Pro.di.gio. n.III giugno 2012

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Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento progetto di giornale BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO III - GIUGNO 2012 - ANNO XIII - LXXII NUMERO PUBBLICATO TELEFONO E FAX 0461 925161 WWW.PRODIGIO.IT Officina Medio Oriente Il dialogo interreligioso dei giovani cresce attraverso la musica, la danza e il teatro pagina 8 Lettera a Mario Monti I malati gravi e i non autosufficienti gravissimi chiedono di VIVERE con dignità pagina 8 Officina Medio Oriente Il Trentino incontra la Terra Santa dal 14 al 20 maggio 2012 Martedì 15 maggio GIOVANI E DIALOGO ore 20.30 Auditorium Santa Chiara – via Santa Croce 67, Trento L’Orchestra Fuoritempo e il Coro del liceo musicale di Trento presentano: LE STRADE MUSICALI DELLA VITA Il Teatro Portland presenta: ABOUT ME – PRIMO STUDIO PER LO SPETTACOLO Regia Michele Ciardulli e Paolo Vicentini Il Teatro di Beresheet LaShalom e l’Ensamble Lauda presentano: LA MUSICA CRESCE INSIEME A TE Regia Angelica E. Calo Livne Alcol e guida visti dai ragazzi La sensibilizzazione di Prodigio sulla sicurezza stradale nelle scuole. pagina 9 QR CODE... cos’è? Da qualche numero inseriamo dei codici per poter accedere rapidamente a dei contenuti su Internet pagina 11 La missione del Centro Socio Educativo ANFFAS di Trento continua... Grazie “Pesce Grazie” L’ iniziativa proposta tempo fa da Maurizio Menestrina, operatore all’Associazione ANFFAS Trentino Onlus al Centro Socio Educativo di via Gramsci, ha riscosso oramai un simpatico successo, tanto che ci ritroviamo qui a distanza di mesi a celebrarne il buon esito con qualche graziosa foto che immortala alcuni volti noti della nostra società, assieme agli oramai conosciuti simboli delle Associazioni ANFFAS e Prodigio. Parlando di queste imma- gini è doveroso ricordare che ogni scatto ed ogni sorriso, non vogliono semplicemente essere lo specchio di una col- laborazione professionale e formale tra i soggetti interes- sati, ma al contrario ognuna di esse è nata dal calore della solidarietà, ed è stata succes- sivamente testimonianza, di un rapporto umano di condi- visione, stabilito anche grazie all’impegno di un lavoro di squadra, di una passione e una forte motivazione. Il “Pesce Grazie”, simpatico portachiavi di legno ricavato da pezzi di scarto, sul cui ven- tre troneggia la scritta “Grazie di cuore”, è nato dall’imma- ginazione e dalla manualità dell’equipe di volontari del Centro di via Gramsci ed in seguito sviluppato grazie al coinvolgimento dei suoi ospi- ti, allo scopo di realizzare una firma personale ed un veicolo capace di raggiungere quante più persone e realtà possibili. Il nostro pesciolino, con la sua fresca e vivace presenza, si propone di ricordare a tutti noi le diverse realtà che formano il nostro territorio e che talvolta rischiamo di dimenticare. La strada di questo simbolo ancora è lun- ga e non si è conclusa, ma di sicuro una volta conosciuto, il piccolo portachiavi conquista il cuore di chi lo tiene in mano. Perciò se siete cu- riosi di sapere come continuerà il viaggio del nostro affezionato pesciolino, non potete assolutamente perdervi il prossimo numero. Viviana Garbari La ricerca al servizio dell’educazione e della riabilitazione A Mondovì il laboratorio “Touch” per l’autismo I l Centro per l’Autismo e Sindrome di Asperger di Mondovì (C.A.S.A.) si arricchisce di un laboratorio con tecnologie “touch” d’avanguardia e diventa un punto di riferimento per il Nord-Ovest d’Ita- lia. Il laboratorio è stato inaugurato venerdì 11 maggio, con l’interven- to del nuovo direttore generale Gianni Bonelli e del presidente della Fon- dazione CRC Ezio Falco. Cuore del laboratorio è un tavolo multitouch con schermo di quaran- tasei pollici e una rispo- sta sino a trentadue toc- chi contemporanei. Ciò permetterà all’operatore sanitario di effettuare at- tività educative e riabilitative contemporanee con uno o più bambini, stimolando attività in piccolo gruppo. Franco Fioretto è direttore della Neuropsichiatria Infantile dell’Asl CN1 per l’Area di Mondovì e Cuneo: “All’autistico bisogna anche visualizzare le azioni quo- tidiane, per aiutarlo ad acquisire una certa autonomia. Questa tecnologia consente anche questo”. Il tavolo ospiterà il software realizzato dal progetto touch for Autism - t4A. Il progetto è attivo grazie alla collaborazione fra Fondazione ASPHI (è intervenuto il presidente Mario Bellomo), ASL CN1, Csp - Innovazione nelle ICT e I.I.S. Vallauri, è cofinanziato da Fondazione CRC, Fondazione CRT, Fondazione Specchio dei tempi ed è sostenuto dalla Regione Piemonte. Ezio Falco: “Continu- iamo a finanziare i di- versi settori, favorendo tuttavia gli interventi di sostegno alla ricerca scien- tifica in campo medico e l’area sociale”. Il direttore dell’Asl Bonelli: “È grazie agli interventi di sponsor e finanziatori che riusciamo, in questi tempi di risorse scarse a mantenere e svi- luppare eccellenze come questa”. “Con quest’applicazio- ne - spiega il responsa- bile del C.A.S.A. Maurizio Arduino - sarà possibile riprodurre sul tavolo virtuale l’organizzazione spaziale di un tavolo riabilitativo reale (le cose da fare a sinistra, quelle in corso al centro e quelle fatte a destra) favorendo il passaggio dal concreto alla sua rappresentazione simbolica. Il tavolo inoltre dialo- gherà con modalità wireless con i tablet degli operatori del Centro e dei pazienti coinvolti nel progetto (oltre quaranta già nella prima fase di avvio, ndr) per favorire comunicazione e apprendimenti dei ragazzi autistici anche a casa e scuola”. Dorotea Maria Guida Un futuro migliore per bambini e ragazzi disabili attraverso lo sport “Bike&Bike” uguali... tranne che per le biciclette B ike&Bike è il nome del progetto sportivo inno- vativo che si propone di realizzare il Velo Club Sommese e voluto fortemente dal Direttore Sportivo Pierino Danese. Bike&Bike è la scuola di ci- clismo per persone disabili e non, di tutte le età nella quale vengono messi a disposizione professionalità, preparazione tecnica ed ausili idonei a tutte le neces- sità. La novità del progetto è rappresentata da fatto che bambini e giovani, disabili e normodotati faranno pratica sportiva insieme - saranno uguali in tutto tranne che per le biciclette - dice fiero Pierino Dainese ideatore del sogno del ciclismo giovanile integrato. La scuola di ciclismo Bike&Bike nasce all’interno del Velo Club Sommese che è un’associazione senza sco- pro di lucro con sede a Somma Lombardo (Varese). Il Gruppo Sportivo dell’associazione è stato fondato nel lontano 1910 ed ha da sempre promosso lo sport del ciclismo giovanile, ragazzi che dai sei ai diciotto anni gareggiano dapprima come categoria giovanissimi, poi esordienti e quindi da allievi e juniores, da quest’anno anche di ciclismo per disabili. Grazie al lavoro svolto dal Velo Clud negli ultimi tre anni per gli atleti della categoria handbike, Somma Lombardo è diventata un punto di riferimento sia per il ciclismo giovanile sia per il ciclismo Paralimpico, con l’aspirazione di creare un centro di addestramento a rilevanza nazionale per portatori di handicap. Bike&Bike permetterà all’infortunato e all’invalido civile di qualsiasi età di provare la disciplina sportiva del ciclismo e valutarne i vari livelli ad esempio amatoriale oppure agonistico Inoltre quanti si avvicinano allo sport avranno anche il supporto tecnico che permetta di effettuare la scelta più appropriata nell’acquisto del mezzo e la garanzia della presenza di tutte le figure professionali (istruttore, preparatore atletico, fisioterapista, medico, ecc) che seguano il soggetto nella preparazione del materiale, nelle prove pratiche e nelle tabelle di allenamento. La cosa della quale andiamo fieri - continua Daine- se - è quello di ricreare un ambiente ideale per svolgere attività sportiva a livello agonistico per coloro che sono fisicamente più motivati e a livello amatoriale per coloro che vogliono ritrovare un metodo per tornare alla vita normale, ad esempio avere il piacere di fare una gita in bicicletta con la famiglia. Il punto di forza di tutto il progetto - con- clude - è poter dare ad un bambino disabile la gioia di andare in bicicletta insieme ai compagni. Scopriamo chi è il padovano Pierino Dai- nese che con tanta foga sostiene il progetto di sport integrato. Sono una persona comune; nel 1998, in un cantiere dove ero titolare ho avuto in’in- fortunio sul lavoro che ha cambiato la mia continua a pagina 10

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Pro.di.gio. è un bimestrale indipendente che da voce al disagio sociale e alla disabilità in tutte le sue forme, promuovendo la partecipazione attiva di tutti.

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progetto di giornale

Bimestrale di informazione dell’associazione prodigio onlus sul mondo del disagio e dell’handicap

pro.di.gio.Numero III - giugNo 2012 - aNNo Xiii - lXXii Numero pubblicato telefoNo e faX 0461 925161 WWW.proDigio.it

Officina Medio OrienteIl dialogo interreligioso dei giovani cresce attraverso la musica, la danza e il teatro

pagina 8

Lettera a Mario MontiI malati gravi e i non autosufficienti gravissimi chiedono di VIVERE con dignità

pagina 8

Provincia autonoma di Trento

Officina Medio OrienteIl Trentino incontra la Terra Santa

dal 14 al 20 maggio 2012

Martedì 15 maggioGIOVANI E DIALOGO

ore 20.30 Auditorium Santa Chiara – via Santa Croce 67, Trento L’Orchestra Fuoritempo e il Coro del liceo musicale di Trento presentano: LE STRADE MUSICALI DELLA VITA

Il Teatro Portland presenta: ABOUT ME – PRIMO STUDIO PER LO SPETTACOLO Regia Michele Ciardulli e Paolo Vicentini

Il Teatro di Beresheet LaShalom e l’Ensamble Lauda presentano: LA MUSICA CRESCE INSIEME A TE Regia Angelica E. Calo Livne Direzione musicale Marina Minkin Consulenza artistica Pablo Ariel

Venerdì 18 maggioore 21.00 Teatro San Marco – via San Bernardino 8, Trento SORELLE D’OLTREMARE Spettacolo di parole e musica da scritti di poetesse arabe contemporanee a cura di Cecilia Gallia con il trio Maram Oriental Ensemble

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Provincia autonoma di Trento

Assessorato alla Solidarietà

Internazionale e alla Convivenza

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Alcol e guida visti dai ragazziLa sensibilizzazione di Prodigio sulla sicurezza stradale nelle scuole.

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QR CODE... cos’è?Da qualche numero inseriamo dei codici per poter accedere rapidamente a dei contenuti su Internet

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La missione del Centro Socio Educativo ANFFAS di Trento continua...

Grazie “Pesce Grazie”

L’iniziativa proposta tempo fa da Maurizio Menestrina, operatore all’Associazione ANFFAS Trentino Onlus al Centro Socio Educativo di via Gramsci, ha riscosso oramai un simpatico successo, tanto che ci

ritroviamo qui a distanza di mesi a celebrarne il buon esito con qualche graziosa foto che immortala alcuni volti noti della nostra società, assieme agli oramai conosciuti simboli delle Associazioni ANFFAS e Prodigio.

Parlando di queste imma-gini è doveroso ricordare che ogni scatto ed ogni sorriso, non vogliono semplicemente essere lo specchio di una col-laborazione professionale e formale tra i soggetti interes-sati, ma al contrario ognuna di esse è nata dal calore della solidarietà, ed è stata succes-sivamente testimonianza, di un rapporto umano di condi-visione, stabilito anche grazie all’impegno di un lavoro di squadra, di una passione e

una forte motivazione.Il “Pesce Grazie”, simpatico

portachiavi di legno ricavato da pezzi di scarto, sul cui ven-tre troneggia la scritta “Grazie di cuore”, è nato dall’imma-ginazione e dalla manualità dell’equipe di volontari del Centro di via Gramsci ed in seguito sviluppato grazie al coinvolgimento dei suoi ospi-ti, allo scopo di realizzare una firma personale ed un veicolo capace di raggiungere quante più persone e realtà possibili.

Il nostro pesciolino, con la sua fresca e vivace presenza, si propone di ricordare a tutti noi le diverse realtà che formano il nostro territorio e che talvolta rischiamo di dimenticare.

La strada di questo simbolo ancora è lun-ga e non si è conclusa, ma di sicuro una volta conosciuto, il piccolo portachiavi conquista il cuore di chi lo tiene in mano.

Perciò se siete cu-riosi di sapere come continuerà il viaggio del nostro affezionato pesciolino, non potete assolutamente perdervi il prossimo numero.

Viviana Garbari

La ricerca al servizio dell’educazione e della riabilitazione

A Mondovì il laboratorio “Touch” per l’autismo

Il Centro per l’Autismo e Sindrome di Asperger di Mondovì (C.A.S.A.) si arricchisce di un laboratorio con tecnologie “touch” d’avanguardia e diventa

un punto di riferimento per il Nord-Ovest d’Ita-lia. Il laboratorio è stato inaugurato venerdì 11 maggio, con l’interven-to del nuovo direttore generale Gianni Bonelli e del presidente della Fon-dazione CRC Ezio Falco.

Cuore del laboratorio è un tavolo multitouch con schermo di quaran-tasei pollici e una rispo-sta sino a trentadue toc-chi contemporanei. Ciò permetterà all’operatore sanitario di effettuare at-tività educative e riabilitative contemporanee con uno o più bambini, stimolando attività in piccolo gruppo.

Franco Fioretto è direttore della Neuropsichiatria Infantile dell’Asl CN1 per l’Area di Mondovì e Cuneo: “All’autistico bisogna anche visualizzare le azioni quo-tidiane, per aiutarlo ad acquisire una certa autonomia. Questa tecnologia consente anche questo”.

Il tavolo ospiterà il software realizzato dal progetto touch for Autism - t4A. Il progetto è attivo grazie alla collaborazione fra Fondazione ASPHI (è intervenuto il presidente Mario Bellomo), ASL CN1, Csp - Innovazione

nelle ICT e I.I.S. Vallauri, è cofinanziato da Fondazione CRC, Fondazione CRT, Fondazione Specchio dei tempi ed è sostenuto dalla Regione Piemonte.

Ezio Falco: “Continu-iamo a finanziare i di-versi settori, favorendo tuttavia gli interventi di sostegno alla ricerca scien-tifica in campo medico e l’area sociale”. Il direttore dell’Asl Bonelli: “È grazie agli interventi di sponsor e finanziatori che riusciamo, in questi tempi di risorse scarse a mantenere e svi-luppare eccellenze come questa”.

“Con quest’applicazio-ne - spiega il responsa-bile del C.A.S.A. Maurizio

Arduino - sarà possibile riprodurre sul tavolo virtuale l’organizzazione spaziale di un tavolo riabilitativo reale (le cose da fare a sinistra, quelle in corso al centro e quelle fatte a destra) favorendo il passaggio dal concreto alla sua rappresentazione simbolica. Il tavolo inoltre dialo-gherà con modalità wireless con i tablet degli operatori del Centro e dei pazienti coinvolti nel progetto (oltre quaranta già nella prima fase di avvio, ndr) per favorire comunicazione e apprendimenti dei ragazzi autistici anche a casa e scuola”.

Dorotea Maria Guida

Un futuro migliore per bambini e ragazzi disabili attraverso lo sport

“Bike&Bike” uguali... tranne che per le biciclette

Bike&Bike è il nome del progetto sportivo inno-vativo che si propone di realizzare il Velo Club Sommese e voluto fortemente dal Direttore

Sportivo Pierino Danese. Bike&Bike è la scuola di ci-clismo per persone disabili e non, di tutte le età nella quale vengono messi a disposizione professionalità, preparazione tecnica ed ausili idonei a tutte le neces-sità. La novità del progetto è rappresentata da fatto che bambini e giovani, disabili e normodotati faranno pratica sportiva insieme - saranno uguali in tutto tranne che per le biciclette - dice fiero Pierino Dainese ideatore del sogno del ciclismo giovanile integrato.

La scuola di ciclismo Bike&Bike nasce all’interno del Velo Club Sommese che è un’associazione senza sco-pro di lucro con sede a Somma Lombardo (Varese). Il Gruppo Sportivo dell’associazione è stato fondato nel lontano 1910 ed ha da sempre promosso lo sport del ciclismo giovanile, ragazzi che dai sei ai diciotto anni gareggiano dapprima come categoria giovanissimi, poi esordienti e quindi da allievi e juniores, da quest’anno anche di ciclismo per disabili.

Grazie al lavoro svolto dal Velo Clud negli ultimi tre anni per gli atleti della categoria handbike, Somma Lombardo è diventata un punto di riferimento sia per il ciclismo giovanile sia per il ciclismo Paralimpico, con l’aspirazione di creare un centro di addestramento a rilevanza nazionale per portatori di handicap.

Bike&Bike permetterà all’infortunato e all’invalido civile di qualsiasi età di provare la disciplina sportiva del ciclismo e valutarne i vari livelli ad esempio amatoriale oppure agonistico

Inoltre quanti si avvicinano allo sport avranno anche il supporto tecnico che permetta di effettuare la scelta più appropriata nell’acquisto del mezzo e la garanzia della presenza di tutte le figure professionali (istruttore, preparatore atletico, fisioterapista, medico, ecc) che seguano il soggetto nella preparazione del materiale, nelle prove pratiche e nelle tabelle di allenamento.

La cosa della quale andiamo fieri - continua Daine-se - è quello di ricreare un ambiente ideale per svolgere attività sportiva a livello agonistico per coloro che sono fisicamente più motivati e a livello amatoriale per coloro

che vogliono ritrovare un metodo per tornare alla vita normale, ad esempio avere il piacere di fare una gita in bicicletta con la famiglia.

Il punto di forza di tutto il progetto - con-clude - è poter dare ad un bambino disabile la gioia di andare in bicicletta insieme ai compagni.

Scopriamo chi è il padovano Pierino Dai-nese che con tanta foga sostiene il progetto di sport integrato.

“Sono una persona comune; nel 1998, in un cantiere dove ero titolare ho avuto in’in-fortunio sul lavoro che ha cambiato la mia

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sport e disaBil ità

Proprietà: Associazione Prodigio OnlusIndirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 TrentoTelefono e Fax: 0461.925161Sito Internet: www.prodigio.itE-mail: [email protected]. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% p

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. Abbonamento annuale (6 numeri)Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “Asso-ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”.Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it.

Direttore responsabile: Francesco Genitoni.Redazione: Bosetti Ugo, Giuseppe Melchionna, Carlo Nichelatti, Andrea Truant, Viviana Garbari e Lorenzo Pupi.Hanno collaborato: Collaboratori: Matteo Tabarelli, Dorotea Maria Guida, Giulio Thiella, studenti Istituto Depero di Rovereto, Karin Piffer, Caterina Andermarcher.In stampa: martedì 5 giugno 2012.Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

L’eclettico campione del tennis in carrozzina si racconta...

Intervista a Fabian Mazzei

L’abbiamo incontrato di recente al 13mo torneo di Tennis in carrozzina trofeo Alpi del Mare città ci Cuneo. Torneo che

l’ha visto vincitore nel doppio con l’austriaco Legner Martin.

I titoli per Fabian Mazzei, bolognese classe 1973 si sprecano. 27mo nella classifica mondiale dei tennisti su sedia a rotelle. Ha disputato con la maglia azzurra tre Paralim-piadi e si appresta a realizzare il sogno della sua quarta Paralimpiade di Londra.

Si è qualificato agli Ottavi di finale a Sidney nel 2000 e ad Atene nel 2004. E a Pechino nel 2008 che era successo? Gli chiediamo incuriositi: “Mi hanno fatto fuori al primo turno, avevo litigato con la ragazza”.

Sportivo di nascita, Fabian, ha sempre praticato lo sport: calcio, tennis e sci sin da ragazzino. Proprio durante una gara di sci nel ‘94 che uscendo di pista si è “fatto male”. Lesione midollare D12-L1. Un verdetto infau-sto: paraplegia.

Hai ripreso subito a far sport dopo l’in-cidente? “Era quello che desideravo più di tutto, io sono uno sportivo, è nello sport che trovo la mia realizzazione. Infatti, la Polisportiva dove praticavo il tennis da ragazzo un giorno mi propose di fare un corso di tennis in carrozzina ed io accettai subito. Ci furono subito i risultati e così entrai nella Nazionale Italiana Paralimpica e nel 2000 ho fatto la mia Prima Olimpiade.”

È vero che canti? - Sorride - Infatti Fabian non canta e basta, è un campione anche nella musica. Nel 2008 ha inciso anche un disco dal titolo: Voglio Vivere. Poi ci racconta: “desideravo seguire la passione che ho per la musica. Il mio agente dell’epoca mi aveva proposto dei provini, li ho sostenuti e superati tutti. Sono arrivato in altro se così si può dire: mi sono classificato per San Remo - Solo che il 2008 era l’anno di Bertoli

- Fabian si fa serio - mi avevano detto che avevo talento, ma c’era già un cantante in carrozzina, due non si poteva, sarebbe stato troppo per il pubblico...”

Parliamo di cose positive, dai. Il tuo impegno

presso l’ospedale Monte Catone di Imola. Il Centro che si occupa del trattamento delle Lesioni Midollari in fase acuta, post-acuta e del trattamento delle Gravi Cerebro lesioni Acquisite.

“Da dieci anni sono istruttore di tennis per persone disabili - Ci dice con la voce inclinata - Indirizzo alla pratica sportiva bambini, giovani e meno giovani che hanno acquisito una disabilità. Perché lo sport è uno di quei motivi per il quale si ritorna a vivere e a gioire della vita dopo che è stata stravolta da traumi così severi”.

Ma queste donne delle quali gli uomini dicono che fanno girare le scatole, che mi dici?

“Per le donne di pazzie se ne fanno tante, è un universo complesso e difficile da gestire, soprattutto per me che sono sempre in giro per il mondo. Io mi sono sposato nel giro di pochi giorni a Las Vegas e poi sono scappato fino in Australia per smaltire un’altra delusione d’amore”.

Infatti, Fabian Mazzei è andato in lungo e in largo per i cinque continenti e non solo per via dello sport ma anche per il gusto di scoprire e di viaggiare.

Cosa ti aspetti per le Paralimpiadi di Londra? “Non so, è molto difficile. Ci sono molti campioni nel mondo e il livello tecnico dei giocatori è incre-dibile. Poi il tennis in carrozzina, a differenza di altri sport per disabili, come ad esempio l’handbi-ke, non è suddiviso per categorie ovvero per tipo di lesioni. Quindi, se mi trovo un avversario che è amputato questi avrà più stabilità del tronco rispetto a me che ho una lesione midollare. Così la vedo molto dura questa mia quarta Paralim-piade.,

Ma noi gli facciamo lo stesso gli auguri, per-chè quando si è campioni, lo si è sempre con o senza podio. Sono le difficoltà della vita che ci rendono campioni.

Dorotea Maria Guida

Fabian Mazzei in alcuni momenti di agonismo, premiazioni e canto

Quando educare fa la differenza

Al milite ignoto

Davanti allo stillicidio di giovani caduti sulle strade del bel pa-ese, possibile ci si preoccupi

solo di descrivere la realtà, senza pro-porre una cura che non sia l’ipocrita estensione di inutili divieti?

Nessuno si premura di educare, di proporre una qualche parabola valoriale, un territorio denso di signi-ficati; ci si occupa soltanto di ridurre i morti, perché i morti potrebbero svegliare i vivi, ridestarli ad una qual-che coscienza. Ma inevitabilmente prevale la retorica, si piangono le vittime, dello sballo, dell’alcol, della folle corsa notturna contro un palo. Si piangono i ragazzi- sempre buoni, sempre esemplari- che lasciano que-sta vita troppo presto, prestissimo, con le labbra ancora schiuse nel sorriso dell’incoscienza.

Sì; piangono i ragazzi, gli amici di-chiarano compunti e per una attimo sbigottiti “non vi dimenticheremo mai”, ma ai “militi ignoti” delle ignoti notti italiane dico semplicemente che sarete dimenticati presto. Verre-te sepolti dalla vita e dallo scorrere dei giorni, sarete cancellati dalla ba-nalità del male. Militi ignoti perché i più non vi conoscono, anche se di voi parlano per un paio di giorni al bar, il lunedì mattina, due giorni, perché poi arrivano freschi i vostri “rincalzi” a tingere di macabro le settimane a venire. Chissà, forse non vi conosco-no neppure quegli amici che con voi hanno percorso quel breve tratto di strada; vi siete confidati qualche pena d’amore, avete parlato di moto, di sport, di vita, ma poi?

Voi, non siete sconosciuti solo

per chi vi ama; ma quanti vi amano veramente? È così difficile amare. Piangono i vostri genitori, si strappa la loro carne e il cuore, giorno dopo giorno, per sempre.

Ricordo la foto di un ragazzo in un cimitero, è una tragedia guardarlo, mi fissa dalla lapide con occhi carichi di domani, sembra un invincibile combattente che alzi il pugno in segno di sfida verso il futuro. Eppu-re, quel ragazzo non c’è più, egli ha lasciato questa vita al primo morso, egli ha addentato il domani con inco-scienza quasi fosse un’immortale. È questo l’elemento tragico che quella foto comunica dal freddo marmo della sua lapide.

Quando avevo vent’anni, un po-meriggio, tornando a casa incontrai mio fratello che mi disse di un tragico incidente accaduto attorno alle sette di sera, era estate e l’aria calda e vibrante di vita.

In quell’incidente persero la vita due ragazzi, la moto ne sbalzò uno sopra un albero; quando ricadde pesantemente a terra era vivo, era cosciente ma aveva il ventre aperto, squarciato come da una bomba, ros-so e decomposto come una mezza anguria dopo ore di sole.

Aveva quindici anni, era bello, for-te, e mentre i medici si affannavano sul suo corpo si guardava attorno con sguardo sgomento, stralunato. “ Non fatemi morire” diceva. Ma lui, il ragazzo dal volto brunito e solare, è stato risucchiato via, dalla vita alla morte.

Quelle parole sono rimaste im-presse nella mia memoria, quella

storia, quella raccapricciante vicenda non l’ho più dimenticata. Come non ho dimenticato la madre di lui che nelle giornate di pioggia e di freddo se ne stava impalata davanti alla tomba del suo bambino per proteggerlo dall’acqua e dal freddo.

Lei certamente lo amava, forse per lui è persino impazzita, ma gli amici che lo piansero lo ricordano quel ragazzo? Sono passati, da allora, venticinque anni, in un soffio.

Ed Eva, la giovane e bella Eva, innamorata, corteggiata, sempre circondata da uno stuolo di adula-tori. Lei, sperava una vita migliore di quella che aveva vissuto sino a quel giorno, sognava il principe azzurro. E lo aveva incontrato, ricco, munito di rombante motore. Così, quella sera, lo aveva seguito ad una delle tante feste; lui aveva corso con la sua potente macchina e lei aveva gridato “ho paura, amore”! E l’amore l’aveva gettata come un sacco inerte, senza vita a duecento allora su di un triangolo d’erba accosto alla massic-ciata della ferrovia. Così, in un attimo, sfiorì la tua bellezza e la principessa si trasformò in un rospo quella notte, quando cantarono le azzurre sirene, l’ultimo suono che udì la tua vita. Eva, nel tuo nome la madre dei viventi, ma quella notte io non vidi che un corpo in attesa di mani supplichevoli.

E ricordo Carlo, il mio compagno di banco, amante del bello, fiero e sta-tuario come un eroe omerico; se ne è andato una notte spezzandosi il collo contro un semaforo lampeggiante, aveva venticinque anni. Sul corpo neanche un graffio, morto bellissimo,

per un piccolo osso frantumato.Riprendetevi il mondo, giovani, vi

hanno rubato la vita mettendovi tra le mani sogni potenti, oggetti senz’a-nima, macchine e motori, droghe e rumori, e luci. Vi hanno tolto la fatica, il dolore della vita per darvi in cam-bio il niente. Se solo aveste potuto attendere la pioggia, ansiosi per la pianticella che avevate piantato nel vostro giardino, se solo una gran-dinata avesse rovinato i frutti del vostro lavoro, forse amereste persino il vento e il pulviscolo leggero che si scorge in controluce nella penombra di una stanza, sareste ammirati delle stagioni e dei fiori, insomma della vita, di tutto.

Ma io temo che qualcosa o qual-cuno vi abbia allontanati dalla vita, tanto che non ne comprendete più il valore. Molti di voi ostentano un coraggio che non esiste, molti di voi non hanno più famiglia, perché gli adulti si sono peritati di ammorbare persino l’amore, presentandovi la

caricatura di ciò che poteva essere. Così avete perso la speranza di po-tervi costruire un futuro, un amore, una famiglia, di avere dei figli. Vi siete concentrati sull’oggi, ma vivere solo d’oggi, credetemi, è sempre noioso; siete assillati da mille paure e perciò rifiutate di guardare oltre il vostro naso. Fatalisti, vi lanciate in mille pericoli, tanto, se deve accadere nulla può mutare il destino.

Ma non è così, riprendetevi la vita, invocate qualche maestro, rischiate per qualcosa di grande, dimenticate i fallimenti degli adulti.

Non ascoltate certi stanchi e disil-lusi preti, che per essere al passo con i tempi si dichiarano increduli, nemici di ogni verità, angosciati compagni di viaggio di un mondo senza senso.

Nessuno ha bisogno di loro, loro hanno di bisogno di tutto, forse anche di voi che cercate una fonte cui bere. Ora vi lascio nel ricordo dei caduti di ogni sabato sera.

Marco Luscia

CanzoneLa notteC’è un abisso chiaro se anche tu hai smarrito l’ambizione del voloresti prigioniero dei tuoi anni ad allestire la scena piena di ingannniDiciott’anni per remare sulle coste di un amore per la sorte per giocarenon lo sai neppure tu. Rit. Con lo spider verso il cielo e sopra ci sei tu uomo di superficiebranchie aride e affamate e credevi di volare di sfidare finanche il solema le stelle son cartone.Con lo spider nella notte nelle vene il carburanteper volare nel futuro e finire contro un muroPovero campione non hai voglia neanche di sorridereanneghi nella noia mentre tua madre trema.Diciott’anni di paura troppe idee così alla modacon la voglia di rischiare ma non sai neppure vivere. Rit. Con lo spider nella notte...

Marco Luscia

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sport e disaBil ità

Cercasi volontariAttenzione attenzione: volontari cercasi.

Abiti a Trento, o lontano da qui ma conosci comunque l’Associazione Prodigio? È

proprio te che stiamo cercando! Se decidi di essere dei nostri, avrai la possibilità di: scrivere articoli per il nostro bimestrale,

anche seduto comodamente sul tuo divano di casa; accompagnare i disabili

dell’Associazione agli incontri nelle scuole, conferenze, tavole rotonde, convegni;

collaborare attivamente agli eventi organizzati e promossi dall’Associazione;

esprimere la tua creatività e voglia di fare al servizio dei diversamente abili. Non esitare, ti vogliamo così come sei!

Per info chiama i numeri: 0461 925161 o 335 5600769, oppure

visita il nostro sito: www.prodigio.it. Siamo a Trento,

in via Gramsci 46 a/b

Avevamo parlato di lui in un articolo nel 2007 in occasione della nomina a copresidente della Repubblica di San Marino

Mirko Tomassoni: tutta la mia vita un “work in progress”

La prima volta che ho sentito parlare di Mirko Tomassoni è stata in occasione della sua elezione a Reggente di San Marino. In

quegli anni, una persona disabile che “regge-va” una Stato straniero aveva fatto clamore. Da allora di strada ne hanno fatto le persone disa-bili impegnati nella politica e hanno ricoperto cariche sempre più importanti, impegnati a difendere i diritti di tutti, non solo le categorie più svantaggiate.

Ho avuto l’opportunità di “incontrare” Mir-ko, permettetemi il tono confidenziale, tra le pagine on-line di un social network e non mi sono fatta sfuggire l’opportunità di scambiare qualche battuta con lui, circa la sua vita, i tra-guardi raggiunti e i successi meritati.

Schivo, riservato, modesto non si ritiene una persona “famosa”, piuttosto qualcuno che ha sempre voglia di migliorarsi, di voler fare e realizzare per se e per gli altri.

- La mia vita è tutto un “work in progress” - Questa è stata la prima definizione che ha dato di se e poi siamo riusciti a farci dire altro:

“Ho cominciato ad aver a che fare con la Vita e a far parte di questo Mondo incredibilmente fantastico, 43 anni fa: parto naturale, taglio dell’ombelico perfetto, allattato al seno, nessun segno particolare, sano e robusto di costituzione, ultimo di 5 fratelli, padre pensionato (perso quan-do avevo 14 anni) e madre casalinga (scomparsa pochi mesi prima che nascesse mia figlia Maya, che ora ha 6 anni). Sono nato a San Marino, dove tuttora vivo e lavoro. Sono alle dipenden-ze dell’Ufficio del Corpo di Polizia Civile di San Marino dal 1994”

Riusciamo anche a scherzare parlando del modo nel quale ha acquisito la sua disabilità.

“Posto che nonostante la normalità alla nascita narrata prima, non credo che prima dell’incidente stradale avvenuto quando avevo 29 anni, non avessi qualche forma di disabilità psico-sociale. Anzi penso che da questo punto di vista, probabilmente prima ero un soggetto piuttosto svantaggiato e con più di un problema rispetto alle diversità.”

Gli chiediamo subito dell’evento che l’ha reso celebre: come sei arrivato alla Reggenza di San Marino?

“L’esperienza della politica non è nata per caso: la realtà sammarinese è molto particolare,

è uno Stato indipendente e come tale ha un suo Ordinamento Istituzionale e democratico, leggi proprie e così via. Dopo aver creato una piccola Associazione (Attiva-Mente), che ha quale finalità primaria la sensibilizzazione dell’Amministrazio-ne e dell’opinione pubblica sulle problematiche delle persone con disabilità, mi sono reso conto che ciò non era sufficiente e che occorreva un pungolo in più...e così nel 2006 mi sono candi-dato da indipendente nelle liste del Partito dei

Socialisti e dei Democratici (PSD). Sono stato eletto, il mio Partito si è coalizzato in una maggioranza che ha espresso un Governo di centro sinistra, che però, è durato solo un paio di anni. Nel corso di questo periodo, ho avuto l’onore di ricoprire il ruolo semestrale

di Capitano Reggente della Repubblica di San Marino e una delle diverse cose di cui sono par-ticolarmente orgoglioso di questa esperienza, è l’aver spinto affinché il Parlamento del mio Paese ratificasse la Convenzione ONU per la Tutela dei Diritti delle Persone con disabilità (San Marino è stato tra i primi al Mondo).

Adesso di cosa ti occupi?“Faccio sempre parte del Consiglio Grande e

Generale, che è il nostro Parlamento, la posizione non è più di maggioranza ma di opposizione, pertanto le possibilità di incidere sulle scelte sono minori, però non per questo è un ruolo meno onorevole e dignitoso.

Tuttavia, mi sento prestato alla politica, continuo sempre a portare avanti le attività e le iniziative di Attiva-Mente, anche perché mi sento più tagliato per vivere con e per la società civile.”.

Ci facciamo raccontare anche della sua vita privata.

“Ho avuto la fortuna di conoscere molte per-sone e con una di queste, Xiomara è scoccato l’amore vero, ora siamo una famiglia...abbiamo la gioia di avere una figlia meravigliosa. Gli amici non mancano per fortuna, noi ne abbiamo anche a quattro zampe, una coppia di cani Labrador che ci fanno continuamente compagnia.

Ti immaginiamo operoso anche grazie alla tua Associazione, con la voglia di fare tanto per gli altri. Cosa ti da la carica per andare sempre avanti?

“La consapevolezza che, malgrado tutto, posso essere di aiuto agli altri.

Ho avuto la fortuna di viaggiare un po’ e di conoscere persone che pur ritrovandosi in si-tuazioni peggiori della mia, hanno maturato la stessa cognizione e fanno cose straordinarie. Non è stato difficile quindi per me comprendere, che posso fare qualcosa anch’io. Finché ne ho conti-nua questo mio “work in progress”, poi si vedrà...

Terminiamo quest’intervista con una frase?“Da qualche parte ho letto la frase < Non ci

sarà più il Futuro di una volta...>. Il Mondo è in continua evoluzione, noi tutti siamo responsabili e protagonisti, nel nostro piccolo, del Futuro che vogliamo se rispettiamo questo Mondo e chi ne fa parte. La mia speranza è che sia sempre alta la guardia per il rispetto dei Diritti Umani, che sono forse l’ombelico ideale che ci lega a questa Terra.

Dorotea Maria Guida

Mirko Tomassoni in alcuni momenti istituzionali

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Page 4: Pro.di.gio. n.III giugno 2012

Pagina a cura del Comune di Trento

Sito Internet delComune di Trento:

www.comune.trento.it

Numero Verde800 017 615

sicurezza stradale

Pronto PIA fa il bilancio e si

prepara all’estateContinua la sua attività il progetto Pronto P.I.A.

(Persone Insieme per gli Anziani), che coinvolge quarantadue realtà, impegnate nell’offrire agli anziani una maggiore qualità di vita, rispondendo con azioni concrete e quotidiane al bisogno di amicizia e di vicinanza.

Nel 2011 sono stati 12.361 gli in-terventi, che hanno permesso di assistere con continuità 597 persone. In sensibile aumento, rispetto a tre anni fa, gli interventi di compagnia, sia telefonica che a domicilio: più di 10mila richieste riguardano bisogni di tipo relazionale, a dimostrazione che la solitudine e l’isolamento sono i primi nemici da combattere, ma che insieme si possono sconfiggere. Significativo anche l’aumento di aiuti specifici, come il ritiro e la consegna di provette dal domicilio degli assistiti a laboratori medici. Fondamentale in questo caso il coordinamento tra vari soggetti sul territorio, una rete che permette di offrire un servizio sempre più mirato ed efficace.

Con l’arrivo dell’estate il progetto Pronto P.I.A. non va in ferie, anzi aumenta la sua attività: a partire da giugno il numero verde 800.29.21.21 sarà attivo anche il sabato pomeriggio (ore 14-18), oltre al consueto orario dal lunedì al venerdì (ore 8-12/14-18) e la domenica (ore 14-18), affiancandosi ai servizi attivi sul territorio: i telefoni d’ar-gento dell’Argentario (0461/981144), dell’Oltrefersina (0461/390763) e di Meano (0461/992958), l’Associazione AUSER (0461/391408), le realtà delle Caritas parrocchiali, i circoli pensionati ed anziani.

Sono in via di definizione le aperture estive dei Centri servizi anziani di Trento e Povo, che come ogni anno proporranno un interessante program-ma di animazione, per accontentare tutti i gusti.

Nei mesi scorsi la città ha festeggiato due im-portanti compleanni.

Il circolo pensionati e anziani La Ginestra ha spento 25 candeline e continua con rinnovato en-tusiasmo a colorare il rione di Cristo Re, con la sua presenza viva e vivace, capace di coinvolgere non solo i numerosi soci, ma anche l’intera comunità.

Ha raggiunto invece il traguardo dei cinque anni di attività il Telefono d’argento dell’Oltre-fersina: un gruppo di trenta volontari in operoso ascolto della comunità, che rafforzano nel rione della Clarina le attività della rete a servizio degli anziani.

In Autunno sarà pronta la nuova

piazza Vittoria ancora più funzionale

al mercatoPiazza Vittoria si presenta come un importante

riferimento del centro storico di Trento sia per la vocazione commerciale di “piazza del mercato”, sia per la presenza dell’elemento artistico-culturale del monumento dedicato allo scultore trentino Alessandro Vittoria.

Il progetto di rinnovamento prevede la siste-mazione della nuova pavimentazione con la ridefinizione delle quote dei livelli della piazza. L’intera piazza sarà infatti realizzata sopraelevata, a livello del marciapiede. Il rinnovo della pavi-mentazione prevede l’utilizzo del selciato antico per l’area di piazza propriamente detta, dove sor-ge il monumento e dove si svolge l’attività urbana rappresentata dai chioschi commerciali, mentre il resto dello spazio pubblico verrà lastricato con cubetti di porfido locale.

Verranno rifatti anche i sottoservizi inerenti la piazza con la realizzazione della rete fognaria, dell’acquedotto, dell’illuminazione pubblica e dell’energia elettrica; inoltre verrà realizzata la rete del gas metano per gli esercenti che espres-samente ne faranno richiesta.

I lavori di sistemazione della piazza avranno

una durata di circa 3 mesi e mezzo e durante l’esecuzione di tali lavori, per permettere la normale attività commerciale, gli esercenti po-tranno trasferirsi sulla vicina piazza Lodron per poi ritornare, a lavori ultimati, su piazza Vittoria con dei nuovi chioschi.

Costi: € 290.000Fine lavori prevista: Ottobre 2012

All’Anagrafe è arrivato lo sportello

multilinguePer i cittadini stranieri diventa più facile comu-

nicare con l’ufficio Anagrafe. Da alcune settimane, infatti, presso gli sportelli di Piazza Fiera sono attive due postazioni plurilingue dotate di un particolare applicativo e di monitor touch-screen. Il nuovo sistema consente, di fatto, a funzionario e cittadino straniero di dialogare nella propria lingua, superando le difficoltà di comunicazione e comprensione. Domande e risposte per il rilascio di certificazioni possono essere visionate, sele-zionate e stampate in inglese, cinese, francese, russo, tedesco, arabo, spagnolo, rumeno e serbo.

Il nuovo sistema da una parte facilita il lavoro dell’operatore comunale che in questo modo può controllare il dettaglio delle diverse ipotesi di iscrizione, selezionando le domande ed i documenti necessari per le singole casistiche, dall’altra permette ai cittadini stranieri, che non conoscono bene l’italiano e che hanno difficoltà a comprendere il funzionamento del nostro si-stema giuridico e amministrativo, di comunicare con l’amministrazione comunale. Il tutto accom-pagnato da una riduzione dei tempi necessari per lo svolgimento delle pratiche allo sportello e una migliore integrazione sociale; i servizi, inoltre, sono maggiormente accessibili e semplificati.

I.C.A.: nuovo orario di apertura al pubblicoL’I.C.A. - concessionaria per il Comune del

servizio di liquidazione, accertamento e riscos-sione dell’imposta comunale sulla pubblicità e dei diritti sulle pubbliche affissioni - ha un nuovo orario di apertura al pubblico: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 12.

Viene quindi meno, rispetto all’attuale orario, l’apertura al pubblico nella fascia oraria pome-ridiana.

Ad I.C.A. S.r.l., che ha sede in via Guardini, 49 (tel. 0461 / 827119), ci si rivolge per pagare l’im-posta comunale sulla pubblicità, per richiedere l’affissione dei manifesti sugli stendardi pubblici (con conseguente pagamento dei diritti sulle pubbliche affissioni) e per la timbratura delle

locandine da esporre nei pubblici esercizi.La società è risultata aggiudicataria della proce-

dura ad evidenza pubblica relativa all’affidamen-to in concessione del “servizio di liquidazione, accertamento e riscossione dell’imposta comu-nale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni e per l’espletamento del servizio delle pubbliche affissioni” per i prossimi sei anni.

Casa solidale, un modo diverso

di abitareEntrato nel vivo dal giugno 2009,

Casa solidale è un progetto promosso dall’Associazione Auto Mutuo Aiuto in collaborazione con i servizi Attività sociali e Casa e residenze protette del comune, che affronta in modo inno-vativo il problema casa, proponendo la coabitazione come una risposta possibile. Una risposta di cui hanno beneficiato, in poco più di due anni, 18 persone, per una accoglienza pari a 123 mesi.

Basata su ingredienti semplici come disponibilità alla relazione e al con-fronto, possibilità di contribuire alle spese di gestione dell’abitazione, in un’ottica più di baratto che di assisten-za, ogni coabitazione è temporanea e racconta storie di persone che si incon-trano. Come Enrico, che ha ospitato, in un periodo difficile, Flavio che poi, ritrovata la sua stabilità, ha ospitato Solomon, che all’inizio aveva paura di andare a vivere nella casa di un italiano e i suoi amici lo mettevano in guardia; o come Adele che ha ospitato... e ora conosce bene la cucina e le tradizioni del Senegal.

Proprio per presentare il progetto attraverso la voce dei suoi protagoni-sti, Format, il Centro audiovisivi della Provincia autonoma di Trento, ha rea-

lizzato lo spot Casa solidale, una storia comune.Per maggiori informazioni è possibile contat-

tare direttamente l’Associazione Ama (n. tel.: 0461/239640, e-mail: [email protected]).

Dal 26 giugno obbligo di documento di

identità anche per i minori se si

va all’esteroA partire dal 26 giugno 2012, i minori che viag-

giano devono avere ciascuno il proprio documen-to di viaggio individuale e non possono pertanto essere iscritti sul passaporto dei genitori.

Tale data, infatti, costituisce il termine ulti-mo per l’applicazione del regolamento CE n. 2252/2004, il quale prevede che i passaporti ed i documenti di viaggio siano rilasciati come documenti individuali.Carta d’identità cartacea: come fareLa possono richiedere tutti i cittadini italiani e stranieri residenti nel comune.

Dove: Ufficio anagrafe - Piazza di Fiera 17; Uffici delle Circoscrizioni.

Quanto costa: Euro 5,42 in caso di primo rilascio o rinnovo entro i 6 mesi dalla scadenza ed in caso di furto o deterioramento; euro 10,58 in caso di duplicato a seguito di smarrimento.

Per informazioni: www.comune.trento.it/Comune/Documenti/Schede-informative/Carta-d-identita - Tel. ufficio Anagrafe: 0461 - 884291.Carta d’identità elettronica: come fareLa possono richiedere tutti i cittadini italiani e stranieri residenti nel comune con il codice fiscale allineato tra Anagrafe del Comune e Indice Nazionale delle Anagrafi.

Dove: Ufficio anagrafe - Piazza di Fiera 17 previo appuntamento telefonico al n. 0461/884329

Quanto costa: Euro 25,42 in caso di primo rila-scio o rinnovo entro i 6 mesi dalla scadenza ed in caso di furto o deterioramento; euro 30,58 in caso di duplicato a seguito di smarrimento.

Per informazioni: www.comune.trento.it/Comune/Documenti/Schede-informative/Carta-d-identità elettronica - Tel. ufficio Anagrafe: 0461 - 884329

Page 5: Pro.di.gio. n.III giugno 2012

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provincia autonoma di trento - pagina a cura dell’ufficio stampa - piazza dante, 15 - 38122 trento provincia autonoma di trento - pagina a cura dell’ufficio stampa - piazza dante, 15 - 38122 trento

...VERSO UN NUOVO WELFARE PER IL TRENTINO...PIÙ EQUITÀ E PIÙ PARTECIPAZIONE DELLA RIFORMA SULLE POLITICHE SOCIALI

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)L’assessore Marta Dalmaso scrive alle scuole e invia anche la circolare del Ministro Profumo

L’attentato a Brindisi: proposto un momento di riflessione e

approfondimento in tutte le scuole

Appena è circolata la notizia dell’atroce attentato “alla scuola di Brindisi ed a tutta la scuola italiana”, l’assessore provinciale

all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, ha scritto a tutte le scuole del Trentino, invitandole ad un momento di riflessione e approfondimento.

“L’attentato di sabato 19 maggio davanti all’istituto Morvillo Falcone di Brindisi” scrive l’assessore ai dirigenti scolastici, “dove l’esplo-sione di un ordigno ha causato la morte di Me-lissa Bassi, una studentessa di soli sedici anni, e il gravissimo ferimento di altre cinque sue compagne, rappresenta un fatto di estrema gravità che impone una forte mobilitazione degli istituti scolastici poiché, come ha messo in luce il procuratore nazionale anti-mafia Piero Grasso, “che sia mafia o no, le bombe di Brindisi sono terrorismo puro. Sono state colpite tutte le scuole d’Italia”.

In tale contesto il Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha diramato una circolare per invitare tutte le istituzioni scolastiche a dedicare un momento di riflessione su quanto accaduto a Brindisi. Il Ministro ha anche indirizzato un messaggio a tutti gli studenti.

Alle studentesse e agli studenti della scuola italiana

19 maggio 2012Care ragazze e ragazzi,vi scrivo come Ministro, come padre ma so-

prattutto come italiano a voi che rappresentate il futuro del nostro Paese. Oggi siete stati selvag-giamente colpiti, per la prima volta nella nostra pur travagliata storia unitaria e repubblicana, davanti ad un edificio pubblico nel quale vi stava-te recando sicuri di essere protetti, per imparare a diventare cittadini. Capisco dunque che dentro

ciascuno di voi e tra i vostri amici e compagni di classe possa nascere, assieme al dolore per la morte assurda della vostra compagna, un sen-timento di sgomento per essere stati aggrediti lì dove non doveva succedere. Il vostro sgomento è quello di tutti. Colpire da vigliacchi una scuola è

infatti colpire l’Italia intera, perché lì si forma il suo futuro.

Dovete credermi, sento profondamente questa responsabilità e con me tutto il Governo e l’Italia intera.

Faremo di tutto perché una cosa del genere non succeda mai più, affinché voi entrando nella vostra scuola pensiate solo ai compiti e

allo studio, alle amicizie e allo sport. Immagino vi siano dentro di voi sentimenti come dolore e rabbia: non abbiate paura di averli. Oggi sono naturali. Solo vi dico e vi chiedo di non cedere ad essi, pensando di essere soli. Non lo siete. Siete invece la parte più importante di una grande comunità sulla quale potete contare, a partire dai vostri insegnanti e dal personale che lavora nella scuola. Sulla forza e sulla saldezza di questa comunità che ha in voi il suo futuro potrete fare affidamento affinché domani questi sentimenti possano lasciare il posto alla speranza e alla fidu-cia. Speranza che il Paese nel quale vivete diventi sempre più a vostra misura e sempre meno ceda spazio a illegalità e violenza.

Noi sapremo unirci: voi potete contare su di noi. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni lavorerò ad iniziative in questo senso. Vi dimostreremo che i terribili fatti di oggi sono un segno di debolezza e non di forza di chi li ha compiuti. Vedrete che non sarete lasciati soli.

A prestoFrancesco Profumo

Cos’è l’autonomia? “Il diritto di sentirsi in dovere”

Cos’è l’Autonomia? Un dovere? Un diritto? O il diritto di sentirsi in dove-re? Punta su questo gioco di parole,

anche se non si tratta di un gioco ma di valori profondi, lo slogan scelto dalla Provincia au-tonoma di Trento per lanciare un’i-niziativa di co -municazione sul significato dell’Au-tonomia Speciale. Da qualche giorno sul sito internet provinciale e sulle comunicazioni e-mail e su carta compare il nuovo logo che si propone di declinare l’insieme di diritti, doveri, principi, storia e responsabilità che compongono il peculiare “status” istituzionale del Trentino.

Per parlare di Autonomia si è volutamente scelto un approc-cio non da effetti speciali. Si è deciso di puntare sulla consa-pevolezza, sottolineando che l’Autonomia non è qualcosa di astratto, non è un tema da dibattiti politici o da addetti ai lavori, ma riguarda il quotidiano di ogni cittadino e si traduce an-che nei numerosi atti amministrativi prodotti ogni giorno dalle strutture provinciali, che si conformano al senso della responsabilità istituzionale nei confronti dei concittadini trentini e dell’intero sistema Paese. Per questo il logo della campagna di comunicazione compare sul sito istituzio-nale della Provincia autonoma di Trento, e accompagnerà le comunicazioni trasmesse con la posta elettronica, sarà distribuito sotto forma di adesivi, sarà utilizzato come timbro per le comunicazioni cartacee, sarà veicolato sotto forma di pubblicità attraver-so i media. “Il diritto di sentirsi in dovere” è lo slogan che riassume il tema di fondo della campagna, pensata dall’Ufficio Stampa della Provincia, e nelle intenzioni “fotogra-fa” quell’insieme articolato e composito di aspirazioni, valori, eventi storici, opportu-nità, regole, istituzioni, che è conosciuto con il nome di “Autonomia Speciale”; una condizione nota alla comunità trentina e

spesso citata ma che non deve essere data per scontata. L’iniziativa si muove infatti nel solco dell’invito fatto dal presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo

Dellai il 7 febbraio scorso, a margine della riunione pro-grammatica della Giunta provinciale tenutasi a Lagolo per un confronto sui temi principali dell’agenda po-litica. “L’Autono-

mia - aveva detto il presidente Dellai in quell’occasione - è il primo e principale strumento a nostra disposizione per rilan-ciare lo sviluppo del Trentino. Pensiamo che l’Autonomia sia come un giardino, che va innanzitutto curato e amato. Per questo richiamiamo tutti ad un maggiore senso di appartenenza, a partire innanzitutto dalle classi dirigenti, da chi ricopre posizioni di responsabilità. L’Autonomia è un giardino che va fatto conoscere, che va amato e condiviso.” Con questa campagna di infor-mazione inizia un percorso che porterà fino al 5 settembre, data che celebra la «Giornata dell’Autonomia», ricorrenza istituita con legge dal Consiglio Provinciale e che ricorda il giorno in cui nel 1946 è stato sottoscritto l’accordo Degasperi - Gruber.

Presentati all’Allianz Arena i ritiri estivi delle squadre del Fc Bayern Monaco

L’estate trentina pronta a colorarsi di biancorosso

Si è svolta, nella cornice molto suggestiva dell’Allianz Arena, il meraviglioso stadio bavarese, la presentazione ufficiale del ri-

tiro estivo che la prima squadra e le formazioni giovanili del Fc Bayern Monaco svolgeranno in Trentino. Una giornata che ha permesso ad una delegazione trentina di incontrare qualche decina di giornalisti tedeschi subito prima del match di Bundesliga fra Fc Bayern Monaco e Stoccarda, per presentare questo evento che vedrà i bavaresi tornare nel nostro territorio dal 15 al 22 luglio. Una partita, per la cronaca, vinta dai ragazzi di mister Heynkes per 2-0, durante la quale la farfalla del Tren-

tino ha continuato a “volare”, grazie alle immagini che si sono succedute sul maxischermo e sui led luminosi a bordo campo. « Siamo orgo -gliosi di questa

partnership con la società tedesca - ha spie-gato l’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, turismo e promozione Tiziano Mella-rini - un legame diventato molto forte con il tempo. Il Trentino ed il Fc Bayern Monaco sono due eccellenze che si sono incontrate, siamo pronti ad accogliervi ed a farvi sentire come a casa vostra anche quest’anno».

Un’estate nella quale la novità sarà l’albergo che ospiterà Robben e compagni, visto che quest’anno i giocatori soggiorneranno al nuo-vissimo Lido Palace Hotel di Riva del Garda, per l’occasione riservato alla truppa biancorossa. Non cambierà, invece, la formula di questo riti-ro, dimostratasi vincente: allenamenti al campo sportivo di via Pomerio ad Arco, serate in piazza con i campioni e due partite amichevoli per la squadra allenata da Jupp Heynkes.

«In Trentino ci sentiamo davvero come a casa nostra - ha detto Karl Heinz Rummenigge, oggi dirigente di punta della società bavarese - ab-biamo fortemente voluto tornare nella vostra provincia, dove abbiamo trovato non solo

una grandissima accoglienza, ma anche una ottima macchina or-ganizzativa, che ogni anno ci permette di prepararci al meglio per la stagione successiva».

Anche quest’anno non sarà la sola prima squadra a prepararsi in Trentino, ma anche le formazioni giovani-li. La nostra provincia sarà coinvolta a 360 gradi, il biancorosso farà bella mostra di sé in ogni angolo: l ’Under 23 sarà per la prima volta a Molveno dal 7 al 14 luglio, l’Under 19 tornerà invece in Primiero dal 29 luglio al 5 agosto, mentre negli stessi giorni l’Under 17 suderà nella città di Trento ed in valle dei Laghi, per finire quindi con il ritiro dell’Under 15, che dal 12 al 18 agosto si terrà per la prima

volta in Val di Ledro. A margine di questo incontro è stata

creata un’occasione per degustare alcuni pro-dotti enogastronomici trentini.

«Per noi - ha aggiun-to Maurizio Rossini di Trentino Marketing - è un grandissimo onore poter lavorare con questa società,

della quale giornalmen-te possiamo apprezzare

la grande professionalità e la disponibilità nei nostri

confronti. La Baviera per noi è un mercato molto importante, ecco

perché partirà in tutta la regione una cam-pagna stampa del nostro territorio, che avrà come protagonisti i giocatori del Fc Bayern». L’immagine della nostra provincia sarà così promossa in un bacino di 12 milioni di persone.

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7pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | giugno 2012 - n. 3

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pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | [email protected] | giugno 2012 - n. 3

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attivita di prodigiomondo giovani

Quando il suicidio diventa l’unica via di fuga

Morire di carcere

Il suicidio è la causa di morte più comune nelle prigioni italiane infatti un decesso su tre avvie-ne a seguito di questo estremo gesto. I dati del

Ministero della Giustizia mostrano che la popola-zione carceraria ha un tasso di suicidi quasi dieci volte maggiore rispetto a chi le mura le vede solo da fuori e questo scarto è il più alto tra i paesi dell’ Unione Europea. Non è un caso che il nostro paese è purtroppo sul podio anche per quanto riguarda il sovraffollamento degli istituti di pena, infatti i due dati possono far sorgere collegamenti che sembrano spiegarsi da soli: quando un luogo diventa invivibile, assenza di spazio e condizioni di vita inaccettabili, possono facilmente portare il detenuto a vivere momenti di smarrimento ed estrema confusione.

Il disagio sociale è una realtà quotidiana che i de-tenuti devono affrontare con notevole forza d’animo. Molti però si lasciano andare e in preda alla dispera-zione e alla frustrazione dovuta ad un trattamento che non ha nulla di rieducativo, scelgono il suicidio e

in molti casi riescono nel loro in-tento: un’evasione dal carcere che non conduce purtroppo alla libertà. Una situazione

così opprimente e inso-stenibile non può che

portare a galla tutte le debolezze umane

e far compiere alle persone scelte di-sperate. Purtrop-po però uscire dal carcere in un sacco nero non è la soluzione bensì uno dei tanti problemi.

L’ingresso in un istituto di pena rappre-senta spesso un

momento criti-co per il soggetto;

questo effetto, definito dagli esperti come “trauma da ingresso”, può scate-nare una serie di reazioni psicologiche fortemente negative e pericolose dovute all’impatto con una realtà profondamente diversa e temuta. In partico-lare il rischio di autolesionismo aumenta per coloro che non hanno avuto precedenti esperienze di de-tenzione e per coloro abituati ad un tenore di vita molto elevato, come per esempio i “colletti bianchi” che fanno il loro ingresso in carcere(raramente) in seguito a reati di stampo economico e finanziario.

In alcuni casi il recluso matura un senso di colpa per il crimine commesso, si pensi ai reati particolarmente infamanti come le violenze sui minori o gli omicidi all’interno delle mura domestiche; il suicidio diventa così un modo per espiare la colpa una volta per tutte.

In alcuni casi il gesto viene compiuto o tentato per indurre senso di colpa nell’opinione pubblica e nelle Istituzioni. Come un’estrema richiesta di aiuto indirizzata a chi ignora giornalmente i problemi e il bisogno di assistenza, di chi, non ha più nemmeno la libertà, ma solo la propria vita e che vede questo bene svalutarsi nel buio di una cella giorno dopo giorno.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indivi-duato gli strumenti necessari per la realizzazione di un programma di prevenzione e di intervento diretto ad abbattere il numero dei suicidi in carcere attraver-so una preparazione del personale carcerario mirata a riconoscere ed evitare i fattori di rischio più comuni.

Eliminare i maggiori fattori di stress, dare rilievo al supporto familiare e favorire l’integrazione e la comunicazione tra i detenuti sono solo alcune delle misure preventive suggerite dal programma. Inoltre sono previste anche procedure di emergen-za e pronto intervento rapido da adottare quando l’atto è già in essere per ridurre a tentativo quello che sarebbe certamente suicidio consumato. C’è ancora molto da fare per rendere gli istituti di pena dei luoghi vivibili dove i soggetti possano imparare dai loro sbagli e prepararsi alla reintegrazione nella società. Purtroppo siamo ancora lontani dalla situa-zione quasi idilliaca prescritta dal primo comma dell’ articolo 1 legge 354/1975, nota come Ordinamento penitenziario:”il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona”.

Giulio Thiella

Il dialogo interreligioso dei giovani cresce attraverso la musica, la danza e il teatro

Officina Medio Oriente

Anche quest’anno, per la seconda volta si è svolta Officina Medio Oriente promossa dall’Assessorato alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza della Provincia Autonoma

di Trento.Un’occasione di confronto interculturale che ha visto prota-

gonisti testimoni del dialogo interreligioso riuniti a Trento per una serie di incontri e spettacoli all’insegna del confronto e con l’obiettivo di abbattere, attraverso la cultura e la conoscenza reciproca, i muri della diversità.

Musica, danza, teatro ma anche cinema, fotografia e let-teratura, tutte espressioni que-ste, che disegnano un mondo possibile fatto di tante persone che nella relazione e nell’im-pegno vedono una rivincita contro i tanti estremismi politici e religiosi.

Una settimana densa di ap-puntamenti durante la quale abbiamo avuto la possibilità di assistere ad un’ evento intera-mente dedicato ai giovani e al dialogo interreligioso.

Grazie al gentile invito dell’Assessore alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, siamo riusciti a cogliere forse una del-le anime di questo evento: i giovani e il loro modo semplice e sincero di relazionarsi, a prescindere dalla prove-nienza, dalla cultura e dalla religione.

Lo strumento a loro disposizione è semplicemente l’arte. Attraverso la passione e l’impegno per essa hanno dimostrato la capacità di abbattere i muri dell’indifferenza e dell’intolleranza, ricordando a tutti cosa sia davvero importante nella vita: la relazione, e la sua naturale conseguenza di generare opportunità e benessere.

La serata è stata organizzata all’Auditorium Santa Chiara di Trento dove si è sancito l’incontro artistico tra i giovani studenti trentini dell’Orchestra Fuori Tempo, il Coro del Liceo Musicale di Trento e la compagnia teatrale Teatro Portland con i giovani del Teatro Beresheet LaShalom e l’Ensamble della Valle di Izreel.

I primi ad esibirsi sono stati i giovani dell’Orchestra Fuori Tempo, già a noi nota, in occasione del nostro reportage sul loro viaggio in Belgio, alle miniere di Marsinelle.

Il loro approccio a tematiche delicate come la migrazione trentina in Belgio, o come in questa occasione, l’integrazione, passa attraverso il linguaggio immediato della musica, veicolo di emozioni e occasione di confronto. È sempre un piacere vedere dei giovani così coinvolti in quello che fanno, e va sicuramente riconosciuta al loro Direttore musicale Massimiliano Rizzoli, la capacità di aver trasmesso i valori alla base della condivisione di esperienze che attraverso la musica, generano occasioni sempre nuove.

I giovani musicisti hanno collaborato con il Coro del Liceo Musicale di Trento e insieme hanno disegnato il loro spettacolo intitolato “Le strade musicali della vita”. Hanno saputo sintetizzare un percorso di dialogo e di crescita usando la sola forza delle note e delle voci, coinvolgendo tutto il pubblico presente grazie ad un’interpretazione fresca e intensa allo stesso tempo.

È stato poi il turno delle ragazze e ragazzi di Teatro Portland che hanno inscenato “About Me”.

Un lavoro che ha visto la regia di Michele Ciardulli e Paolo Vicentini.

L’idea nasce dall’esigenza di parlare di identità, di come avviene la sua trasformazione nel tempo e nello spazio. L’omologazione si esaspera fino a divenire grottesca rappresentazione della realtà, passando attraverso un uso fisico del palco. Il corpo al centro della scena diviene potente strumento di dialogo e di scontro. I giovani attori hanno sperimentato tutto questo con un approccio intuitivo, che ha regalato al pubblico presente notevoli spunti di riflessione.

Ultima parte dello spettacolo, forse la più rappresentativa, ha visto esibirsi i ragazzi ebrei, arabi e drusi del teatro Beresheet LaSchalom, concreto esempio di come si costruisce la convivenza passando dall’arte e dalla conoscenza reciproca. Un vero e proprio laboratorio in cui varie etnie vivono letteralmente insieme condividendo la musica, la danza e il teatro. Il loro motto è:”in principio la Pace” e affrontano ogni loro nuova sfida con impegno e un grande sorriso.

Si sono esibiti insieme all’Ensamble Lauda della Valle di Izreel nello spettacolo intitolato “La Musica Cresce insieme a Te”, con la Regia di Angelica E. Calo Livne, direzione musicale Marina Minkin e la consulenza artistica di Pablo Ariel.

Il tema della rappresentazione è quello dell’adolescenza con le sue paure, amori ed esclusioni, ma anche voglia di stare insieme e crescere uniti. La loro bravura nel mescolare colori, movimenti, suoni e voci è stato qualcosa di incredibile, e dimostra come si possa affrontare la guerra e l’intolleranza, con la gioia di lavorare insieme per un progetto comune.

Il valori della solidarietà e della convivenza sono qualcosa che si costruisce con l’impegno e la costanza, questa serata lo ha sicuramente ricordato a tutti.

Lorenzo Pupi

In alto da sinistra l’Orchestra giovanile “Fuori Tempo”, il Coro del Liceo Musicale di Trento, in basso i giovani del teatro di Beresheet LaShalom e l’Ensamble Lauda della Valle di Izreel

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re I malati gravi e i non autosufficienti gravissimi chiedono di VIVERE con dignità!

Questa lettera è stata inviata il 10 maggio scorso dal Pre-sidente del Comitato 16 Novembre Onlus al presidente del Consiglio Monti.

Egregio prof. Mario Monti,mi sembra doveroso presentarci, siamo il Comitato 16 Novem-

bre Onlus, un’associazione di malati, familiari ed amici, nata proprio davanti al Ministero diretto dalla S.V.

Ci occupiamo di malati gravissimi, che sono destinati alla tracheostomia, con tetraparesi, alimentazione artificiale ed allettamento.

Conosciamo bene il Ministero dell’Economia per averci fatto due presidi: il primo il 16 novembre 2010, quando abbiamo ottenuto 100 milioni per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, SLA.

Successivamente siamo tornati davanti al Ministero per sbloccare la situazione: solo un DPCM ha permesso un decreto di riparto fra le regioni.

Recentemente, il 17 aprile, abbiamo incontrato il Ministro Elsa Fornero, il sottosegretario Maria Cecilia Guerra e due dirigenti per discutere sull’applicazione del decreto di riparto sui 100 milioni.

Il Ministro e tutti, cortesemente, hanno esaudito ogni nostra istanza ed hanno attivato tutte le procedure finalizzate ad una accelerazione dei finanziamenti alle famiglie.

Altro argomento trattato è stato il ripri-stino del fondo della non autosufficienza inopinatamente azzerato dal precedente governo.

Abbiamo ottenuto un impegno del Mi-nistro e del Sottosegretario alla presentazione di un piano dettagliato entro 30 giorni.

Quello che non hanno potuto dire è quanto potevano im-pegnare per realizzare il piano. Infatti il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali è un dicastero di spesa, quindi ci rivolgia-mo a Lei in qualità di Presidente del Consiglio nonché Ministro dell’Economia.

Chiediamo con urgenza quanto segue:Ripristino del fondo della non autosufficienza per un importo

non inferiore a 600 milioni.Impegno del governo a incanalare con decreto dettagliato 500

milioni per le patologie gravemente invalidanti, con contributo rapportato al bisogno assistenziale legato all’ingravescenza. Il riparto fra le regioni dovrà essere fatto in funzione del tasso di prevalenza delle patologie interessate.

Erogare un contributo annuo di 20.000€ per ogni persona portatrice di malattia neurodegenerativa progressiva, con tra-cheostomia, in ventilazione meccanica 24 ore su 24 e tetraparesi

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attivita di prodigio

La sensibilizzazione di Prodigio sulla sicurezza stradale nelle scuole

Alcol e guida: il punto di vista dei ragazzi

L’o r a m a i c o n s o l i -data atti-

vità di Prodigio nelle scuole della Provincia continua nella

missione di sensibilizzare e in-formare gli adolescenti sulle te-matiche alcol-correlate, tramite incontri in classe e questionari volti a conoscere le abitudini dei giovani.

Anche questa volta i ragazzi si sono dimostrati particolar-mente sensibili e attenti alla storia di Pino e ai suoi consigli su come vivere una gioventù spensierata, ma non per questo

basata sull’incoscienza e sull’incon-sapevolezza, giustificate a volte dalla

“erronea” convinzione che la vita sia solo una questione di fatalità.

Proponiamo qui di seguito le statistiche aggiornate grazie agli ultimi interventi e le riflessioni che i ragazzi delle scuole ci hanno voluto donare.

Viviana Garbari

Riflessioni dei ragazzi dopo l’incontro con Pino

Dobbiamo andare avanti. Bisogna continuare e accettare la vita così, perché la vita è una cosa molto preziosa e non bisogna sprecarla. Per esempio puoi iniziare a non bere più alcolici, fumare e non pensare solo a sballare. Come ab-biamo detto noi in classe ci sono dei ragazzi anche della nostra età che pensano solo a bere e fumare; questa non può essere una buona cosa per godersi la vita nei migliore dei modi. Giuseppe, quando ha saputo del suo problema causato dall’incidente, non ha pensato “Perché proprio a me? E non al mio amico?”, ma invece ha iniziato a fare del bene agli altri e a sé stesso. Mi ha fatto capire che anche se hai un problema non devi prenderlo come una

tragedia, ma come un punto per ricominciare.Anonimo

Dall’incontro con Pino ho imparato che ogni momento che noi viviamo, e magari diamo per scontato, è importante. L’incontro mi ha fatto riflettere sull’importanza della vita e di quanto sono fortunato. Ma soprattutto che non vale la pena finire sulla sedia a rotelle e rovinarsi la vita per una stupidaggine.

L’insegnamento che ho appreso da questa espe-rienza è che scegli tu il tuo futuro e puoi decidere se accettare la vita come un dono oppure no.

AnonimoDall’incontro con Pino posso dire che mi hanno

sorpreso molto il suo coraggio e la sua voglia di “ricominciare” a vivere. Secondo me molte persone nella sua stessa situazione non saprebbero cosa fare. In questi incidenti la tua vita viene cambiata radicalmente, è un modo più difficile e triste di vivere la vita. Se io fossi nella sua situazione mi sentirei molto triste e vorrei stare solo perché mi vergognerei ad andare in giro, perché mi sentirei preso in giro ed avrei paura a mostrare quello che sono. Però questo è un ragionamento da persona senza Dio. Tornando indietro e ripensandoci, in questa situazione inizial-mente mi sentirei triste ed arrabbiato, poi però mi verrebbe da pensare che se io sono diventato così è perché Dio l’ha voluto. Conosco molte persone che stanno sulla sedia a rotelle, o comunque hanno problemi fisici, dovuti ad incidenti. Queste persone mi hanno dato testimonianza della loro “nuova vita”, spiegandomi soprattutto quanto sia diventata grande la loro fede in Dio.

D. C.È impressionante come le

persone meno fortunate a causa di handicap riescono a tra-sformare un “dramma” in un “bene”. Io per esempio andrei in depressione e non vorrei più vivere, invece loro approfittano per ricominciare una nuova vita. Queste persone hanno ricomin-

ciato una vita ricca di solidarietà, perché si aiutano a vicenda, coraggio, perché hanno avuto la forza di andare avanti ed essere felici, amore per la vita, perché non hanno pensato alla sfortuna che hanno avuto, ma hanno pensato che la vita è solo una e bi-sogna continuare a lottare per essa e per conquistare la felicità. Sono molto contenta che nel mondo ci siano delle persona così brave e coraggiose.

AnonimoIl racconto di Pino mi ha fatto capire quanto

dev’essere difficile ricominciare la propria vita da capo a causa di una svista, e mi ha fatto rendere conto di quanto la vita sia importante e preziosa. Da non sprecare.

F. F.Il messaggio che mi è arrivato è che anche se

qualcuno ha della difficoltà bisogna andare avanti e saltare gli ostacoli che si presentano durante il corso della vita, coma ha fatto.. dà la forza di continuare e non fermarsi mai quando si hanno delle difficoltà non bisogna fare finta di niente ma affrontare i propri problemi al meglio e mettersi in gioco.

F. S.Queste persone hanno tutte una cosa in comune:

la voglia di vivere. Hanno avuto un fatto che ha cambiato loro la vita, chi pensa sia stato destino, che pensa che poteva anche non capitare, ma tutte que-ste persone hanno preso la loro vita e l’hanno riscritta come volevano, e a me questo ha colpito molto.

AnonimoPino ci ha fatto capire che il vero senso della vita

non sono i soldi, ma la felicità, l’amore e tutte le altre piccole cose belle che si possono fare per aiutare e non solo. Ho ca-pito che dobbiamo fermarci un attimo a ripensare alla nostra vita, alle difficoltà e agli ostacoli che quotidianamente si presen-tano e pensare a quelle persone che di problemi ne hanno tanti e che ogni giorno si trovano a viverli.

C. B.

Volontarie per due giorni a Prodigio

Intervista doppiaCome ti chiami?-Karin-CaterinaQuanti anni avete?-17Che scuola frequentate?-RosminiCome mai vi trovate qua?Per un progetto della scuola nell’ambito del volontariato attivoHai mai affrontato l’argomento della disabilità prima di adesso?K. Si, abitando vicino ad un ragazzo disabile mi ha sempre toccato l’argomento che affronto con grande interesseC. Si, a scuola principalmente riguardo l’integra-zione e l’ambiente scolasticoCosa pensano gli adolescenti della disabilità?

K. La ritengono un ostacolo, un peso, un problema da sviare più che affrontareC. Spesso si preferisce schivare l’argomento e purtrop-po esistono ancora atti di bullismo.Quali interventi bisognerebbe fare per migliorare la vita di queste persone?K. Aiutando le famiglie con tecnologie avanzate e una maggiore accessibilità alle struttureC. Finanziando le associazioni e con maggiore soste-gno moraleCome ritieni gli interventi di Giuseppe nelle scuole?K. Sono molto interessanti, ma anche istruttivi poiché comprendi veramente ciò che vuol dire il rischio di mettersi alla guida dopo aver bevutoC. Toccante perché racconta una storia vera e tragica che coinvolge maggiormente di una semplice lezione teoricaCome ti è sembrata questa esperienza?K. Questa esperienza mi ha fatto riflettere in modo più approfondito riguardo questa realtà molto più ampia di quello che credevoC. Interessante perché ho potuto conoscere in modo diretto l’associazione Prodigio più da vicino il mondo della disabilità.

Karin Piffer e Caterina Andermarcher

L’ istituto A.Rosmini di Trento, officina di educazione per tutti con il “Laboratorio Montessori”

Aula delle potenzialità nascoste

“Come possiamo descrivere il laboratorio Montessori?”. Questo progetto viene svolto all’interno dell’Istituto Antonio Rosmini di Trento, è dedicato ad alunni che

presentano difficoltà cognitive di diverso tipo e consente loro di sviluppare ed esprimere la creatività in un ambiente positivo e stimolante.

L’intento di questa iniziativa è quello di, come cita il motto, “ripercorrere i percorsi”, sviluppando strategie didattiche nuove e coinvolgenti in cui sperimentare la gioia di apprendere.

È stata creata un’apposita aula dove si incontrano abitualmente cinque studenti accompagnati da docenti educatrici e professo-resse di ruolo. Questo spazio è messo a loro disposizione durante tutto l’orario scolastico per svolgere diverse attività che vanno dai compiti ad altre più creative come la musica e il disegno. La nostra classe, la 3ªbA, grazie alla collaborazione dell’insegnante di filosofia

ha avuto la possibi-lità di partecipare attivamente all’espe-rienza e conoscere meglio questi cinque ragazzi.

In particolare, ci ha colpito una le-zione a cui abbiamo partecipato con altri tre nostri compagni. Il tema riguardava lo studio di alcuni filosofi greci sofisti ed è stato affronta-

to attraverso una piccola rappresen-tazione teatrale. Abbiamo messo in scena i pensieri dei filosofi riuscendo allo stesso tempo a coinvolgere questi ragazzi i quali, vedendo il nostro entusiasmo, si sono subito integrati ed hanno partecipato con grande interesse. Una situazione che ci piace ricordare è quella di un ragazzo che voleva interpretare a tutti i costi il protago-nista ed un altro che invece immortalava ogni scena con la sua macchina fotografica.

In un’altra lezione sono stati trattati argomenti matematici in modo renderli accessibili e di facile comprensione. Infatti attra-verso diverse tecniche di piegatura della carta la professoressa è riuscita a spiegare la retta e gli angoli di una forma geometrica. Tutti i ragazzi erano concentrati e attenti alla spiegazione per non sbagliare neanche un passaggio della procedura. Questi alunni, seppure diversamente abili si sono impegnati ed hanno appreso in modo alternativo e con interesse le discipline studiate.

Altre attività che vengono svolte sono ad esempio, il giardi-naggio, la creazione di vestiti con la carta di giornale e la parte-cipazione ad eventi come La Giornata della Pace.

Questa esperienza è stata molto bella e piacevole per tutti noi. Condividere questi momenti con i ragazzi si è rivelata un’occasione dove loro hanno potuto esprimersi liberamente e noi apprezzare cosa vuol dire lavorare insieme e aiutare gli altri.

Grazie al progetto e grazie all’opportunità di volontariato abbiamo potuto quindi avvicinarci di più a questa realtà e cono-scerne molti aspetti.

Karin Piffer e Caterina Andermarcher

con allettamento; casi di coma bisognosi di assistenza h24.I finanziamenti dovranno, specificatamente da decreto, essere erogati

integralmente alle famiglie senza oneri accessori; le famiglie dovranno certificare le spese tramite buste paga e contributi per assistenti familiari.

Presidente Monti, riteniamo doveroso da parte del Governo accogliere questa istanza con convinzione, perchè è inaccettabile che intere fami-glie diventino preda della disperazione, assumendosi l’onere di fare ciò che per uno stato civile dovrebbe essere compito prioritario.

Ci rendiamo conto delle difficoltà di bilancio che attraversiamo, ma 600 milioni vanno trovati assolutamente. Il Commissario Bondi è al la-voro per contenere gli sprechi. I primi fondi recuperati dovranno servire per la non autosufficienza: è un provvedimento dovuto di equità sociale.

Aspetteremo una Sua cortese risposta per un incontro a breve, in ogni caso noi verremo a trovarla:

A partire dalle ore 10.30 del 7 giugno, davanti al ministero dell’eco-nomia, in via XX settembre 97, presidio dei malati gravissimi.

Avrà l’onere e l’onore di incontrare malati in carrozzina, che respirano e si alimentano tramite macchine. Verremo da tutt’Italia, isole compre-se, in nave, in aereo, ambulanze e mezzi speciali. Non vedrà persone atterrite ma volti degni, lottatori pronti a tutto, anche a correre il rischio di morire. Siamo determinati perché vogliamo ottenere quel qualcosa senza il quale la vita non avrebbe senso: la possibilità di condurre un’esistenza dignitosa!

Cordiali saluti.16 Novembre Onlus

Per il direttivo il segretario Salvatore Usala

Cosa provano i ragazzi quando sentono parlare di incidenti stradali

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spettacli passatempo

Sostieni Prodigio con il 5 x 1000Nella tua prossima

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indicando il codice fiscale 96053810220.Per noi è un grosso aiuto e a

te non costerà nulla!

In molte città si ricrea lo spazio vitale per l’orto, convertendo i balconi in vere e proprie serre

Paese che vai... orto che trovi...

Con la bella stagione si vedo-no spuntare orti rigogliosi nei posti più impensabili.

Accade infatti che chi ha un pezzo di terra inizi a rivalutarlo e a riporre

in esso molte speranze, soprattutto in tempo di crisi economica.

Da quelli che prima erano piccoli giardini lasciati a se stessi, grigi terrazzi o addirittura tetti assolati dei palazzi, crescono insalate, pomodori, erbe aromatiche e quant’altro sia possibile coltivare.

Se in tanti hanno visto nell’aumento dei prezzi al banco di frutta e verdura la necessità di riprendere in mano zappa e rastrello, per molti questo iniziale sacrificio si è trasformato in un piacere indescrivibile.

Ci si sente orgogliosi a raccogliere il primo cesto di insalata, ad inebriarsi all’intenso profumo del basilico ed ad assaporare il po-modoro maturo.

Si, è faticoso coltivare, ma forse la società si è dimenticata cosa vuol dire lavorare per qualcosa di concreto, sano e soprattutto fatto da sé.

Certo, avere l’orto di casa oggi è quasi un lusso e in pochi hanno la possibilità di speri-mentarlo. D’altronde l’uomo si è sempre affe-zionato alle divinità; una volta coincidevano con la terra e i suoi frutti, oggi sono cemento e mattone che ricoprono molta terra fertile, soffocando la possibilità di avere il verde che

ognuno si merita. Ma questo è il prezzo che si paga nel difettare di lungimiranza.

Il centro commerciale o il supermercato sono i nuovi centri di aggregazione e di scam-bio, dove una volta probabilmente sorgeva un campo rigoglioso, ora lo spazio è occupato da interminabili file di scaffali, a loro volta im-bottiti di qualsiasi genere alimentare dei quali non basterebbe una vita per assaggiarli tutti.

Ma per fortuna le cose cambiano in conti-nuazione e con esse anche le tendenze.

Ed è così che in molte città si ricrea lo spazio vitale per l’orto, convertendo i balconi in vere e proprie serre oppure portando terriccio sui tetti dei palazzi ricreando l’habitat ideale per agrumi o ogni sorta di pianta.

Reinventando e creando spazi verdi ci si è pure accorti della crescente richiesta da parte di chi sta cercando casa: ma c’è spazio per fare un po’ di orto?

L’orto e la filosofia che vi sta dietro, legata all’impegno, alla pazienza e al rispetto per se stessi e quindi per ciò che si mangia è forse una delle vere rivoluzioni culturali in atto. Forse tra quelle che contribuiranno a ridimensionare le cose, a farci vivere con più semplicità, a farci riscoprire i sapori e a farci ritrovare insieme a parlare e a condividere la fatica per qualcosa di grandioso, proprio in quel luogo dove un tempo sorgeva un anonimo e assordante centro commerciale.

Lorenzo Pupi

Artisti e scienziati invitati a confrontarsi su come funzionano i sensi, su come sia possibile risvegliarli

37 edizione di Pergine spettacolo apertoPercezioni/dispercezioni

Odorare/vedere/gustare l’arteToccare/essere toccati

Porsi in ascolto

I sensi sono il nostro punto di accesso al mondo e alla nostra interiorità, perché è dalla nostra “pelle” che tutto deve passare

per essere vissuto, esperito, conosciuto, ela-borato. Ben lungi dal costituire semplici organi di superficie, i sensi formano di fatto il nostro io e gli permettono di dialogare con l’altro da sé, con ciò che sta fuori.

Dal 6 al 14 luglio il festival Pergine Spet-tacolo Aperto invita artisti e scienziati a confrontarsi su come funzionano i sensi, su come sia possibile risvegliarli, creando opere che li sollecitino in modo sorprendente. Sarà ancora una volta il Carnevalestate ad aprire il festival con un’autentica invasione di masche-re e colori. La festa più folle dell’anno animerà Pergine con artisti di strada, musica e danze, oltre che con lo straordinario spettacolo di circo contemporaneo degli svedesi Cirkus Cirkör, le evoluzioni acrobatiche del collettivo belga Magdaclan e l’irresistibile musica degli Ska-J e della Fare Jazz Big Band.

Ospite della manifestazione anche Cesare Picco con il suo concerto per pianoforte unico al mondo, totalmente improvvisato nel buio assoluto. Collectif Bonheur Intérieur Brut condurrà il pubblico in un viaggio singolare e coinvolgente nell’immigrazione clandestina, mentre l’ospite d’eccezione, Dario Vergasso-la, metterà in scena, insieme all’orchestra J Futura, una nuova produzione del festival: Il Tribuno, un rimando, tra teatro e musica, alle parodie dei regimi che hanno condizionato le sorti delle società e dei popoli.

Ad accogliere e stimolare i visitatori vi saranno anche percorsi sensoriali tra arte e scienza, i laboratori del progetto OPEN, un’in-stallazione interattiva al buio dove una guida non vedente accompagnerà il visitatore in un viaggio tra stimoli sonori, tattili e olfattivi. E ancora: un mini corso del linguaggio dei segni, macchine per il teatro incosciente, aperitivi per dialogare con gli artisti e gli scienziati, le performance clandestine e per i più piccoli l’Acchiappasuoni, La scatola dei sensi, il Tip Tap degli insetti.

Al fine di migliorare l’accessibilità e la frui-zione per tutti i visitatori, Pergine Spettacolo Aperto ha messo in atto una serie iniziative atte a facilitare l’accesso da parte di persone non vedenti, non udenti e disabili. Una sezione dedicata del sito www.perginefestival.it for-nirà tutte le informazioni riguardanti le moda-lità di accesso a ciascun spettacolo, così come il programma cartaceo del festival riporterà alcune indicazioni sintetiche. In particolare sarà disponibile su prenotazione un servizio di trasporto gratuito fino ad esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni contattare il numero 0461 530179 o inviare un’email a [email protected]

Calendario6-8 luglio

Eventoore 18-24, Parco tre castagniLa più folle festa dell’anno

CARNEVALESTATECibo

ore 18-24, Parco tre castagniFESTA DEI PICCOLI FRUTTI

6-14 luglioEventi

ore 18-22, sala maierIL SENSO DELLA MEMORIA

ore 19.30, marie curieINCROCI DI SENSO aperitivi a parole

ore 19-23, marie curieLABIRINTO SENSORIALE

SENSIBILMENTE esposizioni interattiveMACCHINE PER IL TEATRO INCOSCIENTE

ore 18-24, marie curiePICCOLA FIERA DELL’INSOLITO

Ciboore 18-24, marie curieCAFFE’ NON SENSE

8-14 luglioLaboratorio

ore 18-19, sala rossiLE MANI CHE PARLANO

Mini corso del linguaggio dei segni

6-14 luglioLaboratorio

Pergine ValsuganaCLOWN CLANDESTINO Workshop di

formazione artistica con Johnny Melville/Janne Koefoed

9-11 luglioLaboratorio

ore 17-19, ex ospedale PsichiatricoSilvano Agosti

DALL’IMPOTENZA ALLA CREATIVITA’

10 luglioLaboratorio

ore 15-18, ex ospedale PsichiatricoMassimo Cirri

INVECE DI “MATTI”ConventionA sorpresa

PERFORMANCE CLANDESTINE

6-7 luglioCirco teatro

ore 21.15, circo tre castagniCirkus Circör

COME UNA CORONA (WEAR IT LIKE A CROWN)

9 luglioMusica

ore 21.15 marie curieCesare Picco

CONCERTO AL BUIO

10-11 luglioTeatro

ore 21.15 e ore 23 marie curieCollectif Bonheur Intérieur Brut

TICKET

11 luglioMusica

ore 21.15, circo tre castagniOrchestra J Futura, Dario Vergassola

IL TRIBUNO di M. Kagel

12-13 luglioTeatro, video, performance site specific

ore 21.15 centro storicoProgetto OPEN

14 luglioNeuroscienze show

ore 21.15, circo tre castagniConduce: Patrizio Roversi.

Ospiti: Francesco Pavani, Charles Spence, Lawrence D. Rosemblum, Massimiliano

ZampiniIN TUTTI I SENSI

vita e dei miei cari. Sono caduto da tre metri di altezza, mi è esplosa la dodicesima vertebra con la conseguenza della paralisi. In seguito sono stato colpito da una malattia post traumatica: la siringomielia. Non mi sono arreso e mi sono reinventato una vita, grazie all’INAIL ho frequen-to una scuola d’informatica e trovato lavoro nell’ufficio tecnico di una ditta dove tutt’ora sono impiegato. Ho sempre lottato con il mondo intero, con gli amministratori del mio comune che per dieci anni non mi hanno permesso di costruire un ascensore per accedere al piano superiore dell’abitazione che avevo ristrutturato prima dell’incidente. Per 10 anni ho fatto le ram-pe di scala seduto su di un cuscino spingendomi con l’aiuto delle mani.

All’inizio del 2003 ho incontrato altre per-sone disabili che praticavano uno sport simile al ciclismo con un mezzo a tre ruote che ora si chiama handbike ed ho voluto provare iniziando ad allenarmi. Costanza e impegno mi hanno portato a essere ai primi posti della categoria nel campionato italiano della disciplina”

Purtroppo Pierino ha vissuto un altro stop improvviso nel giugno del 2006, ammalandosi di osteomielite: 9 mesi di ospedale, 4 interven-ti chirurgici intervallati da 60 camere iperba-riche, 2 mesi di un aspiratore funzionante 24 ore su 24 e un intervento finale in chirurgia plastica con degenza di un mese a ‘pancia in giù’ senza potersi muovere - racconta - “Non

potevo fermarmi e rassegnarmi: dopo tante gare e vittorie e piazzamenti sul podio, la sorte non poteva togliermi il gusto della vita. Così ho passato tutto il 2007 a riacquistare un residuo di muscolatura e mi sono ripresentato alle gare nel 2008 con la voglia di tornare ai livelli di due anni prima. Quest’anno ce l’ho fatta e ho stabilito anche il record personale nella distanza della maratona nella mia città: Padova, con un’ora e 8 minuti”.

Il messaggio che da Dainese con l’esempio della sua vita è forte: Lo sport serve a essere indipendenti e a realizzare altri sogni utiliz-zando le capacità ‘residue’”.

Il suo esempio si commenta da solo: “Se con una bicicletta spinta con le braccia, riesco a raggiungere e superare i 40 km orari, se posso percorrere oltre 10 mila km all’anno e quasi 30 mila in macchina per gareggiare, scendere da una montagna d’inverno con il monosci... è la sedia a rotelle che mi può fermare?”.

Pierino Dainese si batte affinché bimbi e giovani disabili abbiano una vita migliore rispetto a quella che le persone disabili vivono attualmente, per farlo, è necessario concen-trare l’attenzione sul concetto di “integrazione sociale” che molto spesso è associato ad in-dividui adulti, trascurando il fatto che questa integrazione inizia sin dalla più tenera età.

Al suo progetto collabora anche Alessandro Zanardi con:”bimbi in gamba”.

Dorotea Maria Guida

➽ continua dalla prima pagina

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spettacli passatempo

Se sei donna con disabilità può essere difficoltoso

Voglio vivere da sola

Dopo i trent’anni i gio-vani, anche se con un lavorio precario,

hanno voglia di lasciare il “nido”, ossia la casa dei genitori, per iniziare un loro percorso di vita in autonomia.

Perché a discapito di quanto si possa credere il desiderio d’indipendenza è un istinto inderogabile degli esseri umani.

Questo desiderio è anco-ra più forte quando si tratta di persone disabili. Soprat-tutto quando parliamo di persone con disabilità acquisite per le quali l’ambiente familiare è stato, nella maggior parte dei casi, un luogo iperprotettivo.

Spesso i genitori dei ragazzi disabili ten-dono a far vivere i loro figli in una sorta di campana di vetro; le motivazioni di quest’at-teggiamento sono molteplici, come ad esem-pio la paura che i figli si possano scontrare con il mondo esterno incorrendo in pericoli e delusioni. C’è anche il timore che questi giovani che si affacciano al mondo possano essere feriti e delusi profondamente dalle relazioni sociali e sentimentali. Ultimo, ma non da meno, il distorto pensiero che i figli, proprio perché disabili, non riuscirebbero a cavarsela nel mondo esterno, benché istruiti e autosufficienti dal punto di vista economico.

Sono ancora poche le persone disabili che oggi riescono a realizzare l’emancipazione dalla famiglia grazie soprattutto alle oppor-tunità di lavoro e a nuovi ausili che facilitano loro la vita. Tra questi, sono in maggioranza gli uomini uomini.

Infatti, tra tanti che non riescono a rea-lizzare questa vita indipendente, ci sono le donne.. Ho sentito, infatti, il parere di due

donne disabili dalla nascita di due diverse regioni che si raccontano.

“Mi chiamo Elena, ho qua-rant’anni e vivo in provincia di Cremona, sono disabile dalla nascita affetta da Spina Bifida; ho un certo grado di autonomia e anche un bel lavoro in banca. Per anni i miei genitori mi hanno tenuto in una sorta di campana di vetro, non permettendomi di fare le esperienze che invece facevano le mie coetanee e i mie fratelli non disabili. Quando mi sono ritrovata da

sola, perché i miei genitori uno dopo l’altro sono venuti a mancare, ho dovuto fare i conti con le responsabilità che nessuno mi aveva insegnato ad assumere, con le paure verso il mondo ester-no, istintive per gli adolescenti, ma che io vivevo ancora a trent’anni!

Anche Annalisa, dal Piemonte, trentenne, affetta da Paralisi Cerebrale infantile, con una laurea in lingue e un lavoro part-time esprime lo stesso disagio.

“Vorrei far conoscere ai miei genitori altre persone disabili, anche donne che hanno rag-giunto l’indipendenza ed una vita autonoma, perché i miei genitori credono che possa essere un’utopia che una persona disabile possa ca-varsela da sola”.

E noi lanciamo quest’accorato appello ai genitori di Annalisa, a tutti i genitori d’Italia con figli disabili già in età da “vita indipen-dente”: lasciate che i vostri ragazzi provino ad affrontare il mondo se lo desiderano, perché il mondo può essere ostile indipendentemente dalla disabilità.

Grazie ad Elena, e Annalisa per la testimo-nianza.

Dorotea Maria Guida

“Che cosa si intende per reale e virtuale? Come distinguere queste due dimensioni?”

Il Tredicesimo Piano

Anni ‘30, Los Angeles: Hannon Fuller (Ar-min Mueller-Stahl)

è intento a scrivere una lettera ad un amico nella quale confida delle rive-lazioni che potrebbero costargli la vita. Una volta risvegliatosi, nel mondo reale, le sue paure si rive-leranno fondate e verrà assassinato. Il principale indiziato diventerà il de-stinatario di quella mis-siva, Douglas Hall (Craig Bierko).

Fuller e Hall, nella loro “vera” vita, sono a capo di una società all’avanguar-dia nel settore tecnologi-co (situata al tredicesimo piano di un grattacielo) il cui obiettivo è quello di costruire una città virtuale ispirata alla Los Angeles degli anni ‘30, all’interno della quale poter vivere una vita parallela e impersonare una nuova identità.

Ma probabilmente nemmeno loro si sarebbero mai aspettati di raggiungere risultati così sorprendenti: per scoprire la ve-rità e allo stesso tempo tentare di discolparsi dall’accusa di omicidio, Hall sarà costretto a viaggiare nel mondo virtuale da lui stesso creato. Ma le sue ricerche lo porteranno ad una sconvolgente rivelazione...

In questa pellicola la linea che separa reale e virtuale tende ad assottigliarsi sempre di più fino a scomparire del tutto: non esiste un’unica realtà. Ve ne sono una moltitudine, una dentro l’altra, tutte create artificialmente. Il regista, Josef Rusnak, affronta la tematica dei “mondi virtuali”, un settore che, proprio alla fine degli anni Novanta, comincia la sua espansione su scala mondiale soprattutto grazie ai videogiochi e, in particolare, ai co-siddetti MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Play Games). Ciò che li caratterizza è la possibilità di incarnare un proprio personag-gio, il cosiddetto Avatar, che altro non è se non la proiezione del giocatore all’interno di un mondo virtuale; la stessa logica si può facilmente ritrovare all’interno di questo film, nel quale i protagonisti hanno la possibilità di vestire i panni di un proprio alter ego che si trova in una dimensione virtuale all’interno della quale, tuttavia, tutto ciò che li circonda rappresenta la realtà.

Ma allora che cosa si intende per reale e virtuale? Come distinguere queste due di-mensioni? I mondi virtuali vengono osservati da una moltitudine di punti di vista; dalla let-teratura a loro dedicata possiamo recuperare alcuni interessanti spunti di riflessione.

Nel senso comune, la parola reale, dal latino “res”, ovvero “la cosa”, si identifica con ciò che è tangibile e materiale. Il virtuale è invece l’immaginario, caratterizzato da assenza di esistenza; in parole povere, ciò che è contro ciò che non è. Nella comune accezione del termine, possiamo trovare un’analogia tra la nozione di reale e virtuale con quella di vero e falso; al virtuale, all’immaginario, viene as-sociata una connotazione peggiorativa legata all’idea di illusione, falsità ed errore. Si deve cercare quindi di essere più precisi; il virtuale racchiude in sé due significati. Da una parte deve le sue radici etimologiche a “virtus”, ossia “forza”, “energia” che, a sua volta, deri-va da “vir”, cioè “uomo”: è quindi ascrivibile a “potenza” o “potenziale”. Dall’altra, in un’ accezione più moderna e scientifica, virtuale trae origine da ciò che è artificiale, in contrasto con il naturale. Bisogna considerare il virtuale come un modo di essere particolare, un’altra esperienza del reale; in conclusione, il virtuale possiede una piena realtà, in quanto virtuale, e quello che lo differenzia dal reale riguarda la totale assenza di autonomia nei confronti dei suoi creatori e utilizzatori. Il virtuale ha bisogno di utilizzare un qualche materiale, uno strumento che possa fare da mediatore tra il corpo umano e l’ambiente virtuale. Ed è proprio quest’ultimo punto che rappresenta la

separazione tra il mondo reale e quello virtuale: chi ha il potere di controllare il codice di quest’ultimo possiede la capacità di modificarne i contenuti a suo piacimento e, allo stesso tempo, di decidere riguardo il destino di co-loro che lo popolano. Può anche sancire l’estinzione di quello stesso mondo attraverso semplici azioni: si pensi ai mondi virtua-li presenti attualmente sul mercato e di come il semplice spegnimento dei server su cui essi si trovano porti ad una vera e propria fine di quelle realtà simulate.

Queste sono solo alcune delle tante considerazioni che sono emerse negli ultimi anni a proposito dei mondi virtuali; “Il Tredicesimo Piano” è un esempio di come anche il mondo del cinema si interessi fortemente a questo fenomeno e di come esso rap-

presenti una costante fonte di idee per diverse sceneggiature. Il continuo alternarsi tra reale e virtuale non preclude lo svolgimento della storia e la sua comprensione da parte dello spettatore, mantenendo alto il ritmo della pellicola. Nonostante non sia un film d’azione, ma condividendo contenuti in un certo senso simili, il grosso “difetto” ad esso potenzialmen-te imputabile è quello di essere uscito nello stesso anno (1999) del ben più pubblicizzato Matrix, il che ne ha inevitabilmente offuscato la visibilità al grande pubblico.

Matteo Tabarelli

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