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Rassegna Stampa di venerdì 14 febbraio 2014 SNALS / CONFSAL Bresciaoggi 14/02/2014 PENSIONI: PRATICHE AL PATRONATO E L'INPS? ORA SMISTA TRAFFICO Il Tempo - Cronaca di Roma 14/02/2014 CINQUANTA SCUOLE SENZA PRESIDE la Stampa - ed. Torino 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI La Tribuna di Treviso 14/02/2014 I PRESIDI OGGI IN SCIOPERO Lastampa.it 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULLORLO DI UNA CRISI DI NERVI Virgilio.it 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI La Voce di Rovigo 14/02/2014 IN BREVE - LA CONFSAL UNSA SPEGNE 60 CANDELINE Testate on line 14/02/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 14/02/2014 PIENO DI ISCRITTI AGLI ISTITUTI PROFESSIONALI Corriere della Sera 14/02/2014 "RISCHIAMO GROSSO, CI GIOCHIAMO TUTTO" ORA IL SINDACO DEVE TRATTARE CON GLI ALLEATI Italia Oggi 14/02/2014 LAZIO, FINANZIABILI I PROGETTI EDUCATIVI NELLE SCUOLE il Messaggero 14/02/2014 LAVORO, SCUOLA, VINCOLI EUROPEI SCOSSA ENTRO I PRIMI DUE MESI il Messaggero 14/02/2014 SUBITO LA SCOSSA: JOBS ACT E BATTAGLIA SUI VINCOLIUE Avvenire 14/02/2014 "COMPLETO DISACCORDO SU QUESTA INIZIATIVA" il Gazzettino 14/02/2014 IN MIGLIAIA CONTRO LE SCUOLE SPORCHE il Gazzettino 14/02/2014 "LA DONAZIONE E' LIBERA E SERVE A COLMARE CARENZE FORMATIVE" Il Tempo - Cronaca di Roma 14/02/2014 OSSIGENO ALLE PERIFERIE, ARRIVANO 110 MILIONI Corriere della Sera 14/02/2014 L'UNIVERSITA' ITALIANA SEMPRE PIU' VECCHIA la Stampa 14/02/2014 PER STUDI PIU' RAZIONALI il Mondo 21/02/2014 NON PROFIT SENZA SOLDI? CHIEDI IN UNIVERSITA' il Mondo 21/02/2014 ROMA, DOPO FRATI TOCCA AI FRATINI? il Mattino 14/02/2014 Int. a G.Galli: "L'ACCADEMIA E' TROPPO CHIUSA" il Venerdi' (la Repubblica) 14/02/2014 UNA PROTESTA INDIAVOLATA ALL'UNIVERSITA' Sette (Corriere della Sera) 14/02/2014 MACCHE' BARONI IN PENSIONE "ANCORA AL LAVORO, MA GRATIS" Libero Quotidiano 14/02/2014 BRAY, MOAVERO, TRIGILIA, CARROZZA: I MINISTRI A NOSTRA INSAPUTA

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Rassegna Stampa di venerdì 14 febbraio 2014

SNALS / CONFSAL Bresciaoggi 14/02/2014 PENSIONI: PRATICHE AL PATRONATO E L'INPS? ORA SMISTA TRAFFICO Il Tempo - Cronaca di Roma

14/02/2014 CINQUANTA SCUOLE SENZA PRESIDE

la Stampa - ed. Torino 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI La Tribuna di Treviso 14/02/2014 I PRESIDI OGGI IN SCIOPERO Lastampa.it 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULLORLO DI UNA CRISI DI NERVI Virgilio.it 14/02/2014 UNA CLASSE DI PRESIDI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI La Voce di Rovigo 14/02/2014 IN BREVE - LA CONFSAL UNSA SPEGNE 60 CANDELINE Testate on line 14/02/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 14/02/2014 PIENO DI ISCRITTI AGLI ISTITUTI PROFESSIONALI Corriere della Sera 14/02/2014 "RISCHIAMO GROSSO, CI GIOCHIAMO TUTTO" ORA IL SINDACO DEVE

TRATTARE CON GLI ALLEATI Italia Oggi 14/02/2014 LAZIO, FINANZIABILI I PROGETTI EDUCATIVI NELLE SCUOLE il Messaggero 14/02/2014 LAVORO, SCUOLA, VINCOLI EUROPEI SCOSSA ENTRO I PRIMI DUE MESI il Messaggero 14/02/2014 SUBITO LA SCOSSA: JOBS ACT E BATTAGLIA SUI VINCOLIUE Avvenire 14/02/2014 "COMPLETO DISACCORDO SU QUESTA INIZIATIVA" il Gazzettino 14/02/2014 IN MIGLIAIA CONTRO LE SCUOLE SPORCHE il Gazzettino 14/02/2014 "LA DONAZIONE E' LIBERA E SERVE A COLMARE CARENZE FORMATIVE" Il Tempo - Cronaca di Roma

14/02/2014 OSSIGENO ALLE PERIFERIE, ARRIVANO 110 MILIONI

Corriere della Sera 14/02/2014 L'UNIVERSITA' ITALIANA SEMPRE PIU' VECCHIA la Stampa 14/02/2014 PER STUDI PIU' RAZIONALI il Mondo 21/02/2014 NON PROFIT SENZA SOLDI? CHIEDI IN UNIVERSITA' il Mondo 21/02/2014 ROMA, DOPO FRATI TOCCA AI FRATINI? il Mattino 14/02/2014 Int. a G.Galli: "L'ACCADEMIA E' TROPPO CHIUSA" il Venerdi' (la Repubblica)

14/02/2014 UNA PROTESTA INDIAVOLATA ALL'UNIVERSITA'

Sette (Corriere della Sera)

14/02/2014 MACCHE' BARONI IN PENSIONE "ANCORA AL LAVORO, MA GRATIS"

Libero Quotidiano 14/02/2014 BRAY, MOAVERO, TRIGILIA, CARROZZA: I MINISTRI A NOSTRA INSAPUTA

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 14/02/2014 RIFORME, 478 DECRETI NEL GUADO il Sole 24 Ore 14/02/2014 PER IL LAVORO AI GIOVANI UNA RISPOSTA CI SAREBBE il Sole 24 Ore 14/02/2014 MOBILITA' ANCHE PER I DIRIGENTI Corriere della Sera 14/02/2014 L'EUROPA: ORA LA CASSA INTEGRAZIONE PER I DIRIGENTI la Repubblica 14/02/2014 Int. a S.Fassina: "E ORA TEMO LA SVOLTA A DESTRA SUL PROGRAMMA" la Repubblica 14/02/2014 TASSE ACCORPATE E STOP ALLA BUROCRAZIA COSI' MATTEO VUOLE

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PRECARI CONTRO I TEOREMI Corriere della Sera 14/02/2014 IL GOVERNO DELLA DECADENZA DI BERLUSCONI CHE NON HA

VOLUTO CORRERE SULL'ECONOMIA la Repubblica 14/02/2014 AL QUIRINALE DOPO LA CONDANNA BERLUSCONI SFIDA NAPOLITANO

GUIDERA' LA DELEGAZIONE FORZISTA

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Data 14-02-2014

Bresciaoggi Pagina 21 Foglio 1

ORZINUOVI. Dubbi tra i cittadini sugli uffici: domande solo su web, chi non ha il pc deve rivolgersi ai sindacati

Pensioni: pratiche al patronato E rInps? Ora smista il traffico

li sindaco: «Agli sportelli previdenza c'è sempre coda: quindifimzionano» Però spesso uno solo dei tre è aperto per le esigenze dirette del pubblico

Riccardo Caffi

Qual è l'ufficio più adatto per avviare la pratica della pensio­ne, verificare la propria posi­zione contributiva, presenta­re richiesta di disoccupazio­ne? «Lo sportello Inps, in teo­ria», rispondono molti pensio­nati e disoccupati di Orzinuo­vi e dintorni. Ma quando, nel­la pratica, si recano all'ufficio orceano della Previdenza So­ciale, all'uscita non nascondo­no il loro disappunto perché spesso, anche se non sempre, vengono invitati a rivolgersi al Patronato, per avere spiegazio­ni circa i propri «dossier»,

.. SE NON MI DÀ RISPOSTE circa la mia pensione, che cosa fa l'Inps a Orzinuovi? A cosa ser­ve questo ufficio?» chiedono i cittadini delusi ai delegati sin­dacali che smistano le prati­che ai Patronati. La risposta dei delegati di Cisl, Cgil, Acli è abbastanza scoraggiante:

«Unps non fa più niente, nel senso che gli operatori non

fanno pratiche, perché i dati relativi agli utenti ormai viag­giano on line».

Però per Vito Caldarese, re­sponsabile della sezione rm:!i!!! e per Ermanno Entrati­ci, responsabile Patronato alla Camera del Lavoro orceana, è giusto che sia cosÌ. «La lamen­tela c'è, ma non è giustificata­puntualizza Entratici -. Ormai il cittadino può svolgere da sé le varie operazioni per via tele­matica, oppure può passare al Patronato che lo aiuta gratui­tamente, secondo l'accordo na­zionale tra questa realtà e l'Inps - aggiunge Entratici -. Non tutti usano il computer, perciò le impiegate inviano co­loro che ne sono privi a recarsi al Patronato. Noi scannerizzia­mo i documenti e li spediamo con la posta certificata. Al­l'Inps compete solo la parte fi­nale».

Spiegazione che convince so­lo a metà gli utenti, che insisto-

no: «Se i nostri dati vengono trasmessi per via telematica, a che serve nella pratica l'Inps di Orzinuovi?». Maleistituzio­ni suggeriscono di allargare la

Dei tre sportelli spesso uno soltanto è aperto al pubblico

riflessione a un ambito più am­pio. «Se si pone questa perples­sità su Otzinuovi, allora credo lasi debba porre per altre real­tà a livello provinciale e regio­nale - commenta l'assessore ai Servizi sociali Michele Scal­venzi -. Diciamo che il Punto Inps è un supporto che colma le lacune di molti cosiddetti "analfabeti informatici". For-

se in futuro si dovrà trasfonna­re in qualcos'altro, questa op­zione ovviamente non laesclu­derei».

La nascita del Punto Inps è piuttosto recente: l'ufficio è stato aperto due anni fa nei lo­cali di palazzo Codagli, a con­clusione di un percorso avvia­to dal Comune sin dalla metà degli anni '90: è un ufficio par­ticolare che, nell'ambito di una sperimentazione provin­ciale, accoglie sotto lo stesso tetto anche il Centro per l'im­piego. «Non è affatto assurdo

che, nel rapporto di partner­ship sempre più stretto tra Inps ed Enti di Patronato, per specifiche situazioni, si sia in­dicato nel Patronato un inter-

locutore qualificato per l'uten­za» ammette il direttore pro­vinciale Antonio Maria Di Marco Pizzongolo. «il Punto Inps di Orzinuovi non è un in­ternet point, ma è un ufficio pubblico fortemente voluto dal territorio e apprezzato da­gli utenti che fruiscono dei ser­vizi resi - spiega Di Marco Piz­zongolo-. Thleufficioèaggiun­tivo rispetto alle Agenzie di Manerbio e Chiari e, come ta­le, non fornisce tutti i servizi che sono resi da un ufficio maggiormente strutturato e dotato di personale come l'A­genzia».

IL PUNTO INPSfornisce dunque informazioni su problemati­che specifiche, rilascial'estrat­to conto assicurativo, i duplica­ti dei modelli Cud e ObisM, ac­credita il servizio militare, in­serisce variazioni anagrafiche e di indirizzo. «Al Punto Inps c'è sempre coda, ciò significa che funziona», osserva il sin­daco Andrea Ratti, senza te­ner conto che, dei tre sportelli, spesso uno solo è aperto al pubblico .•

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ILTEIIPO

Itl']~U Scuola 50 istituti senza ccguida» Oggi presidi in sciopero II1II Sono almeno cinquanta le scuole sottodi­mensionate del Lazio. Avranno un preside <<in condominio» con un altro istituto. Intanto i diri­genti scolastici sono sul piede di guerra. Oggi scioperano contro la decisione del Ministero di decurtare il loro stipendio di 250 euro mensili bloccando i contratti regionali di due anni.

Poggi ~ a pagina 22

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14-02-2014 8 1 /2

"::::ià Oggi in sciopero i 700 dirigenti laziali: «Ci vogliono tagliare 250 euro al mese»

Cinquanta scuole senza preside Con meno di 600 alunni hanno un reggente in «condominio» con altro istituto

Natalia Poggi [email protected]!

• Scuole sotto dimensionate, si replica. Quest'anno saran­no all'incirca una cinquantina gli istituti del Lazio che dovreb­bero ritrovarsi con meno di 600 alunni. E di conseguenza per effetto della legge sul di­mensionamento gli alunni

. chele frequenteranno non po­tranno avere un dirigente sco­lastico, un preside, tutto per lo­ro ma «in condominio» con un'altra scuola. In realtà le «reggenze», di cui almeno una quarantina solo nella Capita­le, sono ancora sotto osserva­zione. Parliamo di scuole che sono sotto di una cinquantina di alunni. Visto che le iscrizio­ni onlille alle prime classi Han sono ancora tenllinare potreb­bedarsicheinchiusurariesca­no a raggiungere le 600 (e ol­tre) unità: in tal caso arriverà un preside. Magari nuovo di zecca direttamente dalla gra­duatoria dell'ultimo concor­so.

Ma questi, in generale, sono tempi duri, per i presidi di scuola. La categoria, dopo al­meno dieci anni, è tornata sul piede di guerra. Oggi i 700 diri­gen ti scolas tici laziali, insieme ai colleghi delle altre regioni,

Con uno stipendio __ _

di 2500 euro siamo

i meno pagati dallo Stato_

sono tìMnc;)ero. Cisl Uil e !BmIJ! hanno in pro­gramma una manifestazione alle ore 11 davanti al Ministero dell'Istruzione a Trastevere. «Già come dirigenti statali noi del settore cinque abbiamo sempre avuto un trattamento speciale, ma adesso ci sentia­mo presi in giro» spiega Maria Rita De Santis responsabile !BmIJ!rtmml!mLazio. In pratica «il nostro stipendio si attesta sui 2500 euro netti mensili -continua De Santis - mentre un dirigente d'altra fascia ad esempio ministeriale prende 150.000 euro lordi all'armo, cir­ca 7000 al mese. Adesso ci vo­gliono pure tagliare i contratti regionali, una voce presente in busta paga come Ria (inden­nità di risultato) e che, tra l'al­tro, è pensionabile». Dunque cosa succederà al vostro sti­pendio se si mette in pratica la sforbiciata? «Una decurtazio­ne di 250 euro al mese, stiamo parlando di tremila euro all' an­no». N eanche un mese fa c'era stato il tentativo di togliere ai docenti gli scatti di anzianità del 2014 portandogli via 150 euro al mese: non ci sono riu­sciti. Adesso ci provano con voi? I dirigenti sono diminuiti di 3.000 unità rispetto al 2008 (meno 31 %) e comunque rie­scono a gestire lo stesso siste­ma scolastico, questo taglio di stipendio non sembra quasi una pWlizione? «In questa vi­cenda ci sono delle ragioni che sfuggono alla nostra compren­sione. Secondo me comealso­lito si sta applicando la regola

lIlI1l limI iBl I.

Il Ministero bloccherà

i contratti regi.onali __ _

del2012e2013

del due pesi e due misure. Per le ritenute sei dirigente, per un adeguamento dellaretribuzio­ne che è forse la più bassa di tutte non lo sei più». Ma per­ché tagliare proprio il Ria? «Si tratta di fondi regionali che vengono calcolati annualmen­te in base al numero dei diri­genti in servizio in ogni regio­ne Il Ministero ha intenzione di bloccare i contratti sia del 2012 che deI20l3». .

I presidi cosiddetti reggenti percepiscono una retribuzio­ne più alta? «È giusto, hanno un.notevole aumento di re­sponsabilità per il quale han­no un indennità al netto di 350 euro. Alla fine non so neanche quanto convenga perché illa­varo, già oneroso per unascuo­la, raddoppia». Quante ore la­vora di media un preside d'isti­tuto? «Sicuramente più delle 36 ore di contratto. Faccio un esempio pratico. Sono presi­de e sono entrata a scuola sta­mattina alle 8.45. Non ne usci­rò prima delle 18. Ci sono degli appuntamenti in cui siamo in­sostituibuilì come le riunioni di bilancio e quelle delle auto­nomie» Poi ci sono i consigli di classe? «Quello è illavoro vero, quello che siamo chiamati a svolgere e che, mi creda, faccia­mo volentieri».

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LA STAMPA TORINO I

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Una classe di presidi sull'orlo di una crisi di nervi Sciopero e manifestazione a Roma contro tagli di stipendio e burocrazia

P arIano di umilia­zione e di abban­dono i dirigenti scolastici che oggi scioperano in tut­

ta Italia. Sciopero «storico», il secondo dopo quello del 2008, indetto da Fie Cgil, Ci­sI, ViI e rmmm per motivazio­ni economiche. Ragioni che però è impossibile separare dalle difficoltà in cui versa la scuola e dalle enormi re­sponsabilità che i presidi si trovano a fronteggiare: sicu­rezza, trasparenza, certifica­zioni e via accumulando.

«l colleghi sono vera­mente arrab­biati perché l'amministra­zione sembra non rendersi conto di quan­to il nostro ruolo nel tem­po sia cambia­to, si sia cari­cato di incom­benze», dice Lorenza Pa-

IL DIRIGENTE

«Agli altri dipendenti hanno bloccato i salari a noi vogliono ridw'lo»

IL SINDACALISTA

«Siamo carichi di incombenze ma

siamo abbandonati»

triarca, coor­dinatrice dei dirigenti Uil. A fronte di que­sto sovracca­rico, sui presi-di incombe la decurtazione degli stipendi. «A tutte le al­tre categorie hanno blocca­to i salari - di­ce Enzo Pap­palettera, già segretario re­gionale Cisl Scuola, presi­de all'Istituto Galilei di Avigliana - ai presidi invece vogliono ridurre lo sti­pendio tagliando il fondo na­zionale che finanzia due voci della busta paga e che viene ripartito tra le regioni». Per questo, dal Piemonte come da tutta Italia, i presidi stamane si ritrovano a Roma, per pro­testare davanti al ministero. Nelle stt!sse ore la Fie Cgil in­contra il direttore dell'Ufficio S('olastico del Piemont.e; Giu­liana Pupazzoni.

Categoria decimata «Dal 2008 a oggi la categoria ha perso il m% delle sue forze, la retribuzione media dei dirigen­ti è in costante calo dal 2010. Eppure in questi anni abbiamo

dirigenti Tanti sono i dirigenti

scolastici in Piemonte, 300 dei quaU nella sola

provincia di Torino .

avuto un insostenibile aumento di lavoro dovuto al processo di di­mensionamento che ha accorpa­to le scuole», dice Emanuela Zo­ia, responsabile Fie Cgil. Ancora: «l dirigenti sono continuamente gravati di nuovi adempimenti, caricati di responsabilità penali, messi in difficoltà da risorse fi­nanziarie insufficienti. E non rie­scono più ad occuparsi della loro vera funzione: il diritto all'istru­zione degli alunni».

Maria Teresa Furci, preside della scuola media Antonelli, sottolinea «la burocratizzazio­ne di qualsiasi evento. Tutto questo dover scrivere, immet­tere dati, ruba forze fisiche e impedisce di essere presenti là dove bisognerebbe esserci, nei momenti che toccano la cresci­ta dei nostri alunni. Penso ai ca­si di dispersione scolastica che richiedono tempo ed energie». Una vita a ostacoli Responsabilità enormi sul fronte sicurezza, senza risorse da spen­dere per intervenire. Ma non so­lo. L'elenco spazia tra mille com­plicazioni, piccole e grandi. «Per esempio, dobbiamo chiedere ai fornitori -dice Lorenza Patriarca - un certificato di regolarità nel pagamento delle imposte che va poi pubblicato in una piattafor­ma dell'ammini-strazione. Che pe-rò non accetta i nostri file: biso-

neoassunti Centossettanta dei 589

presidi del Piemonte sono ivincitof'i del éoncorso

di tre anni fa

gna nscnvere tut­to. Il registro elet­tronico? Per le scuole ha signifi­cato spese enor­mi: non abbiamo nessuno per l'assi­stenza tecnica. Teniamo presen-te, tra l'altro, che rispetto a due anni fa, del fondo d'istituto è ri­masto il 25%, il resto è sfumato». Far arrivare i presidi in viale Tra­stevere significa che davvero non ne possono più. «Oltre alla pro­fessione - aggiunge la coordina­trice Uil- andiamo a difendere la scuola. Tutti gli studi internazio­nali dicono che per la qualità de­gli apprendimenti, la qualità del dirigente è seconda solo alla qua­lità della classe ... ». Sergio Ardui­no, coordinatore dei dirigenti scolastici Cisl in-siste: «In fatto di regole e prescri-zioni i nostri pove-ri uffici vengono trattati alla stre-gua di colossi co-me Inail o Inps. Siamo carichi di incombenze, ma a differenza di altri dirigenti dello Stato non siamo messi nelle condizioni di lavora­re. Ci sentiamo completamente abbandonati. Tra noi c'è moltis­simo malumore e, a causa di que­sta vicenda salariale, una sensa­zione di vera mortificazione».

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la triBuna Pagina 17 Foglio 1

I presidi oggi in sciopero Dirigenti scolastici contro i tagli alla scuola e alla busta paga Giornata di sciopero dei diri­genti scolastici contro i tagli ai fondi della scuola, "la dieta" decisa dal ministero sulle risor­se all'istruzione che lascia a bocca asciutta pure i presidi. Incrociano così oggi le braccia anche i dirigenti d'istituto tre­vigiani, aderenti alle sigle sin­dacali della scuola Cgil, Cis!, Uil e~per rivendicare l'an­nunciata riduzione della cosid­detta "indennità di posizione e risultato", una retribuzione in­tegrativa allo stipendio, asse­gnata in base a criteri fissati, come ad esempio il numero degli alunni o la quantità di se-

di della scuola da gestire. Dopo il danno giunge la beffa: la ven­tilata riduzione dello stipendio d'indennità fa seguito infatti al­la firma del contratto, con tan­to di cifra già pattuita, avvenu­ta esattamente un anno fa: «Il contratto nazionale dei presi­di, riferito all'anno scolastico 2012-13 è stato firmato nel feb­braio del 2013 per circa 15 mi­lioni di euro. Doveva essere re­gistrato, ma a questo punto si sono accorti che non c'era co­pertura di fondi. Quindi, essen­doci meno soldi, diminuisce pure l'indennità. Il contratto è stato bloccato», spiega Claudio

Baccarini, responsabile regio­nale dirigenti della Cgil scuola. Di taglio in taglio i presidi si tro­vano così da quest'anno la bu­sta paga d'indennità "limata" di una cifra pari a duemila eu­ro. Ma se lo stipendio cala, la scuola lievita, di alunni. In Ve­neto il numero delle scuole è diminuito negli ultimi cinque anni del 20%, passando da 714 a meno di 600, per effetto dei trasferimenti delle scuole pri­marie agli istituti comprensivi. O per gli accorpamenti tra più istituti superiori.

Alessandra Vendrame ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Una classe di presidi sull’orlo di una crisi di nervi Sciopero e manifestazione a Roma contro tagli di stipendio e burocrazia MARIA TERESA MARTINENGO Parlano di umiliazione e di abbandono i dirigenti scolastici che oggi scioperano in tutta Italia. Sciopero «storico», il secondo dopo quello del 2003, indetto da Flc Cgil, Cisl, Uil e Snals per motivazioni economiche. Ragioni che però è impossibile separare dalle difficoltà in cui versa la scuola e dalle enormi responsabilità che i presidi si trovano a fronteggiare: sicurezza, trasparenza, certificazioni e via accumulando. «I colleghi sono veramente arrabbiati perché l’amministrazione sembra non rendersi conto di quanto il nostro ruolo nel tempo sia cambiato, si sia caricato di incombenze», dice Lorenza Patriarca, coordinatrice dei dirigenti Uil. A fronte di questo sovraccarico, sui presidi incombe la decurtazione degli stipendi. «A tutte le altre categorie hanno bloccato i salari - dice Enzo Pappalettera, già segretario regionale Cisl Scuola, preside all’Istituto Galilei di Avigliana - ai presidi invece vogliono ridurre lo stipendio tagliando il fondo nazionale che finanzia due voci della busta paga e che viene ripartito tra le regioni». Per questo, dal Piemonte come da tutta Italia, i presidi stamane si ritrovano a Roma, per protestare davanti al ministero. Nelle stesse ore la Flc Cgil incontra il direttore dell’Ufficio Scolastico del Piemonte, Giuliana Pupazzoni. Categoria decimata «Dal 2008 a oggi la categoria ha perso il 31% delle sue forze, la retribuzione media dei dirigenti è in costante calo dal 2010. Eppure in questi anni abbiamo avuto un insostenibile aumento di lavoro dovuto al processo di dimensionamento che ha accorpato le scuole», dice Emanuela Zoia, responsabile Flc Cgil. Ancora: «I dirigenti sono continuamente gravati di nuovi adempimenti, caricati di responsabilità penali, messi in difficoltà da risorse finanziarie insufficienti. E non riescono più ad occuparsi della loro vera funzione: il diritto all’istruzione degli alunni». Maria Teresa Furci, preside della scuola media Antonelli, sottolinea «la burocratizzazione di qualsiasi evento. Tutto questo dover scrivere, immettere dati, ruba forze fisiche e impedisce di essere presenti là dove bisognerebbe esserci, nei momenti che toccano la crescita dei nostri alunni. Penso ai casi di dispersione scolastica che richiedono tempo ed energie». Una vita a ostacoli Responsabilità enormi sul fronte sicurezza, senza risorse da spendere per intervenire. Ma non solo. L’elenco spazia tra mille complicazioni, piccole e grandi. «Per esempio, dobbiamo chiedere ai fornitori - dice Lorenza Patriarca - un certificato di regolarità nel pagamento delle imposte che va poi pubblicato in una piattaforma dell’amministrazione. Che però non accetta i nostri file: bisogna riscrivere tutto. Il registro elettronico? Per le scuole ha significato spese enormi: non abbiamo nessuno per l’assistenza tecnica. Teniamo presente, tra l’altro, che rispetto a due anni fa, del fondo d’istituto è rimasto il 25%, il resto è sfumato». Far arrivare i presidi in viale Trastevere significa che davvero non ne possono più. «Oltre alla professione - aggiunge la coordinatrice Uil - andiamo a difendere la scuola. Tutti gli studi internazionali dicono che per la qualità degli apprendimenti, la qualità del dirigente è seconda solo alla qualità della classe...». Sergio Arduino, coordinatore dei dirigenti scolastici Cisl insiste: «In fatto di regole e prescrizioni i nostri poveri uffici vengono trattati alla stregua di colossi come Inail o Inps. Siamo carichi di incombenze, ma a differenza di altri dirigenti dello Stato non siamo messi nelle condizioni di lavorare. Ci sentiamo completamente abbandonati. Tra noi c’è moltissimo malumore e, a causa di questa vicenda salariale, una sensazione di vera mortificazione».

Scuola: testate nazionali

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formair!o,ne, Toccano quota 300mila, il 18% in più dell'anno scorso

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Pieno di iscritti agli istituti professionali ROMA

C'è un rirmovato interesse per la cultura tecnico-professio­nale. Ma anche scelte dei ragaz­zi, in uscita dalle medie, orienta­te verso percorsi di qualificazio­ne più brevi e che offrono la pos­sibilità di un ingresso anticipato al lavoro.

E così gli iscritti ai percorsi di istruzione e formazione profes­sionale (Ifp) nel 2012-2013 segna­no una crescita a doppia cifra. Toccano quota 300mila unità, il 18% in più rispetto all'anno prima. L'aumento è del 52% nel confron­t02010-2012. Un trend positivo do-

vuto, essenzialmente, all'incre­mento di giovani che scelgono gli istituti professionali (cioè le scuo­le che in regime di sussidiarietà possono dare al ragazzo dopo tre anni una delle 22 qualifiche profes­sionali oggi esistenti nel reperto­rio nazionale). Nel giro di un an­no gli iscritti sono passati da 120mila a 162mila unità.

Meno marcata è invece la cre­scita degli alunni delle istituzio­ni formative (vale a dire i centri accreditati). Qui si passa da 125mila a 128mila iscritti. Il moni­toraggio sugli Ifp nell'anno for­mativo 2012-2013 resto noto ieri

dall'Isfol evidenzia anche come le scelte dei giovani si siano pola­rizzate verso la figura dell'opera­tore della ristorazione (i futuri camerieri e cuochi), con quasi Bomila iscritti, e verso la figura dell'operatore di benessere (in primis, estetisti), con oltre 32mi­la iscritti. C'è poi uninteresse cre­scente per la partecipazione al quarto armo per l'acquisizione del diploma professionale (op­zione però attivata fmora in 7 re­gioni). La preferenza degli iscrit­ti per il diploma quadriennale va a 5 figure che insieme valgono il 5302% delle scelte, e cioè: tecnico

300mila Studenti In crescita gli iscritti 2012 ai percorsi di istruzione e formazione professionale. In un anno l'aumento è stato de118%

80mila Futuri cuochi e camerieri La prima scelta dei ragazzi è andata verso la figura di «operatore della ristorazione»

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di cucina, dell'acconciatura, dei trattamenti estetici, dei servizi di impresa e di tecnico elettrico,

li 46% degli iscritti agli Ifp ha 14 anni, a testimonianza come que­sta strada sia una "prima scelta". Ma rimane alta la quota di coloro che scelgono gli Ifp dopo prece­dente insuccessi scolastici, «con­fermando la vocazione antidi­spersione della filiera», sottoli­neaEmmanuele Crispolti, respon­sabile Isfol del monitor aggio Ifp. Nonostante la crescita di alunni (e di interesse) per la fIliera resta stabile l'impegno fmanziario: per il2012 è paria poco più di511milio­Di li ministero del Lavoro stanzia ogni anno circa 189 milioni. Il re­sto viene messo dalle regioni.

CI. T.

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AIUTI FINO AL 70%

Lazio, finanziabili i progetti educativi nelle scuole

Sono ancora due le scadenze valide per partecipare al bando per la concessione di contributi economici a sostegno di progetti da attuare nelle scuole del Lazio. I fondi, stanziati inizialmente per 2,1 milioni di euro, previsti dalla deliberazione della giunta regionale n. 307 del 3/1012013 finanziano progetti per il potenziamento, la qualifica­zione e l'innovazione dell'offerta scolastica. I progetti possono riguardare temi come di­spersione scolastica, innovazione, qualifica­zione e internazionalizzazione dell'offerta scolastica, inclusione sociale, orientamento all'imprenditorialità, disabilità, salute, pre­venzione, benessere scolastico. Inoltre, pos­sono riguardare orientamento permanente, alfabetizzazione al linguaggio cinematogra­fico, televisivo, érossmediale, orientamen­to e consapevolezza di genere, integrazione e lotta alla discriminazione e al bullismo, progettisusecondegenerazioni,educazione ambientale. Gli enti pubblici possono otte­nere un contributo fino al 70% della spese ammissibili &0 ad un importo massimo di 15 mila euro per ciascun progetto. Una recente determina regionale ha modificato il bando originario, per cui anche le domande già pre­sentate possono essere riformulate. Thtti gli interventi dovranno essere realizzati nelle scuole del Lazio. Le strutture scolastiche in cui si realizzano i progetti possono essere scuole primarie, scuole secondarie di primo grado, scuole secondarie di secondo grado. Gli interventi possono riguardare sia scuole pubbliche che paritarie. Gli interventi au­torizzati, di norma, non dovranno protrarsi oltre i dodici mesi dal momento della notifica dell'approvazione.

~RiproduzÌDTIR riservata___.

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Lavoro, scuola, vincoli europei Scossa entro i primi due mesi ~Il piano del sindaco per Palazzo Chigi: diplomazia diretta

Mario Ajello così s'intitola. Discorso di giornata in cui è diventato quasi

U Matteo Renzi alla Direzione del premier del Pd.

n blitz. Una «Velocità» che partito che dura poco più di dieci Continua a pago 2 sembra quella del quadro fu- minuti. «Ricordate Breznev? Be- Amoruso, Bertoloni Meli, turista di Giacomo Balla che ne, io sono l'opposto», ha scher- Cifoni, Pezzini, Posteraro e

zato il leader democrat nella Ventura da pago 2 a pago 9

Strappo Renzi: via da~lalJalud.e ~La direzione del Pd approva con l36 sì e 16 contrari un documento che dichiara esaurita l'esperienza di questo governo

~Il segretario: «Nessun processo, ma si cambia. Grazie a Enrico, adesso un'altra squadra per arrivare al 2018»

~Alfano in allarme: se l'asse si sposta a sinistra non ci stiamo, programma decisivo. Vendola chiude, SeI si spacca

Il PERSONAGGIO

segue dalla prima pagina

E il tutto in un vorticoso molti­. plicarsi di riunioni lampo, con­versari speed, incontri come quello della minoranza del Pd che spalanca le ipotesi al gover­no Matteo. E il Rubicone che andava superato, il Matteo da Smart car lo ha attraversato sull'aliscafo. «Gli italiani si so­no rotti le scatole della lento­crazia, o facciamo le cose in fretta e bene oppure ci prendo­no a fischi».

E dunque ci vuole tanto ad andare a Palazzo Chigi? Mac­chè. Basta una manovra lampo. E si riesce a liquidare un gover­no amico - «Letta ha fatto quel­lo che poteva» - e entrare nella stanza dei bottoni che sta per subire il trasloco del suo prede­cessore. Corre Matteo, ben sa­pendo di correre un grande ri­schio: «Ma il coraggio o si ha o non si ha e io ce l'ho ma ce lo dobbiamo avere tutti. L'Italia non ci sta ad aspettare».

Renzi, citando non a caso il film «L'attimo fuggente», ha compiuto una mossa inusuale per la politica italiana, sottraen­do il suo esercito alla «palude» degli stanchi rituali partitocra­tici e sdoganando a sinistra il concetto deU'«impavida ambi­zione». Dal Colle gli arrivano notizie rassicuranti. Il non arri­vo di Letta alla riunione al Na-

zareno viene giudicato dal sin­daco-segretario-quasipremier un buon segno: «Enrico ha deci­so di non scatenare una sfida inutile e dannosa per tutti». La Provvidenza, cui si è rivolto l'al­tro giorno, ha spinto Letta a evi­tare lo scontro e la sua nuova natura zen lo ha consigliato ad adottare una strategia meno belligerante.

IL BLITZ Il blitzkrieg renziano funziona così: «Nessun processo al go­verno, anzi dobbiamo ringra­ziare Letta perchè ce l'ha messa tutta. Dobbiamo però, e subito, uscire dalla palude. Serve una nuova squadra, ristretta e forte. Un nuovo inizio, per arrivare fi­no al 2018». Il documento con cui viene superata l'esperienza Letta e deciso il cambio di ca­vallo è stato approvato al Naza­re no con l36 voti favorevoli e 16 contrari. L'intero partito, tran­ne appunto qualcuno, è stato renzizzato da Matteo con una facilità superiore al previsto. E a molti Renzi è sembrato Craxi. Per la forza con cui ha sbara­gliato i dubbi dei dubbiosi. Ma fuori dal Pd, mentre il Pd fa fuo­ri Letta, Angelino Alfano mette avanti i suoi distinguo, gioca di tattica e pianta paletti. «Se la nuova maggioranza parlamen­tare è di sinistra - avverte illea­der del Nuovo Centrodestra -noi non ci stiamo. Per noi, a questo punto, è dirimente il

programma. E' essenziale vede­re come sarà e che benefici po­trà portare al Paese».

Secondo alcuni democratici e vendoliani, il governo Renzi si prospetta più o meno come una sciagura. «E' una via di mezzo tra Prima Repubblica e Shining», attacca quasi solita­rio Pippo Civati. Il quale la but­ta anche in poesia, con Dante nel canto quinto di Paolo e Francesca: «Il modo ancor m'offende». Ossia: troppa bru­talità contro Letta da parte di Renzi e troppo trasformismo e vigliaccheria e paura di offen­dere il nuovo padrone da parte di tutti gli altri non renziani ma renzizzati più o meno obtorto collo. Così come capita a quelli di SeI. Vendola dice che Renzi ha resuscitato il Cavaliere. Tra i suoi quelli che sanno di poter avere (forse) futuro e seggio so­lo portando acqua al nuovo pa­drone del Pd (e del governo) di­cono che il rospo Matteo si può baciare. Un bacio che in Senato potrà essere utile al nuovo go­verno, perchè numericamente si ha bisogno di tutti.

Dei dubbi che circolano Ren­zi non si cura. Anche se quelli di Ncd hanno il loro fondamen­to serio e nascono da un cruc­cio: riusciremo a governare in­sieme al Pd e poi andare alle elezioni con Berlusconi? In re­altà non con Berlusconi loro vorrebbero andare alle elezioni ma da soli·come il vero Centro­destra mentre quello del Cava-

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liere - da qui al 2018 - potrebbe essersi dissolto tra opposizione e inchieste giudiziarie.

TWITTER Ma eccoci alla serata. E il vinci­tore del giorno si festeggia così, via Twitter: «Un Paese sempli­ce e coraggioso, proviamoci», è il grido di battaglia di Renzi. Di fatto, la sua arma principale è stata la maggioranza bulgara con cui la Direzione del partito gli ha dato carta bianca (hanno votato contro la sua relazione solo i civatiani). Gli alleati di Letta si sono liquefatti e il volto scuro di lettiani come la De Mi­cheli dice tutto a chi lo ha do­lentemente guardato. Il pre­rriier in pectore mette tutti da­vanti al bivio: una legislatura costituente o il ritorno alle ur­ne, invocato da 5 Stelle, Lega e, con molta meno convinzione, da Forza Italia. Ne] movimento berlusconiano c'è anche chi promette collaborazione (San­dro Bondi) e la·fine dell'opposi­zione «alla Santanchè». Quindi, Matteo ha fatto bingo. Per ora. E i suoi alleati però non brinda­no al suo trionfo. «Il Pd può cambiare il presidente del Con-

Le curiosità

BISOGNA RISCHIARE TROVAI NEL BOSCO DUE STRADE DI fRONTE A ME E SCELSI LA MENO BATTUTA

siglio, ma non la natura del go­verno. Non si può passare da un esecutivo di intese con la si­nistra ad un governo di sini­stra». Così scrivono, in una no­ta, i Popolari per l'Italia e rUdc.

Matte<), ancora una volta, non fa una piega. Sia a questi sia agli altri rilievi critici che gli arrivano. «Qualcuno ha scritto in queste ore di ambizione smi­surata di Renzi - dice Matteo al­la Direzione - e di ambizione smisurata del Pd. Vi aspettere­te che io smentisca. Non lo farò. lo non lo smentisco: c'è un'am­bizione smisurata che ciascu­no di noi deve avere che è quel­la di pensare che l'Italia non può continuare a vivere nell'in­certezza, instabilità, nella palu­de e nel tentennamento». Ap­plausi.

E ancora lui, che non dice mai «ora tocca a me» ma in re­altà lo dice continuamente nei dieci minuti e passa di discorso e in tutti i colloqui che intrattie­ne: «Lo sport preferito degli ul­timi giorni è dire che è tutta col­pa del Pd, ma oggi dobbiamo decidere e dalle forze di coali­zione ci si chiede che il Pd assu-

Srns in diretta

MERAVIGLIOSO ARRIVA UN MESSAGGIO DA LA1: "SIAMO IN PUBBLICITÀ ASPETTA" lASCIAMO STARE

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ma ]e sue responsabilità». Quanto ai rimproveri di quelli che in queste settimane sottoli­neano le contraddizioni di Mat­teo - diceva di non volere man­dare a casa Letta ma proprio questo ha fatto - l'eroe della giornata se la cava così invo­cando, senza nominarlo, ]0 spi­rito di necessità: «Diventare adulti significa anche smettere di fare solo le cose che ti piac­ciono». Poi: «Ci sono momenti in cui chi ha responsabilità di guida all'interno di una comu­nità, di un partito politico, è chiamato a nascondersi, in al­tri ad ascoltare, in altri a cam­minare con il passo dell'ultimo. In altri siamo chiamati a un du­plice impegno: da un lato la franchezza totale, dall'altro !'in­dicazione di una proposta». E noi «di proposte ne abbiamo tante». Basta concretizzarle su­bito da Palazzo Chigi - «Nei pri­mi sessanta giorni ci giochia­mo tutto» - sennò questa strana mattanza dentro il Pd a scapito del premier del Pd non sarà fa­cile da far dimenticare agli elet­tori del Pd.

Mario Ajello le) RIPRODUZIONE RISERVATA

Financial Thnes

«Potrebbe pagare cara la pugnalata a Enrico» «La pugnalata pubblica che Renzi ha inflitto a tetta potrebbe un giorno tornare a tormen tarlo» Lo scrive il Financial Times online

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Subito la scossa: jobs act E battaglia sui vincoli Ve ~ Il governo di Matteo: i primi 60 giorni decisivi, regge il patto con FI sull'Italicum

~ In cima all' agenda scuola e nomine di manager di profilo internazionale

GLI SCENARI ROMA Matteo Renzi non sta ancora a Palazzo Chigi, ma sta già prepa­rando la renzizzazione dello stile (<<Saremo l'esecutivo dell'ambizio­ne smodata»), della politica neo-decisionale e neo-decisioni­sta (<<Non è vero che nella stanza dei bottoni non ci sono i bottoni. Sennò perché ci andrei?») e del metodo .di governo. «Farò come sempre. Alzo H telefono - così ha detto ieri ai suoi del cerchio magi­co - e mi organizzo H viaggio da so­lo». Il viaggio nelle cancellerie eu­ropee è da subito una delle priori­tà del premier in arrivo. Siccome «H toro va preso per le corna», co­me Matteo non fa che ripetere in queste ore fatali, la battaglia per superare H vincolo del 3 percento nel rapporto deficit-pil- «Solo così possiamo ridare fiato all'Italia» -battendo i pugni sul tavoli di Bru­xelles e di Berlino è quella su cui Renzi è deciso a giocarsi tanto. Sa che non sarà facHe. Ma sa anche che su questo «dovremo andare avanti come tori» - ed è conferma­to per ora H suo viaggio a Bruxel­les per la prossima settimana -perché i cittadini si sentono stroz­zati dal rigorismo «stupido» e l'at­teggiamento della GermaQia è quanto di meno popolare quag­giù. Ecco, un modo con cui H P~­lazzo (Chigi) prova a entrare lO

sintonia con H Paese (reale). In questa chiave, ossia nella media­zione con il presidente della Bce, Mario Draghi, la nomina di Lucre­zia Reichiln a ministro dell'Econo­mia va prendendo sempre più pie­de nel programma di Matteo eri: sulta preziosa non solo perche una donna per la prima volta rico­pre H dicastero di gran lunga pi~ importante ma anche perche SI tratta di una donna dotata di gran­di relazioni internazionali e forte

Ritaglio stampa ad

di un rapporto di stima vero con Draghi. E comunque così ieri man­giando per cena una cosa rapida «<La velocità» di Giacomo Balla sa­rebbe il quadro futurista prefetto che Matteo dovrebbe appendere nello studio di Palazzo Chigi) il quasi premier ha ragionato con i suoi amici più stretti: «I primi due mesi saranno decisivi. Conteran­no la squadra, la stiamo facendo molto ristretta con 4 o 5 top player, e i provvedimenti da avvia­re immediatamente». E ancora. Se questi primi sessanta giorni saran­no scoppiettanti, nel piglio mo­strato in Europa e nelle cose da fa­re subito in Italia e H Jobs act per Matteo è la priorità delle priorità, «tutti poi si dimenticheranno - è H Renzi pensiero - le beghe del Pd e le parolacce tipo staffetta. E se H governo funziona, il partito se­gue».

Uno choc emotivo, ma del gene­re politicissimo e non emozionale, è ciò che Letta non aveva - «Dob­biamo essere delle bestie, buone ma determinate», è H grido di bat­taglia in queste ore del subentran­te - e che gli italiani hanno un biso­gno forte di provare secondo i nu~­vi campioni della «smodata ambI­zione». A cena l'altra sera al Quiri­naIe, con Giorgio Napolitano e la moglie, è stata soprattutto la si­gnora Clio a fare le domande. E tutte di tipo contenutistico. «Ma se lei va a Palazzo Chigi, che cosa vuole fare? E mi dice anzitutto che cosa intende fare sul lavoro?». Renzi ha raccontato il suo Jobs Act: «Da lì comincerei». E questo mix tra le proposte di !chino e di Boeri-Garibaldi, che rappresenta una discontinuità forte rispetto al­la linea Giovannini-Letta (infatti l'attuale ministro ha detto: «E i sol­di per il Jobs act dove li prende Renzi?»), pare abbia colpito positi­vamente la coppia presidenziale.

La legge elettorale, con Berlu­sconi. è l'altra via maestra. Già im-

boccata da segretario, da premier Matteo ha intenzione di percorrer­la con la velocità con cui è entrato nel cortile di Palazzo Chigi a bordo della Smart. «Con Berh,lsconi ho un accordo di ferro», assicura H Renzi a un passo dalla stanza dei bottoni, «e ce l'ho anche con Verdi­ni. Il problema però è che c'è anco­ra Alfano nella maggioranza e l'I­talicum, se non viene modificato, è fatto apposta per fare fuori H Nuovo Centrodestra. Ma Matteo non si fa tanti problemi: «Alfano? Sa che il mio è l'ultimo governo della legislatura. Dopo di me, ci so­no le elezioni!».

L'INGLESE Un chiodo fisso di Matteo è

quello della scuola. Molto blairia­no «<Education education educa­tion», era H mantra dell'ex pre­mier inglese). La lotta all'abbando­no scolastico, al rivalutazione me­ritocratica e di reddito degli inse­gnanti, la messa a punto dell'edili­zia scolastica sono materie in ci­ma all'agenda di Renzi. n quale H viaggio nelle scuole italiane, che stava preparando in veste di segre­tario del Pd, lo confermerà in qua­lità di premier. Ora Palazzo Chigi deve fare una serie di nomine im­portanti nelle principali aziende pubbliche. Renzi ha cominciato a maneggiare i dossier. E ha scelto la linea, almeno quella di princi-

pio che gli piacerebbe riuscire ad applicare in qualche caso: «Servo­no manager di grande profilo in­ternazionale. Anche stranieri». E cita, H segretario next-premier, il caso inglese: «Sapete che il gover­natore della Banca d'InghHterra è un canadese?». Non sarà facHe spuntarla anche su questo, i boiar­di sono sempre boiardi, ma nella «scossa necessaria» c'è anche que­sta forte voglia di sprovincializza­re. Il che rientra nel programma più generale che vede, insieme al-

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la riforma elettorale e del lavoro, il rilancio degli investimenti e la ri­partenza delle opere pubbliche. Si può!!' «Se non ci riusciamo noi, la palude Italia ci inghiotte a tutti», osserva Mateo.

OLTRETEVERE Il viaggio negli Stati Uniti, gran­

de classico dei nuovi presidenti del Consiglio italiani, non rappre­senta una difficoltà agli occhi di Renzi. Con Obama, il suo idolo, e con il governo di Obama - si veda l'amicizia tra Matteo e l'ambascia­tore americano a Roma, John Phil­lips - il feeling è naturale. E verrà bissato il faccia a faccia che Mat­teo ebbe con Obama alla Casa

I numeri della maggioranza

Bianca, insieme a una delegazione di sindaci. Nel cuore dell'ammini­strazione Usa, Renzi può arrivare con facilità tramite il segretario di Stato, John Kerry. Con !'inglese Ca­meron, basta una telefonata. Con Merkel è tutto più complicato: ma la realpolitik della Cancelli era e quella del sindaco-segretario-pre­sidente italiano avranno modo per trovare una convivenza. Così come è ancora da costruire, ma tra Bergoglio e il cattolicesimo de­mocratico di Matteo il quid è co­mune, il rapporto con il Vaticano. Il Papa c'è da meno di un anno, il segretario di Stato, Parolin, è appe­na arrivato, e anche Renzi è nuoyo e nuovista: e ciò li rende simili. Mentre la vicinanza al cardinale

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Scola, a Cl, alle Acli, agli scout e a tutto il resto della rete politico-ec­clesiale è un patrimonio che torna utile a Renzi anche nella sua po­stazione di Palazzo Chigi. Dove - e qui siamo al sindacato - «con me gli inutili e infiniti tavoli di concer­tazione sindacale non si vedranno più». Renzi ne è arciconvinto. Ma nella sua nuova veste dovrà trova­re, e qui sarà l'alchimia del suo successo, un format che contenga sia il suo profilo da semplificatore per eccellenza, allergico a riti ba­rocchi e a indecisionismi vari, sia la modica quantità di mediazione senza la quale si rischia troppo.

Mario Ajello NiDO Bertoloni Meli

© RIPROOUZIONE RISERVATA

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ALLACAMERA

Misto*'-----------------, 23

Nuovo Centrodestra ------" 29

Per l'ltali!l--...... _ .. ~------,, 20

Scelta civica ---.------.., 26

Pd 293

Totale

r---- Fratelli d'Italia 9

,-------lega Nord 20

37

~--Fi

67

Mov.5 Stelle

106

AL SENATO

Ex 1455 4

Nuovi fuoriusciti M5S 5

Senatori il vita 2 (Piano, Ciampi.---~ Sono nel misto)

Per ('Italia --------, 12 Scelta civica ---""" 8 (più il senatore a vita

Per le autonomie 12 (più i senatori a vita Cattaneo e Rubbia)

PII ----, 108

Totale

Nuovo centrodestra 31

forza Italia 60

lega 15

Gal 11

SeI 7

M5S

MAGGIORANZA OPPQSIZIONE MAGGIORANZA OPPOSIZIONE

391 239 ~.fl!ro Democratico, 4 Maie, 5 mi n, Iin!l::~Psi·PIi, 5 nessuna componente ..

PRONTO AL BRACCO DI FERRO IN EUROPA PER SUPERARE IL LIMITE DEl 3% DEL RAPPORTO TRA DEFICIT E PIL

NUOVO STILE A PALAZZO CHIGI «FARO COME SEMPRE ALZO IL TELEFONO E ORGANIZZO TUTTO DA ME»)

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Il segretario di Stato Vaticano Monsignor Pietro Parolin

Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea

Clio Napolitano, consorte del Capo dello Stato

Ritaglio

Angela Merkel, la cancelli era tedesca è nel mirino di Renzi

Tony Blair, l'ex premier inglese è il modello di Renzi

Barack Obama ha varato il Jobs Act americano

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Data 14-02-2014 Pagina 5 Foglio 3/3

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Data 14-02-2014 Pagina 8 Foglio 1

«Completo disaccordo su questa iniziativa» DAVIDE RE MIIANO

egione Lombardia guarda l'evolversi di questa situa­zione e al momento op­

portuno valuteremo il da farsi. Co­munque non credo chiederanno alle Regioni, ma si rivolgeranno diretta­mente alle scuole. Noi staremo atten­ti». Così l'assessore all'Istruzione, alla Formazione e al Lavoro di Regione Lombardia, ValentinaAprea ha chiari­to a riguardo di quanto sta accadendo aRoma. Ovvero dell'iniziativa intrapresa dall'U­nar - organismo del ministero delle Pa­ri Opportunità -, che ha affidato all'Isti­tuto Beck, l'elaborazione di una serie di opuscoli sull' omofobia, che una volta pronti saranno distribuiti in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Sei senatori del Cen-trodestra (Roberto Formigoni, Carlo Gio-vanardi, Maurizio Sacconi, Luigi Com-pagna, Federica Chia-varoli e Laura Bianco-ni) hanno chiesto il blocco della distribu-

l'assessore all'Istruzione Valentina Aprea: c'è la

volontà di sostituirsi alla famiglia nell'indicare ai

ragazzi la propria identità Inaccettabili i giudizi sulla

morale cristiana

Palazzo Lombardia

zione degli opuscoli presentandoun'inter­pellanza al presidente del Consiglio, Enrico Letta. Ma in discussione non c'è 'T omofobia", bensì il volersi sostituire alla famiglia nel indicare ai figli "la propria identità", guarda caso diversa da quella naturale. Gli opuscoli, infatti, professerebbero la teoria "gender", esprimendo inoltre an­che una serie di giudizi inaccettabili sul­la «morale cristiana». «Sono in completo disaccordo con que­sta iniziativa - dice ancora l'assessore Aprea -. Non credo ci possano essere scorciatoie per affermare alcune scelte. Le campagne di sensibilizzazione non posso prescindere dal comune sentire». E in discussione c'è molto di più. «Non può essere un ministero - spiega anco­ra la numero del-la Scuola in Lom-bardia - , seppur delle Pari Oppor-tunità' quindi il governo naziona-le, a prendere del-le iniziative di questo genere se non c'è una ri-chiesta esplicita

da parte dei citta­dini' del popolo i­taliano, che deve prima di tutto trovare risposte in una cornice giuridica. Le minoranze non posso imporre il loro punto di vista». Secondo l'assessore regionale della Lombardia i piani di lettura di questa vicenda sono due. Il primo riguarda la lotta alla omofobia, cosa che va con­dannata, «perché la violenza non è ac­cettabile e molti ragazzi vanno tutute­lati». Un conto invece, è usare la lotta alla orno fobia per introdurre modelli di diversi, sfruttando così il fattore educa­tivo che offre la scuola, marginando la famiglia, a cui in realtà spettano -natu­ralmente - compiti come quelli legati all'identità. «Non stiamo parlando del­l' orno fobia, ma dell' educazione e di ar­gomenti che riguardano la cornice in cui si muove la famiglia», dice ancora l'assessore. Aprea conferma che comunque la si­tuazione rimane sotto la lente d'in­grandimento di Regione Lombardia e chiude con una battuta: «Ma c'è una buona notizia, in pratica è caduto il go­verno. Speriamo che il prossimo mini­stro delle Pari opportunità sia più sag­gio e maggiormente rispettoso del co­mune sentire del Paese».

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IL GAZZETTINO Data 14-02-2014 Pagina X Foglio 1 /2

In migliaia contro le scuole sporche Domani a Venezia la manifestazwne: un "maxi girotondo" con genitori, sindacati e lavoratori

Marco Dori MESTRE

Il giorno della manifestazione dei genitori è arrivato. Domani mattina, l'appuntamento è per le 10.30 alla stazione Santa Lu­cia, sono attese migliaia di per­sone, pronte a protestare contro le scuole sporche e i tagli alla pubblica istruzione. A fianco dei genitori «arrabbiati» sfile­ranno anche i sin-dacati e le lavora-trici delle pulizie, che proprio do-mani riceveran-no il loro primo stipendio da Ma-nutencoop. Per molte di loro, la busta paga varrà anche il 50% in meno di quanto preso fino allo scorso dicembre. Vn grande fronte comune, al quale potreb­bero partecipare anche alcuni ragazzi delle superiori, unito per chiedere al Governo nuovi fondi per la scuola e per salvare i posti di lavoro e l'anno scolasti­co in corso.

Nonostante il clima di forte malcontento, gli organizzatori hanno comunque scelto di mani­festare con garbo e fantasia,

anche per la presenza di fami- dovaldo Ruffato, e ai capigrup­glie e bambini. Il simbolo della po in Consiglio, per chiedere un protesta saranno i palloncini incontro nel quale affrontare il «tristi», ma gli organizzatori tema del nuovo appalto di puli­puntano anche a creare una zia nelle scuole veneziane. L'in­mega catena umana, una sorta tento, neppure tanto velato, è di di grande girotondo che dalla chiedere alla Regione di ripete­Stazione passerà per piazzale re quanto fatto nel 2009, quando Roma e terminerà al ponte il Consiglio decise di stanziare degli Scalzi. Davanti alla stazio- 800mila euro in favore delle ne ci sarà un presidio, con le scuole. Questa volta, però, servi­famiglie pronte ad offrire la rebbero molti più soldi, ma i merenda ai passanti. Pronti an- sindacati contano comunque in che numerosi striscioni da un intervento della Regione, esporre sul Canal Grande. anche per mettere ulteriore

Domani si vedrà anche quali pressione a Roma. e quanti saranno i parlamentari Intanto il consigliere comuna­veneti che avranno risposto le Beppe Caccia della lista "In «presente» all'appello dei geni- Comune" ha chiesto al sindaco tori, che in una lettera avevano Giorgio Orsoni di dare seguito a chiesto ai deputati di partecipa- quanto votato dal Consiglio la re alla manifestazione, con pro- scorsa settimana proponendo poste e idee per superare il che l'amministrazione venezia­problema delle scuole sporche. nasi schieri a fianco dei genito-

I sindacati continuano intanto ri delle scuole mettendo a dispo­la pressione istituzionale. Dopo sizione le competenze dell'Avvo­il nuovo incontro interlocutorio catura Civica per individuare di ieri alla direzione regionale quale sia la forma più efficace del ministero del Lavoro, duran- di azione legale nella situazione te il quale Manutencoop ha che si è creata, magari con un detto che sono ancora una de ci- sostegno anche economico. Cac­na gli istituti che non hanno cia chiede anche che si verifichi richiesto gli atti aggiuntivi, la possibilità che il. Comune Cgil, Cisl e Vil hanno deciso di stesso si costituisca in giudizio

"ad adiuvandum" del ric:orso inviare una lettera al presiden-te del Consiglio Regionale, Clo- che sarà presentato dai genito­

ri. © riproduzione riservata

-. SANTA lUCIA e CASO MAROTECO"

Pronta una lettera ..élllélR~giq~g .p~rçQi~q~r~

fondi aggiuntivi.

Palloncini "tristi" .......................... ~ ... ~QPr~?iQjq

tra la Stazione e piazzale Roma

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Scuola: testate nazionali

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IL GAZZETTINO

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CACCIA «Anche il Comune ricorra al Tar»

Data 14-02-2014 Pagina X Foglio 2/2

Il consigliere beppe Caccia chiede che si verifichi la possibilità che il Comune stesso si costituisca in giudizio "ad adiuvandum" del ricorso che sarà presentato dai genitori.

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COBBIEBE DELLA SEBA

SEllE eli non aver nostalgia», racconta, «ed è stato decisivo il poter mantenere il rapporto con gli studenti e non disperdere lill patrimonio che è dell'università». Nell'ateneo che fu di Galileo hanno dato a queste figure un ruolo preciso: docente senÌor. Sono un bel nu­mero, 95, di. cui una settantina «cessati dal ruolo», secondo l'arida espressione buro­cratica, negli ultimi tre armi. Bei nomi: dal filosofo Umberto Curi a Giovanni Costa, che si elivide fra le lezioni eli Strategie eli impre­sa, la presidenza della Cassa di risparmio del Veneto e la vicepresidenza del consiglio eli gestione dì Intesa Sarlpaolo. Un record, quello padovano, ma non sono pochi nep­pure i 27 docenti dell'Università eli Torino, fra cui il noto avvocato penali sta Carlo Fe­derico Grosso. C'è chl l'ha fatto «per piacere», come am­mette Robelto Genesio, fiorentino, classe 1940, docente di Automatica a Ingeb'lleria. «Qualcuno dice per narcisismo», ci scherza su, «ma, lasciando, mi pareva che IIri man­cassero le braccia e le gambe. E poi, c'era da dare una mano al nùo gruppo eli ricerca». Lui continua a insegnare, far ricerca, senza l'assillo di molti adempimenti accademici: <<Mantengo il cervello in attività e nù pare un elissolvimento più lento, una marùera

pih decorosID>. Fondamentale, anche per lui, 1'0pPOltunità eli rimanere in contatto coi giovani e la scoperta, un po' sbigottita che, dopo la pensione i docenti scompaio­no persino dai portali intemet: «Una cosa bizzarra», osserva, «da un giomo all'altro, dopo anni di impegno, non ci sei pih». Da Trento, gli fa eco Aldo Fontana, fisico spe­rimentale e pensionato "giovane", essendo del 1947, uno dei sette docenti a riposo che, in quell'ateneo, hanno deciso di restare: «La ricerca è un piacere intellettuale, non è una catena di montaggio o fare sempre un po' le stesse cose». li rapporto con studenti e dottoraneli è il centro della questione anche nel suo caso: «Solo che non faccio pih gli esperimenti», aggiunge, «adesso li fanno loro e io li seguo».

Per discutere COI1l i giovillni. E del fascino della relazione docente-eliscente parla an­che Enzo Boschi, il famoso sismologo, nato ad Arezzo 72 anni fa. Anche lui è rimasto in cattedra, a Bologna, a insegnare Vulcano­logia nella laurea magistrale di fisica, «per il piacere eli eliscutere coi ragazzi». Nel suo corso, gli studenti sono pure aumentati, lui prntecipa ai progetti di ricerca ed è convinto che l'età pensionabile dovrebbe scendere ai 65 anni «per dare più spazio ai giovatù», ri­cordando che in Giappone è a 60. Per un altro di questi volontari eli alto profi­lo, Paolo Matthiae, archeologo della Sapien­za eli Roma, oggi 74enne, famoso in tutto il mondo per i suoi scavi a Ebla, in Siria, il si-

stema precedente, col passaggio "fuori ruo­lo" negli ultilIÙ tre anni «permetteva un'ap­prezzabìle gradualità», che è venuta meno oggi. <<Nel mio elipartimento», esemplifica, «stueliosi come Andrea Carandini, Mario Liverani, Fausto Zeyj spariscono eli colpo, non si vedono più nemmeno fra loro: è evi­dente che c'è una perdita secca. Sono moeli. bruschi», conclude, «che non giovano». Re­stare, come ha deciso di fare lui, pone però Wl problema di convivenza con gli altri: c'è il risclùo che i maestri che rimangono in eli­partimento finiscano per inlpedire ai nuovi di essere liberi. Ultimamente eli fare appie­no la loro carTiera. «Ci vogliono metoeli eli­versi e innovativi», confenna Matthiae, «per non turbar'e psicologicamente ì successori. Bisogna fiancheggiarli, con prudenza e cau­tela, e assicurando in un modo eliscreto la continuità». A Siena, Romano Dallai, entomologo, classe 1938, si sarebbe accontentato «di un ufficet­to qualwlque», racconta, «e di un posto in laboratOlio». Sono stati loro, ì colleghi, a in·· sistere che rimanesse nel suo ufficio. «Sa», continua, «ho fatto tanti anni il preside: cre­do sia una forma eli riconoscenza». Dallai, in pensione dal 2010, stuelia degli insetti di tutto il mondo e passa al dipartimento eli BiOlogia evolutiva le sue giornate, «a vol­te anche qualche mattina della domenica perché Inia moglie, vedendomi Ìn uggia mentre riassetta casa, me lo dice», confessa sonidendo. Ma eli amatoriale c'è solo la pas­sione, «la stessa da 50 anni a questa parte», anzi dal punto eli yjsta della ricerca le soddi­sfazioni maggiori sono aITÌvate «a riposo». «il prestigioso e ultra.selettivo Ioumal oJ entomolog)/, mi ha chiesto recentemente eli pubblicare unlIÙo stuelio», racconta soddi­sfatto. Antonino Pullia, 78 anni, in pensione da tre, fisico sperimentale all'Università Bicocca eli lV1ilarlO, fra qualche mese si sposterà nei la­boratori del Gran Sasso per frn:e i suoi espe­rimenti. Solo due anni fa è stato insignito del prelIÙo Enrico Fermi. Per lui, che ha stu­eliato i neutrini anche col Cem di Ginevra, la quiescenza ha portato una sfida nuova: «Guido un gmppo eli ricerca dell'IsUtuto na­zionale eli fisica nuc!eare-Infn sulla materia oscura», racconta, (,per me è una seconda giovinezzID>. Aveva fatto una scelta opposta Miklos Boskoyjtz, uno (lei massimi esperti di stOlia dell'arte r1nascimentale, ordinar'io a Firenze, scomparso a fine 2011. Andato in pensione, deelicava due pomeriggi a set­timana alla piccola biblìoteca di facoltà, in via della Pergola: indossata lilla gabbanella, passava ore a riorelinare i l11armali di FedeIi­co Zeri, di Carlo Ragghianti, eli Mina Grego­li e, inevitabilmente, suoi.

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LA PROPOSTi:\.

14-02-2014 42/44 2/4

Un buon modello? Collège de Flwu.:c

Studiosi di talento, internazional­mente stimati, personalità vivaci e

ancora dinamiche: è ragionevole spe­gnere di colpo le loro ricerche e grandi capacità divulgative con la pensione? Non sarebbe il caso di creare ambiti in cui docenti di livello, seppure a riposo, potessero continuare a far ricerca e a diffondere la cultura scientifica? «Ipo·· tesi ragionevole», risponde l'archeolo­go Paolo Matthiae, purché «non sia un "vegliardeto", e magari confederando tre quattro atenei di città vicine». Luo­ghi deputati all'alta divulgazione, ma anche alla cura dei dottorandi migliori. Per Matthiae il modello è il Collège de France a Parigi: 54 professori di varie discipline: gran parte dello sci bile, dall'etnologia alla chimica. <,Sarebbe la terza missione dell'uni· versità di cui si parla poco: la divulgazione nel territorio», concorda il sociologo Paolo Trivellato, «che è sempre stata vista con un certo sussiego da tutti. All'estero invece si legittima spesso anche nel supporto all'industria». Per l'antichista Eva Cantarella sarebbe «una grande idea», in un Paese, come il nostro, in cui l'esistenza di un'età legale per il ritiro «che fa sì che restino inattive o sottoimpegnate persone ancora perfettamente in grado di svolgere i loro compiti e che vorrebbero farlo». A Padova, spiega Saveria Chemotti, c'è qualcosa già qualcosa di simile con la Schola del Bo, dal nome dell'antico palazzo che ospita il rettorato. (,C'è stato un ciclo di lezioni di alto livello tenute al Teatro Zante, a due passi dall'ateneo. in accordo col municipio. Un modo per rinsaldare il rapporto con la città». Stefano Zamagni la definisce «idea tutt'altro che balzana». Secondo l'economista potrebbe «rivitalizzare le tante accademie che nell'ultimo secolo sono morte o ridotte a riunioni gerontocrati che». Insomma un ateneo speciale eppure autentico, non un'università dell'età libera a rovescio.

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SEllE Da Letl:ere

dasslche a Vulcl'.llnologia

Eva Cantarella, fino al 2010 è

stata professore ordinario di Istituzioni di

diritto romano e di diritto greco

antico all'Università statale di Milano. A destra, il fisico Enzo Bosclli, già direttore

dell'Istituto nazionale di geofisica e

vulcanologia. Sotto, il filosofo Umberto

Curi, docente a Padova. Nomi di

peso in università dopo la pensione.

Lo chiamano "volontarlato accademico" Sopra, Giovanni Costa, docente di Strategie di impresa a Padova, presidente della Cassa di risparmio del

Veneto e e vicepresidente del Cdg di Intesa Sanpaoh In alto a destra, Stefano Zamagni, professore di economia politica a Bologna; sotto, Vera Negri, storica dell'economia all'ateneo felsineo.

Data 14-02-2014 Pagina 42/44 Foglio 3/4

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COBBIEBE DELLA SEBA

SEllE

L'impegno continua Da sinistra, Saveria Chemotti, docente

di letteratura italiana a Padova; Paolo

Matthiae, archeologo e storico dell'alte;

Antonino Pullia, nsico e vincitore del premio

Enrico Fermi; Carlo Federico Grosso,

docente di diritto penale e famoso awocato,

Data 14-02-2014 Pagina 42/44 Foglio 4/4

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Maria Chiara Carrozza

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Pag. 40

I desaparecidos dell'esecutivo

BraYr Moaveror Trigiliar Carrozza: i ministri a nostra insaputa

Data 14-02-2014 Pagina 8/9 Foglio 1 /2

liani, non sufficiente per una indagine fermato in quel ruolo dal vicepresidente ::: PAOLO EMILIO RUSSO statistica. Era riuscito giusto qualche gior - piddino. Non propriamente amante delle _-.:R..:..:::.O:..:..::..MA-'---___________ no fa a portare in Consiglio dei ministri il telecamere, è letteralmente scomP?Is~

documento «Ricerca e Innovazione nelle dai radar. Ha diramato trenta comunIcati Il.~II ?~ qt? a qualche ora non. saranno imprese» che prevede misure di sostegno st~~a ~al~'~ns:diame~t~ in poi; per due pm mmlstn. Avranno qualche gIorno per immediato alle attività innovative, sbloc- terzI nfenbill a «mcontrI bIlaterali» con al­fare gli scatoloni, portare via tutto, can~el- cato alcuni finanziamenti (già stanziati) tri capi di Stato. Nei mesi scorsi l'ex fun­lare email arretrate e passare ad altrI la per L'Aquila e messo a punto una bozza di zionario dell'Unione europa avrebbe ~_ poltrona. Matteo RenzI ha r.ott~ato an-accordo per l'uso dei fondi strutturali eu - che incrinato il rapporto col senatore a VI-z~t~rn.Po una n~ova ~atego~a dI ~erso~e, ropei, che, però, chiuderà qualcun altro. ta. . . ... . clOe l membn dell esecutivo dI EmIco Stessa sorte è toccata a Massimo Bray. Un altro rmmstro che non e maI nusCl­Letta. Avevano giurato davanti al capo Storico all'istituto dell'Enciclopedia Ita _ to a raggiungere - almeno grazie alla no­dello Stato giusto dieci mesi fa, il 28 aprile liana direttore della rivista del think tank tori età - le classifiche di gradimento e fi-2013, chiamati in fretta e furia dall~ allora dale~iano Italianieuropei, aveva conqui _ ducia è nientemeno quello dell'Istruzio­vice segretario del Pd, assumendosI la re- stato nientemeno che il ministero dei Be- ne e dell'Università. Maria Chiara Car­sponsabilità del potere esecutivo. Qual- ni Culturali e del Turismo due settori de- rozza aveva un curriculum lunghissimo e cuno di loro, come, per esempio, Emico 'importantissimo, è stata rettore della Giovannini, lo ha fatto lasciando un posto cisivi per il nostro Paese. È riuscito a tirarsi Normale di Pisa. Tutti si aspettavano non proprio di second'ordine, come la addosso le ire del sindaco di Napoli Luigi moltissimo da lei, ma è finita sulle prime presidenza dell'Istat. Molti di loro da que- De Magistris (<<Sul San Carlo ha scassato pagine dei giornali soltanto per avere sto pomeriggio saranno in carica solo tutto», disse), dei dirigenti di Pompei e, chiesto indietro dei soldi agli insegnanti «per il disbrigo degli affari correnti» e, do- addirittura, di Gino Paoli (in qualità di italiani (già sottopagati), firmando il po il passaggio di consegne coniloro suc- presidente Siae), ma sul web (e nella sto- prowedimento «senza accorgersene» e cessori, dovranno cercarsi un altro lavoro ria) restano soltanto le condoglianze per scaricando la responsabilità sul collega e vedranno spegnersi i riflettori. un po' di artisti scomparsi e i suoi com-all'Economia, Fabrizio Saccomanni. Per

Dieci mesi non sono molti, ma sono menti al crollo delle presenze turistiche non parlare di alcune sue dichiarazioni bastati, per esempio, a Silvio Berlusconi nel nostro Paese. Difficilmente gli italiani critiche _ e non motivate da dati scientifici per scendere in campo e diventare pre- ne sentiranno la mancanza. _ contro le università telematiche italiane, mier, a Matteo Renzi per correre alle pri - Il ministro del Lavoro e Politiche socia - che le hanno immediatamente rinfaccia­marie e, probabilmente, entrare a Palazzo li, Enrico Giovannini, voleva essere un to di avere a sua volta conquistato la do­Chigi. Nello stesso lasso di tempo, invece, "colpaccio" di Emico Letta, e, per ricopri - cenza attraverso un concorso di una uni­quasi metà dei ministri uscenti non sono re quell'incarico, aveva lasciato la poltro- versità telematica. Questi autogol le sono nemmeno riusciti a toccare palla, andare na non proprio scomoda di presidente costati ripetute richieste di dimissioni. Ha oltre qualche dichiarazione sui giornali e dell'Istat. Viste le deleghe, succedendo annunciato otto mesi fa che il «2014 sarà una intervista qua e là. Metti Carlo Trigi.- all' esperienza non proprio felice di Elsa l'anno dei ricercatori italiani», ma, nel lia, ministro per la Coesione Territoriale. Fornero, avrebbe certamente potuto la-frattempo, i ricercatori continuano ad es­Aveva un curriculum di tutto rispetto e fu sciare il segno. E invece è riuscito appena sere pochi, precari e sottopagati. Anche se voluto - da Massimo D'Alema - alla guida a risolvere la questione degli esodati e a le cose dovessero mettersi meglio nei di un dicastero che avrebbe potuto essere bocciare senzaleggerlo - cosa che gli è co- prossimi mesi, certamente non sarà lei a decisivo. Sociologo di fam~, aveva d.e~i: stata il posto - il job act del leader Pd, fi - potersi rallegrare dalla poltrona del mini­cato molta parte della sua VIta ad «attIVIta nendo travolto dalle dimissioni del presi - stero di viale Trastevere. di studio e ricerca ai temi dello sviluppo dente dell'Tnps, Antonio Mastrapasqua. territoriale e dell'innovazione in Italia e in Lascia sul sito del suo ministero un grafi-Europa», come si legge nella sua biogra - co che rappresenta la curva dell' occupa-fia. Professore ordinario di Sociologia zione in Italia e che non è proprio un ri-economica dell'Università degli Studi di sultato di cui andare fieri. Firenze, ha insegnato anche ad Harvard, Un altro che è stato -per la seconda vol­che fosse al governo non se n'è mai accor - ta consecutiva - ministro della Repubbli­to nessuno. Tanto che gli istituti di son - ca, ma nessuno se ne è accorto, è Enw daggi - tutti - non mai sono riusciti ava - Moavero Milanesi. Era il braccio destro di lutare il livello di fiducia che i cittadini Mario Monti che l'aveva promosso titola­av~v~o. in .lui perché rientra nell' :lenco re della delicata delega degli Affari euro­del rmmstn che «non hann~ dati suffi - pei _ anche per via dei suoi ottimi rapporti cienti per essere rappresentati». Tradotto con Bruxelles dove aveva lavorato e co­dal linguaggio scienti~co: ~on? cono~~iu - nosciuto il su~ "padrino" - ed è stato con­ti da una percentuale mfimteslmale di lta -

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Maria Chiara Carrozza

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Data 14-02-2014 Pagina 8/9 Foglio 2/2

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la Repubblica I

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14-02-2014 7 1

Tasse accorpate e stop alla burocrazia cosìMatteo vuole semplificare l'Italia Nel programma il taglio alle indennità dei consiglieri regionali

SlMONAPOU

ROMA - Velocità e semplicità. Eccole le parole chiave del pro­gramma di governo che Renzi sta preparando in queste ore. Il "sindaco d'Italia" sogna un pae­se in cui ciascun cittadino rice­verà a casa un modulo com­prensibile da compilare per pa­gare tutte le sue tasse in una vol­ta sola, senza complicazioni né trappole lessicali. L'inefficienza della macchina burocratica è il primo vero ostacolo da abbatte­re. Basta con le lentezze, i rinvii, i doc~enti che prendono pol­vere sulle scrivanie per anni. La pubblica amministraZione sarà travolta dal ciclone Renzi, so­prattutto nelle sue alte sfere. I di­rigenti statali saranno valutati in base agli obiettivi raggiunti, i contratti dei nuovi assunti non saranno più a tempo indetermi­nato, ogni giorno sarà un esame, vietato perdere tempo. Tutte le spese saranno controllate, com­prese quelle delle Regioni, e ver­ranno definiti costistandard per

servizi e forniture, sul modello giàadottatopersanitàetraspor­to locale. Una decisione che, nei

Tnli progetti il trasferin1.emo ai Co:rm.'U.IÙ deDe ex

r~b~e, se~o~do i ~~coli de~ t~c- collaboratori Renzi ha spiegato mCi renztam, addmttura Vlcma che molte di queste multe sono ai 4.000 miliardi di euro, circa il legateatardiveomancaterispo­doppio del de bito pubblico. ste inviate aBruxelles alle richie­

Renzi punta molto, e lo ha ste di accertamento sui dati. Un spiegato nel tour delle primarie, altro spreco che va eliminato, arazionalizzarel'impiegodeifi- insomma. Così come saranno nanziamenti europei, che nei ridotti gli enti di consulenza del­prossimi sette anni porteranno le istituzioni, come ad esempio

casenne: ~ in Italia 58 miliardi di fondi Fesr il Cnel. Ridimensionati brusca­trasfonnate in case acuisiaggiungon055miliardidi mente anche i costi della politi-

fondi interni per lo sviluppo. Nel ca. Le indennità dei consiglieri pacchetto precedente ben 32 regionali non potranno più su­

piani di Renzi, dovrebbe porta-miliardi erano stati "persi" da al- perare quelle del sindaco del ca­re a risparmi notevolissimi. cune regioni per mancanza di poluogodellaregioneeicontrt-

Unadelleprioritàrestaillavo- progetti. A Bruxelles durante il butiaigruppipoliticisubiranno ro. Oltre alla lotta al precariato semestre europeo Renzi conta uno stop. contenuta nel jobs act, Renzi di risolvere altre due questioni Altra priorità, le infrastruttu­pensa a un taglio dell'Irap per le che gli stanno a cuore. La ridefi - re. Il premier è rimasto a bocca imprese che le aiuti a far entrare nizione del limite del 3 per cen- aperta quando Erasmo D'Ange­giovani al primo impiego.Risol- to imposto all'Italia dal patto di lis, uno dei pochi trai suoi uomi­verebbealmenoinpartel'emer- stabilità e la gigantesca mole di ni fidati operativi nel governo genza abitativa !'idea di sbloc- sanzioni che il paese è costretto Letta,gliharaccontatocheciso­~are. ~i u:nmobi~ ~ello St~to a pagare per le infrazioni alle no ~ mlllarQ~ e ?~U mlllom Ol';lC­TI?-utillZZatl nelle Citta, a comm- procedure in tema di pagamen- catl .dal~a pignZla b~rocratl(?a ciaredallecaserme, chedovreb- ti ritardati ai fornitori privati da destmati alle opere di messa m bero essere trasferiti ai Comuni parte della pubblica ammini- sicure~za per il dissesto idro­eri.strutturatiperfarnec~seouf- strazione,sicurezzadeitraspor- geolo~i~o e b~n 1.1~0 ~?TItieri fiCl. Il calcolo del costo di questa ti, sovraffollamento delle carce- pubbliCi fermi. «Mal plU», ha partita rimasta ferma finora sa- ri e altri settori pubblici. Ai suoi giurato Renzi. Ora questa è la

sua scommessa.

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Data 14-02-2014

LA STAMPA Pagina 27 Foglio 1

SALARI, SEIlVE UNJ\ SVOLTA COME 1l REN1l 'ANNI FA

embra passato un secolo. La chiama­vano la spirale prezzi-salari, una cor­sa sfrenata per il potere d'acquisto, fermata con un atto di imperio tren­t'anni fa. Allora c'era la scala mobile,

ora parliamo di cuneo fiscale e welfare azien­dale. Fu lo storico accordo di San Valentino del 14 febbraio 1984, tra il presidente del Con­siglio Bettino Craxi e Cisl e UiI, contraria la Cgil, a sterilizzare la scala mobile. L'inflazione galoppava a due cifre, al 17%, e la gara perpe­tua con le buste paga creava effetti devastanti e incontrollabili. Solo nove anni prima nel 1975 era stato firmato l'accordo sul punto unico di contingenza tra Luciano Lama, Bruno Storti e Lido Vanni con Gianni Agnelli, allora presidente della Confindustria, mentre Guido Carli gover­nava la Banca d'Italia. Il successivo accordo di San Valentino decretò invece la fine della conce­zione del salario come variabile indipendente, faro economico e ideologico di un sindacato re­distributivo. Otto anni dopo arrivò l'abolizione dell'indicizzazione dei salari (1992) decretata dal governo Amato, benedetta da nuove relazio­ni industriali e dall'accentramento della con­trattazione. Il rapporto prezzi-salari è sempre stato la spina nel fianco di economisti e gover­nanti. La moderazione salariale avviata 'con il patto del 1993 e durata lungo questi ultimi ven­t'anni ha compresso i salari. Oggi purtroppo a tenere a bada l'inflazione è la recessione, un'ipo­teca che non crea benefici e deprime l'eco no­~ia, ma resta intatto l'obiettivo della salvaguar­dIa del potere d'acquisto di salari e stipendi, la cui immobilità deprime a sua volta i consumi in una spirale perversa. Il tema non è per nie~te

accademico e, anche se l'agenda oggi è sommer­sa dai rivolgimenti politici e istituzionali, dovrà tornare presto alla ribalta e fare da baricentro insieme a occupazione, lavoro e crescita. Se c'è un freno all'economia, tutti concordano la colpa è del cuneo fiscale, che disincentiva le 'imprese dall'assumere. Anche gli incentivi temporanei non allettano più, se poi !'impresa deve pagarne il prezzo pieno. In Italia siamo riusciti a realiz­zare un doppio record unico al mondo: quello di avere gli stipendi netti più bassi d'Europa e il costo del lavoro più alto dei paesi Ocse. Una tas­sazione al 54% sulle retribuzioni e sul lavoro im­mobilizza la domanda delle aziende e la creazio­ne di posti di lavoro. Occorre un intervento strutturale per dare ossigeno a lavoratori e im­prese. Quando poi si riavvierà la ripresa, dovrà tornare al centro dell'attenzione l'adeguatezza degli strumenti per la copertura dei redditi da lavoro: l'inflazione programmata su indici Ipca, esclusi i prodotti energetici, non basta più e non soddisfa imprese e lavoratori. L'anniversario dell'accordo di trent'anni fa può servire così non da detonatore per la nascita di una nuova scala mobile ma per introdurre innovazioni nelle re­tribuzioni: non solo nei meccanismi di com­prensione e gestione delle buste paga, che chie­dono semplificazione e trasparenza, ma anche nel rapporto tra stipendi fissi e stipendi di risul­tato; senza un ancoraggio alla produttività e ai profitti le retribuzioni diventano appiattimento e zavorra. Un'altra strada per dare valore ai sa­lari è quella del rapporto tra parte monetaria e parte in natura: qui il welfare aziendale dovrà t~ovare ll1!a nuova stagione di sviluppo, dai buo­m spesa al benefit previdenziali. Infine, l'agenda rimetterà all'ordine del giorno la questione de­gli ammortizzatori sociali e le paghe di chi per­de il lavoro, in vista di quel reddito minimo uni­versale, che molti paesi hanno e che noi ci osti­niamo a ignorare.

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Pag. 53

rUnità Data 14-02-2014 Pagina 2 Foglio 1

Lavoro e tagli alla politica Ecco il piano del sindaco

Un piano straordina­rio sul lavoro. un col­po d'accetta sui costi della politica, a co­minciare dall'elimi­nazione degli enti

inutili, diritti civili e la battaglia con­tro il tetto del 3% una squadra nuova e con nomi di spicco, a cominciare da Andrea Guerra di Luxottica. La pat­tuglia ministeriale avrà poche confer­me rispetto all'attuale e sarà parec­chio rosa. Tante donne in giunta e in segreteria è un tratto distintivo del Renzi sindaco e poi segretario del Pd.

Dunque, nel bosco ingarbugliato della situazione politica nostrana, Renzi ha scelto (memore dell' Attimo Fuggente) la strada più rischiosa. Al­meno per se stesso e di conseguenza anche per il Pd. Anche perché pare deciso ad imboccarla a velocità pa­recchio sostenuta. L'ambizione del resto è «smisurata», come ammette lui stesso. Scommettere tutto il patri­monio accumulato nelle due batta­glie delle primarie (quella persa con­tro Bersani e l'ultima vincente) su l'attuale tavolo della politica italiana non è una giocata facile. Per questo «smisurata» dovrà essere, awerte il segretario, anche l'ambizione del Pd.

Anche perché il banco è quello de­ciso dal voto dello scorso febbraio e quello è il Parlamento con cui Renzi si dovrà confrontare. Anche per que­sto il documento della direzione fa esplicito riferimento alla «attuale coalizione di governo» come se non ci fosse l'intenzione né di modificarla né di allargarla. In realtà vanno avan­ti i contatti con Sei (tre senatori ven­doliani potrebbero votare la fiducia) e con i grillini da cui si starebbero staccandosi verso Renzi una decina di parlamentari. E pure la Lega Nord pare intenzionata a dare una fiducia in bianco per far partire il Renzi L

Il rischio comunque resta alto. «È talmente alto che io onestamente l'ho sconsigliato» ammette Davide Faraone. È vero che l'altra strada, quella delle elezioni, pur più attraen­te, di fatto non c'era. Votare senza una legge elettorale che garantisce

VLADIMIRO FRULLETTI [email protected]

un chiaro vincitore avrebbe riprodotto il pantano. Ma è anche vero che pur ob­bligata, la via del governo di legislatura fino al 2018, è si più lunga, ma anche più impegnativa: la promessa di cam­biare in profondità l'Italia va mantenu­ta. Nel progetto Renzi owiamente re­sta l'impianto delle riforme costituzio­nali: dal Titolo V alla trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie. E resta anche l'Italicum che però, Ren­zi, già ieri in direzione ha iniziato a lega­re (come chiede la minoranza) al supe­ramento del bicameralismo. Ma a que­ste si affiancheranno nuove «regole del gioco» sia sul lavoro che sulla de-buro­cratizzazione della pubblica ammini­strazione.

L'impresa è complessa sia perché i rapporti di forza, appunto, non sono frutto di una vittoria elettorale. Sia per­ché in quel popolo che con quasi 2 milio­ni l'hanno fatto trionfare alle primarie di un mese e mezzo fa (sembra passato parecchio tempo in più) affiora un mi-

Subito una profonda spending review a Palazzo Chigi e la fine del Cnel

sto di paura e delusione. E Renzi lo sa. Per questo una volta salito a Palazzo Chigi non potrà che mandare messaggi forti. «Fra l'opinione pubblica avrà da recuperare un oggettivo danno di im­magine - spiegano i renziani - e quindi dovrà far capire da subito che è lì per fare sul serio». Quindi anche le prime risposte che fornirà da premier dovran­no essere parecchio convincenti. «Se il governo funziona la gente farà il tifo per noi e il modo in cui è nato passerà in secondo piano. Tutto dipenderà dalla qualità delle riforme e dai tempi rapidi nell'attuarle» ragiona Faraone. Renzi su questo fornisce scarne indicazioni. Non parla molto in direzione. Poco me­no di 25 minuti. Incassato l'ampio sì di tutto o quasi il Pd evita anche laconsue­ta replica. Non c'è l'atteso Ok CarraI. Anche perché Letta resta a Palazzo Ch i­gi per consentire, dice, la discussione più franca possibile. E poi il finale è scontato. Già si guarda a domani. Oggi Letta si dimette e poi toccherà a Renzi. Ma non sarà un passaggio di testimone. Renzi promette cambio di ritmo e di percorso. <<Vi chiedo a tutti insieme di uscire dalla palude», l'appello del segre­tario al partito. Un «cambiamento radi­cale» come chiede l'Italia a cui, dice, so­lo il Pd può rispondere. Tanto che il pro­gramma ("Impegno Italia") elaborato dal premier (oramai uscente) viene as­sunto come «contributo». Nel program­ma Renzi ci saranno lo ius soli per i figli degli stranieri e la regolamentazione delle unioni civili, ma i primi messaggi all'opinione pubblica arriveranno dalle misure per la crescita (incentivi e disbo­scamento della burocrazia), l'occupa­zione (il famoso jobs-act) e sulla scuola dove come prima mossa cercherà i sol­di per realizzare un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Sui tagli ai costi della politi­ca. Renzi comincerà da casa sua, a Pa­lazzo Chigi dove s'attendono una pro­fonda spending rewiev. I suoi collabora­tori danno per scontati come primi atti i tagli degli enti inutili (ad esempio il Cnel), la riduzione delle indennità ai consiglieri regionali e l'azzeramento dei contributi ai gruppi. Da qui comin­cerà a realizzare quel «paese semplice e coraggioso» che s'auspica via twitter.

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Squinzi benedice il ricambio «Le imprese vogliono risposte» • Parti sociali pronte alla svolta, ma senza elezioni Imprese: oggi flash mob davanti a Montecitorio

BIANCA DI GIOVANNI ROMA

Sia chiaro: per loro non è una questione di nomi. Parlano di svolta, di scossa, di discontinuità, ma non certo nell'organi­gramma di governo. Chiedono azioni, misure concrete. Su questo sindacati e Confindustria suonano la stessa musica ormai da parecchio tempo. Ad aprire le danze sono stati gli imprenditori, con una raffica di giudizi scarni ma efficaci da parte di Giorgio Squinzi, il quale ieri ha messo la pietra tombale sull' esperien­za dell'attuale esecutivo. «Da Letta c'è stata una buona analisi dei problemi, ma non sono arrivate le risposte che ci aspettavamo», ha sentenziato. Né illea­der di Viale dell' Astronomia, né le segre­terie sindacali, si espongono esplicita­mente sulle futuribili «alchimie» politi­che: tutti aspettano di vedere l'evoluzio­ne tecnica di questa ennesima crisi politi­ca. Sicuramente però nessuno nei piani alti delle associazioni dei lavoratori e del­le imprese punta sulle urne.

Resta il fatto che la «questione socia­le», quella della disoccupazione che col­pisce quasi un giovane su due, quella del­le tasse che spingono le aziende a deloca­lizzare, quella dei redditi impoveriti, dei consumi stagnanti, della domanda inter­na ai minimi storici è entrata anche nel­la direzione del Pd, nel discorso del se­gretario, nella mozione votata «<un pro­gramma aperto e negli interventi di altri big, a partire da Piero Fassino e Debora

Serracchiani. Due nomi che richiamano due storie industriali allarmanti per il si­stemaPaese: la Fiat che espatria in Olan­da, la Electrolux che minaccia di trasferi­re la produzione in Polonia.

IL MALESSERE Il presidente degli industriali esprime il disagio acuto dei suoi associati che ieri si è manifestato drammaticamente nel sui­cidio di un imprenditore del padovano. Le imprese sono fiaccate da 5 lunghi an­ni di crisi, con la perdita di 9 punti di Pii (162 miliardi) anche le zone più produtti­ve del Paese. Il quotidiano dell'associa­zione annotava ieri un dato da brividi: in 15 anni soli il Pii pro capite italiano è ca­lato (-3%): persino Portogallo e Grecia hanno fatto meglio nello stesso periodo. Ieri gli imprenditori piemontesi hanno annunciato una manifestazione davanti a Montecitorio (oggi alle 11), che preve­de unflash mob ideato per attirare l'atten­zione del mondo politico, sentito oggi co­me assente e lontano. Il loro motto è pungente: «Amo !'Italia, ma ora basta». Le aziende annunciano da Torino una «marcia digitale dei 40mila». Citazione storica che rinvia a un episodio chiave della vita delle rappresentanze sociali, che per la verità scrisse uno dei capitoli più neri nella storia delle relazioni sinda­cali. Stavolta però l'interlocutore non è il sindacato, ma i partiti politici. Squinzi ha «battezzato» il movimento piemonte­se ieri presenziando una riunione straor­dinaria di 600 delegati nel capoluogo piemontese. Un fatto importante per l'associazione degli industriale, che tor-

Le aziende piemontesi sul piede di guerra rievocano perfino la «nlarcia dei 4Omila»

na a mostrarsi compatta nel sostenere le sue richieste. «Il Piemonte aveva votato per Bombassei al momento della scelta del nuovo presidente - spiega una voce vicina all'Unione industriale di Torino -Ma Squinzi è riuscito a ricucire un'unità interna, grazie alle sue doti di uomo pragmatico. Ha subito varato una rifor­ma profonda dell'associazione, che oggi è più snella e meno costosa. Ecco perché non possiamo accettare lezioni dalla po­litica che non sa tagliare la spesa impro­duttiva».

Il pregio di Squinzi è stato quello di unire gli imprenditori e di cercare con ostinazione anche l'intesa con i sindaca­ti. Con lui al vertice della Confindustria una marcia dei 40mila vecchio stile sa­rebbe impensabile. Il primo documento unitario per chiedere interventi tangibi­li nella legge di Stabilità, a partire dal taglio del cuneo fiscale, è partito proprio dalle stanze di Viale dell'Astronomia. Oggi si fanno i conti con le ripetute delu­sioni ingoiate anche con l'esecutivo Let­ta. Ieri Squinzi ha parlato di «cultura an­ti-industriale, che ormai da qualche de­cennio è diventa prevalente nel nostro Paese». Non è un problema di questo o quel governo: c'è bisogno di un cambio radicale. Una posizione parallela a quel­la di Camusso, che appena 48 ore fa di­chiarava: «Dal punto di vista delle politi­che non vedo differenza tra l'ultima sta­gione del Governo Berlusconi, quello Monti e Letta. Ci vogliono proposte in discontinuità con le ultime politiche eco­nomiche». Più felpato l'atteggiamento di Raffaele Bonanni, che non ha mai avanzato critiche nei confronti dell'at­tuale premier. Il leader Cisl parla di «classe dirigente imbelle e litigiosa» e di un'emergenza economica e sociale che richiede invece «unità d'intenti». Duro Luigi Angeletti: <<Serve un leader che di­ca con chiarezza cosa vuoi fare e che lo faccia in poco tempo».

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Disoccupazione giovanile: l'Italia in cima all'Europa

MATTEUCCI A PAG. 15

Data 14-02-2014 Pagina 15 Foglio 1 /2

Disoccupazione giovanile Italia ai vertici in Europa • Primato europeo per i Neet, i giovani che non lavorano né studiano. Bee: ripresa ancora debole mentre i rischi per le prospettive di crescita «continuano a essere orientati al ribasso» LAURA MATTEUCCI MILANO

Ripresa economica ancora con il fiato corto in Europa, mentre i rischi per le prospettive di crescita «continuano a essere orientati al ribasso». Il bolletti­no mensile della Banca centrale euro­pea sottolinea come pesino le incertez­ze dei mercati mondiali, in particolare dei Paesi emergenti, ed anche doman­da interna e un export che potrebbero deludere le attese. Ma, soprattutto, la Bce lancia l'allarme sulla disoccupazio­ne giovanile, il cui tasso resta altissimo soprattutto in Italia, Grecia e Spagna. L'Italia detiene pure il triste primato di essere il Paese dell'eurozona con il maggior numero di giovani Neet (per­sone di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non sono né occupate, né impegna­te in attività di studio o formazione): dal 2007 al 2012 i Neet italiani sono passati da circa il 16% a oltre il 21% del totale, con un incremento percentuale inferiore solo a quelli di Grecia, Spa­gna e Irlanda (che sono oltretutto sotto il 20%).

ALTROVE GLI OCCUPATI CRESCONO Per il tasso di disoccupazione genera­le, le previsioni per quest'anno restano invariate al 12,1%, riviste al rialzo per l'anno prossimo (all'1l,7%), con un pic­colissimo ridimensionamento per il 2016. In questi numeri aggregati del mercato del lavoro, si nasconde il dram­ma della disoccupazione giovanile. «Dall'awio della crisi finanziaria - scri­ve l'Eurotower - il tasso di disoccupa­zione giovanile, definito come il rap-

porto tra il numero dei giovani 15-24en­ni disoccupati, e la forza lavoro nella stessa fascia anagrafica, ha registrato un aumento considerevole nell'area eu­ro, dal 15% circa nel 2007 al 24% nel 2013». In Italia il tasso è al 40%, peggio di noi solo Spagna e Grecia.

«L'evoluzione del tasso di disoccupa­zione giovanile cela notevoli differenze fra Paesi», ricorda il bollettino, e «men­tre in Austria e a Malta l'incremento è

TI Paese ha un rapporto debitojPil tra i più elevati deH'eurozona, le imprese sono poco indebitate

stato moderato e in Germania si è persi­no registrato un calo, il tasso di disoccu­pazione giovanile è aumentato in ma­niera particolarmente marcata nei Pae­si soggetti a tensioni di mercato, por­tandosi nel 2013 su valori compresi fra il 50% e il 60% in Grecia e in Spagna e raggiungendo livelli prossimi al 40% in Italia, Portogallo e Cipro e al 30% in Irlanda».

L'analisi della Bce si sofferma poi sull'evoluzione del debito delle impre­se. Se !'Italia presenta uno dei rapporti debito/Pii più elevati (intorno al 133%, peggio sta solo la Grecia), al contrario le imprese, pur dipendenti dal credito bancario, presentano un rapporto tra i più bassi dell'Unione. Nel quadro dise­gnato dal bollettino, confermato poi un livello di inflazione basso nell'area euro (1,1% nel 2014 e all'l,4% per il 2015), mentre si ribadisce che i tassi di interesse «resteranno ai livelli attuali o più bassi per un prolungato periodo di tempo» e si chiede ai governi di «non vanificare gli sforzi di risanamento».

Gli indicatori economici dell' eurozo­na, sostiene la Bce, «suggeriscono, nel complesso, il protrarsi della moderata ripresa nell'ultimo trimestre del 2013». Ma con rischi che «continuano a essere orientati al ribasso. Ci si attende un lento recupero del prodotto nell'area dell'euro, in particolare si do­vrebbe concretizzare un certo miglio­ramento della domanda interna, soste­nuto dall'orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risa­namento dei conti pubblici e delle rifor­me strutturali». Inoltre, chiude !'Istitu­to di Francoforte, «i redditi reali benefi­ciano della minore inflazione relativa alla componente energetica», e «l'atti­vità economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamen­to della domanda di esportazioni dell'area».

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TERMINI IMERESE DOPO LA CHIUSURA DELLA FIAT

Dipendenti in Cig fino al 30 giugno 2014

Lavoratori dell'indotto (molti in Cig)

1.200 su 1.600

fine2011 14 o Data di chiusura

dell'impianto effettuata dalla Fiat

Proposte Progetti attuati di riconversione di riconversione

giunte al Governo

Termini Campofelice Im~rese di Roccella

,. • -Lascari Sciara. -Gratteri ·Pollina

Aliminusa. Montemaggiore Belsito • I

Castell2lha • Sicula!

\:

Petralia Sottana . \

• Petralia Soprana

\

Tutta la città in piazza per salvare il lavoro Rinviato il tavolo al ministero dello Svilupo Termini Imerese si è fermata ieri per la protesta organizzata da Fiom, Fim e Uilm per sollecitare una risposta alla vertenza dell'ex stabilimento Fiat e dell'indotto. Circa 5000 persone hanno partecipato alla manifestazione, ma il tavolo prebisto per oggi al ministero dello Sviluppo è stato rinviato a data da destinarsi. A 1.200 operai a giugno scadrà la Cig, in più sono senza futuro 174 già licenziati da Lear corporation e Clerprem. Il corteo è sfilato da piazza Stazione fino al Duomo con lavoratori, cittadini, piccoli imprenditori, studenti

e parroci che, qualche giorno fa, con una lettera ai fedeli, hanno chiamato a raccolta la comunità. «Vi chiediamo­hanno scritto i sacerdoti con in testa l'arciprete della città, Francesco Anfuso - di partecipare e far partecipare le persone che incontrerete, certi che il Signore non delude le speranze del popolo che lo invoca con fiducia». AI passaggio dei manifestanti i commercianti, in segno di solidarietà, hanno abbassato le saracinesche. In piazza anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, come presidente dell' Anci Sicilia.

Data 14-02-2014 Pagina 15 Foglio 2/2

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-IL IL LITI l E~~.;../ \-1 ~)' __ II r"" 1--'

Data 14-02-2014 Pagina 1 O Foglio 1 /2

Crescono i ccNeet" Giovani nullafacenti Dossier Bee: non studiano e non lavorano In Italia sono più del 21 %. Hanno 15-24 anni

Laura Della Pasqua [email protected]

1& Non hanno un lavoro e nemlnenolocercano,nonstu­diano e non seguono corsi di formazione. Eppure sono gio­vanissimi con un' età compre­sa trai 15 e i24 anni, una fascia anagrafica in cui si dovrebbe­ro gettare le basi delfuturo pro­fessionale. È il nuovo aspetto, forse più drammatico, deJla di­soccupazione in Italia. Gli an­glosassonihanno coniato il ter­mine «Neet» per indicare que­sta marea montante di delusi precoci, di inattiVi, che nel giro di pochi anni, dal 2007 al 20 12 sono passati da circa il 16% a oltre il 2 l % deltotale. Una per­centuale inferiore solo a Gre­cia e Irlanda.

Il quadro emerge dal Bollet­tino mensile della Bce che insi­ste sull'alto tasso di disoccupa­zione giovanile in Italia, Gre­ciaeSpagna.Eilmiglioramen­to non è dietro l'angolo. La ri-

presa «moderata» così come si è manifestata nell'ultimo tri­mestre del 2013, continuerà a lungo e con il «rischio di volge­re al ribasso». Le previsioni in­dicano un «lento recupero del prodotto nell'area dell'euro, in particolare, si dovrebbe con­cretizzare un certo migliora­mento della domanda inter­na, sostenuto dall'orienta­mento accomodante della po­litica monetaria, da condizio­ni di fInanziamento più favore­voli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturalÌ». La Bce conferma un livello di inflazione basso nell'area euro (l,l % ne12014 e all'I,4% per il 2015) ribadisce che i tassi di interesse «reste" ranno ai livelli attuali o più bas­si per un prolungato periodo di tempo».

L'Eurotower chiede quindi ai governi di <<Hon vanificare gli sforzi di risanamento» e di proseguire in «modo risoluto»

! nHII!I. . ( J

Classifica L'ltaliaèal terzo posto in Europa dopo Grecia e Irlanda per maggior numero di senza lavoro

L. r.pr.~ ____ _ Moderata e con rischi

Pesano le manovre --~_.~_.~---.. --. sui conti pubblici.... __ _

le riforme dei mercati dei beni e servizi e del lavoro. Queste contribuiranno a migliorare il potenziale di crescita dell'area dell'euro. Iredditire­ali beneficiano della «minore inflazione relativa alla compo­nente energetica», e l'attività economica dovrebbe trarre vantaggio da un graduale raf­forzamento della domanda di esportazioni dell'area».

Allo stesso tempo però «sep­pure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta eleva­ta nell'area dell' euro e i neces­sari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sulrit­mo della ripresa». Sono i giova­ni' secondo la Bce, i più colpiti dalle ricadute occupazionali della crisi, in detenninati casi a causa di «norme restrittive in materia di tutela del posto di lavoro, che avrebbero favorito l'emergere di un mercato del lavoro duale caratterizzato da divari fra quanti detengono un

contratto a tempo indetermi­nato e chi, specie tra i giovani, ha un contratto a termine». Il bollettino sottolinea che nel 2007 il 50% dei giovarli occupa­ti nell'area dell'euro aveva un contratto a termine.

La disoccupazione giovani­le è a macchia di leopardo nell'Eurozona. Anzi si può di­re che c'è un'Europa a due ve­locità. Mentre in Austria e a Maltal'aumentoèstatomode­rato e in Germania si è persino registrato un calo, il tasso di di­soccupazione giovanile è au­men tato in maniera particolar­mente marcata nei Paesi sog­getti a tensioni di mercato, por­tandosinel 2013 su valori com­presi fra il 50% e il 60% in Gre­cia e in Spagna e raggiungen­do livelli prossimi al40% in Ita-1ia' Portogallo e Cipro e al 30% in Irlanda. La Bce però fa an­che notare che anche prima della crisi questi Paesi aveva­no tassi di disoccupazione ele­vati.

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IL~MA.TTINO

Rinaldi sfida i pm: io consigliere sto con i precari contro i teoremi Gerardo Ausiello

« I o sto con i Bros, basta con i teore­mi e le manipolazioni dei magi­

strati». Pietro Rinaldi, awocato e consi­gliere comunale di Federazione delle sinistre, è un po' come l'ultimo giappo­nese sull'isola che, a guerra finita, non voleva arrendersi: nel giorno in cui i corsisti Bros vengono accusati di asso­ciazione a delinquere, se la prende con la Procura. La politica ha mollato i Bros. È rimasto solo lei a difenderli. «lo ho presentato un ordine del giorno, che spero venga presto discusso in aula, in cui chiedo alle forze politiche di affrontare il problema. Del resto due settimane fa il Consiglio ha approvato all'unanimità una mozione che va proprio in questa direzione. Non si può fingere che la questione non esista, come fa l'assessore regionale Severino N appi». Le sembra giusto che si chieda un lavoro utilizzando la violenza? «I diritti a lavorare e a vivere sono sanciti dalle leggi, sulla base delle quali la piazza fa le sue rivendicazioni. Per questo è inaccettabile che la difesa di un diritto venga dipinta come un' estorsione». Non mi dirà ora che sono pure eroi. «Parliamo di gente esasperata, che attende uno sbocco lavorativo da 17 anni. Ma non si possono confondere legittime rivendicazioni con i metodi camorristici. È assurdo, insomma, ipotizzare regie occulte. E poi non capisco: quando gli operai licenziati scendono in piazza si parla di vertenza, se lo fanno i Bros è associazione a delinquere. Tanto vale bruciarli vivi in piazza del Plebiscito». Allora per lei i magistrati hanno preso un abbaglio? «Credo che in questa circostanza la magistratura sia un po' incline a fare il lavoro sporco della politica. L'ho detto pubblicamente e lo ripeto. Quando fui eletto, mi capitò di incontrare una delegazione dei Bros. Dopo poco venni chiamato dai pm: volevano conoscere i contenuti del colloquio. Ma in che Paese viviamo?». L'ordine del giorno non può bastare. In concreto, cosa fare?

«Ci sono 7,5 milioni a disposizione della Campania, che però la Regione non vuole. lo dico: partiamo da questi soldi per creare nuovi percorsi occupazionali». Altre risorse da aggiungere allungo elenco di sprechi? «Iniziamo a recuperarli, sono fondi che spettano al nostro territorio. Poi toccherà alla politica trovare le soluzioni visto che i Bros sono stati creati e utilizzati proprio dalla politica e in particolare da un fronte bipartisan composto da Regione, Provincia, Comune e Governo».

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