Primo numero Zibaldone

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LICEO CLASSICO MARIOTTI Marzo 2013 Lo Zibaldone Lo Zibaldone Che dire, Siamo tornati. Sull'onda delle rivoluzioni che in appena tre mesi hanno irrimediabil- mente segnato la storia d'Italia, anche noi del Mariotti abbiamo deciso di scendere in campo, schierando però questa volta dalla nostra parte un fedele compagno, che ha tutta l'aria di vo- lerla fare anche lui un bel po' di storia ex nunc...ebbene si signori, lo Zibaldone è tornato e come si suol dire più forte di prima. Quando mi è stato chiesto di scrivere quest'articolo, all'i- nizio ero decisamente preoccupato. Perché affidarlo ad un ginnasiale, la cui conoscenza del nostro beneamato giornale è pressoché nulla? Semplice, perché non c'è nulla da sapere. La storia dello Zibaldone riparte da zero. Speciale settimana flessibile 2012/2013 Nuntio vobis gaudium magnum Habemus Zibaldonem! E a scriverla sarete voi. Non saremo noi a infliggervi un format standardizzato e bo- rioso che non risponde ai vostri voleri. Lo Zibaldone sarà come un enorme tela bian- ca che voi sarete liberi di dipingere, sugge- rendoci i colori che più rispondono alle vo- stre corde interiori e contribuendo con la vostra partecipazione attiva. Attenti alle nuove forme di comunicazione abbiamo inoltre deciso di ridurre le copie cartacee a vantaggio del formato PDF e del formato Ebook che saranno disponibili su internet così da rendere lo Zibaldone piacevole ed immediato come una chat su Facebook. Mi auguro che lo Zibaldone diventi un vo- stro compagno e , ci auguriamo, un piace- vole ricordo per gli anni a venire. Lo Zibal- done deve essere e sarà prima di tutto un mezzo di condivisione e riconoscimento, quel qualcosa che ci renderà fieri del no- stro istituto e ci farà appartenere tutti ad un'unica grande famiglia, quella del Liceo Ginnasio Statale Annibale Mariotti. Un affettuoso saluto Giovanni Ciocca L’esperienza della settimana flessibile ha sicuramente fatto di- scutere e, come ogni evento fuori dalla “ordinaria amministrazio- ne”, ha avuto i suoi fautori e detrattori, ed è dunque arrivato il momento di trarre un bilancio. Abbiamo deciso quindi di raccon- tarla dall’interno, abbiamo frequentato i vari corsi proposti da insegnanti e studenti e vi riportiamo il nostro punto di vista, talvol- ta semplicemente cronistico, talvolta esprimendo un parere sog- gettivo per offrire spunti di discussione. Tra i vari corsi abbiamo scelto quelli più attuali e che offrivano però argomenti interessan- ti e non limitati al quotidiano. Leggerete di legalità, educazione civica, Aldo Capitini, Woody Allen, Marcel Proust, Pier Paolo Pasoli- ni, democrazia, filosofia, amore, bugie, internet, social networks, volontariato, costituzione, chiesa, video-inchieste, alcool, bulimia, omofobia, pace, anni di piombo e giornata della memoria. Argo- menti apparentemente buttati là, senza un ordine preciso, ma accomunati dalla capacità di far nascere dentro un dubbio, quel dubbio che divide fra certezze ed incertezze l’animo di qualsiasi essere umano e che non può essere ignorato. Non abbiamo la pretesa di spingere alla discussione, ma sicuramente chi leggerà sul serio le prossime pagine, capirà che eventi come la settimana flessibile non sono autoreferenziali e mera perdita di tempo, ma alternativa validissima alle lezioni poiché essa stessa lezione. Dopotutto ritengo che l’obiettivo della scuola sia questo, checché ne dicano alcuni, non ricezione passiva di informazioni, ma scintil- la iniziale per mettersi in gioco ed aprire la mente. Anche l’argomento che a noi pare più lontano, se trattato con termini adatti, potrà smuovere le giuste corde e farci interagire. Francesco Branda Lo Zibaldone in breve...

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Lo Zibaldone: Prima Uscita

Transcript of Primo numero Zibaldone

Page 1: Primo numero Zibaldone

LICEO CLASSICO MARIOTTI Marzo 2013

Lo Zibaldone

Lo Zibaldone

Che dire, Siamo tornati. Sull'onda delle rivoluzioni che in appena tre mesi hanno irrimediabil-

mente segnato la storia d'Italia, anche noi del Mariotti abbiamo deciso di scendere in campo,

schierando però questa volta dalla nostra parte un fedele compagno, che ha tutta l'aria di vo-

lerla fare anche lui un bel po' di storia ex nunc...ebbene si signori, lo Zibaldone è tornato e

come si suol dire più forte di prima. Quando mi è stato chiesto di scrivere quest'articolo, all'i-

nizio ero decisamente preoccupato. Perché affidarlo ad un ginnasiale, la cui conoscenza del

nostro beneamato giornale è pressoché nulla? Semplice, perché non c'è nulla da sapere. La

storia dello Zibaldone riparte da zero.

Speciale settimana flessibile

2012/2013

Nuntio vobis gaudium magnum

Habemus Zibaldonem!

E a scriverla sarete voi. Non saremo noi a

infliggervi un format standardizzato e bo-

rioso che non risponde ai vostri voleri. Lo

Zibaldone sarà come un enorme tela bian-

ca che voi sarete liberi di dipingere, sugge-

rendoci i colori che più rispondono alle vo-

stre corde interiori e contribuendo con la

vostra partecipazione attiva. Attenti alle

nuove forme di comunicazione abbiamo

inoltre deciso di ridurre le copie cartacee a

vantaggio del formato PDF e del formato

Ebook che saranno disponibili su internet

così da rendere lo Zibaldone piacevole ed

immediato come una chat su Facebook.

Mi auguro che lo Zibaldone diventi un vo-

stro compagno e , ci auguriamo, un piace-

vole ricordo per gli anni a venire. Lo Zibal-

done deve essere e sarà prima di tutto un

mezzo di condivisione e riconoscimento,

quel qualcosa che ci renderà fieri del no-

stro istituto e ci farà appartenere tutti ad

un'unica grande famiglia, quella del Liceo

Ginnasio Statale Annibale Mariotti.

Un affettuoso saluto

Giovanni Ciocca

L’esperienza della settimana flessibile ha sicuramente fatto di-

scutere e, come ogni evento fuori dalla “ordinaria amministrazio-

ne”, ha avuto i suoi fautori e detrattori, ed è dunque arrivato il

momento di trarre un bilancio. Abbiamo deciso quindi di raccon-

tarla dall’interno, abbiamo frequentato i vari corsi proposti da

insegnanti e studenti e vi riportiamo il nostro punto di vista, talvol-

ta semplicemente cronistico, talvolta esprimendo un parere sog-

gettivo per offrire spunti di discussione. Tra i vari corsi abbiamo

scelto quelli più attuali e che offrivano però argomenti interessan-

ti e non limitati al quotidiano. Leggerete di legalità, educazione

civica, Aldo Capitini, Woody Allen, Marcel Proust, Pier Paolo Pasoli-

ni, democrazia, filosofia, amore, bugie, internet, social networks,

volontariato, costituzione, chiesa, video-inchieste, alcool, bulimia,

omofobia, pace, anni di piombo e giornata della memoria. Argo-

menti apparentemente buttati là, senza un ordine preciso, ma

accomunati dalla capacità di far nascere dentro un dubbio, quel

dubbio che divide fra certezze ed incertezze l’animo di qualsiasi

essere umano e che non può essere ignorato. Non abbiamo la

pretesa di spingere alla discussione, ma sicuramente chi leggerà

sul serio le prossime pagine, capirà che eventi come la settimana

flessibile non sono autoreferenziali e mera perdita di tempo, ma

alternativa validissima alle lezioni poiché essa stessa lezione.

Dopotutto ritengo che l’obiettivo della scuola sia questo, checché

ne dicano alcuni, non ricezione passiva di informazioni, ma scintil-

la iniziale per mettersi in gioco ed aprire la mente. Anche

l’argomento che a noi pare più lontano, se trattato con termini

adatti, potrà smuovere le giuste corde e farci interagire.

Francesco Branda

Lo Zibaldone in breve...

Page 2: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, pagina 2 Settimana flessibile

Tra le molteplici tematiche che ci sono state proposte durante la settimana flessibile 2013, si è parlato –in dia-

logo aperto con il relatore Don Fausto Sciurpa, anche ex professore di Filosofia del liceo- della Legalità, durante

il corso “Educare alla legalità: per una società matura e responsabile”, tenuto dai docenti di Religione Liucci e

Neve, nella giornata di venerdì.

Educare alla legalità: è proprio il caso di parlarne, in un momento in cui la convivenza civile, nel nostro Paese,

sembra essere minata da lungo tempo – basti pensare a quella stagione degli anni ’90 chiamata “Mani pulite”-

dalla corruzione, dai privilegi di esponenti della politica, dell'economia e delle istituzioni e dalla quotidiana poli-

tica del più forte, di chi arriva prima e –talvolta- purtroppo anche del più violento. Ma è il caso di parlarne anche

per un altro motivo: perché, se non proprio oggi, domani - quando saremo a contatto con una realtà fatta di pro-

blemi che adesso si riflettono più piccoli nella realtà circoscritta del mondo scolastico- di certo toccherà a noi, il

compito di educare l’altro e di educare noi stessi. E questo può avvenire solo per mezzo del rispetto di tutte le

norme –diritti e doveri del cittadino- che sono state stabilite per noi, per il nostro benessere e per una conviven-

za civile; ma anche per mezzo del confronto aperto, con una società che deve aprirsi sempre di più

all’accoglienza e al rispetto dell’altro e a tutti quei valori che oggi sembrano essere messi in crisi

dall’evoluzione e dal rinnovamento del tessuto sociale del nostro Paese. E quando qualcuno chiede se le leggi,

in effetti, non siano una limitazione della nostra libertà, c’è chi risponde che la libertà non può esistere senza

leggi, perché l’unico limite della libertà è l’inizio di quella altrui; la libertà, da soli, non esiste, perché noi non

siamo delle isole, e –ognuno consapevole o in viaggio verso la consapevolezza della propria identità- siamo già

uniti, si spera, in un cammino di crescita culturale e morale, per andare in contro ad un futuro, nel quale

“Legalità” non sarà più un concetto astratto, come spesso oggi ci appare, ma una realtà reale e tangibile.

Giulia Scialpi

“Ragazzi, cos’è per voi la legalità?”

L’enorme vantaggio di vivere in

una Repubblica Democratica, la

fortuna di avere una forma di go-

verno in cui la legge è superiore a

ogni uomo, l’importanza di essere

tutti “titolari di una porzione di so-

vranità”, l’innovazione di una carta

costituzionale che ci garantisce tali

diritti.

Ci ricorda tutto questo il professor

Mauro Volpi, con la preziosa parte-

cipazione del Procuratore della

Repubblica di Perugia Giacomo

Fumu, in un incontro in due punta-

te (4 ore complessive) nell’ambito

della Settimana Flessibile; ed è

sorprendente quanto questa istitu-

zione scolastica rivoluzionaria e

per nulla scontata riesca a essere

così varia utile ed interessante

grazie alla partecipazione di stu-

denti, esterni e docenti.

Questo corso raggiunge in pieno il

suo obiettivo nel sensibilizzare i

giovani e introdurli o comunque

informarli di quel mondo da molti

(ahimè) conosciuto solo superfi-

cialmente che la Magistratura. In

Italia (come all’estero) questo

organo rappresenta il potere Giudi-

ziario, il terzo potere, e questo si

sa… quello che molte persone i-

gnorano è la sua assoluta indipen-

denza dagli altri due poteri –

Legislativo ed Esecutivo- e che

questa è assoluta di fatto solo in

Italia, grazie alla nostra carta costi-

tuzionale innovativa e da questi

punti di vista rivoluzionaria. Grazie

poi al decisivo apporto del Procura-

tore Fumu i partecipanti sono stati

edotti del funzionamento della

straordinaria macchina che è il si-

stema giudiziario italiano, per mez-

zo anche di paragoni con sistemi

esteri, e resi consapevoli dei loro

diritti, doveri (morali e civici) come

cittadini d’Italia e del Mondo.

Grande apprezzamento è stato e-

splicitato dall’uditorio che si è di-

mostrato attento, interessato e,

tramite una attiva partecipazione,

desideroso di acquistare conoscen-

za, coscienza e libertà perché co-

me scrisse Gaber “Libertà è Parte-

cipazione.”

Luigi Leone Chiapparino

MAURO VOLPI: Politica, problemi del consenso e confini posti dalla costituzione

Don Fausto Sciurpa tenta di educare i giovani ad una nuova sensibilità

Page 3: Primo numero Zibaldone

Settimana flessibile

La Settimana dell’Arte e della Creatività (al secolo Setti-

mana Flessibile) rappresenta, oltre che un mezzo per

esprimersi, per conoscersi, per affermarsi e tutto som-

mato per divertirsi costruttivamente, anche un perfetto

ponte per mettere in contatto la sponda della scuola,

dell’istruzione teorica e la sponda delle testimonianze e

della vita reale, permettendo di sensibilizzare i giovani

riguardo a problemi reali e creando le basi per una so-

cietà futura meno cinica e più consapevole.

Ne è un lampante esempio il progetto “I CARE: per vin-

cere l’indifferenza” che ha visto impegnate quattro as-

sociazioni benefiche, le tre maggiori delle quali inqua-

drate nel contesto della Chiesa Cattolica, per mettere a

parte gli studenti dell’attività svolta dal mondo del vo-

lontariato. Volontariato inteso sia come servire alle

mense dei senzatetto, organizzare raccolte di indumen-

ti e generi di prima necessità (che si può spingere al

limite delle missioni umanitarie all’estero), sia come

allestire una stazione radiofonica per giovani, tenere

aperto uno sportello per informare i più vulnerabili dei

loro diritti, stabilire un rapporto umano con una perso-

na bisognosa. Un’esperienza, insomma, che può far

crescere, maturare e migliorare chi la fa.

Le tre associazioni, Caritas, Perugia Volontaria-

to,UNITALSI, e la quarta più piccola Umbraradio

Young sono esempi che ben rappresentano

l’ampiezza di questo grande ventaglio di iniziative e

progetti che questi enti, a fianco di altri più intercul-

turali, laici ed internazionali come Emergency, Medi-

ci senza Frontiere, Croce e Mezza Luna Rossa Inter-

nazionale, portano avanti con impegno, passione ed

energia.

Luigi Leone Chiapparino

I CARE: per vincere l’indifferenza

Quanto è laica al nostra costituzione? Quanto i dogmi della Chiesa di Roma influenzano la politica dell'Italia? Come nel mondo di oggi

teologia e democrazia coesistono?

Queste le domande che sono state poste al filosofo Mario Martini,invitato dall'istituto ad illustrare ad una classe di liceali le dinamiche

che hanno caratterizzato nei tempi passati,e caratterizzano tuttora,il delicato rapporto tra l'autorità statale e quella religiosa. Un rap-

porto antico,spiega il prof.Martini, che,almeno nel nostro caso,vede i sui albori con l'editto di Milano del 313d.C. e la proclamazione

del cristianesimo come religione di stato,che proseguirà per tutto il medioevo (basti ricordare il Dictatus Papae del 1075,documento

che affermava la superiorità pontificia su ogni altro potere temporale) ma che entrerà in crisi con il Rinascimento,la Riforma protestan-

te di Lutero e quella scientifica di Galileo e Copernico dando origine ad un vero e proprio conflitto Trono-Altare che vede da una parte il

volere e gli insegnamenti pontifici e dall'altro il potere temporale dei sovrani europei non più uniti sotto un'unica fede cristiana.

Ma cosa dice la nostra costituzione a proposito?Lo stato italiano,ci illustra il professor Martini,chiarisce i rapporti con le Religioni negli

articoli 7,8 e 19 della nostra costituzione,che chiariscono il Principio di Laicità dello Stato dichiarando bilateralmente con la Chiesa

cattolica che la legge religiosa non ha a che fare con la legge civile.

Molte ed interessanti domande sono sorte da questo affascinante quadro politico-teologico,che hanno dimostrato la preparazione e la

volontà di confrontarsi dei ragazzi su questo argomento complicato e spesso insidioso. Cos'è l'obiezione di coscienza?Cosa la religione

può dare alla politica?Quali i punti d'attrito più insidiosi tra Chiesa e Stato?Come la Chiesa limita la ricerca scientifica in Italia?

Sono state solo alcuni degli spunti di riflessione e delle domande che gli studenti si sono posti ed a cui il prof.Martini ha risposto in

maniera completa ed esaustiva,citando i pensieri di teologi e filosofi ben noti,tra cui Habermas (di cui sono stati trattati i famosi tre

punti per la corretta convivenza stato-Chiesa) che hanno permesso di arricchire il dibattito. Doveroso anche il chiarimento del profes-

sore sul significato del termine laico, termine che non va associato ad ideali irreligiosi e nemmeno atei,ma piuttosto,a detta del profes-

sore,il termine va inteso come “un atteggiamento,un modo di pensare ed essere,che porta a combattere per la libertà di ogni individu-

o”.

Incontro ben pensato,di incontestabile rilevanza,ulteriormente arricchito dalla presenza del professor Martini che da filosofo e creden-

te,ha esposto la dinamica dei fatti in maniera neutra,rendendo il discorso accessibile e comprensibile anche ai ragazzi più giovani.

Giovanni Ciocca

Stato e Chiesa: una difficile coesistenza

Lo Zibaldone, pagina 3

Dall ’ antica alleanza trono-altare alla politica moderna

Diventare volontario per accorgersi dell'altro

Page 4: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 4

Questa è l’annosa questione riguardo alla quale i ra-

gazzi partecipanti alla conferenza del 21 Gennaio in-

detta da “Libera” sono stati chiamati a dare la loro

opinione.

Libera è un'associazione fondata nel 1995 da Don

Luigi Ciotti, e che ha come scopo la lotta contro ogni

forma di mafia. Una delle modalità in cui opera è la

collaborazione con le scuole, attraverso incontri e pro-

getti atti all'informazione e alla sensibilizzazione degli

studenti. Libera è suddivisa in presidi, i quali hanno

sede in diverse città; il presidio che risiede a Perugia è

dedicato a Giuseppe Rechichi, un professore di mate-

matica ucciso per errore, da una pallottola vagante, il

4 marzo 1987. Il tema dell'incontro svoltosi il 21 gen-

naio 2013 a Perugia, in collaborazione con l'ufficio

scolastico regionale, presso l'istituto A. Capitini, è l'e-

ducazione alla legalità, sviluppato con interventi di

ospiti esterni e lavori realizzati da alunni e professori.

Per introdurre l'argomento è stato visualizzato un vide-

o di Don Luigi Ciotti: “La legealità dobbiamo essere

tutti noi,(…) è responsabilità, (... ) quei progetti che

libera fa in collaborazione con le scuole (…) è la nostra

costituzione che è il più formidabile dei testi antima-

fia” afferma il fondatore di Libera (alla trasmissione

“Vieni via con me”, presentata da Fazio e Saviano), e

sono proprio questi i punti focali affrontati nel corso

della mattinata. Il primo lavoro presentato è quello

dell'istituto Leonardi di Spoleto, incentrato sulla ricer-

ca del lavoro; i ragazzi hanno affrontato la problemati-

ca attraverso la lettura degli articoli della Costituzione

a riguardo (il primo e il quarto) e citazioni di filosofi

quali Simone Weil e Hegel, e di scrittori come Borges.

Hanno inoltre analizzato dati statistici secondo i quali

è elevatissimo il dato di disoccupazione dei giovani

laureati italiani; loro stessi, per essere ben informati e

preparati, hanno frequentato incontri sulle corrette

modalità per la ricerca del lavoro.

Dopo l’intervento del giornalista di RaiNews24 Pino

Finocchiaro, che ha incentrato il suo discorso sulla

corruzione e che ha ricordato a tutti, citando Alberto

Sordi, l’importanza di saper ragionare e di saper espri-

mere dissenso verso fenomeni di stampo mafioso ri-

cordando persone eroiche che ne ebbero il coraggio

quali Nino di Matteo e Franco Sebastio, l'istituto tecni-

co-tecnologico A. Volta di Perugia, ha presentato un

approfondimento sulla scorretta pratica della racco-

mandazione, dal titolo “Clientelismo, cattiva abitudi-

ne?”. A seguire, il liceo scientifico G. Galilei presenta

la sua ricerca sul rapporto tra mafia e lo smaltimento

dei rifiuti, “La chimica e le ecomafie” facendo presen-

te che in Umbria questo problema sussiste, ma il nu-

mero di cittadini che ne è al corrente è di bassezza

sconcertante.

“Diritti umani nel mondo classico – Una lezione per la

modernità”, così titola la presentazione del liceo clas-

sico A. Mariotti (classi IIE e IIIE): la clientela, la demo-

crazia e il senso della legalità sono infatti temi affron-

tati da molti autori già in età classica (Seneca, Teren-

zio, Pericicle) e nell'Illuminismo (Roussau e Voltaire).

Ma è soprattutto sorprendente il confronto del Discor-

so di Pericle agli Ateniesi (tratto da “La guerra del Pe-

loponneso” di Tucidide) con la Costituzione Italiana

che dimostra che l’unico modo per evitare che un cit-

tadino diventi cliente è affidarsi alle leggi, orali o scrit-

te, che tutelano i diritti e sanciscono i doveri di questo.

Chiudono l'incontro l'intervento del procuratore della

Repubblica, Antonella Duchini, coordinatrice del di-

stretto provinciale antimafia, che sostiene che “la le-

galità è il rispetto di tutte le regole, scritte e non scrit-

te, che si manifesta compiendo pienamente la

‘professione’ del cittadino”; e la lettura di una lettera

scritta da un’alunna sull’importanza di non arrendersi

di fronte a poteri che sembrano troppo grandi da com-

battere, insieme con un video tributo a Mariangela

Melato, attrice venuta a mancare di recente che ha

portato in scena il dramma di Medea, donna simbolo

delle milioni di madri costrette a vivere una vita di mi-

seria private dei propri figli.

Martina Tomassini

Istruzione e diritti: cittadini o clienti? MAD SOCIETY Settimana flessibile

Page 5: Primo numero Zibaldone

Per il martedì della settimana flessibile ci è stato proposto un cor-

so sulla crisi economica di cui si sente tanto parlare. La professo-

ressa Ballarani ha cominciato con un salto nell'Ottocento, quando

il capitalismo esce vittorioso dalla sfida contro il comunismo, ap-

portando nella società un forte pensiero liberale. Dopo la crisi del

'29 l'economia risorge, caratterizzata da una grande speranza per

l'avvenire e dal pensiero di Keynes, così negli anni '60 e '70 ha

luogo il boom economico. Ma questa situazione di benessere porta

anche alla crescita del debito pubblico (che oggi in Italia ammonta

al 127% del PIL), per risanarlo lo Stato abbassa le imposte e alza

le tasse: la domanda cala, iniziano i licenziamenti e prende piede

la crisi. la situazione si aggrava quando iniziano le speculazioni in

Borsa, che portano all'arricchimento di pochi e alla tassazione dei

risparmiatori. Uno dei più grandi problemi causati dalla crisi, oltre

ad un'altissima disoccupazione, è infatti una distribuzione ingiusta

della ricchezza. Il pensiero comune emerso da questo incontro è

che alla base della crisi vi è una degenerazione del liberalismo e

per porvi rimedio è necessaria la costituzione di un quadro norma-

tivo che rispetti ed esalti la libertà individuale, ma entro certi limiti

affinchè non venga violata la libertà altrui, e un momento di decre-

scita consapevole che permetta la fondazione di basi per una nuo-

va economia e una nuova crescita.

Martina Meniconi

Dorotea Frattegiani

Vi racconto la crisi in due parole

L’Utopia di una nuova cittadinanza per la pace vemmo fare, perché questa possa diventare una realtà tangibi-

le, è provare, anche solo per un attimo, ad allargare i nostri

orizzonti, ad immaginare che il nostro paese –così come la

nostra religione, le nostre tradizioni e la nostra cultura- non è

una realtà unica ed assoluta, nel mondo. Questa è la storia di

Ladis Kumar, nativo indiano ma cittadino del mondo, che deci-

de di trasferirsi in Italia per costruire - dal nulla, se non dalla

voglia di cambiare- un futuro diverso, pur non conoscendo la

nostra lingua. Dopo la laurea in teologia viene assunto da una

società informatica e fa il giro dell’Italia. Per lui vent’anni fa, e

appena arrivato, era sicuramente impensabile immaginare che

sarebbe diventato direttore dell’Associazione Cristiana Lavora-

tori Italiani. Ma è l’esempio vivente di come non bisogna mai

sentirsi fuori posto, è l’esempio di quanto non sia così impossi-

bile –con grande forza di volontà- una nuova cittadinanza, che

superi le barriere geo-politiche e culturali. Ma questa è anche la

storia di Don Elio Bromuri, da sempre attivo nel confronto ecu-

menico con altre culture e religioni. Insegnante di Storia e Filo-

sofia, Teologo, direttore del centro di accoglienza per i giovani

di Perugia dal 1965, confrontatosi spesso con Aldo Capitini,

ritiene che la multiculturalità sia stata per Perugia una preroga-

tiva decennale, nonostante l’evidente difficoltà nell’integrare gli

stranieri in gruppi sociali già formati e solidi (e molto spesso

ostili nei loro confronti). Per cui, una cittadinanza per la pace è

davvero un’utopia, una realtà che non avrà mai luogo? Dipende

da noi, che abbiamo il compito di combattere il qualunquismo

etico, religioso e politico, nonché il fondamentalismo, ed accet-

tare che la nostra cultura non è un criterio di giudizio esclusivo

per tutta l’umanità; solo così potremo vivere nell’uguaglianza

ed appianare i conflitti, restituendo un futuro pacifico

all’umanità.

Francesco Branda

Lorenzo Fiorese

La "Fondazione Centro Studi Aldo Capitini”

ha sede nella biblioteca di San Matteo,

via Monte Ripido (Perugia), tale biblioteca è

aperta al pubblico secondo gli orari:

martedì 9-13, mercoledì 9-13/ 14:30-18:30,

Giovedì 9-13/ 14:30-18:30, venerdì 9-13.

Per ulteriori informazioni:

[email protected] /

0755773560.

“Utopia, un nuova cittadinanza per la pace” è stato un corso

tenuto -per le giornate di lunedì, martedì, mercoledì e venerdì

della settimana flessibile 2013- dai professori Liucci, Giulietti e

Salatto, i quali ci hanno presentato ogni giorno ospiti diversi, con

il fine di sensibilizzare noi studenti ad un rapporto civile e più

rispettoso nei confronti di altre etnie o, più semplicemente, da

chi è “diverso” da noi, nell’ambito delle iniziative intraprese per

la candidatura di Perugia-Assisi 2019, città della cultura. Martedì

è stata la volta del prof. Claudio Francescaglia, il quale -come

presidente della "Fondazione Centro Studi Aldo Capitini”- ci ha

esposto il pensiero del filosofo pacifista perugino. “Il problema

della cittadinanza è un problema politico-sociale attuale; essere

cittadino del mondo è un diritto naturale che gli uomini hanno da

quando nascono, che dovrebbe essere riconosciuto automatica-

mente, senza la mediazioni di leggi” spiega il prof. Francescaglia,

ed è qui che si inserisce la teoria della nonviolenza di Capitini. La

nonviolenza non è soltanto una condizione mentale di rispetto,

non è solo qualcosa di teorico, al riparo della quale possiamo

tenerci lontani dai conflitti sociali dei nostri tempi, ma è intesa

come dinamismo e intervento diretto sulla realtà, nonché come

attenzione ed affetto per ogni singolo essere con il quale intera-

giamo, e perciò anche le rivoluzioni e i cambiamenti devono es-

sere fatti nel nome del rispetto. Su questa stessa linea di pensie-

ro, il prof. Francescaglia ci ha lasciato un’esortazione: “Si deve

fare una rivoluzione, non violenta, tramite atti religiosi (…) La

rivoluzione deve partire dal basso; infatti il popolo deve poter

stabilire le leggi e poter far parte delle istituzioni. Bisogna perciò

ripristinare la democrazia italiana, purificandola dalla violenza.

Ed è un compito che spetta a tutti, a tutti noi”.

Nella giornata di mercoledì, abbiamo ascoltato due storie, che

sono state, per noi, prova diretta di come, a volte, una nuova

cittadinanza per la pace non sia solo un’utopia; quello che do-

Lo Zibaldone, Pagina 5 Settimana flessibile MAD SOCIETY

Page 6: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 6

Stand Up! Don't stand for homophobic bullying!

Fin dall’infanzia uno dei numerosi valo-

ri morali che i nostri genitori ci insegna-

no è l’importanza del “sentimento”, ma

soprattutto il rispetto. Quest’ultimo è

una delle più grandi forme di amore

che l’uomo è capace di dimostrare

verso un altro essere vivente, qualun-

qu e es s o s ia . I r a g a z z i d i

“Arcigay” (associazione italiana a favo-

re dell’omosessualità) hanno messo in

chiaro perfettamente, con il corso so-

stenuto durante la settimana flessibile,

avente come referente Roberto Mala-

spina(IIIB), come questo principio base

della convivenza comune venga sem-

pre meno, soprattutto in alcuni contesti

sociali: i sentimenti sono qualcosa di

sublimato, assolutamente naturali,

verso qualsiasi sesso, ma questi spes-

so sono considerati “una colpa” poiché

non rispecchiano le aspettative che la

società ripone nei confronti di ognuno

di noi, in base al proprio sesso biologi-

co. La società in cui viviamo esalta

l’eterosessualità e (anche se non espli-

citamente) ci impone il nostro orienta-

mento sessuale e tutto ciò che si di-

stanzia dell’eterosessualità viene ste-

reotipato e discriminato nella maggior

parte dei casi. Condizionando così la

nostra psiche la società non fa altro

che creare persone chiuse mentalmen-

te le quali si basano su stereotipi e si

rifiutano di aprirsi a nuove linee di pen-

siero.

Chi giudica spesso non ha grandi com-

petenze, la sua è solamente

l’oppressione psicologica, verbale e

persino fisica, in alcuni casi estremi, in

modo tale da sentirsi più forte. Il con-

fronto e l’informazione possono demoli-

re questi tipi di comportamento: inte-

grare nuove conoscenze fa si che quel-

la di base possa mutare positivamente.

Pur vero è che siamo tutti differenti

l’uno dall’altro ma sono proprio queste

differenze che ci accomunano: nessun

essere umano merita di essere giudica-

to in base al proprio orientamento ses-

suale (o “bussola” come l’hanno defini-

ta i ragazzi dell’associazione) e gli omo-

sessuali hanno il dovere di rivendicare

il diritto di esprimere il loro amore ver-

so una persona, di qualunque sesso

essa sia. Duramente questa associa-

zione sta combattendo, per far si che la

gente non soffra più e non si senta in

colpa per un sentimento naturale come

l’amore, il quale dovrebbe essere libero

e non giudicato, e per evitare che tra-

gedie come quella avvenuta Roma non

si ripeta mai più: un ragazzo di quindici

anni (ormai ricordato come “il ragazzo

dai pantaloni rosa”) si è suicidato, spin-

to dai continui gesti di bullismo da par-

te dei compagni di classe, poiché ave-

va l’abitudine di portare indumenti di

colore rosa. Cercare di essere ciò che

si è veramente non è una colpa,

l’omofobia non è una paura ma una

malattia che nuoce gravemente alla

società. Fortunatamente questa è cura-

bile: ricordiamoci di essere uomini e

non “gay”, “lesbiche” ed “etero”.

Giulia Fabbretti

“Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi

intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te. E ti ritroverai solo.” (Harvey Milk)

L’essere coscienti di ciò che accade intorno a noi è uno degli elementi fondamentali per affermare di essere vera-

mente parte integrante della società, ma spesso tendiamo a chiuderci nel nostro mondo ignorando ciò che ci cir-

conda. In questo modo trascorriamo la maggior parte della nostra esistenza: facendo finta che “qualcosa” non ci

riguardi. Questo ci hanno voluto far capire le referenti del corso “young and smart: why not?” attraverso la visione

del film “persepolis”. Quest’ultimo è il racconto della vita di una piccola bambina iraniana Marjane, la quale fin da

piccola si vede catapultata nel mondo degli adulti a causa di continue rivolte e guerre (soprattutto a causa dei con-

flitti Iran-Iraq) e a differenza di altri bambini cresce con una consapevolezza: lei non sarà mai libera. Crescendo

Marjane si renderà conto di non trovare nessun luogo nel mondo adatto a lei ed anche se proverà ad allontanarsi

dal suo paese natio, un senso di malessere non l’abbandonerà mai. Quando deciderà di tornare nella madre pa-

tria, dopo un lungo soggiorno a Vienna, si accorgerà che il regime dittatoriale che attanaglia la città, è veramente

insostenibile per una’anima libera come la sua e dopo molti avvenimenti prenderà la decisione di partire per la

Francia. Attraverso gli occhi puri di una bambina come Marjane vediamo e comprendiamo come le speranze di

cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici: diventia-

mo partecipi di una storia che non ci appartiene ma che dovrebbe starci molto a cuore. Così ci avviciniamo ad una

cultura estranea alla nostra e cerchiamo di capire la sofferenza di un popolo che non ha fatto altro che abbassare

la testa per molti anni. I temi tratti sono molto profondi, lo testimoniano i dialoghi, anche se l’intero film è

d’animazione, forse per cercare di sdrammatizzare un poco. Sicuramente il fine ultimo del film stesso è una sensi-

bilizzazione generale riguardo il tema della guerra e della libertà, tanto agognata dalla protagonista. "Persepolis" ci

insegna che dietro ogni scelta c’è la complessità di un’esistenza, perché non è facile affrontare il proprio passato,

le proprie radici, il proprio Paese. Un film davvero delicato ed originale, che strega letteralmente.

Giulia Fabbretti

Young and Smart: WHY NOT?

Settimana flessibile MAD SOCIETY

Page 7: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 7

Tanti erano gli iscritti al corso dedicato al toccante ricordo

della Shoah, il purtroppo celebre genocidio del popolo ebreo

che ebbe luogo a metà degli anni 40 del novecento negli al-

trettanti tristemente celebri campi di concentramento. E pro-

prio il racconto delle ragazze che hanno visitato i campi di

Auschwitz e Birkenau (rinominato anche Auschwitz 2), ha reso

così tanto interessati tutti i giovani ragazzi che, in qualche

modo, si sono sentiti parte dell’avventura che le due giovani

hanno affrontato: 26 ore di viaggio, l’arrivo a Cracovia, e la

successiva visita ai due noti campi di concentramento. Rac-

conti su come, nel periodo dello smistamento di ebrei nei

campi di concentramento, gesti come il buttare del pane dal

tram abbiano salvato vite, città murate abbiano fisicamente la

libertà dell’essere umano e sull’assoggettamento del popolo

ebreo da parte di quello tedesco, hanno toccato il cuore degli

studenti per circa due ore. Troppo poco per descrivere un ge-

nocidio del genere. Perché non solo si è cercato di minare lo

spirito di un popolo, o anche solo di un essere umano,

ma la vera e propria dignità dell’uomo è stata sepolta.

Auschwitz ora è diventato un museo: le palazzine che

“ospitavano” i prigionieri ora sono diventati il luogo do-

ve scarpe, pentole, capelli, valige, sono riposti come la

testimonianza materiale di ciò che è avvenuto.

Tutt’altro ambiente invece aleggia a Birkenau: le palaz-

zine ora infatti sono sostituite da vere e proprie stalle,

circondate da 5 forni crematori che bruciavano ognuno

quasi 5000 corpi al giorno. Racconti allucinanti su co-

me la vita dei prigionieri ebrei si trasformava nella vita

di bestie, calpestate nella dignità e nell’umanità, ha

fatto riflettere i ragazzi sulla propria vita e sul mantene-

re per sempre vivo un ricordo di una strage tanto gran-

de. Per non dimenticare.

Arianna Ceccarelli

Un treno per non dimenticare

La vera morte è l’oblio , questo il presupposto dello

spettacolo teatrale svoltosi nell’aula magna del liceo

Mariotti a cura del maestro Roberto Biselli direttore del

teatro di sacco di Perugia.

Una rappresentazione intensa e sentita della ballata di

Brecht “la crociata dei ragazzi” che oltre al fiore posato

sulla tomba delle vittime della follia nazista ha reso

questa memoria viva ai nostri giorni , reale , attuale,

incarnandola in un presente che guardando al passato

si illude che il pregiudizio alla base di quei tristi eventi

sia acqua passata , quando è invece presente

nell’animo umano e continua a rodere voracemente il

cuore dell’uomo moderno.

La rappresentazione teatrale si è manifestata in natu-

ralezza e semplicità espressiva , davvero credibile no-

nostante i mezzi utilizzati e per questo davvero teatra-

le , senza fronzoli e tecnicismi , pura rappresentazione.

La memoria sepolta dal nostro quieto e distratto vivere

è stata riesumata con la forza espressiva del teatro ,

che non necessita ,come la memoria , d’altro che

d’attenzione , che non cada nel vuoto ma che riviva in

noi , nelle nostre azioni quotidiane e nei nostri pensieri.

Per non dimenticare , per essere consapevoli , per ri-

spettarci , per non essere nazisti a nostra volta.

Lorenzo Fiorese

Poesia & Musica per la giornata della memoria

MEMORIAL Settimana flessibile

Page 8: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 8

“La malinconia te la portavi addosso come un profumo e la trage-

dia era l’unica situazione umana che tu capissi veramente. Se

una persona non era infelice, non ti interessava.” aveva scritto

Oriana Fallaci di Pier Paolo Pasolini, in quella lettera che gli fu

dedicata dopo il suo assassino (avvenuto nel novembre del

1975), in cui Pasolini ci veniva raccontato con i suoi lineamenti

fragili e pieni di grazia, da intellettuale sensibile, multiforme –egli

fu poeta, romanziere, regista ed insegnante- e controcorrente; di

certo fu proprio questo suo andare oltre gli stereotipi, contro il

pensiero dominante, questo suo essere al di sopra delle parti –

pur risultando iscritto al PCI, partito roccaforte di valori resisten-

ziali- in una società del secondo dopoguerra, ancora lacerata da

contrasti ideologici e ancora non del tutto intaccata e poi corrotta

dall’omologazione e dall’appiattimento sociale, scaturito dall’era

del consumismo, che fece di lui un intellettuale scomodo, nel

contesto politico e culturale del suo tempo.

Egli fu un intellettuale troppo lucido per essere incasellato dalle

mode, dalla società, da chi credeva di poter dare un nome alle

idee; di enorme grandezza e onestà intellettuale, egli assunse

spesso posizioni contraddittorie (basti pensare a “Il PCI ai giova-

ni”, poesia in cui egli affermò di aver appoggiato i poliziotti, duran-

te gli scontri del ’68 a Valle Giulia, tanto che concluse con “In

questi casi,/ ai poliziotti si danno i fiori, amici.”) e provocatorie,

infatti, Pasolini avrebbe dichiarato apertamente il suo orienta-

mento sessuale, sfidando, così, un’opinione pubblica troppo gret-

ta e costretta entro quelle, non ancora superate, ristrettezze

d’animo che avevano –politicamente- condotto l’Italia, per circa

un ventennio. Ma non solo; egli, infatti, credeva ancora – nono-

stante si fosse alla vigilia di quel consumismo che avrebbe atta-

nagliato la società fino ad oggi- nella libertà di pensiero,

d’espressione, nella libertà d’essere; e, in difesa di questa libertà

che è vita, egli si pose dichiaratamente contro l’omologazione

giovanile (si veda, ad esempio, Il discorso dei capelli, del 1973 )

e contro quel consumismo che rendeva l’Italia ciecamente

euforica e il sottoproletariato urbano – quello di cui Pasolini

aveva scritto, per esempio, in Ragazzi di vita (1955), restando

fedele anche al dialetto romanesco- desideroso di imitare la

borghesia. Egli parlò del miracolo economico degli anni ’60 e

della televisione -che sembrava lo strumento che avrebbe

permesso il riscatto del sottoproletariato dalla miseria, ma

che, in realtà, era musa populista dell’omologazione - come di

qualcosa di peggiore del centralismo fascista, che non solo

negava lo sviluppo intellettuale autonomo dell’individuo, ma

conduceva anche al degrado certo dei valori non ancora con-

taminati della gente semplice. Ma questa libertà ci viene ne-

gata anche oggi e, allo stesso modo, a lui è stata negata la

vita. E gli hanno calpestato e massacrato il cuore - in una

notte che Roma era troppo lontana e forse si sentiva il mare

da vicino - proprio a lui, che credeva in un popolo depositario

di buoni valori, proprio a lui, che il popolo lo aveva difeso da

chi voleva assimilarlo ai valori lontani della borghesia e che lo

aveva riportato con le parole di un neorealista, nonostante la

letteratura nazionalpopolare gramsciana e di chi aveva fatto

della cultura un patrimonio della sinistra, che voleva il riscatto

del proletariato. E forse Pasolini è morto ucciso da tutti, forse

sarà morto altre mille volte, mentre oggi la società mira tutta

ad essere piccola borghesia, che non ha più valori da rispetta-

re, se non quelli dettati da chi ancora ci vuole spettatori e non

protagonisti della vita, incapaci di pensare, omologati ad un

unico modo di sentire. Contro quel modo di non sentire che

Pasolini ha combattuto tutta la vita, da uomo. “…Mi maltratte-

rai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una

luce s’è spenta?” (Oriana Fallaci, Lettera a Pier Paolo Pasoli-

ni).

Giulia Scialpi

Pier Paolo Pasolini: un intellettuale scomodo nell’Italia del secondo dopoguerra

spenti, di ombre ormai abbandonate sull’asfalto. Erano i figli

di una generazione ancora fortemente divisa dai segni la-

sciati del secondo conflitto mondiale; era la generazione

divisa tra chi era rimasto fedele alla repubblica e chi “aveva

la Storia dalla propria parte”. Quella generazione di morti a

vent’anni è oggi testimone del fatto che morire per le pro-

prie idee, come se queste fossero condanne, è possibile;

forse perché scontrarsi e lottare per quello che ci sembra

giusto è proprio della natura umana, forse perché a volte il

dialogo non trova spazio e la violenza prende il sopravvento,

e finisce per soffocare. Oggi le piazze accolgono poche pro-

teste e non perché tutti gli ideali siano stati realizzati,

tutt’altro; ma avvolge i ragazzi una ovattata –e talvolta sof-

ferta- indifferenza e un senso di sfiducia, sintomo di una

generazione forse distratta dalle aspettative future, che

forse non saranno mai. Invece, i morti di quella generazione

-che ci credeva- tra i quali non esistono colpevoli e vittime,

giusti e più giusti, eroi e mostri, meritano di vivere e di esse-

re ricordati per almeno altri cent’anni, per farci riflettere sul

fatto che "morire di politica" è un’espressione molto taglien-

te ed incisiva, ma non è pura retorica. "Morire di politica" è

stato possibile e non dovrà più accadere, mai più.

Giulia Scialpi

"Mai più morire di politica, MAI PIÙ"; è la frase con la quale si è

concluso il corso intitolato "Gli anni di piombo", tenuto da Giulia

Lipari (IIIL), Maddalena Natali (IIIL) e Flaminia Costanzi (IB) nella

terza fascia della prima giornata della settimana flessibile 2013.

In un primo momento viene spontaneo chiedersi se sia davvero

possibile morire di passione, morire per le proprie idee, morire

per l'amore del bene comune, morire per un sentimento condivi-

so che anima i cuori, per qualcosa in cui ognuno dovrebbe trova-

re spazio e libertà di pensiero.

Sì, morire di politica è possibile e la Storia ce lo insegna; tra la

fine degli anni ‘60 e i primi anni ‘80, in quel decennio ricordato

come "gli anni di piombo", si è scritta una dolorosa pagina di

Storia che merita riflessione. È accaduto di morire di politica, a

ragazzi di poco più grandi di noi, che avevano come unica colpa

quella di lottare per ciò in cui credevano, giusto o sbagliato che

fosse, di colore nero o rosso, per la forza con la quale ribadivano

le proprie idee, per quella vita che fa brillare gli occhi e che si

riversava nelle piazze; in quelle stesse piazze e strade insangui-

nate d’Italia, in cui le ideologie, scontrandosi, valevano più della

vita e in cui si abbattevano giovani esistenze, come alberi cre-

sciuti male, sotto colpi violenti e troppo ciechi, troppo accecati

dall’odio reciproco, per rendersi conto della vita e dell’amore e

della passione che avevano animato quei corpi e quegli sguardi

Anni di piombo: come si moriva di politica

Virtute e canoscenza Settimana flessibile

Page 9: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 9

Giovedì, 24 Gennaio 2013

Oggi si è tenuto un dibattito sul sempre più diffuso fenomeno

dell’alcolismo giovanile. Il corso ha visto l’intervento di nume-

rosi studenti, forse interessati dall’argomento che li coinvolge

da vicino,che hanno avuto un acceso scambio di opinioni tra

di loro,evidenziando che i dati statistici che tutti i giorni la

televisione ci trasmette non sono affatto i soliti dati iperbolici

tipici dei mass media ma,un evidente e scottante realtà.

Come giustamente ha affermato Lorenzo Tesorini (brillante

studente del Liceo Classico e stesso ideatore del corso)

l’alcool è un mostro sempre presente nei luoghi frequentati

dai giovani d’oggi, e dal quale è molto difficile stare lontani,a

meno che non si sia pienamente consapevoli della sua peri-

colosità.

Quasi tutti i partecipanti al corso hanno affermato di aver

avuto il primo, vero incontro con l’alcool (tralasciando gli in-

nocui assaggi di spumante della sera di Capodanno quando

si avevano tre anni) intorno ai quattordici anni,abbassando

drasticamente la media di qualche anno fa, che si aggirava

intorno ai venti/venticinque anni. Tra i motivi che li spingono

a farlo, e questo fatto fa’ veramente paura, c’è proprio quello

di ubriacarsi e di liberarsi finalmente di quei freni inibitori che

ci rendono così insicuri in situazioni che hanno di bisogno di

audacia, e di fare quelle cose che da sobri non avrebbero

mai fatto.

Secondo i presenti l’aumento di leggi che vietino l’acquisto di

alcolici ai minori di diciotto anni non serve a nulla,anche per-

ché l’espediente per comprarli lo si trova ugualmente e di

certo anche i commercianti non collaborano ,infatti questi

spesso sono disinformati o per soddisfare l’interesse infran-

gono la legge,che sta’ proprio a tutelare le nostri giovani vite.

Per fortuna l’Italia non vanta percentuali stratosferiche di

morti per alcool o di alcolizzati, a differenza dei Paesi del

Nord o dell’America.

I ragazzi sono stati poi messi davanti al fatto che spesso i

postumi devastanti della sbronza dipendono dalla merce

scadente che affolla sempre più i bar e i locali delle nostre

città;sono sempre più le marche di vodka che al posto del

vero e proprio distillato di cereali mettono miscugli chimi-

ci,con conseguenze che vanno dal classico mal di testa o mal

di pancia che accumuna la maggior parte dei giovani la matti-

na dopo “la serata-sfascio”, all’alcolismo vero e proprio. Il

dibattito non è rimasto sempre su toni melodrammatici, anzi

ci sono stati anche dei momenti di divertimento, soprattutto

quando i ragazzi hanno raccontato le loro esperienze dopo

un po’ di drink, alcune delle quali erano veramente comiche.

La conclusione, però, alla quale siamo giunti insieme dopo

due ore è quello che l’alcool deve rappresentare un optional,

un accessorio nella nostra vita e soprattutto deve essere

preso con grande senso di responsabilità, quelle che ormai

alle nostra età ognuno deve assumersi.

Federica Latini

Carcalla o non carcalla?

Questo è il dilemma ..

L'ultimo corso della settimana flessibile è stato il

Caffè filosofico del professor Bastianelli, che verte-

va sul tema "amore, desiderio, voglia". Come prima

cosa, abbiamo esaminato l'etimologia della parola

"amore", che abbiamo scoperto corrispondere a

"desiderio", ed abbiamo cominciato proprio da que-

sto, distinguendo due tipi di desiderio: centripeto e

centrifugo. Il primo è un desiderio egoistico, mirato

all'annullamento e successivamente al rifiuto

dell'oggetto del desiderio, una voglia che, appena

appagata, si rivolge subito ad un altro oggetto; il

secondo è un desiderio che alimenta se stesso ri-

manendo quindi rivolto allo stesso oggetto in modo

duraturo. Per non rompere questo legame è neces-

sario essere uniti mantenendo al tempo stesso la

propria alterità,avendo di fronte due alternative: la

morte (del sentimento) o l'amore (che vive e si auto-

alimenta). L'amore infatti è desiderare una persona

nella sua integrità lasciandola libera di essere come

è, diversa da noi (in quanto non possiamo innamo-

rarci di noi stessi). Amare dunque è prendersi cura

dell'altro allo scopo di costruire, costruire qualcosa

che è altro, fuori da noi stessi: il frutto dell'amore.

Martina Meniconi

Dorotea Frattegiani

Ragionar d’Amore

Problemi e soluzioni dell'alcolismo giovanile

Virtute e canoscenza Settimana flessibile

Page 10: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina

Chi l'avrebbe mai detto che nella su

massima opera letteraria, "La Divina

Commedia" , Dante avesse inserito

degli elementi che appartengono al

genere fantasy? Dario Rivarossa, au-

tore del libro "Dante era uno scrittore

fantasy" ci ha svelato una parte

dell'immortale poeta che davvero non

conoscevamo.L'incontro si è tenuto

giovedì 24, in prima fascia: Rivaros-

sa, dopo aver compiuto con noi un

excursus sulla natura del genere fan-

tasy, e averci spiegato come esso

non sia "moderno" ma abbia una sto-

ria che affonda le sue radici fin nel

Medioevo, ci ha illustrato figure ed

episodi della Commedia sotto una

luce completamente nuova. Oltre alla

selva oscura, che ci è apparsa non

più solo come l'allegoria cristiana del

peccato, ma come una sorta di

"cerchio magico" in cui il poeta si

sarebbe imbattuto trovandosi

totalmente cambiato, abbiamo

reinterpretato anche creature stori-

che: i diavoli dell'Inferno, ad esem-

pio. Tra loro infatti, è possibile i-

dentificarne alcuni che rimandano

agli elfi del folklore medievale,

piuttosto che a vere e proprio enti-

tà demoniache. Elfi, folletti.. ma

anche vampiri e lupi mannari!. Ri-

leggendo il dialogo tra Dante e San

Pietro nel Paradiso, ci accorgiamo

come il beato faccia riferimento ai

Papi, identificandoli con degli esse-

ri che "si preparano a bere il nostro

sangue". Il rapporto non esatta-

mente idilliaco tra Dante e il papa-

to dell'epoca non è certo un segre-

to, ma l'allusione ai vampiri è

sicuramente sorprendente. Per

non parlare del conte Ugolino,

che divora il cranio dell'Arcive-

scovo Ruggeri, e nel narrare la

sua storia a Dante, racconta di

come abbia trascorso la sua pri-

gionia a guardare la luna piena,

sognando di essere un lupo. Det-

tagli a cui nessuno di noi aveva

mai prestato la dovuta attenzio-

ne fin’ora, e solo Dario Rivaros-

sa, leggendo tra le righe di una

delle opere più importanti della

letteratura italiana, è riuscito a

dargli il giusto peso, offrendoci

una chiave di lettura davvero

originale. Flaminia Costanzi

Eleonora Paolotti

Dante, uno scrittore Fantasy?

Lunedì 21 si è tenuto un grande corso sulla rappre-

sentanza studentesca presieduto da Michelangelo

Grilli, che ha invitato a intervenire insieme a lui due ex

-alunni del liceo: Tommaso Bori e Andrea Romizi, che

a fare i rappresentanti hanno cominciato a scuola (era

il '99 per Romizi e il 2006 per Bori) ed ora sono, tra le

altre cose, consiglieri comunali: "la politica non è un

mestiere", per loro. Nel consiglio comunale,

"parlamento" della nostra Perugia, la loro età risalta.

In questo "paese per vecchi", infatti, è ancora difficile

per i giovani entrare in politica, ma le cose stanno

cambiando: lo strumento elettivo delle primarie impor-

tato dall'America - ci spiegano i due - apre la strada

agli audaci, cioè coloro che rifiutano di asservirsi al

"big" di turno e tentano di imporsi come protagonisti

grazie al voto delle persone. Allo stesso modo i giovani

faticano a porsi nell'attenzione della politica, cosa che

- sottolineano - hanno loro stessi il compito di fare,

"senza aspettarsi soluzioni dall'alto", e lo potranno

fare solo "partecipando attivamente alla vita della

scuola, dell'università, della città" - (quello che, perchè

no, molti di noi fanno con la settimana dell' arte e del-

la creatività) - "conquistandosi sempre più spazio

all'interno delle istituzioni e dei giornali". E' solo così

che abbandoneremo una sfiducia che sembra conge-

nita nelle nuove generazioni, chiaramente non per

colpa nostra, ma di un intero contesto sociale, con la

definitiva presa di coscienza che "se la politica va ma-

le è perchè noi andiamo male" e non tanto il contrario.

Tanto più è importante occuparsi della collettività fin

da giovani, poiché facilmente "si manterrà anche dopo

cresciuti il proprio slancio ideale": si sarà "più puri",

perché non si è vista la politica "con secondi fini" - as-

senti nel contesto scolastico - ma "come impegno per

il bene comune". I due(di opposti partiti) si confronta-

no, stimolati dalle domande degli studenti, su temi

scottanti dell'attualità perugina, con una civiltà esem-

plare(che mai si vede in televisione), volti a trovare

una verità e non a imporre la propria, anche se a dire

il vero non la trovano. Grilli chiude con un "corso di

formazione" alla rappresentanza studentesca, da lui

scritto con l'intento di divulgare la conoscenza dei

mezzi che abbiamo per far valere i nostri diritti e il loro

funzionamento: "la rappr. stud. ha l'inestimabile valore

di abituarci ad esercitare la democrazia, ad essere

buoni cittadini prima che buoni studenti". La consape-

volezza di ciò è fondamentale per questo ed altri moti-

vi, ed egli auspica che un corso di questo genere sia

sempre più diffuso per la formazione di rappresentanti

e rappresentati consapevoli.

Samuele Brutti

Chi sei? E soprattutto chi mi rappresenti? La politica e i giovani visti da due consiglieri ex-mariottini

Virtute e canoscenza Settimana flessibile

Page 11: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone. Pagina 11

Martedì, 12.10. Uno scoppiettante

Lorenzo Tesorini rivela le moltepli-

ci vie del social network; un pro-

blema? dibattito per capirlo. NOTI-

FICA: il mondo virtuale rovina le

relazioni e gli incontri sociali, opi-

nione da molti condivisa. Non

smetteremo per questo di servirce-

ne, ma oggi la nostra pagina Face-

book proviamo a farla noi. Non è

forse confrontarsi insieme in una

stanza, infatti, ciò a cui più corri-

sponde una reale "richiesta d' ami-

cizia" e una "condivisione d' inte-

ressi"? E non è proprio con questo

linguaggio che la piazza virtuale ci

offre l' effimera illusione di contatti

reali?

Infinite domande potremmo porci

con altrettanto infinite risposte.

Molti fanno del social network una

dipendenza fra l' ingorda conqui-

sta del "mi piace" e il folle deside-

rio di infilarsi nelle vite degli altri

che non hanno molto di reale. Po-

chi non lo usano, eppure molti lo

criticano, in realtà non attaccando

altri che se stessi... fa solo parte

del gioco che può anche essere

divertente quando è solo utile stru-

mento per semplificare relazioni

reali. Può diventare però anche

pericoloso quando realtà e finzio-

ne non riescono più a distinguersi..

Non è voler fare del facile morali-

smo, che non ci compete,: chi più

chi meno tutti siamo un po' figli del

mondo virtuale. Ci piacerebbe pe-

rò che più spesso le barriere dello

schermo fossero sostituite da in-

contri come questo, semplicemen-

te perché tutto sarebbe molto più

facile!

Valeria Tugliani

Marco Flores

FB I LOVE YOU

Rivoluzione, termine che infonde

speranza, ma allo stesso tempo spa-

ventoso. Tutti la chiedono ma nessu-

no decide di attuarla effettivamente,

guardiamoci in faccia. E’ molto più

sicuro vivere in un mondo che altri

hanno già organizzato per noi, defini-

to, prestabilito, quadrato. Ma se un

giorno, guardando alla storia

dell’umanità, ci si presentasse agli

occhi un cerchio antico di 5000 an-

ni? E se scavando un po’ scoprissi-

mo che questo simbolo non è solo

un emblema artistico che rappresen-

ta lo yin e lo yang ma una visione

diversa della vita? E’ questo uno dei

tanti concetti che stanno a cuore al

filosofo Nicola Donti, e che ha espo-

sto nella sua lezione al corso

“Rivoluzione 2.0” tenuto da Silvia

Guerriero (ID). L’umanità sta affron-

tando una vera e propria rivoluzione,

è palpabile, è nell’aria. Ed il primo

sintomo evidente è riscontrabile in

giano a una velocità tale da essere

assimilata a quella delle reazioni tra

sinapsi: un uomo consapevole di ciò

ha il dominio di tutto ciò che lo cir-

conda, poiché colui che detiene in-

formazioni detiene anche il potere.

Sono un esempio lampante gli eventi

scatenanti la cosiddetta “primavera

araba”, divampati tramite i social

network, ed è altrettanto evidente la

chiusura cinese verso questi ultimi. È

quella “società dell’informazione”

teorizzata da tempo da sociologi ed

antropologi, una società dove la cul-

tura, ma anche il potere passano

attraverso l’informazione, attraverso

i dati che ogni giorni vengono tra-

smessi in tutto il mondo. Purtroppo

viviamo in un mondo in cui per alcuni

non conviene che tutti abbiano la

possibilità di informarsi ed aprire la

propria mente ad altre visuali, alcuni

sono costretti ad una vita delimitata,

chiusa. Introdurre un nuovo modo di

un ben definito campo: la comunica-

zione. Perché la parola, la comunica-

zione, ha il potere straordinario di

mettere in comune, creare ponti ed

unire le persone. In poco tempo sia-

mo passati dal trasmettere informa-

zioni tramite il web al trasmetterle al

web, mettendoci in comunicazione

con tutto e con tutti. La rete è diven-

tata da mezzo di comunicazione tra

singoli a mezzo di condivisione con

l’intero mondo, espandendo il raggio

d’azione all’intera umanità. Più volte

la nostra generazione è stata defini-

ta “tecnologica”. La tecnologia (non

definibile più solo come “computer”)

è ciò che ci ha permesso di creare la

più vasta, ma sopratutto la più velo-

ce, rete di comunicazione in tutto il

mondo fino ad ora: Internet. Ciò ha

letteralmente rivoluzionato il nostro

modo di fare cultura, e di comunica-

re. Oggigiorno le informazioni viag-

vedere le cose permetterebbe di va-

lutare altre possibilità, di rendersi

conto che non tutto è definibile e

definito. Inizieremo una nuova ricer-

ca con il fine ultimo di trovare la veri-

tà e di condividerla assieme al resto

del mondo. Così non ricaveremo solo

informazioni dal web ma immettere-

mo informazioni nel web e noi stessi

faremo parte della rivoluzione in cor-

so. Non bisogna certo avere paura

dei cambiamenti e di ciò che com-

portano quest’ultimi poiché “Quando

l’indigeno scopre che il suo feticcio

di legno non è Dio, non ha scoperto

che Dio non esiste, ma che non è di

legno, e inizia una nuova ricer-

ca.” [Lev Tolstoj]

Giulia Fabbretti

Francesco Branda

Rivoluzione 2.0 guerra e pace ormai si fanno via web, dove tutti possiamo partecipare I social network rovinano le

relazioni reali?

Virtute e canoscenza Settimana flessibile

Page 12: Primo numero Zibaldone

Lo Zibaldone, Pagina 12

Cineforum Woody Allen

Una ventina di persone riunite in una piccola aula,

al buio, con Woody Allen che parla dell’amore at-

traverso uno schermo. Alcuni dormono beati, altri

ridacchiano a qualche battuta. E’ un esperimento

sociale, le parole che vengono dette nel film po-

trebbero cambiare la vita, ma è così bello dormire.

La storia delle sue disavventure con Annie Hall po-

trebbe essere una palestra di vita per tutti, le rela-

zioni viste dalla sua ottica sono sicuramente esa-

gerate, ma straordinariamente realistiche. I profon-

di drammi che a noi paiono adolescenziali in quan-

to è questa l’età che viviamo, si scoprono apparte-

nere anche dell’età adulta, le relazioni tra persone

di età molto differente sono all’ordine del giorno e,

quando volontarie, non sono per nulla da condan-

nare. Ma è l’espediente comico che permette di

riflettere e che sublima nel finale, che seppure

possa sembrare ottimistico lascia in bocca un sa-

pore acre, una sensazione di incompleto e di toc-

cante, una piccola puntura che colpisce nel profon-

do, nell’intimo. Lo spaccato newyorkese fa da

palcoscenico perfetto all’umorismo anti-razzista

e a sfondo sessuale, Allen si dimostra maestro

pittore di una realtà multiforme in una città in

evoluzione ma dal fascino immanente, quasi

statico ed immutabile. I personaggi dei suoi

film americani sono inizialmente stereotipati,

ma dimostrano una certa duttilità (evidente il

rovesciamento emotivo e narrativo in “Basta

che Funzioni”) che è riflesso della personalità

del regista, spesso contraddittoria. Per molti i

film di Allen rimarranno un passatempo da

prendere alla leggera, addirittura frivoli e noio-

si, ma per chi li lascia entrare nel proprio animo

possono causare profondi scossoni emotivi,

dubbi pericolosi; saremo noi troppo temerari a

lasciarglielo fare o sarete voi a voler rimanere

nel vostro comodo e più ordinario sonno?

Francesco Branda

Prima giornata dell' attesa settimana flessibile. Seconda fascia. La professoressa D' Alascio svela ad un vasto

pubblico di studenti le caratteristiche della piu' obiettiva e diretta forma d' informazione di massa, la video

inchiesta. Origine durante la guerra civile spagnola per la necessità di coinvolgere gruppi sempre più numero-

si, era forse la nascita del di gran lunga predominante giornalismo video-mediatico. Precetti fondamentali per

tale tipo di inchiesta: primo step, reperimento di fonti attendibili prima di ogni altra cosa; secondo step, per

ordine, non certo per importanza, perché è cio che la distingue da ogni altro tipo di giornalismo, la capacità

comunicativa dello stesso reporter. Attenzione però a non confondere quest'ultimo aspetto con banale talento

recitativo: il corso, accenna la professoressa,dovrebbe proprio insegnare a comprendere come, per produrre

una buona video inchiesta, siano necessarie tecniche ben precise. Solo il primo dei tre incontri ci si ripromette

di realizzare, con l' inventiva e l' impegno degli studenti un artigianale prodotto di video inchiesta per la fine

della settimana. Non potendo seguire il corso con continuità, possiamo solo sperare che l' interessante inizia-

tiva abbia prodotto i suoi frutti!

Valeria Tugliani

Marco Flores

Come si realizza una video-inchiesta

CIAK! Settimana flessibile

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Lo Zibaldone, Pagina 13

Quante volte ci sarebbe piaciuto riuscire a leggere nell'espressione del nostro interlocutore la rabbia, la tristezza, la felicità simu-

lata o la semplice menzogna come il dottor Call Lightman della celeberrima serie a americana “Lie to me” (letteralmente “prova a

mentirmi”)? La risposta è scontata,ma apprenderlo non è tanto complesso come la serie tv d'oltre oceano ci vuole far crede-

re ,dice Sofia, referente per il corso sulle micro-espressioni facciali. Nato come hobby,è diventata poi con il tempo una vera e

propria passione, tanto da spingerla ad affrontare un corso su questo argomento,dove si propone di insegnare ad una classe di

51 volenterosi alunni i rudimenti della scienza che si cela dietro il saper riconoscere la verità nel volto di chi parla.

Primo ad aver intuito le basi di questa scienza all'apparenza illogica, ci spiega Sofia, fu il celebre biologo anglosassone Charles

Darwin, che durante i suoi mirabolanti viaggi in giro per il mondo, arrivò ad ipotizzare che certe espressioni e posture fossero

comuni a tutta la razza umana, teoria confermata in seguito da una serie di studi americani che riuscirono a catalogare e ad evi-

denziare le così dette “espressioni fondamentali” associate a gioia, tristezza, rabbia, disgusto, sorpresa (ecc...ecc...) e proprie di

ogni popolazione o etnia. Un corso dinamico e avvincente che ha subito fatto entrare tutti i partecipanti nel mondo della serie

“Lie to me” con interessanti ed accurate analisi di foto e fotogrammi i cui soggetti spaziavano dal mondo della politica a quello

dello sport passando per quello della nostra scuola. Interessante inoltre la parentesi riguardo alla gestualità nelle varie cultu-

re:essa infatti varia da popolo a popolo in base al contesto sociale, e spesso espressioni tra loro simili possono avere significati

diametralmente opposti che è bene conoscere per evitare di incappare in spiacevoli “qui pro quo”. Come ad esempio il pollice

verso l’alto a pugno chiuso,che mentre da noi simboleggia il procedere corretto e regolare delle cose, in Grecia è un insulto ed in

Giappone indica invece il numero 5. Ma la cosa che più colpisce affrontando questo corso è la opportunità di acquisire la consa-

pevolezza che un po’ tutti possiamo diventare dei dott.Lightman del linguaggio del volto e che con un certo esercizio possiamo

anche noi arrivare a degni livelli di conoscenza nel campo delle micro espressioni, come Sofia ci insegna.

Giovanni Ciocca

QUANDO SI DICE: "ANTI-SGAMO"

Incontri ravvicinati con la settimana flessibile

Come leggere nel pensiero di chi ci sta attorno a partire da un semplice sguardo...

Settimana flessibile Curiosita’

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Lo Zibaldone, Pagina 13

L I C E O C L A S S I C O “ A. M A R I O T T I

Caporedattore: Rosa Algieri, II L

Redattori: Rosa Algieri, II L; Francesco Branda, III ; Samuele Brutti, III B;

Giulia Chiara, I F.

Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Ciocca, Martina Tomassini,

Ilaria Moroni, Martina Meniconi, Dorotea Frattegiani, Arianna Ceccarelli,

Federica Latini, Flaminia Costanzi, Eleonora Paolotti, Valeria Tugliani,

Marco Flores, Sofia Angeloni, Laura Battaglini, Luigi Leone Chiapparino, Giulia

Fabbretti, Lorenzo Fiorese, Francesca Martinoli, Elisa Orrù, Sara Pacioselli,

Margherita Perri, Jan Reineke, Giulia Scialpi, Eugenio Trinati, Marianna Fatti,

Irene Fagioli,

Grafica: Elisa Orrù, I B; Jan Reineke III F.

E abbiamo anche lo stemma!

Ad opera di Luigi Leone Chiapparino

Siamo anche su Internet!

Ci potete leggere sul sito della scuola:

www.liceomariotti.it

e sul blog della scuola:

http://blogmariotti.blogspot.it/

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alla nostra e-mail:

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