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Rassegna Stampa di mercoledì 14 maggio 2014 SNALS / CONFSAL Avvenire 14/05/2014 SUPPLENZE, SINDACATI: NO AL DECRETO Testate on line 14/05/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Messaggero 14/05/2014 RENZI A MILANO: STATO PIU' FORTE DEI LADRI il Messaggero 14/05/2014 INVALSI, BOICOTTAGGI E PROTESTE IN TUTTA ITALIA Avvenire 14/05/2014 IN CLASSE CON NUOVO SLANCIO il Tempo 14/05/2014 LA REALTA' FAMILIARE RISORSA ECONOMICA: "BASTA CONSIDERARLA UN COSTO" il Gazzettino 14/05/2014 INVALSI, STUDENTI E PROF DISERTANO Il Giornale d'Italia 14/05/2014 SCUOLA E SERVIZIO CIVILE: RENZI DA' I NUMERI Il Secolo XIX 14/05/2014 PROVE INVALSI, DISLESSICI INVITATI A RIMANERE A CASA Il Secolo XIX 14/05/2014 SEDICI MILIONI DI EURO SPESI OGNI ANNO PER UNA VALUTAZIONE DA RIFORMARE la Gazzetta del Mezzogiorno 14/05/2014 Int. a M.Boldrin: BOLDRIN BOCCIA GOVERNO E OPPOSIZIONI "UN GIUDIZIO ? TRAIL CATTIVO E IL PESSIMO"+++ Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 14/05/2014 "GIUNTI ALLA SINTESI GRAZIE ALLA CAPACITA' DI RESTARE UNITI" il Sole 24 Ore 14/05/2014 BANCHE, PRONTA L'AGENDA DEL RINNOVO il Sole 24 Ore 14/05/2014 DECRETO LAVORO, PASSA LA FIDUCIA il Sole 24 Ore 14/05/2014 BONUS IRPEF, NESSUN DATO NELL'UNIEMENS ALL'INPS la Repubblica 14/05/2014 SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE A 100 MILA GIOVANI L'ANNO FIDUCIA SUL DECRETO LAVORO Italia Oggi 14/05/2014 CONCERTAZIONE, IL MALE NASCE LI' Italia Oggi 14/05/2014 MONDO DEL LAVORO PIU' FLESSIBILE il Messaggero 14/05/2014 DECRETO LAVORO, SI' ALLA FIDUCIA CONTRATTI A TERMINE PIU' FACILI il Giornale 14/05/2014 SUL LAVORO UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO L'Unita' 14/05/2014 VIA AL DECRETO LAVORO ORA TOCCA AL JOBS ACT il Mattino 14/05/2014 LAVORO, SI' ALLA FIDUCIA POLETTI: STOP PRECARIETA' Il Secolo XIX 14/05/2014 CONTRATTI E APPRENDISTATO, ECCO COSA CAMBIA Corriere della Sera 14/05/2014 "BONUS IRPEF, 400 MILIONI IN PIU' PER LE FAMIGLIE" la Repubblica 14/05/2014 BERLUSCONI: "PROVE DAGLI USA NEL 2011 GOLPE CONTRO DI ME" SCONTRO TRA UE E AMERICANI la Repubblica 14/05/2014 Int. a G.Soros: "LE RIFORME DI RENZI L'ULTIMA OCCASIONE PER LA SVOLTA ITALIANA" la Stampa 14/05/2014 RENZI: "LO STATO E' PIU' FORTE DEI LADRI"

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Rassegna Stampa di mercoledì 14 maggio 2014

SNALS / CONFSAL Avvenire 14/05/2014 SUPPLENZE, SINDACATI: NO AL DECRETO Testate on line 14/05/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Messaggero 14/05/2014 RENZI A MILANO: STATO PIU' FORTE DEI LADRI il Messaggero 14/05/2014 INVALSI, BOICOTTAGGI E PROTESTE IN TUTTA ITALIA Avvenire 14/05/2014 IN CLASSE CON NUOVO SLANCIO il Tempo 14/05/2014 LA REALTA' FAMILIARE RISORSA ECONOMICA: "BASTA CONSIDERARLA

UN COSTO" il Gazzettino 14/05/2014 INVALSI, STUDENTI E PROF DISERTANO Il Giornale d'Italia 14/05/2014 SCUOLA E SERVIZIO CIVILE: RENZI DA' I NUMERI Il Secolo XIX 14/05/2014 PROVE INVALSI, DISLESSICI INVITATI A RIMANERE A CASA Il Secolo XIX 14/05/2014 SEDICI MILIONI DI EURO SPESI OGNI ANNO PER UNA VALUTAZIONE DA

RIFORMARE la Gazzetta del Mezzogiorno

14/05/2014 Int. a M.Boldrin: BOLDRIN BOCCIA GOVERNO E OPPOSIZIONI "UN GIUDIZIO ? TRAIL CATTIVO E IL PESSIMO"+++

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 14/05/2014 "GIUNTI ALLA SINTESI GRAZIE ALLA CAPACITA' DI RESTARE UNITI" il Sole 24 Ore 14/05/2014 BANCHE, PRONTA L'AGENDA DEL RINNOVO il Sole 24 Ore 14/05/2014 DECRETO LAVORO, PASSA LA FIDUCIA il Sole 24 Ore 14/05/2014 BONUS IRPEF, NESSUN DATO NELL'UNIEMENS ALL'INPS la Repubblica 14/05/2014 SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE A 100 MILA GIOVANI L'ANNO FIDUCIA SUL

DECRETO LAVORO Italia Oggi 14/05/2014 CONCERTAZIONE, IL MALE NASCE LI' Italia Oggi 14/05/2014 MONDO DEL LAVORO PIU' FLESSIBILE il Messaggero 14/05/2014 DECRETO LAVORO, SI' ALLA FIDUCIA CONTRATTI A TERMINE PIU' FACILI il Giornale 14/05/2014 SUL LAVORO UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO L'Unita' 14/05/2014 VIA AL DECRETO LAVORO ORA TOCCA AL JOBS ACT il Mattino 14/05/2014 LAVORO, SI' ALLA FIDUCIA POLETTI: STOP PRECARIETA' Il Secolo XIX 14/05/2014 CONTRATTI E APPRENDISTATO, ECCO COSA CAMBIA Corriere della Sera 14/05/2014 "BONUS IRPEF, 400 MILIONI IN PIU' PER LE FAMIGLIE" la Repubblica 14/05/2014 BERLUSCONI: "PROVE DAGLI USA NEL 2011 GOLPE CONTRO DI ME"

SCONTRO TRA UE E AMERICANI la Repubblica 14/05/2014 Int. a G.Soros: "LE RIFORME DI RENZI L'ULTIMA OCCASIONE PER LA

SVOLTA ITALIANA" la Stampa 14/05/2014 RENZI: "LO STATO E' PIU' FORTE DEI LADRI"

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Data 14-05-2014 Pagina 10 Foglio 1

~ Supplenze, sindacati: no al decreto Roma. «Il decreto che il ministro Gian­nini dichiara di aver firmato per l' aggior­namento delle graduatorie di istituto, presenta vizi di illegittimità. Senza il pre­visto percorso istituzionale modifica le tabelle per l'attribuzione del punteggio per le abilitazioni, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili dispalità e conflit­tualità tra gli aspiranti alle supplenze». Lo affermano i sindacati Flc Cgil - Cisl Scuola - Uil Scuola cnm~- Fed.

Gilda Unams. Le organizzazioni sinda­cali della scuola, «hanno dato mandato ai loro legali di impugnare al Tar il decre­to ministeliale che modifica le gradua­torie per le supplenze del prossimo trien­nio». «Questa - sclivono - è la prima li­sposta, a cui seguiranno ulterioli inizia­tive e mobilitazioni, se continueranno gli atteggiamenti di arroganza che portano a prowedimenti inaccettabili e che a­vranno ripercussioni sull' ordinato avvio del prossimo anno scolastico».

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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I sindacati impugnano il decreto sulle graduatorie I principali sindacati di categoria impugnano il decreto sulle graduatorie. Lo annunciano in una nota congiunta Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams spiegando che ''il decreto che il ministro Giannini dichiara di aver firmato per l'aggiornamento delle graduatorie di istituto presenta vizi di illegittimità''. ''Senza il previsto percorso istituzionale - evidenziano i sindacati - il decreto modifica le tabelle per l'attribuzione del punteggio per le abilitazioni, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili disparità e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze''. I sindacati di categoria, contrari ''nel merito e nel metodo, hanno dato mandato ai loro legali di impugnare congiuntamente al TAR il decreto ministeriale che modifica le tabelle e che è parte integrante dei provvedimenti per l'aggiornamento delle graduatorie per le supplenze del prossimo triennio''. "Questa - sottolineano Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams - è la prima risposta dei sindacati, a cui seguiranno ulteriori iniziative e mobilitazioni, se continueranno gli atteggiamenti di arroganza che portano a provvedimenti sbagliati ed inaccettabili e che comporteranno anche inevitabili ripercussioni sull'ordinato avvio del prossimo anno scolastico, di cui il Ministro si assume tutta la responsabilità''.

tuttoscuola.com martedì 13 maggio 2014

Graduatorie di istituto 2014: i sindacati impugneranno il decreto red - Comunicato unitario di Flc Cgil - Cisl Scuola - Uil Scuola - Snals Confsal - Fed. Gilda Unams "Il decreto che il ministro Giannini dichiara di aver firmato per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto presenta vizi di illegittimità. Senza il previsto percorso istituzionale modifica le tabelle per l’attribuzione del punteggio per le abilitazioni, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili disparita e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze.

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Le scriventi organizzazioni sindacali della scuola, contrarie nel merito e nel metodo, hanno dato mandato ai loro legali di impugnare congiuntamente al TAR il decreto ministeriale che modifica le tabelle e che è parte integrante dei provvedimenti per l’aggiornamento delle graduatorie per le supplenze del prossimo triennio. Questa è la prima risposta dei sindacati, a cui seguiranno ulteriori iniziative e mobilitazioni, se continueranno gli atteggiamenti di arroganza che portano a provvedimenti sbagliati ed inaccettabili e che comporteranno anche inevitabili ripercussioni sull’ordinato avvio del prossimo anno scolastico, di cui il Ministro si assume tutta la responsabilità." Mar, 13/05/2014 - 19:19

Decreto Graduatorie d’Istituto, i sindacati si rivolgono al Tar

Alessandro Giuliani Martedì, 13 Maggio 2014 Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Fed. Gilda Unams sostengono che il provvedimento modifica le tabelle per l'attribuzione del punteggio per le abilitazioni, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili disparità e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze. Ma siamo solo all’inizio: già pronti ad avviare ulteriori iniziative e mobilitazioni. Ai toni bellicosi sono presto seguiti i fatti. Ancora prima della sua uscita nella versione definitiva, i sindacati rappresentativi hanno deciso di impugnare il decreto sulle Graduatorie d’Istituto. A nessuno tra di loro piace, come avevamo anticipato, il “megabonus” introdotto dall’amministrazione per premiare i possessori di abilitazione acquisita tramite Tfa. E' troppo alto, evidentemente, è il divario che si creerebbe rispetto agli altri abilitati, in particolare a coloro che stanno conseguendo il titolo tramite i Pas. "Il decreto che il ministro Giannini dichiara di aver firmato per l'aggiornamento delle graduatorie di istituto, presenta vizi di illegittimità", sostengono in una nota congiunta del tardo pomeriggio del 13 maggio Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Fed. Gilda Unams. "Senza il previsto percorso istituzionale modifica le tabelle per l'attribuzione del punteggio per le abilitazioni, introducendo palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando inaccettabili disparità e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze". Le organizzazioni sindacali della scuola si dicono "contrarie nel merito e nel metodo, hanno dato mandato ai loro legali di impugnare congiuntamente al

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Tar il decreto ministeriale che modifica le tabelle e che è parte integrante dei provvedimenti per l'aggiornamento delle graduatorie per le supplenze del prossimo triennio". I sindacati tornano anche sulla scelta del Miur di imporre il decreto, informandoli praticamente a cose fatte. "Questa – continuano i rappresentanti dei lavoratori - è la prima risposta dei sindacati, a cui seguiranno ulteriori iniziative e mobilitazioni, se continueranno gli atteggiamenti di arroganza che portano a provvedimenti sbagliati ed inaccettabili e che comporteranno anche inevitabili ripercussioni sull'ordinato avvio del prossimo anno scolastico, di cui il ministro si assume tutta la responsabilità". Rimane solo un dubbio: e se il Miur avesse deciso all’ultimo momento di tornare sui suoi passi cancellando il “megabonus” ai ‘tieffini’?

Tfa ordinario 2014 (bando atteso) e graduatorie di istituto: i sindacati contro il Miur

13-05-2014 - Irene Canziani I sindacati della scuola contestano diversi aspetti degli ultimi provvedimenti del Miur. Guerra tra precari? Le novità sul mondo della scuola italiana non sono mancate nell'ultimo periodo. Tra l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, quello delle graduatorie di istituto ed il tanto atteso bando per il II ciclo del Tfa ordinario, sono molti i temi di discussione tra i docenti (effettivi o aspiranti tali) e all'interno delle loro rappresentanze sindacali. Le principali sigle sono particolarmente agguerrite contro il Miur, e fanno notare tutte le presunte disomogeneità e discriminazioni nei decreti appena approvati: vediamo cosa contestano al ministro Stefania Giannini e ai suoi collaboratori. Tfa ordinario 2014: a quando il bando? Proteste dei sindacati sulle tempistiche Si è ormai aperto il "giallo" sulla pubblicazione del bando relativo al II ciclo del Tfa (Tirocinio Formativo Attivo) per l'abilitazione dei docenti italiani. In data 7 maggio un comunicato del Miur svelava in anteprima i dettagli del percorso (posti disponibili, modalità di accesso e selezione, partenza dei corsi) annunciando l'arrivo del bando per i giorni successivi. Ma ad oggi, della pubblicazione ufficiale ancora non c'è traccia. Anche per quanto riguarda l'aggiornamento delle graduatorie di istituto, i tempi sono serrati e in molti temono che il Miur non riesca a rispettare quanto promesso: nomine e supplenti in cattedra già da settembre 2014. In particolare della Cisl scuola in una nota commenta: "Davvero fuori luogo l'ottimismo con cui si sostiene che le graduatorie d'istituto saranno pronte entro l'inizio delle lezioni". Ma non sono solo le tempistiche a far discutere. Tfa 2014, i sindacati contro il Miur

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Due i motivi principali di protesta riguardo al Tfa ordinario 2014: da una parte la scarsa attenzione riservata al personale in esubero, dall'altra l'esclusione degli ITP e degli insegnanti di strumento musicale. A sollevare le due questioni sono state la Uil e la Gilda degli insegnanti, oltre alla delegazione Snals-Confsal, che mette in risalto: "- la necessità di riconoscimento del valore abilitante per i "vecchi diplomi" per gli ITP e attivazione del TFA ordinario anche per gli insegnamenti tecnico pratici di tabella C. Non è infatti accettabile questa continua discriminazione nei confronti di questa categoria di docenti che crea, tra l'altro, situazioni evidenti di disparità di trattamento sul piano del conseguimento dei titoli di abilitazione e di specializzazione per il sostegno". "- l'analoga necessità di attivazione dei corsi TFA per l'insegnamento di strumento musicale al fine di evitare anche in questo caso situazioni evidenti di disparità di trattamento sul piano del conseguimento dei titoli di abilitazione e di specializzazione per il sostegno". Graduatorie di istituto: punteggi differenziati sotto accusa Le proteste dei sindacati riguardo all'aggiornamento delle graduatorie di istituto si concentrano sulla differenziazione di accesso e di punteggio tra chi si abilita mediante il Tfa e chi invece frequenta i PAS, Percorsi abilitativi speciali. A scagliarsi contro questo aspetto sono Uil, Flc Cgil, Snals e Gilda degli insegnanti, che in una nota afferma: "Le tabelle di valutazione delle G.I. rappresentano un vero scandalo nell'attribuzione di punteggi eccessivi ai TFA ed invece quasi niente ai PAS che non saranno neanche inseriti con riserva nella seconda fascia, come era stato già concordato ed assicurato".

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Data 14-05-2014 Pagina 15 Foglio 1

Invalsi, boicottaggi e proteste in tutta Italia LA SCUOLA ROMA Gli studenti non ci stanno. E boicottano, alle superiori più che negli altri cicli formativi, i contestati test Invalsi. È accadu­to in tante 'Scuole in' giro per l'Italia dai momento che ieri, . con iquizpn~parati dall'Istituto di valutazione, si sono cimentati i ragazzi delle classi II della scuola secondaria di secondo grado. «La prova di matematica l'ho fatta mettendo i primi nu­meri che mi venivano in men­te», ironizza su twitter uno stu­dente. «Matematica era ostrogo­to antico. Ho consegnato, era inutile provarci», scrive un altro sempre sui social network.

LE PRESE IN GIRO Un grande classico, che torna tutti gli anni è l'espressione arti­stica di quanti, penna alla ma­no, hanno disegnato sul plico vi­gnette divertenti o anche solo fiorellini e nuvolette. Poca la ve­na polemica, in molti casi ha spiccato l'ironiadegli studenti. Altri hanno lasciato i banchi vuoti. <<Valutati sì, schedati no» è lo slogan che hanno esposto tanti studenti che hanno effet­tuato cortei, sit-in, proteste paci­fiche, flash mob, anche davanti al ministero dell' Istruzione. Le proteste hanno toccato Roma, Milano, Siena, Pisa, L'Aquila, Genova, Napoli, Salerno, Bari, Torino, Catania, Cagliari e altri

centri. A Milano, per protestare contro i test, è stato occupato anche il Teatro Lirico. Gli stu­denti si rifiutano di compilare a testa bassa dei test che non con­dividono. I dati ufficiali dicono però che la partecipazione com­plessiva alle prove oggi è stata pari al 98,21% e che le prove non siano state effettuate in circa !'l, 79% delle classi II della scuola secondaria. «Abbiamo deciso di disobbedire, di rifiutarci di sot­toporei ad un meccanismo di va-

lutazione escludente e ingiusto che mira a rendere la scuola pubblica sempre più a servizio delle logiche manageriali. Valu­tare non può significare scheda­re, mettere in classifica, favorire la cop;tJ>etizione}ra scuole e stu­dentI, indirizzare e svilire la di­dattica - afferma Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell' Unione degli Studenti - siamo l'unico Paese in Europa che somministra agli studenti in maniera censuaria e non cam-

pionaria dei test assolutamente inutili, che non tengono conto delle condizioni sociali ed eco­nomiche degli studenti». Sulla stessa linea Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas. «Lo sciopero e il boicottaggio de­gli indovinelli Invalsi - afferma -hanno avuto ancor più successo ieri, nella giornata delle medie e superiori, rispetto a quelli già molto positivi realizzati il6 e il 7 alle elementari. Nelle superiori allo sciopero si è aggiunta l'atti­vità capillare degli studenti, che hanno ridicolizzato i quiz». Fa­vorevole ai test, invece, l'Asso­ciazione nazionale presidi. «La valutazione dell'Invalsi è assolu­tamente positiva vanno apporta­te delle correzioni in base al tipo di classe o al corso di studio ma guai a buttare l'acqua con tutto il bambino. Essere contrari a questo tipo di valutazione equi­vale a prendersela con il termo­metro quando segna la febbre», spiega Mario Rusconi, vicepresi­dente dell'Associazione.

C.M. @RIPRODUZIONERISERVATA

Il NUMERO DUE DEll'ASSOCIAZIONE DEI PRESIDI DIFENDE Il TEST: :<LA VALUTAZIONE E POSITIVA)}

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Indasse connuovo slancio «I ragazzi presenti all'incontro di sabato con papa Francesco sono tornati a casa con una grande serenità: la scuola è il mondo. Da conoscere e da capire, ma anche da incontrare»

DI MICHELE FALABRETTI * ev' essere iniziata, più o meno, come una gita scolastica. Mamme a far la

spesa, la sera prima, per preparare lo zainetto con il pranzo al sacco; mini-trolley per dli approfittava a star fuori anche la domenica; sveglia a orali antelucani per atTivare a Roma in tempo. Di solito il mattino presto è sonno: accucciati sui sedili qualcuno avrà fatto giusto in tempo a sentire la voce gracchiante (per il miu'ofono del pullman con i cavi usura ti) della suora che tentava un pater-ave­gloria alla panenza. Era bella, Roma, sabato scorso: una di quelle giornate che sembrano fatte apposta per stare all' aria apena. Una di quelle giornate dove nemmeno i professori hanno voglia di stare in dasse e andrebbero volentieri a fare lezione sotto i due ippocastani del cortile; una di quelle giornate dove l'azzurro ti entra negli occhi, il sole ti scalda il cuore e il venticello fresco ti aiuta a camminare senza sudare troppo. Bene, queste erano ragioni già sufficienti per sentire gratitudine: non essere costretti al banco di scuola. Mettiamoci poi i ragazzi clle per strada si trovano e si salutano: roba da Gmg (anche se per i più è ancora presto). «Roba», cioè, riservata ai grandi: bandiere e striscioni, cappellini e gruppi di ogni tipo. Canti, saluti e persino qualche qualche inevitabile presa in giro. Insomma: trecentomila persone (in gran pane giovanissime) dentro e attorno a San Pietro, su su fino al Tevere. Prima, quasi come un conDe di scuola prima dell'apertura, l'attesa ingannata dal pranzo e da un po' di

animazione. Poi, finalmente, arriva la jeep più famosa del mondo e quel lungo giro (un' ora) scalda il cuore a tutti: chi non è venuto per incrociare, almeno per un istante, gli occhi del Papa e potergli sorridere? Suona la campanella: parole, caI1Zoni e qualdle passo di danza. Don Milani e Pennac. Ci sono tutti: i ragazzi, per i quali la scuola vive; i loro insegnanti, dirigenti e il personale; i genitOIi e le famiglie. Persino qualche personaggio famoso, clle legge o parla di sé, di quello che ha PQtuto diventare attraverso la scuola. E una festa, ed è una sorpresa; la scuola di tutti, i cristiani se ne prendono cura: non possono restare indifferenti all'educazione dei piccoli. Alla fine il Papa racconta: di quello cile è potuto diventare grazie alla sua maestra delle elementari, di quello cile ha vissuto da insegnante. E la lezione più bella, ma lo è ancl1e per il contesto in cui viene fatta. Non so se i ragazzi avranno coIto tutti i passaggi: la campana che suona, l'appello, !'invito a crescere, a farlo insieme. Dì sicuro se ne sono tornati a casa con un grande senso di serenità: la scuola è un mondo, è un percorso da attraversare, è la possibilità di crescere. Nella fatica: ma proprio perché è di tutti la si può affrontare con un po' più di decisione. La scuola è il mondo: da conoscere e da capire, ma anche da incontrare; perché i colori non erallO solo i cappellini e le magliette, erano anche il colore della pelle di chi al'riva da 10ntallO ma - denu'o - ha i sogni di tutti e di sempre.

• responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile

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«Relazioni, non solo nozioni»

P er educare un figlio serve un villaggio». Sono le parole del proverbio africano che papa

Francesco ha fatto ripetere ai ragazzi in piazza San Pietro sabato scorso quelle che Carola Bianchi, 18 anni, porta nel cuore. «Per trasmettere un'esperienza ci vuole tanto: non basta un rapporto frontale, ma è necessaria una rete di relazioni e questa frase lo interpreta bene», sottolinea la ragazza che frequenta il quinto anno del liceo classico «Pila Albertelli», istituto statale del centro di Roma. Sebbene siano passati alcuni giorni dall'incontro tra Bergoglio e il mondo della scuola promosso dalla Cei, l'emozione di chi c'era è ancora tanta. E quel detto citato dal Pontefice continua a risuonare, forse perché in esso è racchiusa la formula dell'alleanza educativa che vede la scuola, le famiglie e la Chiesa collaborare insieme alla crescita delle nuove generazioni. Tutti, nessuno escluso. «L'evento di sabato - osserva Carola - è stato anche un'occasione per creare un legame tra scuola statale e scuola paritaria, realtà che spesso sono contrapposte». «Oltre alle nozioni e alla conoscenza delle diverse materie, noi ragazzi abbiamo bisogno della testimonianza degli insegnanti. Quello che ci resta più impresso infatti è il loro modo di rapportarsi e di fare», dice con convinzione la studentessa. Una forte umanità e l'esempio sono elementi fondamentali che Carola ha trovato proprio in Francesco che ha avuto l'onore di abbracciare. «Quando mi ha guardata negli occhi ho visto soprattutto un uomo che rappresenta - conclude la liceale romana­davvero un esempio per noi giovani».

Stefania Careddu © RIFflOOUZIONE RISERVATA

«Crescere con esempi concreti»

Sabato scorso, in piazza San Pietro, con papa Francesco, eravamo in 100 della scuola Santa

Maria degli Angeli di Gemona, fra ragazzi, insegnanti e genitori - racconta Donato, 18 anni, quinta liceo - e ci siamo sentiti due volte "francescani". Anzitutto per le parole di Francesco, e anche per le condizioni di precarietà in cui ci trovavamo. Uno spirito Lhe ci siamo tutti portati a casa da Roma. Papa Francesco ha pronunciato e fatto ripetere in coro ai presenti: per educare serve un villaggio, abbiamo bisogno dell'esempio di bravi insegnanti, non si può crescere solo con le parole, occorrono gesti ed esempi di valori vissuti. Anche da parte dei genitori, che talvolta sono troppo assenti». Secondo Donato, infatti, in troppi sono solo pronti a protestare per difendere acriticamente i propri figli, in pochi danno un reale apporto educativo alla scuola. Donato è tornato a Gemona convinto che una maturazione nuova deve crescere anche nelle famiglie. Ne ha parlato con i compagni di scuola e gli insegnanti, a partire dal preside Gianluca Macovez. E specificatamente l'incontro col Papa? «Mi piace molto la sua capacità di comunicare. Lo trovo molto credibile in tutto quello che dice. Laggiù, per la verità, hanno parlato in molti, ma noi invocavamo Francesco. Il suo grande sorriso era contagioso: noi eravamo ammutoliti. Non sai cosa fare, non sei capace di pensare davanti al Papa. Per alcuni momenti ci siamo sentiti diversi. Ha detto perché amare la scuola, ha parlato del bene è del male. E noi l'abbiamo capito. Posso dirlo? La lezione più comprensibile a cui ho assistito».

Francesco Dal Mas © RIFflOOUZIONE RISERVATA

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Invalsi, studenti e prof disertano Intere scuole hanno boicottato le prove, in altre quiz a sint.hiozzo. Assemblea in piazUl Ferretto

Raffaella lanuale MESTRE

Intere scuole hanno diserta­to la prova Invalsi. Specie alle superiori dove, alla con­trarietà per i test ministeria­li di numerosi insegnanti, si è unita l'ostilità degli stu­denti che ieri non sono entrati in classe.

Così, anche nella seconda tranche dello sciopero in­detto dai Cobas, l'adesione è stata alta. Una giornata di mobilitazio-ne indetta per boicottare le prove Invalsi in calendario per il 13 mag-gio nelle classi seconde delle scuole medie e delle superiori.

E in molti hanno risposto. Al liceo artistico statale di Venezia di sei classi secon­de, nemmeno una ha affron­tato i test Invalsi. Idem al turistico "Gritti", qui addirit­tura la scuola non è nemme­no stata aperta a causa dello sciopero del persona­le Ata.

Quindi senza bidelli il plesso è rimasto chiuso mal-

grado fosse scuola campio­ne, cioè uno degli istituti dove ai test avrebbero dovu­to presenziare i funzionari ministeri ali.

Anche in numerose altre scuole i quiz si sono svolti a singhiozzo. Hanno aderito allo sciopero professori e studenti dell'istituto tecni­co "Pacinotti", ma anche del turistico "Algarotti" in cen­tro storico. Stessa scelta pure al classico "Marco Po­lo" e per le scuole superiori della cittadella di Mirano.

In alcuni istituti le lezioni si sono svolte regolarmente, eccetto che per le seconde che sono rimaste fuori per non svolgere l'Invalsi. Da­vanti a numerose scuole superiori gli studenti hanno tenuto dei presidi e poi si sono uniti in un corteo diret­to in Piazza Ferretto.

E qui, ai piedi della torre, si è tenuta un'assemblea alla quale hanno partecipa­to circa centocinquanta stu­denti e insegnanti di tutta la provincia.

«Ci vogliono tutti uguali,

• lA CRITICA

.................................... «çiyq9Iiq~q standardizzati

........... ~~9Ii.i~§~9~é3rT1~~ti. e apprendimenti»

standardizzati negli inse­gnamenti e negli apprendi­menti. La stessa logica falsa­mente meritocratica che sta dietro i quiz Invalsi presiede ai test d'ingresso all'università - dice Stefano Micheletti, protavoce dei Cobas Veneziani - non pos­siamo più permettere che il destino di studenti, docenti, scuole ed università sia affi­dato a crocette in risposta a insulsi quiz».

Lo sciopero di ieri si ag­gancia alle altre due giorna­te di astensione, del 6 e 7 maggio, quando i test erano in calendario alle elementa­ri.

La mobilitazione è stata appoggiata dalla Gilda che ha organizzato assemblee in concomitanza dei test e dal Coordinamento studen­tesco che ieri ha partecipa­to al corteo e all'assemblea ai piedi della torre.

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SAVO SEG RSI

Prove Invalsi, dislessici invitati

• a rllllanere a casa «Così la media della classe non si abbassa»

SILVIA CAMPESE

SAVONA. Test Invalsi: un incubo per gli studenti disabili e dislessici delle scuole superiori. Molte famiglie ieri hanno deciso di propria iniziativa di tenere a casa i figli, per evitare loro l'impatto con una prova che li fa senti­re discriminati. Altre, invece, si sono arrese ai consigli del professore di tur-

no, in alcuni casi insistenti: «Signora, io eviterei questo stress al suo ragazzo. Lo tenga pure a casa». Morale: anche se non esiste al momento un dato uffi­ciale, ieri sono state numerose le defe­zioni di studenti diversamente abili.

«Gli Invalsi non devono costituire un momento di esclusione per gli stu­denti disabili e per i dislessici. Altri­menti il lavoro d'integrazione che la scuola e le associazioni compiono nel-

l'arco dell'anno rischia di andarsene in fumo in sole due giornate di test». È un monito pesante quello che Mario Accattino, membro del Glip, il Gruppo di Lavoro per l'Integrazione della pro­vincia di Savona, lancia a docenti, pre­sidi, Ministero compreso. Visto che, anche nella sua associazione, non so­no mancate segnalazioni di casi in cui gli insegnanti, per evitare di abbassare la media della classe, hanno sollecita-

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to le famiglie a tenersi a casa, per la sciuta». Il meccanismo è semplice. volta, i ragazzi con programmi diffe­mattinata di ieri, i figli dislessici e di- «Ci sono casi a noi resi noti - spiega la renziati siano stati esclusi dal mini­sabili. E la polemica sugli Invalsi pren - dottoressa - dove le docenti, con una stero dalle prove Invalsi - dice il presi­de questa volta una piega più pesante. classe di 30 ragazzi comprendente tre de del Liceo Chiabrera Martini Alfon­L'ombra di una forma di emarginazio- o quattro Bes, hanno fatto pressione so Gargano - Diverso il discorso per i ne indiretta, infatti, incombe sulle perché gli stessi non partecipassero. dislessici che hanno affrontato i test prove che, se si esclude la terza media, La preoccupazione riguardava la me- con gli strumenti compensativi. Nes­sono finalizzate non tanto alla valuta- dia della classe che sarebbe risultata suno studente deve sentirsi emargi­zione dello studente, quanto dell'ope- più bassa. CosÌ facendo lo studente nato». Eppure, gli episodi non manca­rata dei docenti e del sistema scuola. viene leso sotto più profili, in primis no. E c'è chi come Liana Rizzo, mam­Da qui, i casi denunciati dalle famiglie quello psicologico, visto che, soprat - ma di un bimbo autistico savonese, secondo cui alcuni docenti avrebbero tutto i dislessici, sono studenti che non ha paura di metterci la faccia. fatto opera di convincimento perché i hanno un percorso scolastico difficile, Tanto da prendere carta e penna e soggetti Bes, quelli con bisogni educa- dove l'individuazione del problema è scrivere al ministro all'Istruzione. tivi speciali, se ne stessero a casa e non giunta dopo insuccessi scolastici che «Ministro, come si sentirebbe se andassero a inficiare il punteggio glo- venivano imputati al ragazzo stesso». escludessero suo figlio o suo nipote baIe. Un atteggiamento, in alcuni casi, Da qui l'appello. Del resto, i numeri dalla propria classe perché disabile?­velato, in altri più esplicito. «Il feno- fanno riflettere: solo nella provincia scrive la Rizzo - Per un autistico ogni meno dell'esclusione indiretta dei di- di Savona i disabili certificati, a scuola, modifica della routine può essere pe­slessici, dei disabili e, in generale, dei sono 910, mentre la percentuale dei sante e poi, per lui, l'incontro con i Bes dagli Invalsi esiste. Non è tuttavia dislessici varia dal 3 al 5% tra ragazzi compagni e le maestre èestremamen­un problema da generalizzare - com- in età scolare, quindi migliaia di stu- te positivo. Peccato che, al momento menta Elettra Cerruti, referente della denti. Ad accogliere l'appello, tanti della somministrazione, la docente di provincia di Savona per l'Associazio- presidi savonesi. «Trovo un errore, al- sostegno non l'abbia lasciato entrare ne Dislessia - visto che nelle scuole la meno dal punto di vista della sensibili- in classe cercando di spiegargli che sensibilità a questi problemi è cre- tà, il fatto che quest'anno, perla prima quelle prove non lo riguardavano».

Uno studente contesta l'lnvalsi. Simbolo della Drotesta una X. come la X richiesta Der indicare le risDoste sul test

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IL SECOLO XIX

L'INTERVENTO

GIUSTO DARE UN VOTO , ~LA SCUOLA, MA COSI E SOLO UNO SPRECO

ROBERTO FEDI

I TEST Invalsi dovrebbero esse­re rivisti, riequilibrati e rifatti. CosÌ come sono servono a poco, mentre potrebbero essere utili. E il costo di questo baraccone è di 16 milioni l'anno. L'ARTICOLO» 8

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COMMENTO

SEDICI MILIONI DI EURO SPESI OGNI ANNO PER UNA VALUTAZIONE DA RIFORMARE

ROBERTO FEDI

L'INV ALSI, acronimo di Istituto nazionale per la va­lutazione del sistema educativo di istruzione e di for­mazione, è un ente di ricerca che periodicamente ve­rifica, come recita il sito relativo, "le conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva del­l'offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale, anche nel contesto dell'apprendimento permanente; in parti­colare gestisce il Sistema Nazionale di Valutazione". Sembra una cosa seria: è giusto, in via teorica, sotto­porre ad analisi la qualità dell' offerta formativa nelle scuole, valutare i punti dolenti, correggere le criticità (come si usa dire oggi).

Ma la differenza fra il dire e il fare, ci sia concesso il luogo comune, è dawero grande come il mare. Per­ché le prove, che si svolgono dalle elementari alle su­periori, sono ogni anno fonte di malumori, incoeren­ze e perché no anche sotterfugi. A volte meschini, se è vero quello che è accaduto a Savona; a volte all'ita­liana: siamo pronti a scommettere che qualche do­cente, per far apparire la propria scuola migliore di quel che è, una mano a chi sta sudando sui test gliela dà.

Qui è necessario essere chiari. Che una valutazione

sia necessaria è a dir poco fondamentale. Ed è anche owio che la prova o le prove siano le stesse dalle Alpi alle Piramidi, o giù di lì. La norma prevede anche, co­me è giusto, che i portatori di handicap o con Dsa, cioè i ragazzi con qualche disturbo dell'apprendimento, possano affrontare le prove con strumenti compen­sativi e con maggior tempo. Ci pare il minimo. I pro­blemi sono, a nostro parere, le tipologie delle prove e quello che, a prove concluse, si farà dei risultati. Al­l'università, ad esempio, l'Anvur, che valuta i singoli atenei, ha un riscontro nei finanziamenti - con una macchinosità che inviterebbe piuttosto ad abolirla o ristrutturarla. Qui, le prove Invalsirimangono, che se ne sappia, in qualche memoria di computer: e allora? Nel frattempo si susseguono, e ti pareva, le manife­stazioni di studenti che si rifiutano di affrontarle, in base a non meglio precisate ragioni che sanno di vec­chio pseudo stile (non vogliamo essere schedati, non vogliamo entrare nella logica di mercato, i test non tengono conto delle condizioni sociali eccetera).

Sciocchezze. E pericolose. I test Invalsi dovrebbe­ro essere rivisti, riequilibrati, insomma ripensati eri­fatti. Così come sono oggi servono a poco, mentre po­trebbero essere utili. Infine: il costo di questo barac­cone, portato avanti in gran parte dagli insegnanti, che sono in genere i veri eroi sottopagati di questa scuola, è di 16 milioni l'anno. No commento

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Stefania Giannini

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lA GAZZEllA DELMEZZOGIORNO Data 14-05-2014 Pagina 6 Foglio 1

rlNlERVISIA IL PROGRAMMA DEL LEADER DI FARE PER FERMARE IL DECLINO E DELLA LISTA SCELTA EUROPEA

Boldrin boccia governo e opposizioni « Un giudizio? Tra il cattivo e il pessimo» Leconomista: l'Italia va rivoltata come un calzino o non si salva

ROBERTO CALPISTA

ti . Michele Boldrin, economista, dal maggio del 2013 è leader del partito Fare per fermare il declino che per le prossime europee aderisce alla lista Scelta Europea.

L'obiettivo del 4 per cento é raggiungibile? Se non lo avessi ritenuto raggiungibile non mi ci sarei messo in questa impresa. Ci sono milioni di italiani che non si riconoscono nelle politiche sino ad ora perseguite sia dalla destra berlusconiana e

leghista sia dalla sinistra, e dal Pd anzitutto, e che ritengono siano urgentissime ra­dicali riforme economiche, so­ciali ed istituzio­nali. Questi citta­dini sanno anche che il populismo grillino rischia di sfasciare il Paese. Noi di Fare per fermare il decli­no dobbiamo e

ECONOMIS"rA Michele Boldrin vogliamo rappre-sentare e dare fi­

ducia all'Italia concreta, che lavora seriamente e vuole cambiare la politica.

Centro, centrosinistra, centrodestra. Come si colloca la lista Scelta Europea?

Oserei dire dall'altro lato come metodi e stile di lavoro. Rifuggiamo da ideologie e cerchiamo so­luzioni realizzabili. Di fatto, oggi, in Italia vi è una sinistra dotata di identità precisa (quella del so­cialismo europeo) guidata da un leader capace (Matteo Renzi) che vuoI dar l'impressione di cam­biare tutto pur avendo, sino ad ora, cambiato quasi nulla e malamente quel quasi. A fronte di Renzi vi è

il nulla, perché il M5S offre solo invettive e la destra berlusconiana cerca di coprire le proprie enormi colpe con la scusa dell'euro.

I rapporti con Renzi? Di aperta critica da parte mia e di Fare.

Quelli con Alfano? Siamo alternativi al Ncd come lo siamo a Fi, Lega e così via. Hanno governato malissimo, non offrono un modello di Paese alternativo a quello di Renzi.

Berlusconi? Vedi sopra. Ha condotto il Paese sino all'orlo del baratro.

Siete in «coalizione» con la Scelta civica del ministro Giannini? Un giudizio sul gover­no.

Tra il cattivo ed il pessimo. Da Italicum a finta abolizione Province agli 80 euro siamo di fronte a pessime leggi cammuffate da riforme. Qui occorre rifare lo Stato, dai Comuni sino alla presidenza della Repubblica. Senza rivoltarla come un calzino l'Italia non si salva.

La sua idea di Europa. Federale, liberale, semplice e solidale. Tutto il con­trario di ciò che il Pd-Pse e Fi-Ppe son venuti costruendo ed anni luce dalla collezioni di monadi autarchiche, retrogade ed incapaci di crescere che Lega, Fratelli d'Italia e, alla fin fine, il M5S van auspicando.

C'è un rischio di vittoria delle forze antieu­ropeiste?

Purtroppo c'è. È l'eredità avvelenata che Pd e FI più Lega più Ncd ci lasciano dopo 20 anni di governo.

Sud Italia e Europa: come colmare distanze notevoli?

Con la crescita basata sulla concorrenza, la libertà d'entrata, il vero federalismo (che intendiamo svi­luppare in ambito europeo) ed il riconoscimento del merito e delle responsabilità individuali. Il Sud ha forze sufficienti per crescere più rapidamente del resto del Paese, occorre creare le condizioni perché queste forze emergano e si esprimano.

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r~~zmim Soddisfazione delle parti sociali

«Giunti alla sintesi grazie alla capacità di restare uniti» VENEZIA

«Nella crisi c'è stato un cam­bio di passo da parte del gover­no che tutti hanno percepito: ora siamo all'ultimo miglio e sembra si veda una luce». Debo­ra Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia, oggi a Ro­ma parteciperà al tavolo genera­le del ministero dello Sviluppo economico per la ratifica dell'in­tesaElectrolux: «Ho apprezzato la capacità di rimanere uniti che istituzioni e lavoratori hanno avuto e che sta facendo la diffe­renza nei rapporti con la proprie­tà. L'unità è importante soprat­tutto perchè accompagnata dal­Ia concretezza e serietà delle proposte fatte per abbattere i co­sti e mantenere competitivi gli stabilimenti in Italia, salvando il più possibile i posti di lavoro».

Il verbale di riunione sotto­scritto al Mise - e che porta an­che la flIma del ministero del La­voro oltre a quello dello Svilup­po, e delle parti trattanti, a parti­re dai tre segretari generali delle federazioni: Farina, Landini e Pa-10mb ella - rappresenta «un so­stanziale passo in avanti verso una conclusione positiva della vertenza Electrolux», dicono i due dirigenti sindacali che se­guono la trattativa per conto del­la Fim Cisl: Anna Trovò (segre­taria nazionale) e Maurizio Ge­ron (coordinatore). «Si è indivi­duata - dicono - una parte della soluzione relativa alla riduzione del costo del lavoro orario, il contributo che sindacato e lavo­ratori dovevano mettere del pro- . prio per contribuire all'obietti­vo generale di mantenere com­petitivi gli stabilimenti italiani della multinazionale svedese e quindi il mantenimento delle

produzioni e l'occupazione. Do­po gli accordi raggiunti - il ripro­porzionamento della pausa lavo­IO aggiuntiva pari a lO minuti di cui attualmente beneficiano i la­voratori della produzione di Por­cia, che sarà portata a 5 minuti, e la riduzione del 60% (a partire dal 2015) dei permessi sindacali - resta da trovare una composi­zione consensuale degli ultimi temi ancora aperti: iritrni di lavo­ro, la gestione delle ferie, l'orga­nizzazione del lavoro.

«La vertenza ElectIOlux - di-

Il governatore Serracchiani: «Sono proposte serie e concrete per abbattere i costi e mantenere competitivi gli stabilimenti»

ce Rocco Palombella, segreta­rio generale Uilm - è lo spec­chio della crisi industriale che vive il Paese. Questa volta abbia­mo convinto l'azienda a rimane­re in Italia, mantenendo siti pro­duttivi, evitando esuberi e non riducendo i salari». Oggi si pro­cederà alla scrittura del testo dell'accordo generale, il giorno seguente le parti incontreranno il presidente del Consiglio, Mat­teo Renzi, per chiudere. Ad aspettare il rientro della delega­zione sindaçale, dopo una setti­manadi tour de force nella capi­tale, le assemblee dei lavoratori chiamate alla ratifica dell' accor­do nelle quattro fabbriche di Porcia (Pordenone), Treviso (Susegana), Solaro e Forlì.

B.Ga. rt,P,IPRC;DUZliJNER.!SEP.Vf\TA

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In fase conclusiva le assemblee dei lavoratori che stanno approvando la piattaforma: richiesto un aumento di 175 euro

Banche, pronta l'agenda del rinnovo Il negoziato ripartirà il 28 maggio ma la delegazione Abi è in scadenza a luglio

Cristina Casadei Abi ci riprova e convoca i

sindacati del credito il 28 mag­gio. Dopo 1'annullamento dell'in­contro del 14 aprile i banchieri in­vitano a Palazzo Altieri Fabi, Fi­ba, Fisac, UiIca, U gl credito, Sin­fub e Dircredito per riprendere i nodi del negoziato per il rinnovo del cenI. Su cui adesso però pesa­no scadenze e rinnovi delle cari­che in Abi. Con la prossima as­semblea dell'Associazione ban­caria italiana, prevista all'inizio di luglio, infatti, scadono tutti gli organi e le cariche su cui da tem­po è iniziata una riflessione am­pia e complessiva. Compreso il mandato del vicepresidente vi­cario e presidente del Comitato affari sindacali e dellavoro Fran­cesco Michelì. Sarà lui a guidare il tavolo del 28 maggio, ma dato che lo sviluppo del negoziato procede lentamente non è detto che si possa arrivare verso una conclusione entro la fine di giu-

Sulla trattativa peserà l'uscita formalizzata ieri da Intesa Sanpaolo del presidente del CasI, Francesco Micheli

gno o l'inizio di luglio. In tempo, rispetto alla scadenza dei man­dati. Il30 giugno come primo ter­mine per il rinnovo non era stato indicato a caso. Avrebbe garanti­to alle parti un negoziato al ripa­ro dai rinnovi delle cariche in Abi. Con la proroga del contrat­to siglata da Abi e sindacati lo scorso dicembre questa certez­za è però venuta meno.

Sull'evoluzione del negoziato per il rinnovo del contratto si al­lungaquindil'ombradellarifles­sione interna ad Abi. La situazio­ne è ancora molto fluida, ma cer­tamente l'uscita annunciata ieri sera di Micheli dalla sua azienda storica, Intesa Sanpaolo, non sa­rà ininfluente, a meno che il top manager non conservi una cari­ca in Ca de' Sasso Poco più di due mesi fa, Micheli ha siglato con il Dircredito un'intesa che ha stabi­lito l'uscita di 170 dirigenti, con l'impegno a favorire subito l'uscita dei lavoratori pensiona­bili. Per coerenza, dopo la sigla

di quell'accordo Micheli, classe 1946, membro del consiglio dige­stione e chief operating officer di Intesa Sanpaolo si è recato dal ceo Carlo Messina, per annun­ciare le sue dimissioni.

Il top manager, però, è anche vicepresidente dell'Abi e presi­dente del Cast cariche che si le­gano al suo ruolo in Intesa Sanpaolo. L'uscita dal gruppo di Micheli, quindi, entrerà a far parte della riflessione per il rin­novo degli organi diAbi. Certa­mente si parlerà anche dell'im­portanza che potrebbe avere in questo momento storico la continuità di gestione della de­legazione dei banchieri e il rap­porto costruttivo che Micheli ha portato avanti.

Il sindacato intanto continua le assemblee con i lavoratori. «Stanno andando molto bene -dice il segretario generale della Fabi, Landa Maria Sileoni -. Le tre organizzazioni, Fabi, Fiba e Fisac hanno svolto i loro con-

gressi e nanna OggI una segrete­ria nazionale forte. Dopo l'esta­te anche la UiIca dovrebbe con­fermare gli attuali vertici, men­tre i sindacati minori Ugl, Sin­fub e Dircredito hanno sempre dato un ottimo contributo e Uni­sin ha una guida responsabile e lungimirante. Quindi ci sono tutte le condizioni per affronta­re in maniera consapevole e uni­taria un rinnovo del contratto con la controparte che deve par­tire dalle richieste approvate nelle assemblee dei lavoratori». «Esiste la piattaforma dei lavo­ratori, non ne esistono altre», aggiunge. Quanto alla situazio­ne diAbi Sileoni attende che «si faccia chiarezza e che ci sia una controparte rappresentativa, autorevole e leale. Mi auguro che Micheli sia messo nelle con­dizioni di affrontare un rinnovo del contratto fondamentale per la categoria e per l'industria ban­caria italiana». Un'ipotesi nien­te affatto scontata.

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I Per il DI che scade il19 maggio ieri il primo sì con 333 voti a favore e 159 contrari

: Decreto lavoro, passa la fiducia I Paletti: non è vero che aumenta il precariato - SeI protesta in Aula

Giorgio Pogliotti Claudio Tucci ROMA

La Camera conferma la fidu­ciaalgovernosuldlPoletti.Afa­vore hanno votato 333 deputati, contro IS9. Il via libera finale è previsto per oggi, sempre che l'Aula di Montecitorio riesca a pronunciarsi in giornata sui 1]8 ordini del giorno piovuti sul provvedimento (che va conver­tito in legge entro il19 maggio).

La maggioranza ha blindato il testo, dopo le modifiche appor­tate prima dalla Camera, poi dal Senato, sui capitoli "caldi" dei contratti a termine e dell'ap­prendistato. A sostegno delle nuove misure si è espresso il mi­nistro Giuliano Poletti che ha re­spinto le critiche mosse da oppo­sizioni e sindacati: «Che il dI au­menti la precarietà semplice­mente non è vero - ha spiegato il ministro -. Ora è possibile che l'impresa rinnovi allo stesso la­voratore fino a 36 mesi il rappor­to senza indicare la causale» (che finora è stata spesso ogget­to di contenzioso). Il messaggio alle imprese, secondo il mini­stro, è che ora si potrà «assume­re senza preoccupazione e sen­za alcuna ragione per usare im­propriamente contratti come partite Iva o di collaborazione per mascherare un rapporto di

lavoro». Tra u mesi è previsto un monitoraggio per verificare l'effetto delle nuove misure (ed eventualmente modificarle). In Aula non sono mancate le prote­ste,i deputati di SeI hanno indos­sato maschere bianche esiben­do cartelli con la scritta «lavoro invisibile». È dovuta interveni­re la presidente della Camera, Laura Boldrini, per ordinare la ri­mozione di maschere e cartelli.

La maggioranza ha difeso l'im-· pianto del provvedimento: «Sia­mo soddisfatti delle modifiche apportare al Senato - ha com­mentato Sergio Pizzolante (Ncd) -. Ci siamo avvicinati a Marco Biagi e distanziati dalla legge Fornero. Ora c'è meno rigi­dità». Soddisfatto anche il presi­dente della commissione Lavo­ro della Camera, Cesare Damia­no (Pd), che considera il decreto «un compromesso accettabile» e guarda ai prossimi passi, cioè al ddl delega sul «J obs act», che è all' esame del Senato, con il con­tratto a tempo indeterminato a tutele progressive (indicato nel preambolo del dI 34).

Per le imprese la maggiore no­vità, sulfronte dei contratti a ter­mine, consiste nell' allungamen­to della "acausalità" dau a 36 me­si, comprensivi di massimo cin­que proroghe (nel testo origina­rio si saliva a otto). Si introduce anche un tetto legale delzo% di utilizzo dei rapporti a tempo (de-

rogabile con la contrattazione collettiva). Per chi supera que­sto limite è prevista una sanzio­ne economica (dalzo% alSO% della retribuzione) che andrà a fmanziare il fondo per l' occupa­ziorie. In questo modo «si è rea­lizzato un equilibrio, tutto politi-

Il via libera definitivo previsto per oggi sempre che l'Aula riesca a pronunciarsi in giornata sui 178 ordini del giorno piovuti sul testo

co, tra le modifiche della norma­tiva a favore delle imprese e la necessità di mantenere un presi­dio minimo ed efficace di garan­zie per i lavoratori», ha eviden­ziato il relatore, Carlo Dell' Arin­ga. È previsto un regime transito­rio: fino al 31 dicembre le azien­de che oltrepassano la soglia del zo% potranno mettersi in rego­la. In caso contrario non potran­no stipulare nuovi contratti a ter­mine fmo a quando non rientre­ranno nel tetto.

Sul fronte dell' apprendistato, il decreto Poletti interviene su alcuni nodi critici della gestio­ne del rapporto di lavoro. Si pre­vedono modalità semplificate di redazione del piano formati­vo individuale: andrà indicato in «forma sintetica», anche uti­lizzando moduli e formulari sta-

biliti dalla contrattazione collet­tiva o dagli enti bilaterali. C'è una apertura, in via sussidiaria, alle aziende che, se disponibili, potranno erogare la formazio­ne di base all'apprendista. Più formazione «on the job» quin­di: «Si viene incontro alle esi­genze delle aziende che avran­no il giovane apprendista più presente sul posto di lavoro, fa­cilitando il percorso formati­vo», sottolinea il professore di diritto del lavoro della Luiss di Roma, Roberto Pessi.

Si riducono le quote di stabi­lizzazione degli apprendisti (per poterne assumere di nuo­vi) che la legge Fornero aveva fissato nel 30% fino alzOlS, e al So% a regime. Ora il vincolo è delzo% solo per le aziende con oltre So addetti. Siripristinal'ap­prendistato stagionale (anche a tempo determinato) e per l'ap­prendistato per la qualifica e il di­ploma professionale si "sconta­no" almeno del3S% le ore di for­mazione (che costeranno quin­dimeno al datore dilavoro). Tra le altre novità contenute nel dI 34, di impatto per le imprese, c'è la "smaterializzazione" del Durc attraverso una semplifica­zione dell'attuale sistema di adempimenti richiesti alle azien­de. I contratti di solidarietà, infi­ne, vengono rifmanziati di IS mi­lioni dalzo14, e viene uniforma­ta al3S% la riduzione della con­tribuzione previdenziale per i datori dilavoro.

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Le novità -~ ~-~ --------

ACAUSALITÀ

Sale a 36 mesi Si allunga l'acausalità dei contratti a termine dagli attuali 12 mesi a 36 mesi, comprensivi di cinque proroghe (oggi una sola)

Limite nelle assunzioni Introdotto il tetto de120% perle assunzioni a termine. Una azienda fino a cinque dipendenti può assumere un lavoratore a termine. Dal nuovo tetto sono esentati gli enti di ricerca

PIANO FORMATIVO

In forma semplificata Confermato l'obbligo del piano formativo scritto nel contratto di apprendistato, anche se in forma semplificata e utilizzando moduli standard

In campo anche le imprese Si prevede che la formazione pubblica possa essere svolta, in via sussidiaria, anche dalle imprese e dalle loro associazioni.Ma solo se disponibili.

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neiia: La circolare 60/2014 illustra le modalità per compensare sui contributi

Bonus Irpef, nessun dato nell'Uniemens all'Inps L'eccezione: le pubbliche amministrazioni conF24Ep

Antonino Cannioto Giuseppe Maccarone

La compensazione esterna del bonus Irpef introdotto dal governo Renzi nel modello F24 semplifica il recupero del credi­to anche quando i sostituti, una volta esaurite le ritenute fiscali, devono aggredire i contributi previdenziali riferiti al medesi­mo periodo. È quanto emerge dalla lettura della circolare 60 dell'Inps diffusa ieri.

Il flusso Uniemens nonrisul­ta interessato dalle operazioni di recupero. Vi è, tuttavia, una eccezione che riguarda gli enti e gli organismi che operano con il sistema di Tesoreria uni­ca dello Stato. Questi soggetti, per il pagamento delle ritenute, dell'Irap, dell'Irpef e delle rela­tive addizionali regionali e co­munali utilizzano, generalmen­te, il modello "F24 enti pubbli­ci" che si contraddistingue, in particolare, per l'assenza al suo interno della colonna "importi a credito compensati". Ciò ren­de nei fatti impossibile esegui­re la compensazione.

Per sopperire a tale mancan­za e, al tempo stesso, consentire un completo e rapido recupero degli importi anticipati, l'Inps prevede anche l'utilizzo del flus­so mensile con una duplice mo­dalità. La prima riguarda le am­ministrazione pubbliche titola­ri della sola posizione ex

Inpdap; l'altra è, invece, riserva­ta a quelle amministrazioni che risultano essere anche titolari di una posizione Inps riferita ai dipendenti. La circolare 60/2014 detta le istruzioni che devono seguire i soggetti a se­conda della loro condizione. Per ognuno dei due percorsi di recupero, tracciati dall'istituto di previdenza, vengono eviden­ziate le particolarità, i codici di nuova introduzione nonché le implementazioni del flusso mensile U niemens. Per quest'ul­timo l'Inps, al fine di raggiunge­re il risultato, ha dovuto preve­dere l'inserimento di nuovi cam­pi e di nuovi elementi chiara­mente descritti nella circolare.

Va evidenziato che, in entram­be le ipotesi (Uniemens riferito alla posizione Inps o utilizzo del­la ListaPosP A), gli importi dare­cuperare non potranno eccede­re il complesso dei contributi da versare nel mese interessato. A tal fine, l'Inps precisa che an­dranno considerati i soli impor­ti a debito, al lordo delle even­tuali partite a credito. Nei flussi Inps individuali non sono previ­ste indicazioni relative ai lavora­tori beneficiari. Tale soluzione va, probabilmente, nella direzio­ne di evitare la duplicazione di informazioni che saranno già contenute nei modelli Cud e 770. Con le istruzioni dell'istitu­to di previdenza, sembra definir­si il quadro riguardante la gestio­ne dei recuperi da parte dei sosti­tuti di imposta. Potrebbero ave­re qualche difficoltà solamente coloro che non avranno la possi­bilità di aggredire né il profilo fi­scale né quello contributivo. Do­vrebbe trattarsi, tuttavia, di casi di isolati che, laddove si manife­stassero, andrebbero comun-

Il beneficio --------------------

€llllLCREOITO L'agevolazione, introdotta dal decreto legge 66/2014, prevede un bonus Irpef massimo di 640 euro per il 2014 in favore dei titolari di reddito di lavoro dipendente e assimilati compresi tra 8.145 e 24 mila euro. Per chi supera i 24mila euro ma non i 26mila, è previsto un dècalage del bonus. Tale importo, per chi lavora tutto ['anno, verrà suddiviso ed erogato mensilmente con lo stipendio da maggio a dicembre. L'ammontare' dell'agevolazione viene invece parametrata al periodo effettivamente lavorato per chi non mantiene l'impiego tutto ['anno

€l2/ L'EROGAZIONE L'erogazione del bonus spetta, in via automatica, ai sostituti d'imposta: datori di lavoro, committenti o chi eroga i redditi che danno diritto all'agevolazione. Questi ultimi compensano gli importi utilizzando le ritenute fiscali e, in caso di incapienza, i contributi

€l3 I LE ISTRUZIONI Oltre che daU'Inps, indicazioni applicative sono state fornite dall'agenzia delle Entrate con la circolare 8/E del2014

que regolamentati. La compensazione esterna

adottata in questa circostanza dalle Entrate non appare perfet­tamente in linea con il dettato normativo da cui si evince che il recupero deve essere eseguito internamente. L'adozione del codice tributo 1655 (utilizzato anche in ambito contributivo) ri­chiede una piccola modifica all'articolo 1 del DI 66/2014 che, presumibilmente, potrà avveni­re in sede di conversione del de­creto. Tale variazione - oltre a legittimare la compensazione esclusivamente nel modello F24 - potrà anche permettere di eli­minare il criterio di priorità nell'utilizzo delle ritenute.

Restano, invece, ancora sen­za risposta una serie di dubbi

, che riguardano, per esempio, i pluricommittenti e i lavoratori che percepiscono trattamenti di sostegno al redito (Cig) con pagamento diretto da parte dell'Inps. Inoltre, va al più pre­sto definito l'aspetto connesso al plafond massimo di utilizzo delle compensazioni (700mila euro annui, ex articolo 9, com­ma 2 del DI 35/2013). L'agenzia delle Entrate dovrà chiarire se il "bonus Renzi", soggiace o me­no a questo tetto. Sul punto (si veda sole 24 ore di ieri), in consi­derazione della natura del cre­dito istituito dal Dl 66/2014, sembrerebbe possibile ritene­re che il bonus resti escluso dal limite di utilizzo. In passato, in­fatti, per provvedimenti analo­ghi, il vincolo è stato escluso. Per una completa e ottimale riu­scita dell'operazione sarebbe preferibile che queste situazio­ni venissero risolte con la mas­sima sollecitudine.

©RIPRODUZIONERISERVATA

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SelVizio civile universale a 100 mila giovani l'anno Fiducia sul decreto lavoro Il governo prepara la rifonna del Terzo Settore Decreto Irpef, finora oltre mille emendamenti VIA libera della Camera, con 333 voti favorevoli e 159 contrari, alla terza fiducia sul decreto legge lavoro, che domani incasserà il consenso definitivo del Parlamento. Ma la novità della giornata ieri, è stata lanciata con un tweet inviato dal premier Renzi poco dopo la mezzanotte

ed è decollata con la pubblicazione in rete di sette pagine di linee guida: arriva la rivoluzione del Terzo settore. Niente tavolo con i soggetti interessati, ma confronto, per chiunque lo voglia e fino al 13 giugno, via maH. La novità di maggior

rilievo è il servizio civile universale, dedicato ai giovani che vogliono impegnarsi nei servizi sociali e nella comunità, con un occhio volto alla possibilità di trasformare quell'impegno in lavoro. L'obiettivo è affiancare alla Garanzia giovani uno strumento che

possa impegnare per un periodo di otto mesi (più eventuale proroga di altri quattro) centomila giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni. L'offerta sarà estesa anche agli stranieri e, oltre a dare diritto ad un rimborso, varrà anche come credito formativo, universitario o tirocinio. Alla proposta plaude tutto il mondo del no profit, ma l'opposizione è scettica riguardo al reperimento delle risorse. La riforma del Terzo settore, che prevede anche unarimodulazione del 5 per mille, sarà varata tramite legge delega nel Consiglio dei ministri del prossimo 27 giugno. Si allungano invece i tempi d'esame per il decreto Irpef: il testo arriverà in Aula il3 giugno, dopo le elezioni europee. Gli emendamenti arrivati al tavolo delle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno superato quota mille.

SelVlzio CIvile universale a lOOmilagIovaml'anno FIduciasul decreto lavoro II~"",,,,, i'''''I",,,,I~nlo,, 1~rl",IT""7os.,tt()r" [)pCf€'!olTpeffiL10raoltrem,llecmcndmllcntl

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La flessibilità onnai è legge La Camera vota la fiducia. Oggi l'approvazione definitiva. Contratti a termine fino a tre anni senza obbligo di causale. Meno vincoli nella formazione dell'apprendista

Contratto a termine «soft»: potrà, infatti, essere prorogato fino a cin­que volte e durare tre anni (senza alcun obbligo di apporre la causale per motivare perché si è ricorso ad un rapporto a tempo determinato). E meno vincoli nell'apprendistato. Sono solo alcune delle numerose novità contenute nel decreto legge in materia di lavoro su cui ieri l'Au­la della Camera ha votato la fiducia (333 sì, 159 no). Oggi il via definiti­vo alla conversione in legge.

J) 'Alpssio a pago 26

Alla camera dei deputati il voto di fiducia per la conversione del decreto legge 34/14

Mondo del lavoro più flessibile Contratti a termine senza causa rinnova bili fino a 5 volte

DI SIMONA D'ALESSIO

Contratto a termine «soft»: potrà, infat­ti, essere proroga­to fino 5 volte e

durare 3 anni (senza alcun obbligo di apporre la cau­sale per motivare perché si è ricorso ad un rapporto a tempo determinato). E se i precari di «lungo corso» e le mamme lavoratrici finiranno (per iscritto) nella corsia privilegiata in caso l'azienda sia nelle condizioni di stabilizzare i dipendenti, la regolarità contributiva delle imprese sarà a portata di clic, ef­fettuata con un'interroga­zione telematica presso le banche dati di)nail, Inps e casse edili. E il voto di fiducia di ieri sera, nell'au­la di Montecitorio, ad as­sicurare la conversione in legge del decreto 34/2014 (Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'oc­cupazione e per la semplifi­cazione degli adempimen­ti a carico delle imprese) del ministro del welfare Giuliano Poletti; l'esame conclusivo del provvedi-

mento, arrivato alla ter­za lettura con altrettante blindature da parte del governo, si terrà, invece, oggi. Uiniziativa normati­va, cui seguirà un disegno di legge delega che comple­terà quel piano più ampio di revisione delle regole del mercato del lavoro che l'esecutivo di Matteo Renzi ha denominato «Jobs Act», rappresenta, dice il titola­re del dicastero di via Ve­neto, «un modo per rendere più stabile l'occupazione, per dire alle imprese che possono assumere senza preoccupazioni e non han­no bisogno di ricorrere im­propriamente ai contratti di collaborazione, o alle partite Iva per maschera­re rapporti di lavoro, gra­zie al fatto che potranno utilizzare» per 36 mesi un modello a-causale.

Nel successivo «step» della riforma, si legge nel decreto al vaglio dei depu­tati, ci sarà la sperimenta­zione del contratto a tem­po indeterminato a tutele crescenti, una previsione inserita nel corso del pas­saggio a palazzo Madama

su insistenza del relatore Pietro Ichino (Sc): si trat­ta di un impegno preciso del governo a sottoporre a restyling un punto cardi­ne delle disciplina dei rap­porti di lavoro, vincolando l'inquadramento «sine die» a delle protezioni progres­sive per chi firmerà tale modello. Per ora, però, le maggiori correzioni si con­centrano sulla formula a tempo determinato, per­ché seguendo un principio di maggiore flessibilità e puntando a incrementare le acquisizioni di perso­nale, il decreto consente di stipulare accordi della durata massima di 3 anni togliendo l'obbligo di met­tere nero su bianco le ra­gioni di tale scelta; l'intesa con l'occupato potrà subire, inoltre, 5 «allungamenti» in tutto, versione ridotta a Montecitorio rispetto a quanto uscito da palazzo Chigi, dove s'era stabilita una soglia di almeno 8 pro­roghe. Infrangere, però, il «tetto» del 20% dei modelli a termine (sul complesso degli assunti stabilmente) costerà caro, giacché la so-

cietà sarà tenuta a paga­re una multa pari al 20% dello stipendio del 21 0 di­pendente «extra» per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori pre­cari dal 22 0 in poi; tale limite, invece, non varrà per gli istituti pubblici e privati che operano nella ricerca, proprio in ragione della specificità dell'attivi­tà svolta.

Ritocchi, poi, all'appren­distato, canale d'ingresso nel mercato per i giovani con meno di 29 anni. Uob­bligo di stabilizzare il 20% degli apprendisti scatterà soltanto nelle aziende con oltre 50 unità. Per quanto riguarda le attività forma­tive, ogni regione dovrà in­dicare «sedi e calendario» (e potrà anche avvalersi delle aziende per trasmet­tere competenze), nonché comunicare entro 45 giorni le modalità di svolgimen­to dei corsi. E sarà, infine, permesso sottoscrivere contratti di apprendistato a tempo determinato per gli incarichi di carattere stagionale.

--© Riproduzwne riseroata----ll

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ItaliaOggi

CONTRATTO A TERMINE

APPRENDISTATO

TEMPO INDETERMINATO

DURC ONLlNE

SOLIDARIETÀ

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- DURATA: massimo 36 mesi senza /'indicazione della causale (la ragione che giustifichi, cioè, il ricorso al dipendente per un determinato periodo), con possibilità di 5 proroghe -SANZIONI: multe salate per le aziende che storeranno il «tetto» del 20% dei precari, pari a un importo del 20% della retribuzione per il 21 0 occupato «eccedente» e del 50% dal 22 o in avanti - REGIME TRANSITORIO: tempo fino al 31/12 per i datori di lavoro per mettersi in regola ed evitare il pagamento delle sanzioni - DONNE E PRECARI «STORICI»: corsia preferenziale per l'as­sunzione a tempo indeterminato «richiamata nell'atto scritto» di awio del rapporto, e ne potrà beneficiare chi ha avuto un inquadramento superiore ai 6 mesi nella stessa azienda, stagio­nali e mamme, laddove il congedo di maternità sarà computato nel periodo di attività utile a maturare il requisito

- STABIL1ZZAZIONE: a dover assumere i giovani saranno le imprese con almeno 50 unità, soglia al di sopra della quale scatterà il posto fisso per il 20% degli under29, prima di poter sottoscrivere altri contratti dello. stesso tipo -FORMAZIONE: pubblica, ma potranno concorrervi i privati, poi­ché le regioni dovranno esprimere nel dettaglio le caratteristi­che dei corsi (sede e calendario), unendo le forze con «imprese i

e loro asso'ciazioni disponibili» a partecipare ai programmi

Impegno a sperimentare nel disegno di legge delega (il secondo atto del «Jobs Act») la formula «sine die» a pro­tezioni crescenti

Verifiche via web (e in tempo reale) da parte dell'impresa, sulla regolarità contributiva nei confronti di Inps, Inail, e per le aziende che applicano contratti del settore delle costruzioni con le casse edili. L'interrogazione avrà validità di 120 giorni, sostituendo di fatto il Durc, Documento unico di regolarità contributiva Armonizzati al 35% gli sc·····o······n·····t····i····c······o······n··t···r····i··b····utivi in tutte le regioni

(rispetto all'attuale 25%, che per le aree svantaggiate era pari al 30%) per le imprese che aderiranno a tali accordi per mantenere il proprio personale

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Data 14-05-2014 Pagina 10 Foglio 1

Decreto lavoro, sì alla fiducia contratti a termine più facili -~----~------ ne varata dal governo Renzi arri­Il PROVVEDlMENTOj1 vava a otto proroghe). Per evita-

_. re che questo tipo di contratto di­ROMA Ci sono voluti tre voti di fi- venti quello prevalente, il prov­ducia e molte riunioni per trova- vedimento introduce un tetto del re un compromesso accettabile 20% rispetto all'organico com­da parte di tutti i pezzi della mag- plessivo. Chi lo sfora incorrerà in gioranza, ma alla fine il decreto sanzioni economiche che au­Poletti su contratti a termine e mentano in base al numero di apprendistato è stato "promos- contratti eccedenti (20% della re­so" a legge. Ieri sera la Camera tribuzione base per il primo sfo­ha detto nuovamente sì alla fidu- ramento, 50% per gli altri). cia sul provvedimento con 339 voti a favore e 159 contrari (si era RICERCATORI E APPRENDISTI già pronunciata il 23 aprile scor- Il Senato ha introdotto una dero­so, ma poi il testo ha subito mo- ga per i ricercatori: la durata difiche in Senato e quindi si è re­so necessario il ritorno alla Ca­mera). Dopo l'esame degli ordini del giorno e la votazione finale, oggi il provvedimento avrà il via libera definitivo. Non è stato un percorso facile. In questi 55 gior­ni tantissime sono state anche le proteste dentro e fuori dal Parla­mento. Le ultime due proprio ie­ri: dentro l'emiciclo della Came­ra con le maschere bianche, a simboleggiare i lavoratori invisi­bili, indossate da deputati di SeI; fuori in piazza Montecitorio con un sit-in di studenti e precari. Gli oppositori - a partire dalla Cgil -sin dall'inizio hanno visto nel de­creto Poletti il rischio di aumen­tare la precarizzazione. Ma il go­verno si è sempre detto convinto che, invece, la maggiore possibi­lità di proroghe dei contratti a termine darà maggiori opportu­nità soprattutto ai giovani. Entro un anno sarà fatto un monitorag­gio, «se i numeri ci daranno tor­to, prenderemo atto di aver pre­so una strada non giusta» ha as­sicurato Poletti.

STESSO IMPIANTO La versione definitiva rispetta !'impianto varato dal governo che ha voluto eliminare una se­rie di paletti sui contratti a termi­ne e sull'apprendistato introdot­ti con la legge Fornero. D'ora in poi il contratto a termine senza causale, potrà avere una durata massima di 36 mesi (erano 12 con la Fornéro). Nell'arco di que­sti tre anni saranno possibili fino a 5 proroghe (la Fornero conce­deva una sola proroga, la versio-

massima dei contratti può esse­re superiore a 36 mesi, se il pro­getto di ricerca lo richiede.

Diventa più semplice compila­re il piano formativo dell'appren­dista (che potrà essere anche in­terno se, entro 45 giorni, la regio­ne non comunica la su.a offerta formativa) e l'obbligo di stabiliz­zazione per il 20% degli appren­disti (stabilito dalla Fornero) ri­guarderà solo le aziende con più di 50 dipendenti. Nel provvedi­mento c~è anche la norma che stanzia 15 milioni di euro per i contratti di solidarietà (cruciale per lo sblocco della vertenza Electrolux che domani dovrebbe vedere la firma dell'accordo) e l'obbligo di evidenziare espressa­mente nella lettera di assunzio­ne «il diritto di precedenza» per un eventuale posto fisso per la stessa mansione, con più garan­zie per il periodo di maternità. Via libera anche al Dure online. Ora la partita si sposta sul dise­gno di legge delega che completa il più ampio disegno di Jobs act del governo Renzi.

Intanto Confindustria - che ap­prezza il decreto - rilancia la ne­cessità di spingere a livello euro­peo per un industriaI compact, per recuperare il terreno perdu­to in questi anni di crisi. Per l'Ita­lia - come ha ricordato il presi­dente Giorgio Squinzi ieri in un'audizione parlamentare -non sarà un lavoro da poco, visto che in 7 anni è sfumato il 9,1% di Pil, il 15% del potenziale manu­fatturi ero e 91mila imprese han­no chiuso definitivamente i bat­tenti.

Giusy Franzese © RIPRODUZIONE RISERVATA

I punti

Cade il vincolo della causale cinque proroghe in tre anni

Assumere con un contratto a termine diventa più facile: cade il vincolo della causale e nell'arco di 36 mesi

lo stesso contratto potrà essere prorogato per cinque volte.

Le assunzioni a tempo fino al 200/0 dell'organico

Il provvedimento introduce un tetto al numero dei contratti a termine in azienda: il 20% dell'organico. Per

l'impresa che sfora scattano sanzioni pecuniarie.

Formazione anche privata per gli apprendisti

Se la Regione non comunicherà entro 45 giorni il piano con l' offerta formativa per l'apprendfsta, si potrà

accedere a corsi interni o forniti da privati.

AULA PROTESTA SEL OGGI IL VOTO

fiNALE SUL TESTO SQUJNll: 1 ANNI HANNO CHIUSO 91 MILA IMPRESE

LAVO'RO iNViI5!:B~LE

La protesta di Sei alla Camera

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il Giornale Data 14-05-2014 Pagina 1 Foglio 1

Sul lavoro e due indietro Questo è il motto che si addice a Matteo Renzi.

messo una legge rapida su tale materia: cosa quanto mai op­portuna dopo tanti indugi, on­de avere più crescita e più be­nessere e per poter dare occupa­zione ai giovani senza ( ... )

un passo avanti d i Francesco Forte Si attaglia specialmente al te­ma principale, quello del Jobs Act, ovvero legge per creare po­sti di lavoro. Renzi aveva pro-romesse da marinaio.

segue a pagina 12

NIENTE DI NUOVO: UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO dalla prima pagina

( ... ) togliere il diritto allavoroper gli anzia­ni. Ma il J obs Act che ora viene discusso in commissione in Senato non è un decreto legge, né un disegno di legge, è un disegno di legge delega, in cui si fissano i criteri che dovranno essere adottati per le leggi o decreti attuativi, che da esso nasceranno. Il primo decreto attuativo, quello sui contratti a termine, che non era certo rivoluzionario (si limitava a rimettere alcune flessibilità nel suo uso tolte dalla legge Fornero nelZOlZ) è stato varato, prima della discussione del disegno di legge del JobsAct, per esplorare sino a che punto il Pd sia con Renzi. Alla Camera il decreto è stato stravolto dal Pd, che ivi ha la maggioranza assoluta, grazie al premio di maggioranza. Al Senato c'è stato un rattoppo parziale, che ha fatto arrabbiare la Camusso. Ma gli emendamenti sono stati approvati, a causa dei voti di Forza Italia. Ora il testo è stato approvato ieri alla Camera. Per questo pezzettino, dunque, un parto laborioso. Tutti gli altri provvedimenti nascituri stanno nella legge delega in attesa che essa sia approvata. Ma chi credesse che si tratti di provvedimenti rivoluzionari, miranti a orientare i contratti di lavoro ai

principio di libertà, produttività, collaborazione nell'impresa fra dirigenza e addetti, andrebbe deluso. Infatti la legge delega, per il tema centrale dei nuovi contratti flessibili è assai vago e poco coraggioso. Il testo dice che il governo dovrà «individuare e analizzare tutte le forme contrattuali esistenti, ai fini di poterne valutare l'effettiva coerenza con il tessuto occupazionale e con il contesto produttivo nazionale e internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di semplificazione delle tipologie contrattuali». Ciò «anche per l'introduzione, eventualmente in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali volte a favorire l'inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti». Ed ecco spuntare, alla fine di questo vago testo, la famosa concertazione con le parti sociali, che Renzi diceva di voler bandire. Infatti si dovrà attuare «l'introduzione eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti aventi a oggetto una prestazione di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali». Dunque questo mentre il nuovo tipo di contratto a tutele crescenti, cioè che da

temporaneo tende a stabilizzarsi, non viene definito, in cambio di ciò verrà stabilito il salario minimo a livello nazionale, previa concertazione, con una norma di diritto pubblico generalmente valida. Il salario minimo non si accompagnerà alla libera contrattazione dal basso a livello aziendale, fra lavoratori e imprese, ma sarà stabilita a livello nazionale, con un nuovo irrigidimento del mercato del lavoro. E anche il piccolo passo avanti che Renzi fa con la proposta di contratto di inserimento a tutele progressive risulta sfigurato dalla concertazione per un salario minimo deciso a livello nazionale. Il concetto che i contratti di lavoro debbano appartenere al diritto privato, non al diritto pubblico, anche se sono contratti collettivi, non sfiora Renzi minimamente. Eppure Renzi ha fatto aderire il Pd ai socialdemocratici europei, i quali hanno introdotto mediante la coalizione con i popolari, in Germania, il contratto di lavoro aziendale e quello individuale di diritto privato. Ma tutto questo sta in una legge delega, che ha bisogno di essere discussa per poi essere approvata e partorire i decreti delegati, sottoposti alla concertazione. L'unica cosa che Renzi sa fare sul serio sono le nuove imposte.

Francesco Forte

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Via al decreto lavoro Ora tocca al Jobs Act _ Incassata la fiducia alla Camera con 333 voti a favore. Oggi il sì defmitivo _ n ministro Poletti: «Non si aumenta la precarietà ma la qualità» _ SeI protesta con maschere bianche da «invisibili»

BIANCA DI GIOVANNI ROMA

Passa la fiducia sul decreto lavoro, che oggi sarà varato definitivamente da Montecitorio. I sì sono stati 333, 159 i no. Oggi diventerà legge la nuova nor­mativa sui contratti a termine, che l'esecutivo Renzi ha voluto per aumen­tare le possibilità di occupazione dei giovani, mentre per l'opposizione (e per i sindacati) sarebbe solo uno stru­mento in più di precarizzazione. La partita lavoro comunque non è finita: manca la seconda gamba del Jobs Act, quel disegno di legge che awierà il con­tratto a tempi indeterminato e le tutele universali, rivolte a tutti quelli che re­stano senza occupazione, a prescinde­re dal tipo di contratto che hanno.

Durante l'esame parlamentare il Pd è riuscito a inserire parecchie modifi­che al testo originario. Per Cesare Da­miano il risultato finale è un «compro­messo accettabile: le modifiche inseri­te al Senato erano state già concordate alla Camera». Il riferimento del presi­dente della commissione Lavoro a Montecitorio è alle polemiche scatena­te anche dal Nuovo centrodestra sugli emendamenti che - secondo la vulgata di allora -sarebbero stati voluti solo dal­la minoranza Pd. In particolare duran­te la prima lettura si sono ridotte le pos­sibilità di proroga del contratto a termi­ne da 8 a 5 nell'arco dei 36 mesi. È sta­ta inserita la sanzione per chi assume oltre il 20% di dipendenti a termine, an­che se in Senato l'obbligo di assunzio­ne è stato trasformato in una «multa» pari a un quinto dello stipendio per il primo contratto extra 20% e al 50% del­lo stipendio per i successivi.

È stato inserito anche il diritto di pre­cedenza da indicare nel testo del con­tratto. Inoltre il Parlamento ha dato va-

lore anche ai periodi di maternità per far valere la precedenza. Molte le modi­fiche inserite anche nell'apprendista­to. C'è l'obbligo di formazione (che in origine mancava) sia in percorsi orga­nizzati dalle Regioni che on thejob cioè in azienda. Il testo originario del di ren­deva «flessibile» la formazione: se le Re­gioni non avessero proweduto a una proposta entro 45 giorni, i corsi si sa­rebbero potuti cancellare. C'è l'obbli­go di stabilizzare i120% degli apprendi­sti, anche se il Nuovo centrodestra lo ha limitato alle aziende con più di 50 dipendenti (e non 30 come aveva con­cordato il Pd).

Insomma, non mancano elementi positivi. Resta il fatto che il prowedi­mento inserisce una novità assoluta nell' ordinamento italiano: la possibili­tà di effettuare contratti a termine fino a tre anni senza causale. Sembra un dettaglio, ma in realtà è una piccola ri­voluzione che le imprese aspettavano da tempo. Secondo l'ordinamento ita­liano (e anche europeo) il rapporto principale di lavoro è quello a tempo indeterminato. Per inserire un termi­ne c'è bisogno di un motivo: di qui l'ob­bligo di causale. Già la legge Fornero aveva eliminato quell'obbligo per 12 mesi: oggi si arriva a tre anni. Per Giu­liano Poletti con questa mossa si evite­rà che le aziende sostituiscano il lavora­tore che ha finito il contratto di un an­no. Per questo il ministro considera il decreto un aiuto alla stabilizzazione. Per sindacati e una parte della sinistra, invece, queste norme indeboliscono il contratto a tempo indeterminato, inse­rendo più precarietà. Senza contare che in questo modo si è aggirato quello che è un vero totem per le forze sinda­cali: l'articolo 18 dello Statuto dei lavo­ratori, che vieta il licenziamento senza giusta causa. La querelle si è sviluppata per tutto il periodo dell'esame parla-

Damiano, Pd; «È un conlpromesso accettabile Ora Renzi pensi alle pensioni e agli esodati»

mentare e sicuramente continuerà a di­videre il campo della politica. Poi etti dal canto suo ha annunciato un monito­raggio sugli effetti del decreto, con una valutazione tra un anno.

Le operazioni di voto di ieri si sono svolte tra le proteste delle opposizioni. I deputati di Sei hanno indossato una maschera e mostrato la scritta: «Da og­gi i lavoratori saranno ancora più invisi­bili e soli nella crisi perché ricattati con un decreto che non aumenta l'occupa­zione, indebolisce i lavoratori e accre­sce la precarietà». All'attacco anche i 5 Stelle «Chiedete la fiducia agli esodati che voi stessi avete creato e per i quali non riuscite a trovare una soluzione -ha detto Giuseppe Brescia - Chiedete la fiducia ai pensionati che soprawivono con 490 euro al mese. Il testo è uno scempio che rende più difficile la vita dei precari e ne aumenta il numero». Insomma, ancora fuochi d'artificio.

D'altro canto il tema lavoro è tradi­zionalmente un campo di battaglia poli­tico ad alta tensione. Damiano va all'af­fondo, facendo un appello al premier su un tema strettamente collegato a quello dell'occupazione: le pensioni. «Sui temi sociali si gioca la credibilità di questo governo - dichiara - vogliamo ancora una volta dire al premier Mat­teo Renzi che tra le priorità della sua azione politica deve essere incluso il te­ma delle pensioni al fine di risolvere tempestivamente il problema degli eso­dati, delle ricongiunzioni e di "quota 96" degli insegnanti (quelli che aveva­no raggiunto i requisiti di pensiona­mento durante l'anno scolastico, ma so­no stati tagliati fuori dall'intervento Fornero). La legge Fornero sulla previ­denza va cambiata: se si vuole, come afferma il ministro Poi etti. trovare una soluzione strutturale, bis~gna tornare alle quote introdotte nel 2007 o alla flessibilità nell'uscita dal lavoro verso la pensione».

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Lavoro e previdenza

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Lavoro, SÌ alla fiducia Poletti: stop precarietà Oggi l' ok definitivo e i partiti di governo ritrovano il feeling

Alessandra Chello

È quasi fatta. Ieri il decreto legge sul lavoro ha superato la prova della Camera. E ha portato a casa 333 sÌ e 159 voti contrari. Fiducia numero tre. Oggi tocca all'oIe definitivo. E poi sarà legge.

Dopo le polemiche delle scorse settimane e il braccio di ferro all' in­temo della maggioranza fra il Pd e il Nuovo centrodestra, le forze di go­verno hanno riannodato i fili. SÌ in­somma, feeling ritrovato. Con tan­to di benedizione delle normevolu­te dal ministro Poletti. Le opposi­zioni, naturalmente, restano arroc­cate sui loro no.

Dunque, avanti tutta. Alla fac­cia delle Cassandre e di chi ha bolla­to i provvedimenti del team Renzi come inni alla precarietà. «Alla fine - scommette il numero uno del di­castero dell' occupazione - i nume­ri ci daranno ragione. Se cosÌ non fosse, assicura comunque, l' esecu­tivo sarà pronto a cambiare rotta».

Ora, è la convinzione del Pd, si tratta di spostare l'attenzione sulle finte partite Iva, che «ormai - dice Giovanna Martelli, componente della commissione lavoro alla Ca­mera -hanno le sembianze dell' im­piego subordinato. È quindi su que­sta anomalia che si devono concen­trare i nostri sforzi». Il decreto, sot­tolinea il presidente della commis­sione Lavoro della Camera, Darnia-

no, è comunque «un compromes­so accettabile». Soddisfatto, dopo le modifiche approvate al Senato, anche il Nuovo centrodestra che con il capogruppo in commissione Lavoro a Montecitorio, Pizzolante si dice convinto come ora «ci si sia allontanati dalla legge Fornero e av­vicinati a Biagi». Chi dunque, dalle opposizioni ai tecnici del Servizio bilancio della Camera, chiedeva chiarimenti e ritocchi è destinato a restare a bocca asciutta.

Intanto in Aula 1'ennesimo show è servito. I deputati di SeI, in segno di protesta, arrivano indos­sando maschere bianche e mo­strando cartelli con la scritta «lavo­ro invisibile», convinti che il gover­no Renzi non faccia che continua-

re sulla strada che porta a rendere i contratti a termine la «normalità». Un fatto che agita le acque della maggioranza, è il ragionamento del partito di Vendola, e che quindi obbliga l'Esecutivo a serrare i ran­ghi ponendo «l'ennesima questio­ne di fiducia». Scelta che rappresen­ta' dice il deputato azzurro Motto­la, «un attentato alla democrazia. Si tratta di un decreto «pilotato dai sindacati. È un pasticcio codardo e noi votiamo no per rispetto degli imprenditori». Critico anche il M5S, che accusa i partiti, facendo riferimento anche alla vicenda Expo, di non aver mai «fatto un update morale. È un nuovo scem­pio e voi siete incapaci e bugiardi».

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Lavoro e previdenza

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Il decreto lavoro

\ Assunzione nuovi apprendisti

Salario per la parte di ore di formazione

Per contratto, patto di prova e piano formativo individuale

In aziende con più di 30 dipendenti obbligo di assumere il 20% degli apprendisti

35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento

Durata massima del rapporto a termine senza causale mesi

Proroghe possibili purchè nell'ambito della stessa attività 5

Limite sul numero 20% dell'organico complessivo di contratti a termine (es.: 1 per impresa di 5 addetti)

Sanzioni

Tetto del 20% ai contratti, ora basta una multa

Capitolo sanzioni: il governo modifica quindi,pur rispettando la validità del principio, la sanzione prevista per le aziende che non rispettino il tetto del 20% per il numero dei contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato. Le luci. Ora la sanzione non è più l'obbligo dell'assunzione a tempo indeterminato, ma diventa di tipo amministrativo, con

una multa pari al 20% dello stipendio del 21 esimo contratto a tempo determinato per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori contratti successivi al 21esimo. Le ombre. La multa è una via di uscita senza tanti problemi per chiudere la strada all'assunzione dei precari. In questo modo l'imprenditore paga e risolve il problema di dover contrattualizzare per forzaunsuo dipendente.

Data 14-05-2014 Pagina 9 Foglio 2/3

Durc (Documento Semplificazione degli adempimenti unico di regolarità burocratici richiesti alle imprese contri butiva)

Congedo maternità

Risorse finanziarie

Conteggiato per acquisire diritto di precedenza per contratti successivi presso la stessa azienda

il li mite di spesa statale passa da 5,6 milioni a 15 milioni di euro

Datori di lavoro criteri da definire da parte beneficiari del ministero del Lavoro (Ii usano al posto di concerto col Tesoro di altri tipi di ammortizzatori)

ANSA .ce.ntime.tri

- Apprendisti

Benvenuti ma solo nelle imprese con più di 50 unità

Argomento apprendisti: da sempre molto contestato fin dall'epoca Fornero quando fu esaltato come uno strumento indispensabile per accadere al lavoro. Adesso il governo Renzi, per quel che concerne per l'appunto lo strumento dell'apprendistato cambia le cose. Le luci. E stabilisce che i120% degli apprendisti deve essere stabilizzato soltanto per le

aziende con oltre 50 dipendenti mentre prima le norme prevedevano che ciò avvenisse nelle imprese con oltre 30 dipendenti. Le ombre. Naturalmente con questa scelta si toglie in un certo senso dalla partita delle assunzioni la squadra delle aziende di piccola e piccolissima dimensione che in questo modo saranno escluse dal poter assumere apprendisti accedendo ad una corsia preferenziale.

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Formazione

Disco verde al tandem misto: pubblico-privato

Sparisce, rispetto al testo entrato al Senato, la facoltà per il datore di lavoro di non utilizzare anche la formazione pubblica nel caso la Regione non comunichi le modalità per usufruire dell' offerta formativa. Le luci. Con un ulteriore emendamento, il governo specifica che la Regione dovrà indicare anche "sedi e calendario" e potrà anche avvalersi "delle imprese e delle loro associazioni che si siano dichiarate

disponibili". Infine, sarà "responsabilità della Regione comunicare entro 45 giorni" le modalità di svolgimento "e non se ne potrà far carico né esimere l'impresa". Le ombre. In questa partita si delega praticamente la gran fetta delle responsabilità agli enti locali ai quali in pratica si dà il timone su tutto. Innescando però una sorta di selezione naturale che metterà alla prova gli enti più efficienti e meglio attrezzati in qualità.

Ricerca

Via i paletti-limite fissati per l'intero settore industriale

Per gli enti privati di ricerca non valgono né il tetto del 20% e nemmeno il limite di 36 mesi. Le luci. Con una riformulazione, viene stabilito che i contratti a termine dei ricercatori dell'ambito scientifico potranno essere prorogati oltre i 36 mesi, purché legati a progetti di ricerca. Il diritto di precedenza alla stabilizzazione dei precari deve essere richiamato «espressamente» nel contratto. Del diritto

può avvalersi il lavoratore precario con un contratto di oltre sei mesi nella stessa azienda, ma anche il lavoratore stagionale. Le ombre. In questo campo ci sono di certo dei punti a favore delle nuove misure adottate visto che precedentemente il settore era in un certo senso equiparato ad un qualunque altro comparto produttivo. E dunque sottoponibile a paletti e tetti contrattuali.

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Regime transitorio

Fase di «training» aziendale prima delle nuove norme

Parlando di regime transitorio un'altra modifica chiave del di lavoro, riguarda una riformulazione del regime transitorio per i contratti a termine. Viene specificato che nel periodo fino al31 dicembre oltre alla «norma nazionale del 20%» varranno anche le regole già scritte nei contratti vigenti. Le luci. Le imprese devono cioè adeguarsi al tetto del 20%, a meno che non il contratto collettivo applicabile sia più favorevole. Quindi, il

-

datore di lavoro che all'entrata in vigore del decreto abbia in corso rapporti di lavoro a termine superiori al tetto del 20% dovrà rientrare a meno che «un contratto collettivo applicabile nell'azienda disponga un limite-percentuale o un termine più favorevole». E, infine, viene previsto che il diritto di precedenza perledonnein gravidanza sia prevista nel contratto. Le ombre. Decisamente molto tenui e sbiadite.

I contratti

Fissato un tetto di cinque proroghe per quelli a tempo

Le luci. La norma cardine, rimasta immutata rispetto alla Camera, prevede che i contratti a tempo determinato e i contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato attivati senza una causale possano coprire un arco di 36 mesi, anziché di 12 come prevedeva la legge Fornero, con un massimo di 5 proroghe (anziché 8 come previsto nel testo originale proposto dal

governo). A fronte dell'eliminazione della causale viene introdotto un tetto all'utilizzo dei contratti a termine stabilendo che il numero massimo dei rapporti di lavoro che una impresa può attivare non può superare il limite del 20% dei lavoratori a tempo indeterminato. Le ombre. La riduzione del numero di proroghe da sola basta, in questo capitolo, per confermare la flebile presenza di ombre.

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Data 14-05-2014

IL SECOLO XIX Pagina 7 Foglio 1 /2

GUiDA ALLA NUOVA LEGGE SU CONTRATTI E APPRENDISTATO

Lavoro, oggi si cambia Ed è assalto agli 80 euro Il governo lancia anche il servizio civile "universale" ROMA. Fiducia al governo alla Camera, e oggi il decreto sul lavoro diventerà legge coniI voto del Senato. Assalto di Forza I talia al bonus di 80 euro al mese sull'Irpef dei di­pendenti: centinaia di emendamenti. LOMBARDI> > 7

IL DECRETO INCASSA LA FIDUCIA ALLA CAMERA. OGGI IL VIA LIBERA DEFINITIVO

Contratti e apprendistato, ecco cosa cambia Per le assunzioni a tempo 5 proroghe in 36 mesi. Solo multe a chi sfora il tetto salva-precari

MICHELE LOMBARDI

ROMA. I contratti a tempo determi­nato, senza una causale, potranno es­sere rinnovati per cinque volte di se­guito nell' arco di tre anni. E le imprese che assumono lavoratori precari, sfo­rando il tetto del 20 per cento rispetto al totale dei dipendenti a tempo inde­terminato, non avranno più l'obbligo di assumere il lavoratore fuori quota ma verranno sanzionati con unamul­ta. È questa la norma più discussa e contestata del decreto lavoro, che ieri pomeriggio ha superato senza proble­mi il voto di fiducia alla Camera (333 sÌ e 159 no) e oggi sarà approvato in via definitiva dall'aula di Montecitorio. Il testo convertito in legge è quello li­cenziato da palazzo Madama, dopo le numerose modifiche intervenute nei primiduepassaggitraCameraeSena­to. Le correzioni riflettono bene i rap­porti di forza interni alla maggioranza con la sinistra Pd forte in commissio­ne Lavoro alla Camera e l'asse Ncd-Sc in grado di condizionare l'esame in commissione Lavoro al Senato. Un esempio lampante è proprio la norma sui contratti a tempo determinato: la minoranza Pd ha ottenuto la riduzio­ne da otto a cinque dei rinnovi consen­titi in 36 mesi mentre il tandem Ncd­Sc hanno trasformato in una sanzione

l'obbligo di assunzione. Un compro­messo favorito dal ministro Giuliano Poletti, che ora dovrà giocare la carta del contratto unico a tutele crescenti (l'assunzione sarà a tempo indetermi­nato ma l'articolo 18 verrà sospeso per i primi due anni) rendendo il "posto fisso" (si fa per dire) più conveniente rispetto al tempo determinato. Un analogo braccio di ferro c'è stato sulla formazione degli apprendisti: previ­sta solo pubblica (quella delle Regio­ni) alla Camera è diventata mista Re­gioni-aziende al Senato.

LE PROROGHE La nuova legge Poletti concede alle

imprese la possibilità di prorogare per 5 volte un contratto a tempo determi­nato nell'arco di tre anni: un tempo triplicato rispetto alla precedente leg­ge Fornero. L'altra novità riguarda la causale, che non è più richiesta per la stipulazione dei contratti (anche in somministrazione, quelli cioè forniti dalle società di lavoro interinale). È stato fissato al 20 per cento il tetto previsto per l'utilizzo dei contratti a tempo determinato rispetto al totale degli occupati: nel caso di sforamento, l'azienda dovrà pagare una sanzione pari al 20 per cento dello stipendio del primo lavoratore fuori quota e al 50

per cento per le al tre assunzioni. L'ob­bligo di adeguamento al tetto del 20% scattadal20l5. Un lavoratore a tempo determinato potrà essere assunto an­che dalle pmi von 5 dipendenti.

DONNE E RICERCA Il limite del 20% non si applica al

settore della ricerca scientifica men­tre i contratti potranno essere proro­gati anche oltre i 36 mesi. Il diritto di precedenza alla stabilizzazione, che si matura dopo almeno sei mesi, dovrà essere indicato «espressamente» nel contratto a tempo determinato e vale anche per i lavoratori stagionali. Il congedo di maternità «concorre» a determinare il diritto di precedenza nel caso di assunzione a tempo inde­terminato e favorisce le lavoratrici an­che nelle assunzione a tempo effet­tuate dall'azienda nei successivi 12 mesi.

APPRENDISTATO Disciplinato dalla legge Fornero,

non è mai decollato a causa soprattut­to dei meccanismi burocratici. Ora si riparte con modalità di assunzione semplificate in base a moduli eformu­lari stabiliti dai contratti collettivi e dagli enti bilaterali imprese-sindaca­ti. L'obbligo di assunzione è rimasto solo per le aziende con più di 50 lavo­ratori per le quali si stabilisce un tetto del 20 per cento di apprendisti. Lafor­mazione è mista: la Regione deve co­municare i suoi programmi formativi alle aziende entro 45 giorni ma può avvalersi anche dei corsi gestiti dalle imprese o delle associazioni impren­ditoriali. Le ore di scuola non potran­no essere meno del 35 per cento delle ore complessive di lavoro. E se l'ap­prendista (più conveniente sul piano fiscale e contributivo) viene utilizzato

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IL SECOLO XIX

come un lavoratore a tempo pieno? Nulla è previsto, se non un ordine del giorno che impegna il governo a ema­nare una circolare per obbligare le im­prese inadempienti a trasformare l'apprendista in lavoratore tempo de­terminato.

ASILI NIDO È stato prorogato di un anno il con­

tratto a tempo determinato del perso­nale che lavora negli asili nido e nelle scuole per l'infanzia dei Comuni. I nuovi contratti scadranno a luglio del 20l5.

JOBSACT È stato riscritto il preambolo del de­

creto con il quale si impegna il gover­no a introdurre il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che diventerà una terza tipologia contrat­tuale per la quale è prevista una fase sperimentale avviata con una delega. [email protected]

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mesi

milioni di euro

Data 14-05-2014 Pagina 7 Foglio 2/2

Il DECRETO palETTI

La durata massima senza indicarne la causalità, cioè la ragione del rinnovo

Le proroghe consentite nell'arco dei tre anni

Gli sgravi contributivi introdotti per le aziende che nella crisi stipulino contratti di solidarietà

I fondi a disposizione

Salta l'obbligo di stabilizzare i lavoratori con contratto a tempo determinato per le aziende che non rispettino il tetto del 20% di utilizzo rispetto al totale dei contratti a tempo indeterminato.

Confermato anche l'obbligo del piano formativo scritto per gli apprendisti. Il piano dovrà essere realizzato in forma sintetica e inserito all'interno del contratto di apprendistato

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Illf' degli apprendisti deve essere stabilizzato. Vale solo per le aziende con oltre 50 dipendenti

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Nella prima versione del testo il limite era fissato a 30 dipendenti

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