Trekkenfild N.14 2014

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  • 8/12/2019 Trekkenfild N.14 2014

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    zurro, proprio qualche giorno prima

    dellultima Stramilano. Cos la sera

    prima della gara sulla distanza clas-

    sica della mezza maratona, Cova

    ruppe gli indugi telefon alla Strami-

    lano per avvisarli del suo arrivo.

    Aveva fatto bene in conti, pur cor-

    rendo senza ingaggio (il budget eraesaurito) sapeva che come primo

    premio cera una ammante Fiat Ca-

    brio Bertone rossa. Niente male

    come gingillo. Allora premi e denaro

    non che corressero a umi, ma certa-

    mente non mancavano. La mattina il

    do Franco Bof compagno di squa-

    dra della Pro Patria si mise alla guida

    dellauto e port a Milano Alberto

    Cova. Alluscita del casello autostra-

    dale Cova incontr uno stupito Lu-

    ciano Gigliotti, tecnico di Bordin, che

    arrivava a Milano per seguire il pro-

    prio pupillo: rimase esterrefatto

    quando cap avrebbe trovato Cova

    sulla linea di partenza. La prima

    tappa a casa di Giorgio Rondelli in

    Viale Papiniano, dove Alberto mangi

    un paio di fette di prosciutto, poi il ri-

    scaldamento di corsa verso Piazza

    Duomo. Fin come tutti immagina-vano, gran volata di Albero ai danni

    di Bordin, terzo Marco Gozzano. Per

    anni il campione olimpico di Los An-

    geles si vide girare su una splendida

    Fiat Cabrio. Bordin se ne torn a

    casa con il premio per il secondo ar-

    rivato: un motorino! Se non vado er-

    rato la Stramilano di allora veniva

    contrassegnata da un colore, quel-

    lanno era il giallo. La Gazzetta dello

    Sport titol: Giallo alla Stramilano.

    Che tempi! Che sde!

    Walter Brambilla

    Lo dico subito un titolo inventato

    per cercare di attirare lattenzionedel lettore. Di maledetto fortunata-

    mente nellatletica non c nulla e

    neppure nella Stramilano che vado a

    raccontare. Il problema che appena

    ho acceso il computer per digitare i

    tasti e scrivere dellultima edizione

    della kermesse meneghina, mi sono

    passati davanti agli occhi, un po di

    quelle manifestazioni alle quali ho

    partecipato attivamente (come con-

    corrente) e la maggioranza delle

    volte come giornalista. Negli anni ot-

    tanta commentando in registrata la

    gara con interviste ai protagonisti

    per una delle prime televisioni pri-vate che ai tempi nascevano come

    funghi, in seguito come redattore di

    una rivista, poi per un quotidiano

    sportivo, ora per alcuni siti web.

    Come passa il tempo e il modo di co-

    municare. Onestamente sulla Strami-

    lano di marzo non avrei moltissimo

    da dire. S, ha vinto Thomas Lo-

    komwa, keniano, di 26 anni, un pi

    che discreto fondista della trib dei

    Turkana, che gi si era messo in evi-

    denza da noi arrivando terzo alla

    Cinque Mulini, che tra le donne ha

    vinto la connazionale Lucy Murigiche entrambi fanno parte di una ini-

    ziativa beneca che coinvolge lAfrica

    e che rappresentata da noi in zona

    Varese. Mi fermo qui. Il resto nella

    norma, come lo stato a Roma nella

    sua maratona che ha sbandierato un

    incredibile numero di arrivati: oltre

    14.000. Ma quantera il tempo mas-

    simo? Si parla di oltre 6 ore!!! Preferi-

    sco ricordare una delle tante

    Stramilano che avevano succo. Per

    succo intendo lotte interne tra i no-

    stri fondisti che allora dominavano il

    mondo. S, il mondo. Azioniamo la

    macchina del tempo e ritorniamo nel1985. Lera di Albertin Cova, ragio-

    niere baffuto, magro come un se-

    ghess, direbbero a Milano e lui che

    brianzolo capirebbe sicuramente il si-

    gnicato. Cova aveva gi vinto il ti-

    tolo europeo nel 1982, il mondiale

    nell83 e loro olimpico , lanno suc-

    cessivo. Il ragioniere aveva fatto

    anche un pensierino sulla maratona e

    la Stramilano aveva risposto pre-

    sente. Traduzione: ci pensiamo noi

    ad allestire il tutto, nel contesto della

    nostra manifestazione, ci piazziamo

    una maratona vera e propria. Pur-

    troppo Alberto quellanno si infor-

    tun e dovette dire addio allidea sui42km e 195 metri, che tra laltro non

    affront mai. Gli amici della gara me-

    neghina non si persero danimo e al-

    lestirono una maratona a staffetta tre

    componenti per squadra. A Milano

    sbarc niente di meno che il lusitano

    Carlos Lopes che una settimana

    prima si era impossessato del pri-

    mato del mondo di maratona in quel

    di Rotterdam, con Capitulo e Rios,

    fece a fettine tutte le altre formazioni

    Cova appena ripresosi dallinfortunio,

    n lontano in compagnia di Marco

    Marchei e di

    Gianni Dema-donna. Cova di

    Stramilano ne

    aveva gi vinte

    due e lanno suc-

    cessivo il Fior di

    Roccia con i vari

    Martinelli, Onesti,

    Alzati, Gelosa e

    Mesto decisero di

    puntare sullastro

    nascente del fon-

    dismo italiano,

    tale Gelindo Bordin che due

    anni dopo vinse lalloro olim-

    pico in quel di Seul in mara-

    tona. Cova in quel periodo dimarzo si trovava a Tirrenia in

    allenamento. Venne contattato

    per tempo da una azienda di

    articoli sportivi di stanza a Pe-

    rugia, che per alcuni anni or-

    ganizz un evento su strada di

    un certo interesse. La que-

    stione con Cova and per le

    lunghe, la societ sbandier

    pure che Cova non avesse in-

    tenzione di sdare troppi afri-

    cani, il fatto tra laltro stato

    smentito, dallo stesso ex az-

    Storie maledetteMilano, 23 marzo - 39 Stramilano

    A &'342#: + '/+#/0T*0#3 L007# '/42'4#)+# + 42#)5#2&0. S012#:A$'240 C06#. A 3+/+342# +)25110/' ## 1#24'/8#.S0440 + )25110 &'++)+02+.(foto E. Panciera).

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    Pubblichiamo la testimonianza, rac-

    colta da Giuliana Cassani, di Arthur

    Kenney, mitico giocatore di basket

    rimasto nel cuore dei milanesi.

    Ho dei bellissimi ricordi della mia

    Stramilano che corsi negli anni ot-

    tanta.

    Feci una visita a Milano e fui ospite

    di un mio amico. Il giorno dopo,

    per mantenermi in forma, feci foo-ting dallappartamento in zona Cin-

    que Giornate lungo Corso XXII

    Marzo, poi in Viale Corsica no a Li-

    nate, andata e ritorno. Al rientro, il

    mio amico mi sugger di partecipare

    alla Stramilano che era in pro-

    gramma il giorno successivo (dome-

    nica mattina). Cos nel pomeriggio

    sono andato in Corso Vittorio Ema-

    nuele II e mi sono iscritto alla gara.

    Domenica mattina, piuttosto presto,

    seguendo le indicazioni degli orga-

    nizzatori, mi sono presentato in via

    Palestro. Ho subito incominciato afare amicizia coi corridori, chi fa-

    ceva parte di un determinato Club,

    chi di un altro. Poi ognuno dei

    nuovi amici voleva presentarmi a

    qualche altro corridore, qualcuno

    anche tifoso del Simmenthal. Nello

    spazio di 10 minuti, avevo 25 amici

    nuovi e mi avevano adottato come

    socio onorario di 3 club! Erano tutti

    curiosi della mia esperienza alla Ma-

    ratona di New York (nel 1982 la

    corsi in 2 ore, 58 minuti, 57 se-

    condi). La fratellanza tra i corridori

    impressionante: eravamo tutti noi

    Milanesi insieme contro il cronome-

    tro!

    Il quel periodo la corsa copriva

    circa 13 km e speravo di farla in

    meno di unora. Quando gli agoni-

    sti, venendo dal Duomo, ci sono

    passati davanti siamo partiti gi-

    rando a sinistra lungo il Corso Vene-

    zia, poi a destra ed a destra ancorasul Viale Abruzzi. In zona Viale Um-

    bria i miei nuovi amici mi hanno af-

    ancato dicendo Vai Arturo! Ce la

    farai in meno di unora! oppure

    Bravo Arturo, continua cos!

    E stata unesperienza eccezionale:

    vedere Milano, dal punto di vista

    del corridore; avere lappoggio dei

    tifosi Milanesi lungo la corsa ed

    avere lappoggio dei nuovi amici du-

    rante la corsa! Poi, nire allArena

    dove, in estate, ero andato a vedere

    la Notturna dellArena con tanti

    campioni internazionali di atletica

    leggera. Rivedere, dopo la corsa, inuovi amici-corridori addolciva

    lamarezza del mio tempo: 1 ora e

    16 secondi!

    Forza Milano! Forza Olimpia Milano!

    Forza Stramilano!

    Chiacchierata con Franco Angelotti, presidente dellaBracco Atletica sui temi della nazionale in vista dellastagione che ci porter agli Europei di Zurigo.Nellormai lontano 1990 agli Europei di Spalato la nazio-nale italiana di atletica conquist un numero di medaglieimpensabili per lattuale momento che adesso sta vivendo.

    Pensate che nel mezzofondo prolungato Tot Antibo vinse

    5 e 10 mila, con Stefano Mei terzo, Francesco Panetta lesiepi, Gelindo Bordin su Gianni Poli la maratona, AnnaritaSidoti la marcia di 10km con Ileana Salvador terza. Sem-pre parlando di mezzofondo Roberta Brunet il bronzo nei3000, mentre la staffetta veloce italiana composta daLongo, Madonia, Floris e Tilli sal sul terzo gradino del

    podio in una gara che vide i transalpini centrare addirit-tura il primato del mondo. Al termine di quei giorni alloStadio Poljud in riva allAdriatico, poco prima chescoppiasse la guerra dei Balcani, anche se i se-gnali erano visibilissimi, Vanni Loriga in-

    viato de Il Corriere dello Sport, mise,come si suol dire, sotto torchio, lallora

    presidente della Federazione GianniGola, salito al trono dopo le dimis-sioni di Primo Nebiolo nel 1989. Lo-riga attacc sia verbalmente, con idovuti modi, sia ben chiaro, lallorapresidente e il quotidiano sportivoromano titol: A squarciagola.

    Che cazzecca con quello che sto perdire, calma adesso ci arrivo. Nessunaintenzione di scrivere squarciandochiss cosa, ho solo parlato con Franco

    Angelotti, ex consigliere nazionale Fidal,presidente della Bracco Atletica. Un dirigentesportivo da sempre attivissimo con la nostra disciplina.

    Impossibile non conoscere Franco Angelotti le sue batta-glie per la Notturna di Milano che ha tenuto in vita peroltre un decennio, la sua squadra di atletica nata sulle ce-neri della compianta Snam, per poi divenire Camelot e poi

    ancora Bracco Atletica. Una vita dedicata allatletica, lasua, non solo come dirigente, ma anche come giornalista.Con Franco una lunga chiacchierata in un giorno lavora-tivo in pieno centro vicino alla Stazione Centrale, dove il

    presidente del sodalizio ha il suo ufcio, poi in un buon ri-storante dove sia Franco che il sottoscritto hanno decisoche era meglio cominciare la conversazione. Si cominciacon un antipasto interessante: che ne hanno fatto. Ap-punto, ci siamo detti con Franco che ne hanno fatto An-tonietta Di Martino, Andrew Howe, Libania Grenot, perparlare degli atleti pi in vista. Di Andrew si sa che sta

    bene. Che dovrebbe gareggiare entro breve tempoChe forse si dedicher anche ai 400 ma la sua assenzadai campi di gara imbarazzante. Di Antonietta si sono

    perse letteralmente le tracce. Dopo il suo intervento chi-rurgico non si sa pi nulla. E guarita? Ha ripreso a sal-tare? E di Libania? Si sa che durante linverno si allena

    (sverna) al sole degli Stati Uniti (S. Diego?) per poi arri-vare da noi quando la stagione iniziata per cercare unanale mondiale o olimpica che non mai arrivata oppureuna medaglia continentale sempre sfuggita, leggi Barcel-

    lona o Helsinki, dove limpresa era alla sua portata. Nes-suno ha mai pensato di schierarla durante linverno alcoperto? Chiss, forse preparando per tempo i Mondiali di

    Sopot Il pranzo di lavoro poi proseguito innafandolocon un ottimo vinello del tipo: la 4x400 dei giovani Tricca,Lorenzi, Danesini e Rontini dove sono andati a fare danni?Tricca si visto al coperto, ma gli altri? Non avrebbero do-

    vuto fare faville? E Jos Reynaldo Bencosme de Leon, al-lenato niente di meno che da Fabrizio Mori? Infortunato

    s, ma da quanto? E Michael Tumi, sfavillante

    sotto tetto un anno fa e sino al maggio 2013in spolvero addirittura europeo. Poi, pure

    lui infortunato e caduto nel dimentica-toio. Nei pranzi di lavoro, si sa, non cisi deve abbuffare, allora ci siamo ac-contentati di un primo piatto: e la

    nostra 4x100? Dove sono niti i ve-locisti che nel 2010 a Barcellonasono arrivati secondi cancellandonellAlbo dei primati niente di meno

    che Mennea & Soci? PurtroppoFranco Angelotti sostiene che manca

    una programmazione o se questa pa-lesata come questanno: gli Europei,

    sinceramente poco: un obiettivo unico ri-duttivo se un atleta sinfortuna o per qualsivo-

    glia motivo sbaglia gara, ha buttato un anno. Il dolce e ilcaff labbiamo tenuto per la citt di Milano e latletica. Uncorpo estraneo o quasi. Milano vive sulla Stramilano esulla Maratona e questa ha sinceramente pochi seguaci. Epartita male e migliorarla compito assai improbo: latle-

    tica unaltra cosa. LArena il tempio, nel mese di aprile chiusa per rifacimento del prato. Una decisione presasenza consultare le societ che hanno, ad esempio, orga-nizzato i corsi per i giovanissimi. Telefonate, battaglie poila decisione degli organi competenti di lasciare libere unpaio di corsie. Due parole sullamministrazione c destra osinistra che sia, piazza allassessorato una persona chedelle discipline sportive conosce ben poco, se non nulla.

    Gli esempi negli ultimi 20 anni sono addirittura molteplici.Lo zucchero nel caff? Meglio berlo amaro perch dopo gli

    Assoluti dello scorso anno e i Societari che si terranno asettembre, potrebbe fermarsi tutto. Per il 2015 annodellExpo del ritorno della Notturna non se ne parla. A Mi-lano siamo, il caff si beve amaro, sino allultima goccia.

    Walter Brambilla

    A cuore apertoAnchio hocorso sulle

    stradedi Milano

    La scheda di Arthur KenneyKenney gioc nella Power Memorial High School, nelle cui la mili-tava anche Lew Alcindor (che cambier poi nome in Kareem Abdul-Jabbar). La squadra venne poi eletta tra le pi forti di ogni epoca alivello di high school.Dopo aver giocato in massima serie francese con il Le Mans, venneingaggiato dall'Olimpia Milano guidata da Cesare Rubini. Rimase in

    Italia tre stagioni, riuscendo a vincere la Coppa delle Coppe nel 1971e nel 1972, oltre allo scudetto 1972 e alla Coppa Italia nello stessoanno. In breve seppe distinguersi riuscendo a conquistare la tifoseriamilanese grazie al suo impegno e alle sue doti agonistiche. Uno degliepisodi che lo caratterizzarono maggiormente quello legato allarissa con Zoran Slavnic: durante un incontro di Coppa delle Coppe ilgiocatore jugoslavo tent di colpire il coach Rubini con un calcio al-l'inguine; Kenney cerc di vendicare il proprio allenatore inse-guendo Slavnic no alle tribune, venendo anche colpito damanganellate e dalla reazione dei tifosi rivali.Terminata l'esperienza milanese torn al Le Mans, rimanendovi noal 1975. Fece poi ritorno in Italia disputando una stagione in SerieA2 alla Partenope Napoli Basket. Torn poi negli Stati Uniti e intra-prese la carriera manageriale.Nel 2013 l'Olimpia Milano ha deciso di ritirare ufcialmente la suamaglietta con il numero 18, indossata per l'ultima volta da Nicol

    Melli nella stagione 2012-2013.

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    44+.

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    Sono passati trentanni da quel lon-

    tano maggio 1984 ma come se il

    tempo si fosse fermato. Il piccolo

    paese governato dalle zanzare rima-sto quasi immutato. Certo, ai vecchi

    problemi se ne sono aggiunti altri,

    forse pi gravi, ma luomo partito

    dalla profonda Lomellina per poter

    sopravvivere ritornato, suo mal-

    grado, alle origini. Dopo una vita pas-

    sata a scoprire talenti, avvicinare allo

    sport centinaia di bambini, percorso

    le strade di mezzo emisfero, frequen-

    tato alcuni fra i pi grandi campioni

    del tacco e punta lo abbiamo rivisto

    nuovamente in questo minuscolo vil-

    laggio da dove era partito.

    Siamo a Lomello, profonda campa-

    gna in provincia di Pavia sulle rive

    dellAgogna, noto nel mondo per il

    battistero di San Giovanni a Fontes

    e la Basilica di Santa Maria Mag-

    giore, dove, narra la leggenda, la re-

    gina Teodolinda spos in seconde

    nozze Agilulfo, duca di Torino. Ma

    in queste righe vogliamo occuparci

    di faccende terrene. Ecco perch

    con un balzo di duemila anni, atter-

    riamo nella prima met degli anni

    Ottanta del secolo scorso. Maggio

    1984 dicevamo. Sulle strade di Lo-

    mello si vedono, per la prima volta

    in Italia, marciare alcune donne conindosso una maglia rosso fuoco.

    Sono cinesi. Atlete che si confron-

    tano con lelite della marcia europea

    e italiana. Non era facile, allora, f ar

    uscire dai patri conni uomini e

    donne della terra pi popolosa del

    pianeta. Figurarsi per una sem-

    plice gara di marcia. Ma luomo,

    con la faccia da pescatore greco,

    riusc in quellepica impresa.

    Luomo, Pietro Pastorini, nel marzo

    scorso si ripetuto. Come allora il

    tempo non stato clemente. Tre

    decenni or sono il vento infastid

    notevolmente le marciatrici, il 23

    marzo tutti i partecipanti al Trofeo

    Frigerio hanno dovuto fare i conticon freddo, acqua e vento. Tempe-

    ratura invernale a rovinare la festa.

    Lentusiasmo di Pietro, e di tutti gli

    organizzatori,per ha avuto la

    meglio sulle in-

    temperie.

    Sin dal primo

    mattino si son

    viste frotte di pic-

    coli atleti impe-

    gnati sul

    percorso. Tutto

    lato liscio, senza

    inconvenienti di

    sorta. Natural-

    mente il clou

    della giornata si avuto quando al

    via si sono presentatati i campioni e

    le campionesse. Una prova di soli

    cinque chilometri ma egualmenteentusiasmante, dove i marciatori

    orientali hanno domi-

    nato in lungo e in largo.

    Una piccola rivincita

    covata per trentanni.

    Una immensa soddisfa-

    zione per chi, il vecchio

    e indomabile Pietro,

    non si mai stancato di

    mettere in primo piano

    la vecchia passione che

    da sempre lo divora: la

    marcia, sia essa prati-

    cata da olimpionici,

    campioni mondiali o

    semplici appassionati e

    piccoli atleti in erba.

    Dap

    Uomini ( 5): 1. W#+ !(C+/#) 20:23, 2. C#+ "'+/(C+/#) 21:06, 3. "*'/ W#/(C+/#) 21:07, 4. C+/+(US S%#/8%+#') 22:09,5. F##/ (C+/#)22:59, 6. S' P#%

    (US M+#/'') 22:59. Donne ( 5): 1H/ L+ (C+/#) 22:10, 2. !'#/ J+ (C+/#)22:10, 3. F'&'+%# C+#88+ (A. B'#)22:34, 4. L. P+ (S+88'#) 22:39, 5. G+-/ (F+#' A88') 23:54.

    Dopo anni di sonno critico (quanti?

    Quindici, venti?) il mondo dello sportsi accorge, anche ai massimi livelli,

    del livello (bassissimo) in cui piom-

    bata latletica italiana. Lo ha fatto,

    per esempio, Giovanni Malag, il

    sempre sorprendente neo-presidente

    del Coni, il signore che, grazie a un

    magnico programma di rilancio e di

    riforme che affascin i presidenti fe-

    derali, convincendo un pugno di loro

    a cambiare idea allultimo momento,

    batt nella corsa a Palazzo H il navi-

    gato ma prudente Pagnozzi. Bene: in

    unintervista alla Gazzetta (13 marzo

    2014, in occasione del suo primo

    anno da presidente), Malag ha spa-rato a zero su calcio e atletica. Sul

    primo: . Sullatletica: . Il riferimento ai Mondiali in-

    door di Sopor apparso evidente:

    zero medaglie e quarantesimo posto

    nella classica per Nazioni, peggiorpiazzamento di sempre. Cos il presi-

    dentissimo. Sorvoliamo sul calcio: il

    nostro pensiero quello di milioni di

    italiani appassionati di pallone, ma

    non fanatici al punto da non capire

    quanto la monocultura sportiva abbia

    fatto male al sistema sportivo nazio-

    nale. Sullatletica, invece, ci sentiamo

    di dare un caloroso benvenuto a Ma-

    lag nel club degli scettici, di coloro

    cio che, negli ultimi decenni, hanno

    assistito con angoscia e rabbia al pro-

    gressivo disfacimento del movimento

    azzurro. Non si tratta

    di dar colpe o asse-gnare voti: per vero

    che le ultime gestioni

    Fidal, da Gola a Giomi

    passando anche per il

    grande Franco Arese, non

    sono riuscite a tenere alto il li-

    vello competitivo dellatletica ita-

    liana. Scoppole memorabili sono

    arrivate dalle principali manifesta-

    zioni internazionali, ma quel che

    conta che, contemporaneamente

    alla sparizione dellItalia dai meda-

    glieri importanti, la nostra atletica ha

    tristemente perso la sua base tec-

    nica. Affondano le vocazioni, e altronon pu accadere in un sistema che,

    a differenza degli anni doro, ha

    perso interesse per la formazione dei

    tecnici che dovrebbero seguire i gio-

    vani aspiranti campioni. Se i maestri

    non ci sono, come possono esistere

    allievi buoni? Capitolo impianti: man-

    cano, e va bene. Da anni lItalia co-

    struisce strutture sportive

    usa-e-getta, vedi Mondiali di calcio o

    nuoto (vero Malag?), dimenticando

    che le discipline sportive hanno biso-

    gno di habitat particolari. Se a Mi-

    lano, per esempio, lArena chiude perrimediare alle devastazioni provocate

    dallutilizzo massiccio e incontrollato,

    dove vanno ad allenarsi i velocisti e i

    mezzofondisti? Reparto scuola:

    basta, Malag, con la storiella del

    rapporto da reinventare, di basi

    nuove per una pi stretta collabora-

    zione, di incontri con il ministro di

    turno per riallacciare i temi dello

    sport a quelli delleducazione di base.

    Basta. Pi che parole, servono fatti.

    E i fatti dicono che il magnico Coni,

    al quale sia detto senza ironia -

    lItalia sportiva deve moltissimo, sta

    diventando sempre pi un ente stac-

    cato dalla realt sociale, arroccato su

    posizioni difensive, incerto nei movi-

    menti anche quando si tratta di far

    chiarezza su situazioni che lo riguar-

    dano, o almeno lo sorano. Vogliamoparlare, stando sempre nellorticello

    dellatletica, del ruolo ormai prepon-

    derante delle societ militari, ormai

    diventate dei comodi pensionati per

    atleti stipendiati ma con sempre

    meno stimoli? Discorso vecchio, si

    dir. Per mai arrivato a una chiara

    denizione. Insomma, se Malag si

    lamenta dellatletica, fa bene. Ma

    non si fermi l. Intervenga, cambi,

    muova le mani non avendo paura di

    sporcarsele, faccia pressione, non si

    accontenti delle scuse (e degli alibi)

    dei suoi presidenti federali. Il Giomi, che viene da unespe-

    rienza pluriennale sul campo, ha

    ereditato una situazione pessima,

    ma accettando di diventare il presi-

    dente dellatletica si assunto

    anche la responsabilit di provare a

    cambiare la tendenza. Per ora non ci

    sta riuscendo. LOlimpiade di Rio si

    annuncia come un bagno di sangue.

    Siamo rassegnati a guardare oltre. Ma

    anche preoccupati, per lassenza di

    idee, progetti e speranze di rilancio.

    Claudio Colombo

    Amarorisveglio

    G+06#//+ M##)9, 12'3+&'/4' C0/+

    La Cina vicinaLomello, 23 marzo - 45 Trofeo Frigerio

    S012#: + %+/'3' !5, 6+/%+402' # L0'0.S0440: 5/ )25110 &+ )+06#/+ #4'4+,(Photo Gi).

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    Se c' qualcuno che, seguendo con impegno l'atletica,

    non ha mai sentito il nome di Nicole Svetlana Reina ar-

    rossisca e, se ne ha l'ardire, alzi la mano. Per chi invecel'atletica la segue cos cos, allora ecco un suo ritrattino.

    Nicole nasce il 25 settembre 1997 in Ucraina, a Merefa,

    localit di circa 25.000 abitanti sita nella provincia della

    grande citt di Kharkiv. Ha cinque fratelli. A cinque anni

    viene adottata dai coniugi lombardi Angelo Reina e Nuc-

    cia Ghezzi i due hanno gi adottato un'altra bambina

    ucraina nata nel '96, Anna Chiara, lanciatrice di giavel-

    lotto e si stabilisce in Ita-

    lia. Da quel tempo in

    Ucraina tornata una sola

    volta, nel luglio 2013 in oc-

    casione dei Mondiali Under

    18 di Donetsk. Riguardo le

    gravi vicende ucraine di

    questi ultimi tempi, Svetlanadice che E' un bel casino,

    un problema che non sar

    facile risolvere.

    La ragazzina, occhi azzurri,

    capelli biondi, 1,62 d'altezza

    per 45 kg, si dimostra un

    tipo deciso e spigliato. A

    dieci anni fa qualche gara di

    corsa e da quel momento si

    appassiona all'atletica tanto

    da farne in seguito una ra-

    gione di vita. In quegli anni

    gioca a calcio, a basket,

    nuota, iperattiva. Ancoraoggi il calcio il suo secondo

    sport preferito: non fa par-

    tite, ma gioca volentieri con

    amici occasionali arrivando

    anche a pi di cento palleggi

    consecutivi. Riesce bene in

    tutto, ma particolarmente

    nelle corse di atletica.

    Risiedendo a Novate Mila-

    nese, nel 2007 si iscrive al-

    l'Atletica Novese dove,

    allenata da Alberto Meroni,

    resta sino al 2012. Nelle cate-

    gorie ragazze e cadette, impone un dominio assoluto sta-

    bilendo le migliori prestazioni italiane di categoria con

    tanto di titolo tricolore nei 2000 piani e nella campestre.Chiaro che, stando cos le cose, Svetlana ha tutte le possi-

    bilit di puntare a un'atletica di assoluto valore.

    Si d il caso che a poche centinaia di metri da lei abiti

    un certo Giorgio Rondelli. Figuriamoci se un allenatore

    del genere ha allenato decine di grandi atleti tra i quali

    Gaetano Erba, Alberto Cova, Francesco Panetta non

    intuisce il talento della biondina e guriamoci se alla ra-

    gazza non giunge la fama di

    Rondelli. Affare presto

    fatto: nel 2013 Svetlana

    passa al Cus Pro Patria e

    Giorgio diventa il suo alle-

    natore. I successi, e che

    successi, non tardano ad ar-

    rivare anche nella categoriaallievi. Uno per tutti: a ne

    luglio 2013 vince il titolo ita-

    liano assoluto nei 3000 siepi

    col tempo di 10'1389 col

    quale lei solo allieva! - si

    piazza al 10 posto nella

    graduatoria italiana assoluta

    all-time. Con questo titolo

    diventa la campionessa na-

    zionale pi giovane di sem-

    pre.

    Svetlana frequenta il se-

    condo anno di Agraria

    presso l'Istituto Pareto diNovate. Si sposta con l'auto-

    bus o spesso va e torna a

    piedi (40' tra andata e ri-

    torno). Il protto, dice, di-

    screto, anche se la difcolt

    dello studio qualche volta la

    manda in crisi.

    Detto che attualmente gio-

    stra dai 1500 ai 10.000,

    dalle siepi specialit da lei

    di gran lunga prediletta

    alle campestri, Nicole nutre

    una gran stima verso Ron-

    delli, sia dal lato tecnico che da quello

    umano. E' un allenatore dice che

    mi mette a mio completo agio, ride,

    scherza, sempre presente, sempre

    disponibile con tutti e non vero,

    come ho sentito dire, che ammazza gli

    atleti. Se devo trovargli un piccolo di-

    fetto che spesso mi dice: e poi all'

    indomani mi fa fare tutt'altra cosa. Ma

    a me va bene lo stesso e mi adeguo

    senza problemi.

    La portacolori del Cus Pro Patria si al-lena cinque o sei volte la settimana

    con una sola seduta giornaliera. Per la

    stagione in corso punta, tra l'altro, ai

    Campionati Italiani e alle Olimpiadi

    Giovanili di Nanchino (Cina). Se tutto

    proceder come da progetto, do-

    vrebbe cimentarsi nelle siepi. Ed

    proprio in questa specialit

    che tanto lei quanto Ron-

    delli mettono nel mirino

    l'Olimpiade 2016 di Rio de

    Janeiro. E questo la dice

    lunga su entrambi i perso-

    naggi.

    Tra gli atleti in attivit am-mira Margherita Magnani, Giulia Viola

    ed Elisa Cova. Ha conosciuto Alberto

    Cova e Gaetano Erba e ne rimasta

    affascinata. Tra le avversarie pi peri-

    colose mette Angelica Olmo e France-

    sca Tommasi.

    La maggior gioia dall'atletica? La vit-

    toria nei 3000 siepi che le ha dato il ti-

    tolo italiano assoluto. La maggior

    delusione? Il 5 posto ai Mondiali di

    Donetsk dove puntava al podio (fu 5a

    nei 2000 siepi, preceduta solo da due

    keniane e da due etiopi).

    Svetlana simpatizza per l'Inter; ama lapastasciutta, il carpaccio ed una di-

    voratrice di banane. E' stata ferma

    per due mesi (dicembre 2013/gennaio 2014) per un'in-

    ammazione al ginocchio sinistro; grande stato il suo

    disappunto per non poter cos partecipare agli Europei

    di cross di Belgrado. Quando tornata a gareggiare, il

    23 febbraio giunta 5a sui 3000 indoor ad Ancona con

    un tempo di 9'3289 che migliorava di ben 16 secondi il

    suo personale/allieve, migliore anche del primato junio-

    res! Poi, il 9 marzo, agli Italiani di cross di Nove (Vi) vin-

    ceva il titolo italiano dopo aver pilotato il giorno prima

    alla vittoria nelle staffette a quattro il suo Club.

    Il suo ragazzo Claudio Grasso, un buon mezzofondista

    17enne che risiede in Sicilia e che allenato, lui pure,

    da Rondelli. Claudio due anni fa l'ha vista in gara in tele-

    visione e ha preso subito contatto con lei tramite Face-

    book. Data la distanza non si vedono spesso, ma A me

    sta bene lo stesso dice Nicole cos non ci oppri-

    miamo.

    Questo il ritrattino dell'allieva Nicole Svetlana Reina.

    Siamo duciosi che in futuro molti altri pittori, intesi

    come media, le faranno tanti altri ritratti ben pi cele-

    brativi di questo.

    Ennio Buongiovanni

    Obiettivo Rio 2016

    20131500 4'2358

    3000 9'3751

    5000 16'5385

    2000 siepi 6'4070

    3000 siepi 10'1389

    10 km su strada 36'2250

    2014

    3000 indoor 9'3289

    Titolo italiano di cross

    Titoli italiani:

    2000 siepi

    3000 piani

    10 km su strada

    Cross

    Assoluto 3000 siepi

    I numeri di Nicole Svetlana Reina

    Alla scoperta di un giovane talento

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