I care numero primo anno 2011
-
Upload
liceodonmilaniacquaviva -
Category
Education
-
view
11 -
download
0
Transcript of I care numero primo anno 2011
Un auditorium tutto nuovo Ci siamo rifatti il look
Anno 9, Primo Numero Gennaio 2011
Ist i tuto don Lorenzo Milani Liceo Linguistico, Musicale, delle Scienze Umane e delle Scienze Umane con opzione economico-sociale
Il 10 dicembre 2010 l‟audi-
torium del nostro istituto
ha preso forma e sonorità
con l‟orchestra di fiati diret-
ta dal M° Maurizio Colasanti
del Conservatorio di Mate-
ra con cui il nostro Istituto
collabora.
L‟inno di Mameli, con cui si
è aperto il sipario, ha segna-
to per il don Milani l‟inizio
di una nuova stagione di
condivisione, di spazi e
progettualità aperti al terri-
torio. Siamo pronti a metter-
ci in gioco: spazi nuovi, indi-
rizzi nuovi, idee nuove e co-
struttive per riaffermare la
forza e il ruolo prestigioso
che contraddistingue il no-
stro Istituto che vanta attivi-
tà formative di notevole pre-
gio culturale.
Il 2011 è l‟anno in cui si cele-
brano i 150 anni dell‟unità
d‟Italia e noi del don Milani
siamo pronti a festeggiarli
riempiendo di contenuti un
contenitore che intendiamo
aprire al territorio sempli-
cemente con gioioso spirito
di unità: sono in cantiere
assemblee d‟Istituto, incon-
tri con autore, con la storia,
gare di lettura, incontri di
educazione al benessere,
alla legalità, attività di orien-
tamento, concerti, dibattiti ,
spettacoli culturali. Buon
2011 don Milani!
La Redazione
1861 — 2011
150°
anniversario
dell’Unità
d’Italia
Auguri Italia!
PAGINA 2 ANNO 9, PRIMO NUMERO
Rimani in contatto… con te stesso 2
Finalmente senza latino 2
Diritti umani e immigrazione 3
Il sapere rende tutti uguali 4
The wise man says… 4
Adolescenti...pubblicità 5
Videoteca offresi 5
Dietro la chitarra 6
L’home sage dit... 6
La musica una grande passione 7
Poemetto divino 7
Il Risorgimento in Puglia 8
Auguri Italia 8
Mi chiamo Luna... 9
La nonna fatata 10
Elenco dei motivi 10
Siamo nel 2333 11
Yoga 12
Ti consiglio...the social network 12
Sommar io:
La Redazione A.s. 2010/2011 Docenti: Fabio Caruso, Adriana Cassone,
Mariella Nardulli Studenti: Pamela Palmirotta, Alessia
Gurabardhi, Greta Ciccarone , Paola Nerilli, Giovanni Palattella, Marino Caporusso , Federica Nettis, Sara Cuscito,Lucia Lomuscio , Selene
Alberto ,Patr iz i a Colucci , Er ika Amor ino ,G iu s i Mas i ,G iovann i D‟E l i a ,A l es s io G io rg i o ,Anna l i s a
Petrera,Ester Pappalardo,Paola Valentino, Maria Teresa D‟Ippolito , Giovanna Franco , Gianluca Ferrulli , Anastasia
Komarova, Katia Kone, Lucia Valentino, Serena Partipilo, Sara Ninivaggi, Titti
Carnevale, Teresa Spada, Oriana Molinari,
Adriana Digirolamo, Maria Pirra Piscazzi, serena Spinelli, Gemma Paradiso, Chantal Valentini, Giulia Barberio, Grazia Ciccarella, Andrea Ardeleanu.
Inoltre hanno collaborato i docenti :
Giuditta Occhiogrosso, Annamaria
Dimaggio, Laura Nitti, Annamaria
Impemba, Nuccia Petrelli; tecnico di
laboratorio Maria Madera
Rimani in contatto … con te stesso Ci si perde e ci si ritrova alla velocità di un click Non ci si connette più a
Internet, ci si connette al
mondo, ci si connette per
non perdersi nulla, per
non perdere il proprio
posto nel mondo.
Esprimersi, esprimere le
proprie opinioni e le pro-
prie idee è sempre più in
funzione di un commento
o parere altrui, l'incondi-
zionato pensiero è morto
con l'avvento delle teleco-
municazioni di massa.
Paradossalmente si mani-
festa il ruolo egemone del
circuito elettronico sul
circuito nervoso. Sempre
meno voce, sempre più
tastiere “qwertye” e la
dipendenza in ogni campo
diventa inevitabile.
Cercare una propria for-
ma di affermazione attra-
verso il web è diventato il
modo più semplice per
esprimere il proprio pen-
siero. Così facendo si
assottiglia ancor di più il
labile confine che c'è tra
informatore ed informato,
spettacolo e spettatore,
“produzione e consumo”,
a causa dell'accessibilità e
della facilità attraverso il
quale il mezzo Internet
permette di farci parteci-
pare attivamente. Internet
è una dittatura camuffata
da felice democrazia. E noi
ne siamo altrettanto
“felici” succubi: non c'è
altra scelta. Nel momento
in cui sentiamo di poterne
fare a meno, dopo la curio-
sità di sapere ciò che il
mondo pensa di noi, preva-
le l‟istinto di tornare allo
“stato di natura” ed effet-
tuiamo quel maledetto
(benedetto) login.
Un fattore chiave è la mo-
bilità. Riprendendo i canoni
inequivocabili dell'esisten-
za, spazio e tempo, è es-
senziale poter essere
ovunque, sia a casa che
nella giungla, sia via wi-fi
che via rete cellulare.
La richiesta dei prodotti da
parte del mercato, infatti,
oltre alla pura potenza dei
dispositivi, si concentra su
miglioramenti sempre più
significativi al fine di poter
essere sempre e comun-
que connessi.
Pensando al processo di
dipendenza da digitalizza-
zione, vengono in mente
alcuni film e, di conseguen-
za, visioni o prospettive di
ciò che separa il vero dal
fittizio, il reale dall'illusione.
Basti pensare a una pellico-
la icona come è Matrix, in
cui il mondo vissuto è un
enorme calcolo, un im-
menso algoritmo, in cui
poter scegliere tra il con-
tinuare a illudersi nel falso
e il morire per rinascere a
vera vita.
Concetti che racchiudo-
no al loro interno un'esa-
gerazione neanche troppo
fantasiosa, in cui il ruolo
del mondo reale, sempre
che sia questo, passa in
secondo piano se con-
frontato con quello che si
ha in un blog.
E' una digressione del
concetto pirandelliano
delle maschere, in cui ciò
che appare non corri-
sponde a realtà, in cui si
cerca a tutti i costi il con-
senso del popolo del web,
in cui ognuno porta in sé
il parere altrui, si spetta-
colarizza qualsiasi evento
di cronaca, anche il più
mostruoso, tutto amplifi-
cato in nome dell‟ audien-
ce. Dobbiamo rassegnarci
all'evidenza di una doppia
vita, reale (o ciò che sem-
bra tale) e virtuale, con
amici, condivisioni, tag,
che sembrano voler sosti-
tuire i rassicuranti ma
classici rapporti interper-
sonali.E, forse, così facen-
do, l'unico amico fidato
sarà Internet.
Giovanni Palattella VBL
lingua viva: il francese.
Le materie predominanti
sono la psicologia e il
diritto, non dimenticando
le materie scientifiche
come la matematica e le
scienze. Nel nostro
istituto si sono formate
due prime: la 1° A e la 1°
B. Noi ragazzi che
frequentiamo queste 2
prime, ci sentiamo un
gruppo unico, pronto ad
affrontare le novità di
questo nuovo indirizzo.
Siamo quasi dei '' pionieri
'' nella scuola e speriamo
di essere all'altezza del
nostro compito di
studenti.
Gianluca Ferrulli,
Giovanna Franco IAS
Nel liceo Don Milani di
Acquaviva delle Fonti in
provincia di Bari, ha
aperto i battenti un nuovo
corso, il liceo delle
Scienze Umane con
opz ione Economico
Sociale. In questo corso
non c'è la presenze del
latino ( finalmente ! ) ma
ad essa si è sostituita una
Finalmente senza latino
Sommario
Questi sono i temi trattati il 20 no-
vembre scorso in occasione dell‟
“Incontro con l‟autore”, svoltosi
nell‟auditorium dell‟istituto Don L.
Milani.
Al dibattito hanno preso parte gli stu-
denti delle 5^ classi de gli Istituti Supe-
riori e le 3^ classi delle Scuole Medie di
Acquaviva delle Fonti.
L‟incontro, mediato dall‟avv. Alessio
Carlucci, ha visto partecipi l‟avv. Gino
Paccione, Presidente Class Action pro-
cedimentale e dell‟avvocato Mario De
Marco, referente per Amnesty Interna-
tional, il magistrato Marco Guida e la
presidentessa dell‟associazione italo-
araba Hafida Sakimi.
I secoli hanno visto lotte e morti per la
conquista dei diritti umani, frutto di
“sudore e sangue” di pochi, bene di
molti.
I diritti di associazione, libertà di pen-
siero ed espressione e il diritto stesso
alla vita sembrano quasi banali e scon-
tati, eppure non è così. Per molti po-
poli e nel nostro stesso Paese sono
concetti ancora da acquisire e ben lon-
tani dalla mentalità comune. Basti pen-
sare alla condizione in cui sono co-
stretti a vivere gli immigrati. Hafida
Sakimi ne da‟ testimonianza diretta
spiegando quanto sia difficile vivere in
un Paese completamente diverso dal
proprio.
Cambiare vita e fare i conti con la xe-
nofobia, queste sono le parole chiave.
L‟adattarsi ad una nuova cultura, l‟ap-
prendimento di una nuova lingua e
l‟incontro con nuovi usi e costumi si
trasformano, così, in un incubo che
vede come scenario il rifiuto da parte
dell‟altro di un diverso “habitus” e
dall‟altra le difficoltà tecniche della con-
cessione dei permessi di soggiorno e
dell‟accesso ai servizi.
Ma perché è così difficile tutelare e
rispettare la libertà e la cultura dell‟al-
tro in un paese che si definisce demo-
cratico?
La verità è che, come sostiene l‟avvo-
cato Gino Paccione, la democrazia oggi
non funziona.
Questa è probabilmente la conseguen-
za di un‟ignoranza incalzante che porta
all‟utilizzo sbagliato e, talvolta, al com-
pleto annientamento del sistema de-
mocratico: “il sapere è la base della
giustizia e dell‟uguaglianza”, spiega l‟av-
vocato. Senza la conoscenza e la cultu-
ra non si potrà mai uscire dal baratro
dell‟ingiustizia.
Esistono associazioni, come Amnesty
International che si impegnano nella
tutela della dignità e della libertà umana
e che combattono contro leggi ingiuste
come la pena di morte e la tortura,
eppure i più preferiscono voltare la
testa dall‟altra parte e fare finta che
tutto vada bene.
Sicuramente questa è la via più facile
ma bisognerebbe ricordare, soprattut-
to in un paese come il nostro che ha
vissuto la dittatura fascista e che ha
visto camminare davanti ai propri occhi
donne e uomini resi prigionieri perché
di idee e culture diverse, che la libertà
è quanto di più prezioso si possa avere.
Chi siamo noi per decidere di essere
superiori? E chi siamo noi per calpesta-
re i diritti altrui?
Proviamo, per un attimo, a ribaltare la
situazione e immaginiamo di essere noi
quelli umiliati e denigrati: che impor-
tanza hanno adesso i diritti umani?
Sara Cuscito VAL
Diritti umani e immigrazione La democrazia oggi funziona?
“ La democrazia è fondata su valori universalistici che
valgono per ogni uomo in ogni tempo, ed ha la caratteristica di essere inclusiva, di includere cioè
coloro che stanno fuori.” Norberto Bobbio
PAGINA 3 ANNO 9, PRIMO NUMERO
Parole semplici, concise, ma molto
significative quelle rivolte ad un pubbli-
co di giovani studenti, nel corso di una
conferenza, sul tema dei Diritti Umani,
svoltasi nell' Auditorium della Scuola
Secondaria di Secondo Grado “Don
Milani” di Acquaviva lo scorso 20 no-
vembre.
Erano presenti: il magistrato Marco
Guida, gli avvocati Alessio Carlucci,
Gino Paccione, Mario De Marco, Hafi-
da Sakimi, presidente di un' Associa-
zione italo-araba, che ha sede a Gioia
del Colle e la prof.ssa M. Nardulli, or-
ganizzatrice dell‟incontro. Il magistrato
Marco Guida ha esordito, ricordando il
valore della Costituzione Italiana che,
nata dopo un terribile conflitto mon-
diale, esprime in una sintesi perfetta
posizioni contrastanti, garantendo l‟u-
guaglianza di tutti.
Mario de Marco, rappresentante di
Amnesty International, ci ha illustrato
gli obiettivi di questa associazione non
governativa, impegnata nella difesa dei
Diritti Umani, interessata a portare alla
luce situazioni di ingiustizia e violazione
di libertà fondamentali. Fondata da
Pe t e r Benen son ne l ma g g io
1961,Amnesty International, ha gra-
dualmente ottenuto l'appoggio di 2
milioni di sostenitori. Grazie alle sue
azioni ha ricevuto il premio Nobel per
la pace nel 1977 e nel '78 quello per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite. Gino
Paccione, ha raccontato la sua infanzia
vissuta in Canada, lo sfruttamento subi-
to negli anni '60 dagli operai italiani in
quella Terra Straniera e come, le pre-
carie condizioni di vita, causarono la
morte prematura della madre.
L‟avvocato Carlucci ci ha reso partecipi
di un suo ricordo personale, quando,
durante un viaggio alla Fiera di Milano
con il nonno, osservando uomini di
etnie diverse, gli aveva confidato:
“Questa gente è migliore di noi”.
“Quella fu la mia prima lezione sui va-
lori umani universali” ha dichiarato. Ci
ha,inoltre, raccontato che nel 1960 si
credeva in un nuovo millennio portato-
re di innovazioni e grandi eventi : un
mondo senza conflitti e senza discrimi-
nazioni razziali. “Ma la realtà è ben
diversa da come la sognavamo” ha con-
cluso. Gino Paccione, si è poi sofferma-
to sull' importanza dell' istruzione: “Il
sapere rende tutti i cittadini uguali” ha
dichiarato, incitando gli studenti pre-
senti ad un impegno maggiore e co-
stante, per elevare se stessi e la socie-
tà.
La conferenza è terminata con gli in-
terventi degli studenti liceali più
attenti e partecipi.
Hafida Sakimi ha raccontato l'espe-
rienza del suo arrivo in Italia e della sua
iniziale difficoltà nell' integrarsi in una
realtà del tutto nuova. Ella ha inoltre
spiegato che: “Il razzismo nasce dall'
ignoranza verso le altre culture”.
In questa occasione ha regalato ai pre-
senti le parole di alcune poesie scritte
da lei stessa, per promuovere la fratel-
lanza, la solidarietà verso tutti gli stra-
nieri residenti in Italia, sfruttati e mal-
trattati.
Ciò ha suscitato commozione in molti
dei presenti, nonostante i soprusi subi-
ti, ha dimostrato la sua voglia di vivere
e di combattere per un futuro multiet-
nico e migliore per tutti. In conclusione
cresce l‟esigenza di uomini impegnati
nel sociale capaci di valorizzare le ri-
sorse presenti in ognuno, nella consa-
pevolezza che il sapere è un potente
ostacolo alle ingiustizie, per questo
deve essere accessibile a tutti.
Maurantonio Maria, Avella Laura,
Mastrorocco Miriana - III B
Scuola Secondaria di Primo Grado
“Giovanni XXIII” Acquaviva delle Fonti
Il sapere rende tutti uguali Un potente ostacolo alle ingiustizie
PAGINA 4 ANNO 9, PRIMO NUMERO
The wise man says… L’ uomo saggio dice…
Don’t count your chickens before
they are hatched.
Meaning: Don't be hasty in evaluating
one's assets.
Origin: The thought was recorded in
print by Thomas Howell in New Son-
nets and pretty Pamphlets, 1570.
Non contare I tuoi pulcini prima
che siano nati.
Spiegazione: Non essere frettoloso nel
valutare le qualità di qualcuno.
Origine:il pensiero fu pubblicato da
Thomas Howell, New Sonnets and pret-
ty Pamphlets, 1570.
Don’t look a gift horse in the
mouth.
Meaning: Don't be ungrateful when you
receive a gift.
Origin: As horses age their teeth begin
to project further forward each year
and so their age can be estimated by
checking how prominent the teeth are.
The first appearance in print was in
1546.
Non guardare nella bocca di un
cavallo regalato.
Spiegazione: Non essere ingrato quan-
do ricevi un dono.
Origine: Quando i cavalli invecchiano i
loro denti cominciano ad essere spor-
genti e da questo si può dedurre la
loro età. La prima apparizione in stam-
pa fu nel 1546.
Gurabardhi Alessia e Palmirotta Pamela
III BL
Il giorno 22 ottobre 2010 noi
alunne della classe 1°A del
liceo Don Milani indirizzo
Scienze Umane abbiamo par-
tecipato all‟incontro con l‟au-
tore, organizzato da Biblio..in
rete.
Alberto Pellai è un medico
psicoterapeuta che si occupa
di prevenzione in età evoluti-
va; è ricercatore presso il Di-
partimento di Sanità Pubblica
dell‟Università degli Studi di
Milano e dal 2006 conduce un
programma radiofonico su
Radio24 Questa casa non è un
albergo diventato poi un libro
nel 2009.
Mettendo a frutto la sua esperienza di
psicoterapeuta, Pellai ha scritto molti
libri rivolti a genitori, insegnanti, adole-
scenti e bambini. L‟autore ha presen-
tato durante l‟incontro il suo nuovo
libro E ORA BASTA! I consigli e le regole
per affrontare le sfide e i rischi dell’adole-
scenza , nel quale analizza le problema-
tiche legate ai comportamenti degli
adolescenti, fornendo ai genitori una
guida per affrontare al meglio le situa-
zioni in cui i propri figli vengono a tro-
varsi quando incorrono in scelte peri-
colose (uso di sostanze psicotrope,
tabacco, alcool, gioco d‟azzardo, inter-
net addiction). L‟ispirazione per questo
libro è nata sfogliando una rivista per
grandi aziende internazionali, su cui
MTV una nota rete televisiva, molto
seguita dai giovani, proponeva questo
slogan: “Cercate un milione di cervelli
da comandare? Ve li diamo noi!”
L‟autore ha, così, iniziato a riflettere su
come gli adolescenti vengano facilmen-
te influenzati dai mass media e da ciò
che questi propongono. Partendo
dall‟esempio di una bottiglia dal conte-
nuto sgradevole, che nessuno avrebbe
mai acquistato, ci ha fatto notare co-
me, una volta pubblicizzata da una fa-
mosa star di Hollywood, questa botti-
glia venga subito acquistata da molti
giovani che, pur non gradendo la be-
vanda in questione, si sentono impor-
tanti anche solo tenendola in mano,
causando disagio in coloro che non la
possiedono. Questo conferma l‟impor-
tanza che per noi adolescenti assumo-
no i “testimonial” pubblicitari: per es-
sere belli e famosi come loro bisogna
imitarli nei comportamenti.
Il dottor Pellai ci ha fatto riflettere
come questo meccanismo accada an-
che con prodotti quali sigarette, alcool
e droga. Infatti spesso nelle pubblicità
vengono ritratti modelli aventi in
mano sigarette e prodotti nocivi
che non hanno nulla a che fare
con ciò che si vuole pubblicizzare.
Un altro esempio, riguardante
l‟alcool, è quello di Valentino Ros-
si. Lui, idolo di molti giovani, è da
sempre astemio ma da quando è
stato scelto come sponsor per
una nota ditta produttrice di alco-
lici, la Nastro Azzurro, è stato
costretto a dichiarare di essere
favorevole all‟alcool. E addirittura
la ditta produttrice di sigarette
Camel, che ha sempre mirato ad
un consumatore adulto, dopo
l‟entrata in vigore della legge che
prevede il divieto di fumare in luoghi
pubblici, quindi anche nei luoghi di la-
voro, ha avuto la necessità di indirizza-
re i giovanissimi all‟acquisto dei propri
prodotti. Infatti l‟entrata in vigore della
legge, aveva portato ad una riduzione
del consumo delle sigarette da parte di
adulti lavoratori e bisognava compen-
sare le perdite con un nuovo
“mercato”, quelli degli adolescenti: è
nato così uno sponsor sottoforma di
cartone animato, Joe Camel.
È stato un incontro interessante, che
ha suscitato curiosità in tutti noi. Pellai
ci ha colpito con il suo modo di por-
gersi, di approccio a questo tipo di
argomenti, e con la sua voglia di venirci
incontro cercando di cambiare i mec-
canismi sbagliati di questa società.
E ORA BASTA è un libro che consiglia-
mo di leggere, magari insieme ai geni-
tori.
Alessio Giorgio I AP
lavorare”, “L‟attimo fuggente” e
“Babel”.
Ogni film è corredato di una scheda
che ne riassume brevemente la trama
di notevole interesse sociologico.
Chiunque vorrà visionare un film,
dovrà registrare il suo nome su un
apposito foglio e dovrà restituirlo
Quest‟ anno noi alunne della 4^ A del
liceo Socio-psico-pedagogico abbiamo
istituito una videoteca che mettiamo a
disposizione dell‟intero plesso della
Succursale.
Momentaneamente, disponiamo dei
seguenti film: “Tempi Moderni”, “Il
Signore delle Mosche”, “Mi piace
entro il limite massimo di una settimana.
Vi invitiamo a collaborare allo sviluppo
della videoteca affinché possa essere uno
strumento alternativo per la nostra
formazione.
Per eventuali richieste, rivolgersi alla 4^
Ap (in particolare a Wanda Tritto).
Lucia Valentino IV AP
Adolescenti e … pubblicità " cercate un milione di cervelli da comandare?"
Videoteca offresi
PAGINA 5 ANNO 9, PRIMO NUMERO
La musica dovrebbe essere ciò di cui
nutrirsi anche se la parola “musica” è
forse troppo grande perché racchiude
anche errori e ingiustizie .
Essa dovrebbe essere qualcosa a cui
aggrapparsi , la fonte per cercare noi
stessi e ritrovare emozioni sepolte in
soffitta insieme a giradischi, vinili e fo-
tografie da cui attingere speranze per
un futuro migliore.
Quando suono sono davvero me stes-
sa , mi sento fuori dal mondo come se
tutti i pensieri scomparissero e ci fossi-
mo solo io e la mia musica . Penso che
la musica dovrebbe avere questo ruo-
lo: isolarci da tutte le preoccupazioni e
trasportarci in una realtà diversa dove
tutto quello che conta è seguire il rit-
mo e l‟istinto.
Quando il suono del tuo strumento o
della tua voce diventa più forte di qual-
siasi altra cosa e senti di poter parlare
un linguaggio diverso, riesci a parlare di
verità, di te stesso . Il mezzo migliore
per conoscere davvero a fondo un
musicista è ascoltare le sue note.
Personalmente posso dire che da un
anno sto intraprendendo lo studio
della chitarra jazz. All‟inizio ero spa-
ventata perché all‟improvviso mi sono
ritrovata davanti qualcosa di molto più
grande di me. Un giorno, precisamente
il 21 Gennaio 2010 , ero come al solito
nella scuola di musica che frequento da
tre anni, la mia seconda casa. Ero sedu-
ta sullo sgabello a suonare il tema di
“Satin Doll”, quando il mio maestro,
nel bel mezzo dell‟esecuzione, mi disse
di improvvisare sulla struttura del bra-
no . All‟inizio esitai ma poi mi ci buttai
a capofitto e devo dire che ci presi
anche gusto! Ricordo ancora le parole
che lui mi disse al termine dell‟esecu-
zione: “segnati questo giorno sul calen-
dario perché oggi hai improvvisato per
la prima volta!”. Da quel momento la
mia vita è cambiata radicalmente da
tutti i punti di vista , soprattutto emo-
tivo. Era solo da 4 mesi che avevo co-
minciato a scoprire questo genere mu-
sicale studiando scale , accordi stranis-
simi , tonalità, ma non sapevo che tutto
ciò mi avrebbe a questo e mi meravi-
gliai molto. Solo ora ho capito il signifi-
cato della frase “studiare un brano jazz
è come combattere una battaglia in cui
bisogna circondare l‟avversario”.
Se solo penso a quante cose sono cam-
biate anche solo dalla prima volta che
ho messo piede in questa scuola al
liceo musicale! Qui mi sento “al mio
posto” , apprezzata , compresa . Sono
entusiasta di trascorrere la maggior
parte del mio tempo con persone che
conoscono la differenza tra vera musi-
ca e quella commerciale .
La società di oggi è la dimostrazione di
come la musica vera sia un valore pre-
zioso che spesso viene sottovalutato e
rimpiazzato dalle canzoncine del mo-
mento scritte solo per fama e succes-
so .
Mi sono sempre chiesta come girasse il
mondo, per poi arrivare alla conclusio-
ne che gira al contrario in base ai mes-
saggi, diretti e subliminali, propinatici
dai media che ci bombardano falsità ,
mostrando solo il lato piacevole della
vita e nascondendo “il vero” . Sta a noi
respingere tutto ciò e credere nei sani
principi anche nel nostro piccolo .
Quando sono dietro una chitarra,
scorro le dita sulle corde, sento il le-
gno vibrare, vedo le corde oscillare,
sento di respirare aria migliore , ascol-
to ogni singola nota che dietro di sè
nasconde un significato tutto da scopri-
re e interpretare. Quando suono sento
che la musica è dalla mia parte!
Serena Partipilo 1AM
Dietro la chitarra La musica dalla parte mia
PAGINA 6 ANNO 9, PRIMO NUMERO
L’ home sage dit… L’ uomo saggio dice… La poule ne doit point chanter
devant le coq.
Explication : La signification de ce pro-
verbe est qu'une femme ne doit pren-
dre la parole que lorsque son mari a
parlé. Devant était autrefois préposi-
tion de temps.
L'origine de ce proverbe est de Molière ;
Les femmes savantes, V, 3.
La gallina non deve cantare prima
del gallo.
Spiegazione: il significato di questo pro-
verbio è che una donna non deve
prendere la parola prima che lo abbia
fatto suo marito. “Devant” era allora
utilizzato come preposizione di tempo.
L’ origine di questo proverbio è attribuita a
Molière; “ Les femmes savantes”, V 3.
Un homme sans argent est un
loup sans dents.
Explication: Un vieux proverbe français
qui nous enseigne que: sans argent, nos
moyens et notre influence dans la vie
sont limités. Un loup sans dents n'im-
pressionne personne !
Origine: Proverbe français de Gabriel
Meurier (1568).
Un uomo senza denaro è un lupo
senza denti.
Spiegazione: un vecchio proverbio
francese ci insegna che senza denaro, i
nostri mezzi e la nostra influenza nella
vita sono limitati. Un lupo senza denti
non impressiona nessuno!
Origine: proverbio francese di Gabriel
Meurier (1568).
Cœur ne peut mentir.
Explication : Ce proverbe français est
utilisé dans le sens "Ce que le cœur
dicte ne peut être mauvais".
Proverbia vulgalia et latina ; manuscrit du
XIIIe s., Paris, Bibl. nat.
Il cuore non può mentire.
Spiegazione: questo proverbio francese
è utilizzato nel senso “Ciò che dice il
cuore non può essere sbagliato”.
Proverbia vulgalia et latina ;manoscritto
del XIII s., Parigi, Biblioteca Nazionale.
Gurabardhi Alessia e Palmirotta Pamela
III BL
La musica non è la tipica canzoncina
che ha successo per un breve periodo,
e di cui poi non si sa più nulla.
La musica è qualcosa che non passa
mai d i moda, è qualcosa d i
incancellabile dal cuore della gente.
Per me è tutto, è come il primo raggio
di sole che scorgo dalla finestra, è il
dolce canto dell‟usignolo di cui ha
bisogno il fiore per sbocciare, è un‟arte
davvero speciale. Da circa quattro anni
studio canto lirico; potrebbe sembrare
un po‟ strano, dato che ho solo
quattordici anni, ma personalmente
penso che nonostante sia un po‟
complicato e particolare è anche un
mezzo per esprimermi e per
distinguermi dalla massa.
Ho cominciato a praticare il canto
presso il coro polifonico “Saverio
Mercadante” di Altamura, inizialmente
solo come hobby, ma col passare del
tempo è diventata una vera e propria
passione che è cresciuta fino ad oggi.
E così ho fatto i miei primi concerti,
inizialmente mi sentivo nervosa dato
che non avevo mai cantato davanti ad
un pubblico, ma poi mi sono lasciata
andare dando il meglio di me stessa.
Devo ammettere che è stata una
bellissima esperienza, infatti, ho
continuato a cantare lasciando alle
spalle i commenti negativi della gente
riguardo questo genere musicale
definito classico e per molti anche
noioso.
La musica classica è spesso ritenuta
dagli adolescenti perlopiù noiosa ed
antiquata, ma tutto ciò non è vero,
bisogna ascoltarla col cuore e capirne il
significato, al contrario della musica
d‟oggi, che si diffonde velocemente tra
noi ragazzi e dopo un breve periodo di
successo cade nel dimenticatoio.
Questo perché la musica, così come la
viviamo, viene sottovalutata e ritenuta
il solito motivetto cantato da qualche
sedicenne diventato famoso più per il
suo fascino o il suo modo di vestire e
di muoversi che per il testo o
l‟arrangiamento musicale
Grazie anche al liceo musicale Don
Lorenzo Milani, che attualmente
frequento, ho approfondito e
rivalutato l‟importanza che la musica
assume nel mio quotidiano e questo mi
rende realmente soddisfatta della
scelta scolastica compiuta.
Sara Ninivaggi I AM
mi sembraron tre guardiani
di una casa piena d „umani.
Il primo era paffuto
di viso, e occhialuto
non sapevo facesse il poliziotto
mi parve più un cacasotto.
Il secondo era brizzolato
colto e simpatico mi parea
infatti il medico facea.
Il terzo magrolino asciutto asciutto
intelligente e scaltro assai
mi guardò e poi mi disse
senti a me vedi se te ne vai;
il cammino è lungo e tortuoso
conoscendoli vedrai..
Infatti di lì a poco intravidi
tre baldi giovinotti che mi impedivan il
cammino
mi chiesero:
-Cos‟è che ti porta per la strada della
nostra casa?-
Io risposi:-Una missione ho ricevuto
però ho bisogno di un aiuto-
e loro:-Dicci cara cosa saper tu vuoi?-
-Fare la conoscenza dei parenti miei!-
-Chi son costoro di così importante?-
-Dovete sapere che son più forti di un
gigante!!-
-Lo sappiam di chi tu parli forse la tua
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai in una famiglia sicura
e mi sembrò molto unita.
Ah! Quant‟a dir quant‟era la casa scura
esta casa gremita e forte
che al sol pensier rinnova la paura…
La capostipite,una donna
nota a tutti come Nonna,
combattiva e forte
che non teme né vita né morte!
La primogenita Pinuccia
nota a molti come Pina
lavoratrice di molta stima
che lavora dalla sera alla mattina
La seconda Giulietta
farmacia è il suo mestiere
però ha un cavaliere
che sembra un moschettiere.
La terza Francesca
una Checca
perfetta in tutto
ma va sempre tanto di fretta.
Io non vi so ben dir com‟i v‟entrai
tant‟era pien di gente a quel punto
che la verace via abbandonai
Ma poi chi fui al pié di un monte giunta
la dove iniziava quella casa
che m‟avea di paura compunta.
Allor fu lì che vidi tre uomini
guida può aiutarti.-
E‟ fu lì che intravidi la figura di una donna
che si presentò come professoressa. Io
la seguì , ella mi portò in cammino finché
non conobbi la sorella che mi parea
avere il mio stesso nome.
L‟insegnante mi lasciò per la mia via e da
lì a poco capì che eran le care zie.
C‟eran due fratelli che si volevan un gran
bene
e mi indicaron come giocare insieme…
Prima della fine della strada c‟era lei bella
riccia, a me nota mi parea ma ella mi
guardò e mi snobbò.
Alla fine della via non vi era
né vuoto né pieno,né discesa né salita,
io perciò impaurita mi nascosi;
Quando un anziano avvocato con gli
occhiali mi scoprì e mi svelò:
-Sei tu, solo tu puoi continuare questa
via, la costruirai se giudizio tu avrai.-
Egli era saggio giusto e pacato, io gli
chiesi chi fosse, egli mi rispose:
-Non omo ,omo già fui e li parenti miei
son gli stessi tuoi, ricordati di rispettar la
vita! Ed ora va per la tua via.-
Titty Carnevale IV BL
La musica una grande passione
Poemetto divino
PAGINA 7 ANNO 9, PRIMO NUMERO
consapevolezza di una “identità
culturale italiana” (linguistica e
religiosa) e di un comune interesse
economico.
Tracce di questa coscienza si trovano
già negli intellettuali durante il periodo
della Rivoluzione Francese: fu infatti
proprio la Rivoluzione a risvegliare il
sentimento di indipendenza e di libertà
degli italiani.
La necessità di prendere le armi contro
gli stranieri che occupavano l‟ Italia
prese piede dal 1815, sull‟ onda del
ritorno di Napoleone; la coscienza
nazionale si rafforzò e sfociò qualche
anno dopo nei moti insurrezionali e
poi nelle tre guerre d‟indipendenza che
si conclusero nel 1870 con la conquista
dell‟ intera penisola.
I festegg iament i per i l 150°
anniversario dell‟ Unità Nazionale
possono essere un‟ opportunità per
u n d i b a t t i t o co l l e t t i vo che ,
coinvolgendo l‟ intera nazione, porti a
riflettere sul suo passato e sul suo
p r e s e n t e p e r g u a r d a r e
consapevolmente al futuro.
Anche noi giovani siamo chiamati a
rinvigorire quel patrimonio di identità
e di coesione nazionale che gli italiani
hanno saputo costruire nel corso della
loro storia, anche attraverso dolorose
esperienze e rafforzare quei valori che
devono animare ogni buon cittadino: il
senso dello Stato, l‟ orgoglio dell‟
identità nazionale, l‟ amor di Patria.
Auguri Italia!
Lucia Lomuscio
III DL
Nel 2011 festeggeremo il 150°
anniversar io de l l ‟ un i f icaz ione
nazionale: un processo iniziato il 17
marzo 1861 con la proclamazione di
Torino come prima capitale del Regno
d‟ Italia e conclusosi con la prima
Guerra Mondiale.
Veniva così portato a termine quell‟
ideale di patria unita, sorto nelle menti
di una esigua minoranza, che ben
comprese come i cittadini dei sette
Stati nei quali era allora divisa l‟ Italia
erano parte di una nazione di antiche
origini, priva di unità politica ma con
una comune identità.
Il processo che ha condotto alla
formazione dello Stato Italiano, cioè un
o r g an i s m o p o l i t i c o u n i t o e
indipendente, venne definito, già nel
linguaggio del tempo, Risorgimento.
Questa risurrezione dell‟ Italia da una
condizione sociale e politica di
inferiorità e sottomissione allo
straniero allude ad una situazione
nuova rispetto all‟ Ottocento: la
Nell‟Italia meridionale la ribellione ai
Borbone e la partecipazione al Risorgi-
mento fu un fatto storico largamente
condiviso. Le dinamiche delle trasfor-
mazioni sociali di quegli anni preunitari
prepararono culturalmente e politica-
mente la classe dirigente che, attraver-
so i vari comitati pugliesi, si attivò a
sostenere con grande slancio lo sbarco
dei Mille in Sicilia.
Lo storico acquavivese Antonio Luca-
relli ne “La Puglia del Risorgimento”
cita il concittadino Francesco Paolo
Aulenta in una cronaca della battaglia
avvenuta a Napoli il 13 giugno 1799 sul
ponte della Maddalena, nella quale si
distinse valorosamente resistendo, pur
ferito,agli attacchi del nemico.
Dopo la disfatta della Repubblica Par-
tenopea, Francesco Paolo Aulenta riu-
scì a sfuggire alla cattura e riparò all‟e-
stero. Sottoposto a giudizio penale
presso la Giunta di Stato, venne con-
dannato in contumacia alla deportazio-
ne perpetua in Francia.
Ma l‟esilio era penoso e l‟amore per la
patria era forte; nonostante la grave
condanna decise di ritornare in patria
arruolandosi nelle truppe napoleoniche
e battendosi valorosamente a Maren-
go.
Dopo tre anni di onorato servizio nella
milizia francese, preso da nostalgia per
la sua famiglia, chiese ed ottenne tre
mesi di permesso ma, giunto a Trani,
poiché sprovvisto di salvacondotto
venne arrestato con l‟accusa di giacobi-
nismo.
Prosciolto per il diretto intervento del
ministro francese a Napoli, il giovane
Francesco riuscì a rivedere ciò che
ormai rimaneva della sua famiglia: le
due giovani sorelle (Serafina e Celesti-
na) sostenute dalla pietà dei parenti.
Ritornato definitivamente ad Acquavi-
va, dopo la pace di Firenze del 1801,
Francesco Aulenta rivestì le più alte
cariche : fu sindaco e comandante della
milizia nazionale.
Alla fine del 1810 fece parte della setta
carbonara de “I Proseliti di Catone” le
cui riunioni segrete si svolgevano nei
sotterranei del convento di Santa Ma-
ria Maggiore.
Fu Consigliere del Distretto ed in se-
guito della Provincia di Bari, introdusse
riforme nei pubblici servizi, liberò le
campagne acquavivesi dai numerosi
masnadieri che le infestavano e fu mol-
to amato dai suoi concittadini: ”Patria
e Libertà” furono i suoi ideali.
Morì ad Acquaviva il 23 luglio 1830.
Lucia Lomuscio
III DL
Auguri Italia!
Il Risorgimento in Puglia
Francesco Paolo Aulenta patriota acquavivese
PAGINA 8 ANNO 9, PRIMO NUMERO
Mi chiamo Luna e ho 15 anni. Mi sono
trasferita a Yekaterinburg a causa del
lavoro dei miei.
Il primo giorno è stato difficile
ambientarmi a causa del freddo e
perché non conoscevo nessuno,
passavo intere giornate in camera. La
prima cosa che notai fu che la vista
dalla finestra era completamente
oscurata dagli alberi. Poi notai che
sotto la finestra c‟era un asse
dissestata; abbassai lo sguardo ed
incuriosita provai a sollevarla. Con
grande stupore trovai un libro
voluminoso e impolverato, ci soffiai
sopra e scoprii una rilegatura in pelle
su cui era inciso il simbolo di un
famoso casato; avevo difficoltà a
comprenderne il contenuto. Ancora
più curiosa continuai a sfogliarlo con
un ritmo frenetico, fino ad arrivare alle
ultime pagine dove finalmente riuscii a
decifrarlo, perché scritto in russo
moderno.
<<Il mio nome è Alfred e ho 23 anni e gli
ultimi 3 anni gli ho trascorsi lottando
contro avvocati e parenti affinché potessi
ottenere l’eredità di mio zio.
Tutto iniziò il giorno in cui venni ad
abitare qui. Devo ammettere che l’aspetto
del castello ereditato non prometteva
niente di buono sin dall’inizio... me ne resi
conto già dal viale che scompariva nella
fitta coltre di nebbia impedendomi persino
di vedere il castello e perciò fui costretto a
percorrerlo, lasciando alle mie spalle per
pochi istanti impronte che il soffio del
vento, spostando le foglie, riusciva a
ricoprire.
Continuando per la mia strada mi
imbattei in un alto cancello che dava l’idea
di essere lì da ormai parecchi anni; la
ruggine con i l tempo l ’aveva
completamente consumato.
Guardandomi intorno mi resi conto di
essere circondato da un numero indefinito
di maestosi alberi. Aprendo il cancello il
cigolio dei cardini mi inquietò tanto che,
per un istante, mi sentii percorso da un
brivido lungo la schiena. Scorsi in
lontananza un angelo e, incuriosito, mi
avvicinai scoprendo che si trattava di una
fontana in pietra corrosa dal vento che,
con il dito, mi indicava l’entrata.
Diradatasi la nebbia riuscivo a vedere
l’alto castello e alzando lo sguardo
intravedevo le guglie mastodontiche.
Aprendo il portone che aveva un enorme
battente in ottone a forma di rosa, e
racchiudendolo mi lasciai alle spalle
l’immenso bosco e il freddo. L’interno era
decadente e polveroso alquanto
inquietante.
Nonostante l’atmosfera inquietante, mi
abituai presto al mio nuovo stile di vita; il
mio lavoro in parrocchia mi soddisfaceva e
mi faceva sentire utile e la mia nuova
casa alla fin fine non era poi così male.
L’unico mio problema erano le notti…
spesso mi sentivo disturbato e osservato
tanto che, svegliandomi nel cuore della
notte, mi rendevo conto di vedere delle
ombre; credevo che fosse solo suggestione,
cosi ignoravo il mio stato d’animo e
riprendevo a dormire. Trascorrevo le notti
tra ansia e inquietanti presentimenti fino a
che, una di queste, mi sentii sfiorare da un
gelido tocco che si trasformò rapidamente
in un intenso dolore e, grazie al lampo che
illuminò la stanza, vidi per pochi attimi un
essere dagli occhi cremisi e in preda al
panico scappai e mi diressi arrancando
verso le scale. Inciampai in un gradino e,
s e n t e n d o i p a s s i c h e m i
inseguivano ,raccolsi tutte le mie forze e
corsi fino ad arrivare alla vecchia
biblioteca. Privo di energia mi addossai a
uno scaffale e, involontariamente, la
spinta sul libro mi fece ritrovare in una
stanza a me sconosciuta. Barcollando,
iniziai a frugare tra libri e oggetti antichi.
La mia attenzione ricadde su un
manoscritto rilegato in pelle nera.
Sfogliandolo fui colpito dal gran numero di
formile che esso conteneva e, leggendolo,
la mia attenzione cadde sulla ’’Formula
scaccia vampiri’’. La pagina accanto
raccontava gli stati d’animo di mio zio, i
suoi cambiamenti e le fasi della sua
trasformazione. A quel punto capii…mio
zio,era stato un vampiro. La descrizione di
mio zio combaciava con l’essere che avevo
visto ore prima. Il temporale non cessava!
La formula narrava di vecchi riti durante i
quali queste creature venivano bloccate da
una croce di frassino appuntita
all’estremità inferiore e trafitte in
corr i spondenza del cuore con
quest’ultima. Un disegno illustrava
quest’orribile scena durante la quale il
vampiro scompariva dissolto in un enorme
bagliore di luce.
Ero deciso ad eliminare, nella stessa
maniera, quest’orribile creatura della
notte.
Dirigendomi verso la porta trovai appesa
ad un chiodo la croce descritta nel libro e
la presi con l’intenzione di adoperarla
appena avessi avvistato il vampiro. Tornai
nella mia stanza pensando di attirarlo
nuovamente. Sorpreso, lo trovai lì ad
attendermi con un ghigno sinistro.
Angosciato, ma deciso ad eliminarlo, mi
avvicinai a lui tirando fuori dalla tasca
della mia vestaglia viola, la croce
gemmata. Subito notai nel suo sguardo
una terribile consapevolezza…presagiva
quel che gli sarebbe successo. La scena si
presentò esattamente come l’immagine
sul libro illustrò. Avevo ucciso il vampiro
I giorni seguenti trascorsero veloci, ma
qualcosa in me era cambiato, io ero
cambiato.
Stare a contatto con la gente mi risultava
difficile e non riuscivo a spiegarmi quella
irrefrenabile voglia di sangue. Capii che
quella notte, quel dolore che provai era
più di quel che immaginavo. Il vampiro
che avevo ucciso, mordendomi, era riuscito
a trasformarmi in quel ripugnante essere.
Pensai di non poter andare avanti in quel
modo…dovevo rimediare. L’unico modo
era farla finita!
Eccomi qui, negli ultimi angosciosi attimi
della mia vita, a scrivere le mie memorie
augurandomi che questo mio atto non sia
vano…>>
Mi guardo intorno rendendomi conto
di essere destinata a vivere tra i ricordi
di una vita non vissuta.
Oana Andreea Ardeleanu, Giulia Barberio,
Grazia Ciccarella, Manuela Chantal
Valentini II A L
Mi chiamo Luna... (Racconto gotico)
PAGINA 9 ANNO 9, PRIMO NUMERO
C‟era una volta un gruppo di bambini
che erano scomparsi, perché rapiti da
un lupo che era il fedele assistente
della perfida strega Morgana. Morgana
aveva infatti intenzione di prepararsi
una bella cenetta servendosi dei bambi-
ni catturati : sognava da tempo un ar-
rosto a base di bambini.
Nel frattempo Nonna Matilde, che in
realtà era una fata, nell‟attesa dei suoi
adorati nipotini stava preparando loro
una buonissima focaccia.
Aspettando la cottura della focaccia,
lavava gli utensili da cucina, ma improv-
visamente la sua bacchetta magica ini-
ziò a lampeggiare come una lampadina
sul punto di fulminarsi: era il segnale
per Nonna Matilde che i suoi nipotini
erano in pericolo.
Intuendo cosa potesse essere succes-
so, Nonna Matilde decise di recarsi al
castello abbandonato nel bosco, l‟oscu-
ra dimora della strega Morgana, anche
se in paese si mormorava che il castel-
lo della strega fosse maledetto e che
chiunque fosse stato così sfortunato da
entrarvi non ne sarebbe più uscito
vivo.
Giunta rapidamente al castello grazie
alle sue ali fatate, Nonna Matilde per
prima cosa badò ad addormentare il
lupo cattivo con un incantesimo che
l‟avrebbe fatto dormire per sempre:
pronunciò la formula magica “abra
cadabra” ed il lupo cadde in un sonno
profondo.
Ciò fatto si precipitò in cucina, dove si
trovava Morgana con i bambini, già
pronta a condirli e metterli in forno.
Grazie al potere della sua formidabile
bacchetta Nonna Matilde creò un cer-
chio di fuoco attorno alla strega affin-
ché bruciasse viva: e mentre Morgana
bruciava e diventava cenere, Nonna
Matilde liberò e poté riabbracciare i
suoi nipotini.
E così, dopo aver sconfitto la strega e
aver addormentato il suo feroce assi-
stente, i nostri eroi grazie alle ali magi-
che della nonna-fata tornarono a casa
per gustare l‟invitante focaccia prepara-
ta dalla nonna.
Tratto da “Lupus in fabula”
Progetto “Scuole Aperte 2009.
.
La nonna fatata e la strega cattiva (di Katia Kone)
PAGINA 10 ANNO 9, PRIMO NUMERO
Elenco dei motivi per cui voglio e non voglio ricordare
l'olocausto
NON VOGLIO ricordare perché la morte annulla l'individuo
VOGLIO ricordare perché muore l'individuo ma non muore l'idea
NON VOGLIO ricordare perché preferisco rimuovere questa parte della storia
VOGLIO ricordare perché la storia non si debba ripetere
NON VOGLIO ricordare perché troppo sangue è stato versato
VOGLIO ricordare perché è con quel sangue che è stata scritta la mia libertà
NON VOGLIO ricordare perché mi vergogno di essere un uomo
VOGLIO ricordare perché voglio essere un uomo diverso
NON VOGLIO ricordare perché ho paura
VOGLIO ricordare perché VOGLIO smettere di avere paura
Giovanni Palattella, Serena Spinelli, Gemma Paradiso,
Teresa Spada, Oriana Molinari, Adriana Digirolamo, Maria Pirra Piscazzi
Studentesse del don Milani e del Lycée
Blaise Pascal di Segré - scambio culturale
PAGINA 11 ANNO 9, PRIMO NUMERO
Siamo nel 2333 Racconto futuristico
Ormai è tardi, siamo nel 2333 e non
possiamo più invertire la rotta. E di chi
è la colpa? Di tutti noi che non ci sia-
mo saputi autogestire. E cosa è succes-
so? Bè il sole è esploso. Le nostre atti-
vità industriali sfruttavano senza sosta
le già scarse risorse naturali, emetten-
do nell‟aria pericolosi gas di scarico,
tanto che un gruppo di ricercatori ave-
va già previsto tutto. Nessuno diede
loro ascolto e cercando un modo con
il quale scuotere le coscienze altrui ,si
rivolsero (ahimè) ai politici che ci go-
vernavano in quel tempo (ora rinchiusi
in case di riposo sulla Luna) che di-
stratti da una sempre crescente brama
di potere e da inutili conflitti fra loro,
non trovarono il modo per salvare
l‟umanità, portandoci così alla rovina.
Per nostra fortuna, quei ricercatori,
armati di buon senso, molta forza di
volontà e intelligenza progettarono
quella che oggi è la nostra salvezza: la
Grande Sfera, che riveste il pianeta e
che digitalmente ci fa percepire la not-
te ed il giorno, regola la temperatura e
chimicamente prepara l‟acqua che ser-
ve per pioggia e neve. Parallelamente a
questo progetto, gli scienziati ne porta-
vano avanti degli altri ed essendo fieri
naturalisti, sognavano un giorno di po-
ter ricostruire il bellissimo paesaggio
terrestre presente prima dell‟avvento
dell‟incuria e della distruzione: fortuna-
tamente oggi è possibile ammirare
enormi spazi verdi curati da abilissimi
robot addetti a questo lavoro. Tuttavia
bisognava eliminare ogni fonte di inqui-
namento e trovare delle alternative.
Prima fra tutte era il traffico, così si
misero a punto tutte le tecniche per
dotare ogni casa di una postazione per
il teletrasporto e se si dovevano per-
correre grandi distanze, delle navicelle
volanti ultra veloci, alimentate dai no-
stri rifiuti: tutti fanno la raccolta diffe-
renziata e si è estremamente attenti a
tutto ciò che riguarda la salvaguardia
dell‟ambiente.
Cominciare a respirare aria pulita dopo
secoli di inalazione di CO2 provocò in
parecchi soggetti episodi di pazzia, du-
rante i quali erano persino capaci di
uccidere per futili motivi: si sperimentò
il lavaggio del cervello, il reinserimento
nella società per gli omicidi e la conti-
nuazione delle normali attività vitali per
le vittime, eliminando del tutto la cri-
minalità. Fortunatamente c‟è anche la
possibilità di divertirsi: indossando ca-
schetti ed occhialini la gente può fare
viaggi (anche di alcuni giorni), sport,
assistere a concerti e a tanto altro
sempre stando seduti sulla poltrona.
Anche assistere a video lezioni diretta-
mente dalla propria abitazione. Tutto è
diventato estremamente comodo, nes-
suno esce più di casa, si fa tutto con un
semplice click di mouse. Inutile dire
che quegli scienziati ormai sono diven-
tati i nostri eroi; infatti volevamo che
diventassero i nuovi governanti, ma
loro molto saggi hanno costruito per
noi una grande macchina detta anche
“Presidente Cervellone” che telemati-
camente dà a tutti gli Stati delle indica-
zione riguardo la loro amministrazione.
Penso di essere, tutto sommato, felice
di come ora vadano le cose sulla Terra
ed alcune volte penso … E‟ vero che
ormai è troppo tardi? In fondo la rotta
l‟abbiamo invertita. Il segreto è solo
sapersi autogestirsi ed essere respon-
sabili.
Lucia Lomuscio
III DL
.
Ester Pappalardo,
Paola Valentino III AL
Via Roma, 193
70021 - Acquaviva delle Fonti (BA)
ISTITUTO DON MILANI
L ICEO LINGUISTICO, MUSICALE, DELLE SCIE NZE UMANE E DELLE SCIENZE UMANE CON OPZIONE ECONOMICO -SOCIALE
Tel.: 080 759347
Fax: 080 761021
E-mail: [email protected]
Non esiste un vascello veloce come un
libro per portarci in terre lontane
Lo Yoga ebbe origine circa cinque mila anni fa in India e raggiunse l‟Europa e l‟Ameri-
ca un secolo fa. Ma la sua grande diffusione si ebbe soltanto negli anni Sessanta,in
gran parte grazie al successo di programmi televisivi tra cui quello di Richard Hittle-
man negli Stati Uniti, a cui seguirono negli anni Settanta i programmi di Lillias Folan
(tuttora trasmessi in America).
In questo periodo, grazie soprattutto ai Beatles, divenne molto popolare la Medita-
zione Trascendentale, una forma di Yoga che attrasse centinaia di migliaia di persone
che cercavano di ridurre lo stress e di dare un maggior senso alla loro esistenza.
Più recentemente, celebrità come Jane Fonda, Madonna, Michelle Pfeiffer, Michael
Keaton e Kareem Abdul Jabar hanno favorito la diffusione dello Yoga in un pubblico
ancora più vasto
Hollywood creò subito uno show televisivo di successo - Dharma and Greg – la cui
protagonista, Dharma, è un‟estrosa istruttrice di Yoga.
Ancora due o tre decenni fa, qualche persona confondeva lo Yoga con lo yogurt.
Ormai Yoga è un termine familiare. Ma il fatto che quasi tutti abbiano sentito la pa-
rola Yoga non significa che tutti sappiano esattamente che cosa significhi.
Esistono ancora molti fraintendimenti.
Esso comprende esercizi ginnici che servono a restare in forma, a controllare il peso
e a ridurre il livello di stress.
Oggi viene praticato principalmente in cinque modi:
-come metodo per mantenersi in forma e conservare la salute.
-come sport.
-come terapia soprattutto fisica.
-come stile di vita.
-come disciplina spirituale.
Se desiderate acquisire flessibilità, diminuire lo stress, rilassarvi ed essere più allegri,
l‟Hatha Yoga (ramo dello Yoga che agisce sul corpo attraverso posture, esercizi re-
spiratori e altre tecniche simili) è adatto a voi.
Mariateresa D’Ippolito III A L
Yoga Una breve storia
Ti consiglio… the social network
Al giorno d‟oggi chiunque può affermare
di avere un profilo di Facebook, social
network che conta un numero di iscritti
tale che, se fosse uno Stato, sarebbe il
più popoloso del pianeta.
Ma quali sono le origini di quello che
potrebbe essere considerato il futuro dei
mezzi di comunicazione di massa? A tal
proposito David Fincher, regista di Fight
Club, ha avut la brillante idea di realizza-
re un vero e proprio cult sulle vicende
che hanno portato Mark Zuckerberg a
diventare il più giovane miliardario
(“nerd”) del mondo.
Pare che sia nato tutto dalla sua frustra-
zione per essere stato lasciato dalla sua
ragazza: questo avrebbe portato il para-
noico e da alcuni punti di vista infantile
Zuckerberg a vendicarsi a modo suo
ingiuriandola pubblicamente sul suo blog.
Da qui la sua idea di classificare le ragaz-
ze di Harvard, l‟università da lui frequen-
tata, in base al loro aspetto fisico; scelta
molto contestata dagli studenti che gli
fece però ottenere ciò che voleva, ovve-
ro di essere conosciuto nel Campus e di
riuscire ad infrangere con fin troppa faci-
lità il sistema di sicurezza informatico
dell‟Università.
Dopo aver lavorato ininterrottamente
per giorni interi davanti alle luci colorate
e alle migliaia di pixel dello schermo del
suo portatile, e dopo aver affrontato
sfiancanti processi penali per presunti
furti e reati da lui commessi ai danni dei
gemelli Winklevoss che sostenevano di
aver ideato il principio su cui è basato il
social network, dopo aver perso l‟unico
amico che aveva, nonché cofondatore, è
riuscito a realizzare quello che era il suo
scopo: far comunicare fra loro persone
prima solo di Harvard, e poi di tutto il
mondo.
La versione vagamente romanzata della
storia offertaci dalla regista, però, lascia
un po‟ a desiderare prima di tutto per la
colonna sonora a nostro parere carente,
e poi perché il film, nella sua durata com-
plessiva di due ore circa risulta un po‟
lento o, volendo esagerare, noioso. È, in
altre parole, una storia che mette in evi-
denza il carattere profondamente con-
traddittorio del protagonista, combattu-
to fra la ricerca del successo e l‟amicizia
sfociando quasi nei clichés tipici di que-
sto genere di storie. C‟è da tener conto,
però, delle grandi capacità interpretative
di Jess Eisenberg, che cala a pennello nei
panni di Zuckerberg, comparendo per la
maggior parte delle riprese in vestaglia e
ciabatte (anche sotto la neve), e di Justin
Timberlake, perfetto nel ruolo di Sean
Parker, sempre pronto a spronare e,
perché no, trascinare sulla “cattiva stra-
da” Mark.
Greta Ciccarone, Paola Nerilli I B L
Visita il sito dell’Istituto Don Milani
www.donmilaniacquaviva.it