I care numero primo anno 2011

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Un auditorium tutto nuovo Ci siamo rifatti il look Anno 9, Primo Numero Gennaio 2011 Istituto don Lorenzo Milani Liceo Linguistico, Musicale, delle Scienze Umane e delle Scienze Umane con opzione economico-sociale Il 10 dicembre 2010 l‟audi- torium del nostro istituto ha preso forma e sonorità con l‟orchestra di fiati diret- ta dal M° Maurizio Colasanti del Conservatorio di Mate- ra con cui il nostro Istituto collabora. L‟inno di Mameli, con cui si è aperto il sipario, ha segna- to per il don Milani l‟inizio di una nuova stagione di condivisione, di spazi e progettualità aperti al terri- torio. Siamo pronti a metter- ci in gioco: spazi nuovi, indi- rizzi nuovi, idee nuove e co- struttive per riaffermare la forza e il ruolo prestigioso che contraddistingue il no- stro Istituto che vanta attivi- tà formative di notevole pre- gio culturale. Il 2011 è l‟anno in cui si cele- brano i 150 anni dell‟unità d‟Italia e noi del don Milani siamo pronti a festeggiarli riempiendo di contenuti un contenitore che intendiamo aprire al territorio sempli- cemente con gioioso spirito di unità: sono in cantiere assemblee d‟Istituto, incon- tri con autore, con la storia, gare di lettura, incontri di educazione al benessere, alla legalità, attività di orien- tamento, concerti, dibattiti , spettacoli culturali. Buon 2011 don Milani! La Redazione 1861 — 2011 150° anniversario dell’Unità d’Italia Auguri Italia!

Transcript of I care numero primo anno 2011

Page 1: I care numero primo anno 2011

Un auditorium tutto nuovo Ci siamo rifatti il look

Anno 9, Primo Numero Gennaio 2011

Ist i tuto don Lorenzo Milani Liceo Linguistico, Musicale, delle Scienze Umane e delle Scienze Umane con opzione economico-sociale

Il 10 dicembre 2010 l‟audi-

torium del nostro istituto

ha preso forma e sonorità

con l‟orchestra di fiati diret-

ta dal M° Maurizio Colasanti

del Conservatorio di Mate-

ra con cui il nostro Istituto

collabora.

L‟inno di Mameli, con cui si

è aperto il sipario, ha segna-

to per il don Milani l‟inizio

di una nuova stagione di

condivisione, di spazi e

progettualità aperti al terri-

torio. Siamo pronti a metter-

ci in gioco: spazi nuovi, indi-

rizzi nuovi, idee nuove e co-

struttive per riaffermare la

forza e il ruolo prestigioso

che contraddistingue il no-

stro Istituto che vanta attivi-

tà formative di notevole pre-

gio culturale.

Il 2011 è l‟anno in cui si cele-

brano i 150 anni dell‟unità

d‟Italia e noi del don Milani

siamo pronti a festeggiarli

riempiendo di contenuti un

contenitore che intendiamo

aprire al territorio sempli-

cemente con gioioso spirito

di unità: sono in cantiere

assemblee d‟Istituto, incon-

tri con autore, con la storia,

gare di lettura, incontri di

educazione al benessere,

alla legalità, attività di orien-

tamento, concerti, dibattiti ,

spettacoli culturali. Buon

2011 don Milani!

La Redazione

1861 — 2011

150°

anniversario

dell’Unità

d’Italia

Auguri Italia!

Page 2: I care numero primo anno 2011

PAGINA 2 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Rimani in contatto… con te stesso 2

Finalmente senza latino 2

Diritti umani e immigrazione 3

Il sapere rende tutti uguali 4

The wise man says… 4

Adolescenti...pubblicità 5

Videoteca offresi 5

Dietro la chitarra 6

L’home sage dit... 6

La musica una grande passione 7

Poemetto divino 7

Il Risorgimento in Puglia 8

Auguri Italia 8

Mi chiamo Luna... 9

La nonna fatata 10

Elenco dei motivi 10

Siamo nel 2333 11

Yoga 12

Ti consiglio...the social network 12

Sommar io:

La Redazione A.s. 2010/2011 Docenti: Fabio Caruso, Adriana Cassone,

Mariella Nardulli Studenti: Pamela Palmirotta, Alessia

Gurabardhi, Greta Ciccarone , Paola Nerilli, Giovanni Palattella, Marino Caporusso , Federica Nettis, Sara Cuscito,Lucia Lomuscio , Selene

Alberto ,Patr iz i a Colucci , Er ika Amor ino ,G iu s i Mas i ,G iovann i D‟E l i a ,A l es s io G io rg i o ,Anna l i s a

Petrera,Ester Pappalardo,Paola Valentino, Maria Teresa D‟Ippolito , Giovanna Franco , Gianluca Ferrulli , Anastasia

Komarova, Katia Kone, Lucia Valentino, Serena Partipilo, Sara Ninivaggi, Titti

Carnevale, Teresa Spada, Oriana Molinari,

Adriana Digirolamo, Maria Pirra Piscazzi, serena Spinelli, Gemma Paradiso, Chantal Valentini, Giulia Barberio, Grazia Ciccarella, Andrea Ardeleanu.

Inoltre hanno collaborato i docenti :

Giuditta Occhiogrosso, Annamaria

Dimaggio, Laura Nitti, Annamaria

Impemba, Nuccia Petrelli; tecnico di

laboratorio Maria Madera

Rimani in contatto … con te stesso Ci si perde e ci si ritrova alla velocità di un click Non ci si connette più a

Internet, ci si connette al

mondo, ci si connette per

non perdersi nulla, per

non perdere il proprio

posto nel mondo.

Esprimersi, esprimere le

proprie opinioni e le pro-

prie idee è sempre più in

funzione di un commento

o parere altrui, l'incondi-

zionato pensiero è morto

con l'avvento delle teleco-

municazioni di massa.

Paradossalmente si mani-

festa il ruolo egemone del

circuito elettronico sul

circuito nervoso. Sempre

meno voce, sempre più

tastiere “qwertye” e la

dipendenza in ogni campo

diventa inevitabile.

Cercare una propria for-

ma di affermazione attra-

verso il web è diventato il

modo più semplice per

esprimere il proprio pen-

siero. Così facendo si

assottiglia ancor di più il

labile confine che c'è tra

informatore ed informato,

spettacolo e spettatore,

“produzione e consumo”,

a causa dell'accessibilità e

della facilità attraverso il

quale il mezzo Internet

permette di farci parteci-

pare attivamente. Internet

è una dittatura camuffata

da felice democrazia. E noi

ne siamo altrettanto

“felici” succubi: non c'è

altra scelta. Nel momento

in cui sentiamo di poterne

fare a meno, dopo la curio-

sità di sapere ciò che il

mondo pensa di noi, preva-

le l‟istinto di tornare allo

“stato di natura” ed effet-

tuiamo quel maledetto

(benedetto) login.

Un fattore chiave è la mo-

bilità. Riprendendo i canoni

inequivocabili dell'esisten-

za, spazio e tempo, è es-

senziale poter essere

ovunque, sia a casa che

nella giungla, sia via wi-fi

che via rete cellulare.

La richiesta dei prodotti da

parte del mercato, infatti,

oltre alla pura potenza dei

dispositivi, si concentra su

miglioramenti sempre più

significativi al fine di poter

essere sempre e comun-

que connessi.

Pensando al processo di

dipendenza da digitalizza-

zione, vengono in mente

alcuni film e, di conseguen-

za, visioni o prospettive di

ciò che separa il vero dal

fittizio, il reale dall'illusione.

Basti pensare a una pellico-

la icona come è Matrix, in

cui il mondo vissuto è un

enorme calcolo, un im-

menso algoritmo, in cui

poter scegliere tra il con-

tinuare a illudersi nel falso

e il morire per rinascere a

vera vita.

Concetti che racchiudo-

no al loro interno un'esa-

gerazione neanche troppo

fantasiosa, in cui il ruolo

del mondo reale, sempre

che sia questo, passa in

secondo piano se con-

frontato con quello che si

ha in un blog.

E' una digressione del

concetto pirandelliano

delle maschere, in cui ciò

che appare non corri-

sponde a realtà, in cui si

cerca a tutti i costi il con-

senso del popolo del web,

in cui ognuno porta in sé

il parere altrui, si spetta-

colarizza qualsiasi evento

di cronaca, anche il più

mostruoso, tutto amplifi-

cato in nome dell‟ audien-

ce. Dobbiamo rassegnarci

all'evidenza di una doppia

vita, reale (o ciò che sem-

bra tale) e virtuale, con

amici, condivisioni, tag,

che sembrano voler sosti-

tuire i rassicuranti ma

classici rapporti interper-

sonali.E, forse, così facen-

do, l'unico amico fidato

sarà Internet.

Giovanni Palattella VBL

lingua viva: il francese.

Le materie predominanti

sono la psicologia e il

diritto, non dimenticando

le materie scientifiche

come la matematica e le

scienze. Nel nostro

istituto si sono formate

due prime: la 1° A e la 1°

B. Noi ragazzi che

frequentiamo queste 2

prime, ci sentiamo un

gruppo unico, pronto ad

affrontare le novità di

questo nuovo indirizzo.

Siamo quasi dei '' pionieri

'' nella scuola e speriamo

di essere all'altezza del

nostro compito di

studenti.

Gianluca Ferrulli,

Giovanna Franco IAS

Nel liceo Don Milani di

Acquaviva delle Fonti in

provincia di Bari, ha

aperto i battenti un nuovo

corso, il liceo delle

Scienze Umane con

opz ione Economico

Sociale. In questo corso

non c'è la presenze del

latino ( finalmente ! ) ma

ad essa si è sostituita una

Finalmente senza latino

Sommario

Page 3: I care numero primo anno 2011

Questi sono i temi trattati il 20 no-

vembre scorso in occasione dell‟

“Incontro con l‟autore”, svoltosi

nell‟auditorium dell‟istituto Don L.

Milani.

Al dibattito hanno preso parte gli stu-

denti delle 5^ classi de gli Istituti Supe-

riori e le 3^ classi delle Scuole Medie di

Acquaviva delle Fonti.

L‟incontro, mediato dall‟avv. Alessio

Carlucci, ha visto partecipi l‟avv. Gino

Paccione, Presidente Class Action pro-

cedimentale e dell‟avvocato Mario De

Marco, referente per Amnesty Interna-

tional, il magistrato Marco Guida e la

presidentessa dell‟associazione italo-

araba Hafida Sakimi.

I secoli hanno visto lotte e morti per la

conquista dei diritti umani, frutto di

“sudore e sangue” di pochi, bene di

molti.

I diritti di associazione, libertà di pen-

siero ed espressione e il diritto stesso

alla vita sembrano quasi banali e scon-

tati, eppure non è così. Per molti po-

poli e nel nostro stesso Paese sono

concetti ancora da acquisire e ben lon-

tani dalla mentalità comune. Basti pen-

sare alla condizione in cui sono co-

stretti a vivere gli immigrati. Hafida

Sakimi ne da‟ testimonianza diretta

spiegando quanto sia difficile vivere in

un Paese completamente diverso dal

proprio.

Cambiare vita e fare i conti con la xe-

nofobia, queste sono le parole chiave.

L‟adattarsi ad una nuova cultura, l‟ap-

prendimento di una nuova lingua e

l‟incontro con nuovi usi e costumi si

trasformano, così, in un incubo che

vede come scenario il rifiuto da parte

dell‟altro di un diverso “habitus” e

dall‟altra le difficoltà tecniche della con-

cessione dei permessi di soggiorno e

dell‟accesso ai servizi.

Ma perché è così difficile tutelare e

rispettare la libertà e la cultura dell‟al-

tro in un paese che si definisce demo-

cratico?

La verità è che, come sostiene l‟avvo-

cato Gino Paccione, la democrazia oggi

non funziona.

Questa è probabilmente la conseguen-

za di un‟ignoranza incalzante che porta

all‟utilizzo sbagliato e, talvolta, al com-

pleto annientamento del sistema de-

mocratico: “il sapere è la base della

giustizia e dell‟uguaglianza”, spiega l‟av-

vocato. Senza la conoscenza e la cultu-

ra non si potrà mai uscire dal baratro

dell‟ingiustizia.

Esistono associazioni, come Amnesty

International che si impegnano nella

tutela della dignità e della libertà umana

e che combattono contro leggi ingiuste

come la pena di morte e la tortura,

eppure i più preferiscono voltare la

testa dall‟altra parte e fare finta che

tutto vada bene.

Sicuramente questa è la via più facile

ma bisognerebbe ricordare, soprattut-

to in un paese come il nostro che ha

vissuto la dittatura fascista e che ha

visto camminare davanti ai propri occhi

donne e uomini resi prigionieri perché

di idee e culture diverse, che la libertà

è quanto di più prezioso si possa avere.

Chi siamo noi per decidere di essere

superiori? E chi siamo noi per calpesta-

re i diritti altrui?

Proviamo, per un attimo, a ribaltare la

situazione e immaginiamo di essere noi

quelli umiliati e denigrati: che impor-

tanza hanno adesso i diritti umani?

Sara Cuscito VAL

Diritti umani e immigrazione La democrazia oggi funziona?

“ La democrazia è fondata su valori universalistici che

valgono per ogni uomo in ogni tempo, ed ha la caratteristica di essere inclusiva, di includere cioè

coloro che stanno fuori.” Norberto Bobbio

PAGINA 3 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Page 4: I care numero primo anno 2011

Parole semplici, concise, ma molto

significative quelle rivolte ad un pubbli-

co di giovani studenti, nel corso di una

conferenza, sul tema dei Diritti Umani,

svoltasi nell' Auditorium della Scuola

Secondaria di Secondo Grado “Don

Milani” di Acquaviva lo scorso 20 no-

vembre.

Erano presenti: il magistrato Marco

Guida, gli avvocati Alessio Carlucci,

Gino Paccione, Mario De Marco, Hafi-

da Sakimi, presidente di un' Associa-

zione italo-araba, che ha sede a Gioia

del Colle e la prof.ssa M. Nardulli, or-

ganizzatrice dell‟incontro. Il magistrato

Marco Guida ha esordito, ricordando il

valore della Costituzione Italiana che,

nata dopo un terribile conflitto mon-

diale, esprime in una sintesi perfetta

posizioni contrastanti, garantendo l‟u-

guaglianza di tutti.

Mario de Marco, rappresentante di

Amnesty International, ci ha illustrato

gli obiettivi di questa associazione non

governativa, impegnata nella difesa dei

Diritti Umani, interessata a portare alla

luce situazioni di ingiustizia e violazione

di libertà fondamentali. Fondata da

Pe t e r Benen son ne l ma g g io

1961,Amnesty International, ha gra-

dualmente ottenuto l'appoggio di 2

milioni di sostenitori. Grazie alle sue

azioni ha ricevuto il premio Nobel per

la pace nel 1977 e nel '78 quello per i

Diritti Umani delle Nazioni Unite. Gino

Paccione, ha raccontato la sua infanzia

vissuta in Canada, lo sfruttamento subi-

to negli anni '60 dagli operai italiani in

quella Terra Straniera e come, le pre-

carie condizioni di vita, causarono la

morte prematura della madre.

L‟avvocato Carlucci ci ha reso partecipi

di un suo ricordo personale, quando,

durante un viaggio alla Fiera di Milano

con il nonno, osservando uomini di

etnie diverse, gli aveva confidato:

“Questa gente è migliore di noi”.

“Quella fu la mia prima lezione sui va-

lori umani universali” ha dichiarato. Ci

ha,inoltre, raccontato che nel 1960 si

credeva in un nuovo millennio portato-

re di innovazioni e grandi eventi : un

mondo senza conflitti e senza discrimi-

nazioni razziali. “Ma la realtà è ben

diversa da come la sognavamo” ha con-

cluso. Gino Paccione, si è poi sofferma-

to sull' importanza dell' istruzione: “Il

sapere rende tutti i cittadini uguali” ha

dichiarato, incitando gli studenti pre-

senti ad un impegno maggiore e co-

stante, per elevare se stessi e la socie-

tà.

La conferenza è terminata con gli in-

terventi degli studenti liceali più

attenti e partecipi.

Hafida Sakimi ha raccontato l'espe-

rienza del suo arrivo in Italia e della sua

iniziale difficoltà nell' integrarsi in una

realtà del tutto nuova. Ella ha inoltre

spiegato che: “Il razzismo nasce dall'

ignoranza verso le altre culture”.

In questa occasione ha regalato ai pre-

senti le parole di alcune poesie scritte

da lei stessa, per promuovere la fratel-

lanza, la solidarietà verso tutti gli stra-

nieri residenti in Italia, sfruttati e mal-

trattati.

Ciò ha suscitato commozione in molti

dei presenti, nonostante i soprusi subi-

ti, ha dimostrato la sua voglia di vivere

e di combattere per un futuro multiet-

nico e migliore per tutti. In conclusione

cresce l‟esigenza di uomini impegnati

nel sociale capaci di valorizzare le ri-

sorse presenti in ognuno, nella consa-

pevolezza che il sapere è un potente

ostacolo alle ingiustizie, per questo

deve essere accessibile a tutti.

Maurantonio Maria, Avella Laura,

Mastrorocco Miriana - III B

Scuola Secondaria di Primo Grado

“Giovanni XXIII” Acquaviva delle Fonti

Il sapere rende tutti uguali Un potente ostacolo alle ingiustizie

PAGINA 4 ANNO 9, PRIMO NUMERO

The wise man says… L’ uomo saggio dice…

Don’t count your chickens before

they are hatched.

Meaning: Don't be hasty in evaluating

one's assets.

Origin: The thought was recorded in

print by Thomas Howell in New Son-

nets and pretty Pamphlets, 1570.

Non contare I tuoi pulcini prima

che siano nati.

Spiegazione: Non essere frettoloso nel

valutare le qualità di qualcuno.

Origine:il pensiero fu pubblicato da

Thomas Howell, New Sonnets and pret-

ty Pamphlets, 1570.

Don’t look a gift horse in the

mouth.

Meaning: Don't be ungrateful when you

receive a gift.

Origin: As horses age their teeth begin

to project further forward each year

and so their age can be estimated by

checking how prominent the teeth are.

The first appearance in print was in

1546.

Non guardare nella bocca di un

cavallo regalato.

Spiegazione: Non essere ingrato quan-

do ricevi un dono.

Origine: Quando i cavalli invecchiano i

loro denti cominciano ad essere spor-

genti e da questo si può dedurre la

loro età. La prima apparizione in stam-

pa fu nel 1546.

Gurabardhi Alessia e Palmirotta Pamela

III BL

Page 5: I care numero primo anno 2011

Il giorno 22 ottobre 2010 noi

alunne della classe 1°A del

liceo Don Milani indirizzo

Scienze Umane abbiamo par-

tecipato all‟incontro con l‟au-

tore, organizzato da Biblio..in

rete.

Alberto Pellai è un medico

psicoterapeuta che si occupa

di prevenzione in età evoluti-

va; è ricercatore presso il Di-

partimento di Sanità Pubblica

dell‟Università degli Studi di

Milano e dal 2006 conduce un

programma radiofonico su

Radio24 Questa casa non è un

albergo diventato poi un libro

nel 2009.

Mettendo a frutto la sua esperienza di

psicoterapeuta, Pellai ha scritto molti

libri rivolti a genitori, insegnanti, adole-

scenti e bambini. L‟autore ha presen-

tato durante l‟incontro il suo nuovo

libro E ORA BASTA! I consigli e le regole

per affrontare le sfide e i rischi dell’adole-

scenza , nel quale analizza le problema-

tiche legate ai comportamenti degli

adolescenti, fornendo ai genitori una

guida per affrontare al meglio le situa-

zioni in cui i propri figli vengono a tro-

varsi quando incorrono in scelte peri-

colose (uso di sostanze psicotrope,

tabacco, alcool, gioco d‟azzardo, inter-

net addiction). L‟ispirazione per questo

libro è nata sfogliando una rivista per

grandi aziende internazionali, su cui

MTV una nota rete televisiva, molto

seguita dai giovani, proponeva questo

slogan: “Cercate un milione di cervelli

da comandare? Ve li diamo noi!”

L‟autore ha, così, iniziato a riflettere su

come gli adolescenti vengano facilmen-

te influenzati dai mass media e da ciò

che questi propongono. Partendo

dall‟esempio di una bottiglia dal conte-

nuto sgradevole, che nessuno avrebbe

mai acquistato, ci ha fatto notare co-

me, una volta pubblicizzata da una fa-

mosa star di Hollywood, questa botti-

glia venga subito acquistata da molti

giovani che, pur non gradendo la be-

vanda in questione, si sentono impor-

tanti anche solo tenendola in mano,

causando disagio in coloro che non la

possiedono. Questo conferma l‟impor-

tanza che per noi adolescenti assumo-

no i “testimonial” pubblicitari: per es-

sere belli e famosi come loro bisogna

imitarli nei comportamenti.

Il dottor Pellai ci ha fatto riflettere

come questo meccanismo accada an-

che con prodotti quali sigarette, alcool

e droga. Infatti spesso nelle pubblicità

vengono ritratti modelli aventi in

mano sigarette e prodotti nocivi

che non hanno nulla a che fare

con ciò che si vuole pubblicizzare.

Un altro esempio, riguardante

l‟alcool, è quello di Valentino Ros-

si. Lui, idolo di molti giovani, è da

sempre astemio ma da quando è

stato scelto come sponsor per

una nota ditta produttrice di alco-

lici, la Nastro Azzurro, è stato

costretto a dichiarare di essere

favorevole all‟alcool. E addirittura

la ditta produttrice di sigarette

Camel, che ha sempre mirato ad

un consumatore adulto, dopo

l‟entrata in vigore della legge che

prevede il divieto di fumare in luoghi

pubblici, quindi anche nei luoghi di la-

voro, ha avuto la necessità di indirizza-

re i giovanissimi all‟acquisto dei propri

prodotti. Infatti l‟entrata in vigore della

legge, aveva portato ad una riduzione

del consumo delle sigarette da parte di

adulti lavoratori e bisognava compen-

sare le perdite con un nuovo

“mercato”, quelli degli adolescenti: è

nato così uno sponsor sottoforma di

cartone animato, Joe Camel.

È stato un incontro interessante, che

ha suscitato curiosità in tutti noi. Pellai

ci ha colpito con il suo modo di por-

gersi, di approccio a questo tipo di

argomenti, e con la sua voglia di venirci

incontro cercando di cambiare i mec-

canismi sbagliati di questa società.

E ORA BASTA è un libro che consiglia-

mo di leggere, magari insieme ai geni-

tori.

Alessio Giorgio I AP

lavorare”, “L‟attimo fuggente” e

“Babel”.

Ogni film è corredato di una scheda

che ne riassume brevemente la trama

di notevole interesse sociologico.

Chiunque vorrà visionare un film,

dovrà registrare il suo nome su un

apposito foglio e dovrà restituirlo

Quest‟ anno noi alunne della 4^ A del

liceo Socio-psico-pedagogico abbiamo

istituito una videoteca che mettiamo a

disposizione dell‟intero plesso della

Succursale.

Momentaneamente, disponiamo dei

seguenti film: “Tempi Moderni”, “Il

Signore delle Mosche”, “Mi piace

entro il limite massimo di una settimana.

Vi invitiamo a collaborare allo sviluppo

della videoteca affinché possa essere uno

strumento alternativo per la nostra

formazione.

Per eventuali richieste, rivolgersi alla 4^

Ap (in particolare a Wanda Tritto).

Lucia Valentino IV AP

Adolescenti e … pubblicità " cercate un milione di cervelli da comandare?"

Videoteca offresi

PAGINA 5 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Page 6: I care numero primo anno 2011

La musica dovrebbe essere ciò di cui

nutrirsi anche se la parola “musica” è

forse troppo grande perché racchiude

anche errori e ingiustizie .

Essa dovrebbe essere qualcosa a cui

aggrapparsi , la fonte per cercare noi

stessi e ritrovare emozioni sepolte in

soffitta insieme a giradischi, vinili e fo-

tografie da cui attingere speranze per

un futuro migliore.

Quando suono sono davvero me stes-

sa , mi sento fuori dal mondo come se

tutti i pensieri scomparissero e ci fossi-

mo solo io e la mia musica . Penso che

la musica dovrebbe avere questo ruo-

lo: isolarci da tutte le preoccupazioni e

trasportarci in una realtà diversa dove

tutto quello che conta è seguire il rit-

mo e l‟istinto.

Quando il suono del tuo strumento o

della tua voce diventa più forte di qual-

siasi altra cosa e senti di poter parlare

un linguaggio diverso, riesci a parlare di

verità, di te stesso . Il mezzo migliore

per conoscere davvero a fondo un

musicista è ascoltare le sue note.

Personalmente posso dire che da un

anno sto intraprendendo lo studio

della chitarra jazz. All‟inizio ero spa-

ventata perché all‟improvviso mi sono

ritrovata davanti qualcosa di molto più

grande di me. Un giorno, precisamente

il 21 Gennaio 2010 , ero come al solito

nella scuola di musica che frequento da

tre anni, la mia seconda casa. Ero sedu-

ta sullo sgabello a suonare il tema di

“Satin Doll”, quando il mio maestro,

nel bel mezzo dell‟esecuzione, mi disse

di improvvisare sulla struttura del bra-

no . All‟inizio esitai ma poi mi ci buttai

a capofitto e devo dire che ci presi

anche gusto! Ricordo ancora le parole

che lui mi disse al termine dell‟esecu-

zione: “segnati questo giorno sul calen-

dario perché oggi hai improvvisato per

la prima volta!”. Da quel momento la

mia vita è cambiata radicalmente da

tutti i punti di vista , soprattutto emo-

tivo. Era solo da 4 mesi che avevo co-

minciato a scoprire questo genere mu-

sicale studiando scale , accordi stranis-

simi , tonalità, ma non sapevo che tutto

ciò mi avrebbe a questo e mi meravi-

gliai molto. Solo ora ho capito il signifi-

cato della frase “studiare un brano jazz

è come combattere una battaglia in cui

bisogna circondare l‟avversario”.

Se solo penso a quante cose sono cam-

biate anche solo dalla prima volta che

ho messo piede in questa scuola al

liceo musicale! Qui mi sento “al mio

posto” , apprezzata , compresa . Sono

entusiasta di trascorrere la maggior

parte del mio tempo con persone che

conoscono la differenza tra vera musi-

ca e quella commerciale .

La società di oggi è la dimostrazione di

come la musica vera sia un valore pre-

zioso che spesso viene sottovalutato e

rimpiazzato dalle canzoncine del mo-

mento scritte solo per fama e succes-

so .

Mi sono sempre chiesta come girasse il

mondo, per poi arrivare alla conclusio-

ne che gira al contrario in base ai mes-

saggi, diretti e subliminali, propinatici

dai media che ci bombardano falsità ,

mostrando solo il lato piacevole della

vita e nascondendo “il vero” . Sta a noi

respingere tutto ciò e credere nei sani

principi anche nel nostro piccolo .

Quando sono dietro una chitarra,

scorro le dita sulle corde, sento il le-

gno vibrare, vedo le corde oscillare,

sento di respirare aria migliore , ascol-

to ogni singola nota che dietro di sè

nasconde un significato tutto da scopri-

re e interpretare. Quando suono sento

che la musica è dalla mia parte!

Serena Partipilo 1AM

Dietro la chitarra La musica dalla parte mia

PAGINA 6 ANNO 9, PRIMO NUMERO

L’ home sage dit… L’ uomo saggio dice… La poule ne doit point chanter

devant le coq.

Explication : La signification de ce pro-

verbe est qu'une femme ne doit pren-

dre la parole que lorsque son mari a

parlé. Devant était autrefois préposi-

tion de temps.

L'origine de ce proverbe est de Molière ;

Les femmes savantes, V, 3.

La gallina non deve cantare prima

del gallo.

Spiegazione: il significato di questo pro-

verbio è che una donna non deve

prendere la parola prima che lo abbia

fatto suo marito. “Devant” era allora

utilizzato come preposizione di tempo.

L’ origine di questo proverbio è attribuita a

Molière; “ Les femmes savantes”, V 3.

Un homme sans argent est un

loup sans dents.

Explication: Un vieux proverbe français

qui nous enseigne que: sans argent, nos

moyens et notre influence dans la vie

sont limités. Un loup sans dents n'im-

pressionne personne !

Origine: Proverbe français de Gabriel

Meurier (1568).

Un uomo senza denaro è un lupo

senza denti.

Spiegazione: un vecchio proverbio

francese ci insegna che senza denaro, i

nostri mezzi e la nostra influenza nella

vita sono limitati. Un lupo senza denti

non impressiona nessuno!

Origine: proverbio francese di Gabriel

Meurier (1568).

Cœur ne peut mentir.

Explication : Ce proverbe français est

utilisé dans le sens "Ce que le cœur

dicte ne peut être mauvais".

Proverbia vulgalia et latina ; manuscrit du

XIIIe s., Paris, Bibl. nat.

Il cuore non può mentire.

Spiegazione: questo proverbio francese

è utilizzato nel senso “Ciò che dice il

cuore non può essere sbagliato”.

Proverbia vulgalia et latina ;manoscritto

del XIII s., Parigi, Biblioteca Nazionale.

Gurabardhi Alessia e Palmirotta Pamela

III BL

Page 7: I care numero primo anno 2011

La musica non è la tipica canzoncina

che ha successo per un breve periodo,

e di cui poi non si sa più nulla.

La musica è qualcosa che non passa

mai d i moda, è qualcosa d i

incancellabile dal cuore della gente.

Per me è tutto, è come il primo raggio

di sole che scorgo dalla finestra, è il

dolce canto dell‟usignolo di cui ha

bisogno il fiore per sbocciare, è un‟arte

davvero speciale. Da circa quattro anni

studio canto lirico; potrebbe sembrare

un po‟ strano, dato che ho solo

quattordici anni, ma personalmente

penso che nonostante sia un po‟

complicato e particolare è anche un

mezzo per esprimermi e per

distinguermi dalla massa.

Ho cominciato a praticare il canto

presso il coro polifonico “Saverio

Mercadante” di Altamura, inizialmente

solo come hobby, ma col passare del

tempo è diventata una vera e propria

passione che è cresciuta fino ad oggi.

E così ho fatto i miei primi concerti,

inizialmente mi sentivo nervosa dato

che non avevo mai cantato davanti ad

un pubblico, ma poi mi sono lasciata

andare dando il meglio di me stessa.

Devo ammettere che è stata una

bellissima esperienza, infatti, ho

continuato a cantare lasciando alle

spalle i commenti negativi della gente

riguardo questo genere musicale

definito classico e per molti anche

noioso.

La musica classica è spesso ritenuta

dagli adolescenti perlopiù noiosa ed

antiquata, ma tutto ciò non è vero,

bisogna ascoltarla col cuore e capirne il

significato, al contrario della musica

d‟oggi, che si diffonde velocemente tra

noi ragazzi e dopo un breve periodo di

successo cade nel dimenticatoio.

Questo perché la musica, così come la

viviamo, viene sottovalutata e ritenuta

il solito motivetto cantato da qualche

sedicenne diventato famoso più per il

suo fascino o il suo modo di vestire e

di muoversi che per il testo o

l‟arrangiamento musicale

Grazie anche al liceo musicale Don

Lorenzo Milani, che attualmente

frequento, ho approfondito e

rivalutato l‟importanza che la musica

assume nel mio quotidiano e questo mi

rende realmente soddisfatta della

scelta scolastica compiuta.

Sara Ninivaggi I AM

mi sembraron tre guardiani

di una casa piena d „umani.

Il primo era paffuto

di viso, e occhialuto

non sapevo facesse il poliziotto

mi parve più un cacasotto.

Il secondo era brizzolato

colto e simpatico mi parea

infatti il medico facea.

Il terzo magrolino asciutto asciutto

intelligente e scaltro assai

mi guardò e poi mi disse

senti a me vedi se te ne vai;

il cammino è lungo e tortuoso

conoscendoli vedrai..

Infatti di lì a poco intravidi

tre baldi giovinotti che mi impedivan il

cammino

mi chiesero:

-Cos‟è che ti porta per la strada della

nostra casa?-

Io risposi:-Una missione ho ricevuto

però ho bisogno di un aiuto-

e loro:-Dicci cara cosa saper tu vuoi?-

-Fare la conoscenza dei parenti miei!-

-Chi son costoro di così importante?-

-Dovete sapere che son più forti di un

gigante!!-

-Lo sappiam di chi tu parli forse la tua

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai in una famiglia sicura

e mi sembrò molto unita.

Ah! Quant‟a dir quant‟era la casa scura

esta casa gremita e forte

che al sol pensier rinnova la paura…

La capostipite,una donna

nota a tutti come Nonna,

combattiva e forte

che non teme né vita né morte!

La primogenita Pinuccia

nota a molti come Pina

lavoratrice di molta stima

che lavora dalla sera alla mattina

La seconda Giulietta

farmacia è il suo mestiere

però ha un cavaliere

che sembra un moschettiere.

La terza Francesca

una Checca

perfetta in tutto

ma va sempre tanto di fretta.

Io non vi so ben dir com‟i v‟entrai

tant‟era pien di gente a quel punto

che la verace via abbandonai

Ma poi chi fui al pié di un monte giunta

la dove iniziava quella casa

che m‟avea di paura compunta.

Allor fu lì che vidi tre uomini

guida può aiutarti.-

E‟ fu lì che intravidi la figura di una donna

che si presentò come professoressa. Io

la seguì , ella mi portò in cammino finché

non conobbi la sorella che mi parea

avere il mio stesso nome.

L‟insegnante mi lasciò per la mia via e da

lì a poco capì che eran le care zie.

C‟eran due fratelli che si volevan un gran

bene

e mi indicaron come giocare insieme…

Prima della fine della strada c‟era lei bella

riccia, a me nota mi parea ma ella mi

guardò e mi snobbò.

Alla fine della via non vi era

né vuoto né pieno,né discesa né salita,

io perciò impaurita mi nascosi;

Quando un anziano avvocato con gli

occhiali mi scoprì e mi svelò:

-Sei tu, solo tu puoi continuare questa

via, la costruirai se giudizio tu avrai.-

Egli era saggio giusto e pacato, io gli

chiesi chi fosse, egli mi rispose:

-Non omo ,omo già fui e li parenti miei

son gli stessi tuoi, ricordati di rispettar la

vita! Ed ora va per la tua via.-

Titty Carnevale IV BL

La musica una grande passione

Poemetto divino

PAGINA 7 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Page 8: I care numero primo anno 2011

consapevolezza di una “identità

culturale italiana” (linguistica e

religiosa) e di un comune interesse

economico.

Tracce di questa coscienza si trovano

già negli intellettuali durante il periodo

della Rivoluzione Francese: fu infatti

proprio la Rivoluzione a risvegliare il

sentimento di indipendenza e di libertà

degli italiani.

La necessità di prendere le armi contro

gli stranieri che occupavano l‟ Italia

prese piede dal 1815, sull‟ onda del

ritorno di Napoleone; la coscienza

nazionale si rafforzò e sfociò qualche

anno dopo nei moti insurrezionali e

poi nelle tre guerre d‟indipendenza che

si conclusero nel 1870 con la conquista

dell‟ intera penisola.

I festegg iament i per i l 150°

anniversario dell‟ Unità Nazionale

possono essere un‟ opportunità per

u n d i b a t t i t o co l l e t t i vo che ,

coinvolgendo l‟ intera nazione, porti a

riflettere sul suo passato e sul suo

p r e s e n t e p e r g u a r d a r e

consapevolmente al futuro.

Anche noi giovani siamo chiamati a

rinvigorire quel patrimonio di identità

e di coesione nazionale che gli italiani

hanno saputo costruire nel corso della

loro storia, anche attraverso dolorose

esperienze e rafforzare quei valori che

devono animare ogni buon cittadino: il

senso dello Stato, l‟ orgoglio dell‟

identità nazionale, l‟ amor di Patria.

Auguri Italia!

Lucia Lomuscio

III DL

Nel 2011 festeggeremo il 150°

anniversar io de l l ‟ un i f icaz ione

nazionale: un processo iniziato il 17

marzo 1861 con la proclamazione di

Torino come prima capitale del Regno

d‟ Italia e conclusosi con la prima

Guerra Mondiale.

Veniva così portato a termine quell‟

ideale di patria unita, sorto nelle menti

di una esigua minoranza, che ben

comprese come i cittadini dei sette

Stati nei quali era allora divisa l‟ Italia

erano parte di una nazione di antiche

origini, priva di unità politica ma con

una comune identità.

Il processo che ha condotto alla

formazione dello Stato Italiano, cioè un

o r g an i s m o p o l i t i c o u n i t o e

indipendente, venne definito, già nel

linguaggio del tempo, Risorgimento.

Questa risurrezione dell‟ Italia da una

condizione sociale e politica di

inferiorità e sottomissione allo

straniero allude ad una situazione

nuova rispetto all‟ Ottocento: la

Nell‟Italia meridionale la ribellione ai

Borbone e la partecipazione al Risorgi-

mento fu un fatto storico largamente

condiviso. Le dinamiche delle trasfor-

mazioni sociali di quegli anni preunitari

prepararono culturalmente e politica-

mente la classe dirigente che, attraver-

so i vari comitati pugliesi, si attivò a

sostenere con grande slancio lo sbarco

dei Mille in Sicilia.

Lo storico acquavivese Antonio Luca-

relli ne “La Puglia del Risorgimento”

cita il concittadino Francesco Paolo

Aulenta in una cronaca della battaglia

avvenuta a Napoli il 13 giugno 1799 sul

ponte della Maddalena, nella quale si

distinse valorosamente resistendo, pur

ferito,agli attacchi del nemico.

Dopo la disfatta della Repubblica Par-

tenopea, Francesco Paolo Aulenta riu-

scì a sfuggire alla cattura e riparò all‟e-

stero. Sottoposto a giudizio penale

presso la Giunta di Stato, venne con-

dannato in contumacia alla deportazio-

ne perpetua in Francia.

Ma l‟esilio era penoso e l‟amore per la

patria era forte; nonostante la grave

condanna decise di ritornare in patria

arruolandosi nelle truppe napoleoniche

e battendosi valorosamente a Maren-

go.

Dopo tre anni di onorato servizio nella

milizia francese, preso da nostalgia per

la sua famiglia, chiese ed ottenne tre

mesi di permesso ma, giunto a Trani,

poiché sprovvisto di salvacondotto

venne arrestato con l‟accusa di giacobi-

nismo.

Prosciolto per il diretto intervento del

ministro francese a Napoli, il giovane

Francesco riuscì a rivedere ciò che

ormai rimaneva della sua famiglia: le

due giovani sorelle (Serafina e Celesti-

na) sostenute dalla pietà dei parenti.

Ritornato definitivamente ad Acquavi-

va, dopo la pace di Firenze del 1801,

Francesco Aulenta rivestì le più alte

cariche : fu sindaco e comandante della

milizia nazionale.

Alla fine del 1810 fece parte della setta

carbonara de “I Proseliti di Catone” le

cui riunioni segrete si svolgevano nei

sotterranei del convento di Santa Ma-

ria Maggiore.

Fu Consigliere del Distretto ed in se-

guito della Provincia di Bari, introdusse

riforme nei pubblici servizi, liberò le

campagne acquavivesi dai numerosi

masnadieri che le infestavano e fu mol-

to amato dai suoi concittadini: ”Patria

e Libertà” furono i suoi ideali.

Morì ad Acquaviva il 23 luglio 1830.

Lucia Lomuscio

III DL

Auguri Italia!

Il Risorgimento in Puglia

Francesco Paolo Aulenta patriota acquavivese

PAGINA 8 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Page 9: I care numero primo anno 2011

Mi chiamo Luna e ho 15 anni. Mi sono

trasferita a Yekaterinburg a causa del

lavoro dei miei.

Il primo giorno è stato difficile

ambientarmi a causa del freddo e

perché non conoscevo nessuno,

passavo intere giornate in camera. La

prima cosa che notai fu che la vista

dalla finestra era completamente

oscurata dagli alberi. Poi notai che

sotto la finestra c‟era un asse

dissestata; abbassai lo sguardo ed

incuriosita provai a sollevarla. Con

grande stupore trovai un libro

voluminoso e impolverato, ci soffiai

sopra e scoprii una rilegatura in pelle

su cui era inciso il simbolo di un

famoso casato; avevo difficoltà a

comprenderne il contenuto. Ancora

più curiosa continuai a sfogliarlo con

un ritmo frenetico, fino ad arrivare alle

ultime pagine dove finalmente riuscii a

decifrarlo, perché scritto in russo

moderno.

<<Il mio nome è Alfred e ho 23 anni e gli

ultimi 3 anni gli ho trascorsi lottando

contro avvocati e parenti affinché potessi

ottenere l’eredità di mio zio.

Tutto iniziò il giorno in cui venni ad

abitare qui. Devo ammettere che l’aspetto

del castello ereditato non prometteva

niente di buono sin dall’inizio... me ne resi

conto già dal viale che scompariva nella

fitta coltre di nebbia impedendomi persino

di vedere il castello e perciò fui costretto a

percorrerlo, lasciando alle mie spalle per

pochi istanti impronte che il soffio del

vento, spostando le foglie, riusciva a

ricoprire.

Continuando per la mia strada mi

imbattei in un alto cancello che dava l’idea

di essere lì da ormai parecchi anni; la

ruggine con i l tempo l ’aveva

completamente consumato.

Guardandomi intorno mi resi conto di

essere circondato da un numero indefinito

di maestosi alberi. Aprendo il cancello il

cigolio dei cardini mi inquietò tanto che,

per un istante, mi sentii percorso da un

brivido lungo la schiena. Scorsi in

lontananza un angelo e, incuriosito, mi

avvicinai scoprendo che si trattava di una

fontana in pietra corrosa dal vento che,

con il dito, mi indicava l’entrata.

Diradatasi la nebbia riuscivo a vedere

l’alto castello e alzando lo sguardo

intravedevo le guglie mastodontiche.

Aprendo il portone che aveva un enorme

battente in ottone a forma di rosa, e

racchiudendolo mi lasciai alle spalle

l’immenso bosco e il freddo. L’interno era

decadente e polveroso alquanto

inquietante.

Nonostante l’atmosfera inquietante, mi

abituai presto al mio nuovo stile di vita; il

mio lavoro in parrocchia mi soddisfaceva e

mi faceva sentire utile e la mia nuova

casa alla fin fine non era poi così male.

L’unico mio problema erano le notti…

spesso mi sentivo disturbato e osservato

tanto che, svegliandomi nel cuore della

notte, mi rendevo conto di vedere delle

ombre; credevo che fosse solo suggestione,

cosi ignoravo il mio stato d’animo e

riprendevo a dormire. Trascorrevo le notti

tra ansia e inquietanti presentimenti fino a

che, una di queste, mi sentii sfiorare da un

gelido tocco che si trasformò rapidamente

in un intenso dolore e, grazie al lampo che

illuminò la stanza, vidi per pochi attimi un

essere dagli occhi cremisi e in preda al

panico scappai e mi diressi arrancando

verso le scale. Inciampai in un gradino e,

s e n t e n d o i p a s s i c h e m i

inseguivano ,raccolsi tutte le mie forze e

corsi fino ad arrivare alla vecchia

biblioteca. Privo di energia mi addossai a

uno scaffale e, involontariamente, la

spinta sul libro mi fece ritrovare in una

stanza a me sconosciuta. Barcollando,

iniziai a frugare tra libri e oggetti antichi.

La mia attenzione ricadde su un

manoscritto rilegato in pelle nera.

Sfogliandolo fui colpito dal gran numero di

formile che esso conteneva e, leggendolo,

la mia attenzione cadde sulla ’’Formula

scaccia vampiri’’. La pagina accanto

raccontava gli stati d’animo di mio zio, i

suoi cambiamenti e le fasi della sua

trasformazione. A quel punto capii…mio

zio,era stato un vampiro. La descrizione di

mio zio combaciava con l’essere che avevo

visto ore prima. Il temporale non cessava!

La formula narrava di vecchi riti durante i

quali queste creature venivano bloccate da

una croce di frassino appuntita

all’estremità inferiore e trafitte in

corr i spondenza del cuore con

quest’ultima. Un disegno illustrava

quest’orribile scena durante la quale il

vampiro scompariva dissolto in un enorme

bagliore di luce.

Ero deciso ad eliminare, nella stessa

maniera, quest’orribile creatura della

notte.

Dirigendomi verso la porta trovai appesa

ad un chiodo la croce descritta nel libro e

la presi con l’intenzione di adoperarla

appena avessi avvistato il vampiro. Tornai

nella mia stanza pensando di attirarlo

nuovamente. Sorpreso, lo trovai lì ad

attendermi con un ghigno sinistro.

Angosciato, ma deciso ad eliminarlo, mi

avvicinai a lui tirando fuori dalla tasca

della mia vestaglia viola, la croce

gemmata. Subito notai nel suo sguardo

una terribile consapevolezza…presagiva

quel che gli sarebbe successo. La scena si

presentò esattamente come l’immagine

sul libro illustrò. Avevo ucciso il vampiro

I giorni seguenti trascorsero veloci, ma

qualcosa in me era cambiato, io ero

cambiato.

Stare a contatto con la gente mi risultava

difficile e non riuscivo a spiegarmi quella

irrefrenabile voglia di sangue. Capii che

quella notte, quel dolore che provai era

più di quel che immaginavo. Il vampiro

che avevo ucciso, mordendomi, era riuscito

a trasformarmi in quel ripugnante essere.

Pensai di non poter andare avanti in quel

modo…dovevo rimediare. L’unico modo

era farla finita!

Eccomi qui, negli ultimi angosciosi attimi

della mia vita, a scrivere le mie memorie

augurandomi che questo mio atto non sia

vano…>>

Mi guardo intorno rendendomi conto

di essere destinata a vivere tra i ricordi

di una vita non vissuta.

Oana Andreea Ardeleanu, Giulia Barberio,

Grazia Ciccarella, Manuela Chantal

Valentini II A L

Mi chiamo Luna... (Racconto gotico)

PAGINA 9 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Page 10: I care numero primo anno 2011

C‟era una volta un gruppo di bambini

che erano scomparsi, perché rapiti da

un lupo che era il fedele assistente

della perfida strega Morgana. Morgana

aveva infatti intenzione di prepararsi

una bella cenetta servendosi dei bambi-

ni catturati : sognava da tempo un ar-

rosto a base di bambini.

Nel frattempo Nonna Matilde, che in

realtà era una fata, nell‟attesa dei suoi

adorati nipotini stava preparando loro

una buonissima focaccia.

Aspettando la cottura della focaccia,

lavava gli utensili da cucina, ma improv-

visamente la sua bacchetta magica ini-

ziò a lampeggiare come una lampadina

sul punto di fulminarsi: era il segnale

per Nonna Matilde che i suoi nipotini

erano in pericolo.

Intuendo cosa potesse essere succes-

so, Nonna Matilde decise di recarsi al

castello abbandonato nel bosco, l‟oscu-

ra dimora della strega Morgana, anche

se in paese si mormorava che il castel-

lo della strega fosse maledetto e che

chiunque fosse stato così sfortunato da

entrarvi non ne sarebbe più uscito

vivo.

Giunta rapidamente al castello grazie

alle sue ali fatate, Nonna Matilde per

prima cosa badò ad addormentare il

lupo cattivo con un incantesimo che

l‟avrebbe fatto dormire per sempre:

pronunciò la formula magica “abra

cadabra” ed il lupo cadde in un sonno

profondo.

Ciò fatto si precipitò in cucina, dove si

trovava Morgana con i bambini, già

pronta a condirli e metterli in forno.

Grazie al potere della sua formidabile

bacchetta Nonna Matilde creò un cer-

chio di fuoco attorno alla strega affin-

ché bruciasse viva: e mentre Morgana

bruciava e diventava cenere, Nonna

Matilde liberò e poté riabbracciare i

suoi nipotini.

E così, dopo aver sconfitto la strega e

aver addormentato il suo feroce assi-

stente, i nostri eroi grazie alle ali magi-

che della nonna-fata tornarono a casa

per gustare l‟invitante focaccia prepara-

ta dalla nonna.

Tratto da “Lupus in fabula”

Progetto “Scuole Aperte 2009.

.

La nonna fatata e la strega cattiva (di Katia Kone)

PAGINA 10 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Elenco dei motivi per cui voglio e non voglio ricordare

l'olocausto

NON VOGLIO ricordare perché la morte annulla l'individuo

VOGLIO ricordare perché muore l'individuo ma non muore l'idea

NON VOGLIO ricordare perché preferisco rimuovere questa parte della storia

VOGLIO ricordare perché la storia non si debba ripetere

NON VOGLIO ricordare perché troppo sangue è stato versato

VOGLIO ricordare perché è con quel sangue che è stata scritta la mia libertà

NON VOGLIO ricordare perché mi vergogno di essere un uomo

VOGLIO ricordare perché voglio essere un uomo diverso

NON VOGLIO ricordare perché ho paura

VOGLIO ricordare perché VOGLIO smettere di avere paura

Giovanni Palattella, Serena Spinelli, Gemma Paradiso,

Teresa Spada, Oriana Molinari, Adriana Digirolamo, Maria Pirra Piscazzi

Studentesse del don Milani e del Lycée

Blaise Pascal di Segré - scambio culturale

Page 11: I care numero primo anno 2011

PAGINA 11 ANNO 9, PRIMO NUMERO

Siamo nel 2333 Racconto futuristico

Ormai è tardi, siamo nel 2333 e non

possiamo più invertire la rotta. E di chi

è la colpa? Di tutti noi che non ci sia-

mo saputi autogestire. E cosa è succes-

so? Bè il sole è esploso. Le nostre atti-

vità industriali sfruttavano senza sosta

le già scarse risorse naturali, emetten-

do nell‟aria pericolosi gas di scarico,

tanto che un gruppo di ricercatori ave-

va già previsto tutto. Nessuno diede

loro ascolto e cercando un modo con

il quale scuotere le coscienze altrui ,si

rivolsero (ahimè) ai politici che ci go-

vernavano in quel tempo (ora rinchiusi

in case di riposo sulla Luna) che di-

stratti da una sempre crescente brama

di potere e da inutili conflitti fra loro,

non trovarono il modo per salvare

l‟umanità, portandoci così alla rovina.

Per nostra fortuna, quei ricercatori,

armati di buon senso, molta forza di

volontà e intelligenza progettarono

quella che oggi è la nostra salvezza: la

Grande Sfera, che riveste il pianeta e

che digitalmente ci fa percepire la not-

te ed il giorno, regola la temperatura e

chimicamente prepara l‟acqua che ser-

ve per pioggia e neve. Parallelamente a

questo progetto, gli scienziati ne porta-

vano avanti degli altri ed essendo fieri

naturalisti, sognavano un giorno di po-

ter ricostruire il bellissimo paesaggio

terrestre presente prima dell‟avvento

dell‟incuria e della distruzione: fortuna-

tamente oggi è possibile ammirare

enormi spazi verdi curati da abilissimi

robot addetti a questo lavoro. Tuttavia

bisognava eliminare ogni fonte di inqui-

namento e trovare delle alternative.

Prima fra tutte era il traffico, così si

misero a punto tutte le tecniche per

dotare ogni casa di una postazione per

il teletrasporto e se si dovevano per-

correre grandi distanze, delle navicelle

volanti ultra veloci, alimentate dai no-

stri rifiuti: tutti fanno la raccolta diffe-

renziata e si è estremamente attenti a

tutto ciò che riguarda la salvaguardia

dell‟ambiente.

Cominciare a respirare aria pulita dopo

secoli di inalazione di CO2 provocò in

parecchi soggetti episodi di pazzia, du-

rante i quali erano persino capaci di

uccidere per futili motivi: si sperimentò

il lavaggio del cervello, il reinserimento

nella società per gli omicidi e la conti-

nuazione delle normali attività vitali per

le vittime, eliminando del tutto la cri-

minalità. Fortunatamente c‟è anche la

possibilità di divertirsi: indossando ca-

schetti ed occhialini la gente può fare

viaggi (anche di alcuni giorni), sport,

assistere a concerti e a tanto altro

sempre stando seduti sulla poltrona.

Anche assistere a video lezioni diretta-

mente dalla propria abitazione. Tutto è

diventato estremamente comodo, nes-

suno esce più di casa, si fa tutto con un

semplice click di mouse. Inutile dire

che quegli scienziati ormai sono diven-

tati i nostri eroi; infatti volevamo che

diventassero i nuovi governanti, ma

loro molto saggi hanno costruito per

noi una grande macchina detta anche

“Presidente Cervellone” che telemati-

camente dà a tutti gli Stati delle indica-

zione riguardo la loro amministrazione.

Penso di essere, tutto sommato, felice

di come ora vadano le cose sulla Terra

ed alcune volte penso … E‟ vero che

ormai è troppo tardi? In fondo la rotta

l‟abbiamo invertita. Il segreto è solo

sapersi autogestirsi ed essere respon-

sabili.

Lucia Lomuscio

III DL

.

Ester Pappalardo,

Paola Valentino III AL

Page 12: I care numero primo anno 2011

Via Roma, 193

70021 - Acquaviva delle Fonti (BA)

ISTITUTO DON MILANI

L ICEO LINGUISTICO, MUSICALE, DELLE SCIE NZE UMANE E DELLE SCIENZE UMANE CON OPZIONE ECONOMICO -SOCIALE

Tel.: 080 759347

Fax: 080 761021

E-mail: [email protected]

[email protected]

Non esiste un vascello veloce come un

libro per portarci in terre lontane

Lo Yoga ebbe origine circa cinque mila anni fa in India e raggiunse l‟Europa e l‟Ameri-

ca un secolo fa. Ma la sua grande diffusione si ebbe soltanto negli anni Sessanta,in

gran parte grazie al successo di programmi televisivi tra cui quello di Richard Hittle-

man negli Stati Uniti, a cui seguirono negli anni Settanta i programmi di Lillias Folan

(tuttora trasmessi in America).

In questo periodo, grazie soprattutto ai Beatles, divenne molto popolare la Medita-

zione Trascendentale, una forma di Yoga che attrasse centinaia di migliaia di persone

che cercavano di ridurre lo stress e di dare un maggior senso alla loro esistenza.

Più recentemente, celebrità come Jane Fonda, Madonna, Michelle Pfeiffer, Michael

Keaton e Kareem Abdul Jabar hanno favorito la diffusione dello Yoga in un pubblico

ancora più vasto

Hollywood creò subito uno show televisivo di successo - Dharma and Greg – la cui

protagonista, Dharma, è un‟estrosa istruttrice di Yoga.

Ancora due o tre decenni fa, qualche persona confondeva lo Yoga con lo yogurt.

Ormai Yoga è un termine familiare. Ma il fatto che quasi tutti abbiano sentito la pa-

rola Yoga non significa che tutti sappiano esattamente che cosa significhi.

Esistono ancora molti fraintendimenti.

Esso comprende esercizi ginnici che servono a restare in forma, a controllare il peso

e a ridurre il livello di stress.

Oggi viene praticato principalmente in cinque modi:

-come metodo per mantenersi in forma e conservare la salute.

-come sport.

-come terapia soprattutto fisica.

-come stile di vita.

-come disciplina spirituale.

Se desiderate acquisire flessibilità, diminuire lo stress, rilassarvi ed essere più allegri,

l‟Hatha Yoga (ramo dello Yoga che agisce sul corpo attraverso posture, esercizi re-

spiratori e altre tecniche simili) è adatto a voi.

Mariateresa D’Ippolito III A L

Yoga Una breve storia

Ti consiglio… the social network

Al giorno d‟oggi chiunque può affermare

di avere un profilo di Facebook, social

network che conta un numero di iscritti

tale che, se fosse uno Stato, sarebbe il

più popoloso del pianeta.

Ma quali sono le origini di quello che

potrebbe essere considerato il futuro dei

mezzi di comunicazione di massa? A tal

proposito David Fincher, regista di Fight

Club, ha avut la brillante idea di realizza-

re un vero e proprio cult sulle vicende

che hanno portato Mark Zuckerberg a

diventare il più giovane miliardario

(“nerd”) del mondo.

Pare che sia nato tutto dalla sua frustra-

zione per essere stato lasciato dalla sua

ragazza: questo avrebbe portato il para-

noico e da alcuni punti di vista infantile

Zuckerberg a vendicarsi a modo suo

ingiuriandola pubblicamente sul suo blog.

Da qui la sua idea di classificare le ragaz-

ze di Harvard, l‟università da lui frequen-

tata, in base al loro aspetto fisico; scelta

molto contestata dagli studenti che gli

fece però ottenere ciò che voleva, ovve-

ro di essere conosciuto nel Campus e di

riuscire ad infrangere con fin troppa faci-

lità il sistema di sicurezza informatico

dell‟Università.

Dopo aver lavorato ininterrottamente

per giorni interi davanti alle luci colorate

e alle migliaia di pixel dello schermo del

suo portatile, e dopo aver affrontato

sfiancanti processi penali per presunti

furti e reati da lui commessi ai danni dei

gemelli Winklevoss che sostenevano di

aver ideato il principio su cui è basato il

social network, dopo aver perso l‟unico

amico che aveva, nonché cofondatore, è

riuscito a realizzare quello che era il suo

scopo: far comunicare fra loro persone

prima solo di Harvard, e poi di tutto il

mondo.

La versione vagamente romanzata della

storia offertaci dalla regista, però, lascia

un po‟ a desiderare prima di tutto per la

colonna sonora a nostro parere carente,

e poi perché il film, nella sua durata com-

plessiva di due ore circa risulta un po‟

lento o, volendo esagerare, noioso. È, in

altre parole, una storia che mette in evi-

denza il carattere profondamente con-

traddittorio del protagonista, combattu-

to fra la ricerca del successo e l‟amicizia

sfociando quasi nei clichés tipici di que-

sto genere di storie. C‟è da tener conto,

però, delle grandi capacità interpretative

di Jess Eisenberg, che cala a pennello nei

panni di Zuckerberg, comparendo per la

maggior parte delle riprese in vestaglia e

ciabatte (anche sotto la neve), e di Justin

Timberlake, perfetto nel ruolo di Sean

Parker, sempre pronto a spronare e,

perché no, trascinare sulla “cattiva stra-

da” Mark.

Greta Ciccarone, Paola Nerilli I B L

Visita il sito dell’Istituto Don Milani

www.donmilaniacquaviva.it