Ufoctline n.14 - Anno 2014

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Il notiziario aperiodico a cura del CUN Sicilia. Ufologia, misteri e news dal mondo dell'Astronomia e Astronautica.

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    Lufologia vecchio stampo perde colpi. Sembra che il nucleo dellaricerca, ovvero linvestigazione e lo studio dei rapporti UFO, siaormai unoccupazione del passato. Certamente il tipo disegnalazioni a cui siamo stati abituati stanno diventando mercerara. La quasi totalit dei casi consiste in foto e video che per laquasi totalit delle circostanze sono riconducibili a cause facilmenteidentificabili. Nonostante il gran chiasso dei media che, il pi dellevolte, accostano allufologia, accadimenti e argomenti che noncentrano nulla, possiamo affermare che i rapporti degni di nota edi successiva investigazione sono scarsissimi. Con la rete aumentata la velocit di circolazione della notizia ma anchediminuita proporzionalmente la solidit della fonte che spesso non neanche certa. Morte della ricerca ufologica? Non so. Quello chespero che si torni a fare ricerca sul campo con i giusti metodi econ la giusta umilt. Il numero che state leggendo, oltre a quelpoco di segnalazioni che ci sono giunte in questi ultimi mesi, ospitaun altro articolo, complementare a quelli gi pubblicati nel numeroscorso, che completa la panoramica sul caso del 1954 relativo aifamosi dischi di Taormina, a firma di S. Foresta del CISU diCatania. Con gli elementi che abbiamo ormai lo possiamoconsiderare un caso risolto. Ringraziamo anche Giulio Giallombardodi SiciliaInformazioni.com che ci ha messo a disposizione i dati dalui raccolti e pubblicati sugli strani accadimenti della galleria diTremonzelli. Come lui ha precisato (e con lui siamo perfettamentedaccordo) avvenimenti che non hanno evidenze di carattereufologico ma ci tocca darne notizia sia perch riguardano ilterritorio siciliano sia perch da alcuni messi in relazione con ifenomeni di Canneto di Caronia (che hanno avuto unarecrudescenza in questi giorni). Da questa localit nel corso deglianni ci sono giunte diverse segnalazioni di avvistamenti anche se tutta da dimostrare leventuale correlazione con gli incendi e ifenomeni misteriosi che hanno interessato larea. Unaltrainteressante lettura estiva che vi proponiamo larticolo, a firmadel dott. Nello Nicolosi, che ci parla dellaltopiano di Argimusco,nei pressi di Montalbano Elicona (ME). Questa zona presenta delleantiche formazioni rocciose che sembrano in qualche modo esserestate oggetto di culti antichi e presentano in alcune parti dei chiariinterventi umani. Uno scritto che evoca antichi misteri cos comei tanti ancora da indagare della nostra isola. Un caro augurio dibuone ferie a tutti i lettori.Davide Ferrara

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    I DISCHI DI TAORMINADi Salvatore Foresta (CISU Catania)

    La ricostruzione di un caso del lontano 1954 che non finisce mai di sorprendere.

    Il caso noto come "la foto dei dischi di Taormina" ha sempreriservato sorprese nel corso degli anni. In realt non tanto perla spiegazione del caso in se stesso ( ormai assodato che lafoto un falso e che i due oggetti che caddero quel giorno sullitorale messinese erano due palloni sonda), ma quanto per lacuriosit e le domande riguardanti la realizzazione della foto.Fino al 1998 si sapeva poco del caso. Curiosamente infatti lafoto era pi conosciuta all'estero che in Italia e, bench ilparere degli studiosi pi seri era unanime nel ritenerla frutto diun fotomontaggio non mancavano coloro che continuavano apresentarla come se quelli ritratti fossero veri ufo. Ci sicura-mente anche a causa di quanto scrisse Ansel Talbert sul NewYork Herald Tribune (che si pensava fosse la fonte primariadel caso), nella sua edizione parigina del 10 dicembre 1954 ecio che gli esami cui la fotografia e la sua negativa erano statisottoposti non sembravano rivelare alcuna doppia esposizionen trucchi. Non si conosceva con precisione nemmeno la data,venendo essa variamente collocata tra la primavera el'autunno del 1954.Attraverso quel poco che la stampa locale e nazionale avevascritto, il 19 novembre del 1954 due oggetti erano scesi suTaormina e, dopo aver eseguito alcune evoluzioni, uno si eraperduto fra le montagne mentre l'altro era caduto in mare.Alcuni pescatori del luogo andarono per recuperarlo, trovandosolo una specie di involucro. Nessun per pubblic la foto equindi non c'era nemmeno la certezza che quest'ultima fossecollegata al fatto, o se invece si trattasse di qualche altro caso.Comunque il presunto avvistamento che, stando alle fontigiornalistiche estere, aveva provocato scalpore nella popolazi-one fin per essere subito dimenticato. Nonostante le ricerchedegli storici del CISU molte domande rimanevano senza ris-posta, come ad esempio chi fosse Giuseppe Grasso che larivista statunitense "Look" indicava come l'autore della foto eda dove essa avesse tratto alcune dichiarazioni pubblicate adegli imputate; da quale fonte avessero attinto Adolf Schneidere Hubert Malthaner per confermare che l'autore della fotofosse proprio Giuseppe Grasso e che si trattava di "una suacostruzione"; da quale altra Margaret Sachs per aggiungereche gli oggetti erano stati visti da "migliaia di persone" e che ipretesi dischi si allontanarono solo al sopraggiungere di uncaccia dell'Aeronautica Italiana; ed infine come la foto avessevarcato i confini dei nostro Paese, se trasmessa da un corris-pondente della United Press o portata all'esterodall'ambasciatrice americana Clare Boothe Luce. Partendodal presupposto che se Giuseppe Grasso fosse stato effettiva-mente un corrispondente locale della United Press di lui dove-

    va essere rimasta memoria negli ambienti giornalisticicatanesi, cos come anche dell'intera faccenda visto il clamoresuscitato dall'avvistamento, Antonio Blanco (CISU-CT) graziead alcuni amici giornalisti nel 1998 giunse in breve a contattaretelefonicamente il signor Salvatore Ragonese, titolare diun'agenzia fotografica locale, che per primo conferm che lafoto in questione (che ricordava molto bene) era stata effetti-vamente elaborata da Giuseppe Grasso, un noto fotografo diGiardini e che si trattava di un fotomontaggio realizzato percorredare la notizia di uno dei tanti avvistamenti di "dischivolanti" cos in voga in quegli anni. Proprio per tale motivo pernon intendeva spingere oltre la confidenza fornendo il nomedel giornalista che per cos dire si era prestato al gioco,essendo questi ancora in attivit. Riguardo Giuseppe Grasso,aggiunse invece che questi era deceduto alcuni anni fa, mache avremmo forse potuto parlare con i suoi eredi,nell'evenienza che questi neavessero conservato l'archivio fotografico e magari anche lafoto in questione. La cosa sembrava sul momento finita l, maun colpo di fortuna apr nuovi squarci. Infatti soltanto pochesettimane dopo, Io con un mio collega trovammo pressol'archivio su microfilm della sede catanese della BibliotecaRegionale Universitaria copia del "Giornale dell'Isola" (unquotidiano filo-monarchico dell'epoca) che in data 20/11/54pubblicava un ampio servizio sul caso dei "dischi" avvistati aTaormina da centinaia di persone, che senza dubbio costituiva

    la vera fonte prima-ria della celebre fo-to, pubblicataappunto in primapagina. Ed insiemead essa, sotto il ti-tolo "Brivido a mez-zogiorno -Un Disco volanteammara a Taormi-na " la foto di dueguardie di Finanzain piedi che ten-devano l'involucrobianco ormai flo-scio del pallonesonda che, come sispiegava in un am-pio reportage firma-

    to da Angelo Caruso, aveva originato nei numerosissimi

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    testimoni l'illusione di aver finalmente visto un "vero" discovolante. Nel servizio, proseguente in quarta pagina, il gior-nalista chiariva che i palloni sonda, le cui evoluzioni eranostate osservate da tutti i paesi distribuiti lungo il litorale dellacosta taorminese, erano due, ma soltanto uno era stato recu-perato in mare a circa due chilometri dalla costa da una barcadi "coraggiosi" pescatori di Sant'Alessio, Cosimo ed AntonioCarnabuci, mentre dell'altro, allontanatosi verso l'interno indirezione di Graniti , si erano perse le tracce.Completavano l'articolo le foto di una giovane ragazza, indica-ta come la figlia di uno dei due "eroi" che avevano recuperatoil "disco volante", e quella di un'altro anziano pescatore,anch'egli testimone dell'evento. Ma soprattutto faceva bellamostra di s in quarta pagina una seconda foto ritraentequesta volta un solo "pallone sonda" in cielo sotto lo sguardodi un gruppetto di persone, alcune delle quali erano le stessedi quelle gi inquadrate nella foto pi celebre.Grazie al ritrovamento dell'articolo stato infatti possibilechiarire una volta per tutte la data dell'evento (il 19 novembre1954) ed il fatto che le fotografie dei "dischi di Taormina" sonoda identificarsi con il caso narrato dai quotidiani italianidell'epoca e riportato dalla sezione ufologia fiorentina nelsecondo volume della serie "UFO in Italia" (con fatti e dinam-iche comunque distorte rispetto alla versione scritta dalCaruso). Ai primi del 1999 siamo riusciti a rintracciare il gior-nalista Angelo Caruso che era ancora in attivit (come avevagia detto Ragonese) e, preso contatto con lui, lo abbiamointervistato riuscendo cos a ricostruire la dinamica deifatti. Secondo quanto ci ha raccontato, Caruso appresedell'avvistamento direttamente dal Grasso, allorch questi lochiam nel pomeriggio del 19/11/54 per proporgli le fotografieche aveva scattato. Caruso non si meravigli di questo fatto,poich Grasso era piuttosto abile a realizzare "foto strane" chepassava spesso al giornalista. Tuttavia nelvedere le foto in questione, Caruso rimase un po' perplesso edecise di recarsi sul posto per verificare l'accaduto e rac-cogliere magari qualche altra testimonianza. E come era solitofare port con s Gaetano Di Giorgio, uno dei fotografi delgiornale.Fu infatti questi che scatt le foto alla figlia del Carnabuci edall'altro anziano pescatore, cos come pure quella in cui le dueguardie di Finanza mostrano l'involucro sgonfio del pallonesonda recuperato.Quest'ultima foto in particolare fu scattata presso il Comandodella Guardia di Finanza di Santa Teresa Riva dove a conclu-sione dell'incontro, senza che lo chiedesse, il maresciallo dellastazione, Tesoro, gli disse che poteva pure portarselo via,perch loro non sapevano che farne. Senza farselo ripeteredue volte, Caruso accett l'invito e rientr alla redazione delgiornale con l'insolito trofeo che and mostrando a tutti quelliche parlavano dei dischi volanti come di astronavi o chisscos'altro. Insomma, "fin a risate".Il Caruso non si mai posto il problema di capire se le foto

    fossero false o no, anche se non se ne sarebbe meravigliatoconoscendo il fotografo. Egli era anche all'oscuro del fatto chele foto di Grasso avessero in pratica fatto il giro del mondo:"Probabilmente" stato il suo commento, "le vendette. Oppurele port in America l'ambasciatrice, che in quei giorni passdall'aeroporto di Catania."Considerata la nitidezza delle varie riproduzioni della fotoprincipale pubblicata all'estero (non ultima la copertina dellibro di Aim Michel), riteniamo quasi con certezza che Grassoriusc a piazzare all'estero le sue fotografie, non potendopensare che sia stata usata una stampa non di prima gener-azione. Del resto, in qualit di fotografo professionista benintrodotto negli ambienti giornalistici la cosa non dovette risul-targli difficile. Quest'ultimo aspetto della vicenda tuttaviarimasto poco chiaro, anche a causa dei tanti anni ormai tras-corsi, che hanno reso un po' confusi i ricordi di Caruso. Certa-mente dell'ambasciatrice egli non avrebbe parlato se nonfossimo stati noi a tirarla in ballo per cercare di chiarire qualeruolo potesse aver avuto in questo affare. Cos come sempresu nostra precisa domanda, Caruso ha anche smentitoche sulla scena sia intervenuto alcun caccia dell'AeronauticaMilitare Italiana. Grazie ad ulteriori ricerche e alla collaborazi-one di Davide Ferrara (CUN-CT) abbiamo saputo il luogo dovevenne scattata la celebre foto: Piazza Roma (o detta anchePiazza Municipio) a Giardini Naxos. La proficua collaborazi-one con Ferrara ci ha permesso anche di scambiare viainternet informazioni e commenti sul caso in questione conlufologo americano Larry Robinson.

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    Alla luce di tutto ci, lo scenario che riteniamo pi probabile il seguente.

    Nella mattinata del 19 novembre 1954 alcune persone daTaormina e dagli altri centri che sorgono lungo l'ampio golfo daessa sovrastato scorgono pi o meno contemporaneamentedue innocui palloni sonda in cielo e, come spesso accadetutt'oggi, li scambiano per due dei tanti "dischi volanti" di cui inquei giorni si faceva un gran parlare. La notizia si spargerapidamente anche perch gli oggetti, a causa della loro bassaquota, dovevano essere ben visibili. A Giardini, si trovaGiuseppe Grasso, un fotografo rinomato il cui studio proprionel corso principale del paese. Forse qualcuno lo va a chiamareoppure egli stesso fra i primi testimoni dell'apparizione; fattosta che, munito della propria attrezzatura di lavoro, Grasso sireca nella piazzetta soprastante il lungomare di Giardini escatta alcune fotografie inquadrando le persone affacciate chescrutano le evoluzioni dei due palloni sonda. Poi per rendereil tutto pi interessante effettua un bel fotomontaggio inserendodue bei "dischi volanti". Oppure Il fotografo realizz le foto moltotempo prima del caso in questione, aggiungendosuccessivamente poi i dischi.Compiuta questa operazione nel proprio studio, nel pomeriggiosi reca al Giornale dell'Isola, dove lavora il Caruso con il qualeha da tempo instaurato un rapporto privilegiato, e, come ha gifatto altre volte in passato, gli offre le fotografie che, comesappiamo, saranno pubblicate l'indomani insieme al reportagedel giornalista. Probabilmente la scelta di cambiare la localitdove era stata scattata la foto (Taormina anzich GiardiniNaxos), fu condizionata dal richiamo internazionale che avevaappunto Taormina rispetto ad altre localit meno note. Unpiccolo scoop che almeno per un giorno far primeggiare levendite del piccolo quotidiano catanese su quelle dei diretticoncorrenti che ignoreranno l'episodio, mentre con un giornodi ritardo la notizia sar ripresa dal Giornale di Sicilia di Palermoe da altri quotidiani italiani.L'indagine pareva fermarsi qui. Restava solamente l'idea direcarsi a Giardini Naxos per cercare gli eventuali eredi delGrasso. A causa di impegni vari e altri fattori che si incontranonel corso della vita di ognuno di noi, questo tentativo statofatto soltanto diversi anni dopo. Purtroppo la ricerca non haportato a nulla poich abbiamo saputo che lo studio del Grassonon esisteva pi ormai da molti anni.A questo punto sembrava che tutto fosse finito l, e cos ancheil sogno di poter un giorno reperire la foto originale quando, aiprimi di luglio del 2008, il quotidiano "La Sicilia", edizione diMessina, pubblicava un articolo riguardante la foto dei dischidi Taormina. In pratica un ex impiegato della sopraintendezzadel comune di Giardini Naxos, che colleziona tutto quello cheriguarda il suo paese, aveva acquistato una diapositiva ritraenteproprio la foto in questione che faceva parte della collezionedello studioso Bob Beck, il quale era riuscito ad acquisire neglianni sessanta centinaia di foto di ufo.Sia il giornalista che l'ex impiegato non sapevanoevidentemente la storia che c'era dietro la foto. Con la speranzache fosse la volta buona tramite il giornalista autore dell'articolo,abbiamo incontrato l'ex impiegato per spiegargli tutta la storiae vedere la diapositiva. Purtroppo, come si temeva, ladiapositiva in suo possesso una riproduzione fatta in annisuccessivi all'avvistamento (quindi niente originale). Comunque grazie ai due abbiamo appreso qualche altrainformazione sul Grasso, un fotografo professionista che, versola fine degli anni '40 del secolo scorso, aveva ereditato dalsuocero ingrandendolo uno studio fotografico a Giardini.

    Probabilmente egli era anche corrispondente dell'United PressInternational. Purtroppo l'archivio fotografico di GiuseppeGrasso andato perso irrimediabilmente: dopo la sua morteavvenuta parecchi anni fa ( 1980) nel suo negozio vi fu unsusseguirsi di brevi gestioni infelici che portarono alla chiusuradefiniva dello studio fotografico. La moglie, interpellata dall'eximpiegato parecchi anni fa, conferm la perdita di tutto l'archivioe dell'attrezzatura del marito. Al momento sia la moglie che lafiglia non abitano pi a Giardini e si ignora la loro attualeresidenza.A questo punto siamo costretti a fermarci qui nell'attesa diqualche altra novit. E, come scritto all'inizio, pur non nutrendoseri dubbi sullorigine degli oggetti osservati nel corsodellavvistamento (sicuramente palloni sonda), rimangonotuttavia alcuni interrogativi sullo svolgimento complessivo delcaso.

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    GLI ENIGMATICI MEGALITI E I SEGRETI DEL CASTELLO IN MONTALBANOELICONA

    Di Nello Nicolosi

    Quando mi recai per la prima volta ad Argimusco, inunassolata giornata di domenica del lontano 21 settem-bre del 1986, vi rimasi tutta la giornata in compagnia diamici. Ricordo che insieme ci addentrammo in una zonache allora era pressoch abbandonata e solitaria, pienaallinverosimile di felci e inselvatichita da alberetti. Esempre vivo in me il ricordo di una strana sensazionemai provata prima, che mi accompagnava lungo unsentiero che conduceva ai megaliti. Faceva da contornolodore pungente delle erbe aromatiche, e unatmosferache diventava sempre pi surreale. Quel giorno indimen-ticabile mi trovavo nel territorio del Comune di Montalba-no Elicona, in provincia di Messina, su un pianoro, acirca 1.200 metri dal livello del mare. Il toponimo diquesto paese deriva dal latino Mons Albanus che sig-nifica Monte Imbiancato, poich si trova a circa 900metri daltezza, ed circondato da alture che in invernosono ricoperte dalla neve.

    Quando nel 756 a. C. i greci fondarono Zancle, vale adire lattuale Messina, avendo cos iniziato a colonizzarela Sicilia, notarono che i monumenti megalitici situati inquesta zona erano disposti a spirale, in modo simile aitempli del Monte Elicona in Beozia, in una regione dellaloro terra dorigine, e perci chiamarono questa localitHelicon che significa Spirale e Arghimuschion la suazona pi elevata, vale a dire lAltura dalle grandi propag-gini. Argimusco una contrada di Montalbano Eliconasituata in una zona panoramica dei monti Nebrodi, piut-tosto vicina alla catena dei monti Peloritani, posta ai limitidel lussureggiante bosco di Malabotta. Ricordo ancoralimpressione provata quando osservai da lontano i co-lossi di pietra che si stagliavano maestosi, colpiti dai

    raggi del sole, in quella splendida giornata che segnavalinizio della stagione autunnale. Allora mi sembr diessere entrato in unaltra dimensione. Quando arrivam-mo a Portella Zilla, situata poco ad ovest dalla contradadi Argimusco, notammo un enigmatico complesso meg-alitico, strutturato a L, costituito da due linee pavimen-tate costituite da blocchi di pietra levigata, guardando danord quella orientata da est ad ovest era composta dadodici massi rettangolari allineati, attaccati in fila e po-sizionati in senso verticale. Questi blocchi risultavanocongiunti a una tredicesima struttura, costituita da unpiccolo dolmen di forma rettangolare, disposto in sensoorizzontale, composto da due lastre infisse di base,sormontate da una tavola di copertura rettangolare.Questultimo blocco segnava il limite dintersezione e ilpunto dincrocio ad angolo retto con una seconda fila dimassi, orientata da nord verso sud, il primo dei qualicostituito da un secondo dolmen identico al precedentee ad esso congiunto ma posizionato in senso verticale,a sua volta attaccato ad una seconda linea composta dasette massi rettangolari, disposti in fila e orientati insenso orizzontale. Intuii che questo remoto monumento,articolato in due parti, altro non fosse che un messaggioche gli autori di questo enigmatico artefatto ci avrebberofatto pervenire dal passato. E che messaggio! Dopolunga e matura riflessione scoprii che il suo significato sipoteva dedurre osservando da nord le due linee tracci-ate dai massi, orientati da est a ovest e da nord a sud,che si intersecavano in un punto fondamentale e dinotevole rilevanza, composto dai due dolmen di pro-porzione ridotta, attaccati fra loro e orientati rispettiva-mente in senso orizzontale e in senso verticale. Mi resiconto che la chiave di interpretazione relativa a questoemblematico complesso monumentale fosse collegataalle stesse coordinate geografiche di questo sito, checorrispondono in latitudine nord a 37 59 e a 15 2 inlongitudine est. Argimusco sfiora perci il 38 parallelo,vale a dire il medesimo che attraversa in pieno la citt diAtene.Il Monte Elicona si trova poco pi a nord dellacapitale della Grecia, ed piuttosto famoso per i suoipersonaggi mitologici. Non a caso questa zona dellaGrecia celebre: per le Muse; per il dio Apollo cheviaggiava su un carro, considerato da Erich Von Daenik-en come un extraterrestre che faceva uso di un oggetto

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    volante paragonabile a un ufo; per lo storico Esiodo chenacque da quelle parti; per il culto di Poseidone Eliconio;e per la presenza di Ermete Trismegisto che col fissper un certo periodo la sua dimora e al quale fu dedicatoun tempio. Inoltre, il monte Elicona della Grecia, coscome lArgimusco, risulta caratterizzato: da monumenti;da fonti e da sorgenti acquifere. Da Atene il 38 paralleloattraversa da est verso ovest: il Peloponneso; le isole diZante e di Cefalonia; il mare Jonio; la falda suddellAspromonte; e lo Stretto di Messina. Si tratta, comnoto, di zone caratterizzate sia dalla presenza di templieretti in onore di divinit pagane sia da una notevoleenergia che promana dal sottosuolo e perci da unaspiccata propensione sismica. Inoltre, il parallelo in ques-tione attraversa: i monti Peloritani e i Nebrodi; sfiora perlappunto Montalbano Elicona e lArgimusco; attraversaCanneto di Caronia, che una localit abbastanza notasia per le misteriose bruciature, causate dagli sbalzi dellacorrente elettrica, che hanno soprattutto provocato danniirreversibili agli elettrodomestici di quasi tutte le sue case,sia per gli altrettanto incomprensibili e misteriosi fenome-ni ufo, correlati dallapertura di presunte soglie ultra dimensionali. Inoltre, il parallelo di cui trattasi attraversain pieno le Isole Egadi, e prosegue ancora per il mareMediterraneo in direzione ovest. Ritengo che lungo il 38parallelo potrebbe risiedere unampia linea energeticaorizzontale, che va da est verso ovest, compresa inlatitudine tra il 37 e il 39 parallelo nord, che perciattraversa lArgimusco, il cui sito archeologico potrebbecostituire il punto dincrocio con una seconda linea ener-getica che si estende in senso longitudinale, essendocompresa tra il 14 e il 16 meridiano est, e che coinvolgeda sud verso nord: le isole di Malta e di Gozo, entrambefamose per le loro strutture megalitiche; la faglia iblo maltese, caratterizzata da una spiccata propensione sis-mica; e dai monti Iblei.

    In questultima area furono edificati parecchi monumentipreistorici, tra i quali: la struttura dolmenica di forma

    ellittica che si trova a Modica nella cd.Cava dei Servi;quella di forma semicircolare di Rosolini nella cd.CavaLazzaro; il dolmen di Avola; nonch la sua estremapropaggine nord che risulta caratterizzata: dai megalitidel Monte San Basilio; dai Campi Leontini; e dal parcoarcheologico del colle San Mauro a Lentini con la suemisteriose piramidi. Si tratta di una linea energetica cheprosegue ancora verso nord, attraversando il vulcanoEtna, noto per le sue continue eruzioni ed esplosioni conviolente espulsioni di cenere che ad oggi si susseguonoin modo pressoch incessante. Questa linea energeticaprocede verso nord, attraversando in pieno MontalbanoElicona e la sua contrada di Argimusco, e si spinge oltrein una zona altamente sismica situata sotto il mare Tir-reno. Essa prosegue attraversando le isole Eolie chesono note sia per il lisola di Vulcano che per lo Stromboli,un vulcano caratterizzato da unintensa attivit esplosivaed eruttiva, e si spinge ancora oltre, in una zona ove presente linquietante e minaccioso vulcano sottomarinoMarsili.

    Le linee energetiche sono composte dalla somma delleenergie associate ai campi magnetici ed elettromagneticidel nostro pianeta. Il flusso di energia composto da ondeelettromagnetiche sarebbe trasportato da un vettore, chepotrebbe coincidere con quello scoperto dal fisico JohnHenry Poyting (1852 1914), vale a dire una grandezzache descrive il flusso di energia associato alla propagazi-one dei campi elettromagnetici. Le cd. ley lines sonoperci caratterizzate da flussi di energia che attraversanoil nostro pianeta da est a ovest e da sud a nord. Ilcomplesso monumento composto da pezzi congiunti dipietre levigate in forma di parallelepipedo rettangolo diPortella Zilla rappresenta ed evidenzia in miniaturaqueste due linee energetiche, che percorrono in latitudinee in longitudine il globo terrestre, in base a un dupliceflusso di energia che attraversa nelle due direzioni est ovest e nord - sud la superficie del nostro pianeta.

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    Il che potrebbe implicare lesistenza di una vera e propriagriglia energetica che avvolgerebbe il nostro pianeta,composta da linee sincroniche che costituiscono veri epropri tracciati energetici. Nei punti ove si intersecano ledue linee energetiche che provengono da est ovest eda nord sud, sono situati i luoghi sacri, caratterizzatidalla presenza di costruzioni megalitiche. Dellesistenzadelle.ley lines o linee di prateria si accorse per primolarcheologo dilettante inglese Alfred Watkins. Egli intuche i siti sacri preistorici fossero allineati e collegati traloro da precise linee rette, costituite da piste e da sentieri,vale a dire da vere e proprie vie di comunicazione cheinteressano luoghi di rilevanza sociale e religiosa. JohnMichell approfond gli studi condotti da Alfred Watkins, egiunse alla conclusione che i luoghi sacri caratterizzati dacostruzioni megalitiche sorgono in precisi punti ove leley lines si incrociano, e in cui si concentrano elevatequantit di energia. In tempi remoti una civilt avanzataavrebbe individuato sia le linee energetiche sia i relativipunti dincrocio, per poterne sfruttare la potente energia.A questo scopo avrebbe eretto costruzioni megalitiche,capaci di sfruttare lenergia presente sia al di sotto dellasuperficie terrestre, sia quella che si ottiene orientando lestesse strutture in modo che possano captare e con-vogliare non solo lenergia vitale del Sole, ma anchequella che deriva dallinflusso della Luna sulla Terra. Ilsito archeologico dellArgimusco si trova perci collocatonel punto esatto ove le predette linee energetiche o ley lines si incrociano. Ci basta a spiegare la presenzadei megaliti proprio in questa localit, situata su unosperduto altipiano della Sicilia nord orientale. Guardan-do questo complesso monumento a L da nord versosud si nota, affiancato al suo vertice destro, la struttura diun dolmen molto pi consistente, composto da duecorposi ortostati, che sorreggono un masso di vistoseproporzioni che funge da copertura. Esso reca lingressorivolto ad est e perci al sorgere del sole. I dolmenfurono eretti in tempi remoti per utilizzare i flussi energeti-ci provenienti dal nucleo terrestre, nonch dal Sole eanche quelli che derivano dalla gravitazione e dalla forzacentripeta dovuta allinfluenza esercitata dalla Luna sulnostro pianeta.Questi megaliti come del resto le piramidi e i menhirfurono concepiti come accumulatori di energia, costruitiper catalizzare le energie telluriche di natura positiva che,tra laltro, avrebbero potuto esercitare uninfluenza bene-fica sulla salute e sulla psiche umana. Dopo la catastrofeglobale che si verific 12.000 anni fa verosimilmenteprovocata dalla caduta di un asteroide che caus lascomparsa di una civilt avanzata e che segn il ritornodelluomo allet della pietra sembra che lumanit

    abbia perduto la memoria relativa al vero scopo per ilquale furono eretti questi megaliti. Quando lumanit acausa del cd.diluvio universale rimase decimata, gliesseri umani superstiti, che girovagavano nomadi per ilnostro pianeta in cerca di cibo notarono questi megaliti,eretti dalla precedente ed immensamente pi evolutagenerazione antidiluviana, ed avvertirono lenergia chequesti monumenti emanavano. Essi consideraronoqueste strutture preesistenti come edifici sacri, e decise-ro di adibirle a luoghi di sepoltura. Una sepoltura destina-ta per a pochi eletti, vale a dire a coloro che in vita erano

    stati merite-voli di osse-quiosadeferenza,cos comesi verific inEgitto conle piramidi,che div-entarono letombe deifaraoni,

    vale a dire dei capi supremi di quel popolo. Analoga-mente, i dolmen diventarono sepolcri di uomini illustri.Inoltre, rimasi colpito nellosservare a poca distanza dalmonumento a L, esposta sulla parete di un decliviorupestre, una consistente sfera megalitica circondata daun anello di pietra ad essa congiunto. Si tratta di unarcano e misterioso artefatto che anche in questo casorappresenta un messaggio che ci pervenuto dal pas-sato. Da sempre i filosofi hanno considerato la sferacome il simbolo della regolarit assoluta, e Platone indicnel cerchio la perfezione. In seguito, la sfera inglobata inun cerchio rivest un significato astronomico. Isaac New-ton sostenne che la figura ellissoidale del nostro pianetaben si potesse semplificare schematicamente in unasfera circondata da un anello, che pu essere definitocome il rigonfiamento equatoriale. Lanello che circondala sfera la delimita in due emisfere uguali. La sfera fu poiequiparata alla Terra, al Sole e allUniverso. La fisicacontemporanea assegna alle quattro dimensioni (lung-hezza, larghezza, altezza profondit e tempo) la formadi una ipersfera. . Lenergia che agisce dentro lipersferaha un suo flusso che fuoriesce dal basso. Essa risalelungo le parti laterali verso lalto, da dove torna a spinger-si nel suo interno, riattraversando lipersfera proprio nellasua parte centrale a forma di anello ad essa congiunto.Lenergia si muove cos a spirale, pi contenutaallinterno e pi ampia allesterno. Il flusso di energia infinito. Le sfere circondate dallanello della Terra, del

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    Sole e dellUniverso agiscono allinterno solido del flussoenergetico quadridimensionale, e lirrigidimento di questeforze vorticose equivale a ci che crea la solidit delnostro spazio tridimensionale. Lanello che circonda unasfera pu essere ricondotto alla rappresentazione dellarealt fisica Ogni cosa che si vede e che si percepisce solo la punta di un vortice invisibile che le gira intorno.Questa la multidimensionalit, vale a dire la rappresen-tazione del nostro essere nella terza dimensione colnostro corpo fisico e in altre molteplici dimensioni. Ed proprio questo il messaggio che gli antichi ci hannolasciato in eredit, con la rappresentazione monumen-tale della sfera inglobata in un cerchio. Si tratta di unsimbolo che rappresenta la realt fisica multidimension-ale. Questo e altri monumenti costituiscono i segni di unremoto sapere, lasciato nei monumenti di questo insolitoe sacro sito dai nostri antenati. Sempre a Portella Zillanotai una costruzione composta da pietre squadrate eincastrate le une alle altre, molte delle quali avevano lastessa dimensione, con la particolarit che quelle situatepi in cima erano della stessa larghezza ma pi allun-gate. Esse ricoprivano una struttura dotata di una portadaccesso rettangolare che dava a una a una camerainterna a pianta circolare, sovrastata da una volta a formadi cupola. Una costruzione che mi riportava alla mente inmodo impressionante la forma tipica dei cd. trulli nuraghi. Si tratta di un edificio definito dagli archeologicuburro, simile al sese dellisola di Pantelleria, cheverosimilmente fu ricavato dallo scheletro di un dolmen,correlato dalla presenza di un vicino menhir precipitatoal suolo. Pochi anni prima ero stato in Sardegna permotivi di lavoro, e cero rimasto per quasi quattro anni.Sia in questisola che nella vicina Corsica meridionaleebbi lopportunit di ammirare da vicino non solo i men-hir e i dolmen ma anche e soprattutto: le pietresferiche; le statue stele; le Domus de Janas; leTombe dei Giganti; i cerchi di pietra; e per lappunto itipici trulli - nuraghi. Quando poi giungemmo in localitPortella Cerasa, e ci trovammo al cospetto di due impo-nenti menhir, ebbi limmediata sensazione che tutti imonumenti di questo sito non fossero stati originati dauno scherzo della natura, a causa dellerosione provoca-ta dalle intemperie nel corso dei millenni, vale a diredallazione del vento, della pioggia e del ghiaccio. Ebbisubito limpressione che quei monumenti ben potesseroessere inseriti nel novero di quel fenomeno preistorico eglobale definito megalitismo. Infatti, i menhir e i dol-men non si trovano solo in Corsica, in Sardegna, inSicilia, e per lappunto nellArgimusco, ma anche e so-prattutto: in Inghilterra; in Irlanda; in Portogallo; inSpagna; in Marocco; in Algeria; in Tunisia; in Siria; in

    Etiopia; in Francia; in Belgio; in Olanda; in Germania; inDanimarca; in Svezia; in Polonia; in Russia; nel Caucaso;in India; nel Tibet; in Cambogia; nella Corea del sud epersino in Mongolia.

    Si tratta di megaliti che furono realizzati nello stessoperiodo, vale a dire parecchie migliaia di anni fa,verosimilmente in unet preneolitica, e sono tutti struttu-rati allo stesso modo. Essi furono realizzati da ununicacivilt che fu in grado di trasportare enormi blocchi dimateriale roccioso, e di erigerli secondo un preciso alline-amento, in luoghi e in punti del nostro pianeta che ri-sultano parecchio distanti fra loro. Esiste ununicaarchitettura che ha creato i siti megalitici preistorici, ed quella che appartiene a una civilt avanzata, che dis-poneva di alte conoscenze. Oggi il sito di contrada Ar-gimusco in Montalbano Elicona non si trova pi in unostato di abbandono, ed diventato finalmente un sitoprotetto, in parte recintato, ed esistono sentieri che pos-sono essere percorsi agevolmente a piedi, lungo i quali possibile osservare buona parte delle strutture megalit-iche in esso presenti. Le visite sono programmate eorganizzate, e si svolgono in presenza di guide. Il fattoche i megaliti si trovino allineati al sorgere e al tramontodel Sole su un pianoro, suggerisce che questo sito sacrofosse stato destinato allosservazione astronomica e alculto del Sole, della Luna e delle costellazioni. I megalitiche ne fanno parte sono composti da materiali rocciosiparticolari. Le enormi figure ricavate dalla roccia sonosicuramente opera delluomo. Nelle grandiose strutturerocciose sono riprodotte ben definite figure antropomorfee zoomorfe. Sarebbe illogico ritenere che sia stata lanatura a modellarle, poich risultano pi che evidenti isegni inequivocabili di incisioni eseguite dalluomo. Daaggiungere ancora che i megaliti di questo sito sonocostituiti da rocce che recano una struttura granulare abase di quarzo misto a granito, ed esistono megaliti chesono composti esclusivamente da basalto. Si tratta dirocce costituite da minerali le cui caratteristiche

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    morfologiche sono diverse da quelle presenti nelle zonemontuose dei Nebrodi e dei vicini monti Peloritani, chesono invece composte solo da rocce arenarie e calcaree.Orbene, laltipiano dellArgimusco fa parte integrante deimonti Nebrodi. Il che un vero e proprio mistero, e ariguardo si possono fare due ipotesi: la prima chequesto particolare tipo di roccia esista in natura solosullaltipiano dellArgimusco, il che sembra poco proba-bile se non impossibile; la seconda che questo partico-lare materiale roccioso provenga da altrove, per cui cda chiedersi da dove fu prelevato, e con quali mezzi futrasportato fino a raggiungere questo altopiano.

    A parere del mio amico geologo professore Ernesto DePaola che purtroppo passato a miglior vita ma che erapresente nel corso dellescursione in argomento, il mate-riale roccioso dellArgimusco potrebbe presentare lestesse caratteristiche morfologiche delle rocce che sitrovano nellAppennino Calabro. Ammettendo che i ma-teriali rocciosi presenti nella predetta localit siano iden-tici a quelli che sono presenti ad Argimusco, anche se ariguardo ci non stato ancora accertato da alcunaanalisi di laboratorio, rimarrebbe lenigma dei mezzi tec-nici che in tempi remoti furono impiegati per il lorotrasporto. E superfluo sottolineare che leventualetrasporto dei megaliti si sarebbe presentato assai difficol-toso e arduo, poich i relativi mezzi di trasporto avrebbe-ro dovuto affrontare tragitti impervi e scoscesi. Inoltre,per spostare anche sul posto i singoli megaliti ed allinearlisecondo un perfetto orientamento astronomico sarebbestato indispensabile impiegare, per lo meno, mezzi tec-nologici allavanguardia come le attuali gru, oltre chebeninteso disporre di unapprofondita conoscenza astro-nomica del Sole, della Luna e delle costellazioni. Perquanto mi dato sapere, fino ad oggi in questo sito nonsono stati eseguiti scavi archeologici, n sono stateeffettuate analisi sul luogo, per potere appurare sialesatta composizione chimica dei megaliti e dei minerali

    presenti nel sottosuolo, sia let da attribuire ai vari meg-aliti. Il primo menhir che si osserva in localit PortellaCerasa, oltrepassando lattuale ingresso di questo sito eprocedendo per un breve sentiero in direzione sud ovest, alto circa 10 metri, ed piuttosto consistente edobeso. Questo megalite osservato frontalmente reca unsolco verticale incavato nella roccia simile alla forma diuna vulva, e per questo motivo si potrebbe definire Men-hir femminile. Il secondo che si trova poco pi avanti, auna distanza di una decina di metri, meno obeso ma pislanciato del precedente, raggiunge unaltezza di circa20 metri, ed essendo falliforme pu essere denominatoMenhir maschile. Questi due menhir che potrebberorappresentare il genere umano, si trovano posizionati danord verso sud, e perci seguono la correlata linea ener-getica che passa dalle isole Eolie e prosegue verso ilvulcano Etna, i monti Iblei, raggiungendo e superando leisole di Malta. In una posizione laterale rispetto al Menhirmaschile collocato un masso roccioso di dimensionipi modeste, allineato da ovest verso est. Si tratta di unmasso a forma di Sella. In una zona che si trova a sud est dallingresso del parco, si erge solitario un bloccomegalitico, costituito da pi articolazioni rocciose con-nesse tra loro, in modo da formare un unico monumento,che riproduce le sembianze di unAquila dalle ali semi spiegate, e che perci assume la posizione tipica di unrapace che si appresta a spiccare il volo. Nella parte checostituisce la base posteriore di questo colosso si posso-no osservare pietre perfettamente sferiche, dal diametrodi circa 30 cm., due delle quali si trovano attualmenteincastrate nelle rocce che fanno parte della base diquesto monumento, altre sono posizionate nei dintorni ealtre ancora sono distribuite in buona parte del sito. Lesfere di pietra che recano un diametro che pu variaredai 2 cm ai 3 m., connotano i siti archeologici. Se netrovano, infatti: sul Monte San Basilio e nei Campi Leon-tini; a Monte dAccodi, in Sardegna; a Gozo e a Tarxien,nellisola Malta; in Boznia Erzegovina; in Costarica;

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    e persino nello sperduto sito archeologico di Nan Madol,situato nellarcipelago delle isole Caroline, in Micronesia;nonch in quasi tutti i siti archeologici di tutto il mondo!Secondo uno studio dellarcheologo russo Ivan Zamp,emanano una intensa energia osmica ed emettono deisegnali che possono essere captati dallalto. Ma tornandoal monumento dellaquila, il suo becco volge a sud, versoil vulcano Etna, mentre le sue ali sono rivolte di profilo indirezione nord, vale a dire verso i due vulcani delle isoleEolie (Vulcano a nord e Stromboli a nord - est). Il menhirmaschile, il masso meno consistente a Sella, e il megal-ite che raffigura lAquila, risultano allineati lungo un asseorizzontale che va da est verso ovest. Nel corso degliequinozi di primavera e dautunno, vale a dire allalba deigiorni relativi al 21 marzo e al 23 settembre, volgendo lespalle al Menhir maschile, che si trova ad ovest, e indiriz-zando lo sguardo verso il megalite dellAquila, situato adest si pu osservare il sorgere del Sole. Nei predetti giornisi pu assistere al tramonto del Sole ad ovest, rivolgendo,in tal caso, le spalle al monumento dellAquila, eguardando in direzione del Menhir maschile, che nelcorso degli equinozi proietta la sua ombra verso est, seg-nando il suo punto darrivo proprio sul pi ridotto masso aforma di Sella. Questo masso potrebbe costituire unpunto strategico per losservazione astronomica, poichoccupa una posizione centrale rispetto a tutto il complessodei megaliti che compongono questo sito, trovandosi tra ilMenhir maschile e il monumento dellAquila, e nellaverticale centrale sud di altre gigantesche rupi, e perci inuna posizione favorevole per losservazione dellalba e deltramonto nel corso dei solstizi e degli equinozi. Oltre i duemenhir, volgendo lo sguardo da nord e procedendo indirezione sud - est, collocate nella verticale sud del predet-to masso Sella, sono presenti due grandi propagginirocciose, entrambe piuttosto consistenti in larghezza e inaltezza, che recano, alle rispettive estremit, raffigurazioniantropomorfe modellate nella roccia. Nella prima granderupe, che si potrebbe definire la Rupe della Donna cheprega alta circa 25 metri, si pu osservare la riproduzionedel profilo del volto di una donna che volge lo sguardo

    verso est, rivolto al sorgere del Sole nel corso del solstiziodestate, che reca nella sua parte sottostante una piridotta formazione rocciosa protesa in direzione del suovolto, simile a due mani congiunte. Si tratta della riproduz-ione di una donna in preghiera, che potrebbe rappresen-tare la Dea Madre, vale a dire una divinit che in tempiremoti fu particolarmente venerata in molti siti del Mediter-raneo, e in particolare in Spagna, in Sardegna, e a Malta.

    Situata a fianco di questa rupe, collocata la pi ampiapropaggine dellintero sito, alta circa 30 metri, ove si puosservare scolpito nella roccia il profilo di un Voltomaschileoblungo, rivolto al tramonto nel corso del sol-stizio destate, che reca un foro come occhio. Attraverso ilforo occhio possibile osservare il passaggio della lucedel sole che lo attraversa nel corso dellequinozio di pri-mavera Oltre questa rupe dal volto umano collocato uncerchio di pietra con un masso al centro. Si dice cheallinterno di questi cerchi esistano campi magnetici eportali ultra dimensionali, che si attivano nel corso deisolstizi destate, quando allinterno di essi gruppi esotericisono soliti svolgere riti occulti. Tra la rupe della Donna inpreghiera e quella del Volto maschile si forma un sug-gestivo spazio attraversato dai raggi del Sole nel corso deisolstizi dinverno e destate. Procedendo verso ovest dallarupe della Donna in preghiera, si trovano a questa affian-cate, e allineate in un asse est ovest, altre propagginirupestri orientate nello stesso senso della linea energeticache dalla Grecia attraversa la zona nord della Sicilia.. Laprima formazione rocciosa consiste in quattro accumulirocciosi aventi una forma vagamente triangolare, caratter-izzata da sette scalini intagliati nella roccia che

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    consentono il raggiungimento della sua cima, che proba-bilmente costituiva la sede di un remoto osservatorioastronomico In questa che definisco Rupe dalle settescalinate insiste in una zona particolarmente umida, enella sua zona superiore livellata, composta da un tipo diroccia impermeabile, presente una vasca rettangolare,intagliata nella roccia, che misura 1 m e 50 cm. in lung-hezza. e 45 cm. in larghezza. Gli studiosi di questo sito laritengono misteriosa. A riguardo devo per rilevare chequesta vasca non unica nel suo genere, poich se netrovano altre in Sicilia, ed esattamente a Xirumi, che unsito archeologico situato in territorio di Lentini, in provin-cia di Siracusa, posto a confini con Scordia (provincia diCatania) che peraltro una famosa zona finestra peri ricorrenti avvistamenti di Ufo che si sono susseguiti datempi remoti ad oggi che si trova di fronte e a pochecentinaia di metri dal Monte San Basilio che, a sua volta,costituisce lestrema propaggine dei monti Iblei.

    Questultimo un sito noto per i suoi megaliti che com-pongono un ipogeo che presenta caratteristiche simili aquello di Hal Saflieni, a Malta. Devo ancora segnalareche unaltra struttura simile si trova in localit Torricella diNovafeltria, in provincia di Rimini, ove, nei pressi dellaborgata denominata Libiano, esiste una grande rupe incima alla quale, in tempi remoti, fu ricavata dalla rocciauna vasca rettangolare, collegata a una seconda vascache reca al centro una coppella. Una vasca che potrebbeessere stata utilizzata come ara sacrificale per pratichereligiose pagane. Inoltre, in Abruzzo, a Fossacesia (pro-vincia di Chieti), situata la cd. Fontana di Venere, valea dire un antichissimo monumento in cui presente unavasca rettangolare intagliata nella roccia, anchessa col-legata a una seconda vasca pi ridotta, ove, secondo unatradizione pagana, le donne desiderose di diventaremadri vi si recavano per attingere lacqua, eseguendo intal modo un rito legato alla fertilit. Esistono parecchieanalogie tra le predette strutture preistoriche con quellepresenti nellArgimusco. In questa Rupe complessa

    possibile che tanto nella preistoria quanto nel medioevosi svolgessero riti, eseguiti in onore di divinit celesti, eche vi si svolgessero anche cerimonie legate alla fertilit.Inoltre, e questo un particolare non trascurabile, esisteuna pronunciata cavit concava incisa nella roccia, a cuisi accede attraverso tre scalini, il che mi porta a ritenereche si possa trattare di un luogo ritenuto sacro, ove inpassato si sarebbero svolte riunioni segrete, offerte sac-rificali, e riti propiziatori legati al culto della fertilit. Incima alla rupe si scorgono incisioni di perfette linee retteorientate verso i punti cardinali. Anche questo un sim-bolico riferimento alle linee energetiche che si incrocianoad Argimusco. Inoltre, esistono incisioni che recano raf-figurazioni discoidali, composte da un doppio cerchio daldiametro di circa 40 cm., che risultano impresse e mod-ellate con assoluta precisione sui declivi delle megaliticherocce rupestri. Questi simboli impressi in modo perfettonon furono realizzati con un comune attrezzo come unapietra e nemmeno con uno scalpello. Solo una macchinaintagliatrice dei nostri giorni sarebbe stata in grado dicomporli. In particolare, il doppio cerchio espressionedel serpente che morde la coda formando una compo-sizione perfettamente circolare, vale a dire unuroboros.Esso ha una unzione euristica che varca ilconfine dello schema rappresentato da due anelli con-centrici, per essere espressione di una presupposizioneermeneutica che sintreccia con lontologia dellesistenzaumana, rappresentata dallovulo femminile che risiedeallinterno del grembo materno. La Rupedalle sette scalinate si trova a fianco di una pi ampiapropaggine, situata poco pi ad ovest, la cui strutturarichiama alla mente un edificio sacro, vale a dire unasorta di Tempio, composto da un ripiano roccioso incli-nato per 30 gradi, e da un altare in cui figurano incaviincisi nella roccia, ove non da escludere che in tempiremoti fossero praticati riti sacrificali e offerte votive ded-icate alle divinit pagane. E interessante notare comequeste propaggini rupestri presentino analogie con il sitoarcheologico della citt di Mida, in Anatolia, nel qualeesistono strutture intagliate nella roccia, ove si distingueil monumento Yazilikaya che si trova a poche centinaiadi metri dalla celebre Tomba di Mida. Si tratta di uncomplesso monumentale composto da scalinate scavatenella roccia che conducono alla parte superiore, costituitada un altare in cui figurano intagli che formano fori nellaroccia. Proseguendo ancora verso ovest si incontra unconsistente monolite composto inequivocabilmente damateriale roccioso a base di granito. Ci dimostra econferma che le rocce dellArgimusco presentano morfol-ogie di minerali diversi da quelli che compongono lacatena dei Nebrodi e dei pi vicini monti Peloritani.

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    . Poco pi a nord esiste un megalite che reca la partesuperiore affusolata, e che presenta alla base una inca-vatura simile a una nicchia. Si tratta di un artefatto chemostra i segni evidenti di modifiche apportate alla suaoriginaria struttura preistorica, probabilmente eseguita inunepoca che segna il passaggio dal paganesimo alcristianesimo, per cui ormai impossibile fare ipotesirelative al suo originario e preesistente significato simbol-ico. Ancora pi a nord si trova ubicato un megalite cubicoche potrebbe essere stato utilizzato non solo comeTorre di un remoto osservatorio astronomico ma anchecome un portale ultradimensionale. Lipersfera quadridi-mensionale che ho citato in precedenza, stata ancherappresentata dai fisici con lipercubo. Si tratta di un cubosituato allinterno di un cubo.

    Questa figura geometrica composta da sei facce costitu-ite da quadrati uguali, con allinterno una identica struttu-ra di dimensioni pi ridotte, chiamato anchetetragrammaton dagli alchimisti, pu essere considera-ta come una versione squadrata della succitata ipersfera.I tasselli di pietra inseriti nei megaliti potrebbero essererappresentazioni monumentali della realt fisica multidi-mensionale. Anche questo un monumento che reca unmessaggio che i nostri remoti antenati ci hanno lasciatoin eredit. Si tratta di un manufatto che dimostra comeuna civilt preistorica avanzata conoscesse non solo lageometria ma anche la fisica e la teoria dei quanti. Unacivilt avanzata che disponeva dei mezzi tecnici neces-sari per muoversi tra le dimensioni, ed ha lasciato letracce di questo suo sapere in questo megalite antidiluvi-ano a forma di cubo. Ma chi furono i realizzatori di questimegaliti? Dopo la catastrofe globale verificatasi dodicim-ila anni fa, la Sicilia fu frequentata da uno sparuto nucleodi individui scampati allapocalisse. Essi avendo ormaiperduto ogni tecnologia ritornarono allet della pietra.Trattandosi di trogloditi impossibile ipotizzare che essifossero stati capaci di assemblare questi monumentimegalitici. A cominciare da quando la Sicilia fu ripopolata,

    in essa si susseguirono varie trib, come quelle deiSicani e in seguito vi si insediarono gli Ausoni, gli Elimi epoi i Siculi. Si trattava di popolazioni primitive anchesseincapaci di erigere opere cos imponenti. In seguito arriv-arono i greci, come detto, nel VII secolo a.C., i qualifurono sicuramente attratti dallimponenza dei megaliti edalla loro disposizione, tanto vero che imposero il nomedi Helicon a questa localit della Sicilia, ma non nefurono i realizzatori, poich non esprimevano le loroopere con simili monumenti, che peraltro erano preesist-enti alla loro venuta in Sicilia. Dopo i greci, in Sicilia sisusseguirono i romani, i bizantini, gli arabi, i normanni, gliangioini e gli aragonesi, che furono sicuramente attrattida questi monumenti, ai quali possibile che abbianoapportato modifiche, ma altrettanto sicuro che di essinon ne furono gli originari autori. Ci fa supporre che siastata una civilt antidiluviana e avanzata a realizzarli.Questa ipotesi era gi stata anticipata da Giovanni Evan-gelista Di Blasi, autore della Storia del Regno di Sicilia(1844), che essendo stato un grande conoscitore dellalingua greca, e perci un ottimo traduttore dei testi diEsiodo, di Erodoto, di Platone, di Tucidide e di Pausania,aveva intuito che prima dei Sicani la Sicilia fosse statafrequentata da una civilt avanzata che in questisolaaveva lasciato i segni della sua presenza. A confermarla,pi tardi, fu Luigi Bernab Brea, docente ordinario diarcheologia presso lUniversit di Genova, autore delsaggio La Sicilia prima dei Greci (1959), il quale ritenneche i pi antichi megaliti presenti in Sicilia fosserolespressione di unarchitettura che apparteneva a unacivilt avanzata che fu presente nellisola prima dei greci.Il giornalista nonch sociologo, archeologo ed esplora-tore Graham Hanckok, vale a dire uno fra i pi accreditatistudiosi in materia di megaliti, autore, tra le altre sueopere, dellinteressante saggio Le misteriose origini del-la civilizzazione. Underworld (2002), considera il meg-alitismo come unespressione architettonica diderivazione atlantidea, e a riguardo porta prove scien-tifiche a sostegno di questa sua tesi, che si basa sullarigorosa datazione dei reperti. Le origini di MontalbanoElicona sono perci connotate da unarea archeologica diderivazione atlantidea ricca di sacralit, che fu assidua-mente frequentata dai teurghi nellultimo periodo delpaganesimo dellantichit classica, poich a questo sitosi attribuiva la possibilit di entrare in contatto con ladivinity. In seguito, i bizantini edificarono un maniero suuna preesistente costruzione di origine greca, eretta inunaltura rocciosa allinterno dello stesso villaggio di Mon-talbano Elicona. In quel momento storico i bizantiniavvertirono lesigenza di erigere una nuova struttura suuna pregressa costruzione di origine greca, poich era

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    loro intendimento occultarla, in nome di una nuova concezi-one architettonica che avrebbe dovuto cancellare le ormepagane, allo scopo di fare risaltare la nuova realt espressadal cristianesimo. Tuttavia, il riconoscimento di una poten-za teurgica insita nei megaliti di questo altipiano richiam lapresenza a Montalbano Elicona anche degli arabi astrono-mi e alchimisti, i quali individuarono e cercarono di sfruttarea loro vantaggio la preziosa fonte esoterica rappresentatadai megaliti. Poi fu la volta dei Templari, la cui presenza fusegnalata a Messina sin dal 1138. Essi ebbero modo diosservare i megaliti, e ne furono attratti. Anchessi crearonouna base logistica nel casale di Montalbano Elicona, e laindividuarono nel maniero creato dai bizantini e poi riadat-tato dagli arabi. Ormai da parecchio tempo i CavalieriTemplari da umili frati combattenti erano diventati uno Statodentro lo Stato, e i loro capi si trasformarono in GranMaestri, e si dedicarono alle pratiche occulte. Nel 1210,Federico II di Svevia decise di edificare un castello suglistessi resti dellantico maniero che in precedenza era statooccupato dagli arabi e poi dai Templari. In quello stessoanno i Cavalieri Templari furono sfrattati da MontalbanoElicona, proprio per consentire ledificazione di un nuovocastello. Infatti, nel predetto anno Guglielmo MaestrodellOrdine del Tempio in Sicilia ricevette in donazione daFederico II un grande lascito di terre nei territori di Caltagi-rone, Grammichele, Scordia e Lentini. I Cavalieri Templaririposero i loro interessi esoterici anche sui megaliti delMonte San Basilio e dei Campi Leontini. Infatti, occuparonoun caseggiato sul Monte San Basilio, e furono proprio loroa creare linvaso del lago artificiale di Lentini. Ma ben prestoi Templari diventarono anche depositari di beni e tesorieri,svolsero funzioni bancarie a livello internazionale, fino adiventare autonomi dal potere laico, e indipendenti di fattoda quello papale, per cui vennero in contrasto con le stessestrutture statali. Fu cos che Federico II li espulse dallaSicilia. Questo castello che fu concepito come una fortezzada Federico II, fu trasformato in una reggia, che Federico IIIdAragona destin a sua residenza estiva. La personalit diquesto re di Sicilia era ben diversa da quella del suopredecessore. Egli era intimo amico del mistico catalanoRaimondo Lullo, che era non solo un filosofo, seguace diAristotele, di Platone e di Agostino dIppona, ma ancheteologo, medico, e soprattutto una persona che si occupdi alchimia. Tra le sue ragioni di vita ci fu sempre quella diauspicare il ritorno delle crociate, per potere convertire gliarabi al cristianesimo. Un altro suo caro amico nonchmedico personale fu Arnaldo da Villanova, che era anchelui di origine catalana.Questi fu un abile politico, poichriusc nel suo intento di fare aprire un negoziato con laFrancia in modo da consentire allo stesso Federico III diconservare il titolo di re di Sicilia. Egli fu soprattutto unalchimista, un frequentatore assiduo delle rupidellArgimusco, talmente legato a questi luoghi che nel suo

    testamento dispose che il suo corpo fosse seppellito prop-rio allinterno del castello di Montalbano Elicona. Qualearcano mistero si nascondeva dentro questo misteriosocastello? Federico III dAragona amava circondarsi di per-sonaggi eclettici, di filosofi, di astronomi e di personalitche teorizzavano e che praticavano le scienze occulte e lamagia. Tutta la sua vita fu dedicata alla scoperta di nuoveconoscenze che egli apprese nel corso di riunioni cheindisse nella stanza pi riservata del suo castello. Dopo lasua morte le cose non cambiarono.

    Quel castello continu ad essere frequentato, e divent lasede di riunioni segrete, che si susseguirono dal XV al XVIIIsecolo. Allinterno dei locali del castello si radunarono per-sone altolocate e influenti, che non uscirono mai allo scop-erto, in quanto ebbero il fondato timore di incorrere nelgiudizio della Sacra Inquisizione. Quali argomenti venivanotrattati e quali libri si leggevano durante quelle riunioni fattenel Castello di Montalbano Elicona? Le fonti esistono an-che se non sono a tutti note, e si possono scoprire facendouna accurata ricerca tra le buste disponibili preso gli archividi Stato delle principali citt siciliane, tra i fondi che furonodati in lascito dagli eredi delle pi ricche famiglie feudatariesiciliane (Alliata, Branciforte, Carrozza, Lanza e Moncada).Basta fare una impegnativa e piuttosto laboriosa ricerca,per scoprire che gli argomenti trattati nel corso delle riunionisegrete e le letture riguardavano opere messe al rogo, chenon potevano pi essere divulgate, e che andavano lette ecommentate solo in luoghi appartati e riservati. Tra questeopere messe al bando, lette in assoluto segreto, emergequella del neoplatonico Marsilio Ficino.Si tratta dellineditoquarto libro del De Vita che corrisponde al De Anima,misteriosamente sfuggito al rogo poich fu nascosto. Essofu gelosamente custodito da una setta segreta rosacrocia-na e tramandato segretamente da Maestro a Maestro.Questo filosofo fu un attento studioso del Corpus Herme-ticum, da poco arricchito da recenti ritrovamenti.. Il libro inquestione che svela la differenza tra la mutazione e lareincarnazione, tratta, tra laltro, di un episodio avvenuto adAtlantide, che 18.000 anni fa era una nazione avanzata eche aveva raggiunto un progresso tecnologico superiore

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    al nostro, ma che da una perfetta conduzione socio politica,si trasform 12.000 anni fa in negativo, fino a degenerareper effetto del male che si era annidato nella sua classegovernante. Tra laltro, in questo libro si legge che nellisoladedicata a Poseidone, vale a dire a Poseidonia, che fu lacapitale di Atlantide, poco prima che si verificasse lacatastrofe globale esisteva una setta il cui capo era Althot.Questi non era un comune mortale, poich conosceva ildestino di Atlantide, ed aveva predetto la sua fine. In queltempo gli atlantidei erano in grado con i loro mezzi discongiurare quel grave pericolo costituito da un asteroideinfuocato che si sarebbe abbattuto a poca distanza dalleColonne dErcole e da quel punto avrebbe proseguito,come una ruota infuocata, fino a provocare una catastrofeche avrebbe posto fine per sempre alla super civilt diAtlantide. In quel drammatico frangente, gli Atlanti dei nonsolo non presero in seria considerazione quanto Althotaveva predetto, ma lo considerarono pazzo, e per questomotivo, essendo diventati malvagi, gli scoperchiarono ilcervello. Tuttavia, con il cranio scoperchiato egli continu aparlare rivolgendosi al suo allievo Baath, per dirgli di pre-pararsi ad una imminente ed inesorabile catastrofe cheavrebbe cancellato per sempre la loro terra dorigine, ma alcontempo lo consol, mentre questi piangeva per quanto diterribile e inumano aveva visto, dicendogli che loro due sisarebbero rivisti in altre localit e in altri tempi, quando laTerra si sarebbe ripopolata, allorch lumanit avrebbeaffrontato un nuovo ciclo vitale collettivo. Marsilio Ficino inquesta sua opera sostenne che Althot fosse un esseremutante. Egli da tempo immemorabile si era gi liberatodallumano ciclo delle reincarnazioni. Quante volte il libroDe Anima fu letto e riletto allinterno dei locali del castellodi Montalbano Elicona? Da notare che il Corpus Hermeti-cum fu compilato da Ermete Trismegisto, il quale, con-trariamente a quanto oggi si sostiene, non rappresenta lareincarnazione di Thot, poich un essere che si reincarnanon pu essere considerato come un mutante, in quantoquestultimo risulta gi liberato dal ciclo delle reincarnazio-ni. In realt, Ermete Trismegisto era la reincarnazione diBaath, vale a dire lallievo del Maestro Althot, che in unperiodo successivo alla catastrofe globale, che colp Atlan-tide, si tramut in Thoth, che nellantico Egitto fu considera-to un dio. In realt Thot fu il maestro di Ermete Trismegistoin Egitto, cos come fu preannunciato da Althot a Baath allavigilia della catastrofe globale. E allinterno del castello diMontalbano Elicona la storia si sarebbe ripetuta. Il maestroe lallievo vissuti ai tempi di Atlantide e dellantico Egitto siincontrarono nuovamente. Nel 1761, gli ambienti esotericidi Messina segnalarono la presenza in citt di un personag-gio eclettico e misterioso, denominato Althotas. Nellostesso anno e nella stessa citt era presente un ex fratediciottenne che da poco aveva cessato di fare partedellOrdine della Confraternita della Carit, il cui nomecorrispose a quello di Giuseppe Balsamo. I due per un

    breve periodo di tempo frequentarono la stessa setta ro-sacrociana che si riuniva periodicamente allinterno deilocali del castello di Montalbano Elicona. Althotas indossle vesti del Gran Maestro e Giuseppe Balsamo quelledellallievo. I due si erano ritrovati a poca distanza daimonumenti atlantidei dellArgimusco. Althotas non erauno pseudonimo, poich, egli era un mutante. In quelcontesto la sua entit equivaleva alla medesima personadel Conte di Saint Germain, che perci era identica intutto e per tutto a quella di Althot e di Thot . Questopersonaggio risulta compiutamente descritto da PatrickRiviere, autore deIl Conte di Saint Germain (2007). Sitrattava di un poliglotta, poich parlava fluentemente ininglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, greco earabo. Le sue origini furono avvolte dal mistero, poich eglinon nacque come un comune mortale. Nel XVIII secolo,introdotto alla corte d Francia, risult affiliato e poi insignitodel titolo di Gran Maestro dellOrdine dei Rosacroce. Egli fuun caro amico di Voltaire, con cui instaur una fitta rete dicorrispondenze epistolari. La sua presenza in Italia fu seg-nalata da Giacomo Casanova nel 1760, quando il Conte diSaint Germain fu considerato il maestro di Cagliostro.Alessandro Cagliostro altro non era che lo pseudonimo diGiuseppe Balsamo. Pertanto, nel 1761 il castello di Montal-bano Elicona fu frequentato dalla setta dei Rosacroce e dalsuo Gran Maestro. Lantico maniero ormai da secoli eradiventato la sede fissa di gruppi esoterici, con la presenzadel Gran Maestro che impartiva insegnamenti a una ristret-ta cerchia di adepti. In esso svolgeva la propria attivit unasociet operaia, composta da un ristretto nucleo di adepti,che praticava lesotericos, vale a dire i lavori che si svol-gevano non solo allinterno dei locali di questo castello maanche tra i megaliti dellArgimusco. Si trattava di muratorioperativi che erano in grado di lavorare la pietra filosofale,rappresentata da un gioiello, vale a dire da un rubino. InfattiPatrick Riviere afferma che il Conte di Saint Germain trovil segreto della pietra filosofale, per cui fu in grado ditrasformare il piombo in oro, di ingrandire le gemme e diconiare i rubini. Questo gruppo esoterico che operavaallinterno del castello corrispose a una sorta di loggiamassonica ante litteram. Nei due secoli successivi, lesociet operaie rivestirono una funzione sociale, economi-ca e didattica, costituendo il luogo di ritrovo di personaggie di individui uniti da un legame corporativo. Loriginestorica del nome loggia, fu ripreso poi dalla terminologiamassonica per indicare il luogo per le riunioni degli adeptialla setta e per le assemblee dei cd.fratelli massoni. Matutto ci fece parte del passato. Negli ultimi due secoliallinterno del castello di Montalbano Elicona non credo chesi siano svolte riunioni segrete. I tempi erano ormai cambi-ati. Le varie logge riunite in gruppi dipesero da un organocentrale chiamato Gran Loggia. Si innesc quel processoculminato nella nascita e nello sviluppo di un degeneratoNuovo Ordine Mondiale.

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    Con grande sforzo organizzativo e tanta voglia di fare il CUNSicilia sezione di Catania, riuscito a trascinare in Siciliadalla lontana e magica Norvegia il Professor Erling Strand.Il dottor S. universalmente considerato il maggior espertomondiale dei fenomeni aerei luminosi non identificati,localizzati appunto nella valle di Hessdalen in Norvegia.Detti fenomeni interessano la regione norvegese sopra dettaormai dal lontano 1983.Dallo stesso anno con costanza, passione e rigore scientificoS. studia e monitora il fenomeno in tutte le sue molteplicipeculiarit. Il professor Strand si laureato pressolUniversit Norvegese di Scienza e Tecnologia e il suo campospecifico di ricerca lo sviluppo delle fibre ottiche.

    Nel 1984 ha redatto il primo rapporto ufficiale sui fenomenidi H., una vera e propria relazione tecnica, completa di tuttigli studi e le conclusioni dellepoca.Strand, nostro ospite presso lo Sheraton conference centerdi Catania lo scorso 21 Marzo, ha illustrato attraverso dellepuntualissime slide, corredate da significative fotografie ilfenomeno. Ha spiegato alla folta platea il suo poliedricoconcretizzarsi, ipotizzando varie possibili soluzioni.Poliedrico concretizzarsi, appunto! Le ormai famose luci diHessdalen compaiono in ore della sera ben precise e nelleforme pi varie, sono state misurate velocit molte voltesuperiori a quella del suono e, incredibilmente moltemanifestazioni luminose hanno inseguito automobili e

    ignari passanti. La comunit scientifica internazionale, adetta di Strand, ha fattivamente collaborato con ricerche eosservazioni sul campo. Anche noti scienziati italiani hannoprestato la loro opera. Strand ha spiegato che una dellepossibili soluzioni da ricercare nei giacimenti di vari metalli,presenti nel sottosuolo di Hessdalen.Tali metalli, infatti, in particolari condizioni di temperaturaed umidit, potrebbero agire come una gigantesca batteria,dando origine ai famosi bagliori(luci).Chi scrive sottolinea: una delle possibili soluzioni, e comeha pi volte detto lo stesso S., questo non spiega il presuntocomportamento senziente di queste luci, ad esempio ilpiantonare cose e persone, o addirittura rispondere a stimoliottici.Certomolto resta ancora da fare e da scoprire.Il CUN Sicilia augura al dottor Strand buon lavoro!Questo importante(prima volta di Strand in Sicilia) evento si ripetuto il giorno seguente in quel di Messina, grazie allacollaborazione della locale sezione CUN.Si potrebbe dire che il mistero di H. ci ha affascinato orapi da vicino!

    A CATANIA: IL MISTERO DELLA VALLE DI HESSDALEN

    DI SEBASTIANO DI BELLA

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    SIRACUSA - 21 MARZO 2013 - LN

    La referente CUN di Siracusa, Danila Zappal ci hasegnalato questo caso che si basa principalmente sudue testimonianze indipendenti. La prima quellafornita da una signora che chiameremoche segnala quanto segue:

    Disegno della testimone 1

    Ecco invece la testimonianza dellamico della signora(chi ha segnalato a testimone 1 laccaduto). Lo chia-meremo testimone 2

    Prima mappa fornita da testimone 2

    AVVISTAMENTI

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    Seconda mappa da testimone 2

    Ricostruzione su foto da testimone 2

    Nostro commento: A giudicare dallaspetto, dal coloree dal modo di volare raggruppate si potrebbe pensarea delle comuni lanterne cinesi. Ma sulla base di alcunedescrizioni specifiche dei testimoni rispetto a delletraiettorie non compatibili con queste preferiamosospendere il giudizio sino a nuovi elementi chedovrebbero presentarsi nel corso di ulteriori indagini.

    PALERMO - 5 MAGGIO 2013 - DD

    Da una mail giunta al CUN Sicilia:

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    DALLA STAMPA (LA SICILIA)

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    MESSINA - Met giugno, tarda serata. LN.

    Da un balcone di un palazzo in prossimit dellincrocio di viale Italia con il viale Europa un testimone affermadi avere visto un grosso rettangolo arancione che si materializzato di fronte a lui. Lavvistamento sarebbedurato pochi secondi, perch loggetto dopo essere apparso svanito, con una traiettoria verso lalto e con unavelocit che luomo ha definito notevole. Lo stesso testimone afferma che sembrava avesse dei finestrini.

    MISTERBIANCO (CT) - 4 giugno 2014. LN.

    La segnalazione ci giunta in redazione direttamente dal testimone che a riguardo ha mandato anche un video.Ecco le sue parole:

    Il filmato mostra un oggetto luminoso (seguito un po pi in alto da un secondo meno luminoso) che, sullosfondo del tetto della Cattedrale, sembra volare in linea retta. In seguito cambia traiettoria e sembra seguirein parallelo il tetto. Stiamo analizzando il filmato e nei prossimi numeri vi daremo un nostro parere.

    VECCHIE COPERTINE

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    Canneto di Caronia - nuovi fenomeni

    Gazzetta del Sud - 15.7.2014

    La RepubblicaEdizione di Palermo

    17.07.2014

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    La Sicilia

    17.7.2014

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    Lo scorso marzo, ad introdurre lintervento del Prof. Strand, nel corso dellevento organizzato a Cataniadal CUN Sicilia, il dott. Attilio Consolante ha presentato uninteressante intervento dal titolo:

    Chiaramente stiamo parlando di fenomeni che solo allalontana e, per la precisione, solamente nel caso di Caronia hanno a che fare con il fenomeno ufo. Quelloche vi presentiamo di seguito la ricostruzione, la pi puntuale che ho trovato, degli accadimenti,ancora senza una spiegazione, avvenuti allinterno e nei pressi della galleria di Tremonzelli,sullautostrada A19, Palermo Catania. Ringraziamo il giornalista Giulio Giallombardo e la testataSiciliainformazioni.com, che ci ha messo a disposizione le inchieste. Ad introdurre gli articoli unaprecisazione che Giulio Giallombardo ha voluto premettere alla pubblicazione su Ufoctline. Buona lettura.

    Articoli a firma di Giulio Giallombardo di Siciliainformazioni.com

    Tremonzelli, altre due auto in tilt - LAnas intervenga

    Ci risiamo. Tremonzelli torna a fare le bizze. Altre due auto, in questi giorni, sono andate in tilt allinterno della

    galleria sullA19 Palermo-Catania. Gli ultimi di una lunga serie di episodi che, recentemente, hanno suscitato anche

    lattenzione dei grandi media nazionali.

    Il caso pi recente, questa mattina intorno alle 12. Una vettura con a bordo una famiglia andata improvvisamente

    in panne nel bel mezzo del tunnel, mentre viaggiava in direzione Catania. Il mezzo, poco dopo, ripartito come

    se nulla fosse, senza recare intralcio alla viabilit. Lo ha confermato la polizia stradale della stazione di Buonfornello.

    Un altro identico episodio si verificato il 6 giugno scorso, quando un mezzo si fermato nello stesso tratto di

    galleria, causando rallentamenti e code. Il 2 maggio, inoltre, unaltra segnalazione: stesso copione, ma questa

    volta si tratta di un tir. Dobbiamo andare indietro fino allo scorso settembre per imbatterci in altre avarie, come

    limprovviso guasto ai freni del pullman che trasportava la squadra di calcio femminile Ludos Palermo o, ancora

    pi indietro a maggio e giugno 2013, quando due autobus carichi di passeggeri hanno preso

    fuoco improvvisamente, scatenando linferno in galleria. Ma sono solo i casi pi significativi, la lista lunga ed ha

    coinvolto ogni tipo di mezzo.

    Bisognerebbe, poi, passare al setaccio i tabulati della polizia stradale per avere una stima effettiva dei casi. Ma

    soprattutto, lo ripetiamo da tempo, sarebbe il caso di verificare con che frequenza episodi del genere accadono

    anche in altri tratti della Palermo-Catania. Che un mezzo vada in panne in autostrada un fatto ordinario, che

    capiti sempre in prossimit o allinterno della galleria di Tremonzelli unaltra storia. Se lArpa Sicilia, almeno, ha

    monitorato per qualche mese gli ingressi delle gallerie con due rilevatori di campi elettromagnetici (secondo gli

    esperti possibili cause delle avarie), lAnas continua ad ignorare il problema. Perch, ad esempio, non invitare gli

    automobilisti a procedere con prudenza in galleria, con una segnaletica pi efficace e visibile, abbassando magari

    i limiti di velocit?

    Lo strano caso della galleria di Tremonzelli

    In merito agli articoli sui fatti di Tremonzelli pubblicati dal vostro periodico,ringraziando il Cun per l'attenzione, mi preme fare una precisazione. Sonostato il primo a rendere pubbliche le vicende legate alla galleria sulquotidiano online Siciliainformazioni e ho sempre precisato nei miei articoliche, dal mio punto di vista, gli episodi di Tremonzelli nulla hanno a chevedere con avvistamenti Ufo o argomenti simili, senza nulla togliere allaseriet della ricerca in ambito ufologico.

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    Senza considerare, poi, che quella di Tremonzelli una galleria ormai obsoleta e avrebbe bisogno di interventi

    urgenti in termini di sicurezza, anche perch si tratta del tunnel pi lungo di tutta la A19. Intanto, nella migliore

    delle ipotesi, i mezzi continuano a fermarsi, quando non vanno a fuoco. Anche ammesso si tratti solo di casualit,

    sarebbe sempre meglio prenderne atto, piuttosto che far finta di nulla.

    Tremonzelli story, tutti gli incidenti nella "galleria maledetta"(Aggiornato al 14 giugno 2014)

    Iniziano ad essere tanti, troppi, i casi di avarie, incendi e blackout segnalati allinterno della galleria di

    Tremonzelli. Sono circa trenta i casi segnalati negli ultimi quattro anni. Auto che si spengono allimprovviso, mezzi

    in fiamme, apparecchiature elettroniche fuori uso. Gli esperti hanno parlato di possibili campi magnetici nella zona,

    ma dai rilievi finora fatti dallArpa Sicilia, non emerge alcuna anomalia.

    Per questo abbiamo voluto mettere insieme tutte le segnalazioni, da quando la vicenda ha iniziato ad avere una

    vasta eco sui media. Ecco una carrellata cronologica, dai casi pi vecchi a quelli pi recenti, per ricostruire quanto

    accaduto allinterno della galleria maledetta.

    2010

    GIUGNO pubblica la testimonianza di due viaggiatori originari di Castellana Sicula, Mario Russo e S.A.

    che raccontano la loro disavventura avvenuta una decina di anni prima. I due pendolari viaggiavano con una

    solida Volvo station-wagon. Mentre attraversavano la galleria di Tremonzelli, allimprovviso andata via la luce e

    contemporaneamente la loro vettura si spenta. durato tutto solo pochi secondi, racconta S. A., 75 anni,

    che era alla guida dellauto ma sono stati attimi di terrore. Non sono mai riuscito a spiegarmi come sia potuto

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    accadere. Ho viaggiato tanto nella mia vita e non mi mai capitata una cosa simile. Mario Russo, commerciante,

    63 anni, ricorda tutto perfettamente, come se fossero passati pochi giorni. Non ne ho mai voluto parlare con

    nessuno confessa il panico mi ha assalito, avrei voluto lasciare lauto ma poi dopo qualche secondo le luci si

    sono riaccese da sole e la macchina ripartita. In pi, quella Volvo non ha mai avuto alcun problema al motore.

    la prima testimonianza pubblicata sulla vicenda di Tremonzelli.

    Pochi giorni dopo la pubblicazione dellarticolo, arriva unaltra segnalazione. Questa volta i malcapitati sono alcuni

    insegnanti dellistituto minerario di Caltanissetta, che tornavano verso Palermo a bordo di una Peugeot

    station-wagon. Lepisodio si riferisce, addirittura, a circa ventanni prima. Entrati in galleria dice Giuseppe

    Caravello, 54 anni dopo avere percorso duecento metri, improvvisamente si spengono i fari e il motore della

    macchina e contemporaneamente le luci della galleria. Siamo rimasti colpiti da quanto ci stava accadendo. Eravamo

    totalmente al buio. Neanche il tempo di renderci conto di quanto accaduto, saranno trascorsi 5-10 secondi, e la

    luce ritornata sia in galleria che nellauto. Cos siamo usciti vivi dalla galleria.

    Disavventura anche per un motociclista di Gela. successo pure a me ci ha scritto in un commento era giorno

    e viaggiavo con le luci spente. Il tunnel di Tremonzelli era illuminatissimo e avevo dimenticato di accendere le

    luci. Ad un certo punto il blackout. Nel buio, il motociclista che sfrecciava a 120 chilometri orari, ha iniziato con

    difficolt a rallentare. Ho strisciato sul guard rail continua e alla fine sono riuscito a fermarmi nel bel mezzo

    della galleria senza cadere. Subito dopo si sono riaccese le luci e sono ripartito. Il fatto risaliva allanno precedente.

    AGOSTO

    Il caso arriva sui media nazionali. Un giornalista dellAnsa, Adolfo Fantaccini, vittima della stessa avaria. Entrato

    in galleria ha perso il controllo della sua auto finendo contro il guard rail. Luomo, che viaggiava insieme ad unaltra

    persona, ha raccontato che la propria auto si spenta da sola allingresso della galleria, dove, nello stesso tempo,

    si verificato un blackout elettrico. Subito dopo limpatto spiega i fari si sono riaccesi ed il motore ripartito.

    Il giornalista e il passeggero sono rimasti, per fortuna, illesi. Soltanto seri danni alla vettura.

    SETTEMBRE

    Dopo aver consultato il parere di un esperto del calibro di Maurizio Leone, ordinario di Fisica applicata presso

    lUniversit degli studi di Palermo, uno dei massimi esperti di elettromagnetismo, che ci ha parlato di possibili

    cause legate a radiazioni elettromagnetiche, decidiamo di fare un sopralluogo in galleria. Ci rechiamo a Tremonzelli

    a bordo di un laboratorio mobile, fra i meglio equipaggiati in Sicilia. Il mezzo, messo a disposizione dallIstituto

    Superiore Statale Leonardo Da Vinci di Trapani, in grado di rilevare la presenza di campi elettromagnetici, sia

    su alte che su basse frequenze. In quelloccasione le analisi effettuate dai tecnici a bordo del mezzo, sia nellarea

    di sosta dopo la galleria, sia in transito allinterno nelle due direzioni di marcia, sia sopra lo stesso tunnel, non

    hanno fatto registrare alcuna anomalia. Tranne un picco di basse frequenze allingresso del tunnel. Il tutto stato

    documentato anche da un video girato durante il sopralluogo e da una dettagliata relazione scientifica conclusiva.

    2011

    MARZO

    Arriva in redazione la segnalazione di un lettore che si firma Giovanni. A me capitato che allinterno della

    galleria di Tremonzelli sia esplosa la turbina della mia Bmw serie 1.

    APRILE

    Un altro episodio torna a far parlare di Tremonzelli. Un tir che transitava allinterno della galleria

    improvvisamente andato in fiamme. Illeso lautista che fuggito in tempo dallabitacolo. Ignote le cause dellavaria,

    la polstrada ha parlato di un probabile guasto elettrico. La galleria ha subito danni ingenti ed stata chiusa al

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    traffico per settimane.

    AGOSTO

    Un nuovo caso di avaria accompagnata da un blackout. La testimonianza quella di Roberto Cusimano che era

    alla guida della propria auto con la sua ragazza ed unamica. Siamo vivi per miracolo, racconta siamo entrati

    in galleria e si sono spente le luci del tunnel e quelle della macchina insieme al motore. Se subito dopo non fosse

    ripartita la macchina o se avessi sbattuto o se davanti o dietro di me ci fosse stata unaltra vettura, sarei morto

    di sicuro. Siamo rimasti fermi dentro alla galleria al buio per 30 secondi. Se ne parla da anni ormai non possibile

    che nessuno si muova. Siamo sconvolti.

    Nello stesso giorno, circa mezzora dopo il blackout, una pattuglia della polizia stradale di Buonfornello ha

    riscontrato anomalie alle apparecchiature elettroniche della propria auto: hanno smesso di funzionare e non

    rispondevano pi ai comandi proprio mentre il mezzo transitava in galleria. Il fatto stato confermato dalla stessa

    polstrada.

    2012GENNAIOUn nostro lettore, che si firma Gianni, ci racconta quanto segue.

    successo anche a me era l8 gennaio con la mia Alfa 159 non ricordo

    se si sono spente le luci della galleria e i fari della macchina, il motore

    si spento di sicuro, solo che essendo la strada in discesa (senso

    Catania-Palermo) ho raggiunto lo svincolo di Scillato, dove sono

    stato intercettato da una pattuglia della stradale di Buonfornello, la

    quale ha provveduto a chiamare un carro attrezzi che per la modica

    cifra di circa 500 euro mi ha portato la macchina fino a Palermo.

    AGOSTOAncora in piena estate arriva, puntuale come un orologio, una nuova segnalazione. Stavolta tocca a Gandolfo

    Armano, operaio di 40 anni, originario di Polizzi Generosa, ma residente a Torino. Ero a met della galleria, in

    direzione Palermo, ci dice sorpassando un tir che trasportava carburante, mi sono accorto che lauto si era

    spenta allimprovviso e non riuscivo pi ad accelerare. Sono riuscito comunque a spostarmi davanti al tir, soltanto

    che rallentavo progressivamente e il mezzo dietro si avvicinava sempre di pi. Alla fine sono riuscito ad uscire dal

    tunnel molto lentamente e solo allora lauto ripartita. Poi il caso di un nostro lettore, a cui capitata la stessa

    cosa pochi giorni prima. Stavo andando con i miei figli al Parco Avventura Madonie ci ha scritto e poco prima

    di uscire dalla galleria, in direzione Catania, la mia Ford Mondeo si spenta e per fortuna sono riuscito lentamente

    ad accostare, senza freni, n idroguida. Ho spento il quadro e la macchina ripartita. Non so a chi segnalare

    laccaduto per i controlli. Ci deve scappare per forza il morto prima di indagare?. E non solo. Unaltra lettrice si

    unisce al coro: La stessa cosa ci capitata un anno fa, ad agosto, mio marito ed io ce la siamo cavata con tanto

    sangue freddo e un po di fortuna.

    SETTEMBREUnaltra segnalazione, questa volta della polizia stradale di Buonfornello. In questo caso pochi i dettagli. Si

    appreso solo che unauto andata in avaria allinterno della galleria di Tremonzelli, La polstrada ha tenuto il

    massimo riserbo sullaccaduto, limitandosi a riferire che il traffico stato deviato per il tempo necessario ai soccorsi

    allautomobilista. Da quanto si apprende, il problema sarebbe stato risolto in fretta e lauto sarebbe ripartita poco

    dopo. il terzo caso in poco pi di un mese. Un sopralluogo effettuato dallArpa Sicilia non rileva alcuna anomalia sul

    fronte inquinamento elettromagnetico.

  • Pagina 27

    Ma dagli uffici dellAgenzia regionale protezione ambiente hanno, per, pi volte ribadito che occorrerebbe installare

    delle centraline fisse in galleria per monitorare meglio il tratto di autostrada.

    LAnas, dallaltro lato, precisa che non sono mai stati riscontrati guasti allimpianto elettrico in quel tratto di

    autostrada, n dispersioni termiche, n elettriche, n elettromagnetiche, spiega Gianluca Gioia, responsabile

    della comunicazione. Abbiamo cambiato da circa un anno gli interruttori magnetotermici prosegue che sono

    perfettamente funzionanti. Inoltre, sono tarati affinch di fronte a qualsiasi tipo di dispersione, si spegnerebbero

    senza riattivarsi da soli. Di conseguenza, dovendo intervenire con una manutenzione, resterebbe a verbale quello

    che successo. Al contrario, allAnas non risulta che in questi anni sia stata segnalata alcuna anomalia tecnica

    allinterno della galleria.

    2013MARZOUn caso non assimilabile ai precedenti, ma comunque da segnalare. Pochi chilometri prima della galleria di

    Tremonzelli, in direzione Catania, un autoarticolato, con carico infiammabile, ha preso fuoco autonomamente.

    MAGGIOUna nuova segnalazione che risale, per, a un episodio che sarebbe avvenuto ventanni fa. Mi recavo ad Enna,

    per accompagnare mia suocera racconta Carmelo Furnari . Siamo partiti al mattino, verso le 10, arrivati in

    galleria fari spenti allimprovviso e la luce della galleria anchessa spenta di colpo. Arrivati a destinazione continua

    il lettore le luci funzionavano perfettamente. Il 28 maggio, invece, un pullman carico di studenti modicani,

    partiti da Palermo per rientrare a casa, prende fuoco in galleria. Tutti salvi i passeggeri. Danni ingenti allimpianto

    elettrico della galleria.

    GIUGNOIn redazione arriva la segnalazione di un lettore che sarebbe la pi antica in ordine cronologico. Lepisodio

    raccontatoci da un pensionato di Santa Flavia risale addirittura a una trentina di anni fa. Agli inizi degli anni Ottanta,

    la sua Fiat Regata si spense improvvisamente cinquecento metri prima delluscita dalla galleria.

    Un impiegato di Ramacca segnala unavaria avvenuta a bordo della sua Fiat Stilo. Il 15 giugno la sua auto si ferma

    di colpo davanti al tunnel: turbina ko.

    Ma appena una settimana dopo, il 22 giugno, un pullman con 38 persone a bordo ha preso fuoco appena fuori

    dalla galleria. Tutti salvi i passeggeri.

    Cinque giorni dopo, il 27 giugno, un camion frigo si fermato nel bel mezzo della galleria. Il traffico andato in

    tilt per qualche ora, ma, per fortuna, senza conseguenze pi gravi.

    LUGLIOUna nuova segnalazione ma risalente al 1995. Vittima un architetto di Palermo che viaggiava verso Enna a bordo

    di una Lancia Thema. Lauto si fermata al buio in galleria per un guasto improvviso alla centralina della

    carburazione. Unauto della polizia proveniente dalla direzione opposta si accorta della panne, e accostandosi

    paraurti contro paraurti, ha spinto lauto fino alluscita della galleria chiamando poi un carro attrezzi.

    AGOSTOIl 14 agosto, alle 11, la Peugeot 207 di Piero Libro, agente di viaggi di Palermo, perde improvvisamente potenza

    nel bel mezzo della galleria. Lautomobilista costretto a viaggiare ad una velocit di 40-50 chilometri orari, fino

    a quando si ferma nellarea di sosta in direzione Catania. Dopo lauto riparte senza problemi. La stessa cosa si

    verificata, poi, il 18 agosto, prima dello svincolo di Tremonzelli. Il danno secondo quanto riferito dal testimone.

    dopo aver fatto controllare lauto ad una ditta autorizzata non sarebbe stato riconducibile ad un problema del

    mezzo.

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    Il 20 agosto una Peugeot 106 prende fuoco un paio di chilometri prima della galleria. Illeso lautomobilista. Lo

    stesso giorno, poche ore prima, lArpa Sicilia ha provveduto ad installare due centraline fisse allingresso e alluscita

    della galleria. Il 22 agosto un camion della nettezza urbana ha preso fuoco a cento metri dalla galleria, in direzione

    Catania, finendo la sua corsa allinterno della stessa. Anche stavolta illeso lautomobilista. Enormi disagi alla

    circolazione, con code chilometriche e traffico chiuso in entrambe le corsie.

    SETTEMBREIl mese di apre con un altro caso. Domenica 1 settembre il pullman della squadra femminile di calcio Ludos

    Palermo si fermato in galleria per un guasto ai freni.

    Il 17 settembre un autoarticolato si ferma nel bel mezzo della galleria. Viene soccorso e trainato fuori dalla

    polstrada. Appena un giorno dopo, il 18, un automobilista ci segnala un camion fermo nellarea si sosta fuori dalla

    galleria, in direzione Palermo, con una nuvola di fumo che usciva dal motore.

    2014MAGGIOVenerd 2 maggio un tir si ferma in galleria mandando il traffico in tilt. Ignote le cause dellavaria.

    GIUGNOIl 6 giugno un mezzo si ferma allinterno della galleria causando rallentamenti e code.

    Il 14 giugno unauto con a bordo una famiglia va in panne improvvisamente in galleria. Poco dopo riparte come

    se nulla fosse.

    Giulio Giallombardo

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