Pollino-Dolcedorme (m. 2267 s.l.m.). Solo una piccola parte del territorio è

pianeggiante o sub-pianeggiante (21% del totale) che è quella parte posta a valle e di

fronte al centro abitato di Frascineto con pendenze deboli che si attestano intorno 5-

10%, che confluiscono nel corso d‟d‟acqua dell‟Eiano. E‟ questa un‟area che per la

dolce pendenza solatia è coltivata con colture agrarie di pregio quali vigneti d.o.c.,

oliveti, frutteti misti, oltre a coltivazioni erbacee, quali grano, orzo, fave, ortaggi.

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Procedendo a nord dei centri abitati di Frascineto-Eianina si sviluppa una lunga murata

calcarea – denominata dagli appassionati di arrampicata le “ Piccole Dolomiti” – con

con il suo salto di circa 300-400 porta direttamente in un ambiente tipico di montagna

del Pollino. Da qui attraverso ampi pianori digradanti si arriva agli ambienti di cresta,

lungo lo spartiacque che partendo dalla cima della Manfriana ( m. 1981), attraverso il

passo di Marcellino Serra (m. 1787), Timpa del Principe (m. 1741) , Monte Moschereto

(m. 1318). Superata la cresta poi si discende attraverso boschi maestosi di faggio verso

Fonte del Principe (m. 1317), Timpa del Ratto (1429), Colle Marcione (m. 1204), la cui

carrabile segna il confine con il Comune di Civita. Da qui si vede il meraviglioso

ambiente di Canyon del Raganello. Più a sud il confine rasenta – ritornando

all‟ambiente di cresta – le bellissime leccete (Quercus ilex) del bosco di S. Martino e

della Rasa da cui si inizia il territorio comunale di Civita.

3.2. Vegetazione naturale e fasce fito-climatiche

Le presenti caratteristiche nascono dall‟interazione fascia altitudinale-vegetazione

naturale tipica, con la specie caratteristica principale che dà il nome alla cosiddetta

fascia fito-climatica. Partendo dalla fascia altitudinale più bassa abbiamo: 1) Lauretum

caratterizzata dal leccio (Quercus ilex) e le specie tipiche della macchia mediterranea

compreso i pini mediterranei, primo fra tutti il Pino d‟Aleppo; 2) Castanetum – il cui

nome deriva dal castagno (Castanea sativa) - assente però nel territorio comunale - e le

specie dei boschi mesofili – querce, tigli, ciliegio noce, frassini ; 3) Fagetum

caratterizzato dal faggio (Fagus sylvatica) oltre che dall‟abete bianco e i pini neri; 4)

Picetum caratterizzato dall‟abete rosso, dal larice, dal pino nano – assenti perchè specie

tipicamente alpine - che però sul Pollino vengono sostituiti dal Pino loricato (Pinus

leucodermis); 5) Alpinetum che in aree ristrette è presente con specie erbacee

tipicamente alpine che qui sono sopravvissute (specie relitte) da epoche climatiche

passate e che si ritrovano a ridosso delle vette più alte del comune, come ad esempio

sulla cima della Manfriana.

3.3 VEGETAZIONE FORESTALE

3.3.1 Boschi del Fagetum-castanetum (piano montano): faggeta e pineta di loricato.

La Faggeta è dotata di un elevatissimo grado di stabilità entro un‟ampia fascia

altimetrica, purché in presenza di un bilancio idrico sufficiente: in queste condizioni,

riscontrate in quasi tutto il territorio comunale, il faggio non ammette concorrenti e si

chiude in purezza ed in strutture tendenzialmente coetanee.

All‟interno del territorio comunale, la faggeta si spinge in quota fino a circa m. 1981

s.l.m della Manfriana., dove il limite vegetativo superiore è definito da linee nette che

segnano il confine con le praterie ed i pascoli montani o formazioni di Pino loricato.

Il limite inferiore, invece, si dissolve nei querceti, nei consorzi calcofili di carpino nero,

di orniello e di roverella.

Alle quote più basse, in corrispondenza di esposizioni calde con una difficile orografia,

la faggeta entra a diretto contatto con le formazioni acidofile (Cerro - Carpino) e termo-

xerofile (Leccio - Roverella e Pino d‟Aleppo), che ne interrompono la continuità,

altrimenti quasi assoluta.

Ne consegue, pertanto, l‟importanza, all‟interno di un‟ottica di pianificazione futura,

della conservazione e della difesa delle zone marginali dove è minore la stabilità

biologica.

Le pinete di loricato sono piccoli lembi sopravvissuti alla concorrenza con il faggio.

Laddove il faggio – specie sciafila – non cresce, per carenze edafiche ed idriche e

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condizioni climatiche estreme, il pino loricato si insedia e resiste, rinnovandosi

naturalmente. Ciò succede negli ambienti di cima, o su scarpate assolate con scarsità

idrica e forti escursioni termiche annuali e giornaliere. Difatti questa specie – simbolo

del Parco del Pollino – si inerpica e si sviluppa lungo strapiombi rocciosi ed assolati,

dove il terreno forestale è ridotto ai minimi termini o praticamente inesistente.

3.3.2 Boschi del Castanetum-lauretum (piano sub-montano): boschi misti.

Fra i 450 e gli 800 – 900 m. s.l.m. la fascia vegetativa è interessata da un notevole

numero di tipologie forestali, alternandosi secondo il vario combinarsi dei diversi fattori

ecologici fra cui primeggiano esposizione, orografia e pendenza .

Si rileva, innanzitutto, la grande plasticità di consorzi termo-xerofili dominati dal leccio,

poco sensibili alla natura del substrato pedologico e all‟altitudine, dotati di grandi

capacità concorrenziali ovunque l‟ambiente povero o arido renda difficile

l‟affermazione di specie più esigenti, cui si alterna nelle stazioni più difficili il Pino

d‟Aleppo.

Seguono i consorzi acidofili, che comprendono una vasta gamma di tipi fisionomici con

comuni esigenze. La loro composizione specifica è piuttosto variabile e va dal cerro

quasi puro, al più frequente bosco misto di querce, frassini, aceri, carpini.

Ove i terreni sono più direttamente influenzati dai substrati calcarei, in particolare in

condizioni orografiche severe e con pendenze accentuate, aumenta il potere

concorrenziale del carpino nero, dell‟orniello e della roverella, che danno luogo ai

consorzi calciofili, i quali assumono caratteristiche nettamente distinte nei loro aspetti

tipici. Tutti i boschi dell‟orizzonte submontano, sono governati a ceduo per la

produzione di legna da ardere e di paleria.

Il pascolo, soprattutto ovino e caprino, ora molto attenuato ma un tempo intenso

ovunque, è stato un importante fattore di degrado se non addirittura di destabilizzazione,

soprattutto nelle aree marginali.

Laddove le condizioni pedologiche si presentano più favorevoli, sembra comunque in

atto una graduale espansione della vegetazione arbustiva ed arborea verso i pascoli ed i

cespuglieti dell‟orizzonte submontano e del soprastante orizzonte montano, dominato

dal faggio e Pino loricato, dove l‟ampliamento del bosco è più chiaro.

Gli stessi mutamenti economico – sociali hanno messo a disposizione ampie aree per il

rimboschimento, di cui si parlerà di seguito.

3.3.3 Rimboschimenti

I rimboschimenti hanno svolto, per diversi anni, una funzione molto importante,

contribuendo ad un forte incremento del patrimonio boschivo e riducendo in modo

significativo i rischi di dissesto idrogeologico, con evidenti miglioramenti in termini

occupazionali e di produzione legnosa.

L‟opera di realizzazione dei rimboschimenti si è svolta lungo un arco di tempo che va

dalla fine degli anni „50 alla fine degli anni ‟70.

La realizzazione su ampie superfici di popolamenti monospecifici di conifere ha

consentito di utilizzare al meglio le poche risorse disponibili in suoli molto erosi e di

creare condizioni favorevoli per l‟insediamento di specie successive naturali. L‟impiego

del pino ha consentito di ottenere risultati che sono andati ben oltre le aspettative ed in

tempi notevolmente più brevi di quelli che comunemente vengono richiesti.

Attualmente, in molti di questi rimboschimenti sono in atto processi di

rinaturalizzazione, che determinano anche una graduale e continua trasformazione del

paesaggio. In queste situazioni

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diventa importante programmare le scelte gestionali che devono essere mirate ad

assecondare i processi di rinaturalizzazione .

Le specie forestali impiegate sono diverse: principalmente Pino d‟Aleppo (Pinus

halepensis) e Pino domestico (Pinus pinea), oltre a al Cipresso (Cupressus

sempervirens L.), il Pino domestico (Pinus pinea L.), il Leccio ( Quercus ilex) . Altre

latifoglie utilizzate sono state il Carpino nero (Carpinus betulus ), l‟Orniello (Fraxinus

ornus), l‟Acero campestre (Acer campestre) l‟Ontano napoletano (Alnus viridis)e la

Roverella (Quercus pubescens) ed il Cerro (Quercus cerris L.) su suoli acidofili.

Attualmente i rimboschimenti si presentano in stato di abbandono anche in seguito ai

ripetuti incendi verificatisi nel corso degli anni, nonostante la capacità di alcune

conifere di resistere al passaggio del fuoco.

Da un punto di vista produttivo, ossia di produzione di materiale legnoso, un

investimento forestale ai fini puramente economici può avere un senso solo in ambienti

molto favorevoli.

Da questo punto di vista, l‟intera operazione di rimboschimento dovrebbe essere

considerata un

grande fallimento in quanto gli investimenti fatti e quelli ancora necessari non sono

proporzionati agli utili ricavabili dalla vendita del materiale legnoso presente, senza

contare il rischio incendi che incide in modo pesantissimo sui costi finali di eventuali

esiti positivi.

Se quindi si riconosce il massimo valore dell‟opera ai vantaggi di recupero ambientale,

è chiaro che il risultato sarà tanto migliore quanto più sarà conseguito un bosco vicino a

quello naturale (climax), la cui caratteristica primaria sarà quella di rinnovarsi

naturalmente e perpetuarsi nel tempo.

Alla luce di queste considerazioni l‟utilizzazione di elementi della flora forestale

autoctona, sia che essi provengono da relitti preesistenti al rimboschimento, sia che

provengano da opportune

reintroduzioni artificiali, anche se di sviluppo finale modesto, assumono la massima

importanza poiché meglio delle conifere introdotte sono capaci di avviare la

costituzione del futuro bosco climax.

Da un punto di vista ambientale, invece, il recupero di terreni con problemi di instabilità

idrogeologica, riveste un ruolo determinante sull‟ abitabilità del territorio con importanti

riflessi positivi anche sull‟esterno, oltre che sulle possibili attività da realizzare, ai fini

turistico-ambientali e non più strettamente forestali.

3.3.4 CESPUGLIETI, TERRENI NUDI E IMPRODUTTIVI

L‟elemento caratterizzante di queste formazioni è quello di collocarsi fra i boschi ed i

terreni nudi dove è frequente la presenza di vegetazione allo stato arbustivo.

Questa distinzione è frutto di una valutazione che tiene conto sia di fattori ambientali

stabili (cespuglieti non evolvibili perché in condizioni orografiche troppo difficili), sia

di altra natura. Si ricorda però che, in lunga prospettiva, l‟unico possibile intervento di

valorizzazione è quello forestale e che in

mancanza di questa destinazione anche i terreni cespugliati rimarranno praticamente

improduttivi.

Come per i cespuglieti, la denominazione “terreni nudi” (privi di vegetazione arborea ed

arbustiva) ha un significato solo vagamente fisionomico. Si è preferito, dato il carattere

pratico del presente studio, tentare una classificazione attitudinale anche se basata su

giudizi estremamente sintetici.

Nessuna parte della superficie di questa destinazione colturale presenta una vocazione

forestale. Per quanto riguarda la categoria “improduttivi”, cioè formati da aree urbane,

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cave, viabilità, ecc. la suddetta categoria non tiene in considerazione i tanti piccoli

improduttivi naturali, non rilevabili alla scala topografica adottata ed esclude altri

elementi legati a strutture urbane ovvero strade, edifici sparsi, ecc.

3.3.5 INDIRIZZI FUTURI PER LA PIANIFICAZIONE DEL PATRIMONIO

FORESTALE .

Dal quadro descritto emergono le principali caratteristiche forestali del territorio

comunale, che dovrebbero essere di conservazione e di miglioramento produttivo dei

boschi, nonché di tutela e di restauro delle aree di particolare interesse naturalistico. Le

funzioni molteplici svolte dal bosco (, protettive, ecologiche, produttive, ricreative,

ecc.) con peso diverso a seconda delle località dovrebbero avere una base informativa

necessaria per una corretta formulazione delle direttive di assestamento dei boschi

pubblici e privati.

Le aree boscate andranno conservate e valorizzate onde assicurare il libero evolversi

delle componenti naturali. Per i soprassuoli esistenti si dovrà tener conto della necessità

di migliorare, per quanto possibile, l‟economia forestale locale attraverso l‟elaborazione

ed il perseguimento di modelli di gestione, da individuarsi con una specifica analisi

delle formazioni boscate più rappresentative; i modelli colturali, inoltre, dovranno

ovviamente corrispondere anche alle esigenze di protezione del suolo, specialmente

nelle aree boscate di limitata estensione, in quanto maggiormente bisognose di

interventi e di sistemazione.

Nei boschi privati un migliore rapporto tra zootecnia e silvicoltura potrà ottenersi non

tanto con vincoli, quanto migliorando i criteri di allevamento e di alimentazione del

bestiame, nonché aumentando la potenziale vita produttiva dei pascoli, dei prati pascolo

e delle altre colture foraggere.

Tali obiettivi generali sono supportati da specifica normativa regionale costituita dal

“Piano Attuativo 2010” redatto sulla base degli indirizzi del Programma auto sostenibile

di sviluppo nel settore forestale regionale 2007- 2011 e dalle “Misure di salvaguardia

del Parco Nazionale del Pollino”, attualmente in vigore in attesa dell‟approvazione del

Piano del Parco.

L‟obiettivo del Piano Attuativo 2010 è quello di una pianificazione integrata degli

interventi di tipo idraulico e forestale, finalizzata ad intervenire in modo organico sia

attraverso la realizzazione di nuove opere a basso impatto ambientale e la manutenzione

delle esistenti, sia al recupero di territori molto degradati, alla gestione dei

rimboschimenti e dei boschi, nell‟ottica di rinaturalizzazione.

Concludendo, i settori di intervento che garantirebbero economicità al bosco e

contemporaneamente la sua conservazione e tutela sono riconducibili a:

1) miglioramento dei boschi cedui con allungamento dei turni;

2) miglioramento delle fustaie, la cui mancata utilizzazione dipende da ragioni tecniche,

economiche, protezionistiche;

3) rimboschimenti su terreni nudi o cespugliati o percorsi dal fuoco dotati di sufficiente

fertilità per esaltare i caratteri di rapida crescita e di economicità dei popolamenti

forestali;

4) coltivazioni di legno “fuori foresta” (arboricoltura da legno) nelle zone agricole

marginali, compresa la forestazione a turno brevissimo 3-5 anni (cedui da biomassa -

SRF - short rotation forestry) con specie a rapido accrescimento.

5) Redazione di un nuovo Piano di Assestamento Forestale dei boschi di proprietà

Comunale, secondo una selvicoltura sistemica, per l‟utilizzazione sostenibile della

risorsa boschiva, con risvolti economici positivi sulle economie comunali.

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Le ricadute di tali interventi, oltre che di ordine selvicolturale, saranno anche di tipo

ecologico (prevenzione degli incendi, miglioramento delle risorse idriche, aumento

della biodiversità) ed economico, poiché l‟eventuale materiale proveniente da tali

attività contribuirà ad alimentare la filiera del legno, con particolare riferimento alla

produzione di biomasse per usi energetici.

Gli interventi a carattere selvicolturale attraverso i quali si prevede di dare un contributo

a questo tipo di attività sono gli interventi colturali da eseguire nei boschi cedui e i

diradamenti nei rimboschimenti di conifere realizzati nella metà degli anni cinquanta.

In riferimento ai cedui di faggio vale il principio che il faggio, per suo temperamento,

mal si presta al governo a ceduo (l‟utilizzazione in questa forma, difatti, offrirebbe un

prodotto qualitativamente scadente e di scarso valore commerciale), ne consegue

l‟opportunità di convertire le faggete, tuttora governate a ceduo in alto fusto. Tale

intervento si potrebbe realizzare attraverso un taglio selettivo che tenda a preservare

buona parte dei polloni di avvenire, sottoponendo ad utilizzazione quelli peggiori ed in

soprannumero, oltre che una parte di matricine, scelte tra quelle più ramose ed

ingombranti. Il trattamento a “tagli successivi uniformi” rappresenta il modello classico

di intervento produttivo sulle fustaie coetanee di faggio, molto più conveniente, da un

punto di economico rispetto al trattamento “a tagli saltuari”, che orienta il bosco verso

una struttura disetanea con tendenza delle piante a sviluppare una maggiore ramosità ed

un minore sviluppo in altezza. Da queste considerazioni nasce la naturale propensione

di conservare, ove possibile e conveniente, la prevalente struttura coetanea all‟interno

delle fustaie di proprietà comunale e di trasformare le faggete ancora irregolari,

mediante tagli di “regolarizzazione” con forte contenuto colturale.

Sono boschi per lo più all‟interno del Parco Nazionale del Pollino, Zona 1, quindi

soggetti ad eventuale autorizzazione all‟intervento da parte dall‟Ente .

Per quanto concerne gli interventi in fustaia di faggio e latifoglie tali interventi

interesseranno tipologie boschive ricadenti per lo più nel demanio forestale e sono

finalizzati a migliorare le fustaie in termini compositivi e strutturali e a recuperarle dove

vi sono evidenti manifestazioni di degrado.

Le tipologie su cui porre la maggiore attenzione che riguarderanno le faggete, nelle

quali favorire la reintroduzione per via naturale o per via artificiale dell‟abete bianco e

di altre latifoglie. In tale tipologia rientrano anche gli sfolli nei nuclei densi di

rinnovazione naturale, l‟eliminazione di piante aduggiate e malformate e tutto quanto

necessario per aumentare i livelli di biodiversità del bosco.

Per i querceti bisognerà favorire la reintroduzione di altre latifoglie indigene che

insieme alle querce edificheranno i boschi misti del piano submontano.

La natura pubblica di gran parte delle faggete presenti all‟interno del territorio

comunale, indica lo scarso interesse che in passato le veniva attribuito dalle popolazioni

che abbisognavano, in primo luogo, di pascolo e, solo secondariamente, di combustibile

meglio ottenibile dai cedui quercini, fra l‟altro più vicini alle abitazioni.

L‟interesse industriale per le grandi faggete ebbe inizio nei primi decenni del secolo

scorso, con il miglioramento dei mezzi di trasporto e con la richiesta di legname per la

costruzione delle ferrovie. Ebbero così luogo colossali utilizzazioni su boschi pressoché

vergini, con la costruzione di grandi teleferiche (residuati sono ancora visibili a Passo

Marcellino Serra), di strade e addirittura di linee di esbosco su binario.

Gran parte delle faggete presenti all‟interno del territorio comunale ricadono in Zona 1

del Parco e risultano vincolate. Sottoposte a leggeri diradamenti eseguiti su piante

sottomesse, malformate, seccagginose possono avere l‟unico scopo di conservare la

struttura preesistente favorendo, ove possibile l‟inserimento della rinnovazione naturale.

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Oggi, l‟età di queste fustaie è quasi sempre compresa fra i 70 e i 90 anni, lo sviluppo in

altezza è spesso molto buono.

Riguardo ai rimboschimenti realizzati nel territorio comunale, si può concludere che,

almeno nel prossimo futuro, ogni risorsa disponibile da impiegare in quest‟ambito

potrebbe essere finalizzata non già ad aumentare ulteriormente la superficie investita da

rimboschimento, ma a consolidare i risultati nelle porzioni più promettenti delle

superfici trattate:

Si può anche insistere sul concetto che gli interventi devono tendere all‟insediamento di

un bosco più vicino possibile al climax, in quanto più efficace nella protezione del suolo

e dell‟ambiente, più stabile biologicamente anche rispetto ai danni da prevedibili

incendi. Le operazioni colturali largamente prevalenti saranno:

potature e diradamenti, con allontanamento del materiale di risulta, operazioni

finalizzate in minima parte alla produzione di materiale legnoso e in massima parte alla

difesa alla gestione dei popolamenti per migliorarne la stabilità, anche in un‟ottica di

prevenzione dal fuoco;

rinfittimenti attraverso specie autoctone scelte, di volta in volta, osservando quanto di

naturale è rimasto in situ.

Nelle stesse aree in cui si realizzeranno i diradamenti, per accelerare i processi di

rinaturalizzazione di quelle specie che hanno subito una sensibile riduzione della loro

area di vegetazione, si potrà procedere alla reintroduzione per via artificiale. E‟

opportuno evitare l‟impiego di specie esigenti, in ambienti troppo poveri: specie quali

leccio, carpino nero e roverella sono senz‟altro preferibili a frassino, acero, cerro e

simili, salvo che queste ultime siano presenti in massa e in buona vegetazione.

L‟obiettivo finale è quello di innescare la dinamica evolutiva e favorirla dove è in atto.

Il recupero dei territori degradati mediante rimboschimenti rientra nel più vasto campo

della gestione territoriale e si configura come intervento di restauro conservativo. Le

possibili soluzioni tecniche possono ricondursi a:

- ricucitura paesaggistica delle aree forestali disgiunte sul territorio;

- recupero e ricostruzione dei soprassuoli mediante attività selvicolturali da realizzare

su aree boscate degradate.

Le specie che possono essere impiegate sono latifoglie autoctone a rapido

accrescimento, latifoglie nobili.

Il secondo caso, invece, riguarda il recupero dei versanti con seri problemi di erosione

superficiale e che interessano superfici tali da incidere in maniera significativa sulla

conservazione del suolo.

Il legname, che attualmente da essi viene allontanato con diradamenti selettivi, è a

macchiatico negativo (cioè i costi di abbattimento che superano largamente gli eventuali

ricavi della vendita), cosicchè gli interventi che opportunamente vi si fanno presentano

un carattere esclusivamente colturale e non trovano alcuna contropartita positiva nella

commercializzazione del materiale ottenuto.

Quanto ai rimboschimenti, è ancora troppo presto per attribuire a qualcuno di essi una

produzione commerciale. In una prospettiva di medio termine, è lecito pensare che le

utilizzazioni in grado di produrre utili, possano in qualche caso avere luogo, sebbene tali

utili non potranno essere che modesti per la quantità e la qualità dei materiali. Nelle

previsioni a lungo termine, si potrebbe ipotizzare la naturalizzazione dei popolamenti

attraverso l‟affermazione di latifoglie indigene. Sembra realistico, allo stato attuale, non

fare affidamento su produzioni ritraibili dai rimboschimenti, ma piuttosto incoraggiare il

loro mantenimento finalizzato essenzialmente al recupero ambientale e alla funzione

protettiva favorendo allo stesso tempo l„introduzione di specie autoctone, per migliorare

ed accrescere la stabilità dei popolamenti. Adeguati strumenti di pianificazione

rivestono grande importanza nella pianificazione forestale comunale. Il Piano di

11

Assestamento Forestale (PAF), di validità decennale, consente l'esame del patrimonio

boschivo e la definizione degli interventi da effettuare per la sua corretta gestione.

Le vigenti Prescrizioni di Massima e Polizia Forestale (PMPF) approvate dalla Regione

Calabria, tra l‟altro, impongono l‟elaborazione di Piani di Assestamento Forestali pur

autorizzando progetti di taglio minori in attesa della loro stesura. Nello specifico, l‟art.2

recita al comma 1: “I boschi appartenenti ai Comuni ed altri Enti debbono essere

utilizzati in conformità di un piano di assestamento o di gestione approvato dalla

Regione – Dipartimento Regionale Agricoltura Foreste e Forestazione” e, al comma 3:

“Fino all’approvazione del piano di assestamento o di gestione, i provvedimenti di

autorizzazione delle utilizzazioni sono adottati dall’Ufficio Regionale competente per

territorio secondo modalità tecniche che non potranno derogare dalle presenti

P.M.P.F.”

4. Superfici percorse dal fuoco

Per le aree boscate danneggiate dal fuoco, i comuni, in base all‟art. 10 comma 2, dalla

Legge 353/2000 – Legge quadro in materia di incendi boschivi - devono censire, tramite

apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco nell‟ultimo quinquennio,

avvalendosi anche dei rilievi effettuati dal Corpo Forestale dello Stato. Il catasto deve

essere aggiornato annualmente e comprendere gli elenchi definitivi delle aree percorse

da incendio con le relative perimetrazioni. Da un punto di vista operativo, la

ricostituzione può avvenire secondo due modalità:

1. il non intervento;

2. interventi selvicolturali a sostegno delle dinamiche naturali.

La prima opzione si traduce in una gestione non attiva, che consiste nel lasciare alla

libera evoluzione del tempo il sistema foresta dopo il passaggio del fuoco,

preservandolo, tuttavia, da altri eventi perturbativi quali il pascolo e il ritorno del fuoco.

In effetti, l‟articolo 10 della Legge 353/2000 (Legge-quadro in materia di incendi

boschivi) al comma 2 recita: “Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati

percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente

all’incendio per almeno quindici anni. […]. Sono vietate per cinque anni, sui predetti

soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con

risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro

dell’ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli

altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui

sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici.

Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate

percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia”.

Questa opzione appare la più indicata quando, per esempio, la stazione presenta

pendenze accentuate con suoli facilmente erodibili o quando il tipo di vegetazione

interessata dall‟incendio è rappresentata da macchia mediterranea e arbusteto o, ancora,

quando la zona percorsa dal fuoco si trova all‟interno di aree di riserva integrale, dove la

pianificazione prevede l‟esclusione di qualsiasi forma di attività antropica.

La seconda opzione, invece, prevede interventi colturali finalizzati a favorire

l‟insediamento e lo sviluppo della rinnovazione delle specie arboree.

Nel caso dei cedui il passaggio del fuoco può agire come una ceduazione e la

rinnovazione delle specie presenti normalmente avviene alla ripresa vegetativa. In

generale, il taglio dei polloni morti e, ove necessario, la succisione o la tramarratura

sono le operazioni che vengono tradizionalmente consigliate per favorire il ripristino

della vitalità delle ceppaie assecondando l‟emissione di polloni.

Per le fustaie il recupero per via naturale può far riferimento a diverse strategie

operative. Le conifere mediterranee presentano particolari adattamenti all‟incendio. In

12

particolare, la rinnovazione naturale del Pino d‟Aleppo e del Pino domestico è

particolarmente favorita dal passaggio del fuoco, grazie alle caratteristiche di resistenza

al fuoco dei coni (strobili). Inoltre, il passaggio del fuoco facilita la rinnovazione di

queste specie anche attraverso l‟eliminazione della vegetazione infestante che aduggia il

novellame.

5. CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE

Il territorio comunale è caratterizzato da una grande variabilità ambientale. Alla

diversità del substrato geologico si associano elevate energie del rilievo e sostanziali

variazioni climatiche. Le quote altimetriche elevate che si raggiungono in brevi distanze

dal mare contribuiscono alle forti variazioni climatiche.

Queste differenze si riflettono in maniera diretta sui processi pedogenetici e sui

suoli che da essi si originano. La distribuzione nello spazio delle diverse tipologie

pedologiche risulta estremamente articolata.

5.1 – Classificazione dei suoli - Ambiti pedologici (Tav. A 1)

Lo studio pedologico ha adottato gli standard tecnici e metodologici minimi

definiti a livello regionale, al fine di garantire la coerenza della Carta Pedologica di

Frascineto con il quadro generale delle informazioni a livello regionale (Carta dei suoli

della Calabria), a livello nazionale (Carta dei Suoli d‟Italia) e a livello europeo

(Database georeferenziato dei suoli d‟Europa).

Lo studio ha definito, classificato e denominato le seguenti categorie a gerarchia

decrescente:

Ambiti pedologici

Unità pedologiche

Suoli

Gli ambiti pedologici costituiscono dei sistemi sufficientemente omogenei che

consento di evidenziare l‟evoluzione dei suoli e gli elementi che li caratterizzano. Si

tratta di unità caratterizzanti per tipologia di substrato, per morfologia, per morfometria

e per clima.

Gli ambiti pedologici presenti nel territorio comunale sono riportati in tab. 1 e

cartografati nell‟allegata Tav. 1; per ciascun ambito viene riportata anche l‟estensione,

il numero di delineazioni e la percentuale rispetto alla superficie totale.

Ambito Pedologico Delineazioni Superficie (m2) Percentuale

Ambiente collinare interno 6 391 13,7

Rilievi collinari del Pollino 4 661 23,2

Rilievi collinari dell‟alto versante ionico 1 423 14,9

Rilievi montuosi del Pollino 3 1369 48,2

Totale 14 2.844 100

Tab. 1 – Ambiti pedologici presenti nel territorio comunale di Frascineto

13

Complessivamente è possibile affermare che il territorio comunale si suddivide

in tre ambiti pedologici collinari (Ambiente collinare interno, Rilievi collinari del

Pollino e Rilievi collinari dall‟alto versante ionico) che interessano il 51,8% dei suoli

presenti. Il quarto ambito pedologico (Rilievi montuosi del Pollino) è l‟ambito

pedologico più esteso e comprende i rilievi carbonatici a nord del centro abitato.

Distribuzione degli ambiti pedologici

Ambiente

collinare interno;

13,75

Rilievi collinari del

Pollino; 23,24

Rilievi collinari

dell’alto versante

ionico; 14,87

Rilievi montuosi

del Pollino; 48,14

Ambiente collinare interno

Rilievi collinari del Pollino

Rilievi collinari dell’alto

versante ionico

Rilievi montuosi del Pollino

Fig. 1 – Distribuzione degli ambiti pedologici presenti nel territorio comunale di Frascineto

In tab. 2 vengono indicati i valori dei parametri (litologia, morfologia,

morfometria, precipitazioni e temperature) in base a cui vengono individuati i diversi

ambiti pedologici.

Ambito Pedologico Litologia Morfologia Morfometria Precipitazioni

medie

Temperature

medie Altimetria Pendenze

Ambiente collinare

interno

Formazioni

mio-

plioceniche

Rilievi collinari a

gradiente medio e

pianure alluvionali

300 - 800 6 /35 1042 13,1

Rilievi collinari del

Pollino

Formazioni

mio-

plioceniche

Rilievi collinari a

gradiente alto e

pianure alluvionali

300 - 800 14 / 60 1352 13,6

Rilievi collinari

dell‟alto versante

ionico

Sedimenti

olocenici e

pleistocenici

Rilievi collinari a

gradiente alto 300 – 1.000 6 /35 1108 11

Rilievi montuosi del

Pollino

Rocce ignee

e

metamorfiche

Litopiano e rilievi

montuosi ad alto

gradiente

> 800 14 / 60 1675 8,4

Tab. 2 – Caratteristiche degli ambiti pedologici presenti nel territorio comunale di Frascineto

Dalla disamina dei vari ambiti pedologici e della cartografia allegata si evince che la

piovosità massima di oltre 1600 mm. di pioggia nell‟anno si hanno nei Rilievi montuosi

del Pollino- in una fascia altitudinale maggiore di 800 m. s.l.m. - con temperatura media

annua oscillante tra 6 e 10 ° C., e pendenze di versante che vanno dal moderatamente

acclive (13%) al molto acclive (60% ed oltre). Di contro nell‟Ambiente collinare

interno – tanto per intenderci il falsopiano posto di fronte all‟abitato di Frascineto - su

cui vengono realizzate produzioni di pregio mediterranee – olivo e vite – la piovosità

annua è molto più bassa mm. 1042 e le temperature oscillano tra 12° e 15° C. le

pendenze sono variabili tra 6% e 35% con superfici localmente terrazzate.

5.2 – Carta dei suoli (Tav. A 2)

14

I suoli rilevati nel Comune di Frascineto appartengono ai sottosistemi 9.1, 9.6,9.8, 9.9,

14.1, 14.3, 14.4, 15.3, 17.3, 17.4.

I suoli con sottosistema 9.1 pur avendo sviluppato un orizzonte sottosuperficiale di

alterazione debolmente strutturato, conservano le caratteristiche del materiale

fluviale recente scarsamente pedogenizzato, presentano, un decremento irregolare

del carbonio organico, che rimane relativamente alto anche in profondità, e mostrano

la stratificazione riconducibile ai diversi episodi alluvionali. La tessitura franco

sabbiosa degli orizzonti superficiali diventa sabbiosa in profondità; anche lo

scheletro solitamente aumenta negli orizzonti profondi. La tessitura e la eventuale

presenza di orizzonti scheletrici si riflettono, naturalmente, sul comportamento

idrologico. La conducibilità idraulica è elevata, mentre la capacità di ritenuta idrica

varia da moderata a bassa, tuttavia le radici delle piante arboree possono attingere

dalla falda sottostante. La dotazione in sostanza organica varia sensibilmente nei

diversi punti di campionamento, mantenendosi generalmente al di sopra dei valori

medi di riferimento. Uso del suolo: vegetazione ripariale e orticoltura

I suoli appartenenti al sottosistema 9.6 quando non protetti da buona copertura

vegetale, sono fortemente erodibili; se da una parte, infatti, garantiscono una buona

capacità di infiltrazione limitando lo scorrimento superficiale, dall'altra, in caso di

precipitazioni particolarmente intense, la scarsa coesione tra le particelle facilita il

distacco ed il trasporto delle stesse nel mezzo acquoso. Questi suoli si evolvono su

formazioni plioceniche sabbiose di natura calcarea. Presentano evidenze di

lisciviazione dei carbonati nell'orizzonte sottosuperficiale che risulta ben strutturato

e con abbondante porosità con reazione subalcalina.Uso del suolo: oliveto, macchia

mediterranea, con prevalenza di querce, localmente seminativo

I suoli appartenenti al sottosistema 9.8 comprendono aree a morfologia ondulata con

evidenti fenomeni di erosione idrica di tipo areale, il cui substrato è costituito da

formazioni argilloso marnose del Miocene e del Pliocene con locali intercalazioni

arenacee.

Le quote altimetriche oscillano generalmente fra 300 e 600 m s.l.m. Il grado di

espressione di questo processo non è tale da essere evidenziato a livello tassonomico.

La profondità dei suoli è limitata dal peggioramento delle caratteristiche chimiche e

fisiche al di sotto dei 75 cm di profondità. La permanenza di colori grigi tipici di

condizioni riducenti evidenzia, infatti, carenza di ossigeno per lunghi periodi

dell'anno. I dati indicano un significativo incremento della conducibilità elettrica,

quindi della salinità, negli orizzonti profondi; ciò è da attribuire ad un eccesso di sali

nel substrato dal quale il suolo si è originato.

La tessitura di questi suoli è generalmente franco argillosa con locali variazioni

dovute alla presenza di intercalazioni sabbiose. Lo scheletro è assente e risultano ben

strutturati negli orizzonti superficiali.

Il contenuto in sostanza organica varia notevolmente in funzione dell'intensità dei

processi erosivi. Si va da valori relativamente alti (2.5-3%) nelle zone più conservate

a valori bassi (1%) nelle aree più erose. Presentano reazione alcalina ed elevati

contenuti in calcare attivo (circa 10-12%). Uso del suolo: seminativo e pascolo.

I suoli appartenenti al sottosistema 9.9 comprendono formazioni sabbioso

conglomeratiche del periodo Plio-pleistocenico, a volte di natura calcarea. Nelle aree

interessate da uso agricolo (oliveti estensivi) o nelle aree percorse da incendi sono

presenti evidenti fenomeni di erosione incanalata. Si tratta di rilievi collinari interni,

15

le cui quote altimetriche prevalenti oscillano fra 300 e 600 m s.l.m., con versanti

generalmente acclivi. Uso del suolo: macchia mediterranea con prevalenza di querce

I suoli appartenenti al sottosistema 14.1 sono formati da estesi pianori carsici e le

aree sommitali subpianeggianti che caratterizzano i rilievi montuosi del massiccio

del Pollino, a quote superiori agli 800 m slm.

Dal punto di vista paesaggistico ed ambientale rappresentano aree di grande valenza

presentandosi come ampie radure destinate a pascolo, circondate da fitta vegetazione

boschiva. Il substrato costituito da calcari dolomitici è spesso ricoperto da sedimenti

erosi dai versanti e ridistribuiti in epoche relativamente recenti su queste ampie aree

di accumulo. Sono suoli profondi o molto profondi con scheletro da scarso ad

assente, a tessitura franca o franco limosa. Il volume di suolo esplorabile dalle radici

elevato. Sono suoli ben drenati, con conducibilità idraulica satura moderatamente

alta. Il complesso di scambio risulta saturato da cationi in prevalenza calcio e

magnesio. La reazione è neutra e risultano scarsamente calcarei nella frazione di

terra fine. Le caratteristiche fisico chimiche di questi suoli garantiscono una

abbondante attività biologica da anellidi e artropodi.

Nelle aree sommitali sub-pianeggianti, a differenza delle aree di accumulo, si

rinvengono suoli con contatto litico molto superficiale. In questi suoli l'orizzonte

superficiale, che risulta molto soffice, è di colore bruno scuro, ricco di sostanza

organica e poggia direttamente sulla roccia di origine.La pedogenesi è influenzata,

anche in questo caso, dalla combinazione substrato calcareo-clima freddo umido che

favorisce la stabilizzazione delle sostanze umiche con differenziazione di orizzonti di

colore scuro, in cui il complesso di scambio è saturato da cationi. Uso del suolo:

pascolo e localmente seminativo

I suoli appartenenti al sottosistema 14.3 appartengono all'unità dei versanti a profilo

rettilineo da moderatamente acclivi ad acclivi dei rilievi montuosi del Pollino, il cui

substrato è costituito da formazioni calcareo dolomitiche. Sono inclusi nell'unità,

inoltre, detriti di falda, posti alla base dei versanti e localmente cementati.

L'ambiente si caratterizza per la presenza di estese aree prive di copertura vegetale.

Quest'ultima si conserva, invece negli impluvi e nelle zone di accumulo (parte bassa

di versante o altre aree in cui si verifica la rottura di pendenza). L'evoluzione di

questi suoli è legata alla lenta dissoluzione della roccia calcarea, per azione

dell'acido carbonico disciolto nelle acque e all'accumulo di residui insolubili. Il

colore e le caratteristiche chimiche dipendono dalla interazione fra le argille più o

meno ricche di ossidi e sesquiossidi di ferro ed alluminio e la sostanza organica

umificata è stabilizzata dall'eccesso di ioni calcio.

Trattandosi di ambienti acclivi molto spesso il materiale pedogenizzato si accumula

per azione gravitativa nelle aree a minore pendenza o comunque più stabili per

migliore copertura vegetale. Il comportamento idrologico è influenzato dalla

caratteristiche del substrato che, essendo spesso fratturato, facilita la circolazione

delle acque meteoriche.L'estesa presenza di roccia affiorante è indice della estrema

vulnerabilità di questi pedoambienti in cui i processi di morfogenesi prevalgono,

spesso su quelli di pedogenesi. Uso del suolo: bosco di latifoglie e conifere

I suoli appartenenti al sottosistema 15.4 corrispondono a versanti scoscesi

localmente subverticali dei rilievi montuosi del Pollino. L'unità si distingue dalla

14.3 prima descritta per la maggiore incidenza degli affioramenti rocciosi. La

vegetazione arborea è limitata alle zone di accumulo mentre le zone più esposte ai

processi di denudamento sostengono esclusivamente rada vegetazione erbacea. Una

16

curiosità botanica è rappresentata certamente dal pino loricato che nelle fessure della

roccia di questo ambiente trova il proprio habitat naturale. I suoli differiscono da

quelli descritti nell'unità precedente esclusivamente per l'appartenenza ad un

pedoambiente più acclive, che determina una maggiore presenza di roccia affiorante.

Anche in questo caso si tratta di suoli evoluti su calcari dolomitici, molto sottili,

ricchi di scheletro e con elevati contenuti in sostanza organica. Sono scarsamente

calcarei nella frazione di terra fine e presentano reazione neutra. Uso del suolo:

vegetazione rada, bosco di latifoglie e conifere

I suoli appartenenti al sottosistema 15.3 sono caratterizzati nei versanti a moderata

pendenza da depositi detritici di natura calcarea (detriti di falda). La natura del

substrato varia localmente passando dai calcari dolomitici a litotipi arenaceo calcarei.

Comprende, inoltre, piccole conoidi recenti che si formano alla confluenza degli

impluvi nella pianura alluvionale, per rottura di pendenza e conseguente diminuzione

dell'energia di trasporto. Trattandosi di zone di accumulo, il materiale pedogenizzato

deriva in larga misura dalle pendici circostanti. Uso del suolo: seminativo, pascolo e

macchia mediterranea

I suoli appartenenti al sottosistema 17.3 si ritrovano ai margini del flysch arenaceo-

marnoso dove si hanno estesi affioramenti del complesso torbiditico basale argilloso-

calcareo. Quest'ultimo risulta costituito da argille a scagliette color tabacco, nella

parte superiore, mentre nella parte inferiore prevale la componente calcarea: banchi e

strati calcarenitici gradati, calcari microcristallini, intercalazioni siltose scarsamente

cementate. Il complesso presenta un scarsa resistenza all'erosione e da luogo a frane

molto estese, particolarmente nelle parti più argillose e più tettonizzate.

Il paesaggio appare abbastanza dolce, con pendenze che raramente superano il 20%.

I suoli scarsamente evoluti e con orizzonte di superficie che poggia direttamente sul

substrato in alterazione, dominano nelle aree più erose.

Complessivamente si tratta di suoli da sottili a moderatamente profondi, con

scheletro scarso, a tessitura moderatamente fine. Il drenaggio è lento e la capacità di

ritenuta idrica moderata o elevata in funzione della profondità. Dal punto di vista

chimico si caratterizzano per gli elevati valori di carbonato di calcio e per la reazione

alcalina. Uso del suolo: bosco, pascolo.

I suoli appartenenti al sottosistema 17.5 sono caratterizzati da un paesaggio con

versanti aventi pendenze comprese tra il 20 ed il 35% costituiti da argille e argilliti

fogliettate nella parte più bassa e da calcari, marne ed argille grigio-verdi, plastiche e

siltose nella parte alta (flysch argilloso-calcareo). I suoli presentano caratteristiche

analoghe a quelle dell'unità 17.3 e rispecchiano la medesima collocazione

tassonomica. Localmente, essendo l'area a maggiore pendenza rispetto a quest'ultima

unità, è possibile trovare suoli a profilo troncato, nei quali l'orizzonte calcico può

mancare totalmente ed essere sostituito o da orizzonti cambici.

Si tratta, anche in questo caso, di suoli da sottili a moderatamente profondi, con

scheletro scarso, a tessitura moderatamente fine. Il drenaggio è lento e la capacità di

ritenuta idrica moderata o elevata in funzione della profondità. Presentano elevati

valori di carbonato di calcio ed hanno reazione alcalina. Uso del suolo: pascolo

5.3 - Uso del suolo (Tav. A3)

I dati sull‟uso del suolo, sulla copertura vegetale e sulla transizione tra le diverse

categorie d‟uso figurano tra le informazioni più frequentemente richieste per formulare

delle strategie di gestione sostenibile del patrimonio agroforestale e per controllare e

17

verificare l‟efficacia delle politiche ambientali e la loro integrazione con le politiche

settoriali (agricoltura, industria, turismo, ecc.).A questo riguardo, uno dei temi

principali è la trasformazione da un uso “naturale” (foreste e aree umide) o “semi-

naturale” (coltivi) ad un uso “artificiale” (edilizia, industria, infrastrutture). Tali

transizioni, oltre a determinare la perdita, nella maggior parte dei casi permanente e

irreversibile, di suolo fertile, causano ulteriori impatti negativi, quali frammentazione

del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrogeologico e

modificazioni microclimatiche. Inoltre la crescita e la diffusione delle aree urbane e

delle relative infrastrutture determinano un aumento del fabbisogno di trasporto e del

consumo di energia, con conseguente aumento dell‟inquinamento acustico, delle

emissioni di inquinanti atmosferici e di gas serra.

Anche se non sono stati definiti degli obiettivi vincolanti e non stati individuati

standard specifici, in molti paesi si fa strada l‟idea di ridurre a zero le trasformazioni per

usi non “biosferici” del territorio, dal momento che lo spazio del pianeta non è una

risorsa rinnovabile, né sostituibile. In questo senso, in diversi ambiti internazionali,

quali UNDP, OCSE ed EPA, sono in fase di sviluppo target specifici e modalità di

azione.Già adesso, però, numerosi accordi ambientali multilaterali prevedono incentivi

(non-legally binding) per una conservazione di un uso del suolo naturale.

A scala globale, l‟United Nations Convention on Biological Diversity (UNCBD)

e, a scala continentale, la Direttiva 79/409/CEE (meglio conosciuta come Direttiva

Uccelli) e la Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) chiedono ai paesi firmatari di

salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché

della flora e della fauna selvatiche, attraverso l‟istituzione e la conservazione di una rete

ecologica coerente di zone speciali di conservazione.

L‟United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) e il

conseguente Protocollo di Kyoto, nel definire le strategie di contenimento delle

emissioni di gas ad effetto serra, riconoscono alla biosfera terrestre un ruolo

fondamentale, individuando, inter alia, la conservazione degli ecosistemi vegetali e la

creazione di nuove foreste quali opzioni importanti per combattere l‟effetto serra.

Concretamente, entrambi i documenti richiedono ai paesi aderenti di quantificare la

ripartizione territoriale di sei diverse categorie d‟uso del suolo (Foreste, Aree Umide,

Pascoli, Coltivi, Urbano, Altro), sul tipo di gestione che presentano, sulla biomassa ad

esse associata, sui rispettivi cambiamenti nel tempo. L‟aspetto più rilevante in questo

senso è legato al fatto che ai paesi è richiesto di riportare dati e informazioni non solo

dei cambiamenti netti (aumento o riduzione dell‟area di una categoria di uso del suolo),

ma anche della direzione delle trasformazioni.

Relativamente alle foreste, i Principi Forestali, approvati nel corso dell‟Earth

Summit on Sustainable Development, invitano i paesi a mantenere o incrementare

l‟estensione della superficie forestale. La Convenzione europea sul Paesaggio, siglata a

Firenze nel 2000, riconosce che “la qualità e la diversità dei paesaggi europei

costituiscono una risorsa comune per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione

occorre cooperare”; le azioni volte ad orientare e armonizzare le trasformazioni del

territorio provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali

costituiscono un valido mezzo per una gestione sostenibile della risorsa paesaggio.

Per dare un‟idea dell‟importanza del mantenimento dell‟estensione delle

superfici naturali e semi-naturali nell‟ottica dello sviluppo sostenibile, è utile

menzionare il fatto che l‟indicatore land-use change fa parte di un core set di indicatori

proposti dall‟United Commission on Sustainable Development. E, più recentemente,

l‟Agenzia Europea dell‟Ambiente, attraverso il progetto IRENA (Indicator Reporting on

the Integration of Environmental Concerns into Agriculture Policy) ha segnalato il Land

18

Use Change tra i 35 indicatori agro-ambientali per monitorare l‟integrazione delle

esigenze ambientali nella definizione della Politica Agricola Comune.

L‟analisi delle trasformazioni d‟uso del suolo e/o della copertura vegetazionale

può avvenire a più livelli, dipendenti dalle informazioni a disposizione (diversa

risoluzione spaziale, multitemporalità dell‟acquisizione). I due principali approcci sono

quello spazialmente esplicito (basato su mappe) e quello statistico (basato su

informazioni puntuali). Il vantaggio del primo approccio è la possibilità di utilizzare i

dati in ambiente GIS (Geographic Information System) dove tali dati possono essere

confrontati con altre informazioni spaziali (mappe pedologiche, climatiche). Per

l‟analisi dell‟uso del suolo nella presente relazione ci si è avvalsi dei dati forniti

dall‟APAT raccolti nell‟ambito del Progetto Corine Land Cover, un‟iniziativa

comunitaria sotto il coordinamento tecnico dell‟Agenzia Europea dell‟Ambiente e JCR

ISPRA. Obiettivo del progetto è l‟aggiornamento del database europeo relativo alla

copertura del suolo (scala 1:100.000), attraverso la interpretazione di immagini

satellitari acquisite da satellite Landsat 7. Il progetto comunitario viene realizzato

mediante il coordinamento e l‟integrazione di progetti nazionali e l‟APAT svolge il

ruolo di National Authority per la realizzazione della componente italiana del progetto.

Per realizzare il progetto cartografico della seconda edizione dell‟uso del suolo,

sono state utilizzate le fotografie aeree del “VOLO IT 2000”. Sul materiale fotografico è

stata eseguita la fotointerpretazione, utilizzando il criterio della prevalenza: in presenza

di due o più unità frammiste non cartografabili singolarmente è stata cartografata l‟unità

che occupa la superficie prevalente oppure, nel caso di doppia o contemporanea

utilizzazione di una superficie, la voce riconosciuta più importante dal punto di vista

socio-economico e colturale. Per ottenere l‟uniformità richiesta ad un progetto

cartografico di supporto alla pianificazione sono state effettuate le tarature delle

principali chiavi foto-interpretative con controlli di campagna.

La Tav. A 3 riassume quelli che sono gli utilizzi del territorio codificandoli in

maniera molto dettagliata. Per Frascineto si hanno:

1. TTEERRRRIITTOORRII MMOODDEELLLLAATTII AARRTTIIFFIICCIIAALLMMEENNTTEE con codice 100 a salire. Più in

particolare 111-112-121- 122-131-141, sono essenzialmente costituite

dal tessuto urbano continuo, discontinuo, aree commerciali ed industriali,

reti stradali, aree estrattive, aree urbane.

2. TTEERRRRIITTOORRII AAGGRRIICCOOLLII con codici 211-221-223- 231-241-243, costituiti da

seminativi in aree nonirrigue, vigneti, oliveti, prati stabili, colture annuali

associate a colture permanenti, aree con colture agrarie con presenza di

spazi naturali.

3. TTEERRRRIITTOORRII BBOOSSCCAATTII EE AAMMBBIIEENNTTII SSEEMMII-- NNAATTUURRAALLII con codie 300 a salire,

costituiti da boschi di latifoglie, boschi misti, aree a pascolo naturale e

praterie di alta quota, brughiere e cespuglieti, aree a vegetazione

sclerofilla, aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione, rocce

nude, falesie e rupi, aree con vegetazione rada.

Dalla cartografia realizzata si evince come circa il 75% del territorio di Frascineto

afferisce al gruppo dei territori boscati e degli ambienti semi naturali.

5.4 - La Capacità d’uso dei suoli (Tav. A 4 )

L‟analisi del consumo di suolo agricolo causato dalle scelte localizzative dei

piani comunali richiede l‟identificazione e la classificazione dei suoli interessati. Tali

19

suoli sono stati descritti attraverso uno degli schemi interpretativi costituenti la banca

dati pedologica vettoriale dell‟ARSSA: la Capacità d‟uso del suolo.

La carta della capacità d‟uso dei suoli raggruppa le unità cartografiche

individuate nella carta dei suoli in relazione a tipologie e grado di intensità dei fattori

limitanti un uso agro-silvo-pastorale. Essa acquista particolare significato nell‟ambito di

indagini condotte a livello di semidettaglio, o a scale inferiori, per scopi di

pianificazione territoriale e di programmazione agricola. Consente infatti, di evidenziare

la distribuzione geografica dei suoli maggiormente significativi sotto il profilo delle

produzioni agricole e di quelli che necessitano di specifiche pratiche conservative; ad

esempio, può mettere in evidenza suoli che esigono adeguate fertilizzazioni per evitare

acidificazione, suoli in cui si possono avere rischi di deficit idrico, suoli in cui è

impossibile o fortemente ostacolata la coltivazione di determinate specie.

I criteri utilizzati per la classificazione del territorio in aree a diverso grado di

capacità d‟uso dei suoli fanno riferimento allo schema di valutazione elaborato dal “Soil

Conservation Service” del Dipartimento dell‟Agricoltura degli Stati Uniti (USDA),

successivamente riadattato alla realtà territoriale della Calabria dall‟ARSSA.Questo

sistema di classificazione è organizzato gerarchicamente secondo tre livelli: classe,

sottoclasse ed unità. L‟entità delle limitazioni all‟utilizzo agro-silvo-pastorale dei suoli,

viene indicato dalla classe di capacità d‟uso: nel sistema sono prese in considerazione 8

classi, designate ciascuna con un numero romano da I a VIII; al crescere della cifra

corrisponde un aumento del grado di limitazione e di conseguenza una diminuzione

delle scelte economicamente attuabili riguardo l‟utilizzo dei suoli.

La classificazione del territorio in funzione della capacità d‟uso dei suoli è

basata sull‟interpretazione di caratteri permanenti, o difficilmente modificabili, interni

ed esterni al suolo, i quali interagiscono secondo un preciso rapporto con il sistema

complesso di gestione delle terre.

In tab. 3 sono schematizzate le caratteristiche delle otto classi di Capacità d‟uso

dei suoli.

Suoli adatti all’agricoltura

Classe I Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili

per tutte le colture

Classe II Suoli che presentano modeste limitazioni che richiedono un‟opportuna scelta delle colture

e/o modeste pratiche conservative

Classe III Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da

richiedere speciali pratiche conservative

Classe IV Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle

colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione

Suoli adatti al pascolo e alla forestazione

Classe V Suoli che presentano limitazioni difficilmente eliminabili tali da restringere l‟uso al

pascolo o alla forestazione o come habitat naturale

Classe VI Suoli che presentano limitazioni severe, tali da renderle inadatte alla coltivazione e da

restringere l‟uso, seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat

naturale

Classe VII Suoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare limitazioni severissime

anche per l‟uso silvo-pastorale

Suoli inadatti ad utilizzi agro-silvo-pastorali

Classe VIII Suoli che presentano limitazioni tali da precludere qualsiasi uso agro-silvo-pastorale e

che, pertanto, possono essere adibiti a fini creativi, estetici, naturalistici, o come zona di

raccolta delle acque. In questa classe rientrano anche le zone calanchive e gli affioramenti

di roccia

Tab. 3 – Descrizione schematica delle 8 classi di Capacità d’uso dei suoli

20

Nel territorio comunale di Frascineto ricadono principalmente suoli

appartenenti alle classi II, III, IV.

LCC Superficie (m2) Percentuale (%)

II 58 5,13

III 276 24,21

IV 1807 70,65

Tab. 4 – Distribuzione delle classi di Capacità d’uso dei suoli nel territorio di Frascineto

Distribuzione delle classi di capacità d'uso

II

5%

III

24%

IV

71%

II

III

IV

Fig. 2 – Distribuzione delle classi di Capacità d’uso dei suoli nel territorio di Frascineto

5.5 – Carta delle sottozone Agricole (Tav. A 5)

Secondo quanto indicato dalle Linee Guida della L.R. 19/02, art. 50 comma 3,

“allo scopo di valorizzare le vocazioni produttive agricole nel rispetto dell’ambiente e

di assicurare la permanenza degli addetti all’agricoltura al presidio delle aree rurali,

favorendo il recupero funzionale del patrimonio edilizio esistente”, è prevista la

definizione, sul territorio in esame, di 5 sottozone in base al loro grado di omogeneità

per caratteristiche produttive, attuali e potenziali, per specializzazioni colturali e per

assetti strutturali dei terreni.

In particolare vengono individuate le seguenti sottozone:

Sottozona E1: aree caratterizzate da produzioni agricole e forestali tipiche,

vocazionali e specializzate, principalmente vigneti DOC e oliveti specializzati.

Sottozona E2: aree di primaria importanza per la funzione agricola e produttiva

in relazione all‟estensione, composizione e localizzazione dei terreni.

Sottozona E3: aree che, caratterizzate da preesistenze insediative, sono

utilizzabili per l‟organizzazione di centri rurali o per lo sviluppo di attività

complementari ed integrate con l‟attività agricola.

Sottozona E4: aree boscate o da rimboschire.

Sottozona E5: aree che per le condizioni morfologiche, ecologiche, paesistico -

ambientali ed archeologiche non sono suscettibili di insediamenti.

La metodologia seguita per la classificazione del territorio di Frascineto ha

tenuto conto delle zone precedentemente individuate in base ad alcuni fattori fisici quali

l‟acclività, l‟esposizione e la capacità d‟uso dei suoli, nonché dell‟organizzazione

territoriale e produttiva del settore agro – forestale. Come già detto in precedenza gran

21

parte del territorio è montano per cui la parte preponderante ricade in zona E4 ed E5.

L‟oliveto, coltura specializzata è stata inserita in Zona E1 per la sua primaria

importanza nell‟economia locale, oltre che partecipare alla DOP Bruzio e Associazione

”Citta dell’Olio”.

6 - CRITERI PER L’INDIVIDUAZIONE DELL’UNITÀ AZIENDALE MINIMA

(UMA)

6.1.1 Riferimenti normativi

La legge regionale n. 19 del 2002, all‟articolo 50, comma 5, dispone che il PSC debba

indicare:

per ciascuna zona, le colture praticate e ordinariamente praticabili;

l‟unità aziendale minima (UAM) per l‟esercizio in forma economicamente

conveniente dell‟attività agricola.

In altre parole il PSC deve definire, relativamente alle colture ordinariamente praticate o

praticabili, sul territorio comunale, la superficie di coltivazione minima che renda la

produzione di tali colture economicamente conveniente a colui che le pratica.

La legge regionale, tuttavia, non fornisce alcuna definizione del concetto di attività

agricola “economicamente conveniente”.

A tale riguardo le linee guida attualmente in vigore, per la definizione dell‟unità

aziendale minima, come chiave di lettura, propongono le seguenti normative:

l‟art. 846 del Codice Civile, precisa che si intende per “minima unità colturale”

l‟estensione di terreno necessaria e sufficiente per il lavoro di una famiglia

agricola e, se non si tratta di terreno appoderato, per esercitare una conveniente

coltivazione secondo le regole della buona tecnica agraria;

il successivo art. 847 del C.C. prescrive che l‟estensione della “minima unità

colturale” sia determinata distintamente per zone, avendo riguardo

all‟ordinamento produttivo e alla situazione demografica locale con

provvedimento dell‟autorità amministrativa;

l‟art. 18 della Legge 47 del 28/3/1985 stabilisce che il lotto minimo dei terreni è

pari a 10.000 mq.

L‟art. 1 del D.lgs del 29 marzo 2004 n. 99, definisce la figura dell‟Imprenditore

Agricolo Professionale (IAP) come colui il quale, in possesso di conoscenze e

competenze professionali ai sensi dell‟art. 5 del Reg. Ce 1257/99, dedichi alle

attività agricole, direttamente o in qualità di socio di società, almeno il 50% del

tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il 50%

del proprio reddito globale da lavoro. Se l‟imprenditore svolge la propria attività

in zone svantaggiate i requisiti relativi al tempo di lavoro e al reddito sono

ridotti al 25%.

Sempre sulle linee guida viene riportata la definizione secondo la quale in economa, per

azienda autonoma (o minima unità colturale o unità aziendale minima) si intende quella

di ampiezza sufficiente ad assorbire l‟impegno di lavoro di una famiglia contadina

capace di assicurare ad essa un sufficiente reddito annuo.

22

6.1.2 Individuazione dei parametri

I relazione al quadro normativo vigente, l‟esercizio in forma economicamente

conveniente dell‟attività agricola e quindi la definizione dell‟UMA, può essere ottenuta

attraverso la determinazione dei seguenti parametri:

le unità lavorative uomo: tale parametro è stato utilizzato per la valutazione

della remunerazione del lavoro familiare;

il reddito derivante dall’attività agricola: tale parametro è stato utilizzato per la

valutazione della convenienza economica dell‟attività agricola;

Ovviamente tali parametri dovranno essere determinati tenendo conto dei seguenti

aspetti:

differenza di redditività relativa alle varie colture ordinariamente praticate sul

territorio agricolo comunale;

livello di produttività del suolo corrispondente a quello riscontrato nel territorio

comunale;

che il comune di S. Fili, nella zonazione del territorio calabrese, è classificato

come comune montano e quindi in area particolarmente svantaggiata.

6.1.3 Fonti di riferimento, per i dati utilizzati: RICA

L‟inquadramento economico-agrario di un territorio si basa sull‟analisi dei principali

comparti produttivi del settore agricolo; per questo scopo la CEE ha adottato una

metodologia per l‟individuazione di precisi parametri per una classificazione tipologica

delle aziende agricole, la Rete d’Informazione sulla Contabilità Aziendale (RICA); tali

parametri sono stati individuati sulla base della nozione di Reddito Lordo Standard

(RLS).

Il concetto di RLS è utilizzato anche nelle statistiche sulle strutture delle aziende

agricole, organizzate a livello europeo da Eurostat e a livello italiano da ISTAT,

rappresentando quindi il raccordo fra le statistiche economiche e quelle strutturali. Per

reddito lordo di un'attività produttiva agricola (coltivazione o allevamento) si intende il

valore monetario della produzione lorda dell‟attività stessa al netto di alcuni costi

specifici corrispondenti. Per reddito lordo standard si intende il valore del reddito lordo

corrispondente alla situazione media di una determinata regione o provincia e di una

determinata attività produttiva. La produzione lorda, a sua volta, è definita come la

somma del valore del prodotto principale (o dei prodotti principali) e del valore del

prodotto secondario (o dei prodotti secondari). Tali valori devono essere calcolati

moltiplicando la resa (produzione fisica unitaria) per il prezzo franco azienda e a netto

dell'IVA. La produzione lorda comprende anche l‟importo delle sovvenzioni relative ai

prodotti, alla superficie e/o al bestiame. Alla produzione lorda, calcolata come sopra

specificato, devono essere detratti i costi specifici1. I RLS sono riferiti ad un periodo

1a) per le produzioni vegetali: sementi e materiale di moltiplicazione (acquistati o prodotti in azienda), concimi

comprati, prodotti di protezione delle colture (fitofarmaci), spese varie specifiche, comprendenti: il costo dell'acqua

per l'irrigazione, le spese di riscaldamento, le spese di essiccazione, le spese di commercializzazione (ad esempio

cernita, pulitura, imballaggio, ecc.) e di trasformazione, le spese di assicurazione, gli altri costi specifici;

1b) per le produzioni animali: costi di sostituzione del bestiame (rimonta), alimentazione del bestiame, distinta in:

alimenti concentrati acquistati o prodotti in azienda (mangimi e/o granella), alimenti grossolani (foraggi), spese varie,

23

temporale di tre anni al fine di attenuare i picchi in positivo o in negativo che si possono

verificare nelle rese dei singoli anni a seguito di eventi contingenti (es. andamenti

meteorologici avversi). In pratica, quindi, i RLS vengono calcolati su dati medi

triennali.

I RLS vengono calcolati su base regionale sulla base dei dati empirici rilevati

direttamente presso le aziende. Il calcolo e l‟aggiornamento sono responsabilità degli

Organi di collegamento. Nell‟agosto del 2004, l’Istituto Nazionale di Economia

Agraria ha pubblicato la “Determinazione al 2000 dei Redditi Lordi Standard delle

colture agricole e del bestiame in allevamento ai fini della classificazione tipologica

comunitaria delle aziende agricole italiane”.

Sul sito RICA è possibile inoltre scaricare Redditi lordi standard "2002" delle principali

produzioni agricole italiane suddivisi per regione.

I RLS vengono calcolati utilizzando la valuta corrente nazionale e poi espressi in

Ecu/Euro. Le aziende in base alla loro dimensione economica vengono raggruppate in

classi di UDE. La dimensione economica delle aziende è espressa in termini di Unità di

Dimensione Europea (UDE). Il valore di 1 UDE è definito come un ammontare fisso di

Ecu/Euro di RLS; a partire dal 1984, 1 UDE è stata fissata pari a 1.200 Ecu/Euro.

In sintesi la procedura per il calcolo della dimensione economica aziendale in UDE è la

seguente:

1. identificazione delle attività (colture e allevamenti) presenti in azienda;

2. misurazione della dimensione fisica (ettari e numero capi di bestiame) delle attività;

3. calcolo del RLS di ogni attività aziendale moltiplicando il RLS di riferimento per la

dimensione aziendale dell'attività;

4. calcolo del RLS aziendale sommando i RLS di ogni singola attività;

5. definizione della dimensione economica aziendale dividendo il RLS aziendale per il

valore di 1 UDE (1.200 Ecu/Euro).

6.1.4 Campo di osservazione dati RICA

Il campo di osservazione della RICA è stata definito, dal Reg. (CEE) 79/65 e successive

modifiche come l‟insieme delle aziende agricole commerciali presenti nell‟universo

delle aziende agricole. Un‟azienda agricola può essere definita commerciale quando la

sua dimensione è tale da fornire all‟agricoltore una attività economica principale e un

livello di reddito sufficiente per il sostentamento dell'agricoltore e della sua famiglia. In

altre parole, un‟azienda per essere definita commerciale deve superare una dimensione

economica minima, che viene espressa in termini di RLS.

La procedura di calcolo del RLS aziendale viene infatti applicata a tutte le aziende

agricole censite appartenenti al cosiddetto universo CEE, che rappresenta l‟universo di

riferimento per l‟indagine RICA. All'interno dell'universo viene identificato il campo di

comprendenti: le spese veterinarie, le spese di monta e di fecondazione artificiale, le spese di controllo della resa e

simili, le spese di commercializzazione (ad esempio cernita, pulitura, imballaggio, ecc.) e di trasformazione, le spese

di assicurazione, gli altri costi specifici. Non vengono considerati i costi relativi a: manodopera, meccanizzazione,

fabbricati, carburanti, lubrificanti, riparazioni e ammortamenti delle macchine e lavori effettuati da terzi. Questi

ultimi, tuttavia, vengono considerati tra i costi da detrarre dalla produzione lorda nel caso in cui siano stati impiegati

per l'impianto o l'espianto delle colture permanenti oppure nell'ambito dell'essiccazione dei prodotti. I costi specifici

devono essere calcolati utilizzando i prezzi di fornitura all'azienda al netto dell'IVA e da essi deve essere detratto

l'importo di eventuali sovvenzioni connesse con l'acquisto dei fattori produttivi di cui ai costi esaminati.

24

osservazione rappresentato dall‟insieme di aziende, la cui dimensione economica supera

una determinata soglia, e perciò definite commerciali. Dato che ciascun Paese Membro

è caratterizzato da una differente struttura agricola, per ognuno di essi viene definita

un'apposita soglia. Nel caso dell‟Italia la soglia è stata fissata a 4 UDE a partire

dall'anno contabile 2002 (Reg. CE 1555/01); dal 1986 al 2001 la soglia era invece

fissata a 2 UDE.

Il campione di aziende osservato, viene annualmente monitorato al fine di rilevare tutti i

dati tecnici ed economici (SAU, PLV, COSTI, RLS, ULT, RNA) oltre ad una serie di

indicatori, utili a comprendere la realtà agricola del territorio in cui queste ricadono.

Pertanto, l‟analisi del campione RICA permette di elaborare valutazioni sull‟UAM che

tengono conto di due criteri individuati dalla normativa: la convenienza economica

dell‟attività agricola e la remunerazione del lavoro della famiglia agricola, facendo

riferimento a dati del campione della Calabria ricadente nell‟area di montagna e di

collina e di pianura.

6.1.5 Determinazione dei parametri: unità lavorativa uomo e reddito di

riferimento

Le Linee Guida definiscono che l‟UMA deve fornire almeno 2100 ore di lavoro annue

pari ad 1 ULU (unità lavorativa uomo).

Secondo i dati del campione RICA, le aziende montane calabresi riescono ad occupare

in media poco più di una unità lavorativa uomo. In particolare, minore è la dimensione

economica espressa in termini di RLS, minore è la quantità di lavoro utilizzato; le

aziende con una dimensione economica compresa tra 4 e 8 UDE riescono ad impiegare

all‟incirca una unità di lavoro uomo (0,98 ULT); di queste, circa il 78% è rappresentato

da lavoro familiare.

In altre parole il campione RICA ci dice che la dimensione aziendale compresa tra i 4 e

gli 8 UDE, riscontrata nei comuni montani calabresi, consente l‟impiego di una unità

lavorativa totale pari a 2100 ore di lavoro annue.

La SAU media delle aziende ricadenti in tale classe è pari a 6,28 ettari. La produzione

vendibile per ULT è pari a circa € 12.000 annue.

Tenendo conto che un UDE corrisponde a € 1.200 di RLS, alla classe 4 - 8 UDE

corrispondono 4800 - 9600 euro per anno di RLS.

Al fine di avere un valore unico, si considera il valore medio della classe 4-8, ossia 6

UDE. A tale valore corrisponde un RLS annuo pari a € 7.200,00.

Per le aziende di pianura e di collina, i dati RICA indicano che la dimensione aziendale

compresa tra gli 8 e i 16 UDE , consente l‟impiego di una unità lavorativa totale ( 1,09

per la pianura e 1,17 per la collina) .

La SAU media delle aziende di pianura ricadenti in tale classe è pari a 8,62 ettari ,

mentre per le aziende di collina è pari a 8,87 ettari . La produzione vendibile per ULT è

pari a circa € 32.000 annue.

Tenendo conto che un UDE corrisponde a € 1.200 di RLS, alla classe 8 - 16 UDE

corrispondono 9600 – 19.200 euro per anno di RLS.

Al fine di avere un valore unico, si considera un valore intermedio della classe 8 - 16,

ossia 8 UDE per i terreni di collina e 10 UDE per i terreni di pianura.

A tale valore corrisponde un RLS annuo pari a €. 9.600 per le aziende di collina e €

12.000 per le aziende di pianura.

Il valore ottenuto dai dati RICA, può essere considerato accettabile in quanto, oltre a

soddisfare il requisito dell‟unità lavorativa minima, definisce una redditività che

consente alle aziende agricole del comprensorio di restare sul mercato e di continuare a

produrre secondo degli standard di buona tecnica agraria.

25

Tale valore, verrà preso in considerazione come livello di reddito limite per la

definizione dell‟unità aziendale minima (UAM). L‟esercizio dell‟attività agricola potrà

definirsi economicamente conveniente quando il reddito lordo standard supera €

7.200,00 per le aziende di montagna , 9.600,00 per le aziende di collina e €.12.000,00

per le aziende di pianura.

Tabella 5 – Dati medi strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per classi di UDE

D - Pianura CALABRIA - 2002

VARIABILI CLASSI DI UDE

2 - 4 4 - 8 8 - 16 16 - 40 40 - 100 > 100 TOTALE

Aziende n. 0 18 28 33 5 6 90

Superficie totale (ST) media ha --- 2,83 8,81 22,63 37,51 54,32 17,31

SAU media ha --- 2,73 8,62 21,54 36,40 53,49 16,71

SAU affitto % --- 2,03 41,92 57,34 12,64 61,24 48,48

SAU irrigata % --- 42,71 27,43 22,15 22,53 69,15 33,74

SAU foraggera % --- 4,06 29,54 48,03 3,85 30,85 34,61

Familiari R. O. % --- 75,00 91,67 92,45 100,00 50,00 85,19

Ore totali n. --- 1.519 2.276 4.050 4.673 8.482 3.322

Ore familiari R. O. % --- 77,04 68,31 60,79 52,67 22,38 56,71

Ore familiari N. R. O. % --- 10,96 3,56 0,00 0,00 9,43 3,37

Ore salariati % --- 12,00 28,12 39,21 47,33 68,19 39,92

Unità di lavoro totali (ULT) n. --- 0,71 1,09 1,78 1,90 3,01 1,44

Capitale fondiario / ST euro --- 23.499 12.626 10.628 11.568 21.643 13.783

Capitale fondiario / ULT euro --- 93.915 102.110 134.933 228.286 391.129 165.662

Capitale di esercizio / SAU euro --- 2.453 2.432 2.657 1.178 3.820 2.683

Capitale di esercizio / ULT euro --- 9.459 19.236 32.094 22.563 67.981 31.135

Potenza meccanica / SAU K.W. --- 5,21 4,34 2,47 2,65 3,11 2,91

Noleggi passivi / SAU euro --- 0 363 20 164 0 88

UBA / SAU foraggera n. --- 0,00 1,36 1,41 1,72 2,77 1,68

Investimenti fissi lordi / SAU euro --- 7.132 3.908 1.578 3.193 9.575 4.035

Ammortamenti / SAU euro --- 417 295 210 196 509 292

Produzione vendibile / SAU euro --- 3.724 3.214 2.500 2.275 5.922 3.358

Valore aggiunto / SAU euro --- 3.028 2.101 1.870 1.714 2.605 2.083

Prodotto netto / SAU euro --- 2.634 2.150 1.690 1.642 2.137 1.884

Costi variabili / SAU euro --- 982 1.165 1.133 685 3.723 1.632

Reddito netto / SAU euro --- 2.257 1.660 1.175 1.233 1.307 1.323

Valore aggiunto / ULT euro --- 11.674 16.620 22.592 32.831 46.359 24.169

Produzione vendibile / ULT euro --- 14.357 25.429 30.204 43.576 105.370 38.959

Prodotto netto / ULT euro --- 10.154 17.012 20.419 31.452 38.022 21.865

Reddito netto / UL familiari euro --- 10.153 19.224 23.109 40.793 59.203 24.730

Reddito netto / ore familiari euro/cent --- 4,62 8,74 10,28 18,24 25,91 11,08

(1) La superficie foraggera fa riferimento solo alle aziende che presentano un carico effettivo di UBA.

Tabella 6 - Dati medi strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per classi

di UDE

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C - Collina CALABRIA – 2002

VARIABILI CLASSI DI UDE

2 - 4 4 - 8 8 - 16 16 - 40 40 - 100 > 100 TOTALE

Aziende n. 0 147 240 212 57 17 673

Superficie totale (ST) media Ha --- 5,51 9,20 18,16 33,05 91,19 15,31

SAU media Ha --- 5,32 8,87 17,53 31,26 85,70 14,66

SAU affitto % --- 22,66 27,80 29,94 34,54 44,35 31,86

SAU irrigata % --- 17,12 15,67 13,15 15,87 12,01 14,33

SAU foraggera % --- 23,70 25,20 30,03 18,94 12,29 23,86

Familiari R. O. % --- 85,71 82,16 85,76 82,93 95,00 84,36

Ore totali n. --- 1.917 2.518 3.052 4.456 6.445 2.818

Ore familiari R. O. % --- 79,84 76,54 67,09 42,83 24,24 66,27

Ore familiari N. R. O. % --- 9,20 8,78 7,26 5,80 1,31 7,49

Ore salariati % --- 10,95 14,68 25,66 51,37 74,46 26,24

Unità di lavoro totali (ULT) n. --- 0,89 1,17 1,42 1,70 1,66 1,24

Capitale fondiario / ST Euro --- 12.825 12.140 11.516 13.449 13.978 12.477

Capitale fondiario / ULT Euro --- 79.233 95.463 147.572 261.959 767.249 153.498

Capitale di esercizio / SAU Euro --- 2.408 2.398 2.003 1.752 1.301 1.971

Capitale di esercizio / ULT Euro --- 14.344 18.176 24.777 32.280 67.112 23.223

Potenza meccanica / SAU K.W. --- 5,00 4,08 2,94 2,70 1,75 3,00

Noleggi passivi / SAU Euro --- 237 103 20 16 0 52

UBA / SAU foraggera n. --- 2,32 2,94 2,62 2,90 1,46 2,59

Investimenti fissi lordi / SAU Euro --- 2.433 2.529 1.493 2.211 1.253 1.885

Ammortamenti / SAU Euro --- 255 220 149 182 109 173

Produzione vendibile / SAU Euro --- 2.471 2.410 2.295 2.699 1.889 2.347

Valore aggiunto / SAU Euro --- 1.590 1.663 1.689 2.088 1.441 1.711

Prodotto netto / SAU Euro --- 1.542 1.533 1.575 1.944 1.327 1.593

Costi variabili / SAU Euro --- 906 962 920 959 724 906

Reddito netto / SAU Euro --- 1.251 1.231 1.276 1.540 958 1.265

Valore aggiunto / ULT Euro --- 9.475 12.601 20.892 38.474 74.310 20.155

Produzione vendibile / ULT Euro --- 14.724 18.268 28.397 49.720 97.464 27.649

Prodotto netto / ULT Euro --- 9.185 11.621 19.487 35.809 68.429 18.770

Reddito netto / UL familiari Euro --- 8.577 11.197 21.713 49.025 109.768 19.648

Reddito netto / ore familiari euro/cent --- 3,90 5,08 9,86 22,21 49,89 8,92

(1) La superficie foraggera fa riferimento solo alle aziende che presentano un carico effettivo di UBA.

27

2 - 4 4 - 8 8 - 16 16 - 40 40 - 100 > 100 TOTALE

Aziende n. 0 28 43 52 17 3 143

Superficie totale (ST) media ha --- 6,73 9,91 19,44 46,83 --- 18,42

SAU media ha --- 6,28 9,62 18,87 45,93 --- 17,87

SAU affitto % --- 14,42 44,77 33,29 8,12 --- 25,66

SAU irrigata % --- 11,02 7,13 4,97 8,52 --- 7,07

SAU foraggera % --- 38,85 36,69 28,50 33,50 --- 30,19

Familiari R. O. % --- 72,09 65,67 93,75 86,21 --- 79,33

Ore totali n. --- 2.097 2.654 3.099 5.346 --- 3.155

Ore familiari R. O. % --- 77,94 64,54 60,91 45,43 --- 59,22

Ore familiari N. R. O. % --- 7,92 11,77 3,29 3,30 --- 5,85

Ore salariati % --- 14,14 23,70 35,80 51,27 --- 34,94

Unità di lavoro totali (ULT) n. --- 0,98 1,26 1,40 1,86 --- 1,35

Capitale fondiario / ST euro --- 9.111 13.901 12.711 12.381 --- 12.578

Capitale fondiario / ULT euro --- 62.609 109.493 176.294 311.075 --- 171.800

Capitale di esercizio / SAU euro --- 1.816 2.446 1.664 1.163 --- 1.630

Capitale di esercizio / ULT euro --- 11.647 18.711 22.399 28.657 --- 21.606

Potenza meccanica / SAU K.W. --- 5,17 4,15 2,89 1,73 --- 2,70

Noleggi passivi / SAU euro --- 77 23 11 0 --- 13

UBA / SAU foraggera n. --- 1,87 2,30 1,72 1,46 --- 1,85

Investimenti fissi lordi / SAU euro --- 1.443 1.323 1.311 1.389 --- 1.378

Ammortamenti / SAU euro --- 205 263 157 154 --- 176

Produzione vendibile / SAU euro --- 1.890 2.497 2.026 1.914 --- 2.144

Valore aggiunto / SAU euro --- 1.255 1.827 1.515 1.510 --- 1.621

Prodotto netto / SAU euro --- 1.127 1.580 1.349 1.378 --- 1.457

Costi variabili / SAU euro --- 870 1.032 860 605 --- 820

Reddito netto / SAU euro --- 826 1.177 1.007 1.033 --- 1.098

Valore aggiunto / ULT euro --- 8.052 13.977 20.396 37.208 --- 21.483

Produzione vendibile / ULT euro --- 12.123 19.102 27.281 47.151 --- 28.421

Prodotto netto / ULT euro --- 7.228 12.088 18.161 33.964 --- 19.312

Reddito netto / UL familiari euro --- 6.357 12.355 21.073 40.087 --- 21.100

Reddito netto / ore familiari euro/cent --- 2,88 5,59 9,55 18,21 --- 9,56

(1) La superficie foraggera fa riferimento solo alle aziende che presentano un carico effettivo di UBA.

VARIABILI CLASSI DI UDE

Dati medi strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per classi di UDE - MONTAGNA Calabria

Tabella 7

28

6.1.6 Determinazione del Reddito Lordo Standard per coltura

Allo scopo di individuare l‟RLS per ettaro di coltura si sono utilizzati i dati RICA 2002,

aggregati per regione ma sufficientemente disaggregati per tipologia produttiva. Tali

dati definiscono il RLS per ettaro di coltura o per capo allevato.

Codice Descrizione

G02 Agrumeti 5.946,00€ 519,00€ 5.427,00€

D35 Altre colture industriali 2.657,00€ 459,00€ 2.198,00€

D20 Altre colture per seminativi 609,00€ 129,00€ 480,00€

G06 Altre colture permanenti 1.352,00€ 96,00€ 1.256,00€

D33 Altre colture tessili 1.406,00€ 198,00€ 1.208,00€

D18B Altre foraggere avvicendate 1.169,74€ 231,43€ 938,31€

D30 Altre oleaginose erbacee 463,50€ 109,00€ 354,50€

D08 Altri cereali 648,74€ 167,49€ 481,25€

J16 Altro pollame - 100 capi 3.331,47€ 2.477,85€ 853,62€

J18 Api (alveare) 101,95€ 20,63€ 81,33€

D05 Avena 629,23€ 118,00€ 511,23€

D11 Barbabietola da zucchero 3.631,00€ 502,00€ 3.129,00€

J02 Bovini < 1 anno - totale 1.344,38€ 558,66€ 785,72€

J04 Bovini < 2 anni - femmine 630,42€ 558,07€ 72,35€

J03 Bovini < 2 anni - maschi 903,56€ 627,55€ 276,02€

J08 Bovini > 2 anni - altre vacche 624,95€ 483,36€ 141,59€

J05 Bovini > 2 anni - maschi 946,83€ 776,89€ 169,95€

J14 Broilers - 100 capi 963,61€ 757,89€ 205,71€

D32 Canapa 1.464,00€ 325,00€ 1.139,00€

J10B Caprini - altri 99,28€ 81,84€ 17,45€

J10A Caprini - fattrici 173,46€ 82,57€ 90,89€

G07 Colture permanenti in serra (Frutteti - di origine temperata) 7.150,19€ 441,67€ 6.708,52€

D26 Colza 631,80€ 122,00€ 509,80€

J17 Conigli - fattrici 134,53€ 87,32€ 47,22€

J01 Equini 407,75€ 380,37€ 27,37€

D16 Fiori - all'aperto 47.121,64€ 9.643,46€ 37.478,19€

D17 Fiori - in serra 129.193,36€ 22.347,46€ 106.845,90€

D02 Frumento duro 1.017,80€ 155,00€ 862,80€

D01 Frumento tenero 773,70€ 141,00€ 632,70€

G01B Frutteti - di origine sub tropicale (actinidia) 9.531,00€ 506,00€ 9.025,00€

G01A Frutteti - di origine temperata 7.150,19€ 441,67€ 6.708,52€

G01C Frutteti - frutta a guscio 2.070,00€ 370,00€ 1.700,00€

I02 Funghi (100 mq) - rls/anno (7,2 raccolti) 31.242,00€ 4.718,24€ 26.523,76€

R139 Funghi (100 mq) - rls/raccolto 4.339,17€ 655,31€ 3.683,86€

J06 Giovenche > 2 anni 495,51€ 419,02€ 76,50€

D27 Girasole 697,30€ 94,00€ 603,30€

D09 Leguminose da granella 656,14€ 113,29€ 542,86€

D31 Lino 1.347,00€ 71,00€ 1.276,00€

D24 Luppolo (Piante aromatiche, medicinali e da condimento) 5.986,87€ 1.182,29€ 4.804,58€

D06 Mais 1.602,46€ 218,00€ 1.384,46€

G03B Oliveti - per olive da olio (olio) 5.253,84€ 956,00€ 4.297,84€

G03A Oliveti - per olive da tavola 6.150,19€ 815,00€ 5.335,19€

D14B Orticole - all'aperto - in orto industriale 11.415,71€ 2.421,59€ 8.994,12€

D14A Orticole - all'aperto - in pieno campo 6.575,85€ 1.031,67€ 5.544,18€

D15 Orticole - in serra 22.273,22€ 3.862,80€ 18.410,42€

D04 Orzo 643,71€ 129,00€ 514,71€

J15 Ovaiole - 100 capi (prodotto principale = numero uova) 2.173,85€ 1.734,00€ 439,85€

J09B Ovini - altri 215,16€ 94,77€ 120,39€

J09A Ovini - fattrici 130,43€ 61,64€ 68,79€

F02 Pascoli magri 99,77€ 30,02€ 69,75€

D10 Patate 4.097,00€ 683,00€ 3.414,00€

D34 Piante aromatiche, medicinali e da condimento 5.986,87€ 1.182,29€ 4.804,58€

D12 Piante sarchiate foraggere 2.129,18€ 501,68€ 1.627,50€

D18A Prati e pascoli temporanei 1.099,14€ 452,92€ 646,22€

F01 Prati permanenti e pascoli 585,16€ 104,60€ 480,56€

D07 Riso 2.190,00€ 670,00€ 1.520,00€

D03 Segale 590,00€ 254,00€ 336,00€

D19 Sementi e piantine per seminativi 20.696,00€ 13.560,00€ 7.136,00€

I08AD22Set aside - terreni a riposo senza uso economico 124,58€ -€ 124,58€

D28 Soia 783,50€ 90,00€ 693,50€

J13 Suini - altri 422,96€ 293,72€ 129,24€

J11 Suini - lattonzoli < 20 Kg 44,71€ 12,99€ 31,72€

J12 Suini - scrofe >50 Kg 939,73€ 471,37€ 468,36€

D23 Tabacco (secco) 8.585,20€ 828,40€ 7.756,80€

J07 Vacche da latte 2.309,98€ 1.337,12€ 972,86€

G04C Vigneti - per uva da tavola 6.705,90€ 564,00€ 6.141,90€

G04B Vigneti - per uva da vino comune (uva) 4.735,08€ 480,00€ 4.255,08€

G04A Vigneti - per uva da vino di qualità (uva) 5.321,44€ 689,00€ 4.632,44€

G05 Vivai 51.570,00€ 12.696,00€ 38.874,00€

Redditi lordi standard "2002" delle produzioni agricole calabresi (DATI RICA)

(Dati per ettaro o per capo: quantità in chilogrammi e valori in euro, salvo diversa indicazione)

Reddito lordo

standard

Coltura

***

Allevamento

Produzione lorda (prodotti

principali, prodotti

secondari, premi e aiuti)

Costi specifici variabili

(sementi, ferilizzanti,

difesa / rimonta, alimenti,

spese vetarinerie e altre)

Tabella 1

29

Tabella 9 - Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA

per le principali colture, escluso set-aside (in ordine di consistenza numerica)

C - Collina CALABRIA - 2002

VARIABILI olivo Frumento duro Avena Erb. Polif. Orzo Arancio Mais Vite Pascolo

dati medi

Superficie ha 6,54 7,66 4,58 5,95 2,78 2,74 2,32 0,99 9,65

% Sup. Irrigata % 9,55 11,89 8,87 6,00 7,39 92,88 24,26 8,51 1,02

Qta prodotta prod. Princ. Tonn. 30 19 11 48 6 50 11 7 131

Qta venduta prod. Princ. % 10 95 72 21 65 99 33 26 0

indici per ettaro

Resa unit. prod. princ. (3) Tonn. 4,64 2,50 2,35 8,10 2,27 18,41 4,63 6,61 13,59

Prod. lorda della coltura (2) euro 2.227 984 603 658 620 4.226 1.147 3.789 164

Costi spec. della coltura (2) euro 173 188 139 121 172 309 214 300 48

di cui reimpieghi euro 3 4 8 19 2 3 42 2 24

Marg. Lordo della coltura (2) euro 2.054 797 464 538 448 3.917 933 3.489 115

indici per tonnellata (3)

Prod. lorda prod. princ. euro/cent 479,63 350,43 221,98 81,29 239,16 229,48 247,60 573,00 12,05

Costi spec. della coltura euro/cent 37,17 75,09 59,25 14,91 75,65 16,80 46,13 45,32 3,56

Prezzo vendita prod. princ. euro/cent 305,21 174,46 172,69 82,26 186,16 219,16 225,57 519,31 0

Tabella 8 - Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA

per le principali colture, escluso set-aside (in ordine di consistenza numerica)

D - Pianura CALABRIA - 2002

VARIABILI Olivo arancio Frum. duro orzo pomodoro Medica fieno vite Erb. Polif Pesco Mais

dati medi

Superficie ha 6,76 3,95 12,72 7,64 2,41 5,94 0,79 5,11 3,30 3,39

% Sup. Irrigata % 23,23 97,27 11,54 0,00 99,24 100,00 7,01 9,79 100,00 98,58

Qta prodotta prod. princ. Tonn. 38 50 38 26 147 59 8 49 32 18

Qta venduta prod. princ. % 23 103 94 36 99 11 78 7 98 0

indici per ettaro

Resa unit. prod. princ. (3) Tonn. 5,58 12,54 3,01 3,41 60,88 10,00 10,53 9,59 9,81 5,26

Prod. Lorda della coltura (2) euro 2.734 2.585 1.084 703 6.963 998 5.534 845 3.376 1.488

Costi spec. della coltura (2) euro 250 251 242 223 1.310 180 420 162 313 360

di cui reimpieghi euro 2 0 3 0 4 0 0 40 15 0

Marg. Lordo della coltura (2) euro 2.484 2.334 843 480 5.654 818 5.114 684 3.063 1.128

indici per tonnellata (3)

Prod. Lorda prod. princ. euro/cent 490,04 206,21 336,76 188,03 114,37 99,81 525,43 88,13 344,07 249,18

Costi spec. della coltura euro/cent 44,79 20,02 80,23 65,30 21,51 18,03 39,87 16,84 31,93 68,47

Prezzo vendita prod. Princ. euro/cent 235,98 200,25 168,32 149,10 113,13 100,00 525,42 103,33 343,95 0,00

30

Tabella 9 (segue) - Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA

per le principali colture, escluso set-aside (in ordine di consistenza numerica)

C - Collina CALABRIA - 2002

VARIABILI Clementine Fogagg. Avvic. Fave Frum. Tenero Pomodoro Melanzana Forag. in genere Fieno Prato Pascolo

dati medi

Superficie ha 2,69 3,32 2,78 4,52 0,88 1,07 2,51 4,47 7,72

% Sup. Irrigata % 86,77 1,60 7,67 1,13 71,84 63,69 1,29 12,87 0,73

Qta prodotta prod. Princ. Tonn. 40 26 6 12 23 18 84 36 228

Qta venduta prod. Princ. % 100 20 65 92 99 100 0 55 0

indici per ettaro

Resa unit. prod. princ. (3) Tonn. 14,90 7,95 1,99 2,69 25,83 16,77 33,55 8,08 29,51

Prod. lorda della coltura (2) euro 6.581 652 601 755 7.235 6.007 412 806 341

Costi spec. della coltura (2) euro 446 165 168 178 1.559 1.309 165 182 71

di cui reimpieghi euro 0 43 17 2 23 12 82 77 11

Marg. Lordo della coltura (2) euro 6.135 488 433 577 5.677 4.698 246 624 270

indici per tonnellata (3)

Prod. lorda prod. princ. euro/cent 441,81 82,08 301,72 226,09 280,11 358,29 12,27 99,78 11,54

Costi spec. della coltura euro/cent 29,94 20,74 84,41 66,16 60,34 78,07 4,93 22,56 2,41

Prezzo vendita prod. princ. euro/cent 428,24 84,53 233,01 187,00 277,67 357,55 0,00 96,27 0,00

I dati RICA, non includono le produzioni del settore forestale. Per tale settore si è fatto

ricorso a informazioni raccolte da soggetti direttamente coinvolti nel settore boschivo.

Da tali fonti si è evinto che in media un ettaro di bosco ceduo determina un reddito

lordo standard di € 250,00 l’anno, mentre un bosco d’alto fusto si aggira sui 300

euro l’anno.

VARIABILI

unità

misura

olivo (per

olio)

frumento

duro avena

frumento

tenero patata orzo

prato

pascolo castagno

mais

nostrano

erbaio polifita

(fieno)

medica

(fieno) fava e favetta

dati medi

Superficie ha 7,71 10,70 3,01 8,07 7,92 2,69 16,31 6,76 1,64 6,58 2,75 4,58

% Sup. Irrigata % 7,31 2,27 5,05 0,56 9,42 2,48 0,31 11,63 44,11 0,00 93,94 8,73

Qta prodotta prod. princ. Tonn. 41 26 7 22 199 6 435 12 6 45 28 12

Qta venduta prod. princ. % 10 94 62 86 99 46 0 99 79 57 18 15

indici per ettaro

Resa unit. prod. princ. Tonn. 5,27 2,42 2,44 2,76 25,10 2,35 26,67 1,80 3,52 6,80 10,33 2,51

Prod. lorda della coltura euro 2.624 994 631 788 4.166 618 220 1.137 988 636 1.112 762

Costi spec. della coltura euro 304 194 152 177 681 177 53 65 155 194 332 208

di cui reimpieghi euro 3 3 4 11 1 6 32 2 27 97 15 17

Marg. Lordo della coltura euro 2.320 799 479 611 3.485 441 166 1.072 833 442 780 555

indici per tonnellata

Prod. lorda prod. princ. euro/cent 497,66 365,75 224,03 221,26 165,99 228,61 8,23 633,00 280,95 93,44 107,58 303,65

Costi spec. della coltura euro/cent 57,73 80,31 62,23 64,40 27,13 75,30 2,00 36,16 44,05 28,50 32,13 82,71

Prezzo vendita prod. princ. euro/cent 253,37 174,93 171,86 183,63 165,26 169,32 0,00 590,36 210,99 93,16 106,45 239,41

Fonte: campione Rica 2002 - Calabria

* collina

Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per le principali colture, escluso set-aside - Montagna Calabria - 2002

Tabella 10

31

Tabella 11 - Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per i principali allevamenti (in ordine di consistenza numerica)

C - Collina CALABRIA - 2002

VARIABILI

Bovino

da

carne

Bovino

misto

Ovino

misto

Bovino

da

latte

Ovino

da

Latte

Caprino

misto Suinicolo

Ovino

da

Carne

Caprino

da latte

Caprino

da

carne

Dati medi

U. B. A. n. 11,91 14,15 11,50 26,94 21,68 9,90 9,57 8,51 7,71 8,10

Capi in produzione (1) n. 8,58 10,11 94,95 21,17 212,10 85,29 9,07 71,12 74,53 65,92

Prodotto principale (2) Tonn. 3,21 31,98 8,70 81,10 24,87 9,65 1,60 8,00 1,72

Dati per U. B. A. (2) (4)

Produz. lorda in c/cap. euro 460 230 304 211 254 278 424 307 245 303

Produz. lorda compl. euro 533 610 541 695 677 560 429 370 674 369

Costi specifici euro 268 304 252 340 322 269 183 158 330 154

di cui reimpieghi euro 180 171 138 138 105 149 33 106 111 118

Marg. Lordo euro 265 307 289 355 355 291 246 212 344 215

Resa unit. prodotto principale (Tonn./Capo) 0,37 3,16 0,09 3,83 0,12 0,11 0,02 0,11 0,03

Dati per tonnellata (2)

Prod. lorda prodotto principale euro/cent 161 162 271 157 286 262 241 310 235

Prezzo vendita euro/cent 162 273 157 280 270 310

Tabella 12- Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende

RICA

per i principali allevamenti (in ordine di consistenza numerica)

D - Pianura CALABRIA - 2002

VARIABILI Ovino misto

Dati medi

U. B. A. n. 34,84

Capi in produzione (1) n. 339,35

Prodotto principale (2) Tonn. 46,61

Dati per U. B. A. (2) (4)

Produz. lorda in c/cap. Euro 255

Produz. lorda compl. Euro 663

Costi specifici Euro 327

di cui reimpieghi Euro 253

Marg. Lordo Euro 337

Resa unit. prodotto principale (Tonn./Capo) 0,14

Dati per tonnellata (2)

Prod. lorda prodotto principale euro/cent 304

Prezzo vendita euro/cent 307

32

VARIABILI unità misuraBovino da

carne

O vino

mistoSuinicolo

Bovino da

latte

Caprino

misto

O vino da

Carne

Dati medi

U. B. A. n. 14,88 13,54 16,29 25,58 3,98 16,13

Capi in produzione (1) n. 12,52 127,07 16,50 18,80 36,04 128,56

Prodotto principale (2) Tonn. 4,78 14,98 64,90 3,88 3,00

Dati per U. B. A.

Produz. lorda in c/cap. euro 416 278 492 199 301 294

Produz. lorda compl. euro 500 620 492 632 591 366

Costi specifici euro 268 294 232 295 259 150

di cui reimpieghi euro 217 211 46 144 171 117

Marg. Lordo euro 232 326 260 337 332 216

Resa unit. prodotto principale (Tonn./Capo) 0,38 0,12 3,45 0,11 0,02

Dati per tonnellata (2)

Prod. lorda prodotto principale euro/cent 164 302 163 256 243

Prezzo vendita euro/cent 306 163 256

Fonte: dati Rica 2002 Calabria

Dati strutturali ed indicatori economici delle aziende RICA per i principali allevamenti - Montagna - Calabria (2002)

Tabella 13

6.1.7 Indicazioni per la determinazione dell’UAM per i principali comparti

produttivi e per area agricola in base al RLS

I parametri precedentemente illustrati sono stati utilizzati al fine di fornire indicazioni

per la definizione dell‟UAM per i principali comparti produttivi dell‟agricoltura del

Comune. I valori di indicativi dell‟UAM sono stati determinati dividendo il RLS

minimo per definire un‟azienda agricola commerciale (6 UDE e cioè 7.200 euro di

RLS per i terreni ricadenti in montagna , 8 UDE e cioè 9600 di RLS euro per i

terreni di collina , 10 UDE e cioè 12.000 di RLS per i terreni di pianura) per il RLS

medio riferito al 2002 ottenuto dalle aziende del campione RICA dei comparti

produttivi del territorio .

La tabella seguente sintetizza i risultati raggiunti.

33

Tabella 14 - UNITA' MINIMA AZIENDALE PER LE PRINCIPALI COLTURE DEL COMUNE DI FRASCINETO

Coltura - Allevamento

Produzione lorda

(Prodotto principale, prodotti secondari,

premi e aiuti)

Costi specifici variabili (Sementi, fertilizzanti,

difesa/rimonta,

alimenti, spese veterinarie e altri

Reddito lordo standard

UNITA' MINIMA AZIENDALE

(HA)

Codice Descrizione Valore Valore Valore Montagna Collina Pianura

RLS minimo (6-8-10 UDE) (7.200) (9.600) (12.000)

D35 Altre colture industriali € 2.657,00 € 459,00 € 2.198,00 5,4

D20 Altre colture per seminativi € 452,00 € 129,00 € 323,00 15 20 25

G06 Altre colture permanenti € 1.352,00 € 96,00 € 1.256,00 5,7 7,6 9.5

D18B Altre foraggere avvicendate € 1.095,10 € 231,43 € 938,31 4,5 10,2 12,7

D08 Altri cereali € 494,28 € 167,49 € 481,25 15 20 25

D05 Avena € 424,23 € 118,00 € 511,23 14 18,7 23,4

G07 Colture permanenti in serra (Frutteti - di origine temperata) € 7.150,19 € 441,67 € 6.708,52 1,4 1,7

D16 Fiori - all'aperto € 47.121,64 € 9.643,46 € 37.478,19 0,25 0,3

D17 Fiori - in serra € 129.193,36 € 22.347,46 € 106.845,90 0,08 0,1

D02 Frumento duro € 469,80 € 155,00 € 862,80 8,3 11 13,9

D01 Frumento tenero € 521,70 € 141,00 € 632,70 11,3 15 18,9

G01B Frutteti - di origine sub tropicale (actinidia) € 9.531,00 € 506,00 € 9.025,00 1,3

G01A Frutteti - di origine temperata € 7.150,19 € 441,67 € 6.708,52 1,07 1,4 1,7

G01C Frutteti - frutta a guscio € 2.070,00 € 370,00 € 1.700,00 4,2 5,6 7

I02

Funghi (100 mq) - rls/anno (7,2

raccolti) € 31.242,00 € 4.718,24 € 26.523,76 0,27 0,36 0,45

R139 Funghi (100 mq) - rls/raccolto € 4.339,17 € 655,31 € 3.683,86 1,9 2,6 3,2

D09 Leguminose da granella € 489,22 € 113,29 € 542,86 13,2 17,6 22

D24

Luppolo (Piante aromatiche,

medicinali e da condimento) € 5.986,87 € 1.182,29 € 4.804,58 1,5 2 2,5

D06 Mais € 1.460,46 € 218,00 € 1.384,46 5,2 7 8,6

G03B Oliveti - per olive da olio (olio) € 4.042,84 € 956,00 € 4.297,84 1,67 2,2 2,8

G03A Oliveti - per olive da tavola € 6.150,19 € 815,00 € 5.335,19 1,3 1,8 2,2

D14B

Orticole - all'aperto - in orto

industriale € 11.415,71 € 2.421,59 € 8.994,12 0,8 1,06 1,3

D14A

Orticole - all'aperto - in pieno

campo € 6.575,85 € 1.031,67 € 5.544,18 1,3 1,7 2,1

D15 Orticole - in serra € 22.273,22 € 3.862,80 € 18.410,42 0,4 0,5 0,6

D04 Orzo € 445,71 € 129,00 € 514,71 14 18,6 23

D10 Patate € 4.097,00 € 683,00 € 3.414,00 2,1 2,8 3,5

D34

Piante aromatiche, medicinali e

da condimento € 5.986,87 € 1.182,29 € 4.804,58 1,5 2 2,5

D12 Piante sarchiate foraggere € 1.907,38 € 501,68 € 1.627,50 4,4 5,9 7,3

D18A Prati e pascoli temporanei € 1.043,63 € 452,92 € 646,22 11 14,8 18,5

F01 Prati permanenti e pascoli € 542,41 € 104,60 € 480,56 15 20 25

D19

Sementi e piantine per

seminativi € 20.696,00 € 13.560,00 € 7.136,00 1 1,3 1,7

J07 Vacche da latte € 2.136,89 € 1.337,12 € 972,86 7,4 9,8 12,3

G04C Vigneti - per uva da tavola € 6.705,90 € 564,00 € 6.141,90 1,5 1,9

G04B Vigneti - per uva da vino comune (uva) € 4.735,08 € 480,00 € 4.255,08 1,7 2,2 2,8

G04A

Vigneti - per uva da vino di

qualità (uva) € 5.321,44 € 689,00 € 4.632,44 2 2,8

G05 Vivai € 51.570,00 € 12.696,00 € 38.874,00 0,24 0,3

Bosco Ceduo € 250,00 28 38

Bosco ad Alto Fusto € 300,00 24 32

34

6.1.8 Indicazioni per la determinazione dell’UAM per i principali comparti produttivi e per

area agricola in base alle ore lavorative

La determinazione dell‟unita minima aziendale, è stata fatta anche con la tabella regionale del

fabbisogno delle ore lavorative per ogni singola coltura agraria in funzione del grado di

meccanizzazione aziendale.

Il fabbisogno di lavoro per Ha di coltura e per UBA indicate nella tabella che segue sono state

determinate tenendo conto sia dei tempi tecnicamente occorrenti per l‟esecuzione delle operazioni,

sia dei tempi necessari in ogni azienda per le operazioni di carattere generale (manutenzioni,

commercializzazione dei prodotti, spostamenti, controlli, ecc.)..

Grado di meccanizzazione

Scarso, quando le operazioni colturali normalmente meccanizzabili vengono eseguite totalmente o

prevalentemente a mano;

Elevato, quando la totalità delle operazioni normalmente meccanizzabile viene eseguita con

macchine adeguate;

Medio, in tutti gli altri casi.

Il grado di meccanizzazione scarso è quindi riservato a:

aziende con gravi carenze di dotazione di macchinari o che, per particolari motivi non possono

ricorrere ai noleggi esterni.

aziende che, per particolari condizioni di giacitura e/o sistemazione dei terreni, debbono eseguire

manualmente anche quelle operazioni che altrove sono meccanizzabili.

Ortaggi in coltura annuale: colture orticole che consentono al massimo il succedersi di due

coltivazioni sullo stesso appezzamento nel corso dell‟anno.

Orto in coltura intensiva: superficie sulla quale si succedono nel corso dell‟anno 3 o più colture.

6.1.9 Note per l’attribuzione delle ore lavorative al Bestiame

Rispondenza tecnica delle strutture zootecniche:

scarsa: quando le operazioni di alimentazione ed abbeveraggio, mungitura e sgombero

letame, necessarie per il tipo di allevamento in esame vengono eseguite totalmente o

prevalentemente a mano;

Tabella 15 – Valori indicativi per l'Unità Aziendale Minima per i principali ordinamenti

produttivi del Comune di Frascineto

Ordinamenti produttivi UAM

Zootecnia

(dati per ettaro) (dati per UBA)

caprino misto 4 4

Ovini 4 6

Suinicolo 4 18

Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA 2002

35

elevata: quando le operazioni di alimentazione ed abbeveraggio, mungitura e sgombero

letame, necessarie per il tipo di allevamento in esame sono adeguatamente meccanizzate;

medio: in tutti gli altri casi.

Allevamento allo stato libero:

Nel caso di allevamento allo stato libero (cioè con pascolamento nella maggior parte dell‟anno),

adottare le ore indicate nella colonna della rispondenza tecnica elevata delle strutture zootecniche,

ulteriormente ridotte del 30%.

Tenuto conto della tabella delle ore lavorative per ettaro delle singole colture, utilizzata dalla

Regione Calabria per i piani di miglioramento aziendali (PMA) , considerato che 1 ULU (Unità

Lavorativa Uomo) corrisponde a 2100 ore, le UMA per coltura e per grado di meccanizzazione

aziendale sono le seguenti:

Tabella 16 – ORE LAVORATIVE / HA / ANNO GRADO DI MECCANIZ.

COLTURE - (Unità di riferimento: 1 ettaro) scarso medio elevato

Grano-Orzo-Segale-Avena 175 140 120

Riso 170 145 120

Mais da granella-Sorgo-Leguminose da granella 200 160 130

Mais trinciato 130 100

Patata-Barbabietola da zucchero e da foraggio 300 200 150

Piante da seme oleaginoso 180 150 120

Prati permanenti ed in rotazione 180 150 130

Erbai intercalari 120 100 80

Pascoli di pianura e collina 35 25

Pascoli di collina depressa e montagna 10

Ortaggi in coltura annuale 850 700 550

Orto in coltura intensiva 2200 1800

Menta ed altre piante officinali 550 450 350

Fragola 2450 2200 1900

Lampone-Mirtillo-Ribers 2450 2200 1900

Colture floricole in pieno campo 3500 3000 2500

Colture in serra fissa e funghicoltura 23000 20000

Vigneto 1000 850 700

Agrumeto 1200 1000 800

Frutteto (la voce include anche il Castaneto da frutto) 800 650 550

Actinidia 1500 1300 1000

Oliveto 800 650 550

Castaneto, Pioppeto, Noceto ecc. da legno 40 32 25

Vivaio vitifrutticolo e forestale

Vivaio di piante ornamentali

4000 3500 3000

36

Tabella 16 (segue) - Attività aziendali relative alla trasformazione dei prodotti

ORE LAVORATIVE / Ha / ANNO GRADO DI

MECCANIZZAZIONE

(Unità di riferimento: 1 q.le di prodotto da trasformare) scarso medio elevato

Uva a vino sfuso 3 2 1,5

vino sfuso a vino in bottiglia 4 3 1,5

latte a burro e latte scremato 2,5 2 1

latte intero o scremato a formaggio 8 5 2

BESTIAME (unità di misura : 1 capo)

Vacche da latte 120 100 70

Vacche nutrici 80 60 50

altre categorie di bovini 60 40 30

Suini sotto l'anno 12 10 8

Suini sopra l'anno 60 40 30

Ovini e caprini sotto l'anno 10 8 6

Ovini e caprini sopra l'anno 25 20 15

Avicunicoli 0,6 0,4 0,3

37

Da queste tabelle si ricava quella delle Unità Minime Aziendali come inteso e richiamato dalla L.R.

n. 19/2002, ovvero superficie minima – a seconda della tipologia colturale - per avere il permesso di

costruire edifici funzionali (abitazioni, stalle, magazzini, rimesse, laboratori, ecc.) all‟attività

agricola sensu strictu.

Tabella 17 – UNITA’ MINIMA AZIENDALE (UMA) GRADO DI MECCANIZ.

COLTURE - (Unità di riferimento: 1 ettaro) Scarso

(Ha)

Medio

(Ha)

Elevato

(Ha)

Grano-Orzo-Segale-Avena 12 15 17,5

Riso 12,3 14,4 17,5

Mais da granella-Sorgo-Leguminose da granella 10 13 16

Mais trinciato 16 21

Patata-Barbabietola da zucchero e da foraggio 7 10 14

Piante da seme oleaginoso 11,5 14 17,5

Prati permanenti ed in rotazione 11,5 14 16

Erbai intercalari 17,5 21 26

Pascoli di pianura e collina 60 84

Pascoli di collina depressa e montagna 210

Ortaggi in coltura annuale 2,4 3 3,8

Orto in coltura intensiva 0,9 1,1

Menta ed altre piante officinali 3,8 4,6 6

Fragola 0,8 0,9 1,1

Lampone-Mirtillo-Ribers 0,8 0,9 1,1

Colture floricole in pieno campo 0,6 0,7 0,8

Colture in serra fissa e funghicoltura 0,09 0,10

Vigneto 2,1 2,4 3

Agrumeto 1,75 2,1 2,6

Frutteto (la voce include anche il Castagneto da frutto) 2,6 3,2 3,8

Actinidia 1,4 1,6 2,1

Oliveto 2,6 3,2 3,8

Castagneto, Pioppeto, Noceto ecc. da legno 52 65 84

Vivaio viti-frutticolo e forestale

Vivaio di piante ornamentali

0,52 0,6 0,7

I risultati ottenuti con i due procedimenti proposti ( di tipo economico RLS e UDE ed orario),

considerano tutte le possibili tipologie colturali o di allevamento, anche se presentano alcune

differenze dovute all‟epoca di riferimento del reddito lordo standard (anno 2002), essi sono

entrambi attendibili e possono essere utilizzati per l‟individuazione della unità minima aziendale da

inserire nel PSC.

38

7. VINCOLI SULLA DESTINAZIONE D’USO DEI SUOLI AGRICOLI

Considerate le caratteristiche vocazionali dei suoli e quelle socio–economiche delle aziende agricole,

per tutelare il patrimonio naturalistico–ambientale e agro-forestale, il PSC dovrà classificare il territorio

agricolo in base alle seguenti categorie:

-Aziende non soggette ad alcuna forma di tutela (T0) : rientrano in questa categoria tutte le aziende

di modesta o nessuna valenza economica e sociale e tutti quegli accorpamenti che non presentano

alcuna valida destinazione e pertanto possono essere ceduti per primi agli usi extra-agricoli;

-Aziende soggette a parziale tutela (T1): rientrano in questa categoria le aziende dedite in

prevalenza a colture erbacee in pieno campo con modesti livelli organizzativi, bassi costi

produttivi e basso indice di occupazione . Per questa categoria bisogna favorire il riordino

fondiario, agevolare gli interventi di miglioramento agrario e vincolare gli interventi edilizi ad un

Piano organico di miglioramento aziendale ;

-Aziende soggette a tutela (T2) : rientrano in questa categoria quelle aziende con una buona

organizzazione e produttività fondiaria di interesse economico e sociale per il territorio. Per

questa categoria si rende necessario tutelare l‟attività agricola dagli insediamenti extra-agricoli e

gli interventi edificatori devono essere limitati ai fabbisogni produttivi scaturenti da un Piano

organico di miglioramento aziendale;

-Aziende soggette ad elevata tutela (T3) : rientrano in questa categoria le aziende di notevole

rilevanza produttiva ed occupazionale e ad alto impegno imprenditoriale. Per questa categoria le

aziende, non devono essere interessate a sottrazione di suolo per usi extra-agricoli se non per

esigenze inderogabili e quando non sia possibile recuperare le aree strettamente necessarie nelle

aziende appartenenti a classi di minore tutela.

Da quanto esposto in precedenza e in relazione ai risultati finali degli studi agro-pedologici, previa

discussione e il confronto ai tavoli tematici di partecipazione individuati dall‟Amministrazione

Comunale al fine di garantire un processo di progettazione partecipata con la cittadinanza e con i

portatori di interesse, si andranno a definire gli obiettivi e le strategie per l‟elaborazione finale del

PSC e del REU, con il relativo quadro normativo.

39

BIBLIOGRAFIA

- I suoli della Calabria – Monografia divulgativa– Regione Calabria - 2003

- Selvicoltura Speciale – G. Bernetti – UTET - Torino – 1985

- Il Bosco ceduo – O.Ciancio – S. Nocentini – Accademia Italiana Scienze Forestali - 2004

- Risorse, ambiente e vegetazione – M. Codogno, S. Fascetti, G. Abate - 1985

- Sul clima e sulla distribuzione altimetrica della vegetazione forestale in Calabria –

Vol. II - O. Ciancio - Annali forestali – Arezzo 1971 .

- Dati RICA “2002 ” Aziende - Regione Calabria.

- Dati ISTAT Censimento Agricoltura 2000.

- Programma CORINE progetto “Corine Land Cover”- 2000.

- Siti Natura 2000 – Regione Calabria – Assessorato all‟Ambiente.

- Associazione Italiana Sommeliers - Il vino Italiano – Cavriago – 2002.

- La gestione del Bosco – AA.VV. – Collana Italia Agricola – Reda – Roma 1984