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raccolta di scritti vari antichi e moderni

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LoZibaldonedelpoveroVicraccoltaaperiodicadivariaculturariservataadappassionatiLetteratura,storia.filosofia,costume,poesia.A.D.2012,anno1,vol.III acuradiMarcelloVicchio

Hannocollaboratoaquesto numerodall'estero

daParigiTheophileGautierdaLondraA.C.Doyle daAtenePlatone daOlimpiaPausania dall'Italia: Fiammetta Bianchi, Francesco Principato,MariaLauraPlatania,Paola Martino, Angelo Tarantino, Marcello Vicchio,SabatoScala,SalvatoreAbbate Migliore, Domenico Amoroso,Ida Lo Sardo, Morena Bacchi, Fabio Storino, Piero Capalbo, Manuel Marcellino, Riccardo Capineri, Angela Arcuri, LoredanaChiarello,AmbrogioFrascini, FrancoFerraro.

Per eventuali collaborazioni future, [email protected].

Chiprontoadareadarevialeproprielibert fondamentalipercomprarsi bricioleditemporaneasicurezza,nonmeritan lalibertnlasicurezza. Gliuominisidividonointrecategorie:quellichesonomobili,quelliimmobili equellichesimuovono. B. Franklin

Editoriale.Quasi in sordina siamo giunti al terzo numero della rivista. Il tre un numero molto suggestivo, poich mentre l'uno pu rappresentareun'esperienzasporadica,ildue unaripetizionedovutaamaterialesuperstite, il tre determina un'idea di continuit, di operativit,dilavorochehabasisolide. Lebasi,comesempre,sonotutticoloroche collaboranoattivamenteconiloroscritti,ma sonoancheilettorisilenti,colorochedanno unimprescindibileesommessocontributodi presenza. LaformuladelloZibaldoneel'ideadiunire ilvecchiocolnuovo,scegliendoibranipi belliesignificativi, si rivelatavincente. Esisteunamoleenormediracconti,poesie, saggi che sono sconosciuti ai pi ma che meritanodiesseredestatidall'oblioalquale la disattenzione li ha condannati. In un mondo che corre verso la materialit pi biecaemeschina,lasciandosiallespallela culturacomesefosseuninutilefardello;in una societ dove la lettura sembra una perditaditempoel'immagineimperacome una regina effimera e vuota, fermarsi ad assaporare qualche pagina non pu che essereunessenzialeristoroperl'anima.Di fronte, a tre quarti o di profilo come la figura qui accanto, l'uomo di desiderio rimane sempre se stesso, attentoalle varie sfaccettature della realt, onnivoro per ci che riguarda il sapere. L'importante non ridursi a essere ombre diafane, fantasmi, spettri,abiurandol'intelligenzachelaNatura ci ha voluto concedere. Sappiamo, conosciamo,osserviamo,leggiamo.Marcello Vicchio

Sommario Racconti: La caffettiera (Gautier),Il gatto brasiliano (Doyle),Sul treno una notte (Bianchi),Ilcarteggioceleste(Principato),Il lago dei cigni(Martino), Il senso della vita (Tarantino), La chiesa (Vicchio), La stanza dellasignoraB.(Tarantino). Storia:Aburbecondita(TitoLivio),Uomini illustridiPalermo(AbbateMigliore). Filosofia:ApologiadiSocrate(Platone). Arte:LastatuadiZeusaOlimpia(Pausania) Articoli : O' monaciello (Scala), Da san NicolaaBabboNatale(Aloroso). Potpourri:IlpentimentodiDafne(Martino), Il mondo nuovo ( Lo Sardo), Il vento del Fato(Martino),Ladanzadeglisposidella notte (Martino), L'amore gratuito ( Marcellino), Scritti personali (Storino), propostediCapineri,Arcuri,Bacchi. PoesiediChiarello,Capalbo,Martino. Foto:Frascini,Ferraro.

Racconti di ieriLa caffettieradiTheophileGautier

LoZibaldonedelpoveroVic,pag.2 L'annoscorso,insiemeaduecompagni coniqualicondividevolostudio,ArrigoCohic e Pedrino Borgnioli, fui invitato a passare qualchegiornoinunaproprietnelcuoredella Normandia. Il tempo, che al momento della partenza prometteva di essere splendido, all'improvvisopensbenedicambiare,epiovve talmente che i sentieri infossati dove camminavamoeranocomeillettodiuntorrente. Sprofondavamo nella melma fino al ginocchio, unospesso stratodi terra grassasi eraattaccatoallasuoladeinostristivali,eilsuo peso rallentava a tal punto i nostri passi che arrivammo a destinazione un'ora dopo il tramonto.Eravamoesausti, tantoche ilnostro ospite nel vedere gli sforzi che facevamo per soffocareglisbadiglieteneregliocchiaperti, appenacenatocifeceaccomodarenellenostre camere.Quandoentrainellamia,cheeramolto grande,sentiicomeunbrividodifebbre,perch mi parve di penetrare in un mondo nuovo. Effettivamenteparevaquasidiesseretornatiai tempi della Reggenza, a giudicare dalle sovrapporte di Boucher raffiguranti le quattro stagioni, i mobili sovraccarichi di decorazioni rococ di pessimo gusto e le specchiere pesantemente scolpite. Nulla era stato toccato. La toeletta, su cui erano posati portapettini e piuminiperlacipria,sembravachefosseservita il giorno prima. Due o tre abiti di colori cangiantieunventagliopunteggiatodilustrini d'argentoeranodisseminatisullucidoparquet,e conmiograndestuporesulcaminettoc'erauna tabacchieraditartaruga,aperta,pienaditabacco ancorafresco.Notaiquestecosesolodopocheil domestico ebbe posato il candeliere sul comodinoeauguratolabuonanotte.Confesso che cominciai a tremare come una foglia. Mi spogliairapidamente,m'infilaialettoeperfarla finitaconqueglisciocchiterrori,chiusisubito gliocchivoltandomiversoilmuro.Manonmi fupossibilerestareinquellaposizione:illettosi agitavasottodimecomeun'onda,lepalpebre misiriaprivanoirresistibilmente.Fuicostrettoa girarmi e a guardare. Il fuoco del caminetto proiettavanellastanzariflessirossastri,tanto

PierreJulesThophileGautiernacqueaTarbes,il 30agostodel1811,emoraNeuilly,il23ottobre del 1872. Nel 1814 si trasfer con la famiglia a Parigi, citt nella quale entr ben presto in contattoconaltrigiovaniche,comelui,avevano lapassionedell'arteedellaletteratura.Entrafar parte del Petit Cnacle, del quale fu anche tra i fondatori,edelcircoloartisticoParnasso.Nel1829 incontr Victor Hugo, col quale entr subito in amicizia. Poeta, romanziere ( Capitan Fracassa, Mademoiselle de Maupin), critico letterario,librettista di teatro, nel 1862 divent presidentedellaSocitnationaledesBeauxArts. Ammalatoescossonelmoraledall'atroceguerra francoprussiana, mor mentre era intento a scrivere una Storia del Romanticismo, che fu pubblicatapostuma.

I Hovistosottocupiveli undicistelle lalunaeancheilsole chemifacevanolariverenza insilenzio finchduratoilsonno LavisionediGiuseppe

che si potevano distinguere facilmente i personaggi degli arazzi e i volti dei ritratti appesialleparetieanneritidalfumo.Eranogli antenati del nostro ospite, cavalieri bardati di ferro,consiglieriimparruccatiebelledamedal viso imbellettato e i capelli incipriati, che tenevano una rosa in mano. All'improvviso le fiamme si misero a divampare con strana violenza;unlividobaglioreilluminlacamerae io vidi distintamente che quelli che avevo scambiato per meri dipinti erano personaggi reali:leloropupillesimuovevanoscintillando inmodosingolare,lelorolabbrasiaprivanoesi chiudevanocomesestesseroparlando,anchese io sentivo solo il tic tac della pendola e il sibilare del vento autunnale. Un invincibile terrore s'impadron di me: i capelli mi si drizzarono in testa, i denti mi sbatterono violentemente, un sudore freddo m'inond da capo a piedi. La pendola batt le undici. La vibrazione dell'ultimo rintocco echeggi a lungo,equandosifuspentadeltutto...Oh,no! Nonosodirequellocheaccadde.Oltreanon esserecreduto,verreipresoperunpazzo. Le candele si accesero da sole; il mantice,senzaessereazionatodanessunessere visibile,simiseasoffiaresulfuocoansimando come un vecchio asmatico, mentre le molle attizzavanolebraciela paletta raccoglievala cenere.Dopodicheunacaffettierasibuttgi dal tavolo su cui era posata e si diresse zoppicandoversoilfuocodoveandapiazzarsi traitizzoni.Qualcheattimodopocominciarono amuoversilepoltronecheagitandoinmaniera stupefacentelegambeatorciglioniandaronoa sistemarsiintornoalcaminetto. II Nonsapevochecosapensarediquello chestavovedendo,maquellochevididopofu ancorpi straordinario.Unodeiritratti,ilpi anticoditutti,quellodiungrossopersonaggio paffuto dalla barba grigia, che assomigliava comeunagocciad'acquaaquellocheperme semprestatoilvecchioJohnFalstaff,congrandi smorfietirfuorilatestadallacorniceedopo moltisforziperfarpassareanchelespalleeil ventretondeggiante,caddepesantementeaterra. Appenaripresofiato,tirfuoridallatascadel farsettounachiaveincredibilmentepiccola,vi

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soffidentroperassicurarsicheilforofosseben pulito e l'applic successivamente a tutte le cornici.Etuttelecornicisiallargaronoinmodo da lasciar passare facilmente le figure che racchiudevano. Piccoli abati paffuti, vecchie dame pallide e segaligne, magistrati dall'aria severa avvolti in grandi toghe nere, damerini conlucidecalze,brachedilanaeseta,lapunta della spada verso l'alto: lo spettacolo di tutti queipersonaggieracosbizzarrochenonostante lospaventononpoteifareamenodiridere.I rispettabili signori si sedettero e la caffettiera saltconleggerezzasultavolo.Preseroilcaff in tazzine giapponesi bianche e blu che accorsero spontaneamente da un secrtaire, munite di una zolletta di zucchero e di un cucchiaino d'argento. Finito il caff, tazzine, caffettiera e cucchiaini scomparvero contemporaneamente ed ebbe inizio la conversazione, certamente la pi curiosa che abbiamaiudito,giacchnelparlarenessunodi questistraniconversatori guardaval'altro: tutti gliocchieranofissisullapendola.Nemmenoio riuscivo a distoglierne lo sguardo e a non seguire la lancetta che impercettibilmente avanzavaversomezzanotte.Finalmentescocc la mezzanotte e si sent una voce dal timbro identicoaquellodellapendola,chedisse: ora,bisognaballare. Tuttiipresentisialzarono.Lepoltrone arretraronospontaneamenteeaquelpuntoogni cavalierepreselamanodiunadama,mentrela stessavocediceva: Ors,signoridell'orchestra,iniziate!. Ho dimenticato di dire che l'arazzo rappresentavadaunlatounconcertoitalianoe dall'altrounacacciaalcervocondiversivalletti chesuonavanoilcorno.Bracchieriemusicisti che fino a quel momento non avevano fatto alcun gesto, chinarono il capo in segno di assenso.Ilmaestroalzlabacchettaeaiduelati dellasalasilevunamelodiavivaceeballabile. Dapprima si danz il minuetto, ma le rapide notedellapartituraeseguitadaimusicistimalsi accordavano con le profonde riverenze, tanto che,dopopochiminuti,ognicoppiadiballerini simiseapiroettarecomeunatrottolatedesca.

Gli abiti di seta delle donne, fruscianti nel vortice della danza, facevano un rumore particolarecheevocavaunostormodipiccioni involo.L'ariachevis'ingolfavaligonfiavain maniera tale da farli sembrare campane oscillanti. L'archetto dei virtuosi passava cos rapidamente sulle corde da farne sprizzare scintille elettriche. Le dita dei flautisti si alzavano e si abbassavano quasi fossero state d'argento vivo; le guance dei bracchieri erano gonfiecomepalloni,conconseguentediluviodi note e di trilli cos accelerati e di gamme ascendentiediscendenticosingarbugliate,cos inconcepibili, che neanche i diavoli avrebbero potutoseguireperdueminutiunsimileritmo. Eraquindipenosovederetuttiglisforzidiquei ballerinipertenerdietroallacadenza:saltavano, facevanocapriole, ronds, jets e entrechats alti trepiedi,sicchilsudore,calandodallafronte sugliocchiportavaviafintineiebelletto.Ma perquantofacessero,l'orchestraerasemprein anticipoditreoquattronote.Quandolapendola suonl'una,sifermarono,eaquelpuntonotai un particolare che mi era sfuggito: c'era una donna che non ballava. Era seduta in una poltrona accanto al caminetto e sembrava del tutto estranea a ci che le stava accadendo intorno. Mai, neanche in sogno, i miei occhi avevano visto qualcosa di cos perfetto: una pellediuncandoreabbagliante,capellibiondo cenere, lunghe ciglia e pupille azzurre cos chiareetrasparenticheattraversodiessevedevo distintamente lasuaanimacomeunsassosul fondo di un ruscello. E sentii che se mai mi fossecapitatodiamare,nonavreipotutoamare chelei.Miprecipitaigidalletto,dalqualefino aquelmomentononeroriuscitoamuovermi,e midiressiversodilei,spintodaqualcosache agiva in me senza che fossi in grado di rendermeneconto.Miritrovaiaisuoiginocchi, unasuamanotralemie,aconversareconlei comesel'avessiconosciutadavent'anni.Maper unprodigiodavverostrano,mentreleparlavola mia testa oscillava accompagnando la musica che aveva seguitato a suonare, e bench fossi felicissimo di potermi intrattenere con una personacosbella,imieipiediardevanodalla voglia di ballare con lei, senza chetrovassi il coraggiodiproporglielo.Probabilmenteleicap

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quel che volevo, poich sollevando verso il quadrantedell'orologiolamanochenontenevo tralemie,midisse: Quandolalancettasarsuquelpunto, vedremomiocaroThodore. Non so come fu, ma non restai affatto sorpreso nel sentirmi chiamare per nome e seguitammoachiacchierare.Finalmentesuon l'ora indicata e nella camera vibr ancora la vocedaltimbrod'argento:Angela,pudanzare conilsignoreselefapiacere,maleisachecosa accadr. Nonimporta,risposeAngelacontono imbronciato,circondandomiconilsuobraccio eburneo.

Prestissimo!,gridlavoce. Cominciammoalloraaballareilvalzer. Ilsenodellafanciullatoccavailmiopetto,la suaguanciavellutatasfioravalamiaelamia boccarespiravailsuoalitosoave.Invitamia nonavevomaiprovatounasimileemozione:i nervi mi vibravano come molle d'acciaio, il sangue mi scorreva nelle arterie come un torrente di lava e mi sentivo battere il cuore come un orologio quando lo si accosta all'orecchio.Tuttaviailmiononeraaffattouno statodoloroso.M'inondavaunagioiaindicibilee sarei voluto rimanere sempre cos. La cosa straordinariaerachenondovevamofarenessuno sforzo per seguire l'orchestra, sebbene avesse triplicatoilritmo.Ipresenti,stupitidallanostra agilit, gridavano bravi e applaudivano con tutteleforze,maleloromaninonemettevano

alcunsuono.Angela,chefinoaquelmomento aveva ballato con un'energia e una precisione sorprendenti,dicolpoparvestanca;mipesava sulla spalla come se le gambe le avessero ceduto; i suoi piedini, che un minuto prima sfioravanoilpavimento,orasenestaccavanoa fatica quasi fossero trattenuti da una palla di piombo. Angela, lei stanca, le dissi, riposiamoci. Volentieri, rispose detergendosi la fronte con un fazzoletto. Ma mentre noi ballavamo,tuttiglialtrisisonoseduti:nonc' picheunapoltronaenoisiamoindue. Che importa, mio bell'angelo? La prendersulleginocchia. III Senzafarelaminimaobiezione,Angela si sedette circondandomi con le braccia come fossero una bianca sciarpa, annidando la testa nelmiopettoperriscaldarsiunpoco,giacch eradiventatafreddacomeilmarmo.Nonsoper quanto tempo restammo in quella posizione, poichlacontemplazionediquellamisteriosae fantastica creatura assorbiva tutti i miei sensi. Avevopersolanozionedell'oraedelluogo:il mondo reale per me non esisteva pi ed ogni mio legame con esso si era spezzato. La mia anima, liberata dalla sua prigione di fango, si libravanelvagoenell'infinito;capivociche nessunuomopucapire,giacchipensieridi Angela mi si rivelavano senza che lei avesse bisognodiparlare.L'animalerisplendevainfatti nel corpo come una lampada dialabastro,e i raggiemanatidalsuopettotrafiggevanoilmio daparteaparte.L'allodolacanteunpallido chiarorefolleggisulletende.AppenaAngelalo scorse si alz precipitosamente, mi fece un cennod'addioedopoqualchepassocaddelunga distesa emettendo un grido. In preda allo spavento mi precipitai per rialzarla... Solo a pensarcimisiagghiacciailsangue:tuttoquel chetrovaifulacaffettieraridottainmillepezzi. Aquellavista,convintodiesserestatovittimadi unaqualchediabolicaillusione,fuicoltodaun taleterrorechesvenni. IV Quandoripresiconoscenzaeronelmio

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letto e accanto a me c'erano Arrigo Cohic e PedrinoBorgnioli.Appenaebbiapertogliocchi, Arrigoesclam:Eratempo!quasiun'orache tistosfregandoletempieconl'acquadiColonia. Chediavolohaifattostanotte?Stamani,vedendo chenonscendevi,sonoentratoincameratuaeti ho trovato lungo disteso per terra in abito di gala, che stringevi tra le braccia un pezzo di porcellana rotta come se fosse stata una bella fanciulla. Perdio! l'abito di nozze di mio nonno,dissel'altrosollevandounadellefalde disetarosaarabescatadiverde. Ecco i bottoni di strass e di filigrana checivantavatanto.Thodorel'avrscovatoda qualcheparteeselosarmessoperdivertirsi. Maperchpoitiseisentitomale?,soggiunse Borgnioli. una cosa prevedibile in un'amichettadallespallebianche:lesislacciail corsetto,lesitolgonolecollane,lasciarpa,ed ecco una bella occasione per fare un po' di scena. statosolounmancamento,avoltemi capita,risposiasciutto. Mi alzai e mi tolsi il ridicolo abbigliamento. Poi andammo a pranzo. I miei compagnimangiaronomoltoebevveroanchedi pi.Ioinvecenontoccaiquasicibo,distrattodal ricordo delle strane cose che erano accadute. Finitoilpranzo,vistochepiovevaadirottonon potemmo uscire e ciascuno si occup come pot.Borgniolitamburellmarceguerrieresui vetri;Arrigoel'ospitefecerounapartitaadama, mentreiotiraifuoridalmioalbumunfogliodi cartavelinaemimisiadisegnare.Lelineequasi impercettibili tracciate senza intenzione dalla miamatitafinironocolrappresentareinmodo mirabilmente preciso la caffettiera che aveva avutounapartecosimportantenellescenedella notte. incredibile come questa testa assomigliamiasorellaAngela,dissel'ospite chedopoaverterminatolapartitasieramesso alle mie spalle e mi guardava disegnare. In effetti,quellachepocoprimamierasembrata unacaffettieraerainrealtilprofilodolcee

malinconicodiAngela. PertuttiisantidelParadiso!mortao viva?esclamaiconvocetremante,comesela miavitafossedipesadallasuarisposta. mortadueannifadiunacongestione polmonare,dopounafestadaballo. Ahim!, risposi dolorosamente. E trattenendo una lacrima, rimisi il foglio nell'album.Avevo capito che per me non ci sarebbepistatafelicitsullaterra.

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IL Gatto brasilianodiSirArthurConanDoyle.

E'duroperungiovanottotrovarsiadaveregusti costosi,grandiaspettative,parentiaristocratici, ma neanche un soldo in tasca e nessuna professioneperprocurarseli.Ilfattochemio padre, un buon uomo ottimista e facilone, si fidava a tal punto della ricchezza e della benevolenza del suo fratello maggiore, Lord Southerton, uno scapolo, da prendere per scontatoilfattocheio,l'unicosuofiglio,non avreimaiavutobisognodiguadagnarmilavita. Egliimmaginavache senoncifossestatoun postovacantepermeneivastipossedimentidei Southerton, qualcuno mi avrebbe fatto entrare nelserviziodiplomatico,chetuttoradominio dellenostreclassiprivilegiate.E'mortotroppo prestoperrendersicontodicomeisuoicalcoli fosseroerrati.NmiozionloStatosicurarono minimamente di me, o mostrarono il minimo interesseperlamiacarriera.Un'occasionale

coppiadifagianiouncestodileprifuronole solecosechemiricordasserocheioeroerededi OtwellHouse,ediunadellepiricchetenute del paese. Nel frattempo, da bravo scapolo e uomodimondo,abitavoinunappartamentoin GrosvenorMansions,senzaalcunaoccupazione tranneiltiroalpiccioneeilgiuocodelpoloa Hurlingham.Colpassaredeimesi,miresiconto chediventavasemprepidifficilepoterindurre i mediatori a rinnovare le mie cambiali, o a incassare ulteriori anticipi su un'eredit non vincolata.Larovinamisiparavadavanti,eogni giornolavedevoavvicinarsisempredipi,farsi semprepichiaraeinevitabile. Cichecontribuivaafarmisentirepiacutala miapovert,erailfattoche,apartelagrande ricchezzadiLordSoutherton,tuttiglialtrimiei parentieranopiuttostobenestanti.Ilmioparente piprossimoeraEverardKing,nipotedimio padre e mio cugino di primo grado, il quale avevatrascorsounavitaavventurosanelBrasile ederatornatodapocoinquestopaesepervivere direndita.Nonvenimmomaiasapereinquale modoavessefattosoldi,masembravachene avessefattiparecchi,poichavevacomperatola tenuta di Greylands, vicino a Cliptononthe Marsh,nelSuffolk.Duranteilprimoannodel suosoggiornoinInghilterra,nonsicurdime pidiquantononsenecurasseilmioavarozio; ma infine, una mattina d'estate, con mia grandissimagioiaesollievo,ricevettiunalettera incuimiinvitavaadandaredaluiquelgiorno stesso, per trascorrere un breve periodo a GreylandsCourt.Proprioalloramiaspettavodi dovertrascorrereunperiodopiuttostolungoin carcere per i debiti, e questo intervallo mi sembr quasi un dono della provvidenza. Se soltantofossiriuscitoamettermid'accordocon questo sconosciuto parente, forse me la sarei ancorapotutacavare.Perl'onoredellafamiglia, nonpotevalasciarmiandareapicco.Ordinaial mio cameriere personale di prepararmi la valigia,equellaserastessapartiiperClipton ontheMarsh. DopoavercambiatoaIpswich,untreninolocale midepositinunapiccolastazionedeltutto

deserta, che sorgeva in una campagna verdeggiante e mossa, dove un fiume pigro e tortuososisnodavafraunavalleel'altra,chiuso fraspondealteecosparsedidepositomarino, segnocheeraaportatadellamarea.Nonc'era nessunoadattendermi(venniasaperepitardi cheilmiotelegrammaavevasubtounritardo), cosnoleggiaiuncalessedell'alberghettolocale. Il cocchiere, bravissima persona, era pieno di lodi per il mio parente, e da lui seppi che EverardKinggodevainquellazonadiuncerto prestigio.Avevaorganizzatounricevimentoper gli alunni della scuola, aveva spalancato i cancelli della sua tenuta ai visitatori, aveva contribuitoainnumerevolibeneficenze,perfarla breve, la sua benevolenza era cos universale, che il mio cocchiere poteva spiegarla soltanto conlasupposizionecheeglimirasseaunseggio alParlamento. La mia attenzione fu distolta dal panegirico, dall'apparizione di un bellissimo uccello che andaposarsisuunpalotelegraficolungola strada. A prima vista lo scambiai per una ghiandaia, ma era pi grande e aveva il piumaggiopibrillante. Ilcocchierenechiar subito la provenienza, spiegandomi che appartenevaproprioall'uomodalqualestavamo andando.Parechel'acclimatazionedeglianimali esoticifosseunodeisuoihobbies,echeeglisi fosseportatoconsdalBrasileuncertonumero diuccelliealtrianimali,chestavatentandodi allevare in Inghilterra. Una volta varcato il cancellodiGreylandsPark,incontrammoprove palesidiquestasuainclinazione.Alcunipiccoli cervi macchiati, un curioso maiale selvatico chiamato, se non sbaglio, pecari, un rigogolo dallestupendepenne,untipodiarmadillo,eun singolare, goffo animaletto simile a un tasso moltopingue.Questifuronoalcunideglianimali cheosservaimentreilcalessepercorrevailviale alberato. Il signor Everard King, il mio sconosciuto cugino, era ad attendermi di persona sulla scalinatadavantiacasasua,poichciavevavisti dalontano,eavevaimmaginatochefossiio.Era di aspetto dimesso e benevolo, piccolo e tracagnotto; poteva avere quarantacinque anni circa,eilsuovoltotondoebonarioerabruciato dal sole tropicale e solcato da mille rughe. Indossavaunabitodilinobianco,inpurostile

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coloniale, aveva fra le labbra un sigaro e un cappellodipagliaspintoversolanuca.Erauna figura come quelle che si associano a un bungalow con veranda, e pareva curiosamente fuoripostodavantiaquestoimponentecastello tutto pietra, con le sue colonne palladiane davantialportone. "Mia cara," chiam egli, voltandosi indietro. "Mia cara, ecco il nostro ospite! Benvenuto, benvenutoaGreylands!Sonolietissimodifare la tua conoscenza, cugino Marshall, e sono lusingatochetuabbiavolutoonoraredellatua presenza questo sonnolento paesino di campagna." Non poteva esserci niente di pi cordiale dei suoi modi, che mi fecero immediatamente sentire a mio agio. Ma ci voleva tutta la sua cordialit quale compenso allafreddezzaeperfinoallamaleducazionedi sua moglie, una donna alta ed emaciata, che si presentinrispostaalsuorichiamo.Credoche fossedioriginebrasiliana,benchparlasseun ottimo inglese, e io le perdonai le sue cattive maniere imputandole alla sua ignoranza delle nostre consuetudini. Ciononostante, ella non tentdinascondere,nalloraninseguito,che iononfossiunospitemoltograditoaGreylands Court.Lepocheparolechemirivolgevaerano generalmentecortesi;maessaavevaunpaiodi occhi scuri particolarmente espressivi, e io vi lessimoltochiaramente,findalprimoistante,il suodesideriodivedermiripartireperLondra. Maimieidebitieranotroppopressantielemie mireneiconfrontidelmioriccocuginotroppo vitali,perchmilasciassioffenderedalcattivo caratteredisuamoglie,equindiignorailasua freddezza e viceversa ricambiai l'estrema cordialit delbenvenutodilui. Tuttoerastato previstoperrenderegradevoleilmiosoggiorno. La mia stanza era deliziosa. Mio cugino mi supplic di dirgli se ci fosse qualcosa che lui avrebbepotutofareperrendermifelice.Pococi manccheglidicessicheunassegnoinbianco avrebbe contribuito materialmente alla mia felicit, ma mi sembr prematuro allo stadio attualedellanostraconoscenza.

Lacenafuottima,eapastoterminato,mentreci intrattenevamoconunbuonavanaeilcaff,che egli mi disse veniva preparato appositamente nellasuapiantagione,miparvechetuttelelodi delmiococchierefosserogiustificate,echeio non avessi mai conosciuto un uomo pi generosoeospitale. Nonostante il suo buon umore, era per un uomo dotato di una forte volont, incline alla violenza. Diquestoebbiunaprovailmattinoseguente.La curiosa antipatia che la signora King aveva concepitoneimieiriguardieracosforte,cheil suo comportamento durante la colazione fu quasi offensivo. Ma la sua mira divenne inconfondibile quando suo marito usc dalla stanza. "Il miglior treno quello delle dodici e un quarto"midisse. "Ma io non avevo intenzionedipartireoggi" risposi con franchezza, forse anche in tono di sfida, poich ero deciso a nonlasciarmi metterealla portadaquelladonna. "Oh, se dipende da lei..." replic la signora King, interrompendosi con un'espressioneassai insolentenegliocchi."Sonosicuro"dissi"cheil signor King me lo direbbe, se io prolungassi troppolamiavisita." "Come? Come?" esclam una voce e mio cuginoapparvenellastanza.Avevauditolemie ultimeparole,e unosguardoai nostri visigli disseilresto.Dicolpoilsuoviso allegroegrassocciosiindurinun'espressione diferociaassoluta."Potreichiedertidiuscireun momento,Marshall?"midisse.(Aproposito,io mi chiamo Marshall King.) Egli richiuse la portaallemiespallee,perqualcheistante,lo udiiparlareasuamoglieconuntonodifuria repressa. Evidentemente, questa grossolana mancanzadiospitalitloavevadolorosamente colpito.Amenonpiaceorigliare,cosmene andai in giardino. Poco dopo, udii un passo affrettato dietro di me e, voltandomi, vidi la signora,ilvisopallidodall'agitazioneegliocchi rossidalpianto."Miomaritomihadettodi

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chiederlescusa,signorMarshallKing"midisse, rittadavantiameecongliocchibassi. "Laprego,nonparliamonepi,signoraKing." Improvvisamente, i suoi occhi scuri mi trafisseroconunosguardofiammeggiante. "Imbecille!"sibilconunafogadisperata,poi, voltandosibruscamente,sidiresseversolacasa. L'insultoeracosoltraggioso,cosintollerabile, che potei soltanto restare l immobile, sconcertato, seguendo la donna con gli occhi. Ero ancora l, quando il mio ospite mi raggiunse. Era ritornato la persona allegra e paciocconadisempre. "Sperochemiamoglietiabbiachiestoscusaper isuoisciocchidiscorsi"midisse. "Oh, s... s, certo!" Mi prese sottobraccio e passeggiammosuegiperil prato. "Non devi prendertela" prosegu mio cugino. "Sarei oltremodo desolato se abbreviassi la tua visita di unasolaora.Ilfattoenon vi alcun motivo che ci si debba nascondere qualcosa fra parenti , che la mia povera moglie incredibilmente gelosa. Non pusopportarechechiunque,uomoodonna,si intromettafranoidue,ancheperunsoloistante. Ilsuoidealesarebbeun'isoladesertaeuneterno "ttette". Questo ti pu spiegare il suo comportamento, il quale , lo confesso, assai vicinoaunamania. Rassicuramichenoncipenseraipi." "Mano,nodicerto." "Allora,accenditiquestosigaro,evieniconme aispezionareilmiopiccoloserraglio."L'intero pomeriggio trascorse in questa ispezione, che comprendevatuttiglianimali,uccellieperfino rettili,cheegliavevaimportato.Alcunieranoin libert,altriingabbia,altriaddiritturaincasa. Miocugino mi parl conentusiasmo dei suoi successiedeisuoifiaschi,dellenasciteedelle morti,gettandoognitantoungridolinodigioia quando,durantelanostrapasseggiata,qualche uccellovariopintosialzavainvolo,oqualche stranoanimalettosgattaiolavanellasuatana.

Infinemicondusselungouncorridoiochesi dipartiva da un'ala dell'edificio. In fondo al corridoio,vieraunamassicciaportamunitadi una persiana scorrevole, e accanto ad essa, infissa nel muro, una manovella di ferro, collegataaunaruotaeaunrullo.Uninsiemedi robustesbarreattraversavailcorridoio. "Sto per mostrarti il gioiello della mia collezione"dissemiocugino."Viunsoloaltro esemplareinEuropa,adessocheilcucciolodi Rotterdam morto. Si tratta di un gatto brasiliano." "Ma come si differenzia da un qualsiasi altro gatto?" "Te ne renderai conto assai presto" mi disse, ridendo. "Ti dispiace aprire quella persiana e guardarcidentro?"Fecicomemiavevadetto,e scoprii che stavo guardando in una grande stanza vuota, dall'impiantito di pietra e munita, sulla paretedifondo,dipiccolefinestresbarrate.Al centrodiquestastanza,sdraiatoinmezzoauna chiazzadoratadisole,stavadistesounenorme animale, grande come una tigre, ma nero e lucido come l'ebano. Sembrava nient'altro che un gattogigantescoemoltobencurato;infattisene stava rannicchiato, crogiolandosi al sole, esattamente come farebbe un gatto. Era cos pieno di grazia, cos muscoloso, e cos dolcementeesubdolamentediabolico,chenon riusciiadistogliernelosguardo. "Nonsplendido?"esclamilmioospite,pieno dientusiasmo. "Magnifico!Nonhomaivistounacosnobile creatura." "Alcunilochiamanounpumanero,mainrealt nonpernienteunpuma.Quest'animalemisura quasi tre metri e mezzo dalla testa alla coda. Quattroannifaeraunapallinadipelonero,con due occhioni gialli che ti fissavano. Mi fu vendutocheerauncuccioloappenanato,nella selvaggiaregionedellasorgentedelRioNegro. Suamadreerastatafinitaacolpidilancia,dopo cheavevauccisounadecinadiindigeni. "Dunque,sonoanimaliferoci?" "Sonolecreaturepiinfideeassetatedisangue che esistano sulla faccia terrestre. Prova a parlarediungattobrasilianoaunindigenodi quelleparti,evedraicomereagisce.Sono

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animalichepreferisconocibarsidiesseriumani, che di selvaggina. Quello che vedi non ha ancoraassaggiatosangueumano,maquandoci avverr,sarilterrore.Oracomeora,nellasua gabbianontolleranessuno,tranneme.Perfino Baldwin,lostalliere,nonosaavvicinarsialui. Inquantoame,glifacciodapadreedamadre." Mentre parlava, con mio grande stupore, apr improvvisamentelaportaesiinfilnellastanza, richiudendola subito alle sue spalle. Al suono dellasuavoce,l'enorme,agileanimalesialz sbadigliando e gli and a strofinare affettuosamenteilcaponeroerotondocontroil fianco, mentre Everard lo carezzava e lo vezzeggiava. "Adesso entra nella tua gabbia, Tommy!" gli disse. L'enorme felino si avvi a un angolo della stanzaesirannicchisottoun'inferriata.Everard Kingusc,eafferrandolamanovelladiferroa cuihogiaccennato,preseagirarla.Viaviache girava, la fila di sbarre nel corridoio prese a passare attraverso una fessura nella parete e chiuse la parte anteriore di quell'inferriata, in modo da formareunaveraepropriagabbia.Quandofua posto,egliaprnuovamentelaportaemiinvit aentrarenellastanza,cheerapregnadell'odore acreepungenteproprioaigrossicarnivori. "E'coschel'abbiamoabituato"mispieg."Di giorno, ha a disposizione tutta la stanza per poter fareunpo'dimoto,poilaseralorinchiudiamo ingabbia.Losiliberagirandolamanovelladal corridoio,esipu,comehaivisto,rinchiuderlo nellostessomodo.No,no,questononlodevi fare!"Avevoinfilatolamanofralesbarreper accarezzare il fianco lucido e fremente della belva. Everardmelatirindietro,conun'espressione seria. "Tiassicurochenoncisipufidaredilui.Non crederechechiunquelopossafare,perchiomi prendodellelibertconlui.E'moltoesclusivo nellesueamicizie,vero,Tommy?Ah,senteche staarrivandolasuacena,vero,ragazzo?"Infatti udimmounrumoridipassisull'impiantitodel

corridoio. Il felino balz in piedi e prese a camminare avanti e indietro nell'angusta gabbia, gliocchi gialli che rilucevano e la lingua scarlatta che palpitava fremente sulla candida fila dei denti frastagliati. Uno stalliere entr con un grosso pezzo di carne su un vassoio e lo gett all'animale attraverso le sbarre. La bestia l'afferr,seloportinunangolo,el,tenendolo fra le zampe, vi affond voracemente i denti, alzandoognitantoilmusosporcodisangueper guardarci. Era uno spettacolo crudele eppure affascinante. "Puoi capire come sia affezionato a Tommy, vero?" disse il mio ospite, mentre uscivamo dalla stanza."Tantopisesipensachesonostatoio adallevarlo.Nonstatofacileportarlofinqui dalcentrodell'Americameridionale;maora qua,sanoesalvo,ecometihogidetto,esso di gran lunga l'esemplare pi perfetto in tutta l'Europa.Lagentedellozoodarebbenonsoche cosaperaverlo,maiononpotreisepararmene.E adesso,credopropriodiavertiinflittofintroppo il mio hobby, quindi non ci resta che seguire l'esempiodiTommy,eandareacena."Ilmio cugino, chiamiamolo cos sudamericano, era talmente preso dalla sua tenuta e dai suoi singolari inquilini, che pareva non avere altri interessialdifuoridiquelli.Cheviceversane avesse, e molto pressanti, mi fu ben presto dimostrato dal numero di telegrammi che egli riceveva.Arrivavanoatutteleore,evenivano sempreapertidaluiconun'espressionedelviso della massima impazienza e addirittura dell'ansia.Talvoltaimmaginavochesitrattasse diunsuoallibratore,etalvoltadelsuoagentedi cambio,macertamentesitrattavadiunaffare moltourgentelecuitrattativenonsisvolgevano aDownsnelSuffolk.Duranteiseigiornidella mia visita, non ricevette mai meno di tre o quattrotelegrammialgiorno,etalvoltaperfino setteootto.Mierocosbendestreggiatoinquei seigiorni,chealterminediessieroriuscitoa stabilire un rapporto della massima cordialit con mio cugino. Ogni sera eravamo rimasti alzatifinoatardi,nellasaladelbiliardo,mentre luimiraccontavaipistraordinariraccontidelle sueavventureinAmerica,racconticostemerari espericolati,chemieraquasiimpossibile

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associarli a quell'ometto grassoccio e bruciato dalsolechemistavadavanti.Amiavolta,lo intrattenevo con le mie esperienze della vita londinese, che lo interessavano a tal punto da indurlo a dichiarare che sarebbe venuto a trascorrereunlungoperiododame,aGrosvenor Mansions. Era ansioso di conoscere la vita notturna della citt e, modestia a parte, non avrebbe potuto scegliere una guida pi competente di me. Fusoltanto l'ultimo giorno dellamiavisita,chemiazzardaiaparlaredici che mi stava a cuore. Gli dissi con molta franchezza delle mie difficolt finanziarie e della mia imminente rovina, e gli chiesi un consiglio, bench sperassi in qualcosa di pi

concreto.Eglimiascoltattentamente,fumando ilsuogrossosigaro."Macerto"midisse"tusei l'erededelnostroparente,LordSoutherton?" "Nesonoconvinto,maeglinonhamaivoluto assegnarmiunarendita." "No, no, ho sentito parlare della sua avarizia. MiopoveroMarshall,latuaposizionemolto difficile. A proposito, hai avuto recentemente notiziedellasalutediLordSoutherton?" "Lasuasalutesemprestatacritica,findalla miainfanzia." "E magari camper cent'anni. La tua eredit potrebbe essere ancora molto lontana. Santo cielo,inchebruttasituazionetitrovi!" "Avevoqualchesperanzachetu,sapendocome stanno le cose, avresti ritenuto di potermi anticipare..." "Non dire un'altra parola, mio caro ragazzo" esclam egli, con la massima cordialit. "Ne riparleremo stasera, e ti do la mia parola che farquantoinmiopotere..."Nonerodeltutto

dispiaciutochelamiavisitastessevolgendoal termine, poich sgradevole sentire che c' qualcunoincasachedesideraardentementedi vederti partire. Il viso giallastro e gli occhi severi dellasignoraKingmidiventavanosemprepi odiosi. Ladonnanonerapiesplicitamentescortese(il timoredisuomaritolatratteneva)maspingeva lasuainsanagelosiaalpuntodiignorarmi,non parlandomimai,eindustriandosiperrendereil mio soggiorno a Greylands quanto pi sgradevole possibile. Il suo atteggiamento nei miei riguardi fu, quell'ultimo giorno, cos offensivo,chesareicertamentepartito,senon fossestatoperquelcolloquioconmiocugino che avrebbe, cos mi auguravo, risolto il mio dilemma. Era molto tardi quando ebbe luogo, poich il mio parente, che aveva ricevuto, durantelagiornata,pitelegrammidelsolito,si era ritirato nel suo studio dopo pranzo, e ne emerse soltanto quando gli altri membri della casasenefuronoandatialetto.Loudiifareil giro della casa chiudendo le porte a chiave, come al solito la sera, e infine mi raggiunse nellasaladelbiliardo.Lasuapinguefiguraera avvoltainunavestedacamera,eindossavaun paiodipantofolerosse.Primadisistemarsiin poltrona,sipreparunbicchieredigrogenon potei fare a meno di notare che il whisky predominavadigranlungasull'acqua. "Parolamia,"esclam"chenottatadalupi!"Lo eradavvero.Ilventoululavaegemevaintorno allacasa,elefinestrevibravanoetintinnavano comesefosserosulpuntodicedere.Laluceche spandevanolelampadeeilprofumodeinostri sigariparevano,percontrasto,piaccoglientie fragranti. "E ora, ragazzo mio" disse il mio ospite "abbiamo la casa e la serata tutta per noi. Dammiunquadrodeituoiaffari,eiovedrci chesipufareperraddrizzarli.Vogliochetumi racconti ogni particolare." Cos incoraggiato, intrapresi una lunga esposizione nella quale figuravanotuttiimieifornitoriecreditori;dal miopadronedicasaalmiocamerierepersonale. Avevodegliappuntinelportafogli,econoscevo i miei debiti a menadito; riuscii a dargli un quadroanaliticoepreciso,osereidire,dellemie deplorevoliabitudiniedellamiaprecaria

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situazione. Ero tuttavia avvilito dalla constatazionechegliocchidelmiocompagno eranovacuielasuaattenzionerivoltaaltrove. Quandoinfattiognitantofacevauncommento, eracoscasualeeprivodisenso,chefuisicuro che non aveva minimamente seguito il mio discorso.Ognitantosidestavaemostravauna parvenza di interesse, chiedendomi di ripetere qualcosaodispiegarmimeglio,masempreper sprofondarsi nuovamente nei propri pensieri. Infinesialzegettilmozziconedelsigaronel caminetto. "Tidir,ragazzomio"midisse."Lecifrenon sono mai state il mio forte, quindi devi scusarmi. Dovrestiscriveretuttoquantosuunfoglietto,e darmiunappuntodeltotale.Locapirquando lo vedr nero su bianco." La proposta era incoraggiante.Promisidifarlo. "Eadessooradiandarealetto.PerGiove,sta suonando l'una all'orologio dell'ingresso." I rintocchidell'orologiosovrastaronoilfrastuono dellabufera. Ilventosiavventavasullacasa,conunrombo simileaquellodiungrandefiume. "Bisognachevadaavedereilmiogattoprimadi coricarmi" disse il mio ospite. "Il vento lo eccita. Vuoivenireanchetu?" "Volentieri." "Alloracamminainpuntadipiedienonparlare, perchglialtridormonotutti."Attraversammo silenziosamentel'atrioilluminatoericopertodi tappetipersianievarcammolaportanellaparete opposta.Ilcorridoiodall'impiantitodipietraera buio, ma vi era una lanterna appesa ad un gancio,eilmioospitelastaccel'accese.Non vidilesbarrediferronelcorridoio,percicapii chelabestiasitrovavanellasuagabbia. "Entra!"dissemiocuginoaprendolaporta. Unsordoringhiociaccolsequandoentrammo; stava a dimostrare che effettivamente la tempesta avevaeccitatol'animale.Allatremulalucedella lanterna lo vedemmo, enorme sagoma nera sdraiatanell'angolodelsuoantro,chegettava

un'ombra tozza e grottesca sulla parete imbiancata. La suacoda sferzavarabbiosamente la paglia. "IlpoveroTommynondiungranbuonumore" disse Everard King, alzando la lanterna e affacciandosi alla gabbia. "Sembra proprio un diavolaccio nero, no? Gli dar qualcosa da mangiare per rallegrarlo un poco. Ti dispiace reggere per un momento la lanterna?" Gliela presidimanoedeglisidiresseversolaporta. "Lasuadispensaproprioquifuori"midisse. "Mi scuserai per un istante, vero?" Usc, e la porta si richiuse alle sue spalle con un colpo seccoemetallico. Quel suono duro e deciso mi agghiacci il sangue. Un'improvvisa ondata di terrore mi pervase.Fuicoltodaunavagapercezionediun mostruoso trabocchetto. Balzai verso la porta, maillatointernoeraprivodimaniglia.

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"Everard,"gridai."Fammiuscire!" "D'accordo!Manonfaretantobaccano!"disse mio cugino dal corridoio. "Dopotutto hai la lanterna." "S,manoncitengoarimanerchiusoquidentro dasolo." "Davvero?" Udii la sua risata cordiale e divertita."Nonrimarraisoloalungo." "Fammi uscire, Everard!" ripetei furibondo. "Nonmipiaccionoglischerzidiquestogenere." "Un momento" disse egli, con un'altra odiosa risata.Poiudiiimprovvisamente,fral'infuriare dellatempesta,ilcigolioeloscricchioliodella manovellachegirava,eilrumoredellesbarre che passavano attraverso la scanalatura. Gran Dio,stavaliberandoilgattobrasiliano! Allalucedellalanterna,vidilesbarrescivolare davantiamelentamente.Givieraun'apertura di una trentina di centimetri sul lato opposto. Conunurlo,afferrail'ultimasbarraconlemani

e la tirai con la forza di un invasato. Ero invasato,dallafuriaedall'orrore.Perunminuto, o fors'anche pi, riuscii a tenere immobile la sbarra.Sapevocheeglipremevasullamanovella contuttelesueforzeesapevocheilpoteredella leva l'avrebbe ben presto avuta vinta. Cedevo centimetro per centimetro, i miei piedi scivolavano sulle pietre, e tutto il tempo supplicavoepregavoquestomostrodisumanodi salvarmi da questa orribile morte. Gli rammentailanostraparentela.Gliricordaiche erosuoospite;loimploraididirmichemalegli avevomaifatto.Lesuesolerispostefuronogli strappi della manovella, ognuno dei quali, nonostanteimieisforzidisperati,tiravaun'altra sbarraattraversolascanalatura.Fuitrascinato, aggrappato e avviticchiato, attraverso tutta la larghezzadellagabbia,finchfinalmente,coni polsi dolenti e le dita lacerate, rinunciai all'inutilelotta.Lesbarrescomparveroconun rumore di ferraglia quando mollai, e dopo un istante udii lo scalpiccio delle pantofole nel corridoio,eiltonfodellaportalontana.Poitutto tacque. Nel frattempo l'animale non si era mosso. Giacevaimmobilenell'angolo,avevasmessodi agitarelacoda.Questospettacolodiunuomo aggrappato alle sbarre e trascinato urlante davantialui,apparentementeloavevariempito di stupore. Avevo lasciato cadere la lanterna quandomieroafferratoallesbarre,maessanon sieraspenta,efeciunamossaperriprenderla, con l'idea che in qualche modo la luce mi avrebbeprotetto.Manell'istanteincuimimossi, la bestia emise un ringhio profondo e minaccioso. Mi arrestai e rimasi immobile, tremandodipauradallatestaaipiedi.Ilgatto (sesipuattribuireunnomecospacificoaun tantoorribileanimale)giacevaanonpiditre metridame.Isuoiocchirilucevanocomedue dischifosforescentinell'oscurit. Mi riempivano di terrore, eppure mi affascinavano. Non riuscivo a distoglierne lo sguardo.Lanaturacigiuocadeglistranischerzi insimilimomentiditensione,eilbaglioredi quegliocchiparevaaumentareediminuirecon unritmoregolare.Talvoltaparevanoessere

minuscoli punti di una brillantezza estrema, piccole scintille elettriche nella nera oscurit, altre volte invece si ingrandivano sempre pi fino a riempire della loro luce sinistra e cangiante tutto l'angolo della stanza. Poi, improvvisamente,sispenserodeltutto. Labestiaavevachiusogliocchi.Nonsosevisia qualcosa di vero nell'idea che attribuisce un potere particolare allo sguardo umano, o se invece l'enorme gatto fosse semplicemente assonnato, ma resta il fatto che, lungi dal mostrarequalsiasiintenzionediaggredirmi,la bestiaappoggiillisciocaponerosullegrosse zampeanteriorieparveaddormentarsi.Rimasi immobile,nonosandomuovermineltimoredi ridestarlo. Ero in grado perlomeno di pensare chiaramente,orachenonsentivopisudime quellosguardominaccioso.Dunqueeccomiqua, rinchiusoperlanotteconquellabelvaferoce.I mieipropriistinti,pernonparlaredelleparoledi quell'infida carogna che mi aveva teso questo tranello, mi dicevano che l'animale era altrettantoferocedelsuopadrone. Come avrei potuto tenerlo a bada fino al mattino? N la porta, n le strette finestre munitediinferriateoffrivanoalcunasperanzadi salvezza. Non vi era riparo alcuno nella nuda stanza. Sarebbe stato assurdo gridare aiuto. Sapevochequestatanaeraesternaalcorpovero epropriodell'edificio,echeilcorridoiochela collegavaeralungoalmenotrentametri.Inoltre, labuferacheinfuriavaavrebbeattutitolemie grida.Avevosoltantoilmiocoraggioelamia prontezzad'animosucuifareaffidamento. Eallora,conunanuovaondataditerrore,imiei occhi caddero sulla lanterna. La candela era quasideltuttoconsumata,egilafiammastava vacillando.Entrodieciminutisisarebbespenta. Cosmirestavanosoltantodieciminutiincui farequalcosa,poichsentivochequandofossi rimasto al buio con quella belva spaventosa, sareistatoincapacediagire.Ilsolopensieromi paralizzava. Disperato, mi guardai attorno in quella cella di morte, e i miei occhi si soffermarono sull'unico punto che pareva promettere, se non la salvezza, perlomeno un pericolomenoimmediatoeimminentechenon ilterrenoaperto. Ho detto che la gabbia era munita in alto di un'inferriataorizzontale,chelachiudevaamo'

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disoffitto,oltrechediun'inferriataverticaleche la divideva dal resto della stanza, e questo soffittorimanevaalsuopostoquandol'inferriata verticale veniva ritratta attraverso l'apertura nellaparete. Ilsoffittodellagabbiaeracompostodiunafila disbarreapochicentimetrididistanzal'una dall'altra,ericopertodaunarobustaretedifilo metallico,eledueestremitpoggiavanosuun grosso palo. Si ergeva come un grande baldacchino metallico sopra la figura accovacciatanell'angolo.Fraquestamensoladi ferroeilsoffittoveroeproprioc'eraunospazio di un'ottantina di centimetri. Se solo fossi riuscito a inerpicarmi lass, racchiuso fra le sbarre e il soffitto, avrei avuto un solo lato vulnerabile. Sarei stato difeso dalla parte inferiore, da quella posteriore e dai due lati. Avreipotutoessereattaccatounicamentedalla parteanteriore,aperta.Daquellaparte,vero, non avrei avuto alcuna protezione; ma perlomenosareistatofuoridaipiedi,quandola belvaavessepresoacamminareavantieindietro perlatana.Eavrebbedovutofareunosforzoper raggiungermi.Dovevotentaresubitoomaipi, perch una volta che la luce si fosse spenta, sarebbe stato impossibile. Inghiottii spasmodicamente,poifeciunbalzo,afferraiil bordodellamensola,econunaspintapossente dituttoilcorpomicitrovaisopra.Ansimando, mi divincolai bocconi in avanti nell'angusto spazio,emitrovaiaguardareingi,drittonei terribili occhi e nella bocca sbadigliante del gatto.Ilsuoalitofetidomicolpinfaccia,come ilvaporedaunapentolapuzzolente. Comunque, pareva pi incuriosito che adirato. Conunfremitodellalungagroppanerasialz, si stir, poi, alzandosi sulle zampe posteriori, appoggi una delle zampe anteriori contro la parete,sollevl'altra,epassgliartiglilungola retemetallicasottodime.Ununcinobiancoe taglientesbranimieipantalonibianchi,poich eroancorainabitodasera,emiscavunsolco nelginocchio.Noneraintesocomeunattacco, ma piuttosto come un esperimento, poich al mio improvviso grido di dolore, l'animale si lascioricadereaterra,e,balzandoagilmente

nella stanza, prese a percorrerla rapidamente avanti e indietro, gettando ogni tanto uno sguardonellamiadirezione.Inquantoame,mi trascinaiindietrofinchnonmitrovaiagiacere conlaschienacontroilmuro,rannicchiandomi nel minor spazio possibile. Pi lontano mi rintanavo,pidifficilmentemipotevaattaccare. Adesso che aveva incominciato a muoversi, sembravapieccitato,ecorrevavelocementee silenzioso in giro per la tana, passando continuamente sotto il letto di ferro sul quale giacevo. Era meraviglioso vedere un simile bestione passare come un'ombra, senza alcun suono tranne il fruscio leggero delle zampe vellutate. La candela era ormai agli sgoccioli per cui a malapena riuscivo a intravedere la belva. Poi, con unultimoguizzo,sispensedel tutto. Ero solo al buio col gatto! E' pi facile affrontare un pericolo quando si sa di aver fatto tutto ci che possibile fare. A quel punto, non resta altro che attendere tranquillamente l'esito. In questocaso,ilsolopostoche offrisseunaqualchesperanza di salvezza era precisamente quellodovemitrovavo.Perci mi sdraiai lungo disteso e giacqui in silenzio, senzaquasirespirare,sperandochelabelvasi sarebbe dimenticata della mia presenza se io non avessi fatto niente per ricordargliela. Calcolai che dovevano essere gi le due. Alle quattro sarebbe stata l'alba. Dovevo attendere soltantodueore,primachefossegiorno. Fuori,la tempestacontinuava ainfuriare, ela pioggia sferzava senza soste le piccole finestrelle. All'interno, l'aria era irrespirabile. Nonpotevovederenudireilgatto.Tentaidi pensareadaltro,mavieraunsolopensieroche avesseilpoteredidistoglierelamiamentedalla mia tremenda situazione: il considerare la malvagitdimiocugino,lasuaipocrisiasenza precedenti, il suo perfido odio per me. Sotto quelvoltobonario,sinascondevalospiritodiun assassino di tipo medioevale. E ripensando a quanto era accaduto, vidi chiaramente con quantaastuziaegliavesseeseguitoilsuopiano.

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Apparentemente,eglieraandatoalettoinsieme agli altri. Senza dubbio, aveva dei testimoni pronti a dimostrarlo. Poi, a loro insaputa, era sceso di nascosto, mi aveva attirato in questa tanaemiavevaabbandonato.Lasuaversione sarebbestataassolutamentesemplice:miaveva lasciato nella sala dei biliardi, a finire il mio sigaro. Io ero andato per conto mio a dare un'ultima occhiata al gatto. Ero entrato nella stanza senza accorgermi che la gabbia era aperta,ederostatoaggredito.Comeaccusarlo diunsimiledelitto? Sospetti,forse,maprove,mai! Come passarono lentamente quelle due terribile ore! Una volta udii un suonobasso,raschiante,e pensai che fosse l'animale che si lisciavailpelo.Pidiunavoltaquegli occhifosforescentimiguardarononel buio,mamaialungo,esirafforzin me la speranza di essere stato dimenticatooignorato.Finalmente,un tenue chiarore illumin le finestre, dapprima le intravidi a malapena come due riquadri grigi sulla parete nera, poi il grigio si trasform in bianco,epoteinuovamentevedereil miotremendocompagno.Edegli,ahim,poteva vedereme! Fusubitoevidentecheeradiumoremoltopi pericolosoeaggressivodiquandoloavevovisto l'ultima volta. Il freddo mattutino lo aveva irritato, inoltre aveva fame. Con un ringhio continuo,camminavavelocementesuegiper il lato della stanza pi distante dal mio nascondiglio,conibaffirabbiosamenteirti,ela coda sferzante. Ogni volta che faceva dietro front,alzavasudimeisuoiocchiselvaggi,pieni di una terribile minaccia. Capii allora che intendeva uccidermi. Eppure, anche in un momento simile, non potei fare a meno di ammirare la grazia sinuosa di quel diabolico animale, i suoi lunghi movimenti ondulati, la lucentezza dei magnifici fianchi, il vivo, palpitante scarlatto della lingua luccicante che pendevadal muso nerissimo. E tutto il tempo quelringhioprofondoeminacciososalivae

salivainuncrescendoininterrotto.Seppicheil momentodellacrisieragiunto. Era un'ora infelice per incontrare una simile morte,cosfredda,cossevera;tremavonelmio leggeroabitodaserasullettoditorturadoveero sdraiato. Tentai di farmi forza per poter affrontare quella morte, di innalzare la mia animaaldisopradiessa,ealmedesimotempo, conlaluciditchesopravvieneneimomentidi taledisperazione,tentaidiescogitareunmezzo perfuggire.Unacosaerachiara:selesbarreche formavano la parete anteriore della gabbia fossero state nuovamente al loro posto, avrei potutotrovaredietroadesseunrifugiosicuro. Mi sarebbe stato possibile riportarle al loro posto?Nonosavomuovermiperpauradiattirare labestiasudime. Lentamente, molto lentamente, protesi una mano finch non afferr l'estremit di quella paretemobile,l'ultimasbarrachesporgevadal muro. Con mia grande sorpresa, cedette facilmente al mio strattone. Naturalmente la difficoltditirarladipendevadalfattocheiovi ero appoggiato. Tirai ancora, e altri cinque centimetriemerserodallaparete.Evidentemente scorrevasuruote.Tiraiancora...eallorailgatto balz! Fu cos rapido, cos improvviso, che non vidi neppurecomeavvenne.Udiisoltantoilringhio selvaggio, e dopo neanche un istante i gialli occhi fiammeggianti, la testa nera e appiattita conlasualinguarossaeidentibalenantimi furonovicinissimi.L'impattodellabelvascosse lesbarresullequaligiacevo,finchpensai(per quel poco che potevo pensare in un momento simile) che non avrebbero resistito. Il gatto ondeggilperunistante,latestaelezampe anteriori vicinissime a me, annaspando per cercareunappigliosulbordodellesbarre.Udii ilrasparedegliartiglisullaretemetallica,eil fiatodellabelvamidiedeilvoltastomaco. Maavevacalcolatomaleilsuobalzo.Nonriusc amantenerelasuaposizione.Lentamente,con un ghigno furibondo e annaspando follemente sulle sbarre, si gir indietro e cadde pesantemente a terra. Con un ringhio si gir immediatamenteversodime,accovacciandosi, prontoabalzarenuovamente. Sapevocheiprossimiistantiavrebberodeciso dellamiasorte.L'animaleavevaimparatocon

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l'esperienza. Non avrebbe pi sbagliato i suoi calcoli. Dovevo agire immediatamente, intrepidamente, se volevo avere qualche speranzadisalvezza.Inunistanteideaiilmio piano.Togliendomilagiacca,lagettaigisulla testadellabelva.Nellostessoistante,milasciai cadereaterra,afferrailaprimasbarraelatirai freneticamenteversodime. Cedettepi facilmentediquantononmifossi aspettato. Mi precipitai attraverso la stanza, tirandomeladietro;mapurtroppo,correndo,mi trovai sul lato esterno della gabbia. Se fosse stato all'incontrario, avrei potuto cavarmela impunemente. Cos come andarono le cose, viceversa, vi fu un attimo di sosta mentre mi fermaietentaidiinfilarmiattraversol'apertura chemierolasciato.Quell'attimofusufficiente all'animale per sbarazzarsi della giacca con la qualeloavevoaccecatoeperbalzarmiaddosso. Mi scagliai attraverso l'apertura e chiusi le sbarredietrodime,malabelvaafferrlamia gambaprimacheavessiiltempodiritirarla.Un solo colpo di quell'immane zampa mi strapp via il polpaccio, come un truciolo di legno sollevato dalla pialla. L'istante dopo, sanguinante e semisvenuto, ero disteso fra la putridapaglia,conunafiladiamichevolisbarre frameelabelvachevisigettavacontrotanto freneticamente.Feritoinmodotroppograveper potermi muovere, e troppo debole per aver paura, potevo soltanto restare sdraiato, pi morto che vivo, e guardarlo. Premeva il suo largo petto nero contro le sbarre e tentava di agguantarmi con le sue zampe ricurve, cos come ho visto fare a un gattino davanti alla trappoladiuntopo. Mi strappava i vestiti, ma per quanto si sforzasse,noncelafacevaadarrivarefinoame. Ho sentito parlare del curioso intorpidimento provocato dalle ferite dei grandi animali carnivori,edoraerodestinatoasperimentarlodi persona, poich avevo perso qualsiasi senso dellarealt,eprovavolostessointeressenella sconfittaonelsuccessodellabelva,comesesi fosse trattato di un giuoco che io stessi guardando.Apocoapoco,lamiamentesiperse

instranievaghisogni,semprepopolatidaquel musoneroedaquellalinguarossa,ecosmi smarriinelnirvanadeldelirio,cheaiutacoloro chetroppohannosofferto. Ricostruendo in seguito gli avvenimenti, sono giunto alla conclusione che rimasi privo di conoscenza per quasi due ore. Ci che mi ridestfuquelsuonoseccoemetallicocheera statoilprecursoredellamiaterribileesperienza. Erailriaprirsidellaserratura.Poi,primachei miei sensi fossero sufficientemente desti per capire chiaramente ci che vedevano, fui consciodelvoltograssoccioebenevolodimio cuginochesieraaffacciatoallaporta.Ciche videdovettestupirlo. Il gatto era accovacciato per terra. Io ero sdraiato supino in maniche di camicia dentro

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allagabbia, con i calzoni ridotti a brandelli, e una gran pozza di sangue intorno a me. Ancora oggi rivedoilsuovisostupefatto,illuminatodaun raggiodisole.Miguard,emiguardancora. Poi si chiuse la porta alle spalle, e si diresse versolagabbiaperaccertarsichefossidavvero morto. Non sono in grado di raccontare ci che avvenne.Noneroincondizionidaseguireoda riferire simili avvenimenti. Posso soltanto dire chemiresiimprovvisamentecontocheilvisodi mio cugino non era pi rivolto verso di me, stavaguardandol'animale. "Buono,Tommy!"grid."Buono,Tommy!"Poi si avvicin alle sbarre, sempre volgendomi la schiena. "Gi,stupidabestiaccia!"rugg."Gi,Tommy! Nonriconosciiltuopadrone?"Dicolpo,nella miamenteconfusasifecestradailricordodelle paroledimiocugino,quandomiavevadettoche il sapore del sangue avrebbe trasformato quel gattoinundemonio.Erastatoilmiosanguea compierelatrasformazione,maluiavrebbe

pagato. "Vai via!" url. "Va' via, diavolaccio!... Baldwin!Baldwin!Oh,accidenti!"Epoiloudii cadere,e rialzarsi, e cadere di nuovo, con un rumore simileaunateladasaccochevienelacerata.I suoiurlisifeceropideboli,poisiperseronel ringhiofuriosodellabelva.Infine,quandogilo credevo morto, vidi, come in un incubo, una figura lacera, cieca, grondante sangue che correva follemente per la stanza, e quella fu l'ultima volta che lo vidi prima di perdere nuovamenteisensi.Lamiadegenzadurmolti mesi,maineffettinonpossodirediesseremai guarito, poich fino alla fine dei miei giorni dovrservirmidiunbastonecomericordodella nottechepassaicolgattobrasiliano.Baldwin,lo stalliere, e gli altri domestici non furono in grado di capire ci che era successo, quando, attirati dalle grida mortali del loro padrone, trovaronomedietrolesbarreeisuoiresti,oci che in seguito scoprirono essere i suoi resti, nellegrinfiedell'animalecheegliavevaallevato. Lo allontanarono con dei ferri ardenti, e poi dovetterosparargli attraversola serratura della porta, prima di riuscire a liberarmi. Mi portarononellamiastanza,el,sottoiltettodi coluicheavevatentatodiuccidermi,rimasifra lavitaelamorteperparecchiesettimane.Era stato convocato un chirurgo da Clipton e un'infermieradaLondra,edopounmesepotei essere portato alla stazione, e cos ritornai a Grosvenor Mansions. Ho un ricordo di quel periodo, che potrebbe essere stato frutto del semprecangiantepanoramaevocatodaldelirio, senonfossecossaldamentefissatonellamia memoria.Unanotte,quandol'infermierasiera allontanata,laportadellamiacamerasiapr,e una donna alta, in gramaglie, scivol nella stanza.Venneversodime,equandochinilsuo volto giallastro, vidi, al debole chiarore del luminodanotte,cheeraladonnabrasilianache miocuginoavevasposato.Miguardfissamente inviso,elasuaespressioneerapigentiledi quantononl'avessimaivista. "E'ins?"michiese. Annuiiappena,poicheroancoramoltodebole.

"Bene, allora volevo soltanto dirle che deve rimproverare soltanto se stesso. Non ho forse fattotuttocichehopotutoperlei? Tentai di mandarla via di casa fin dall'inizio. Tentaiinognimodo,trannechetradendomio marito,disalvarladalui.Sapevocheluiaveva una ragione per portarla qui. Sapevo che non l'avrebbemaipilasciatoandarvia.Nessunolo conosceva come lo conoscevo io, che con lui avevo tanto sofferto. Non osavo dirle tutto questo.Eglimiavrebbeuccisa.Mahofattodel miomegliopersalvarla.Coscomelecosesono andate,leistatoilmiglioramicocheioabbia maiavuto.Mihaliberata,eiopensavochesolo conlamortesareistatalibera.Midispiaceche sia stato ferito, ma non posso rimproverarmi. Glielo dissi che lei era un imbecille... e imbecillestato."Uscdallastanzainpuntadi piedi, quella donna strana e amara, e non la rividi mai pi. Con quanto eredit da suo marito,ritornnellasuaterranativa;inseguito ho sentito dire che aveva preso il velo a Pernambuco. Nonfucheparecchiotempodopoilmioritorno aLondracheimedicimidichiararonoingrado, fisicamente,dipotermioccuparedeimieiaffari. Non era un permesso molto piacevole, poich temevo che sarebbe stato il segnale per un'invasionedicreditori:mafuSummers,ilmio avvocato,ilprimoadapprofittarne. "Sonolietochestiamoltomeglio"disse."E'da tanto che aspetto per porgerle i miei rallegramenti." "Cheintendedire,Summers?Nonmisembrail momentodischerzare." "Voglio dire proprio ci che sto dicendo" mi rispose. "Lei Lord Southerton da sei settimane, ma temevamo di ritardare la sua guarigione, dicendoglielo prima." Lord Southerton! Uno dei pi ricchi Pari d'Inghilterra! Non potevo credere ai miei orecchi. Poi dicolpo pensai al tempocheera trascorso,ecomeessocoincidesseconl'epoca incuierorimastoferito. "Allora Lord Southerton dev'essere morto all'incircalostessogiornoincuisonorimasto ferito?" "La sua morte avvenne proprio il medesimo giorno." Mentre parlavo Summers mi guard fissamenteesonoconvinto,poichegliun

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uomomoltoperspicace,cheavesseindovinatoil veroretroscenadellavicenda.Siinterruppeper un momento, come in attesa di una mia conferma, ma io non vedevo l'utilit di confermareunsimilescandalofamiliare. "S,unacoincidenzamoltostrana"continucon lostessosguardodichilasalunga. "Naturalmente, lei sa che suo cugino Everard Kingerailsecondoinlineadiereditaltitoloe allasuccessione.Quindi,sefossestatoleiinvece diluiaesseresbranatodaquellatigre,oquel chediavolofosse,naturalmenteadessosarebbe luiLordSoutherton." "Indubbiamente"replicai. "Egli si interessava molto al problema" disse Summers. "E' accaduto poi che io venissi a sapere che il cameriere personale di Lord Southertoneraprezzolatodasuocugino,eche quest'ultimo riceveva ogni poche ore dei telegrammidaluineiqualisiinformavadelle condizioni di salute del suo padrone. Doveva esserepiomenol'epocaincuileisitrovava laggi.Nonstranocheeglidesiderasseessere tantobeneinformato,dalmomentochesapeva dinonesserel'eredediretto?" "Molto strano" dissi. "E adesso, Summers, se vuoleportarmiimieicontieunnuovolibretto degli assegni,cominceremoasistemareimiei affari."

Racconti di oggi***Sul treno, una nottediFiammettaBianchi

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Il mio compleanno, a dicembre, mi colse impreparato. Arriv cos, allimprovviso, allalba dun qualunquemercoledsera. Graditocomeilparmigianosuglispaghettialle vongole. Allegro come un film in bianco e nero con AmedeoNazzari. Lo accolsi con la stessa gioia con la quale accolgomiasuoceraquandosipresentaallamia portaconlavaligiaedice:rimangodavoiun mesetto. Arrivcos,senzaavvisare,unaseraqualunque dun mercoled in cui invece avrei voluto delirarefinoallalba. Etempodibilanci,mi dissi. Fecidueconti,mailrisultatoavevasempreil segnonegativo. Acasanonceranessuno,quellasera. Tuttiavevanoqualcosa. Mia moglie aveva la partita a canasta con le amiche. Miofiglio,ilcalcetto. Lacolf,ilgiornolibero. Iltelecomando,lebatteriescariche. Io,lincazzatura.Eladepressione. S,ioavevoduecose.Maeroilcapofamigliae questo era uno dei segni tangibili della posizione privilegiata che occupavo. Oltre al diritto di insediarmi sulla poltrona grande in salotto. Meglio essere folle per proprio conto, che saggioconleopinionialtrui Frederick Nietzsche continuava a martellarmi conlesueparole,insinuandosifraigrappolidi pensierichesiandavanoaccatastandonellamia testa.Spostailosguardosullorologioaparete: segnavaleventitr.Poiguardailoschermotv che proiettava immagini duno spettacolo contenitorepiuttostobanale.Ancoraorologioa parete,schermotv.Schermotv,orologioa

parete. Ventitretreminuti. Mialzaidiscatto,indossaiilgiacconeeuscii. Piovevapiano. Lasfaltobagnatoapparivalucido ebrillantee nelle pozzanghere galleggiavano tremolanti le lucideilampioni,comefosserotante,piccole, lune precipitate improvvisamente a terra. Il vento spostava in zigzaganti mulinelli foglie seccheesottiliramoscelli. Seguii i miei passi, sicuro che mavrebbero condottodaqualcheparte. Lastazioneerastranamentequasideserta. Pochitrenieranoinattesadipartireperchiss dove.Alcunisparutipasseggeri,infagottatinei cappotti, procedevano a passo svelto sotto le pensiline, cercando con lo sguardo il numero dellacarrozzadovesalire. Appariva enorme la stazione di notte. Amplificavalevoci,ilrumoreseccodeipassie il cigolio ritmico dei carrelli portabagagli, generandounatmosferaditetradesolazione. Scorsiiltabellonenerodellepartenzementrei piedinonriuscivanoastarefermialpensierodi andare via stando comodamente seduto nella panciadiquelserpentedacciaiocromato. Nonsivamaivia,sivasoltantodaunaltra parteBiascicaisottovoce. Stavo facendo retorica, filosofeggiando un po trameeme.Ederoanchepiuttostocompiaciuto diquestacosa.Daqualchetempoavevoripreso aleggeredellaletteraturaclassicaeilrisultato era che avevo iniziato a notare con sempre maggior frequenza una serie di contraddizioni checaratterizzavanolavitadituttiigiorni.La mia e quella degli altri. Come fosse del tutto normale.Intanto,eracalatalanebbia. Ibinari eranonumeratiinordinecrescente,dasinistra verso destra. Lultimo era contrassegnato dal numero17edecisidisalirepropriosultrenoche looccupava,inbarbaallasuperstizione.Percorsi tutta la banchina incuriosito da un minuscolo puntino di luce che vedevo brillare in fondo. Noncapivodadovepotessescaturireeneero assurdamente attratto. Camminai per qualche minutoprimadirendermicontochenoncera nessuntrenoinpartenzasuquelbinario.

Eppure, ero quasi sicuro di averne scorto la sagomapochisecondiprima. La luce per, quella ancora danzava nel buio spandendo un alone rossastro tutto attorno.Continuavoafissarlacomeipnotizzato. Improvvisamente, una voce dal forte accento stranierotuonallemiespalle:Csempreun trenoinpartenzaperundesesperado,amigo. Ilcuoremisaltingolacolpendoduro,comeun martellopneumatico.Impauritofeciunoscatto voltandomi indietro, e mi ritrovai a osservare una faccia da indio che sorrideva con unespressione sospesa tra lironico e il comprensivo. Csempreuntrenoinpartenzaperun desesperadoripet,scandendobenele paroleeaccennandounsorriso.

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Loguardaiattentamente. Indossavaungiacconeverdemilitaredialmeno duetagliepi grande,pienoditascheinformi chenascondevanochissqualicianfrusaglie;un paiodijeanscheavrebberoavutobisognodiuna buonalavataeunmaglionedilanagrossa,coni polsinirivoltati.Intestaunozuccottodalcolore indefinibile. Forse grigio sporco.O forse solo sporco. Capelli lunghi e neri, e denti bianchi. Unozufolodilegnoportatoatracolla. Miguardaiattentamente. Indossavopantaloniinfrescolana,unacamicia cucitasumisuraeungiacconeimbottitosuun gilet dal taglio impeccabile. Scarpe in pelle nera, come il portafoglio ben fornito. Aveva ragionelui:eroioildesesperadofranoidue. E dove si trova questo treno di cui parli? domandai,vagandointornoconlosguardocome acercareunarisposta. Vieni,tiaccompagno. Esitaiqualcheistanteepoiloseguii.

Camminava a passi lunghi, anche se non era molto alto. Avanzava spedito, dando chiaramente a intendere di sapere benissimo dovestavamoandando.Avevocontato48passi, cheequivalevanoacirca40metri,quandosvolt versosinistra,versoilbinariodeserto. Scendemmo 4 gradini neri di grasso, facendo attenzione a non scivolare. Proseguimmo per altriduecentometricirca,albuio,seguendole travi metalliche e affondando i piedi nei sampietrini. Ionelfrattempocercavodiprestareorecchioe attenzione a ogni pi piccolo rumore che potesseindicarepericolo. Non temere, un binario morto questo, c soltantoilnostrotreno.Equellononhamotore. Sembrava leggermi nel pensiero, o forse nei movimentie,ancheselasuarispostaavrebbe dovuto tranquillizzarmi, quel vago e irragionevolesospettomiinquietavanonpoco. Il treno consisteva in tre vagoni in disuso da tempo immemorabile, o almeno questa fu limpressione che ebbi osservandolo da lontano. Mentre ci dirigevamo verso il primo vagone notaicheilmiocompagnodiviaggiosembrava circondatodaunalonetrasparentetendenteal rosso, cos come adesso lo sembrava anche linterotrenoeiltrattoditerrenodoveerastato abbandonato. Collegai immediatamente il puntino luminoso cheavevovistodallabanchinadelbinario17a quellinsolito ammasso di ferraglia luminescente. Un brivido mi scosse da capo a piedi e automaticamente rallentai landatura: non ero pi tanto sicuro di voler partire col treno dei desesperados. Lincertezzaevidentementeerascrittaachiare letteresulmiovisoperchlindiomipreseper ungomitoe,sospingendomigentilmenteverso lapedana,mesortasalire. Daiamigo,sbrigatichefafreddo.Tioffroun tea. Forse vive qua dentro, pensai. Ed ero gi pi rilassato,soloperaverformulatoquellipotesi.

Dopounultimoistanteditentennamentoaprii ilpesanteportelloedentrai. Dicolpoavevolagolaseccaenonriuscivoa produrre neanche quel minimo di saliva necessaria a deglutire. Non ero in grado di spiegare, utilizzando la ragione, ci che stavo vedendo. Allinternodelvagoneunsaloneimmenso,con soffittialtissimi,dicuinonriuscivoascorgerele lineeperimetralieirelativiangolichedisolito soddisfano locchio procurandogli una sensazionediappagamentovisivo. Cerano delle finestre su un lato, anchesse moltoalte,convetrichenonpermettevanodi osservare ci che accadeva allesterno ma lasciavanoentrareunaluceintensa,bianca,con riflessi a volte azzurri a volte viola a volte arancio. Due poltrone affiancate, dei tavolini bassi,qualchecuscinodallaspettomorbido,un paio di enormi tappeti decorati con immagini checambiavanosecambiavalangolazionedalla quale si osservavano, come fossero grandissimi schermi sui qualivenivanoproiettate scene di rassicurante quotidianit. Su unaltra pareteceranoappesidei quadri. Vuoti. Cornici con il nulla dentro. Come tante porte spalancate su un nebbiosomondoapochi metrididistanza. Realizzaidiessererimastosolo,nelbelmezzo diquellaallucinazione. Invece,ilmioospitesimaterializzaccantoa me con un vassoio in mano. Due tazze di t fumante e una ciotola contenente delle minuscole sfere che emanavano lampi di luce rossa. Accomodatipure,nonstarelinpiedi.Lo disse come fosse la situazione pi normale di questomondo. Lapauramescolataaunasortadimpotenzami stavatormentandolostomaco. Obbedii pi per inerzia che per volont. La debolezza mi aveva preso alla testa e faceva piegarelegambe. Allungilbraccioporgendomilatazzacolma

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del liquido bollente, sul fondo ancora intermittentiriflessisanguigni.Curiosamente, osservandoli,pensaiaunfaro,aunaluceguida, e alla sicurezza che trasmette ai navigatori quando vagano sperduti nella nebbia. O nel buio. Alzaigliocchieincrociailosguardodellindio. Lui prese il suo zufolo di legno e inizi a suonareunamusicastrana.Nonchenonfosse bella,maeracomeinnaturale. Lelucisispenserotutteinsieme. Il vagone inizi a tremare, a sobbalzare; una seriediscossonimifecerodapprimacaderesul pavimento, poi invece mi sollevarono lentamente, quasi cullandomi, facendomi galleggiaresospeso.Saliisemprepiinalto,in baliadiunventochenonsentivomachedoveva essercivistochecontinuavoavolteggiaresenza riuscire a controllarmi. Poi improvvisamente mi fermai. Attorno a me si andavano componendo figure fattedifumoumido,di vapore. Ombre lattiginose che per qualche secondo vestirono milioni e milioni di cangianti coloridarcobaleno.Poi ingrigironodinuovo.Adinquietarmirimasero soltanto i loro occhi: sguardi rosso fuoco che ondeggiavano in una frazione di tempo tinto seppia. Restaiinattesa,piperchnonsapevocosafare chepervogliadistarefermo.Edeccocheuna dellefumosecreature,staccatasidalgruppo,mi fece uncenno.Indic colditounodei quadri vuoti aperti sul nulla, al centro del quadro di nuovo un puntino luminoso. Era un invito silenzioso. Loaccettai. Miavvicinaiallacornicecheandavamanmano ingrandendosiperpermettereilmiopassaggioe, senzaesitare,mituffainelmondoaccanto. Atterrai sul morbido. Un tappeto di lana mi accolseimpedendomidiferirmi.Accusai

soltantounvagomalessere,nauseaevertigini. E imputai il tutto alla velocissima discesa appenafatta. Mi guardai intorno con la netta sensazione di riconoscerealcunioggetti,comeseglistessimi fosseroappartenutimoltotempoprima. Poilovidi. Stava seduto sulla poltrona grande, in salotto. Un libro sul pavimento, disordinatamente aperto.Iltelecomandopoggiatosultavoloela TV che trasmetteva le immagini di un banale spettacolocontenitore. Latestaerainnaturalmentereclinatasullaspalla sinistra. Lorologioaparetesegnavaleventitr etreminuti. Allora,soloallora,miriconobbi. Eperqualcheistanteprovaiquasidolore. Distolsi lo sguardo come per difendermi da quellimmagine sgradevole e subito dopo vidi avvicinarsi un paio di scarpe. Un numero piuttosto abbondante, date le dimensioni. Si fermaronoaccantoame.Unadiloromispost primaadestra,poiasinistrae,giocandoconla punta rinforzata di metallo, mi fece ruzzolare perqualchecentimetro. Cercai con gli occhi, conscio della mia impotenza,lamialuceguida,ilminuscolofaro rossochemiavevacondottofinl,manonlo trovai. Poiqualcunomiraccolse. Equestocosocomecifinitoquaperterra? Il padrone delle scarpe, mio figlio, mi stava osservando perplesso girandomi e rigirandomi fralemani. Boh, sar un altro dei gufi portafortuna di mamma. Orrendi i suoi soprammobili, vero pap? Aggiunse con lo sguardo alla figura davantiallaTv. Emideposesullangolieradicristallo,accantoa unelefantedigiadaverde,mentresavvicinava allapoltrona. Dopo,arrivilsuourlo.

IlcarteggiocelesteAttounicodiFrancescoPrincipato

Personaggi: VirginiaGalileiSuorCeleste CardinalePiccolomini GalileoGalilei Badessa Laveritfiglia deltempo enondellautorit B.Brecht(VitadiGalileo) Lascenaunacelladiclausuradiunconvento. Nella cella c un letto, un comodino, un inginocchiatoio e una cassapanca; finestra, coperta da pesante tenda, su un lato. In un proscenio o in un laterale si svolgeranno lazioneinizialediingressoinscenaelazione delprimorichiamodimemoria(Piccolominie Galileo Galilei). Negli altri flash back sar lilluminazione (diretta, soffusa, diffusa, personale)araffigurareilsaltotemporale. ScenaI(cardinale,badessa) Ilproscenioscarsamenteilluminato,comeda lucedifiamma.Siodonocantigregoriani.La badessa illumina con un cero lingresso del cardinale. Badessa: (riverendo il prelato) Sia lodato GesCristo. Cardinale: Sempre sia lodato (avanza sicurofinoallacella,quellachesarlascena) Badessa: (sopravanza il cardinale e prosegue per qualche passo; poi si ferma, attendendolo)SuorCelestedisopra Cardinale: Comesta? Badessa: (scuotelatesta) Espiratapoco fa. Cardinale: (sifailsegnodellacroce) Pace allasuaanimabenedetta. Badessa: (sospirandomestizia)Egiuntaal cospetto di Dio. Ha raggiunto la sua meta, il nostroscopo. Cardinale: (sospirandoanchegli)Siafattala volont di Dio Ma noi ora abbiamo una missione da compiere, una sacra missione. (spingelamanigliadellaportachenonsiapre, attendechelamonacaglisiavvicini)

Badessa: Suor Celeste non pi qui. (indicasopra)Lesorellelastannopreparando perlultimoviaggio Cardinale: Malacellaquesta!Perchnon siapre? Badessa: (imbarazzata) E chiusa a chiave Cardinale: Ealloraaprite!(lamonacaesita eilcardinaleinquietoperillavversit)Non avetelachiave? Badessa: (impacciata) La vado a prendere Cardinale: (nervoso)Nonlavete?Manon siete voi che dovreste tenere le chiavi del monastero? E chi altri allora? Chi ? Voglio sapere a chi stato permesso di entrare nelleremodiVirginiaGalilei. Badessa: (agitatafinoallapprensionee allansia)Lasorellavicaria.Eleiche Cardinale: (imperioso) Fate aprire questa porta! (La badessa esce di scena quasi di corsa; il cardinale attende il ritorno muovendosi sul proscenio, ascolta i canti, biascica qualche salmo) Badessa: (ritorna mostrando la chiave) Eccola! Cardinale: (indicalingresso)Eapriteallora. (Lasuoraapreecedeilpassoalcardinale) Cardinale: Nonsivedenulla.Comefaccio? Come posso trovarle? Come faccio ad esaminare Badessa: (sporgeilcerodentrolacella)Le faccioluce Cardinale: Nonbasta!Mioccorrepiluce. Piluce! Badessa: Porteraltriceri Cardinale: Portatepiuttostodeicandelabri! Badessa: Candelabri? Eminenza, questo unconventodiclausura,non Cardinale: Ho bisogno di vedere, scrutare. Leggere! Badessa: (asservita) S prendo quelli dellaltare.Sonogliunici Cardinale: Eportateanchedellecandeledi ricambio. (Ilcardinaleperlustralacameraallalucedel ceroaspettandoilritornodellasuora;isalmie icantirinforzano;labadessaritornacondue

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candelabri e altre candele vergini; tenta di appoggiareicandelierisullacassapanca) Cardinale: L no! No, sono proprio l. Sul comodino,sgombrateilcomodinoeposateli candelabri.Leggersedutosulletto.Sorella,voi poteteandare. Badessa: Eminenza, la messa funebre officeretevoi? Cardinale: PadreFaustinononpu? Badessa: Io credevo che foste venuto per rendere Cardinale: E il vostro padre spirituale. Toccaalui.Ono?Oppurenon Badessa: Oh s. Per noi va benissimo. Aspettiamoallora. Cardinale: Aspettare? No. Potete pure celebrare.Iopregherqui. Badessa: Ma non non dobbiamo aspettarechearrivisuopadre? Cardinale: No. Suo padre non potr presenziare. Messere Galileo Galilei non pu lasciareilsuopenitenziariodiArcetri.Anchese lasuavillahapursempreunacondannada scontare.Officiatepure.Iomichiuderdentro persvolgereilmiosolennemandato. Badessa: Noncchiusuradallinterno Cardinale: Eallorarinchiudetemivoi.Ee speriamodiriuscireadarepaceaquestaanima santa.CheDiolabbiaingloria. Badessa: (uscendo) Che Dio labbia in gloria. ScenaII(cardinale,GalileoGalilei) Ilcardinaleaccendelecandeledeicandelabri; comincia a cercare nella cassapanca di VirginiaGalilei;lasvuotadegliabitieliposa ai piedi del letto; tira fuori dei vecchi libri, controllafralepagine Cardinale: (spazientito)Cidevonoessere! (Sbatteivolumielibuttanelbaule;scuotele stoffe nere e le scaglia sopra i libri; afferra lultimatunicaesiblocca:candida,piegata con cura; la svolge sul letto: macchiata di sanguenelmezzo;viinfilalamanoelaritrae; giralosguardoereintroducelamanodentrola

blusa;ritiralamanostringendounpaccodi letterelegatefraloro). Cardinale: Eccole!EccoleletterediGalileo GalileiallafigliaVirginia. (Ripiegalapiccolatonaca;alzalosguardoal cieloaricordare) Cardinale: Povere bambine. Come erano piccole. (ilproscenioilluminaGalileoGalilei) Galilei: Piccole? Cardinale: ( il cardinale gli si avvicina; perentorio, a rimproverarlo) Piccole! Sono troppo piccole Galileo, troppo giovani. E non possono Galileo: Non possono prendere i voti prima dei sedici anni. Lo so! E proprio per questo che sono venuto da voi. Va bene, prenderanno i voti a sedici anni. Per come comandailnostroSantoDirittoCanonico. Cardinale: Oh!Finalmentecapite. Galileo: Per nulla vieta che vengano accolteinconventofindaora.Econilvostro patrocinio, la badessa le accetterebbe senza dibattere... Cardinale: MaGalileo!Quinonsitrattadi qualchemese.Levostrefigliehannosolododici anni. Galileo: Livia! Virginia ne fa tredici a giorni. Fatelo per la nostra amicizia. Fatelo voi Oppure volete che lo chieda al nostro concittadino,voletechevadaaBologna Cardinale: (rimproverandolo) Dal nostro legato pontificio? Da Monsignore Maffeo Barberini? Una benevolenza lavete gi richiesta,vihagisalvatodaunacostrizione Galileo: Costrizione? La denuncia di Bellarmino dettata solo da invidia. E ne consapevole perfino Sua Santit Paolo Quinto chedifattihabloccatoilprocesso Cardinale: Perch cos lo convince MonsignoreMaffeo Galileo: Maquestoprocessononlotemo comunque. Non lo temo! Perch protestanti e cattolicinonsonocosauguale. Cardinale: MaugualelaScrittura Galileo: (scacciando i presentimenti del cardinale) Ma la Santa Chiesa Cattolica e Romana non solo scriptura. E interpretazione,gerarchia,governo Cardinale: ElasuccessionediPietro!Come

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Diohacomandato.Lapietrasucuifondatala Chiesa.Maapropositodigerarchia:aveteun divietodiinsegnamentodarispettare.Aveteuna bolladelSantUffizio Galileo: Che invalider una volta per tutte! Canceller anche ogni irresolutezza del Papa, ogni avversione dogmatica alla teoria copernicana. Cardinale: (si allontana da Galileo esplicandoscetticismo)Dovretecancellarequasi tuttoilconcistoro Galileo: Tutti i cardinali? Proprio tutti? Anchevoisieteunavverso? Cardinale: Io vi sono amico. Ma io non conoscodiastronomiaefisica.Iononsoqual lascienzaesatta.Ioconoscopercosagiustaquel chelafede giustalafa.Edingiustaqualsiasi cosacheingiustaeffigialafede.

Galileo: Eiosodiesserenelgiusto.Io!E anchedioperareperilbenedellaChiesa,peril benedellafede.. Cardinale: (voltandosi di scatto) E per le vostrefiglie?Sietesicurochestateoperandoper il loro bene? Che sia questo il loro bene? Il convento? Galileo: (si appoggia con un gemito, si tienelatestafralemani)Lemiepoverefiglie Povere figlie. Negate di madre, figlie illegittime Cardinale: (ignorando la finta pena di Galileo) Sietestatovoianegargliela.Potevate sposarelaloromamma. Galileo: (asuavoltaignorailcardinale) Figliediunpadrechehasolodueprecetti:la religione e la scienza, le uniche vie per conoscere la mente di Dio. Io! Io io solo questopossodareindoteallemiefiglie.Eloro

solodaDiopossonoottenerecorredoalleloro castevirt. Cardinale: Oppure proprio lassenza di dote a portarle in convento, ad impedire gli sponsali. Galileo: Machedite?Lemierisorsenon soncopiosevero. Cardinale: Chdei vostriaveriperconi discepolinefateprodigalit. Galileo: (cercando di ignorare le allusioni) Lorosonocomeorfane:cresciutefra parentichenonhannopi.Sonocresciutecon mia madre. E ora che lei non c pi, come faccio?Comefaccioioacrescerlefinoalletda marito? E poi, loro meritano di andare in convento,distudiare. Cardinale: Meritano? Galileo: La loro intelligenza! Non dovrebbeandaresprecataperaccudirelosposo efigliare. Cardinale: Spreco?Attentoaquellochedite Galileo: creare la vita non spreco. E la volontdiDio Galileo: (risoluto a riformulare la richiesta)EioproprioservediDiolevoglio! Cardinale: (scuotelatesta;esprimetuttoil suoscetticismoconlinvitoadabbandonarela dolorosa postura; lo solleva in posizione pi eretta) Evabene!Sarannoaccolteinconvento ma Galileo Galilei, non che le state sacrificandoallavostrascienza? Galileo: (risentito) Sacrificare le mie figlieallascienza? Cardinale: (insinuante) Alla scienza piuttosto che alla fede (Galileo viene oscurato) ( il cardinale ritorna nella cella, ripone la tunicaeleletterenellacassapanca) ScenaIII(Cardinale,badessa) Badessa: (rientra nella cella) Eminenza, scusatemi. Abbiamo pregato per lanima di sorellaCeleste Cardinale: Le stata impartita lestrema benedizione? Badessa: S.Lanostraconsorellapronta perlultimoviaggio. Cardinale: (biascica alcune espressioni latine;conleditatraccialacrocenellaria)Sia fattalavolontdiDio.Domanirestituira

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messereGalileoGalileisuafigliaVirginia.Voi andate.Ioraccoglierglieffettidariconsegnare asuopadre.Andate,andatepure. Badessa: (noncomprendendolinvito)Non voletevederedovedormirete? Cardinale: (risoluto indica la stanza) Dormire? Questa notte sar veglia! Veglia di preghiera. Voi non sapete, non immaginate qualeservigioallasacradottrinaabbiaresosuor Maria Celeste. Andate e pregate per questa suora,perquestaSanta. Badessa: (confusa) S, preghiamo Pregheremotuttalanotte.(siavviaalluscita accompagnata,quasisospinta,dalcardinale) Cardinale: Eserratequestaporta. Badessa: S eminenza. Veglieremo e pregheremo.(esce) Cardinale: (ritornando) Loro non sanno. Non sanno e non dovranno sapere. (guarda, soppesandolo, il pacchetto delle lettere) Nessunodovrmaisaperlo. ScenaIV(cardinale,SuorCeleste) Il cardinale continua ad osservare le lettere; siedesulletto,slacciailnastroecominciaad esaminareifogli:liriponealsuofiancoeogni tantoqualcheletteralaponedaparte;ilgruppo diunaparteloraccoglie,loleganelloriginale sigillodistoffaelobuttanellacassapanca;si alza dal letto, lo riassetta e dispone le altre lettere sulla coperta, poi le riprende ordinandole; cambia qualche candela, si rimetteasedereecominciaaleggerelaprima lettera. Cardinale: (leggendo) Carissima Virginia, fin dalprimomomentosapevo(continuercome aleggerelalettera) Galileo: (evocatoinscenadallalettura dellaletteraconunailluminazionediretta,sul proscenio;reciterquelchescriveallafiglia) Sapevo che il monastero di San Matteo in Arcetri sarebbe stata la scelta illuminata: mi congratulo sempre e sempre notizie chiedo e mando per mezzo del mio, e tuo, benefattore Sua Eminenza il Cardinale Piccolomini. Perdonamisenonpossorisponderticoncelerit econilrispettochemeriti.Maesserein

continuo assillo e viaggio mi stanca e poco tempo mi lascia da dedicarvi. Gli studi e i riscontri necessari mi ingaggiano in diatribe interminabili, in contese anche fuori dalla ToscanafinoinqueldiRoma.Quifinalmente ho potuto incontrare il mio amico Maffeo Barberini,alqualegidalustrinoituttidevoti cattolici ci rivolgiamo come Santit Urbano Ottavo. Ho potuto parlargli come si parla fra uominidiconoscenzaescienza,fracreaturedi DiochehannoinscopolaSuaGloria.Luipi del suo predecessore Paolo Quinto, lui non romano.Mihaespressoisuoidubbimanonmi ha negato la licenza preliminare. La pubblicazione del trattato sui massimi sistemi sarpossibileappenaavrdatorispostaalsuo dubbio:comefalaterraagirareattornoalsole senza perdersi la luna che gli gira sempre attorno? Come vedi il sue veto di origine scientifica. E io che studio la natura per conoscerelamentediDio,dimostrerlaprova. Dimostrercheilsoleadessereimmobile (lilluminazione su Galileo sfuma, esce di scena)

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Cardinale: Immobile.. il sole. (Una luce illumina un angolo della cella, illumina Suor Celeste;ilcardinalevaversolasorella,terr sempreinmanolalettera)Giosuordinalsole difermarsi,nonallaterra!Giustosorella? Celeste: (rispondeacapochino) Enella Bibbia.EnellaBibbiaevoichiedeteamese giusto? Cardinale: Alsole!Alsoleenoallaterra alla terra. Il mondo percorso da uninquietudine nefanda, dallinquietudine dei lorocervellielalorofrenesialatrasferiscono

allaterra.Cheimmobile.Laterraimmobile! (stizzito) Loro loro mettono in dubbio ogni cosa. Celeste: (timidamente)Loro? Cardinale: Loro!Icopernicani.Nonbastala discordia luterana. Anche i cattolici. Anche i cattoliciasconfessareilDogma.(avvicinandosi alla suora) Noi dobbiamo evitarlo! Noi dobbiamoscampareilsaccodellaCristianit,la spoliazionedellaparoladiDio.Noipossiamo! Celeste: Noi?Cosacosapossofareio? Cardinale: Noi!Ilclero.Gliecclesiastici.I paladinidellacristianit,isoldatidiCristoche la cresima ha armato. I fondatori del cattolicesimo. (incalzando la monaca) Ma possiamonoifondarelacompagineumanasul dubbio?(increscendo)Chelaterragiriintorno al sole? Sul dubbio anzich sulla fede? Sul dubbioanzichsullesacrescritture?Sulsemedi malerba che questo Copernico ha infestato anche nel cervello di ferventi cattolici? Nel cerve