Comune di Andali -...

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Comune di Andali (provincia di Catanzaro) Elaborato: Data: Novembre 2010 Piano Strutturale Comunale Legge Urbanistica Regionale n°19/2002 Data di adozione Il Segretario Il Sindaco Data di approvazione Visti e Protocolli RELAZIONE GEOLOGICA Redatto: DOTT. MARCELLO CHIODO

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Comune di

Andali(provincia di Catanzaro)

Elaborato:

Data: Novembre 2010

Piano Strutturale Comunale

Legge Urbanistica Regionale n°19/2002

Data di adozione Il Segretario Il Sindaco Data di approvazione

Vis

ti e P

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RELAZIONE GEOLOGICA

Redatto:

DOTT. MARCELLO CHIODO

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INDICE

1. INTRODUZIONE................................................................................................... 2

2. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ........................................................ 3

3. CARTOGRAFIA DI RIFERIMENTO E DELIMITAZIONE TERRITORIALE.................... 5

4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO STRUTTURALE ................................................. 6

5. CARTA GEOLOGICA ........................................................................................... 17

6. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO........................................................... 18

7. P.A.I................................................................................................................... 19

8. BIBLIOGRAFIA ................................................................................................... 21

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1. INTRODUZIONE

Il Comune di Andali, volendo procedere alla elaborazione del Piano Strutturale, ha promosso,

secondo la normativa vigente, lo studio delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche,

idrogeologiche e sismiche del territorio comunale.

Il presente studio, redatto dal sottoscritto geol. Marcello Chiodo, definisce il quadro conoscitivo

del Piano Strutturale Comunale di Andali per la componente geologica, al fine di individuare le

trasformazioni ammissibili e di ridurre al minimo l’impatto delle scelte urbanistiche previste per le

singole aree, attraverso la regolamentazione delle successive fasi di attuazione degli interventi.

Le analisi sul territorio si sono svolte mediante rilievi di campagna e raccolta dati, per la

produzione della seguente cartografia, elaborata con un dettaglio significativo sino a scala

1:5.000:

� Relazione Geologica;

� Carta Geologico-Strutturale;

� Carta del Dissesto Idrogeologico (PAI);

Il Comune di Andali ha fornito la cartografia di base in formato raster, in scala 1:2.000, come

supporto necessario alla stesura delle carte tematiche sopraindicate. I tecnici progettisti del piano

strutturale, hanno provveduto ad integrare tale cartografia con la base cartografica in formato

dwg, scala 1:5.000, fornita dal Centro Cartografico della Regione Calabria.

Lo studio geologico è stato realizzato nel rispetto delle linee di indirizzo contenute nel P.T.C.

provinciale e in base ai criteri dettati dalle linee guida della L.R. n° 19 del 16 aprile 2002.

Schematicamente il presente studio è stato suddiviso in 2 fasi; una fase analitico-conoscitiva e una

fase valutativo-propositiva.

Nella fase analitica si è proceduto con la raccolta e l’acquisizione di dati geologici, geomorfologici,

idrogeologici, sismologici e geotecnici reperibili presso le varie strutture pubbliche (Comune di

Andali, Provincia di Catanzaro, Autorità di Bacino Regionale della Calabria).

Nella fase valutativo-propositiva si sono interpolati gli elementi contenuti negli elaborati di base

con i fattori antropici e ambientali del territorio in esame, formulando in questo senso, proposte di

fattibilità geologico-tecnica ed ambientale delle azioni di piano.

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2. IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Lo studio effettuato ha tenuto presente i riferimenti normativi che direttamente o indirettamente

interessano la geologia applicata alla pianificazione territoriale. In particolare è stato fatto

riferimento alle seguenti norme:

-R.D. 30/12/23 n. 3267: "Vincolo idrogeologico"

-R.D. 11/12/33 n. 1775: "Testo Unico relativo anche alla gestione delle acque sotterranee"

-L. 02/02/74 n. 64: "Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone

sismiche ";

-L. 10/05/76 n. 319 (Legge Merli): "Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento"

-L. 10/02/81 n. 741: " Prevenzione del rischio sismico ";

-L. 08/08/85 n. 431 (Legge Galasso): "Tutela zone di particolare interesse ambientale (vincolo

paesaggistico)"

-L. 08/07/86 n. 349: "Istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno

ambientale"

-D.M. 11/03/88: "Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce...";

-D.P.R. 24/05/88 n. 236: "Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle

acque destinate al consumo umano", ai sensi dell'art. 15 della legge 183 del 16/04/1987;

-L. 18/05/89 n. 183: "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo"

-D.P.R. 10/09/90 n. 285: "Approvazione del regolamento di polizia mortuaria"

-L. 06/12/91 n. 394: "Legge quadro sulle aree protette";

-L. 05/01/94 n. 36 (Legge Galli): "Disposizioni in materia di risorse idriche"

-D.M. 16/01/96: "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche";

-L.R. 27/04/98 n. 7: “Snellimento delle procedure in attuazione dell’art. 20 della L. 10/02/81 n.741

ai fini della prevenzione del rischio sismico";

-Ord. P.C.M. del 12/06/98 n. 2788: "Individuazione delle zone ad elevato rischio sismico del

territorio nazionale";

-L. 03/08/98 n. 267: "Conversione in legge del D.L. 11/06/98 misure urgenti per la prevenzione del

rischio idrogeologico…."

-Decreto L.vo 11/05/99 n. 152: "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e

recepimento della Direttiva CEE 91/271 e 91/676";

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-Decreto L.vo 18/08/2000 n. 258: "Disposizioni correttive ed integrative del D.L. 152/99;

-L. 11/12/2000 n. 365: "Conversione in legge del D.L. 12/10/2000 n. 279, recante interventi urgenti

per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a

favore delle zone dalla Regione Calabria danneggiata dalle calamità idrogeologiche di settembre

ed ottobre 2000";

-L. 23/03/2001 n. 93: "Disposizioni in campo ambientale"

-D.M. Ambiente 18/09/2001 n. 468: "Regolamento recante programma nazionale di bonifica e

ripristino ambientale"

-L.R. 16/04/2002 n. 19: "Norme per la tutela, governo ed uso del territorio -Legge Urbanistica della

Calabria"

-Ord. P.C.M. del 20/03/2003 n. 3274: "Primi elementi in materia di criteri generali per la

classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona

sismica".

-DGR 10/02/2004 n. 47: Prime disposizioni per l'attuazione dell'Ordinanza del P.C.M. del

20/03/2003 n. 3274 " Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del

territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica".

-Ord. P.C.M. del 03/05/2005 n. 3431: Ulteriori modifiche ed integrazioni all'Ordinanza del P.C.M.

del 20/03/2003 n. 3274 recante " Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione

sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica".

-D.M. 14.01.2008 “Nuove norme tecniche per le costruzioni”.

Nello sviluppo dell'analisi territoriale, relativa alle condizioni di pericolosità per motivi idraulici e

per condizioni di stabilità geomorfologica, è stato tenuto conto delle documentazioni e normative

(PAI) redatte dall'Autorità di Bacino Regionale della Calabria.

Il Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) ai sensi dell'art.1-bis della L. 365/2000, dell'art.17

Legge 18 Maggio 1989 n. 183, dell'art.1 Legge 3 agosto 1998 n. 267 ha valore di piano territoriale

di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e di pianificazione mediante il quale

l’Autorità di Bacino Regionale della Calabria pianifica e programma le azioni e le norme d’uso

finalizzate alla salvaguardia delle popolazioni, degli insediamenti, delle infrastrutture e del suolo.

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3. CARTOGRAFIA DI RIFERIMENTO E DELIMITAZIONE

TERRITORIALE

Per l’elaborazione del presente lavoro ci si è avvalsi delle seguenti carte topografiche, tecniche e

tematiche:

� Carta tecnica regionale, scala 1:5.000

� 5701402

� 5701403

� 5701404

� Carta Geologica della Calabria, scala 1:25.000

� Foglio 237 quadrante II S.O. B, denominato “ANDALI”

� Foglio 237 quadrante II N.O. A, denominato “CROPANI”

� Foglio 242 quadrante I N.E. D, denominato “LE CARVANE”

� Foglio 242 quadrante I N.E. C, denominato “BOTRICELLO”

Fig. 1 – Territorio comunale di andali. Su base cartografica in scala 1:10.000 della Carta d’Italia..

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Per lo studio e le analisi del territorio comunale si sono utilizzate le carte IGM in scala 1:50.000, in

scala 1:25.000 e in scala 1:10.000. Inoltre si è tenuto conto della cartografia tematica del Piano di

Assetto Idrogeologico della Calabria con riferimento particolare ai seguenti elaborati:

� Carta inventario dei centri abitati instabili;

� Carta inventario delle frane e delle relative aree a rischio;

� Aree vulnerate e relative aree a rischio;

� Perimetrazione aree a rischio idraulico.

Il territorio comunale di Andali è situato nella parte nord-orientale della Provincia di Catanzaro e

confina con i comuni di Cropani, Belcastro, Botricello e Cerva.

4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO STRUTTURALE

Le unità geologiche affioranti nel territorio di Andali fanno parte delle falde di terreni cristallini

dell’Arco Calabro Peloritano.

La struttura geologica della regione è costituita essenzialmente da una serie di falde cristalline,

denominata nell'insieme Arco Calabro, derivante dalla deformazione di crosta oceanica e

continentale.

Due importanti sistemi strutturali trasversali delimitano le coltri cristalline dell'Arco Calabro

rispetto alle catene sud-appenninica e maghrebide: la linea di Sangineto a nord e la linea di

Taormina a sud (fig. 2).

L'Arco Calabro è stato differenziato in due distinti settori che vengono a contatto lungo un

allineamento strutturale, poco a sud di Catanzaro, che da Capo Vaticano, attraverso la Valle del

Mesima, si estende fino a Soverato. I due settori sono caratterizzati da un assetto tettono-

stratigrafico e da una storia evolutiva differente che si traduce per il settore meridionale, rispetto

al settore settentrionale, nell'assenza di un'unità ofiolitica e di un metamorfismo alpino nelle unità

cristalline, nella mancanza delle unità carbonatiche appenniniche sottostanti alle unità cristalline,

ed infine nella vergenza meridionale delle falde.

Il settore settentrionale (fig. 3) è formato da una serie di falde, costituita da rocce granitiche e da

rocce metamorfiche ed ofiolitiche di alto e di basso grado, che presenta piani di accavallamento e

strutture caratterizzate da polarità europea. Tali coltri poggiano sulle unità carbonatiche

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appartenenti alla catena appenninica; queste ultime unità affiorano lungo la Catena Costiera e nel

Massiccio del Pollino.

Fig. 2 – Schema geologico strutturale semplificato del sistema appenninico-maghrebide

(da Amodio-Morelli et al., 1976).

Cinque sono le unità riconosciute e che di seguito vengono sinteticamente descritte nei loro

caratteri essenziali. L'unità più profonda è l'Unità del Frido; questa unità affiora un po' su tutto il

settore ed è costituita da metasedimenti cui sono associate ofioliti costituite prevalentemente da

metabasalti e serpentiniti. Segue l'Unità di Malvito costituita da lave a pillow su cui poggia una

copertura costituita da argilliti silicee, radiolariti, calcari marnosi e quarzoareniti. Si ha poi l'Unità

di Bagni costituita da un basamento prevalentemente filladico, con intercalazioni di micascisti,

metareniti e porfiroidi, ed una copertura costituita da dolomie, calcari torbiditici e radiolari; l'unità

affiora in Sila Piccola e nell'alta Valle del Crati. Segue al dì sopra l'Unità di Castagna; questa unità

che affiora in Sila Piccola, sul bordo orientale della Valle del Crati e nelle Serre settentrionali è

rappresentata essenzialmente da micascisti a granato, paragneiss biotitici e gneiss occhiadini.

L'unità cristallina tettonicamente più elevata è l'Unita di Polia-Copanello che affiora nel Massiccio

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Silano; essa è costituita prevalentemente da gneiss kinzigitici con intercalate masse di anfiboliti e

metaperidotiti. Nella porzione orientale del Massiccio Silano tali unità ricoprono l'Unità di

Longobucco; la quale è costituita da un basamento di filladi e da una copertura terrigena e

carbonatica. Trasgressivi su tutto l'edificio a falde poggiano i terreni sedimentari marini e

continentali del Tortoniano inferiore-Pliocene inferiore (con intercalati livelli costituiti da

sedimenti appartenenti alle Unità Sicilidi) e del Pliocene medio superiore-Pleistocene.

Fig. 3 - Schema geologico-strutturale del settore settentrionale dell'Arco Calabro-Peloritano. Legenda: 1) sequenze

medio-supraplioceniche-pleistoceniche; 2) sequenze tortoniano-infraplioceniche; 3) Unità di Stilo; 4) Unità Polia-

Copanello; 5) Unità di Castagna; 6) Unità di Bagni; 7) Unità ofiolitifere (Unità del Frido + Unità ofiolitica superiore); 8)

Unità di Longobucco, copertura sedimentaria; 9) Unità di Longobucco, basamento; 10) Unità Sicilidi; 11) Unità del

Cilento; 12) unità carbonatiche della catena appenninica (da Tortorici, 1982).

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Fig. 4 – Confronto tra le suddivisioni tettoniche proposte in letteratura per la porzione settentrionale dell’Arco Calabro.

L'Arco Calabro è interpretato come un frammento di una catena alpina Europa-vergente, formato

da più falde sovrapposte derivanti dalla litosfera continentale ed oceanica africana, sovra scorse

nel Miocene inferiore sulla catena appennino- maghrebide Africa-vergente.

Durante il Neogene, l'Arco Calabro subisce una serie di fasi tettoniche distensive e trascorrenti

collegate all'inizio dell'apertura del Mar Tirreno. A seguito di tali deformazioni l'Arco Calabro

risulta segmentato da importanti sistemi di faglie organizzati secondo sistemi longitudinali e

trasversali rispetto alle direttrici strutturali della catena calabra, fig. 5.

I due sistemi di faglie sono i principali responsabili dell'apertura di importanti bacini sedimentari

continentali e marini, sia longitudinali (bacino del Crati, del Mesima, di Crotone-Capo Spartivento,

di Paola Gioia) sia trasversali (fossa del basso Crati-Sibari, fossa di Catanzaro, fossa di Siderno).

Durante il Quaternario la catena calabra è caratterizzata da una tettonica estensionale, che

determina movimenti normali su tutte le preesistenti strutture. Il sollevamento tettonico è ancora

attivo e ciò è testimoniato dall'intensa attività sismica della regione.

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Fig. 5 - Schema di segmentazione a blocchi dell'Arco Calabro-Peloritano. 1) bacini peri-tirrenici di Paola, Gioia e Cefalù;

2) Monti Nebrodi, Baronie e Madonne; 3) bacini di Crotone-Capo Spartivento (peri-ionici), e di Caltanissetta

Castelvetrano; 4) Monti Sicani; 5) fossa Catania-Gela; 6) Monti Iblei; 7) Catena Costiera calabra, Capo Vaticano, Monti

Peloritani; 8) fosse dell'Alto Crati, del Mesima e di Gioia Tauro; 9) Sila Serre, Aspromonte; 10) fossa del Basso Crati-

Sibari; 11) fossa di Catanzaro; 12) fossa di Siderno; 13) fossa di Messina; 14) gruppo del Pollino (da Ghisetti, 1979,

modificata).

Il settore geologico in esame ricade al confine tra il cosiddetto “Bacino Crotonese” e le propaggini

orientali del massiccio cristallino della Sila.

Il Bacino Crotonese, localizzato alla sommità di una successione di falde impilate durante il

Paleogene superiore-Neogene, si forma nel Neogene superiore-Quaternario come bacino di

avanarco del sistema ionico arco-fossa calabro.

L’evoluzione tettonica nel bacino di avanarco è stata fortemente influenzata da una tettonica

trascorrente, per lo più attiva lungo un sistema di faglie NO-SE coinvolgenti il basamento, che ha

portato all’individuazione e dislocazione differenziale di diversi settori.

Inoltre l’evoluzione geologica del Bacino è caratterizzata da un’alternanza di prevalenti episodi di

distensione, espressi da prolungata subsidenza preceduta da brevi pulsazioni di sollevamento, e

brevi episodi di contrazione.

Il massiccio della Sila è costituito essenzialmente da un lembo di crosta continentale ercinica che

può essere schematicamente descritta in tre unità a partire dall’alto:

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(a) rocce metamorfiche di basso grado, principalmente rappresentate da filladi del Paleozoico;

(b) granitoidi sin-tettonici e post-tettonici, costituiti da tonaliti, granodioriti, graniti peralluminosi,

quarzo-dioriti e gabbro-dioriti la cui profondità di intrusione si colloca fra gli 8 ed i 18 km; i

granitoidi sin-tettonici sono coevi con l’età del picco metamorfico riconosciuto nelle rocce

incassanti (300-304 Ma);

(c) rocce metamorfiche di alto grado metamorfico, principalmente costituite da paragneiss

migmatitici.

Lo spessore totale della crosta ercinica è stimato in circa 25 km di cui circa 12 km costituito dai

granitoidi. Nel massiccio della Sila affiora una zona di taglio sin-plutonica di circa 60 km di

lunghezza e 3 km di larghezza, fra il Lago Arvo e Cropani. Questa zona di taglio, le cui reali

dimensioni ne suggeriscono un’ importanza regionale, è strutturalmente ubicata al contatto fra i

granitoidi ed i paragneiss migmatitici.

Le litologie affioranti nel territorio comunale di Andali sono riferibili sia al massiccio della Sila, sia

alla copertura sedimentaria riferibile ai terreni del Bacino Crotonese.

Per quanto riguarda il massiccio della Sila, nell’area in esame affiorano diffusamente le seguenti

unità litologiche appartenenti al complesso calabride, rappresentato dall’ Unità della Sila.

Quest’ultima è costituita da tre distinti complessi metamorfici ( Gariglione, Mandatoriccio,

Bocchigliero) e da un complesso plutonico, il “Batolite della Sila” ( Messina et alii, 1994).

Al complesso di medio-alto grado metamorfico appartengono rocce di età paleozoica riferibili a

gneiss e scisti biotitici con granati di dimensioni centimetriche, in associazione con segregazioni di

rocce granitiche. Localmente alterate e milonizzate per l’intensa alterazione subita, tali rocce

tuttavia conservano bassa parmeabilità buona consistenza e buona resistenza all’alterazione.

Al complesso plutonico appartengono rocce di età paleozoica riferibili a graniti biotitici

occasionalmente porfiroidi e interessate da piccoli ammassi di xenoliti. Tale complesso litologico si

presenta consistente, con elevata resistenza all’erosione e con bassa permeabilità, anche se,

localmente si osservano fenomeni di alterazione e degradazione.

Per quanto riguarda i terreni sedimentari del Bacino Crotonese, nell’area in esame affiorano

diffusamente formazioni terrigine silico-clastiche di età compresa tra il Miocene e il Quaternario.

La copertura sedimentaria dal basso verso l’alto è così costituita:

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� Conglomerati grossolani con ciottoli di rocce cristalline; presentano una buona resistenza

ed una elevata permeabilità;

� Alternanza di arenarie sabbie e argille con moderata resistenza all’erosione e scarsa

permeabilità;

� Argille marnose e siltose con intercalazioni sabbiose che presentano scarsa resistenza

all’erosione e bassa permeabilità;

� Arenarie tenere e sabbie grossolane resistenti all’erosione e con moderata permeabilità;

� Prodotti di soliflusso e dilavamento misti a materiale alluvionale presenti nei fondivalle;

� Alluvioni fluviali perlopiù ghiaiose in matrice sabbiosa e in subordine in matrice limosa.

Dopo le fasi tettoniche compressive dell’orogenesi appenninica Africavergente, (Miocene

inferiore-Pliocene) l’Arco Calabro-Peloritano ha subito una fase di sollevamento che ha avuto

inizio sin dal Pliocene superiore e risulta essere tuttora in atto (Neotettonica).

Complessivamente, le principali tappe deformative a cui è stato sottoposto l’Arco Calabro

Peloritano sono:

1. FASI OROGENETICHE:

• GIURASSICO SUP. CRETACEO INF.: apertura della Tetide che separava un dominio europeo (a nord) da

uno appenninico (a sud).

• CRETACEO MEDIO-PALEOGENE: compressione placca europea-africana con strutturazione della catena

alpina a vergenza europea.

• OLIGOCENE-MIOCENE INFERIORE: cambio di immersione della placca africana che inizia a subdurre

(con immersione verso nord) al di sotto di quella europea con formazione della catena

appenninica e sovrascorrimento su questa della catena alpina con vergenza africana.

• MIOCENE MEDIO-PLIOCENE MEDIO-SUP.: la catena non ha più la possibilità di ispessirsi ulteriormente e

la compressione africa-europa viene “assorbita” da faglie trascorrenti con direzioni medie NO-SE

caratterizzate da movimenti sinistri nel settore nord (linea del Pollino) e destri a sud (linea di

Taormina). La Calabria (unitamente alla Corsica ed alla Sardegna, “blocco sardo-corso”) comincia a

distaccarsi dalle Alpi ed inizia a spostarsi verso la posizione attuale, guidata dai

movimenti avvenuti lungo le faglie trascorrenti.

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2. EVOLUZIONE TETTONICA QUATERNARIA:

• PLIOCENE SUP.-ATTUALE: si registrano movimenti tesi al raggiungimento dell’equilibrio isostatico

dell’Arco calabro (per il distaccamento della placca ionica subdotta) che si sviluppano lungo faglie

distensive con direzione variabile tra N-S e NE-SO.

• Formazione di un’ampia ZONA DI RIFTING attiva (“rift-zone calabro-sicula”) che si sviluppa dalla

Valle del Crati, passando per lo Stretto di Messina, fino alla Sicilia orientale (scarpata di Malta).

• Nell’ambito della porzione calabra della RIFT-ZONE si originano più della metà dei terremoti

catastrofici che hanno colpito la penisola italiana negli ultimi 300 anni.

Le dislocazioni a carattere regionale che interessano la Calabria settentrionale si possono dunque

identificare in tre sistemi principali (Tortorici, 1981, Van Dijk et al., 2000):

• il sistema NE-SW, è rappresentato da due allineamenti, uno settentrionale che si identifica con la

Linea di Sangineto e uno meridionale situato lungo il corso del fiume Savuto. L’allineamento

settentrionale, attraversa la regione ed è rappresentato da faglie normali che ribassano a

gradinata verso SE. L’allineamento meridionale, rappresentato dalla Linea del Savuto che ribassa

verso NW, è costituito da faglie normali con piani sub-verticali. L’intero sistema è caratterizzato da

movimenti trascorrenti sinistri e transpressivi che sono iniziati nel Tortoniano.

• Il sistema NW-SE, coniugato al precedente, è il più sviluppato della regione ed è rappresentato

da faglie normali con piani fortemente inclinati. Esso è caratterizzato da movimenti trascorrenti

destri e transtensivi (Pliocene medio) e suddivide la Calabria in un sistema di horst e graben tra cui

i principali sono l’horst della Sila Piccola e il graben crotonese.

• Il sistema N-S si identifica ad occidente con una serie di faglie normali con rigetti via via

decrescenti verso N che delimitano la Catena Costiera e la Valle del Crati, la Sila e il Bacino

Crotonese.

• All’interno del Bacino Crotonese si sviluppa il sistema NNE-SSW, rappresento da faglie normali

con componente di trascorrenza sinistra che ribassano a gradinata verso SSE.

Dal punto di vista strutturale, l’area appartiene al sistema del Bacino Crotonese. Nei suoi termini

pliocenici ma spesso anche nei depositi pleistocenici delle Formazioni di Cutro e S. Mauro, sono

abbondantissime le linee di dislocazione tettonica che rivelano chiaramente il loro carattere di

faglie normali (Moretti, 1993). In molti casi il rigetto visibile di tali faglie supera i 300 m. Le faglie

meridiane che bordano il versante silano e chiudono ad W il bacino mostrano di essersi attivate

dopo la fine del Pliocene.

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Nella prossima illustrazione (fig. 6) sono rappresentate schematicamente le maggiori faglie

cartografabili nell’area e sono distinti con diversa simbologia i lineamenti morfo-tettonici che si

sono rivelati inattivi dopo il Pliocene da quelli che viceversa deformano i depositi del Pleistocene.

Come si vede la quasi totalità dei grandi elementi strutturali attivi dopo il Pliocene si dispone circa

N – S, mentre la paleogeografia ed il sistema deformativo pliocenico è dominato dagli allineamenti

SW – NE.

Fig. 6– Carta degli elementi strutturali nel Bacino Crotonese.

A questa rotazione antioraria degli assi strutturali si accompagna anche un drastico cambiamento

nello stile tettonico dell’area in esame e, più in generale, dell’intera Calabria settentrionale.

Si imposta infatti un generalizzato insieme di movimenti verticali che portano prima ad una rapida

emersione attiva delle aree marine ed in seguito alla dislocazione delle stesse superfici regressive

a quote notevoli sull’attuale livello del mare.

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Dallo studio dei depositi marini regressivi dell’area si deduce che il tasso di sollevamento medio sia

di 1 mm/anno. In altre aree dell’Arco Calabro è stato riscontrato questo alto tasso di sollevamento

che rappresenta una tappa fondamentale dell’evoluzione geodinamica regionale.

L’ analisi degli elementi mesostrutturali mette in luce la presenza di 2 diversi sistemi strutturali in

cui il più giovane è quello con gli elementi tettonici del sistema N – S.

Attualmente nell’area in esame, le strutture attive cioè quelle definibili sismogenetiche,

presentano direzione N – S e vengono identificate in letteratura come sistemi CS8 e CS9,

denominate faglie del Marchesato e di M. Fuscaldo ( Moretti, 1999) (fig. 7).

Fig. 7 - Andamenti sintetico delle tracce di faglia proposte per l'inserimento nell'Inventario delle Faglie Attive. Rosso:

faglie con evidenti dislocazioni nel Pleistocene sup.-Olocene; giallo: faglie con dubbie dislocazioni nel Pleistocene sup.-

Olocene; azzurro: faglie per cui non sono note dislocazioni nel Pleistocene sup.-Olocene

Le faglie del Marchesato costituiscono l'elemento strutturale di ordine maggiore del versante

ionico della Calabria settentrionale, e ribassano verso E il complesso dei depositi neogenici del

Bacino Crotonese rispetto al massiccio cristallino della Sila. La dislocazione stimabile in base ai soli

dati di superficie supera i 1500 m a partire dal Pleistocene medio; evidenze di dislocazioni

interessano anche le conoidi pleistoceniche-oloceniche ed il sistema è attualmente interessato da

una diffusa risalita di fluidi idrotermali di origine profonda (Quattrocchi et. al., 2000). In occasione

del terremoto del 9 giugno 1638 venne segnalata (Di Somma, 1641) una dislocazione cosismica di

circa 60 cm lungo le pendici della Sila, estesa per “oltre 60 miglia” in senso N-S.

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La faglia di M. Fuscaldo rappresenta verosimilmente un elemento minore sintetico con il sistema

CS8, con rigetti non superiori ai 500 m, ma è stato distinto come elemento autonomo poiché sono

state segnalate probabili riattivazioni della faglia in occasione dello stesso terremoto del 1638.

Tabella 1: Il database delle faglie capaci della Calabria.

1 - Malvito - Cervicati

Rigetto max verticale: 500 m

Cinematica: trans-tensiva

Ultima attività nota: Pliocene

superiore

2 - S.Marco Argentano -

Domanico

Rigetto max verticale: 1500 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

medio-sup.

3 -Tarsia - Zumpano

Rigetto max verticale: 400 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

medio

4 - Fuscaldo - Falerna

Rigetto max verticale: 1000 m +

2000 m nella parte sommersa

(bacino di Paola)

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

inferiore – medio;

5 - Piano Lago

Rigetto max verticale: 500 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

inferiore

6 - V. Savuto - Decollatura

Rigetto max verticale: 500 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

inferiore;

7 -Linea delle Vette

Rigetto max verticale: 400 m

Cinematica: trascorrente positiva

Ultima attività nota: Pleistocene

superiore – Olocene

8 - Faglie del Marchesato

Rigetto max verticale: 2000 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

medio - sup.

9 - Faglia di M.Fuscaldo

Rigetto max verticale: 400 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

11 - Belvedere - Casabona

Rigetto max verticale: 200 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pliocene

superiore

12 - Cerenzia - S.Nicola -

Strongoli

Rigetto max verticale: 500 m

Cinematica: trascorrente sinistra

Ultima attività nota: Pleistocene

inferiore

13 - Campana - Pallagorio

Rigetto max verticale: 400 m

Cinematica: transtensiva sinistra

Ultima attività nota: Messiniano

14 - V. di Calusia

Rigetto max verticale: 200 m

Cinematica: trascorrente

Ultima attività nota: Miocene

superiore

15 - Corigliano - Rossano

Rigetto max verticale: oltre 1000

m

Cinematica: transtensiva con

ribassamento verso NE

Ultima attività nota: Pliocene

superiore

16 - Faglia di Melissa

Rigetto max verticale: 400 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Miocene

superiore? Pliocene

17 - Alto di Steccato

Rigetto max verticale: 200 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

inferiore

18 - Lamezia - Catanzaro

Rigetto max verticale: 1000 m

Cinematica: trascorrente -

transtensiva

Ultima attività nota: Pleistocene

sup. - Olocene

19 - Cosenza - S.Fili – Regina

Rigetto max verticale: 200 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pliocene

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Medio

10 - R.Bernarda - R. di Neto

Rigetto max verticale: 250 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pliocene

superiore

medio

20 - Cecita - Silvana Mansio

Rigetto max verticale: 150 m

Cinematica: normale

Ultima attività nota: Pleistocene

Il rilevamento geologico – strutturale effettuato nel territorio comunale di Andali ha consentito di

individuare alcune probabili lineazioni strutturali coincidenti con aste fluviali nelle quali si sono

instaurati fenomeni di erosione. Inoltre, gli eventi di modificazione strutturale, hanno creato un

evidente stato di fratturazione dei litotipi innescando diffusi fenomeni di degradazione.

Tali fenomeni determinano un'accelerata degradabilità delle rocce poiché quest’ultime vengono

esposte maggiormente agli agenti atmosferici. L'azione continua degli agenti atmosferici,

combinata all'azione dell'apparato radicale delle piante e all'alta fratturazione delle rocce che

favorisce l'infiltrazione delle acque meteoriche, causano un’ avanzato stato di alterazione visibile

in diversi affioramenti della zona.

5. CARTA GEOLOGICA

Le analisi stratigrafiche e strutturali e i rilevamenti geologici estesi su tutto il territorio comunale di

Andali, integrati con studi e indagini condotti nell’area in esame, hanno permesso di riconoscere le

unità stratigrafiche e tettoniche, delimitarne la loro estensione e ricostruirne i loro reciproci

rapporti.

Complesso Calabride (Unità della Sila)

Sbg: Si tratta di metamorfiti di medio-alto grado intruse da masse sin tettoniche tonalitico-

melanogranodioritiche. Le litologie in esame, riferibili all’Unità di Monte Gariglione, sono

rappresentate da scisti e gneiss biotitici e granatiferi, talora con orneblenda e sillimanite,

caratterizzati da una struttura orientata.

γ: Si tratta di plutoniti messe in posto con sequenza temporale da più basiche e più acide a livelli

crostali da medi ad alti. Le litologie in esame, riferibili al Batolite della Sila, sono rappresentate

principalmente da un granito biotitico-muscovitico uniforme ed omogeneo contenente talora

xenoliti. Il granito è spesso intensamente fratturato e degradato a causa delle frequenti

fatturazioni che percorrono l’ammasso roccioso.

Complesso Post - orogenico

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Mcl 2-3: Conglomerati poligenici localmente associati a sabbie ed arenarie. Questo complesso

presenta una buona resistenza all’erosione ed una elevata permeabilità.

M a-s 2-3: Argille e silts grigi con intercalazione di sabbie tenere. Questo complesso presenta una

resistenza all’erosione piuttosto scarsa ed una bassa permeabilità.

M a-r 2-3: Arenarie a cemento calcareo e sabbie grigio chiare, generalmente grossolane, localmente

conglomerati che. Presentano un discreto grado di resistenza all’erosione e una permeabilità

elevata.

M ar-s 2-3: Arenarie tenere e sabbie grossolane a sviluppo irregolare, conglomerati che alla base. Il

complesso presenta una buona resistenza all’erosione e una discreta permeabilità.

P cl 1-2: conglomerati poligenici con ciottoli aventi dimensioni pluridecimetriche Il complesso

presenta una buona resistenza all’erosione e una elevata permeabilità.

P a 1-2: Argille siltose e marnose con scarsa resistenza all’erosione e scarsa permeabilità.

P a 2-3: Argille siltose e grigio chiare aventi scarsa resistenza all’erosione e scarsa permeabilità

a af: Depositi alluvionali antichi composti da ciottoli arrotondati con dimensioni variabili inglobati

in matrice sabbiosa e limosa. Questi depositi non sono cementati e sono soggetti a continue

rimobilizzazioni ad opera delle correnti fluviali.

6. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

Una valutazione delle caratteristiche geomorfologiche di un territorio richiede innanzitutto la

conoscenza a livello regionale delle suddette caratteristiche. Tale conoscenza si ottiene,

innanzitutto, attraverso lo sviluppo di un quadro riassuntivo sui lavori presenti in letteratura, che

contribuiscono a delineare una base strutturale fondamentale per la comprensione del territorio.

Per quanto concerne la Calabria, attualmente, le caratteristiche geomorfologiche sono

strettamente correlate a modificazioni di tipo strutturale, rappresentate a larga scala

dall’evoluzione dell’arco calabro e dei bacini ad esso connessi, a scala minore da fenomeni

regionali di sollevamento e di deformazione tettonica, registrati dalle terrazze marine quaternarie

e supportati dall’analisi delle successioni sedimentarie ivi presenti. Per quanto riguarda la fascia

costiera ionica, lo studio di dette terrazze quaternarie, ha consentito sia l’entità del sollevamento

regionale, sia la causa riconducibile a sistemi di faglie che dislocano la superficie e all’interazione

periodi interglaciali – modificazioni del livello marino.

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L’evoluzione strutturale della zona in esame risulta essere quindi causa, assieme al

condizionamento climatico e alle litologie, delle peculiarità geomorfologiche dell’area,

caratterizzata da sistemi idrografici brevi ma ad alta pendenza, che incidono profondamente

l’entroterra con conseguente intenso trasporto di sedimenti.

L’indagine geomorfologica del territorio si è svolta attraverso il rilevamento di campagna

supportato dalla foto interpretazione.

Il territorio di Andali è distribuito in un ampio intervallo altimetrico compreso tra 20 m e 900 m

s.l.m.

L’ampia distribuzione altimetrica incide notevolmente sui fattori di controllo dei processi

geomorfici.

Per ottenere un quadro geomorfologico dettagliato del territorio di Andali, si è ritenuto opportuno

suddividere tale territorio in 3 settori. Il centro urbano e le aree ad esso prossime sono comprese

tra 500 m e 700 m s.l.m.

La parte montuosa è costituita da un rilievo stondato, interrotto da profonde valli che incidono il

basamento, contrastante con i rilievi dell’area costiera. Il profilo maturo della parte alta dei rilievi,

le cui pendici si raccordano con i ripiani in cui è ubicato il nucleo abitato, indica che l’erosione ha

agito per lungo tempo con una linea di riva costante alla stessa quota dei ripiani stessi.

7. P.A.I.

Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (in seguito denominato PAI) ha valore di

piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e di pianificazione

mediante il quale l’Autorità di Bacino Regionale della Calabria (in seguito denominata “ABR”),

pianifica e programma le azioni e le norme d’uso finalizzate alla salvaguardia delle popolazioni,

degli insediamenti, delle infrastrutture e del suolo.

Il PAI persegue l’obiettivo di garantire al territorio di competenza dell’ABR adeguati livelli di

sicurezza rispetto all'assetto geomorfologico, relativo alla dinamica dei versanti e al pericolo di

frana, all’assetto idraulico, relativo alla dinamica dei corsi d'acqua e al pericolo d'inondazione, e

all’assetto della costa, relativo alla dinamica della linea di riva e al pericolo di erosione costiera.

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Dall’adozione del PAI le Amministrazioni, gli Enti Pubblici nonché i soggetti privati, sono

immediatamente vincolati alle prescrizioni fatte, limitatamente alle aree perimetrale nelle

cartografie allegate: Nel territorio comunale di Andali si ha la seguente situazione:

� RISCHIO FRANE

Carta inventario dei centri abitati instabili:

Il centro abitato di Andali non è interessato da fenomeni di instabilità, fatta eccezione per un’area

situata ad est del nucleo urbano, interessato da una zona franosa (AN1). In prossimità dell’asta

fluviale del Fiume Nasari e in prossimità di alcuni fossi collettori del Fiume Crocchio situati al

margine sud-occidentale del centro abitato, dall’analisi dall’elaborato 15.1 tav. 079 005 si

osservano tratti di alveo in approfondimento.

Carta inventario delle frane e delle relative aree a rischio:

La zona franosa (AN1) è circoscritta da un’Area a rischio R2 e da una fascia di rispetto R2. Durante i

rilevamenti di campagna effettuati dallo scrivente, sono stati cartografati alcuni fenomeni

gravitativi superficiali in corso di definizione e classificazione.

� RISCHIO IDRAULICO

Aree vulnerate ed elementi a rischio:

Non sono segnalati danni di nel centro abitato di Andali. Nelle informative comunali (Puntuali),

dalla Banca dati storici SIRICA vengono segnalati danni gravi in località Vescovo, lungo il Fiume

Crocchio, ai confini comunali tra Cerva, Andali e Belcastro.

Perimetrazione aree a rischio idraulico:

Dalla parte centrale del territorio comunale di Andali, il Fiume Nasari che delinea il confine

comunale tra Belcastro e Andali, è caratterizzato da un’Area di Attenzione che inizia con un punto

di attenzione in località I rocchi. Analoghe aree di attenzione si hanno in località Vescovo, lungo

l’asta Fluviale del fiume Crocchio, e in una porzione del torrente che scorre in località Uccelluzzo.

Nel territorio comunale di Andali non ricadono le aree a Rischio Frana R3 e le aree a Rischio frana

R4 e le corrispondenti Aree di Rispetto nelle quali, in base agli articoli 16 e 17 delle Norme

Tecniche Attuative del PAI, si possono realizzare solamente quelle opere volte al loro

consolidamento.

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Dagli studi finora effettuati, nel comune di Andali si hanno zone ricadenti nelle aree a Rischio R2

(art.18 delle Tecniche Attuative del P.A.I.), ed il loro utilizzo è subordinato ad uno studio geologico-

morfologico di dettaglio. Va sottolineato che, essendo il PAI uno strumento dinamico della

pianificazione di bacino, è espressamente previsto, da parte dell’ABR, il periodico aggiornamento

del PAI in termini sia di conoscenza sia di approfondimenti specifici. In particolare, sia nella fase di

attuazione dei piani urbanistici vigenti, sia in sede di formazione del nuovo PSC o di sue varianti

ai sensi delle leggi regionali vigenti, le amministrazioni e gli enti pubblici interessati possono

effettuare verifiche e presentare istanza di modifica della perimetrazione delle aree a pericolo di

frana molto elevato ed elevato in base a più approfondite delle condizioni effettive dei

fenomeni di dissesto. Tali proposte di rettifica dovranno essere riportate su cartografie di

adeguato dettaglio e su specifici rilievi topografici, come indicato nelle specifiche tecniche.

8. BIBLIOGRAFIA

ARSSA I SUOLI DELLA CALABRIA CARTA DEI SUOLI IN SCALA 1:250.000 della Regione Calabria, (2003) pp. 387.

ALVAREZ W., SHIMABUKURO D. H. The geological relationships between Sardinia and Calabria during Alpine and

Hercynian times Ital.J.Geosci., Vol. 128, No. 2 (2009), pp. 257-268,

LIBERI-F., PILUSO-E. Tectonometamorphic evolution of the ophiolitic sequences from Northern Calabrian

Arc, Italian Journal of Geosciences, 2009, vol. 128, fasc. 2, pp. 483-493.

Rend. Soc. Geol. It., 4 (2007), Nuova Serie, 240 La zona di taglio sin-plutonica del Massiccio della Sila

e modellizzazione termo-barometrica della crosta continentale tardo-ercinica nella Calabria

settentrionale DOMENICO LIOTTA (*), ALFREDO CAGGIANELLI (**), VINCENZO FESTA (**), GIACOMO

PROSSER (***) & GIORGIO RANALLI (****)

DIETRICH D. & SCANDONE P. (1972) - The position of the basic and ultrabasic rocks in the tectonic units of

the Southern Apennines. Atti Acc. Pont., Napoli, 21, 61-75.