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PRIMA DELLA GUERRA SOMBART (1863-1941) Egli ricerca consapevolmente la creazione di una disciplina quale la sociologia economica che contribuisca a spiegare scientificamente fenomeni economici in un quadro storico. Interrogativo di ricerca: Quali sono i fenomeni economici che conducono alla nascita del capitalismo moderno e sono comuni a tutti i popoli? Necessità di distinguere il funzionamento dell’economia capitalista da altre economie. Bisogna trovare i mezzi (analitici) adeguati per la comprensione di tali nessi. Per Sombart l’economia si può definire come l’attività umana volta alla ricerca dei mezzi di sussistenza per soddisfare i propri bisogni. Tali bisogni variano in funzione del tempo e dello spazio. Le forme in cui il soddisfacimento dei bisogni avviene varia moltissimo tra i diversi contesti sociali e le diverse epoche storiche. La definizione di Sombart è più sociologica di quella degli economisti neoclassici che guardano solo al modo di allocazione delle risorse e utilità e non tengono in considerazione spazio-tempo. Per definire l’economia necessario guardare a tre aspetti: 1) Mentalità economica: insieme dei valori e delle norme che orientano il comportamento degli individui che partecipano all’attività economica 2) Organizzazione economica che si riferisce al complesso di norme formali e informali che regolano l’esercizio delle attività economiche in una data società. 3) Tecnica per produrre beni e servizi. Nel loro insieme questi tre elementi consentono di identificare un sistema economico o una particolare forma di economia. Il concetto di sistema economico getta un ponte tra economia e società, permette di valutare in che modo la società influenza storicamente l’organizzazione economica attraverso le motivazioni dei soggetti, le istituzioni regolative, quelle che riguardano la produzione e l’uso delle tecnologie. 1.Spirito economico Precapitalismo Orientamento volto alla copertura del bisogno. Produzione orientata al consumo. Spirito tradizionalistico: obbedienza passiva a regole, tradizioni tramandate Spirito solidaristico Capitalismo Orientamento volto all’acquisività (mercato). Produzione orientata al guadagno al profitto. Spirito razionalistico: ricerca sistematica dei mezzi più adatti allo scopo ed è quindi più disposto all’innovazione Spirito individualistico 2. Organizzazione economica Altro da capitalismo moderno Economia vincolata a norme e leggi che ne regolano il funzionamento, per esempio l’ordinamento corporativo delle società medioevali

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PRIMA DELLA GUERRA SOMBART (1863-1941) 

Egli ricerca consapevolmente la creazione di una disciplina quale la sociologia economica che contribuisca a spiegare scientificamente fenomeni economici in un quadro storico.

Interrogativo di ricerca: Quali sono i fenomeni economici che conducono alla nascita del capitalismo moderno e sono comuni a tutti i popoli?

Necessità di distinguere il funzionamento dell’economia capitalista da altre economie. Bisogna trovare i mezzi (analitici) adeguati per la comprensione di tali nessi.

Per Sombart l’economia si può definire come l’attività umana volta alla ricerca dei mezzi di sussistenza per soddisfare i propri bisogni. Tali bisogni variano in funzione del tempo e dello spazio. Le forme in cui il soddisfacimento dei bisogni avviene varia moltissimo tra i diversi contesti sociali e le diverse epoche storiche.

La definizione di Sombart è più sociologica di quella degli economisti neoclassici che guardano solo al modo di allocazione delle risorse e utilità e non tengono in considerazione spazio-tempo.

Per definire l’economia necessario guardare a tre aspetti:

1) Mentalità economica: insieme dei valori e delle norme che orientano il comportamento degli individui che partecipano all’attività economica

2) Organizzazione economica che si riferisce al complesso di norme formali e informali che regolano l’esercizio delle attività economiche in una data società.

3) Tecnica per produrre beni e servizi.

Nel loro insieme questi tre elementi consentono di identificare un sistema economico o una particolare forma di economia. Il concetto di sistema economico getta un ponte tra economia e società, permette di valutare in che modo la società influenza storicamente l’organizzazione economica attraverso le motivazioni dei soggetti, le istituzioni regolative, quelle che riguardano la produzione e l’uso delle tecnologie.

1.Spirito economico Precapitalismo Orientamento volto alla copertura del bisogno.

Produzione orientata al consumo.

Spirito tradizionalistico: obbedienza passiva a regole, tradizioni tramandate

Spirito solidaristico

Capitalismo Orientamento volto all’acquisività (mercato). Produzione orientata al guadagno al profitto.

Spirito razionalistico: ricerca sistematica dei mezzi più adatti allo scopo ed è quindi più disposto

all’innovazione

Spirito individualistico 

2. Organizzazione economica

Altro da capitalismo moderno Economia vincolata a norme e leggi che ne regolano il funzionamento, per esempio

l’ordinamento corporativo delle società medioevali

Proprietà pubblica mezzi di produzione

Orientamento della produzione al consumo

Piccole imprese di carattere familiare

Capitalismo Libertà economica giuridicamente riconosciuta

Proprietà privata dei mezzi di produzione

Orientamento della produzione allo scambio

Grandi imprese 

3. Tecnica

Basata su orientamenti empirici e procedure scientifiche

Definizione di sistema capitalistico = caratterizzato da mentalità acquisitiva, razionalistica e individualistica che si esercita nell’ambito di un’organizzazione economica libera basata sulla proprietà dei mezzi di produzione e su aziende che producono beni per il mercato utilizzando il

lavoro salariato.

Per ogni sistema si possono individuare tre fasi: albori, maturità tramonto.

Primo capitalismo si conclude alla fine del 700,

Capitalismo maturo tutto XIX secolo fino alla I Guerra Mondiale 

Come si passa da un sistema economico a un altro, in particolare al primo capitalismo? Sombart vuole spiegare il processo di mutamento a partire dalle motivazioni specifiche dei

soggetti e dalle conseguenze delle loro azioni (individualismo metodologico).

Egli non si riferisce al mutamento economico in generale, ma alla nascita del primo capitalismo

e alla sua evoluzione verso il capitalismo maturo.

Le forze motrici dello sviluppo vanno cercate in quei soggetti che si fanno portatori di una nuova

mentalità economica e introducono cambiamenti nel modo in cui vengono combinati i fattori

produttivi.

Forze motrici del cambiamento: imprenditori portatori di una nuova mentalità economica, il loro

agire è influenzato dalle istituzioni, per esempio dalla religione, dagli ordinamenti giuridici …

Ma come si forma questa nuova mentalità imprenditoriale? Per Sombart la mentalità capitalistica risulta da due fattori: 1) spirito imprenditoriale e 2) spirito

borghese.

Spirito imprenditoriale = aspirazione al potere, volontà di affermazione e riconoscimento sociale.

Le sue origini sono legate alla storia religiosa dell’Occidente e alla progressiva laicizzazione, al

carattere terreno e mondano in cui si esprime sempre di più l’agire individuale.

Questo deve combinarsi con il razionalismo, cioè con un orientamento volto all’ordinata

amministrazione del capitale.

Questi tratti di razionalizzazione - laicizzazione sono prima visibile in campo politico con la

costruzione dello stato moderno, poi nella scienza e solo dopo in economia e si identificano con

la ricerca del guadagno che si esercita in modo sistematico nell’organizzazione dell’attività produttiva

Imprenditorialità borghese.

Individuare quali gruppi hanno contribuito maggiormente all’imprenditorialità.

Tre gruppi sociali: eretici; stranieri, ebrei. Ad essi è concesso lo status di semicittadini, non è concesso cioè l’accesso a cariche pubbliche o altri riconoscimenti professionali. Gli eretici spesso emigrano e diventano stranieri (categoria sociale autonoma)

Perché le condizioni di vita di questi gruppi favoriscono il loro comportamento

imprenditoriale?

Isolamento, rottura con la tradizione. Esclusione dalla cittadinanza e per essere esclusi

occorre che lo stato esista. Gli imprenditori sono quelli che fanno scattare la scintilla. Ma non

solo elementi culturali.

Elementi istituzionali:

• Stato moderno = efficienza militare, orientamento mercantilista (acquisizione di metalli

preziosi, politiche economiche), politiche coloniali e di conquista che aumentano le

disponibilità di materie prime.

• Nuova tecnica razionale sostenuta dallo stato nazione.

Una volta che l’imprenditorialità borghese ha fatto scoccare la scintilla si determina un vasto

processo di dissolvimento degli antichi ordinamenti politici, dissoluzione delle forma

tradizionali di economia agricola, del lavoro a domicilio nella campagne. Si determina un

processo di proletarizzazione che libera la forza lavoro necessaria per l’economia di mercato.

Il capitalismo maturo La fase del capitalismo maturo è caratterizzata soprattutto da estensione della razionalità.

Per quel che riguarda lo spirito del capitalismo:

Crescita di intensità e la sua estensione a gruppi sociali più ampi. Mentalità imprenditoriale

caratterizzata da secolarizzazione dello spirito capitalistico, le motivazioni religiose lasciano il

posto al credo laico.

Specializzazione della funzione imprenditoriale che consente di delegare ad altri dipendenti

altre funzioni e tenere quelle di direzione strategica. Queste ultime variano in relazione al

settore di attività. Nell’industria meccanica prevale l’imprenditore tecnico, in quella della

produzione di merci al consumo l’imprenditore commerciale, culmine del processo di

deconcretizzazione il finanziere.

Si deconcretizza l’attività imprenditoriale.

Mentre per la nascita dello spirito imprenditoriale e borghese sono state importanti soprattutto

le componenti normative (religione, marginalità sociale), nella nuova situazione sono le

componenti cognitive (la conoscenza) ad avere maggior peso.

Democratizzazione dell’imprenditorialità, è più facile accedere al ruolo di imprenditori per tutti i

gruppi sociali, ciò che importa è disporre delle conoscenze tecniche adeguate. Le istituzioni

creditizie hanno un ruolo importante nel diffondere imprenditorialità perché finanziano chi ha

buone idee.

Altri fattori che aumentano e trasformano l’attività imprenditoriale = maggiore concorrenza (che

spinge sempre al miglioramento); rafforzamento operaio e aumento del salario operaio (spinge

a innovare tecniche di produzione e quindi a migliorare); evoluzione della tecnica.

Organizzazione del lavoro nella fase matura del capitalismo 1) Libertà di movimento dell’impresa, separazione tra diritto pubblico e privato, sistema monetario razionale.

2) Lavoro: organizzazione del lavoro parcellizzato in modo che tutti sappiano fare le mansioni indicate (si attenua cosi la discrezionalità e autonomia degli operai specializzati).

3) Razionalizzazione estesa all’azienda: spersonalizzazione dell’impresa sempre meno legata alla figura dell’imprenditore. Tendenza ad organizzarsi sempre più come una burocrazia.

4) Condensazione aziendale, integrazione verticale.

5) Uniformazione dei bisogni e quindi produzione di beni standardizzati ( moda )

Il rafforzamento dell’imprenditorialità capitalistica spinge verso una maggiore razionalizzazione dei meccanismi regolativi. Gli ambiti in cui è maggiormente visibile e rilevante il processo di razionalizzazione sono:

1) Ordinamento giuridico e intervento dello Stato:

libertà di movimento dell’impresa viene riconosciuta con la distinzione tra diritto pubblico e

privato, giurisdizione sui contratti (diritto commerciale), sistema monetario razionale.

2) lavoro: andare in città è anche sentire il richiamo dell’attrazione per la libertà individuale e per lo stile di vita urbano.

Urbanizzazione assicura forza lavoro disponibile per nuove attività imprenditoriali. Introduzione del cottimo. Decomposizione del lavoro. Razionalizzazione dell’organizzazione del lavoro.

3) azienda: spersonalizzazione dell’azienda, tende ad organizzarsi come una burocrazia (viene meno lo spirito imprenditoriali).

Aumentare la prevedibilità e pianificazione dei comportamenti. Aumentare la condensazione aziendale : la grande azienda integrata verticalmente

4) consumo: i consumi devono essere influenzati dalle imprese : tendenza all’uniformazione dei bisogni.

Azione consapevole delle imprese che si esercita anche attraverso la moda

Il Futuro del capitalismo Parte dal lavoro di Marx, ma lo corregge in alcuni punti importanti:

Non vi è una caduta tendenziale del saggio di profitto: infatti la produttività aumenta (tecnologia). La disoccupazione quindi non è destinata a crescere strutturalmente fino al collasso.

Economie di piano- maggiore intervento dello stato, maggior peso del settore cooperativo e forme più estesa di regolazione politica dell’economia; capitalismo stabilizzato e regolato.

Processo prevalente è quello della razionalizzazione e della burocratizzazione (come per Weber).

Nell’impresa moderna dove tutto è regolato e basato sul calcolo razionale vi è sempre meno spazio per il rischio, la volontà di potere dell’imprenditore.

Tendenza graduale alla decadenza della mentalità imprenditoriale.

 

TAYLORISMO E FORDISMO

L'organizzazione scientifica del lavoro (scientific management) è un sistema di produzione teorizzato e introdotto dall’ingegnere americano Frederick Winslow Taylor che ne espose i principi e la pratica in due opere: Direzione d’officina del 1903 e L'organizzazione scientifica del lavoro del 1911.

Taylor intuì che un sistema di produzione industriale studiato e organizzato con criteri “scientifici” avrebbe aumentato considerevolmente la produttività del lavoro con maggior profitto delle aziende. Non solo, ma avrebbe consentito di raggiungere insieme più obiettivi che sembravano inconciliabili: un basso costo della manodopera per le aziende e salari più alti per i lavoratori; un minor prezzo dei prodotti finiti e quindi un maggiore consumo di beni; e, infine, il superamento della conflittualità tra capitale e lavoro all’interno delle fabbrica e nella società.

Henry Ford, il fondatore della omonima e nota casa automobilistica, applicò le teorie di Taylor alle linee di produzione del modello T, un’autovettura pensata perché costasse poco e fosse acquistata anche dagli stessi operai. Inventò così la catena di montaggio e inaugurò l’era dell’automobile “utilitaria” ossia destinata al consumo di massa.

Anche Ford, come Taylor, pensava a una società nella quale i conflitti di lavoro sarebbero cessati perché gli operai e gli impiegati avrebbero trovato come corrispettivo del loro maggior carico di lavoro salari più alti e quindi sarebbero stati cointeressati a conservare il maggior benessere che loro derivava dalla nuova organizzazione del lavoro.

Il modello “fordista” e taylorista oggi è praticamente abbandonato nei paesi a industrializzazione avanzata e tutti possono constatare come i conflitti sociali e di lavoro non siano affatto venuti meno; ma, per circa tre quarti del Novecento si è imposto come modello vincente e universale di produzione. In questa scheda ne analizziamo i contenuti e discutiamo le ragioni del suo successo; affidiamo invece al laboratorio alcuni documenti sui quali è possibile discutere e analizzare le ragioni del suo superamento, nella seconda metà del Novecento.

Cosa rese possibile il taylorismo

L’organizzazione scientifica del lavoro non sarebbe stata possibile senza l’introduzione di una serie di innovazioni, avvenuta dalle origini della rivoluzione industriale e lungo il corso dell’Ottocento. Le principali sono: la divisione del lavoro, la standardizzazione dei prodotti e la semplificazione della fabbrica.

di produrre che riguardò soprattutto l’industria meccanica. La fabbricazione di macchine utensili, ossia macchine per produrre altre macchine, e macchine dedicate, destinate cioè ad eseguire pochi ma specifici lavori di alta precisione, permise di riorganizzare la produzione: ad ingegneri e tecnici fu affidata la progettazione di oggetti composti da parti uniformi e intercambiabili (pensiamo ad esempio in un motore ai cilindri, alle bielle, agli alberi alle camme ecc.) e la fabbrica fu divisa in reparti specializzati nella fabbricazione dei componenti, nell’assemblaggio, nelle prove e rifiniture.

Questo comportò una diminuzione della professionalità, perché all'operaio non erano più richieste competenze e abilità di mestiere, ma solo conoscenza e abitudine nell’uso delle macchine. La produzione in serie e standardizzata diminuì il costo dei prodotti e ampliò il numero di operai che, lavorando a cottimo, potevano aumentare i loro salari.

Il terzo elemento è la semplificazione della struttura interna delle fabbriche grazie all'impiego generalizzato dell'energia elettrica che sostituì la macchina a vapore: scomparvero i complicati, ingombranti e rumorosi meccanismi di trasmissione del movimento dalla centrale a vapore ai reparti produttivi e alle macchine; i tecnici poterono progettare i processi di lavorazione con maggiore libertà perché il movimento delle macchine era possibile in ogni punto dove poteva arrivare un cavo elettrico.

La maggiore flessibilità nella progettazione delle linee di produzione permise, a sua volta di eliminare le professionalità più elevate che rappresentavano un elemento di rigidità. Infatti gli operai specializzati, depositari di "segreti del mestiere", mantenevano un forte potere contrattuale, sia perché erano in grado di imporre "tempi e metodi" corrispondenti alle loro abitudini di lavoro, sia perché da loro dipendevano le squadre di operai comuni e manovali.

I principi generali dell’organizzazione scientifica del lavoro.

Taylor prima di esporre la sua teoria aveva sperimentato le sue intuizioni nella pratica. Egli racconta che la fabbrica Bethlehem Iron Company, della quale era consulente, impiegava, alla fine dell'Ottocento, più di 500 addetti divisi in squadre di circa 70 operai, ciascuna comandata da un caposquadra che riceveva gli ordini dalla direzione e assegnava il lavoro alle squadre. La buona qualità del lavoro e la quantità della produzione dipendevano, in questa struttura “non ancora organizzata scientificamente”, dall’esperienza e dall'abilità degli operai specializzati, i quali erano assistiti da operai comuni e manovali e si servivano, spesso, di strumenti di loro proprietà.

Tre anni dopo, grazie alla ristrutturazione da lui introdotta, la fabbrica occupava 140 operai, in prevalenza operai comuni, che guadagnavano mediamente circa il 60% in più e, nonostante la presenza di nuove figure professionali, tecnici e ingegneri assai pagati, i costi di lavorazione di una tonnellata di acciaio si erano più che dimezzati. Un simile risultato fece subito scuola.

Primo. Chi dirige deve eseguire, per ogni operazione

di qualsiasi lavoro manuale, uno studio scientifico, che sostituisca il vecchio procedimento empirico.

Secondo. Deve selezionare la mano d'opera con metodi scientifici, e poi prepararla, istruirla e perfezionarla, mentre nel passato ogni individuo sceglieva per proprio conto il lavoro e vi si specializzava da sé come meglio poteva.

Terzo. Deve cordialmente collaborare con i dipendenti, in modo da garantire che tutto il lavoro venga eseguito in osservanza ai principi stabiliti.

Quarto. Il lavoro e la relativa responsabilità sono ripartiti in misura quasi uguale fra la direzione e la mano d'opera: chi ha mansioni direttive si assume quei compiti per i quali è più adatto dei lavoratori, mentre in passato quasi tutto il lavoro e la maggior parte della responsabilità venivano fatti pesare sulla mano d'opera

È questa concomitanza della iniziativa della mano d'opera coi nuovi compiti assolti dalla direzione, che rende l'organizzazione scientifica tanto più efficiente del sistema tradizionale [...].

Così tutto il lavoro a carattere normativo, che nel sistema tradizionale veniva compiuto dall'esecutore manuale utilizzando la propria esperienza personale, nel nuovo sistema deve essere necessariamente eseguito dalla direzione, adeguandosi alle leggi scientifiche, in quanto, se anche il lavoratore fosse perfettamente idoneo alla determinazione ed all'impiego dei dati scientifici, gli riuscirebbe impossibile prestare la sua opera contemporaneamente presso la macchina e presso la scrivania. Risulta quindi chiaro che, nella maggioranza dei casi, per organizzare il lavoro occorrono delle persone diverse da quelle che occorrono per eseguirlo.

Il personale dell'ufficio programmazione, il cui compito particolare nell'organizzazione scientifica è di stabilire le modalità esecutive della produzione, scopre sempre che questa può essere realizzata in modo più accurato ed economico attraverso la suddivisione del lavoro; ogni operazione fatta da un operaio meccanico, ad esempio, deve essere preceduta da varie operazioni preliminari, eseguite da altri individui. Tutto ciò implica, come si è detto, la ripartizione della responsabilità e del lavoro in misura pressoché uguale fra dirigenti e mano d'opera.

Riassumendo: nel sistema basato sulla capacità di iniziativa e sull'incentivo, tutto il peso della produzione viene praticamente addossato alla mano d'opera, mentre nell'organizzazione scientifica il peso viene ripartito tra

mano d'opera e direzione.

F.W. Taylor, L'organizzazione scientifica del lavoro, Etas-Kompass, Milano 1967

Il principio cardine del sistema di produzione tayloristico

Fra i singoli elementi del sistema moderno a base scientifica, quello preminente è forse il principio di assegnare al lavoratore un compito ben definito. Il lavoro di ogni prestatore d'opera viene stabilito dalla direzione in tutti i suoi dettagli almeno il giorno prima e, nella maggior parte dei casi, ogni esecutore riceve complete istruzioni scritte, che descrivono dettagliatamente il compito che gli è affidato, come pure gli utensili di cui dovrà servirsi. Il lavoro, anticipatamente stabilito in questa forma costituisce un incarico che deve essere portato a termine, come abbiamo spiegato, non dal solo esecutore materiale, ma dagli sforzi congiunti della direzione e della manodopera. Queste prescrizioni specificano non solo quello che si dovrà fare, ma anche come dovrà essere fatto, e stabiliscono esattamente il tempo assegnato per l'esecuzione. Ogni volta che il prestatore d'opera riesce a compiere il suo lavoro nella forma prescritta e nei limiti di tempo stabiliti, riceve un supplemento di retribuzione variante dal 30 al 100 per cento del salario normale. I compiti produttivi vengono stabiliti in maniera tale che, per eseguirli, occorre lavorare con alacrità ed insieme con accuratezza; deve però essere ben chiaro che in nessun caso è lecito richiedere al prestatore d'opera di lavorare ad un'andatura che potrebbe essere pregiudizievole alla sua salute. Il compito risulta sempre stabilito in modo che l'esecutore perfettamente idoneo alle sue mansioni, lavorando a quell'andatura per un lungo periodo di anni, si mantenga in condizioni fisiche ottime e possa raggiungere un livello di vita più prospero e sereno, invece di essere oppresso dal lavoro. L'organizzazione scientifica consiste soprattutto nel preparare questi compiti produttivi e nel farli eseguire. F.W. Taylor, L'organizzazione scientifica del lavoro, Etas-Kompass, Milano 1967

Gli effetti economici e sociali del sistema tayloristico

Gli effetti che Taylor prevede, quali conseguenze dell’adozione del suo sistema scientifico di produzione, vanno ben oltre il vantaggio economico. Nel testo che qui proponiamo emergono gli aspetti ideologici che stanno alla base della sua opera.

Nel futuro l'adozione generale del sistema scientifico raddoppierà rapidamente il rendimento del lavoratore medio dell'industria. Considerate cosa questo significa per l'intero paese; considerate l'aumento nella quantità di oggetti, sia necessari alla vita che superflui, che risulteranno disponibili per l'intero paese; la possibilità di ridurre, ove ciò sia desiderabile, l'orario di lavoro; l'accresciuta opportunità, in seguito a tutto

questo, di favorire l'istruzione, la cultura, i periodi di svago.

Ma, mentre il mondo intero trarrà profitto da tale aumento di produzione, esso rivestirà per l'industriale e per il lavoratore un interesse di gran lunga superiore a causa dei particolari, localizzati vantaggi che ne deriveranno per loro e per i loro familiari. L'organizzazione scientifica significherà, per i datori di lavoro ed i prestatori d'opera che la adotteranno, e specialmente per quelli che lo faranno per primi, l'eliminazione di quasi tutte le cause di urto e di disaccordo.

La produzione che rappresenti una giornata di lavoro di adeguato rendimento costituirà un problema da risolversi mediante l'indagine scientifica; invece di essere un soggetto di lite e di discussioni. Il sistema di far finta di lavorare cesserà, perché non ne sussisterà più lo scopo. Il forte aumento di retribuzione che va unito a questo tipo di organizzazione eliminerà completamente la questione salariale come sorgente di conflitti. Ma più di tutto tenderà a diminuire attriti e malcontenti la stretta, intima collaborazione ed i costanti, personali rapporti fra le due parti.

È difficile, per due persone che hanno lo stesso interesse e che per tutta la giornata lavorano accanto, cercando di raggiungere la stessa meta, è difficile trovar motivo di contrasto.

Il basso costo di fabbricazione derivante dal raddoppio della quantità di prodotto permetterà alle imprese, che adotteranno questo sistema organizzativo, soprattutto a quelle che lo adotteranno per prime, di resistere alla concorrenza molto meglio di quanto potessero farlo in precedenza: ciò allargherà a un punto tale la loro area di vendita, che i loro dipendenti anche in periodi di crisi avranno possibilità di lavoro quasi inalterate e riceveranno costantemente utili maggiori.

Tutto questo significa aumento di benessere e diminuzione della miseria, non solo per quegli individui, ma per tutto l'ambiente sociale in cui essi vivono.

Ogni lavoratore, dal momento che rappresenta uno degli elementi che influiscono su questa accresciuta produttività, viene sistematicamente preparato, perché possa raggiungere il più alto rendimento ed eseguire un lavoro di maggior levatura di quanto fosse in grado di compiere nel sistema organizzativo tradizionale; al tempo stesso egli acquista un'attitudine più amichevole verso i datori di lavoro e il complesso delle condizioni di lavoro, mentre prima gran parte del suo tempo era impiegata in opera di critica, in sospettosa vigilanza e talvolta in atteggiamenti apertamente ostili. Cotesto guadagno diretto per tutti coloro che lavorano con il sistema moderno è senza dubbio l'elemento più importante dell'intero problema.

F.W. Taylor, L'organizzazione scientifica del lavoro, Etas-Kompass, Milano 1967

Henry Ford e la catena di montaggio

Henry Ford racconta con un comprensibile senso di orgoglio la progettazione e la

sperimentazione della prima catena di montaggio nella storia dell'industria. Essa fu costruita nelle prime officine della Ford e venne progettata per la costruzione del modello T, la prima famosa utilitaria nella storia delle automobili.

Si era verso l'inizio dell'a-pile 1913 quando ten-tammo per la prima volta l'esperimento di una cate-na di montaggio. Pro-vammo con il montaggio del magnete a volano. I nostri esperimenti inizial-mente avvengono su pic-cola scala; noi lasciamo da parte un certo meto-do quando ne scopriamo uno migliore, ma dobbia-mo essere assolutamente certi che il nuovo metodo sia migliore del vecchio prima di fare qualsiasi drastico mutamento. Credo che questa fu la prima linea di montaggio mobile mai installata.

In termini generali l'idea venne dal carrello soprae-levato adoperato a Chica-go per condire la carne, negli stabilimenti per la produzione alimentare in scatola. In precedenza a-vevamo già montato il magnete con il metodo consueto. Un solo ope-raio svolgeva l'intero la-voro e in una giornata di nove ore riusciva a sfor-nare da trentacinque a quaranta pezzi; impiega-va cioè circa venti minuti per montare un pezzo. Ciò che quell'operaio fa-ceva da solo venne suc-cessivamente a suddivi-dersi in ventinove opera-zioni; questo ridusse il tempo di assemblaggio a tredici minuti e dieci se-condi. Successivamente e-levammo di otto pollici l'altezza della catena; - si era nel 1914 - e riducem-mo così il tempo a sette minuti. Ulteriori esperi-menti condotti sulla velo-cità a cui il lavoro avreb-be dovuto esser fatto ri-dussero il tempo a cinque minuti. In breve, il risul-tato fu questo: con lo stu-dio scientifico un operaio è adesso in condizione di lavorare quattro volte di più di quanto lavorava non molti anni fa. Quel tipo di linea dimostrò l'ef-ficienza del metodo e at-tualmente lo applichiamo dovunque.

II montaggio del motore, che in pre-cedenza veniva eseguito da un solo uomo, viene adesso suddiviso in ottan-taquattro operazioni; gli operai svolgono attual-mente il lavoro che in pre-cedenza veniva svolto da un numero di persone tre volte superiore. In breve tempo sperimentammo il sistema anche sullo chas-sis.

Il risultato migliore rag-giunto nel montaggio del-lo chassis in un posto fis-so era una media di dodi-ci ore e venti minuti, per ogni pezzo. Facemmo l'e-sperimento di tirare lo chassis con una corda e un argano, su una linea lunga duecentocinquan-ta piedi. Sei montatori si spostavano con lo chassis e prendevano le parti da mucchi disposti lungo il percorso. Questo esperi-mento molto grossolano ridusse il tempo a cinque ore e cinquanta minuti per chassis. Nei primi me-si del 1914 alzammo il li-vello della catena di mon-taggio. Avevamo adotta-to il principio del lavo-ro "ad altezza d'uomo"; avevamo una catena alta ventisei pollici e tre quarti e un'altra catena alta ven-tiquattro pollici e mezzo da terra, che si adattava-no a squadre di altezza di-versa.

L'installazione del-la catena ad altezza delle mani e un'ulteriore suddi-visione del lavoro, fatta allo scopo di ridurre il nu-mero dei movimenti di ogni singolo operaio, ri-dusse il tempo di lavoro per ogni chassis a un'ora e trentatré minuti. Soltan-to lo chassis veniva allora montato alla catena. Il montaggio delle altre par-ti avveniva allora nello stabilimento di John R. Street, la famosa strada che passa attraverso le nostre fabbriche di High-land Park. Adesso l'inte-ra vettura viene montata con il sistema della catena [...].

H. Ford, Autobiografia, Rizzoli, Milano 1982.

PRIMA GUERRA MONDIALE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LENIN

Lo Stato è un’organizzazione particolare della forza, è l’organizzazione della violenza destinata a reprimere una certa classe. Qual è, dunque, la classe che il proletariato deve reprimere? Evidentemente una sola: la classe degli sfruttatori, vale a dire la borghesia. I lavoratori hanno bisogno dello Stato solo per reprimere la resistenza degli sfruttatori, e solo il proletariato è in grado di dirigere e di attuare questa repressione, perché il proletariato è la sola classe rivoluzionaria fino in fondo, la sola classe capace di unire tutti i lavoratori e tutti gli sfruttati nella lotta contro la borghesia, per soppiantarla completamente. Le classi sfruttatrici hanno bisogno del dominio politico per il mantenimento dello sfruttamento, vale a dire nell’interesse

egoistico di un’infima minoranza contro l’immensa maggioranza del popolo. Le classi sfruttate hanno bisogno del dominio politico per sopprimere completamente ogni sfruttamento, vale a dire nell’interesse dell’immensa maggioranza del popolo, contro l’infima minoranza dei moderni schiavisti: i proprietari fondiari e i capitalisti. [...] L’abbattimento del dominio borghese è possibile soltanto a opera del proletariato, come classe particolare, preparata a questo rovesciamento dalle proprie condizioni economiche di esistenza che gli danno la possibilità e la forza di compierlo. Mentre la borghesia fraziona, disperde la classe contadina e tutti gli strati piccolo-borghesi, essa concentra, raggruppa e organizza il proletariato. Grazie alla sua funzione economica nella grande produzione, solo il proletariato è capace di essere la guida di tutti i lavoratori e di tutte le masse sfruttate, che la borghesia spesso sfrutta, opprime, schiaccia non meno e anche più dei proletari, ma che sono incapaci di lottare indipendentemente per la loro emancipazione. La dottrina della lotta di classe applicata da Marx allo Stato e alla rivoluzione socialista, porta necessariamente a riconoscere il dominio politico del proletariato, la sua dittatura, il potere cioè ch’esso non divide con nessuno e che si appoggia direttamente sulla forza armata delle masse. L’abbattimento della borghesia non è realizzabile se non attraverso la trasformazione del proletariato in classe dominante, capace di reprimere la resistenza inevitabile, disperata della borghesia, di organizzare per un nuovo regime economico tutte le masse lavoratrici e sfruttate. Il potere statale, l’organizzazione centralizzata della forza, l’organizzazione della violenza, sono necessari al proletariato sia per reprimere la resistenza degli sfruttatori, sia per dirigere l’immensa massa della popolazione – contadini, piccola borghesia, semiproletariato – nell’opera di "avviamento" dell’economia socialista. Educando il partito operaio, il marxismo educa una avanguardia del proletariato, capace di prendere il potere e di condurre tutto il popolo al socialismo, capace di dirigere e di organizzare il nuovo regime, d’essere il maestro, il dirigente, il capo di tutti i lavoratori, di tutti gli sfruttati, nell’organizzazione della loro vita sociale senza la borghesia e contro la borghesia. L’opportunismo oggi dominante educa invece il partito operaio in modo da farne il rappresentante dei lavoratori retribuiti, che si staccano dalle masse, "si sistemano" abbastanza comodamente nel regime capitalistico e vendono per un piatto di lenticchie il loro diritto di primogenitura, rinunciando cioè alla loro funzione di guida rivoluzionaria del popolo nella lotta contro la borghesia.

Stato e rivoluzione, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 83-85

LENIN

La società capitalistica non ci offre dunque che una democrazia tronca, miserabile, falsificata, una democrazia per i soli ricchi, per la sola minoranza. La dittatura del proletariato, periodo di transizione verso il comunismo, istituirà per la prima volta una democrazia per il popolo, per la maggioranza, accanto alla repressione necessaria della minoranza, degli sfruttatori. Solo il comunismo è in grado di dare una democrazia realmente completa, e quanto più sarà completa, tanto più rapidamente diventerà superflua e si estinguerà da sé. In altri termini: noi abbiamo, nel regime capitalistico, lo Stato nel vero senso della parola, una macchina speciale per la repressione di una classe da parte di un’altra e per di più della maggioranza da parte della minoranza. Si comprende come per realizzare un simile compito – la sistematica repressione della maggioranza degli sfruttati da parte di una minoranza di sfruttatori – siano necessarie una crudeltà e una ferocia di repressione estreme: fiumi di sangue attraverso cui l’umanità prosegue il suo cammino, sotto il regime della schiavitù, della servitù della gleba e del lavoro salariato. In seguito, nel periodo di transizione dal capitalismo al comunismo, la repressione è ancora necessaria, ma è già esercitata da una maggioranza di sfruttati contro una minoranza di sfruttatori. Lo speciale apparato, la macchina speciale di repressione, lo "Stato", è ancora

necessario, ma è già uno Stato transitorio, non più lo Stato propriamente detto, perché la repressione di una minoranza di sfruttatori da parte della maggioranza degli schiavi salariati di ieri è cosa relativamente così facile, semplice e naturale, che costerà molto meno sangue di quello che è costata la repressione delle rivolte di schiavi, di servi e di operai salariati, costerà molto meno caro all’umanità. Ed essa è compatibile con una democrazia che abbraccia una maggioranza della popolazione così grande che comincia a scomparire il bisogno di una macchina speciale di repressione. Gli sfruttatori non sono naturalmente in grado di reprimere il popolo senza una macchina molto complicata destinata a questo compito; il popolo, invece, può reprimere gli sfruttatori anche con una "macchina" molto semplice, quasi senza "macchina", senza apparato speciale, mediante la semplice organizzazione delle masse in armi (come – diremo anticipando – i Soviet dei deputati operai e soldati). Infine, solo il comunismo rende lo Stato completamente superfluo, perché non c’è da reprimere nessuno, "nessuno" nel senso di classe, nel senso di lotta sistematica contro una parte determinata della popolazione. Noi non siamo utopisti e non escludiamo affatto che siano possibili e inevitabili eccessi individuali, come non escludiamo la necessità di reprimere tali eccessi. Ma, anzitutto, per questo non c’è bisogno d’una macchina speciale, di uno speciale apparato di repressione; lo stesso popolo armato si incaricherà di questa faccenda con la stessa semplicità, con la stessa facilità con cui una qualsiasi folla di persone civili, anche nella società attuale, separa delle persone in rissa o non permette che venga usata la violenza contro una donna. Sappiamo inoltre che la principale causa sociale degli eccessi che costituiscono infrazioni alle regole della convivenza sociale è lo sfruttamento delle masse, la loro povertà, la loro miseria. Eliminata questa causa principale, gli eccessi cominceranno infallibilmente a "estinguersi". Non sappiamo con quale ritmo e quale gradualità, ma sappiamo che si estingueranno. E con essi si estinguerà anche lo Stato.

Stato e rivoluzione, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 164-66