Rassegna stampa - comune.anzoladellemilia.bo.it · Anton.acci nel brano Sognami'), «Siamo contenti...

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Ufficio stampa

Rassegna stampasabato 31 marzo 2012

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Il Resto del Carlino Bologna

Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

QS: Canoa Polo Trofeo Enel e Coppa Italia, lo show è servito Due giorni ad Anzola con quarantacinqueclub31/03/12 Sport 3

San Giovanni e Terre d'Acqua:«Attraversare? Pericoloso comei n autostrada»31/03/12 Cronaca 4

San Giovanni e Terre d'Acqua:Un club per assaporare il caldo ritmo del jazz31/03/12 Cultura e turismo 7

San Giovanni e Terre d'Acqua: «Così otto pioneri andarono a canestro»31/03/12 Sport 9

San Giovanni e Terre d'Acqua:Coppeta e Gus: in campo un’accoppiata vincente31/03/12 Sport 10

San Giovanni e Terre d'Acqua: LE ATTIVITÀ Tutti gli appuntamenti imperdibili Cene sociali e tornei: cen’è per tutti i gusti31/03/12 Sport 11

San Giovanni e Terre d'Acqua: La Madonna che non c’è più31/03/12 Cultura e turismo 12

Crediti, si parte dallo Stato31/03/12 Pubblica amministrazione 13

Più oneri per l'appaltatore31/03/12 Pubblica amministrazione 14

La confusione peserà sul debutto dell'imposta31/03/12 Pubblica amministrazione 15

Per più di 200 Comuni il fondo statale è sottozero31/03/12 Pubblica amministrazione 16

L'acconto per l'Imu diventerà un rebus31/03/12 Pubblica amministrazione 17

Enti locali e revisori, istanze entro il 4 aprile31/03/12 Pubblica amministrazione 20

I dati sulle elezioni nella Pa31/03/12 Pubblica amministrazione 21

Stangatina Irpef regionale I campani pagano più di tutti31/03/12 Pubblica amministrazione 22

Corruzione, la 231 modello per la pa31/03/12 Pubblica amministrazione 23

Appalti al sicuro31/03/12 Pubblica amministrazione 24

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press unE il Resto del Carlino

31/03/2012

Bologna

Canca PW Trofeo Enet e Coppa Italia, show è servito Due giorni ad Anzola con quarantacinque ctub

Anzota

QUARANTAC1NQUE squadre per un totale di oltre trecen-to atleti di livello nazionale e internazionale. E i<trofco internazionale Enel e la Coppa Italia di canoa polo orga-nizzato proprio dal Canoa Club Bologna, la società che ha cresciuto il campione del mondo del 2006 Stefano Ci-pressi e che ora sta puntando forte sulla coppia Pietro Carnporesi e Niccolò Ferrari. Oggi e domani l'appuntamento è ai laghetti del ristoran-te «Il Pescatore», in via Lunga 20,/b ad Anzola Emilia. Non solo sport perché la kermesseúanchei<prntestm per parlare di sviluppo turistico, energia rinnovabile e tanto divertimento. Le manifestazioni, suddivise in giro-ni, si svolgeranno contemporaneamente su quattro cam-pi da gioco per le diverse categorie, maschile, femminile, under 21 e under 18. Domani, dalle 15,30, le finali della due giorni di canoa polo.

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press unE 31/03/2012

„gon Giovanni "" &Terre d'Acqua

Per Luigi Trombetta ANZOLA DELLEMLA

«MOLTE volte mi fingo zoppo per riuscire ad attraversare la Persiceta-na». Succede anche questo a San Giacomo del Martignone, frazione di Anzola al confine con Persiceto, dove i residenti lamentano la man-canza di attraversainenti pedonali e di semafori a chiamata. «Non sto scherzando dice Gabriele Golli- ni ma ho pensato di ideare que-sta tattica, e cioè di zoppicare, quan-do attraverso questa strada, per non essere investito. E finora mi è andata bene». «Una volta ho crono- metrato continua Diego Cam- po, un altro residente . Ho impie- gato nove minuti e 23 secondi per passare. E dire che ero con mio ni-potino». «E' molto difficile attraver-sare fa eco Antonietta Iacobelli — perché le macchine sfrecciano veloci e di non sempre si fermano per far passare i pedoni». E Arian-na Nicu aggiunge: «In particolare

nelle ore di punta l'attraversanien-to risulta quasi impossibile. In te-ma di mobilità mancano poi gli au-tobus la domenica. Se da qui si vuo-le raggiungere Bologna con un mezzo pubblico non è possibile. E' dire che da più parti si sbandiera FUSO del bus». «Hanno istallato da tempo dice il barista Andrea Reggiani degli autovelox. E ciò scoraggia le forti andature. Anche se le apparecchia-line si trovano più distanti dal pun-to in cui i pedoni abitualmente at-traversano la Persicetana».

Si uniscono alle proteste Daniela Rossi, Gino Bondanelli, Riccardo Cappelletti, Bruna Conti e Corrado Crepuscoli, quesfultimo presiden-te della consulta di frazione. Che rimarca come la vicenda sia un tema particolarmente sentito e da tempo immemore segnalato all'amministrazione comunale. «C'è un progetto della Provincia — afferma Crepuscoli per il quale esprimiamo parere totalmente ne-gativo e di inadeguatezza. Perché le strisce pedonali danno un falso senso di sicurezza. Quasi sempre so-no ignorate e la velocità delle mac- chine nel tratto in questione è co-munque sostenuta per non parlare dei camion. Infine è pericoloso at-traversare su strisce pedonali (a Londra le hanno vietate) con un passeggino o spingendo un anzia-no su una carrozzella». A parere di Crepuscoli il progetto provinciale è particolarmente oneroso. Infatti prevede l'allargamento della carreg-giata con importanti opere stradali ed espropri che presuppongono lunghi tempi di realizzazione e co-sti incerti. «Va inoltre sottolineato

aggiunge il presidente della con-sulta che un passaggio pedonale

con 5 metri di strisce più ulteriori 5 metri di cordoli è di incerta colloca-zione. Vanno tombati i fossi latera-h? E' ormai un concetto condiviso che l'installazione di un impianto semaforico con moderne tecnolo-gie determini molti vantaggi. Un incrocio con semaforo è un incro-ci() dotato di un sistema di control-lo del traffico (Tcs). Il rosso, Farm-cione e il verde controllano Paura-versamento a rotazione. Chiedia-mo che il Comune di Anzola si fic-cia portavoce delle nostre conside-razioni e predisponga presto un in-contro con chi di dovere»,

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Gabriele Gottìnl

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HAN NO DETTO

Per non essere investito ho ideato la tecnica dello zoppo Molte volte mi fingo zoppo per riuscire ad attraversare la Persicetana. Non sto scherzando, ma ho pensato di idea-re questa tattica, e cioè di zoppicare, quando attraverso la strada, proprio per cercare di non essere investito. E finora mi è andata bene

Nove minuti e ventitre secondi prima che qualcuno si fermasse Un giorno non riuscivo ad attraversare. E così mi sono messo a cronometrare. Quella volta ho impiegato nove minuti e 23 secondi per passare. E dire che ero as- sieme a mio nipotina il traffico è davvero molto intenso, Un attraversamento in si-curezza sarebbe molto opportuno

Le strisce? Spesso ignorate danno un senso di falsa sicurezza C'è un progetto della Provincia sul quale esprimiamo parere negativo e di inadegua-tezza. Perché le strisce pedonali danno un falso senso di sicurezza. Quasi sempre so-no ignorate e la velocità delle auto nel trat-to in questione è comunque sostenuta. Infi-ne è pericoloso attraversare su strisce pe-donali con un passeggino

Tanta pazienza e una buona stella per superare questi ostacoli Per passare dall'altra parte della strada, oc-corre armarsi di tanta pazienza e credo si debba godere anche della protezione di una buona stella. Comunque di incidenti gravi qui, per fortuna, :finora non sono mai verificati. Speriamo che continui così, ma non ci si può affidare sempre alla buona sor-te

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Arianna Nicu Andrea Reggiani

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Soppressa La fermata del. bus, ma non dovevano incentivarli? Nelle ore di punta l'attraversamento risulta quasi impossibile. In tema di mobilità da tempo hanno soppresso la fermata degli au-tobus la domenica. Se da qui si vuole rag-giungere Bologna con un mezzo pubblico non è possibile. E dire che da più parti si sbandiera l'uso dei mezzi pubblici

Ci sono due autovelox fissi, ma troppo lontani dai pedoni ci sono due autovelox fissi. Le macchine rallentano ma i rilevatori di velocità sono a una certa distanza dal punto dove i pe-doni attraversano la strada solitamente. Comunque l'attraversamento pedonale è un problema sentito e francamente, vista la situazione, non potrebbe essere altri-menti

Bruna Conti

Trovo antipatico chiedere sempre l'aiuto ai passanti Avendo una certa età per me l'attraversa-mento è più problematico rispetto ad al-tri. E debbo dire che sono in chiara diffi-coltà. Mi risulta poi antipatico chiedere l'aiuto dì qualche passante per poter rag-giungere i negozi che sono dalla parte op-posta da dove abito, basterebbe un impe-gno serio da parte dell'amministrazione

Sino BondaneVi

Qui ci vorrebbe un semaforo: più moderno e senza rischi A Londra le hanno vietate le strisce pedona-li. Ed è ormai un concetto condiviso che l'in-stallazione di un impianto semaforico con moderne tecnologie determini molti vantag-gi. Un incrocio con un impianto semaforico è un incrocio dotato di un sistema dì control-lo del traffico. Perché i colori controllano l'attraversamento a rotazione

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Un club per assaporare il caldo ritmo del jazz Messane! re, BeLardetti

ANZOI. A DE-:11'EMILIA

L'ANZOLA Jazz Club Elengliel. Gualdi non tradisce mai. La con-fraternita di appassionati di musi-ca, che da sette anni organizza concerti, eventi e reunion di gran-di artisti, ha colpito ancora: lune-dì 19 marzo è andato in scena un concerto speciale, il Crazy Jazz Quartet è salito sul palco della bi-blioteca comunale per ricordare Marco Biagi, il giuslavorista assas-sinato dalle Nuove Brigate Rosse esattamente dieci anni fa. Non c'era il pubblico delle grandi ocra-

IL CONCERTO IL Crazy Jazz Quartet ha suonato per ricordare it giuslavorista Marco Biagi

sioni, ma un parterre di intendito-ri, che ha apprezzato ogni passag-gio di palla tra l'inossidabile vi-brafonista e pianista Annibale Modoni (capace di suonare con Chet Baker, Renzo Arbore e Pupi Avati) e il virtuoso Giampiero Martirani (chitarrista di Biagio Anton.acci nel brano Sognami'), «Siamo contenti di venire a suo-

nare ad Anzola, qui la gente ci ascolta attentamente e non siamo semplicemente un sottofondo», diceva la band, composta anche dal contrabbassista Felice Del Gaudio e dal batterista Marcello Molinari, prima di cominciare lo show aperto con un discorso del sindaco di Anzola, Loris Rapa.

OUESTA iniziativa di successo è solo l'ultima idea dell'Anzola Jazz Club del presidente Gabriele Molinari. «Tutto iniziò nel 2005 quando Andrea Navarrini, anzo-lese e primo presidente del club, incontrò il sindaco Roba e barlò

dell'idea di portare ad Anzola il jazz — ricorda Gabriele Molinari —. Così, con l'appoggio dell'am-ministrazione e della Pro Loco, iniziarono i nostri concerti. In uno dei primi live suonò Hen-ghel Gualdi, uno dei più grandi clarinetti jazz. Gualdi, ottanten-ne, morì di lì a pochi mesi e quan-do decidemmo di costituirci co-me jazz club pensammo subito di dedicarlo a lui. Abbiamo iniziato in dodici appassionati e ora sia-mo circa ottanta soci».

DA SETTE anni si susseguono ap- puntamenti (il prossimo il 2 apri-

L,s; TRiÀ Tutto inziò neL 1985 E in uno dei primi Uve suonò proprio Gualdi

le con Arcobaleno's Clarinets Or-chestra composta da 23 elementi) mensili da ottobre a giugno e, in estate, l'Anzola jazz Festiva'. Oltre ottanta concerti per il pub-blico bolognese e di provincia, con spettatori sempre entusiasti: «La nostra costanza è stata pre-miata dalla presenza sul palco di artisti internazionali come Dan

Kinzelman, venuto dalla Finlan-dia per uno dei nostri concerti, e gruppi statunitensi come George Colligan Trio, il grande pianista George Cables e la cantante e pianista Dena De Rose». E conclude: «La scorsa stagio-ne ci ha riservato un grande regalo: è uscito 'The Mask', un cd della Caligola Ree° 37- ds inciso nella biblioteca De A micis. Nel disco suonano Andrea Ferrario Quartet, con brani originali, avvalen- dosi della presentazione di due musicisti italiani fra i migliori a livello internazionale: Paolo Fre-su e Piero Odorici».

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NOTE Sopra Tullio De Piscopo

SOUND Sotto Massimo Manzi, nel tondo a sinistra tre elementi

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MELODIA Nel tondo Dana Derose e sopra Marco Tamburini

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BASKET La palla a spicchi dell'Anzola iniziò a rimbalzare nel '69

«Così otto pioneri andarono a canestro»

Atessandro Betardetti ANZOLA DELL'EMILIA

LA PALLA a spicchi ad Anzola co-mincia a rimbalzare il 23 dicem-bre 1969. In quel preciso giorno di 43 anni fa otto pionieri della palla-canestro (Werther Masina, presi-dente da allora ad oggi, Sergio Tor-ri, il primo allenatore, Bruno Sar-ti, Santo Crucitti, Massimo Bar-bieri, Giancarlo Legnani, Giorgio Moris i e Vincenzo Marchesini) fondarono la società, denominata proprio Anzola Basket, «Aveva-mo la squadra senior più una deci- na di giovani cestisti racconta il dirigente Mirco Carboni , Giocavamo nel campo all'aperto della piazza principale, visto che il terreno di gioco della palestra non era omologato, e quando nevicava dovevamo spalare. Mi ricordo che, per fair passare l'attesa dell'ini-zio della partita, i giocatori aspetta-vano in macchina. Nel 1975 abbia-mo creato il gruppo femminile, an-dato avanti sino a qualche anno fa, poi da un mese abbiamo ripreso ad allenarle. Fino al 1979 abbia-mo disputato le gare praticamente nel playground, poi è stato costrui-to il palazwtto». I punti più alti

mai raggiunti dal basket anzolese sono stati il titolo nazionale nei Giochi della Gioventù nel 1979, la finale persa per la promozione con la prima squadra di B2 nel 2007/08 e la serie C nella metà de-gli anni Ottanta con il team fem-minile. «A Roma abbiamo trionfa-to con le classi di terza media di. Anzola, un'esperienza indimenti-cabile — prosegue il dirigente An-drea Fiorini —. In B2 c'erano gio-catori che avevano fatto la serie A e l'Eurolega come Augusto Binelli e Massimo Ruggeri, più talenti di-versi come il play Bonfiglio e l'ala nata e cresciuta da noi Bortolani. Nella nostra storia, comunque, sia-mo riusciti a conquistare tre titoli, vincendo tre campionati».

LA PROLIFICA storia dell'Anzola Basket è fortemente legata a tre volti noti della pallacanestro italia-na, tre allenatori con un curri-culum davvero di prestigio. Gior-dano Consolini, Giorgio Valli e Luigi Garelli: tutti e tre sono di-ventati coach all'interno del palaz-zeuo di Anzola, spiccando poi il volo verso il successo. «Consolini. aveva la passione per il basket e si presentò in palestra assieme a un giocatore di Bazzano — conclude

il dirigente Marco Lam-bertini . Alla fine degli anni '70 diventò subito al-lenatore delle giova- nili, poi vice in prima squadra e infine capo alle-natore. La Vir-tus lo notò e lo fece diventare un proprio pun-to di riferimen-to. Valli partì come secondo di Consolini e prese il suo po-sto quando Giordano andò in bianconero, poi ci lasciò an-che lui, per la Libertas e dopo in Virtus. Garel-li prese il posto di Valli e vinse un campionato dalla C2 alla Cl. 'Un altro al-lenatore fon-damentale per noi che poi è divenuto cele-bre è France-sco Zucchi-ni».

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LA SFIDA Due nomi che hanno segnato L'era moderna e contemporanea delta società

Coppeta e Gus: in campo un'accoppiata cente

Claudio Coppeta, allenatore che attualmente siede sulla panchina di Novellara ha rivoluzionato il modo di giocare e di pensare, e ('ex mitico virtussino Augusto Binelli ha un solo obiettivo: rientrare nei campionati nazionali

ANZOLA DELL'EMIL1A L'ERA moderna e contemporanea deil'Anzola Basket resta legata al-la figura di Claudio Coppeta, alle-natore professionista che attual-mente siede sulla panchina di No-vellara, impegnata nel campiona-to di Divisione Nazionale C (l'ex CI). Dai primi anni di attività ad oggi il club ha moltiplicato le iscri-zioni arrivando ai circa 120 ragaz- zi con 12 squadre. Molti dei frutti raccolti si devono proprio al con-tributo portato in via Lunga da Coppeta. «Dal suo arrivo nella sta-gione 1995/96 è cambiata la manie-ra di pensare alla pallacanestro analizza Mirco Carboni . Anzo-la è diventato un club con ambizio-ni e un progetto preciso a lungo termine: crescere giocatori tecni-camente pronti per le categorie na-zionali. Lui fu il primo allenatore professionista che entrò nella no-

stra famiglia. Ha portato un siste-ma di reclutamento molto appro-fondito, sviluppato la cura delle competenze tecniche degli allena-tori e immesso schemi di gioco ef-ficaci. Il nostro primo obiettivo ora è quello di aumentare la quali-tà dei ragazzi del settore giovanile. Adesso portiamo avanti anche un piano femminile: dopo Natale ab-biamo riaperto le iscrizioni, notan-do che qui esistono poche attività sportive per le ragazzine».

NELLE ULTIME stagioni sportive la squadra senior non ha ottenuto risultati esaltanti, ma da quest'an-no qualcosa è cambiato. La setti-mana scorsa sono partiti con una vittoria i playoff di C regionale per il team di coach Augusto Binelii (il mitico GUS virtussino: secondo giocatore italiano a sfiorare il so-gno Nba e poi con la magica Kin-der Bologna capace di sollevare al cielo la coppa europea più presti-giosa, l'Eurolega del 1998) e la diri-genza ha un'idea precisa in men-te: «Ci piacerebbe rientrare nel gi-ro dei campionati nazionali». Che tradotto per chi mastica poco di basket significa: sarà dura, ma vo-gliamo vincere il campionato at-traverso i playoff Ripercorrendo all'indietro il recente passato di Anzola, ritornano alla mente i

tempi d'oro della B2 con lo sporg sor Bignami. Poi l'azienda local e ebbe problemi economici e il suo appoggio alle realtà sportive del paese venne meno, levando basi solide sia al basket che al calcio. In seguito è stata allacciata una col-laborazione con Vignola, metten-do in piedi un club con due quar-tieri generali e la prima squadra in serie D. L'ultimo capitolo è, infi-ne, la partnership con, la Salus cercando di integrare due sode-tà in una. Progetto, anche que-sto, che non e durato molto, , per usare un eufemismo. Ora la linea guida è di proseguire con le proprie gambe e punta- re su una struttura sportiva più adatta alle esigenze di un club in costante cresci- ta: «Il palazzetto è utilizza- to alla mattina dalle scuo- le e al pomeriggio, sino a mezzanotte, dal basket. Ogni v,7eekend organiz- ziamo sei gare: abbiamo bisogno di una struttura con due campi per au- mentare le ore di lavo- ro. Questa è una palestra di lusso, ma dobbiamo fare un salto di quali- tà».

Alessandro Bellardettl

UN GIGANTE , f

Augm,ste`Guz' ineiti dopo aver drette- te Itime gare detta acc,rse atagione conia caPd ettenetore detta Salsz Anzo! ...a, è 5i', ducalato Uhead è^aè'èè eletta p,,rna squadra di C raglt3rii3W. GL:s (ex pivat etasse ‘64di 2 "1 metri] ceci bise presentazran i. Net 2507 è arrivato ad Anzola <la giocatore, rliracde neL 2010 e ici 2,, de qui la carriera di alknatare

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att Basket p "bi par r giorno cardine per tutti "ttb , dicembre, in cui viene alt Sctuita cena sociate. Sempre realizzata

" parafa et del patazzetto di via Lunga daanno scorso si svolge nekta W seta polivalente 'Le notti di Cabr

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dì 200 h menti da m0t Viene svolto t

giornate e t0 spal 0 è assotutamento non competano

°attro momento dì aggregazione da non perdere è it Torneo dei bar.

una settimana di fine giugno si puo assistere atte sfide tra tutti i tesserati delt'Anzola Basket,

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UNA ?ERDL:Tw

La Madonna che non c'è più AN ZOLA

L'ORATORIO della Madonna della Neve nella frazione di San Giacomo del Martignone era l'oratorio privato della Villa Mar- tignone, fatta costruire dai conti Zambeccari nel secolo XV e demolita nel 1831. Dell'antico complesso gentilizio sono rima- sti i pilastri che indicavano il portone d'ingresso e la chiesa, fatta costruire nel 1746 per volontà del conte senatore Paolo Zambeccari, sulle rovine dì una costruzione precedente. La prima pietra dell'edificio religioso fu posata, e benedetta, da don Vincenzo Zambeccari, canonico e figlio del conte Paolo. La dedica alla Madonna della Neve trae origine da un'antica leggenda risalente al IV secolo d. C., in cui si narra come papa Liberi() sognò, in piena estate, la Madonna che gli ordinava di erigere una chiesa nel primo luogo in cui avesse trovato la ne- ve. Ciò avvenne nella notte del 5 agosto 352 sul colle Esquili-

no, a Roma, dove oggi sorge la chiesa di Santa Ma- ria Maggiore. Quindi, il giorno 5 ago- sto fu istituito come festa dedicata alla Madonna detta della neve e nel 1558 il pontefice Paolo IV ordinò, addirittura, lo spostamento della festa dedicata a san Domenico anticipandola di un gior- no: dal 5 al 4 agosto. Il culto fu immedia- tamente popolare e originò la Confrater-nita di Santa Maria della Neve. A San Giacomo del Martignone il 5 agosto era grande festa, ma l'abbandono della villa da parte degli Zambeccari fece poi cessare questa tradizione religiosa.

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A sinistra stemma dei principi Lambertini e, a fianco, particolare dell'interno dell'oratorio

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Fonte: elaborazione Sole 24 Ore su dati della Banca d'Italia

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Crediti, si parte dallo Stato Nella prima fase possibile smobilizzo dei debiti centrali per 17 miliardi

Carmine Fotina ROMA

Partirà probabilmente con la pubblica amministrazione centrale la sperimentazione per sbloccare i crediti delle im-prese. La misura contenuta in un emendamento dei relatori al decreto fiscale prevede, come novità principale, la formula del "pro solvendo" che dovreb-be evitare impatti diretti sui conti pubblici e rendere in qual-che modo più semplice per le banche effettuare anticipazio-ni sulla base di debiti certificati. Ministero dell'Economia, mini-stero dello Sviluppo economi-co, Abi, Banca d'Italia sono al lavoro in una sorta di tavolo permanente per studiare an-che le modalità applicative. Per capire se e in quale misura la novità andrà incontro all e esigenze delle imprese creditri-ci, infatti, sarà determinante de-finire contenuti e tempi dei provvedimenti attuativi.

Al momento si lavora en-

munque per partire con primi anticipi relativi ai debiti della pubblica amministrazione cen-trale, per smobilizzare una tranche di debiti "sicuri" che secondo valutazioni Abi po-trebbe aggirarsi intorno ai 17 miliardi. In una seconda fase si dovrebbe estendere il meccani-smo agli enti locali.

La cessione pro solvendo, che la norma proposta come emendamento al decreto fisca-le consente esplicitamente in al-ternativa alla cessione pro solu-to, ha già ricevuto, sotto l'aspet-to degli effetti finanziari, il via libera della Ragioneria dello Stato. Tuttavia la partita potrà considerarsi davvero chiusa so-

DIRETTIVA UE

Tajani: sulle regole per i pagamenti futuri l'Italia si adegui altrimenti andrà incontro a una procedura di infrazione

lo quando, con i provvedimenti di attuazione, si troverà l'equili-brio giusto tra le esigenze del mondo bancario e quelle delle imprese per le quali, almeno sul-la carta, la soluzione migliore resta quella della cessione pro soluto (in questo caso va garan-titala sola sussistenza e la validi-tà del credito e non, in aggiunta, la solvibilità del debitore cedu-to). Sarebbero allo studio mec-canismi "correttivi". Una delle ipotesi è che per le imprese scat-ti l'ombrello del Fondo di garan-zia per le piccole e medie impre-se coordinato .dallo Sviluppo economico o della Sace che, al-meno per una quota parziale, potrebbero fare da controga-ranti a fronte degli anticipi con-cessi dagli istituti di credito.

Sarà determinante inoltre, come detto, la tempistica. Ogni settimana di ritardo ag-grava il problema del credit crunch e rende ancora più criti-co un problema al quale, senza esito. si è !arrivati a trovare un

rimedio almeno dal 2008 (con il decreto legge185). L'intenzio-ne è stringere, ma l'emenda-mento non stabilisce scadenze per l'adozione dei provvedi-menti attuativi. Il riferimento è a un precedente decreto del ministero dell'Economia sulla certificazione, previsto dalla legge di stabilità 183/2011 ma mai attuato, e a un nuovo decre-to di natura non regolamenta-re dello stesso Mef.

Contemporaneamente si pro-va, finora ancora senza esito, a produrre una mappatura esatta dei debiti della Pubblica ammi-nistrazione centrale e di quella locale, considerando tutte le va-rianti dai Comuni commissaria-ti alle Regioni con piani di rien-tro. Un grande buco nero:perfi-no la Ragioneria dello Stato, fi-nora, non è riuscita a produrre un documento complessivo e l'unica stima resta quella della relazione annuale 2011 di Banca d'Italia (debiti pubblici accumu-lati ner circa 6n miliardi 1_

Anche ieri il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, è tornato a indicare l'urgenza di un intervento ma in modo coerente «con gli obiettivi di finanza pubblica. Perché se il costo del credito e lo spread vanno alle stelle, tut-to il resto è inutile».

A preoccupare il ministero, ma anche in questo caso soprat-tutto la Ragioneria dello Stato, è inoltre la formula stringente con cui la direttiva europea- an-cora da recepire - regola i paga-menti futuri alle imprese (en-tro 3o giorni tra privati e Pa sal-vo deroghe). Ma il vicepresi-dente della Commissione Ue Antonio Tajani avvisa il Gover-no: «La direttiva sui ritardati pa-gamenti è legge europea e l'Ita-lia come gli altri Paesi deve re-cepirla entro marzo 2013. Non è un'opzione. Capisco i problemi di ragioneria, ma se l'Italia non lo farà andrà incontro a una pro-cedura d'infrazione».

D R' P RODJZIONE RISERVATA

Dov'è il debito

Dalle aziende sanitarie locali ai comuni la distribuzione dell'indebitamento della Pa

Totale 62 miliardi

240 giorni I tempi medi Sono di 240 giorni, in pratica otto mesi,i tempi medi d'attesa per le imprese per ottenere il pagamento di un bene, una prestazione o un servizio da parte di una pubblica amministrazione. Bisogna \poi considerare che nelle regioni del Mezzogiorno il termine in questione si allunga ulteriormente (secondo le stime anche oltre iI20 per cento in più rispetto alla media nazionale). Solo per avere un termine di paragone, l'indagine European Payment Index del 2010, in Francia e Germania, le amministrazioni pagano i propri fornitori rispettivamente in 65 e 36 giorni

4% Il «peso» sul Pil L'indebitamento commerciale complessivo delle amministrazioni pubbliche, nel 2010, è stato stimato inoltre il 4 per cento del prodotto interno lordo. Un dato, secondo l'indagine condotta dalla Banca d'Italia su un campione di aziende con almeno 20 addetti, che non ha subito variazioni rispetto all'anno precedente

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Le norme. Come funzionano le cessioni «pro soluto» e «pro solvendo»

Più oneri per l'appaltatore Teresa Farina Guglielmo Saporito

La pubblica amministra-zione che riceve una prestazio-ne, in esecuzione di un appalto di opere, servizi o forniture, è debitrice verso le imprese ese-cutrici.Il debito, e quindi il cre-dito vantato dall'esecutore, può essere ceduto. Se tra priva-ti non è necessario il consenso del debitore alla cessione, per í debiti della Pa si è posto un pro-blema di consenso del debito-re pubblico. La richiesta del consenso della Pa era causata dalla necessità di un accerta-mento della regolare esecuzio-ne dell'opera. Inoltre, occorre-va evitare che l'esecutore dell'opera potesse in malafede chiedere per sé il pagamento di un debito già ceduto ad altri, o evitare che il soggetto appal-tatore cedesse crediti per lavo-ri eseguiti da subappaltatori.

Nel 2008 si sono velocizzati í pagamenti della Pa: su istanza del creditore, le somme dovu-te diventavano oggetto di ces-sioni "pro soluto" a favore di banche o intermediari finan-

ziari.Er.a prevista una certifica-zione, di regioni ed enti locali; sulla qualità del credito, che do-veva risultare certo, liquido ed esigibile. Grazie a tale certifica-zione, l'appaltatore poteva ot-tenere lo smobilizzo del credi-to, ed era anche previsto un procedimento accelerato per ottenore la certificazione.

Questa cessione era "pro so-luto" («come se l'importo fos-se stato già pagato dal debito-re») e quindi l'insolvenza del debitore (ente pubblico) era un rischio a carico del cessiona-rio (soggetto che acquista il credito). L'appaltatore che ce-de un credito pro soluto non ga-rantisce solo che il debitore (ente pubblico) è solvibile, ma soprattutto la veritas nominis (veridicità del titolo), cioè l'ef-fettiva esistenza del credito al momento della cessione. Con il Codice degli appalti pubbli-ci, l'amministrazione debitrice può opporre al cessionario (soggetto cui l'appaltatore ha ceduto il credito) tutte le circo-stanze che la Pa avrebbe potu-to opporre al cedente: ad esem-

pio la richiesta di una somma di danaro per rimediare a un vi-zio emerso nell'esecuzione dell'opera. L'emendamento che sarà votato i1 2 aprile con-sente di estendere le responsa-bilità del creditore cedente, ammettendo la cessione del credito che può essere sia "pro soluto" (come se fosse già sta-to incassato), sia "pro solven-do" (con l'auspicio che sia in-cassato). Con la cessione pro solvendo, il cedente (l'impre-sa) è liberata verso il cessiona-rio (che ha acquistato il credi-to) solo se e quando il cessiona-rio stesso avrà effettivamente riscosso il pagamento dalla Pa. Ciò appesantisce la posizione dell'appaltatore, non tanto per-ché esprime una sfiducia nei confronti delia solvibilità del debitore ceduto (che è una Pa), ma soprattutto perché mantiene vincolato l'appaltato-re, nonliberandolo verso il ces-sionario (cui ha ceduto il credi-to) finché il cessionario stesso non abbia riscosso quanto do-vutogli dall'amministrazione.

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RI ■ rapplcrtore

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L'ANALISI

Saverio Fossati

La con úsione peserà sul debutto dell'imposta

uesti dodici miliardi in più ce li ricorderemo a lungo.

Com ' differenza del legislatore alle richieste di rendere l'Imu meno ingiusta o almeno di far capire ai contribuenti quanto pagare in acconto senza rischiare sanzioni.

L'esordio della nuova imposta, dopo gli ultimi sconti-beffa sui fabbricati agricoli e sulle dimore storiche, non poteva essere peggiore. La confusione creata dalla sovrapposizione dell'Imu anticipata con quella a regime e con la disciplina lei è stato un segnale preoccupante ma ciò che colpisce è la serenità con la quale il Governo ha accolto alcune richieste di modifica, lasciate senza esito.

Anzitutto quelle riguardanti gli effetti devastanti dell'applicazione dei nuovi moltiplicatori, che incrementano le sperequazioni già segnalate da anni sui valori catastali: immobili che sul mercato hanno prezzi identici vengono considerati catastalmente in modo molto diverso e l'aumento della base imponibile può essere pesantissimo per alcuni e leggero per altri. Senza contare che un incremento di gettito di tale portata avrebbe dovuto indurre a considerare l'aspetto reddituale dei contribuenti: macché, tutti uguali. Povero e ricco paghino lo stesso, se hanno uguali valori catastali, come se la casa fosse un lusso rinunciabile. Poi c'è la questione affitti: il 4-15% degli italiani vive in locazione, al netto delle famiglie "assistite" nelle case popolari. Ora i proprietari si vedono incrementare il peso

fiscale con importi che rendono del tutto sfavorevole i canoni concordati: quindi questa formula, che interessava circa il 20% dei contratti e permetteva affiti umani sostenuti dall'agevolazione fiscale, scomparirà ben presto. Per gli affitti di mercato, poi, è inevitabile che l'Imu venga scaricata alla prima occasione nel canone. Con la conseguenza che il mercato degli affitti diventi insostenibile per tutte quelle famiglie che lo avevano scelto nell'impossibilità di accedere a un mutuo per l'acquisto. Quindi, o usciranno dal mercato le case affittate (si consideri che quelle sfitte sono incongruamente avvantaggiate dall'Imu) o saranno proprio le famiglie meno abbienti a sopportare il nuovo peso fiscale. E lascia scorati la mancanza di un atto che non sarebbe costato nulla se non una briciola d'impegno in più da parte degli uffici legislativi: una norma di salvaguardia per consentire ai contribuenti di pagare in serenità l'acconto basandosi, per esempio, sulle aliquote stabilite con il Dl 2ot/2mi, in attesa di pagare il saldo con quelle che i Comuni possono decidere entro settembre. Con gli ultimi emendamenti ci si è preoccupati di estendere il periodo nel quale i municipi potranno deliberare in merito, dimenticandosi del fatto che decine di milioni di contribuenti il i8 giugno dovranno pagare l'acconto e, allo stato della normativa, se sbaglieranno per difetto si beccheranno una sanzione. Eppure il problema era stato segnalato da settimane.

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I riflessi sui bilanci locali. Tagli aggiuntivi

Con i correttivi all'Imu arri-va per i sindaci un nuovo taglio al fondo di riequilibrio, e la chiu-sura dei preventivi 2012 appare un rebus di sempre più difficile soluzione.

Nel pacchetto di emenda-menti firmati dai relatori, i Co-muni spuntano la cancellazio-ne della «quota erariale» dell'imposta (il 50%, calcolato ad aliquota ordinaria, che va gi-rato allo Stato) dai loro immobi-li (ma solo nel territorio comu-nale) non utilizzati a fini istitu-zionali, dall'edilizia residenzia-le pubblica e dal mattone delle cooperative a proprietà indivi-sa. L'unico mattone pubblico

colpito dall'Imu, di conseguen-za, resta quello fuori dal territo-rio dell'ente di riferimento, per esempio le sedi di rappresentan-za romane delle Regioni (se di loro proprietà).

La coperta della finanza pub-blica, però, è strettissima, e i sin-daci pagano la soluzione del pro-blema con un nuovo taglio al fondo di riequilibrio: in aggiun-ta alle riduzioni già stabilite con i meccanismi del decreto Salva-Italia (articolo 13, comma 17, del Dl 201/2011), infatti, gli emenda-menti assestano un altro taglio da 235 milioni per i12012 e 164 mi-lioni all'anno per 2013 e 2014.

La novità complica non poco

la partita dei bilanci locali, non solo in termini di sottrazione di risorse. Per scrivere preventivi «veritieri» (come impone la leg-ge), infatti, i sindaci attendono di conoscere la quota di fondo di riequilibrio che sarà loro indiriz-zata nel 2012, e che si intreccia con il gettito stimato dall'Econo-mia per l'Imu del loro territorio. Dopo settimane di calcoli e trat-tative, i decreti con i numeri tan-to attesi da ragionerie e Giunte locali sono arrivati all'ultimo mi-glio, ma devono ora fare i conti con la nuova sforbiciata.

Il quadro non è facile da gesti-*. I provvedimenti elaborati in queste settimane all'Economia,

secondo quanto si apprende, in-dicano che in 209 Comuni il fon-do di riequilibrio è già stato azze-rato, e anzi i sindaci devono met-tere mano al portafoglio per ga-rantire allo Stato quanto chiesto dalle manovre (si tratta di oltre 143 milioni, secondo la Copaff). Alla luce del taglio aggiuntivo, la pattuglia degli enti in "debito" con il bilancio centrale è destina-ta naturalmente a crescere.

Prima di arrivare ai numeri definitivi del gettito Imu, co-munque, occorrer anno mesi, e molti Comuni rischiano brutte sorprese dal rapporto fra le stime e il gettito reale. Per questa ragione il termine per le delibere slitta a fine set-tembre, anche se i preventivi devono essere chiusi entro il 3o giugno. Una "soluzione" che rischia di aprire più di un problema gestionale.

G.Tr. RIPRODUZIONE RISERVATA

Per più di 200 Comuni il fondo statale è «sottozero»

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i lEaceontoyerlINAu diventa un rebus

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I municipi potranno cambiare ['aliquota entro il 30 settembre

L'acconto per l'Imu diventa un rebus Da chiarire come pagare ed evitare sanzioni Saverio Fossati Gianni Trovati

La disciplina dell'Imu si ar-ricchisce di particolari, ma complica ulteriormente il re-bus del primo appuntamento effettivo alla cassa, fissato per il i8 giugno prossimo con il ver-samento dell'acconto (il 16 ca-de di sabato).

È questo il risultato degli emendamenti dei relatori alla legge di conversione del decre-to fiscale (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), che nascono dalla diffi-coltà di avere in tempi brevi un quadro chiaro sui gettiti reali

IL SECONDO FRONTE Per molti immobili detenuti al 1*gennaio sarà necessario presentare una nuova dichiarazione per la fine di luglio

dell'imposta e offrono quindi più tempo ai sindaci per fissare le aliquote definitive. In prati-ca, secondo gli emendamenti le amministrazioni locali po-tranno prendersi fino al 30 set-tembre per decidere le aliquo-te definitive da applicare alle diverse tipologie di immobili; nulla, però, si dice sulle modali-tà di calcolo da seguire per ef-fettuare il versamento dell'ac-conto mettendosi al riparo da eventuali sanzioni riservate a chi paga una prima rata troppo leggera.

Il problema era già emerso dopo che il «Milleproroghe» aveva fatto slittare al 3o giugno i termini per chiudere preventi-vi e regolamenti tributari ma na-turalmente si complica ora che la distanza fra la scadenza per

l'acconto e quella per le aliquo-te definitive si allunga da due settimane a tre mesi e mezzo. Una prima versione del decre-to fiscale aveva deciso di anco-rare i calcoli dell'acconto alle aliquote di riferimento fissate dal decreto «Salva-Italia» (4 per mille per l'abitazione princi-pale e 7,6 per mille per gli altri immobili, con eccezioni per ca-tegorie particolari come i fab-bricati strumentali all'attività agricola) ma nel testo approva-to dal Governo non c'è traccia della previsione. Alla luce dei nuovi emendamenti, la questio-ne si fa ancora più urgente.

I correttivi diffusi nella sera-ta di giovedì, che saranno votati lunedì, si incaricano anche di tornare sugli obblighi dichiara-tivi, resi urgenti dalle tante novi-tà determinate nel passaggio dalla disciplina Ici a quella dell'Imu. La nuova imposta, per esempio, permette di trattare come abitazione principale so-lo un garage, una cantina e una tettoia, mentre l'Ici consentiva una geografia delle pertinenze più generosa, e una stretta anco-ra più drastica arriva per le assi-milazioni.

La nuova regola proposta da-gli emendamenti fissa la prima scadenza al 3o luglio prossimo (quindi, anch'essa, un mese e mezzo dopo i termini dell'ac-conto) per gli immobili già pos-seduti allo scorso i° gennaio e, proprio a causa delle tante novi-tà portate dall'Imu rispetto alla vecchia imposta comunale su-gli immobili, appare destinata a imbarcare un'ampia platea di contribuenti. Sarà comunque un decreto ministeriale, previ-sto dal decreto legislativo sul fe-deralismo dei sindaci (articolo 9, comma 6 del Dlgs 23/20n) ma

I problemi aperti

Il mistero delle aliquote Per i calcoli dell'acconto di giugno occorre conoscere ['aliquota decisa dai Comuni, che però hanno tempo sino a settembre

2 Dichiarazione al 30 luglio Il 30 luglio chi ha variato la propria situazione immobiliare rispetto alle regole Imu dovrà fare una nuova dichiarazione. Come, non si sa

Agricoltura A chi possiedefabbricati strumentali è concesso un acconto di solo il 30% ma in base a quale aliquota va calcolato?

Locazioni senza sconti I Comuni possono ribassare l'aliquota base sino al 4,6 per mille per le abitazioni locate. Ma questa scelta non è stata seguita

Dimore storiche Pagheranno come tutti gli altri i castelli e i palazzi vincolati, con la riduzione del 50%. Rispetto a prima, però, sono migliaia di euro in più

non ancora varato, a stabilire le modalità della dichiarazione, che senza dubbio sarà più ricca di informazioni rispetto alle di-chiarazioni Ici.

Le novità messe nero su bian-co dai relatori al provvedimen-to si occupano poi di alleggeri-re un po' il carico agli agricolto-ri, esentano i fabbricati sopra i mille metri quadrati (per i terre-ni continuano invece a operare le vecchie esenzioni nei Comu-ni collinari e montani), reintro-ducono forme di abbattimento dell'imponibile e tagliando l'ac-conto al 3o% per i terreni. "Sal-vati" dalla quota erariale dell'imposta gli immobili di Iacp e cooperative edilizie a proprietà indivisa, insieme al mattone dei Comuni utilizzato per scopi non istituzionali che per questa via esce del tutto dall'ambito Imu.

Sull'intera partita, però, pe-sano le ristrettezze del bilan-cio pubblico, che per esigenze di copertura lasciano fuori dai correttivi una ricca platea che invece guardava con speranza al passaggio parlamentare. In prima fila cí sono i proprietari di immobili dati in affitto, che nel passaggio all'Imu vanno in-contro a regole che moltiplica-no la vecchia Ici per 2-3 volte quando il canone è di mercato e arrivano a decuplicarla quan-do l'affitto è a canone concor-dato. Il colpo rischia di essere duro per il mercato degli affitti (e letale per i canoni concorda-ti) già frenato dalla crisi econo-mica. Un ritocco, inaspettato, è invece giunto per i proprieta-ri di dimore storiche, che si ve-dono gonfiare l'imponibile e di conseguenza il conto presenta-to dall'Imu.

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SECONDE CASE

Premio imprevisto Gli immobili lasciati sfitti, comunemente chiamate "seconde case", escono vittoriosi dalla lotta con l'Imu. Questo grazie all'assorbimento nella nuova imposta dell'Irpef sui redditi fondiari, che nel caso delle abitazioni non locate e non usate come principali era aumentata di un terzo. Ma non solo: in molti Comuni le seconde case erano penalizzate con l'aliquota ordinaria (spesso del 6-7 per

mille) o addirittura con un'aliquota speciale ancora più elevata. Risultato: con l'introduzione dell'Imu è sparita l'Irpef sui redditi fondiari ma anche tutte le aliquote penalizzanti, quindi, alsaldo, in molti casi, la differenza tra Ici e Imu per questa tipologia immobiliare è negativa osi riduce a pochi euro, anche nelle grandi città. Su una casa media sfitta di 100 metri quadrati, a Bari, si risparmiano 12 euro, a Roma 18

FABBRI ATI RURALI STRUMENTALI

Sconto beffa 112012 è un annus horribilis pergli agricoltori: per la prima volta dopo tanti anni pagheranno un'imposta sugli edifici adibiti al ricovero degli attrezzi, dei macchinari o degli animali o allo stoccaggio dei prodotti. I «fabbricati strumentali», insomma, che sinora erano esenti (come peraltro le abitazioni) in quanto adibiti all'attività agricola, sono ora assoggettati a ll'Imu. Va detto che l'aliquota è del 2 per mille, che i

Comuni possono abbassare all'1 per mitre. L'unica concessione in più fatta dal Governo è contenuta negli emendamenti presentati giovedì dal relatore del provvvedi mento, che prevedono un acconto ridotto al 30% (ma restano i dubbi sui conti esposti nell'articolo qui a fianco) e un'esenzione totale peri fabbricati strumentali sopra i 1000 metri di altitudine. Questa è una vera beffa perché sopra i 1000 metri sono ben poche le aziende agricole in Italia

TERRENI AGRICOLI

Poche modifiche I terreni agricoli pagheranno l'Imu con regole quasi uguali a quelle dell'Ici: sono state fatte salve quasi tutte le agevolazioni già presenti ma, naturalmente, sono cambiati i moltiplicatori del reddito dominicale (da 75 a 135 e 110, quindi il pesofiscale salirà. Erano già state confermate le vaste zone di esenzione che comprendono i territori comunali montani e collinari (circa 6mila su oltre 8mila). Negli emendamenti presentati

giovedì dal relatore della legge di conversione (quindi di fatto emendamenti governativi) sono state reintrodottele percentuali dal 25% al 70% di riduzione dell'imposta pergli «imprenditori agricoli professionali». Penalizzati, invece, gli altri proprietari di terreni: non godranno più dell'esenzione in caso di terreni incolti e calcoleranno la base imponibile con il moltiplicatore 135 (era 130 prima dell'emendamento) mentre ai «professionali» spetta il110

CASE POPOLARI

Il sollievo di Comuni ed ex Iacp Con gli emendamenti introdotti dal relatore del Ddl di conversione in legge del 0116/2012 sono state accolte in parte le istanze degli enti locali: le "case popolari" (prima degli ex Iacp, oggi di proprietà delle aziende regionali per l'edilizia residenziale), quelle che compongono il demanio dei Comuni e quelle in diritto di superficie su terreni comunali (in genere sono di cooperative

a proprietà indivisa) non dovranno dare allo Stato la quota dell'Imu di competenza, pari al 50 percento. In sostanza, si tratta della riduzione a metà dell'imposta. Si tratta di un patrimonio cospicuo (solo le unità immobiliari ex Iacp e di coop a proprietà indivisa sono circa 750mila), prima interamente esente dall'Ici. L'agevolazione costerà all'Erario statale circa 367 milioni di euro

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il:amto yer hmu diventa un rebus

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Il Sole12

EDIFICI STORICO-ARTISTI

Castelli e palazzi sotto le tasse Il patrimonio storico artistico non è più privilegiato: l'Imu cade come una mannaia su valori immobiliari più che cospicui ma che sinora, per il fisco, erano considerati alla stregua di immobili ultrapopolari (la base imponibile era determinata con le tariffe d'estimo più basse presenti nel Comune). Può sembrare un'ingiustizia ma considerando quanto sono chiamati a pagare i proprietari (spesso impoveriti) delle dimore

storiche per le manutenzioni e il peso dei vincoli imposti dalle soprintendenze, la quasi-esenzione di cui godevano (di fatto un decimo o anche meno del dovuto) rendeva tutto più sopportabile. Non solo: il beneficio riguardava tutte le imposte, dall'Irpef al Registro, anche in caso di locazione. Ora, con l'emendamento presentato giovedì del relatore, l'Imu sarà dimezzata ma la base imponibile tornerà a essere "reale", cioè pesantissima

ABITAZIONE PRINCIPALE

Trattamento speciale Certo l'esenzione era un altro discorso. Per le abitazioni principali le norme sull'Imu provvisoria prevedono un'aliquota differenziata del 4 per mille, che i Comuni possono abbassare o alzare di due punti (di fatto, quindi, dal2 al 6 per mille) e e due tipi di detrazione. Una, di 200 euro, spetta indiscriminatamente su tutti i fabbricati adibiti ad abitazione principale. L'altra è legata alla presenza in casa, come residente,

di figli di età sino a 26 anni e consiste in 50 euro per ogni figlio con un massimo di 300, quindi può riguardare famiglie con al massimo sei figli. Rimane comunque da chiarire la questione dell'età, nel senso che non si capisce se i 26 anni non debbano essere superati (cioè diventare 27) alla data del16 giugno (acconto) oppure all'inizio del periodo d'imposta (1° gennaio) o alla sua fine (31 dicembre). Invece è stato chiarito che il beneficio spetta anche se il figlio non è a carico

'AFFITTO

Penalizzato La politica governativa sull'affitto non poteva essere più penalizzante. Nella versione definitiva dell'Imu anticipata è prevista solo un'aliquota agevolata (sino al 4,6 per mille) a discrezione dei Comuni, i quali, data la situazione, owiamente non la stanno deliberando. La scomparsa dell'Irpefsui redditi da fabbricati non è un vantaggio, dato che i proprietari pagavano e continuano a pagare l'Irpef (o la

cedolare secca) sui canoni. Pesa invece molto la cancellazione delle aliquote agevolate sui canoni concordati (ma in alcuni casi anche su quelli di mercato) che moltissimi Comuni avevano adottato, rendendo appetibili anche peri proprietari queste soluzioni ad affitto ridotto. Oggi tutto questo è sparito ma il rischio (o la certezza) è che al primo rinnovo contrattuale i costi dell'Imu vengano scaricati sull'inquilino aumentando i canoni

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Commercialisti

Enti locali e revisori, istanze entro il 4 aprile Giorgio Costa MILANO

' ,,9k1k Gli iscritti all'Ordine dei dottori commercialisti e de-gli esperti contabili che non abbiano ancora presentato la domanda a svolgere la funzio-ne di revisore economico-fi-nanziario negli enti locali, devono farlo entro il prossi-mo 4 aprile. La domanda va inviata a un qualsiasi ente lo-cale segnalando la propria candidatura quale compo-nente dell'organo di revisio-ne per il prossimo rinnovo.

Lo chiarisce il Consiglio nazionale dei Dottori com-mercialisti e degli esperti contabili in una lettera che ie-ri il presidente Claudio Sici-liotti ha inviato ai vertici de-gli ordini provinciali in rela-zione all'applicazione del de-creto n. 23/2012 del ministero dell'Interno in materia di isti-tuzione dell'elenco dei revi-sori negli enti locali.

Premesso che il Consiglio si adopererà per porre rime-dio alle «diverse disposizio-ni criticabili» presenti all'in-terno del decreto, sul fronte dell'applicazione concreta i Dottori commercialisti ricor-dano che, con riferimento ai crediti formativi, nella fase

di prima applicazione del de-creto, è necessario il conse-guimento di almeno 15 credi-ti formativi nel triennio 2009-2011 mentre a regime i crediti formativi annui da conseguire saranno io. Le ma-terie idonee al conseguimen-to dei 3 crediti formativi in contabilità pubblica e gestio-ne finanziaria degli enti terri-toriali sono quelle già previ-ste per la formazione profes-sionale continua del Consi-glio nazionale nelle seguenti macroaree: regione azienda-le è controllo degli enti loca-li, economia delle aziende e delle amministrazioni pub-bliche, diritto amministrati-vo e diritto tributario. Inol-tre, specifica la direttiva del Consiglio nazionale, posso-no essere inclusi sia i crediti formativi maturati a seguito della partecipazione alle as-semblee di approvazione del bilancio degli Ordini sia quel-li frutto di attività particolari in materia di contabilità pub-blica e gestione economica fi-nanziaria degli enti territoria-li previste nel regolamento dell'Ordine sui crediti forma-tivi. L'attestazione dei credi-ti formativi avverrà tramite autocertificazione al momen-to della presentazione della domanda telematica. Spette-rà agli Ordini disporre l'elen-co dei crediti fomativi conse-guiti dagli iscritti tra 2009 e 2011. La data di avvio della procedura dei nuovi revisori sarà resa nota in Gazzetta uf-ficiale e fino a quella data re-sterà in vigore il sistema di nomina previsto dall'artico-lo 234 del Tuel vigente.

O RIPRODUZIONE RISERVA fA

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ettera

I dati sulle elezioni nella Pa

In relazione all'articolo apparso sul Sole 24 Ore di ieri ritengo doveroso

precisare che non corrisponde al vero che ci sia stata una «frana del sistema»: a oggi sono stati acquisiti, attraverso la procedura online, i dati relativi a 18.486 verbali elettorali su un totale di circa 22.850 possibili seggi elettorali (1'8o% del totale). Per quanto attiene agli enti che hanno trasmesso i verbali via Pec o raccomandata (alcune centinaia) va osservato che la stragrande maggioranza ha provveduto anche al caricamento dei dati sul web.

Neppure esiste il rischio che i dati siano stati «inghiottiti dalla piattaforma telematica»: vogliamo rassicurare tutti che i dati sono acquisiti dal sistema ma saranno pubblicati solo dopo aver ottenuto la prescritta certificazione da parte del Comitato paritetico. La nuova procedura consentirà di defmire la rappresentatività sindacale in modo molto più efficiente e veloce rispetto al passato. Nei precedenti 14 anni non si è mai proceduto a eleggere in contemporanea le Rsu per tutti i comparti: occorrevano circa i2 mesi per l'attività di caricamento

dei dati contenuti nei verbali trasmessi cartaceamente. Con la procedura online è stato possibile riunire in un unico appuntamento elettorale il rinnovo di tutte le Rsu e in soli io giorni lavorativi sono stati acquisiti a sistema oltre 18.400 verbali.

Sergio Gasparrini

Presidente Aran

Confermiamo le molte segnalazioni giunte dalle Pa che non sono riuscite a inliare i dati, e i rischi di contenzioso legati alle diffide già inviate all'Aran (G. Tr.)

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Stangatina Irpef regionale I campani pagano più di tutti Aumenti Irpef in busta paga, i contribuenti più tartassa-ti sono i campani. I toscani quelli che pagano meno. A prevedere l'effetto della mini stangata scattata per effetto degli aumenti delle addizionali regionali sono le elaborazioni del dipartimento politiche eco-nomiche della Cgil, anticipate dall'Agi. Se si prende come ri- ferimento un reddito di 35 mila euro, l'esborso complessivo per chi abita in Campania è di 711 euro l'anno. Lombardi e toscani pagano rispettivamente 513 e 431 euro. I contribuenti di Emilia Romagna, Lazio e Sicilia si trovano un ammanco di 606 euro. Meno amara la sorpresa nel Lazio perchè l'aumento rispetto all'anno scorso è di poco più di 10 euro, mentre nelle altre regioni mediamente è di 116 euro. Anche per i redditi pari a 15 mila euro, i campani sono quelli che pagheranno di più (305 euro). Mentre in Lombardia e Toscana l'addizionale regionale, tenendo conto delle aliquote maggiorate dalla manovra Monti e retroattive per il 2011, è di 185 euro annui con un aggravio di 50 euro rispetto al 2010; in Emilia Romagna di 215 euro a fronte dei 165 dell'anno precedente; 260 euro nel Lazio (con un aumento di circa 5 euro rispetto al 2010) e in Sicilia. In Campania si arriva a 305 euro rispetto ai 255 del 2010.

Matteo Rigamonti Riproduzione riservata -

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Congresso Ungdcec: il ddl al centro

Corruzione, la 231 modello per la p.a.

(da l'Aquila) FRANCESCO CERISANO

I modelli anticorruzione delle pubbliche amministrazioni dovranno ricalcare quelli stabiliti dalle legge 231 per

il privato. In tutti gli enti della p.a. ciascun ufficio dovrà mette-re a punto un piano di valuta-zione dei rischi e individuare gli schemi organizzativi più consoni per scongiurare fenomeni di cor-ruzione e concussione. A pagare non saranno solo gli esecutori materiali, ma anche i dirigenti che avrebbero dovuto vigilare e non l'hanno fatto. Al contra-rio chi denuncerà gli episodi di malaffare verrà premiato. Il pacchetto p.a. del ddl anticorru-zione che si appresta a essere integrato con gli emendamenti del ministro della giustizia, Pa-ola Severino, è stato al centro della giornata conclusiva del 50esimo congresso dell'Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili che si è con-cluso ieri a IiAquila. A parlarne, nel corso della tavola rotonda moderata da Calogero Bono, componente della giunta Ung-dcec con delega agli enti locali, è stato Luciano Hinna, docente all'Università di Roma Tor Ver-gata e componente della Civit, la commissione per la valutazio-ne e la trasparenza nella p.a.

Nel ddl che sta per approda-re in commissione alla came-ra sono state recepite tutte le indicazioni contenute nel rap-

porto licenziato a gennaio dal-la commissione Patroni Griffi sulla corruzione nella p.a. (si veda ItaliaOggi del 31/1/2012) e questo, secondo Hinna, costi-tuisce «un significativo passo in avanti verso una totale ac-countability perché è evidente che il miglior modo per rendere innocuo il vampiro della corru-zione è illuminare la gestione degli enti pubblici». Come? Ar-monizzando i sistemi contabili e introducendo la contabilità economico-patrimoniale. Due priorità su cui non si può per-dere altro tempo, anche perché entro fine anno la Commissio-ne Ue imporrà a tutti gli stati membri l'applicazione degli Ip-sas. I commercialisti sono pron-ti e confidano che il cammino verso un sistema contabile che faccia parlare la stessa lingua a tutti i bilanci pubblici non veda ulteriori interruzioni. Senza un'accountability chiara e uni-forme, infatti, non è possibile realizzare quella trasparenza nei confronti dei cittadini che è la base del federalismo fiscale. Ecco allora che la p.a. («finora un po' trascurata dai commer-cialisti», ha ammesso Giosuè Boldrini, consigliere del Cn-dcec con delega agli enti locali) «può diventare il nuovo centro dell'attività dei professionisti che dovranno trasformarsi in veri e propri consulenti a tutto campo dei sindaci».

Ma la vera sfida è prendere

per mano gli enti e accompa-gnarli a realizzare l'armoniz-zazione dei bilanci pubblici. Il lungo iter della riforma ha avu-to inizio con la legge n. 196/2009 e poi, attraverso la delega sul fe-deralismo, ha portato all'appro-vazione del dlgs n. 118/2011 che per gli enti locali ha affiancato alla contabilità finanziaria la contabilità economico-patrimo-niale e ha imposto l'obbligo del bilancio consolidato. L'introdu-zione della contabilità economi-ca diventerà un obbligo per gli enti dal 2014 ma nel frattempo è partita la sperimentazione in 5 regioni, 12 province e 54 co-muni per i quali le nuove regole saranno già operative dall'anno prossimo.

Decreto revisori enti lo-cali. Intanto continua a far di-scutere il decreto del ministero dell'interno (dm 15 febbraio 2012 n. 23) che istituisce l'elen-co dei revisori degli enti locali. Il provvedimento non piace al Cndcec, non tanto per l'estra-zione a sorte che spazzerà via le vecchie logiche delle nomine clientelari (si veda ItaliaOggi di ieri), quanto piuttosto per la previsione di 15 crediti for-mativi nel triennio 2009-2011 per l'iscrizione nell'elenco. Il problema, come evidenziato in un'informativa inviata ieri dal presidente Claudio Siciliot-ti, è che il triennio 2009-2011 non coincide con i trienni a cui fa riferimento il regolamento per la formazione professionale

(2008-2010 e 2011-2013). Moti-vo per cui, scrive Siciliotti, «si rende opportuno che l'ordine disponga in tempi brevi dei dati relativi ai crediti conse-guiti nei singoli anni 2009, 2010 e 2011 da utilizzare in caso di eventuale verifica» da parte del Viminale. Fermo restando, però, che la data di effettivo avvio delle nuove re-gole di nomina sarà resa nota con avviso pubblicato in G. U. (di certo oltre l'estate). E fino a quel momento resta in vigore il sistema di nomina previsto dal Tuel.

La retroattività dei criteri sui crediti formativi è anche alla base del ricorso al Tar contro il dm annunciato dal presidente

Wilma Iaria. «Abbia- mo dato mandato ai nostri lega- li per l'impugnativa e abbiamo scritto al ministro Cancellieri precisando che nel caso in cui vengano rimosse le norme che riguardano la retroattività in- terromperemo l'azione legale».

Critica verso i criteri sui cre- diti formativi contenuti nel dm anche l'Ungdcec. «Anche questa vicenda ci lascia allibiti», si leg- ge in una nota firmata da Bono e Christian Graziani, segreta- rio dell'Unione, «non è accetta- bile a posteriori una norma che penalizza la stragrande mag- gioranza dei colleghi che in fase di prima attuazione si vedranno negata l'iscrizione all'elenco».

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Appalti al sicuro

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La risposta del ministero delle infrastrutture sull'art. 125

Appalti al sicuro Affidamenti diretti fino a 40 mila €

DI ANDREA MASCOLINI

L egittimi gli affidamenti di-retti, senza gara, disposti dalle stazioni appaltanti per incarichi di progetta-

zione, direzione lavori e collaudo di importo fino a 40 mila euro. È quanto precisato dal ministero delle infrastrutture con la risposta del 29 marzo del sottosegretario Guido Improta alla Commissione ambiente della Camera, rispetto a un'interrogazione presentata da Guido Dussin (Lega Nord). Si chiude così una querelle sulla quale anche l'Autorità per la vigi-lanza sui contratti pubblici si era espressa nell'ottobre scorso (pare-re n. 181) derivante dal mancato coordinamento fra due norme. In particolare l'art. 4, comma 15 della legge 106/2011 ha mo-dificato sia l'art. 125, comma 11 del Codice dei contratti pubblici, portando a 40 mila euro la soglia per gli affidamenti fiduciari per servizi e forniture affidate da am-ministrazioni pubbliche, sia l'art. 267, comma 10 del dpr 207/2010 (regolamento del Codice) elimi-nando ilisichiamo alla norma del Codice in materia di affidamenti

diretti, con la conseguenza di ri-tenere ammissibili solo i cottimi fiduciari fino a 20 mila euro.

Si trattava di stabilire se fosse legittimo, alla luce delle modifiche della legge 106, affidare in via fi-duciaria e quindi direttamente, senza confronto informale fra più soggetti, incarichi di servizi di progettazione, direzione lavori e collaudo anche per importi com-presi fra 20 mila e 40 mila euro. Si potevano infatti ritenere illegit-timi tali affidamenti, attribuendo al disposto di cui all'art. 267 del regolamento del Codice un carat-tere di specialità rispetto alla nor-mativa di riferimento (l'art. 125, comma 11 del Codice che fissa a 40 mila euro la soglia per affidare direttamente tutti i servizi), con la conseguenza che sarebbero stati illegittimi gli affidamenti com-presi fra 20 mila e 40 mila euro. Il ministero ha affermato la pre-valenza della norma del Codice (art. 125, comma 11), così come modificata dalla legge 106/2011, su quella del regolamento, in considerazione del carattere non delegificante del dpr 207/2010, che non autorizza quindi in alcun modo un'interpretazione che pos-

sa ritenere prevalente l'art. 267 rispetto alla norma di legge. Il mi-nistero, inoltre, ha affermato che la norma regolamentare, avendo eliminato il richiamo al secondo periodo del comma 11 dell'art. 125 del Codice, deve essere letta nel senso di ritenere applicabile la soglia dei 40 mila euro a tutte le tipologie di servizi e forniture e non, quindi, nel senso di non am-mettere alcun affidamento diretto o soltanto cottimi fiduciari fino a 20 mila euro II ministero ha con-fermato quanto l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, nel parere n. 181 del 20/10/11, aveva affermato ritenendo che la volontà del legislatore sia stata quella di assoggettare l'intero am-bito dei servizi di cui all'art. 252 (Servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria) alla nuova disci-plina prevista dall'art. 125, com-ma 11 e, quindi, alla soglia dei 40 mila euro.

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